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Autore: Ashbear    15/09/2011    1 recensioni
Rinoa e Squall. Una storia per tutti coloro che non avrebbero mai voluto che la storia d'amore finisse. Nella buona e nella cattiva sorte, questa storia segue i primi quattro mesi della loro relazione. È il viaggio della scoperta, il viaggio che insegna.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DANCING IN TIME
scritto da Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly e Shu
~ Capitolo XVII: Un tempo per mantenere ~

29 maggio

Una volta che la luce del mattino irruppe all'orizzonte del campo, il gruppo raccolse le proprie cose e tornò alle comodità che avevano dato per scontate. In un rapporto di missione scritto a macchina, sarebbe sembrato che non fosse successo nulla, ma per coloro che sapevano chi era coinvolto era molto più di una notte passata fuori. Era crescere e capirsi, non solo tra Cavaliere e Strega... ma anche un legame che si rafforzava tra i loro amici e la presenza della gioventù.

Ad ogni passo che si avvicinava al Garden di Trabia, i muscoli di Rinoa imploravano sollievo. Non si era sentita così dolorante da prima di farsi togliere le tonsille. Per lo meno, allora, non era molto lontana da un piccolo battaglione di antidolorifici. Ogni tanto, guardava Squall, che distoglieva velocemente lo sguardo; entrambi gli adolescenti cercavano di nascondere il bisogno non detto di continuare a controllarsi l'un l'altro. Rinoa avrebbe trovato la situazione molto 'più carina' se il suo corpo non avesse urlato per l'agonia.

"Hey Rinny!" Zell le corse accanto, interrompendo le sue riflessioni. Lei lo guardò, vagamente irritata dalla sua esuberanza. Aveva trovato la forza supplementare di portare una matricola in spalla. D'altra parte, dovette ricordarsi, era un SeeD allenato, dopo tutto... e lei era l'assistente di Cid. Rinoa era sicura di poterlo superare nell'inventare l'uso pratico di un foglio di carta in pochissimo tempo. In qualche modo, quel pensiero sembrava darle poco conforto, al momento. Ora come ora tutto quello che voleva era collassare a faccia avanti nella neve.

"Wow, non sei proprio divertente le mattine senza caffè, Squall non scherzava. Comunque, mi sono dimenticato di dirtelo; quando ho dato la mia parte del rapporto di stamattina a Cid, ha detto che avresti lavorato con Squall, e io in cose generiche fino a quando parti. Si tratta di te e costruzione, Rin... sai, con martelli e chiodi e altre cose da cui Zone e Watts ci hanno avvertito di tenerti lontana." In qualche modo, l'esperto di arti marziali sembrava davvero troppo entusiasta nel condividere quell'informazione con lei.

"Lavoro? Cosa? Perché?" domandò lei esasperata, continuando a camminare orripilata mentre capiva appieno le parole.

"Sei così carina quando dai di matto," aggiunse lui facendo l'occhiolino e ridacchiando. "Sì, Rinoa, lavoro, sai... quella cosa per cui vieni pagata tra l'angoscia e le litigate che fate tu e Squall. Sono sicuro che tu ne abbia sentito parlare."

"Seriamente, uno di questi giorni te la farò pagare," riuscì a dire sottovoce.

L'esperto di arti marziali continuò come se non desse alcuna validità alla sua minaccia. Alzò gli occhi verso il bambino che portava sulle spalle. "Hey Vick, ricordi cosa ti ho detto su Rinoa e il Comandante Leonhart?"

Il bambino si aggrappò alle spalle di Zell, imitando orgogliosamente la sua postura. "Che c'è più elettricità prodotta tra loro che tra tutti i pannelli solari di Fisherman's Horizon."

"Giusto! E questa è la tua lezione di scienze del giorno."

"Zell!" protestò Rinoa, stringendo i denti per l'imbarazzo. "Non posso credere che gli hai detto questo!"

"Signor Dincht," disse il bambino con una certa confusione nella voce. "Non capisco ancora bene cosa vuol dire. Come fanno due persone ad avere elettricità solo tra loro? A meno che sia elettricità statica, ma non sarebbe specifica per due persone. Voglio dire, l'elettricità statica può esserci anche tra una persona e un oggetto. Come quando cammino sul tappeto e poi prendo la scossa quando tocco la maniglia. Quindi stai anche dicendo che il Comandante Leonhart e una maniglia hanno più elettricità dei pannelli solari?"

"Uhm... perché non lo chiedi a lui?" rispose infine Zell, trionfante, togliendosi il bambino dalla schiena. "Già che ci sei, chiedigli di spiegarti la funzione delle ovaie. Adora spiegare molto dettagliatamente l'argomento."

"Oh... mio..." Rinoa si coprì la bocca, totalmente scioccata, mente il piccolo correva verso il Comandante. Entrambi esplosero in una risata tonante, mentre Squall si voltava a guardarli con occhi feroci. No, era oltre il feroce, era qualcosa che si avvicinava all'omicida.

Eppure, entrambi potevano trovare umorismo in quella situazione estremamente strana. E da qualche parte nel profondo, sia Rinoa che Zell erano sicuro che lo faceva anche Squall... forse non quel giorno, forse non il giorno dopo, forse nemmeno l'anno dopo... ok, onestamente, forse mai. Il Comandante scosse la testa per pura frustrazione prima di voltarsi verso la matricola. Squall parlò esitante con il ragazzo mentre continuavano a camminare nella neve.

Rinoa notò quanto Squall usasse le braccia quando parlava. Muoveva le mani in gesti semplici, enfatizzando certi punti, portando vita e animazione del discorso. Non poté evitare di sorridere alla vita miracolosa a cui il mondo non avrebbe dato un secondo sguardo. Non era un 'cambiamento' che in molti avrebbero attribuito alla sua influenza su di lui; questo era qualcosa di interno, che lei non aveva portato affatto. Questo l'aveva conquistato di sua spontanea volontà. Sembrava preso dalla conversazione, piuttosto che a parlare semplicemente come il militare che aveva conosciuto più di un anno primo. Ok, c'era ancora il discorso sui 'Gojusheel' su cui lavorava. Piccoli passi.

La rabbia di Squall era completamente svanita, mentre era tutto preso dalla conversazione con la matricola. Rinoa immaginò che il Comandante fosse riuscito a deviare il bambino su un altro argomento. Non era proprio possibile che Squall si animasse così sull'elettricità o il sistema riproduttivo femminile... o almeno lei sperava di no. D'altra parte, aveva avuto alcuni insegnanti di scienze troppo zelanti, ma Squall Leonhart era la persona più lontana dall'insegnante di scienze.

Rinoa non poté evitare di perdersi nei suoi pensieri, come faceva spesso. Si chiese quale sarebbe stata la materia che Squall avrebbe più probabilmente insegnato, se fosse stato un professore della sua scuola... algebra, trigonometria, calcolo? Sì, qualcosa di legato alla matematica. Era bravo con i numeri e aveva una gran figura(1). Oh, che Hyne la aiutasse, adesso faceva giochi di parole infantili, ecco cosa riusciva a farle l'insonnia... forse se lui avesse insegnato geometria, lei avrebbe fatto più attenzione, e non avrebbe disegnato scarabocchi casuali sul quaderno. D'altra parte, rimanere al doposcuola per altri crediti avrebbe potuto metterla un po'...

"Terra a Rinoa! Per la centesima volta!" Lei vide una mano agitarsi davanti alla sua faccia e le grida di Zell la riportarono inf retta alla realtà. "Sei tornata da noi tra le terre dei ghiaccioli ambulanti di Trabia?"

Lei fece una smorfia, rendendosi conto di essere stata colta a sognare ad occhi aperti mentre tornavano indietro. Che leader qualificata che stava rivelando di essere. Non che avesse chiesto quella posizione... beh, nessuno di loro l'aveva chiesta. Sembrava solo che alcuni si adattassero meglio di altri - come il camaleonte con i capelli sparati che camminava accanto a lei.

"Scusa Zell, dicevi?" sussurrò piano Rinoa, imbarazzata dall'essere stata sorpresa in quella situazione. Sfortunatamente, si trovava in queste situazioni un po' troppo spesso.

"Sì, giusto Rin... pensi di cavartela così facilmente?"

"Stavo solo sognando ad occhi aperti. Avrei dovuto fare più attenzione alle mie responsabilità. Prometto di prendere più seriamente i miei doveri, scusa," offrì, guardando i bambini che si muovevano in fila indiana, tranne quello ancora accanto a Squall.

L'esperto di arti marziali si bloccò e l'afferrò per il braccio. Lei si fermò bruscamente, guardando l'amico negli occhi. "Rinoa, questo è un intervento... seriamente. Hai lavorato con lui davvero troppo... se cominci a citare a memoria specifici codici del Garden, borbottare 'chissenefrega' o indossare più di una cintura alla volta, quest'amicizia è finita. Davvero, un ragazzo deve avere i suoi limiti."

Lei rise e lo guidò sottobraccio. "Dai, non possiamo restare indietro, e io non sono così male.. se sarò mai 'così male' hai il permesso di usare la punizione più tormentosa conosciuta dall'umanità."

"Intendi...?" chiese lui, alzando un sopracciglio.

"Sì," rispose lei, incrociando le spesse maniche della giacca sul petto. Si comportava come se stesse proteggendo il suo corpo dal pensiero di una punizione orribile.

"Il nastro del canto!" gridarono entrambi, terrorizzati. Fortunatamente, non abbastanza forte perché Squall comprendesse mentre si voltava a guardarli.

Zell fece il saluto, per far sapere al suo Comandante che stavano bene, prima di chiederle incuriosito, "cosa pensi che farebbe Squall se lo scoprisse? Non riesco ancora a credere che Irvine abbia aperto il condotto dell'aria della sua camera e abbia fatto scendere il registratore nel ventilatore del bagno di Squall.

Rinoa scosse la testa. "Penso che sarebbe qualcosa che nessuno di noi potrebbe fermare. Ma voglio dire, se Squall canta alle tre del mattino e sveglia Irvine... gli sta bene... il minimo che può fare è imparare a cantare bene." Rise. "E da quello che ho sentito... il suo modo di cantare non si classifica nemmeno come quasi tollerabile... nemmeno lontanamente. Chi immaginava che qualcuno con una voce così notevole e indescrivibile che ti brucia l'anima quando sussurra piano il tuo nome... beh, quando canta sembra... ah..."

"Peggio del canto di accoppiamento del Wendigo."

"Uhm... ecco... grazie, Zell."

"Grandioso... ora, Rinny cara, a meno che tu voglia che dica al tuo ragazzo che hai appena detto ad alta voce che la sua voce è 'peggio del canto di accoppiamento del Wendigo'... mi dirai cosa stavi sognando," annunciò con aria furba mentre lei lo teneva ancora per la manica.

"Brutto...!" Rinoa gettò via il suo braccio e lui rise. "Questo proprio non è giusto; l'hai presa davvero fuori contesto."

"Allora me lo dirai giusto? Siamo quasi arrivati," ribatté lui indicando il largo edificio che torreggiava proprio davanti a loro.

"Grazie, Capitan Ovvio. Bene, te lo dico... ma non è che abbia molto senso, comunque. Potrei mentirti e probabilmente finirebbe per avere più senso."

"Sì, ecco perché saprei che stai mentendo." Lei lo colpì con un pugno mentre continuava a salire in coda alla fila indiana.

"Bene... ho notato che Squall gesticolava mentre parlava con Vick. È solo un piccolo cambiamento, ma si anima di più quando parla. Non so, penso che sembri ridicolo dirlo. E poi..." Distolse lo sguardo quando smisero di muoversi, sapendo che la parte successiva sarebbe suonata come detta da un'adolescente con una cotta. Non poteva per una volta sola sognare qualcosa di meno patetico - tipo immaginarlo che si allenava, luccicando di sudore, invece che le insegnava matematica?

Respirò veloce, borbottando i pensieri in un'unica frase incoerente. "Mi chiedevo come sarebbe stato Squall se fosse stato un professore della mia scuola. Se avessi fatto più attenzione a geometria se Squall fosse stato il mio insegnante di matematica - invece di disegnare così tanto, ma poi tutta la faccenda dei crediti extra mi avrebbe messa in parecchi casini. Ok, sei contento adesso che sembro un'idiota che straparla?"

Lui rise. "Squall, matematica? Stai scherzando, Rin? Su che pianeta vivi? È un insegnante di storia fatto e finito, se ne ho mai sentito uno... fatti e ancora fatti inutili. Non hai sentito la lezione eccitante sul Gojusheel? Avremmo potuto vivere per tre periodi storici e non avrebbe ancora finito!"

"Paleontologia."

"Cosa?" gridò quasi inavvertitamente Rinoa, riconoscendo la voce dietro di lei.

"Paleontologia... ecco cosa insegnerei io. Lo studio della vita che esisteva nel periodo preistorico... come fossili, ossa e altre cose estinte... tipo quello che sarete voi due se non tenete il passo con il resto del gruppo."

"Squall!" sorrise l'esperto di arti marziali, rendendosi conto che non erano soli. "Hey, guarda, siamo già al Garden... e tutti interi! Sei il più grande... ti seguirei ovunque nella tundra ghiacciata... nella buona e nella cattiva sorte... nella cattiva e nella buona sorte! Chi è l'uomo? Tu sei l'uomo!"

"Hai finito di fare il lecchino?" Squall guardò l'amico, leggermente irritato.

"Sì, questo per adesso dovrebbe bastare... potrei avere tempo più tardi stasera, se la tua agenda è libera."

Il Comandante chiuse gli occhi, applicando lentamente pressione alle tempie. Era davvero troppo stanco per questo. C'erano volte in cui Squall sentiva di aver guardato dieci bambini in quel viaggio, non solo le otto matricole.

"Zell... Rinoa... se posso disturbarvi e chiedervi di fare attenzione, come il resto dei bambini fa rispettosamente... potrebbero i due leader teoricamente adulti portare le matricole all'ingresso principale? I responsabili del dormitorio dovrebbero incontrarvi a breve e riportare gli studenti nelle loro camere... io devo solo restituire i dispositivi di comunicazione al dipartimento audio-video e poi firmare i documenti che nessun bambino né scorta adulta sia stato dato in pasto al Gojusheel più vicino. Potete farcela voi due?"

Rinoa annuì, ancora imbarazzata dalla situazione, mentre Zell salutava. Squall lasciò andare la sua compostezza severa e fece un minuscolo sorriso. "Aspettatemi là dentro tutti e due. Fino a quando non saranno fatti i documenti non è troppo tardi per qualche incidente o imprevisto. D'altra parte, ho un intero discorso già pronto sui Mesmerize che non sono mai riuscito a fare."

"Dimmi che non sei serio." Rinoa guardò il suo ragazzo direttamente negli occhi, cercando di valutare la sua serietà.

"Dimmi cosa ti ha dato l'idea di me che insegno matematica."

Rinoa fece un sorriso. "Mesmerize... i miei preferiti!"

*~*~*~*~*

La giovane donna chiuse gli occhi, ascoltando i suoni che risuonavano dal corridoio deserto. Era un meraviglia acustica che ogni rumore si moltiplicasse - che si trattasse di due persone che sussurravano, i passi frettolosi di uno studente, o persino un grido casuale da un'aula due corridoi più avanti - era tutto mescolato in un caleidoscopio di suoni. Le matricole di cui erano stati responsabili erano già andate. In un certo senso, Rinoa si trovò a sentire la loro mancanza. Per i primi minuti, lei e Zell si erano tenuti impegnati parlando fino a quando Rinoa non aveva più potuto contrastare il bisogno di sedersi. La stanchezza stava velocemente prendendo il sopravvento, e le scartoffie di Squall stavano richiedendo più tempo di quanto loro avessero originariamente pensato.

Zell aveva trovato una panchina lì vicino. Lo stridio delle sue suole di gomma contro il pavimento echeggiava ogni tanto. Lei immaginava che non fosse troppo eccitate all'idea di dover aspettare pazientemente il ritorno del Comandante. Non era tipo da star seduto fermo per lunghi periodi - soprattutto senza il Triple Triad, riviste di lotte, o una qualsiasi forma di derivato dalla carne bovina nelle vicinanze. Rinoa sedeva per terra, appoggiata al muro, con le gambe incrociate, e lottava disperatamente per rimanere sveglia.

"Zell, tu vai pure... posso aspettarlo io."

"Ha detto di aspettare a tutti e due. Di sicuro non intendo disobbedire a un ordine."

"Non era esattamente un ordine diretto," rispose Rinoa appoggiando la testa al muro. "Era più una richiesta verbale, e può farsene una ragione."

"E quando mai Squall 'si fa una ragione' di qualcosa?"

Lei grugnì appena. "Vai Zell, posso gestirlo. Quale di noi due sarà più incline a perdonare?"

"Bella risposta." Lui si alzò dalla panchina, stirandosi le braccia sulla testa prima di guardarla un'ultima volta. "Rin, sei sicura?"

"Sì, ho bisogno comunque di parlare con lui... spero che questa sarà l'occasione per farlo. Sono sicura che non ci metterà ancora molto. Con la mia fortuna si è probabilmente fermato in biblioteca per qualche altra rinvigorente curiosità sui mostri."

"Oh Hyne... con quel pensiero... me la filo!" Zell si mise velocemente sull'attenti e poi fece il saluto. Sorrise furbo prima di scusarsi in fretta. Tutto quello che lei poté fare fu scuotere la testa alla sua uscita brusca.

"Riesco a sentire l'amore, Dincht."

*~*~*~*~*

Il Comandante si affrettò lungo il corridoio, facendosi correre le dita tra le ciocche annodate di capelli. Sospirò appoggiandosi la mano sulla nuca e applicando pressioni sui muscoli teneri del collo. Il dolore avrebbe potuto farsi sentire, se non fosse stato più preoccupato nell'arrivare all'ingresso principale. Si chiese se loro sarebbero stati ancora lì, soprattutto se lei sarebbe stata ancora lì. Non avrebbe mai chiesto ai suoi amici di aspettare, se avesse pensato che ci sarebbe voluto così tanto tempo.

La sua mente era già preparata al fatto che loro fossero tornati alle loro stanze. Non che fosse un concetto inconcepibile; anzi, era piuttosto logico. Squall era semplicemente tipo da credere e accettare il negativo prima del positivo. Era una caratteristica di cui era difficile liberarsi, anche se ci stava provando.

Svoltando l'angolo, vide una figura solitaria seduta contro il muro. Eccola lì, le ginocchia su un lato, il suo cappotto SeeD in parte sbottonato, e il gomito destro appoggiato alla sua borsa da viaggio; usava il palmo della mano per tenersi su il mento. I suoi capelli neri erano raccolti in una coda di cavallo che, per la maggior parte, si era sciolta, con grosse ciocche che le cadevano davanti agli occhi. In quel momento non sembrava curarsi affatto del suo aspetto fisico, ma tutto quello che Rinoa poteva fare era sembragli bellissima.

Lei percepì la sua presenza, o sentì il suono dei suoi stivali sul pavimento; non ne era sicuro. Spalancò gli occhi e il suo sguardo si legò direttamente a quello di Squall. Poté a malapena trattenere il formarsi immediato di un sorriso, eppure la sua ragione interna vinse sull'impetuosità. Continuò a camminare verso di lei, fingendosi più preoccupato dal fatto che il suo compagno di misfatti non era rimasto.

"Quindi, Zell non è nei paraggi?"

"Gli ho detto che potevo gestirti," rispose lei senza cambiare espressione.

"Hai molta fiducia in te stessa." Si permise infine un piccolo sorriso, allungando il braccio per aiutarla ad alzarsi. "Non sei riuscita a trovare un posto più comodo per aspettare?"

"Se l'avessi fatto, mi sarei addormentata prima di arrivare a contare fino a dieci." Si alzò, prendendosi un momento per recuperare l'equilibrio.

"Immagino che dovrei sentirmi privilegiato... so quanto può essere divertente svegliarti." La sua mente ricordò in un flash il suo flebile tentativo di farlo in una macchina fuori Winhill. "Ti serve una scorta alla tua camera?"

"E dicono che la galanteria è morta."

"No, la 'galanteria' sarebbe se mi offrissi di portare la tua roba... io mi sono solo offerto di accompagnarti. Forse premere il bottone dell'ascensore se mi gira..." Scosse la testa, prendendo la borsa di Rinoa dal pavimento. Lei rimase a fissarlo completamente in silenzio. "Sei proprio stanca, vero?"

"Ho solo bisogno di dormire... tu, Zell, i bambini... non so come facciate voi a continuare. Io semplicemente non ho lo stesso addestramento."

"Oh, adesso te ne accorgi. Perché questa illuminazione non l'hai avuta quando abbiamo combattuto Artemisia?" Le mise un braccio intorno mentre lei appoggiava la testa sul suo bicipite.

"Perché faccio la difficile."

"Questo è l'eufemismo del secolo."

*~*~*~*~*

Non sapeva con certezza quando Rinoa aveva messo completamente la testa sulla sua spalla, o quando il suo corpo gli era caduto in petto un po' di più, ma da qualche parte durante la camminata aveva iniziato a supportare tutto il suo peso corporeo. Era piuttosto stupefacente che i suoi piedi fossero ancora in grado di muoversi, come se seguissero una specie di pilota automatica interno. Quando raggiunsero la porta della stanza di lei, lui spostò il suo peso giusto quanto bastava per aprire la cerniera della tasca della borsa e cercare la chiave.

"Dammi una mano," sussurrò, cercando di inserire la chiave con la mano destra mentre la teneva su con la sinistra. Con un po' d'inganno, e assolutamente senza grazia ed eleganza, riuscì a bilanciarla tra il muro e il suo petto. Aprì la porta, usando il piede per aprirla del tutto, e la guidò finalmente oltre la soglia.

Rinoa barcollò nella stanza e si tolse il cappotto. Superò a malapena la soglia, mentre gettava la giacca sulla scrivania a muro. Le ci volle tutta la forza che le rimaneva per arrivare al letto, prima di cadere senza grazia sul materasso. Non era sicura se si trattava solamente di stanchezza fisica, o mancanza di sonno, o entrambe le cose. Sembrava che negli ultimi minuti avesse lottato contro se stessa per tenere gli occhi aperti, e che fosse una battaglia persa. In effetti, se non fosse stato per il supporto di Squall, era sicura che sarebbe andata dritta di faccia contro il muro più vicino... o peggio. Squall... era ancora lì... quell'improvvisa consapevolezza le tese il corpo in una scarica di adrenalina. Oh, grandioso, come se le sue azioni non fosse già state oltre l'inspiegabile quotidianamente, cosa avrebbe pensato di questo?

Non l'avrebbe mai immaginato.

Il corpo di Rinoa incontrò il letto con una certa forza, eppure tutto quello che lui poté fare fu rimanere lì, in piedi, come l'oggetto inamovibile dei cliché. Si era offerto di aiutarla? Le aveva preso una coperta? Le aveva almeno detto buonanotte lasciandola a riposare? No, certo che no. Guardò in basso, desiderando dire qualcosa, desiderando che quel giorno, notte, mattina - qualunque fosse - durasse un po' di più. Il modo in cui il suo viso riposava sul cuscino, il modo in cui ogni suo dito stringeva la federa...

Non si sarebbe mai immaginato così un anno prima, a stare nella stessa stanza di quella ragazza. Anzi... di quella donna - una persona straordinaria, così piena di vita, che per qualche ragione sconosciuta voleva stare con lui. Non riusciva ancora capire per quale ragione al mondo lo volesse.

Forse una parte di lui voleva sapere come starebbe stato coricarsi accanto a lei, dormire nello stesso letto con lei. Tutta la sua vita aveva seguito le regole, e persino in quel momento si preoccupava delle apparenze più di ogni altra cosa. Aveva responsabilità, che lo volesse o no, ma c'era anche una parte di lui che era ancora adolescente. Era una grande parte di lui, una parte che aveva soppresso per davvero troppo tempo.

"Starai lì in piedi e basta?" chiese lei, accorgendosi che era ancora nella stanza. Dentro era nervosa, ma fuori rimase calma, e fece la domanda come se fosse una cosa comune come un saluto.

Squall poteva giurare che i suoi occhi fossero chiuse mentre la sua mano si allungava con accurata precisione. Le stesse dita che aveva appena guardato erano ora avvolte intorno al suo polso. Sapeva di dover dire qualcosa, perché stando in piedi lì e basta si sentiva ancora una volta come il cretino del secolo. La voce gli si strozzò in gola e, per un momento, dimenticò tutte le abilità rudimentali.

"Squall, hai qualcosa da fare... intendo adesso?" chiese, non solo per lui ma anche per se stessa.

"Uhm... ehm... no... riunione e una cosa dopo... ma niente adesso. Letto, andare a letto... voglio dire, non preoccuparti... non con te." C'erano certe volte in cui si sentiva più adolescente che altre... e c'erano poi delle volte in cui si sentiva il 'Re di Tutti i Cretini' - e questa era una di quelle volte. Non aveva mai sognato di un momento in cui poteva davvero provare simpatia per alcuni dei primi incontri di Laguna con Julia. Se ci fosse stato un modo per scivolare via dalla testa e mantenere una certa virilità, avrebbe colto l'occasione.

Rinoa aprì lentamente un solo occhio, e lo guardò. "Sai, quando prima ho detto che ero difficile...? Lascia che mi corregga: siamo tutti e due difficili, ecco perché funzioniamo così bene insieme." Sorrise mentre si passava le dita della mano libera tra i capelli.

"Squall, puoi..." sospirò, inalando profondamente. Sembrava che tutto quello che voleva dire fosse una nuvola turbinante di stupidità. Se avesse potuto formare un pensiero lucido, sarebbe stato un piccolo miracolo. "Stai qui... solo per un po', per favore."

Il suo cuore aveva già deciso; lei non aveva davvero avuto bisogno di chiedere. Non poteva negare quanto fosse stanco, o quanto volesse stare vicino a lei. Sapeva che non sarebbe sembrato professionale, ma onestamente erano stati nelle stanze l'uno dell'altra più a lungo, a guardare film o a mangiare insieme. Questa volta l'unica differenza sarebbe stata che avrebbero riposato dopo una missione stancante.

Si tolse lentamente i suoi stivali e poi notò che lei non si era tolta le scarpe prima di cadere sul letto. Non era esattamente sicuro di dove si posizionasse il protocollo del togliere le scarpe alla propria ragazza... ma sperava di non infrangere una qualche barriera non scritta su cui Quistis gli avrebbe fatto la predica poi. Lentamente si abbassò, le slacciò gli stivali, chiedendosi stranamente perché si sentiva così a disagio nel togliere le scarpe a un'altra persona. Erano stivali, per amor di Hyne, stivali! Poteva capire che era sveglia dal modo in cui si irrigidiva e puntava i piedi, aiutandolo. Alla fine, buttò entrambe le scarpe per terra e iniziò a coricarsi sul letto, e come se ci fosse stato un segnale, Rinoa parlò piano da dietro di lui.

"Squall."

"Sì?"

"Ho freddo ai piedi."

Che shock. Avrebbe dovuto prevederlo. Davvero, avrebbe dovuto.

"Davvero freddo."

"Non dormi ancora?"

"Non posso, troppo freddo."

Sospirò, guardandosi attorno e notando una coperta gettata distrattamente sull'unica sedia della stanza. Era Rinoa, dopotutto; piegare e organizzare non erano priorità nella sua casa provvisoria. Grugnì appena, più per le apparenze, mentre si alzava dal letto e prendeva la coperta. Con attenzione, la stese su di lei, prendendosi anche più tempo per assicurarsi che avesse i piedi ben coperti.

"Meglio?"

"Sì."

"Altro?"

"Uhm... no... ma grazie."

"Non è stato così difficile." Si sedette di nuovo sul bordo del letto, prima di darle una gomitata leggera. "Immagino che chiederti di spostarti più vicina al muro supererebbe il limite del 'difficile', però."

Questa volta Rinoa non rispose. In un movimento unico, rotolò sul fianco, spostandosi più vicina al muro. Squall colse l'occasione di coricarsi sul letto, voltandosi sulla schiena. Cercò di ignorare il disagio che sentiva, sperando che lei si addormentasse in fretta. Non che volesse andarsene, ma onestamente era una massa stanca di un Cavaliere e Comandante ormonalmente confuso, che aveva anche un incontro con il suo superiore entro poche ore... questo non lo aiutava molto.

Ma poteva Rinoa lasciar perdere la situazione così facilmente? No, certo che no... era Rinoa, dopo tutto. C'era certamente una parte di lui che era molto più eccitata di quanto lo fosse lei. Lui sentì il materasso che si spostava mentre lei rotolava verso di lui. Passò un millesimo di secondo prima che la coperta lo intrappolasse come una rete, seguita dal braccio di lei che lo afferrò alla vita. Prima di rendersi conto delle sue stesse azioni, il Comandante si allungò, come se fosse naturale quanto respirare, e afferrò l'angolo della coperta. Lui sistemò attentamente la coperta intorno a tutti e due, prima di mettere il braccio intorno a lei.

In qualche modo, anche nel suo stato di semi incoscienza, lei gli posò la testa sul petto, usandolo come cuscino improvvisato. Momentaneamente, lui si permise di rendersi conto della situazione - erano sotto la stessa coperta, nello stesso letto, e poteva abituarsi a quella sensazione. Era un conforto, una sicurezza, un'unità che andava molto oltre a quella conosciuta dalla maggior parte delle coppie di adolescenti. Chiuse gli occhi, mentre inconsciamente avvolgeva le dita in quello che rimaneva della sua coda di cavallo. Rifletté che non aveva fatto una doccia nelle ultime ventiquattro ore, ma i suoi capelli sembravano ancora seta. Certo, poi si rese conto che nemmeno lui aveva fatto una doccia nelle ultime ventiquattro ore... ma immaginò che a quel punto a nessuno dei due interessasse, dato che Rinoa era già addormentata.

*~*~*~*~*

Rinoa si mosse, credendo di aver avuto la sfortuna di scoprire il materasso più scomodo del mondo. Cercò di muoversi di nuovo, e nel farlo sentì un forte crack nel collo. Borbottando qualche parola di irritazione, iniziò a girarsi sull'altro fianco, maledicendo la fabbrica responsabile di quell'atrocità. Non solo era piuttosto bitorzoluto, ma una delle molle a quanto pareva era rotta, e le lasciava un'impronta sulla guancia. Si portò la mano al viso per massaggiarlo, rendendosi conto quasi istantaneamente che non era una molla, piuttosto un ciondolo.

Aprì lentamente gli occhi, mentre capiva; non era su un materasso, piuttosto sulla forma irregolare di un petto maschile. La molla non era una spirale ribelle che usciva dal materasso - piuttosto i bordi di una testa di leone stilizzata.

Con il suo primo movimento, Squall si svegliò da qualsiasi forma di 'sonno' leggero in cui si trovasse al momento. Onestamente, non era sicuro che fosse persino classificato come sonno... non era possibile aver dormito in quella circostanze. Gli ci volle un secondo per focalizzare, deducendo che l'intruso non era una minaccia... beh, sì, quello era ancora da stabilire, ma almeno era un intruso gradito. Non era abituato ad avere grossi oggetti appiccicosi addosso... soprattutto quelli che sembravano imprecare piano nel sonno. Ridacchiò quasi quando lei disse alcune parole scelte sottovoce, scordandosi ogni forma di decoro. Fu allora che lei dovette rendersi conto che non era sola, mentre apriva lentamente gli occhi con un'espressione scioccata e completamente imbarazzata.

"Davvero Rinoa, non era il benvenuto che mi aspettavo."

"Mi disp-" Non riuscì nemmeno a finire, passando per tutte le sfumature di rosso obbligatorie. Beh, lo avrebbe fatto, se non avesse nascosto la testa contro il suo petto, completamente imbarazzata.

"Non farlo." Se qualcuno non doveva dispiacersi per aver abbassato la guardia in un momento di normalità, quello era Rinoa. Penso di aver sentito di peggio durante il lavoro."

Lei agitò la mano, tirandosi su a sedere lentamente, cercando di minimizzare l'accaduto. "Sì, ma io provavo a mantenere ancora un po' l'illusione, prima che tu scoprissi l'amara verità."

"Fidata, quella facciata è andata persa al nostro primo incontro a Timber."

"Grazie..." borbottò lei, spingendosi sul fianco.

Lui guardò l'orologio, rimpiangendo già ciò che stava per dire. "Rinoa, devo tornare nella mia camera. Ho un incontro con Cid, e vorrei davvero cambiarmi prima." Si fermò momentaneamente, aspettando che lei rispondesse. Quando non lo fece, continuò a cercare di spiegarsi. "Non riesco a credere di aver dormito così tanto. Non preoccuparti di alzarti."

Era strano come prendesse ancora tutto ciò che Rinoa faceva, diceva o, come in quel caso, non diceva, personalmente. Non che lei fosse arrabbiata; era solo ancora mezza addormentata. Capiva solo una parole ogni due, per non parlare del fatto che lui era realmente rimasto con lei. Rimasto con lei... cavolo, quello le ricordava cosa doveva dirgli prima dell'incontro con Cid.

"Squall... torno a casa."

Uno strano disagio gli percorse il corpo. Tornare... a casa? Si riferiva a Balamb o a Deling? Persino dopo tutto quel tempo, non era sicuro di dove, per lei, fosse davvero 'casa'.

Fu dalla sua esitazione che lei capì il suo errore e si corresse immediatamente. "Voglio dire, parto da Trabia. Io... ero solo spaventata di dirlo, ma non volevo nemmeno che lo sapessi da Cid... torniamo a Balamb verso la fine della settimana. Non voglio che questo finisca."

Balamb, certo, come poteva persino pensare che intendesse qualcos'altro? Doveva smettere di credere che sarebbe successo il peggio - solo che era così facile. Si sedette sul bordo del letto, voltandosi verso di lei. La coprì dolcemente con la coperta, muovendo piano la mano sulla sua spalla.

"Non vuoi che finisca cosa?"

"Questo..." Lei sfilò la mano da sotto la coperta e strinse quella di lui. "Mi sento solo... non so... penso solo che una volta che torneremo indietro le cose cambieranno..."

Lui le strinse la mano più forte, desiderando di poterle offrire una qualche forma di conforto, ma entrambi sapevano la verità. La loro relazione era ancora nuova, e non sarebbe cambiata, ma ciò che li circondava, le loro priorità, e le responsabilità che affrontavano a Balamb avrebbero cambiato le dinamiche intorno alla loro relazione. Non diminuiva l'importanza, solo la quantità di tempo e sforzo.

Persino Squall poteva ammettere di sentire un conforto diverso a Trabia. Qui gli studenti e gli insegnanti avevano un obiettivo più grande, e anche se lui era il Comandante di Balamb, era comunque un altro adolescente che cercava di trovare se stesso nella confusione. Se c'era una cosa che non avrebbe fatto sarebbe stato mentirle - fare una promessa vuota. Tutto quello che poteva fare era costruire su quello con cui aveva cercato così disperatamente di convincersi nelle ultime settimane. Si sentiva vicino a lei più che mai - attraverso le ultime settimane, attraverso il ritorno di Seifer, e attraverso le tre semplici parole che lei gli aveva dato così liberamente.

Allora perché... perché... perché aveva reagito a quel modo quando lei aveva detto che tornava a casa? Scacciò il pensiero dalla mente; era ovvio che lei era preoccupata e stanca...

"Senti, ne parliamo domani, ok? Tu riposati e basta."

Lei avrebbe discusso, ma il quel momento la parte relativa al 'riposati' era dannatamente affascinante. Riuscì a sorridere; non voleva turbarlo prima della sua riunione. "Oh, in più lavoro con te e Zell domani."

"Lavorare?

"Sì, apparentemente è la cosa che facciamo tra l'angoscia e il litigare."

"Tra cosa?"

"Non fa niente," borbottò, in maniera quasi incoerente.

"Ok... dormi un po'. Ci vediamo domani, allora." Le lasciò la mano, dandole un bacio dolce sulla guancia.

*~*~*~*~*

I suoi piedi a malapena facevano rumore incontrando il pavimento tappezzato. Di nuovo, Rinoa si trovò di fronte alla porta di Squall. Questa volta, non esitò a bussare. Il corpo era ancora dolorante per aver dormito sul pavimento della caverna, ma non avrebbe scambiato l'esperienza nemmeno per tutti i guil di Esthar. Parte di lei si chiedeva se lui sarebbe stato sorpreso di vederla, immaginando che non avevano pianificato di incontrarsi fino al giorno dopo.

La porta si aprì e i loro occhi si incontrarono. "Hey Rinoa, che ci fai qui?"

"Ho pensato che forse ti piacerebbe andare a prendere qualcosa per cena alla mensa... ho sentito che hanno un polpettone fantastico."

"Non pensavo che avessimo pianificato qualcosa per stasera. Dai, entra."

Lei lo seguì. Lui sembrava affrettarsi per la stanza, e si comportava come se fosse in ritardo per una riunione. Il suo comportamento sembrava vagamente peculiare, ma lei rimase in silenzio e lo guardò pettinarsi. Lui prese un maglione da un cassetto, alzò le braccia e se lo infilò sulla testa. Lei riuscì a percepire la sua momentanea frustrazione quando si accorse che avrebbe dovuto pettinarsi dopo essersi messo il maglione. Trattenne una risatina mentre lui bagnava il pettine, cercando di rimuovere l'energia statica che gli faceva stare i capelli dritti. Alla fine, gettò il pettine sulla scrivania, prese il portafoglio e lo mise nella tasca posteriore.

Si mise davanti a lei, guardandola negli occhi, e le prese la mano sinistra. "Rinoa, mi dispiace davvero... mi piacerebbe uscire con te stasera... ma ho un appuntamento."

I suoi occhi erano così seri, così belli, così... eh?

"Eh?" disse, confusa. Onestamente, credeva che le orecchie le stessero facendo degli scherzi. Non c'era assolutamente modo per la Polvere di Diamante di Shiva che lui avesse appena detto quello che lei pensava avesse detto. Ricordò vagamente che lui aveva balbettato qualcosa su un incontro con Cid seguito da una 'cosa' e per gli dei, un appuntamento non era classificato come una 'cosa'.

"MI dispiace, Rinoa. Dovrò tener buono l'invito per quel polpettone per un'altra volta. Ho un appuntamento."

"Che?" chiese lei ad alta voce, comprendendo di aver sentito bene la prima volta. Sembrava che qualcuno avesse vuotato della supercolla sulla suola delle sue scarpe e le avesse messo un'incudine nello stomaco.

Lui si spostò dietro di lei, facendole dolcemente scivolare le braccia intorno alla vita. La setosità dei suoi capelli gli accarezzò la guancia, e per puro istinto chiuse gli occhi al contatto. Voleva assorbire ogni 'sensazione' nella memoria: il suo calore, i suoi capelli, e il modo in cui la sua pelle contrastava con quella di lui. Era una buona cosa che lei fosse scioccata, o probabilmente sarebbe già stato a terra, a faccia in giù.

"Non arrabbiarti... ma a dir la verità... ne ho tre."

Fu quel commento che finalmente le fece urlare una frase quasi coerente. "Un che? Un appuntamento? Tre appuntamenti? Squall... tu? Appuntamento?"

"Cid ha ragione... avresti un talento naturale nel corpo diplomatico." Le baciò dolcemente il lato del collo. "Solo per una sera, prometto."

"Cosa? Chi?" In qualche modo, si rifiutava ancora di credergli. C'era un qualche trucco, o lui le stava giocando lo scherzo peggiore del mondo. Conosceva il suo umorismo... poteva essere leggermente oscuro e contorto... ma questa situazione era soltanto crudele.

"Beh, le conosci... abbastanza bene, in realtà. Si chiamano Nicky, Krissy e Carrie... tre delle concorrenti allo show del momento 'Quiz di Trabia."

Lei si voltò a guardarlo, ancora senza parole, ma su un livello completamente diverso. Lo avrebbe guardato negli occhi, ma non poteva. Era tutto quello che poteva fare per continuare a restare in piedi. Gli avvolse le braccia intorno al collo, appoggiando la testa alla sua spalla. Il suo battito regolare echeggiava nel petto, e lui le strinse le braccia intorno alla schiena.

"Shh... non dire niente. Voglio solo vedere se possono presentarmi la valletta... è figa. Avrei detto qualcosa prima, ma eri ancora mezza addormentata, e speravo di cavarmela con questa." Lei rise contro il suo petto, permettendogli di continuare. "Seriamente, è saltato fuori che una di quelle ragazze non ha mai provato una pizza alta in stile Dollet. Le cose che si imparano quando si fanno fare giri sulla schiena agli altri, eh?"

Lei era ancora senza parole, e lo strinse più forte.

"Rin, so che suona strano... è solo uni dei primi bei ricordi che ho del Garden. Senza usare i GF, alcuni momenti della mia infanzia stanno tornando... ricordo un gruppo di noi studenti che esce con un insegnante per pranzo... lui era di Dollet, e parlava sempre di come nessuno riusciva a imitare il modo in cui facevano la pizza. Non ricordo perché andammo, una specie di premio per esserci comportati bene o una cosa così. Ho pensato che chiunque avesse inventato tutti quegli strati di formaggio e carne fosse un genio. Per favore ricorda che ero piccolo... anche se penso ancora che chi l'ha inventata sia un genio." Le baciò dolcemente la testa. "Immagino che, quando ho sentito che non avevano mai mangiato una pizza tipica di Dollet, ho voluto che condividessero questo ricordo."

"Squall." La sua voce era morbida, attutita dallo spessore del maglione. "Non fare tardi all'appuntamento... uhm, appuntamenti."

"Non succederà..." Si fermò; non voleva lasciarla andare. "Sai, queste ragazze ti ammirano davvero. A loro piacerebbe molto rivederti, e di sicuro a me servirebbe uno chaperon. Ti piacerebbe unirti a noi?"

"Non riesco a immaginare un onore più grande." Lo tenne stretto per un momento ancora, ricordando le parole di Zell.

"Sai, potrebbe sorprenderti."

E poi si rese conto che Squall la sorprendeva ogni singolo giorno.

*

Note al testo
(1) figura: gioco di parole sulla parola figure, che in inglese può indicare sia la figura umana che una cifra. Se cliccate sulla parola trovate tutti i signifcati. Non ho saputo rendere il gioco di parole, ma se avete suggerimenti sono qui.

*****
Nota delle traduttrici: scusate il ritardo :) vi ricordo come sempre la newsletter, aggiungo anche la pagina facebook dedicata ad Ashbear, da cui potete seguire gli aggiornamenti in italiano e inglese, e come sempre ogni commento verrà tradotto & inoltrato ad Ashbear. Alla prossima! - Alessia Heartilly

   
 
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