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Autore: pallina90    14/09/2011    14 recensioni
Era arrivato il giorno che più avevo atteso da quando avevo saputo di dover interpretare Odette:il giorno della prima de ‘Il lago dei cigni’.
Quella sera però,quando si aprì il sipario,una lacrima solitaria lambì il mio viso,ma poi mi voltai a guardare il motivo per cui non ero sul palco,ma seduta in platea,e un sorriso spontaneo nacque sul mio viso
se vi ho incuriosito passate a leggere ;)
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Altro personaggio, Rosalie Hale | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Buon pomeriggio gente! Prima di tutto,avete visto il nuovo traileri di Breaking dawn? io devo ancora riprendermi,è fantastico e hanno fatto un ottimo lavoro con il trucco di Kris:sembra realmente malata durante la gravidanza O.o per chi se lo fosse perso ecco qui il link  

http://www.youtube.com/watch?v=G9ozD1mE_yY&feature=player_embedded

Tornando al capitolo quasi tutte nello scorso avete apprezzato il comportamento di Rosalie: sono felice che la ragazza vi abbia stupite ;)
Quasi nessuno invece aveva pensato all'eventualità che Tanya fosse la sorella di Edward: mi complimento da sola per la mia trovata
La smetto di blaterare e vi lascio al capitolo in cui finalmente verremo a conoscenza del segreto di Edward,ci si becca in fondo ;)

PS. il capitolo è dedicato a Chuck,se lo merita alla grande dopo aver recuperato tutti i capitoli in un solo pomeriggio,ma soprattutto per averli recensiti tutti: grazie ancora

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CONFESSIONI

Charles: Sa che avrò sempre cura di lei, è questo l'importante!

Tyler: L'importante è questo?! No non basta! **

Finalmente dopo due settimane passate in ospedale,oggi avrei riportato a casa Matthew.

Quelle due settimane erano state infinite e infernali; ogni sera dover tornare a casa,sapendo che il mio bambino sarebbe rimasto da solo in ospedale,mi metteva un’angoscia addosso incredibile.

La sera in cui mi dimisero e dovetti andare via da lì senza mio figlio,fu straziante; passai la notte a piangere e se non fosse stato per Alice e Tanya,sarei rimasta avvinghiata all’incubatrice,o sarei corsa in ospedale in piena notte per assicurarmi che stesse bene. Quella notte la loro presenza fu molto importante per me,mi tennero stretta tra le loro braccia per molto tempo,cercando di confortarmi in ogni modo possibile,fino a quando non crollai distrutta. Apprezzai molto quel gesto,soprattutto la bontà di Tanya che dimostrava nei miei confronti: si era affezionata tanto a noi in pochissimo tempo e le ero grata,in fondo io ero arrabbiata con suo fratello. Edward faceva i salti mortali,insieme ad Alice,per venirmi a trovare in ospedale o a casa; ormai le prove del balletto erano serrate e per loro era difficile ritagliarsi un po’ di tempo,quindi ci vedevamo poco,ma mi erano sempre accanto,anche se la presenza di lui mi urtava parecchio ancora.
Da una settimana poi,mi avevano autorizzato ad allattare il mio bambino. 

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La prima volta era stata una sensazione incredibile; sentire la boccuccia di Matthew attaccarsi al mio seno che lo succhiava voglioso,mangiando con un’espressione beata, mi rese la donna più felice della terra! Una volta però mi fece prendere uno spavento tremendo: succhiava con tanta foga che si soffocò con il latte,e io terrorizzata chiamai l’infermiera; lei mi spiegò che era normale,avevo tanto latte e il bambino mangiava volentieri,quindi se mi fosse successo anche a casa da sola avrei dovuto staccarlo dal seno e appoggiarlo al mio petto battendogli un po’ le spalle,proprio come si faceva con le persone adulte.

Anche adesso, mentre ero seduta in una poltroncina del nido e stavo aspettando l’arrivo di Edward,che aveva perfino litigato con l’insegnante di danza pur di ottenere il pomeriggio libero,in modo che fosse lui a riaccompagnarci a casa,guardavo estasiata il mio pupetto che mangiava tranquillo,con i suoi occhi che scrutavano dappertutto e la manina appoggiata sul mio seno.

“Ciao! O scusa se vuoi passo dopo” Edward era appena entrato nel nido e credei si fosse imbarazzato nel vedermi allattare il bambino. Pure per me non era facile farmi vedere semi nuda,ma in fondo lo stavo facendo per dar da mangiare a mio figlio,e penso che azione più bella da fare con il proprio corpo non possa esistere.

“No tranquillo,puoi entrare,non c’è nessun problema. E poi credo tu non abbia mai visto mangiare Matthew” dissi,conscia del fatto che a lui non era permesso entrare in terapia intensiva,tranne negli orari di visita e non era mai capitato che il bimbo avesse fame. Con Rosalie avevo raggiunto l’accordo che quando mi trovavo in luoghi pubblici dell’ospedale lui avrebbe potuto vedere Matthew,ma dopo appena due giorni lui si era presentato con un certificato che dichiarava la sua paternità e quindi la mia amica non aveva più potuto obiettare nulla.

Era un po’ fastidioso vederlo con gli occhi fissi sul mio seno,ma non potevo tirarmi indietro: era stato velocissimo a sistemare le questioni legali per rendere Matthew suo figlio effettivo,e dal suo avvocato mi era arrivata una lettera nella quale mi spiegava che io al suo cliente non potevo negare nulla,a meno che ciò non avesse offeso me o comportato dei danni per il bambino,così strinsi i denti e continuai ad allattare il mio cucciolo.

“E’ così rilassato in questo momento… che sensazione si prova ad allattare? Sono curioso” faceva spesso domande di questo tipo,non sapevo se per semplice curiosità o per velocizzare il mio perdono. In quel caso era un povero illuso.

“E’ un qualcosa di indescrivibile; sapere che da te dipende la vita del tuo bambino,che lui si affida ciecamente a te,senza farsi problemi,è qualcosa di meraviglioso. È come quando sei innamorato e vedi la persona davanti a te: il cuore ti balza in gola,hai le farfalle nello stomaco,il cervello in pappa,però sei felice; adesso devi moltiplicare almeno per mille quella felicità e saprai la gioia che ti da allattare il tuo bambino. Non so se mi sono spiegata bene”

“Perfettamente” e fece una leggera carezza al piedino di Matthew,che stava iniziando a scalciare,segno che di lì a poco avrebbe smesso di succhiare. Dopo che fece il ruttino,lo passai ad Edward; ancora era spaventato quando lo teneva in braccio,ma piano piano stava cominciando ad abituarsi. Raccolsi le mie cose e ci dirigemmo verso la macchina; mi meravigliai di trovare nei sedili posteriori tutta l’attrezzatura per poter portare in giro il bambino,anzi forse era pure esagerata tutta quella roba: in fondo non ci sarebbe mai servito un seggiolino per fare trekking. “Era il minimo che potessi fare. Ti avevo detto che lo avrei protetto da ogni cosa” si giustificò,leggermente in imbarazzo,grattandosi la nuca in un gesto che avevo capito facesse quando non si trovava totalmente a proprio agio. Ero spiazzata da tutto ciò,si stava giocando bene le sue carte,ma ancora non era arrivata la resa dei conti definitiva,per quella avrei aspettato di essere a casa.

Giunti a casa,lo feci accomodare nel piccolo salottino,mentre io mettevo Matthew nella sua culla e mi cambiavo. Lo trovai ad osservare un collage di foto che mi aveva fatto Alice: era una cornice rettangolare,in cui lei aveva inserito delle mie foto nei vari mesi di gravidanza,per ricordare mese per mese i miei cambiamenti.

“Ehi!” dissi per attirare la sua attenzione.

“Ehi… Eri bellissima con il pancione; non che ora non lo sei,ma ti dava una luce diversa”

Sorrisi imbarazzata per quelle parole,ma adesso era arrivato il momento di conoscere il perché di questo improvviso cambiamento. In fondo in quei mesi, prima mi aveva chiesto di abortire,poi mi aveva detto che non voleva sapere più nulla di noi e adesso sembrava dispiaciuto di aver perso ciò,voleva essere presente nella vita di Matthew.

“Edward come mai hai cambiato idea su Matthew? Voglio dire,mi fa piacere che tu sia rinsavito,ma non so spiegarmi il tuo cambiamento”

Mi fissò per quelle che sembrarono ore e poi sorridendo mi rispose “Semplice,tu non sei Carmen”

“Ovvio io sono Isabella,ma chi sarebbe questa Carmen? E cosa c’entra con Matthew?”

“Circa otto anni fa,quando più o meno avevo la tua età,andai a lavorare in Europa. Lì conobbi una ballerina,Carmen. Era veramente bellissima: la classica ragazza mediterranea,era spagnola,ma con gli occhi azzurri,sembravano pozzi. Ci frequentavamo da circa sei mesi quando lei scoprì di essere incinta; io,nonostante fossi giovane,ero entusiasta all’idea di diventare padre,ma lei no: voleva abortire.  Riuscii a farle cambiare idea,dicendole che mi sarei preso io cura del bambino,anche senza di lei. Carmen decise di troncare lì la nostra relazione e mi promise che avrebbe portato avanti la gravidanza,ma tutto sarebbe stato a mio spese. Naturalmente approfittò della cosa,arrivando a ricattarmi quando io mi lamentavo dicendole che un vestito Chanel non l’avrebbe certo aiutata nella gravidanza,ma alla fine cedevo. Quando arrivò al sesto mese di gravidanza,una sera mi telefonarono dall’ospedale…” si interruppe,e distolse il suo sguardo dal mio; sembrava essere soprafatto da quel ricordo.

“Edward,se non te la senti non devi continuare per forza. Ho bisogno di sapere,è vero,ma non voglio che tu ti senta costretto: magari aspetta un attimo per riprenderti e poi continui”

“No,è giusto che tu sappia: aspettare non lenirebbe il dolore.

Quella sera mi chiamarono dall’ospedale avvertendomi che Carmen era in travaglio. Dopo circa tre ore,un medico venne da me dicendomi che il bambino era nato troppo prematuro,e non era sopravvissuto. Il mondo mi crollò addosso in quel momento,ma non sapevo che il peggio doveva ancora arrivare. Mentre mi avvicinavo alla stanza dove riposava Carmen,notai che la porta era leggermente aperta e sentivo delle voci provenire da dentro,tra le quali la sua; mi accostai ad ascoltare e in quel momento il mio cuore si spezzò irrimediabilmente: stava raccontando ai suoi genitori e ad una sua amica che aveva preso un prodotto che stimolava le contrazioni uterine,così che il ‘disturbo’,come chiamò lei il bambino,non le deformasse ancora di più il corpo e lei sarebbe potuta tornare a ballare,giusto in tempo per interpretare la protagonista di un balletto. Ecco perché all’inizio ti ho detto ciò,non volevo soffrire di nuovo come allora; ma poi ho capito che tu sei diversa,che ami davvero Matthew e spero che potremo crescere insieme nostro figlio.” Sorrise,nonostante gli occhi lucidi,e io gli strinsi una mano tra le mie,mentre con l’altra scacciavo una lacrima che mi era sfuggita al controllo. “Ora posso capire il tuo comportamento. Non avrei mai creduto che dietro si celasse una storia tanto dolorosa” e gli sorrisi sperando di infondergli un po’ di calore,ma tornai subito seria “Ciò però non ti dava l’autorizzazione di trattarmi,anzi di trattarci come se fossimo degli appestati. Io non so se tu ti renda conto della cattiveria che hai usato nei nostri confronti: per proteggere te stesso dai fantasmi del passato,hai rischiato che io uccidessi anche questo tuo bambino e stavolta per volere tuo. Mi hai giudicato senza neppure conoscermi,additandomi come una perfida macchinatrice”

 Il mio tono di voce era salito di parecchie ottave,ma non riuscivo a credere che lui mi avesse ritenuto così meschina da compiere un gesto come quello: era come se io,dopo quello successo con James,avessi paura di innamorarmi di nuovo.

Sobbalzammo entrambi,quando dall’interfono giunse il pianto di Matthew,che interruppe il nostro discorso; insieme ci dirigemmo verso la mia camera da letto e io subito strinsi tra le braccia il piccolino “Amore della mamma,cosa c’è? Non puoi avere fame,non è passata neanche un’ora dalla poppata”. Appoggiandomelo sulla spalla capii subito il perché del suo pianto: doveva essere cambiato. “Ecco perché piangi,hai fatto la cacca. Ora ci pensa il tuo papà a cambiarti” e mi voltai verso Edward che era rimasto a guardarmi a bocca aperta

“Cosa dovrei fare io?” esclamò agitato.

“Finora non hai mai cambiato Matthew, quindi mi sembra il momento opportuno per cominciare” e gli strizzai l’occhio. Presi tutto l’occorrente e lo sistemai sul mio letto,poi vi adagiai il bambino e con un gesto invitai Edward ad avvicinarsi. Lui mi guardò sconvolto “Bella veramente è tardi,io dovrei andare sarà per la prossima volta” e fece per andarsene.

In quel momento i miei occhi presero a lanciare scintille di fuoco “Edward dimmi,vuoi crescere un bambino o giocare per un po’ con cicciobello? Vuoi essere presente nella vita di tuo figlio solo quando ci sarà da festeggiare,da portarlo al parco? E quando avrà la febbre,le coliche o metterà i dentini e non smetterà un attimo di piangere,cosa ti inventerai per scomparire? Se questo è ciò che hai intenzione di fare quella è la porta: stavolta non sarai tu ad andartene,ma sono io a cacciarti e per sempre,secondo le richieste che hai fatto al tuo avvocato posso farlo benissimo,perché con questo tuo gesto offendi me e il piccolo” sputai acida.

Non rispose: titubante si avvicinò, iniziò a staccare i bottoncini della tutina e,tenendolo per i piedini,gliela sollevò quel tanto da liberare il pannolino;prese un profondo respiro e poi sganciò anche quello  “O cielo,come fa un bimbo così piccolo a fare così tanta cacca?!” davanti alla sua faccia seriamente stupita,non riuscii a trattenere una risata,e lui si imbronciò ancora di più. Dopo un buon quarto d’ora,e qualche aiuto da parte mia,riuscì a terminare quella impresa titanica e rimettemmo Matthew nella sua culla,dove sprofondò nuovamente nel mondo dei sogni.

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“Mi dispiace per quella lettera” disse poi.

“Era indispensabile inviarmela? In fondo non ti ho mai vietato di vederlo,nonostante avessi potuto farlo benissimo; mi sono sentita umiliata nuovamente da te”

“E in ospedale?” chiese provocatorio

“Lì non potevo fare niente. Non c’era un documento legale a certificare la tua paternità e io avevo registrato Matthew a mio nome,avevo le mani legate. Ma poi mi sembra che negli spazi pubblici non ti abbia mai impedito di vederlo o toccarlo,anche se lo meriti Edward,te lo assicuro”

“E’ stato il mio avvocato a consigliarmi di fare ciò; avevamo paura che emettessi qualche decreto restrittivo nei miei confronti” A quel punto non ci vidi più e gli mollai un ceffone: lui rimase attonito,massaggiandosi la guancia colpita. “Fuori!” gli dissi a denti stretti per evitare di svegliare nuovamente il piccolo.

“Bella,io”

“Edward per la tua incolumità vai fuori da questa casa,subito” non riusciva a capire che ogni sua parola era un’offesa per me?

“Ok,forse è meglio. Posso venire a trovarvi domani?”

“Porta con te Tanya,io non voglio vederti,ma non ho intenzione di lasciarti da solo con Matthew.” E così dicendo gli sbattei la porta in faccia.

 


** dal film Remember me

La storia di Matthew che si soffoca con il latte è vera,lo facevo sempre io,ero una gran mangiona ^^
Il capitolo non è uscito come lo immaginavo,ma spero che vi soddisfi...chi immaginava che il passato di Edward fosse tanto doloroso? Secondo voi Bella ha fatto bene a reagire così?
Non è un'amore Matthew? va bene la smetto con le domande e attendo le vostre risposte,che sono sempre più numerose e io non so come ringraziarvi: ogni volta che controllo la storia vedo tutti i numeri crescere e il cuore mi scoppia dalla gioia; per una che si sente sempre fuori posto avere il vostro supporto è meraviglioso.
Vi saluto e vi rinnovo l'appuntamento a mercoledì prossimo,un abbraccio Paola
Paola Efp
Paola Efp
   
 
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