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Autore: L_Fy    26/09/2011    1 recensioni
Sono passati due anni dagli eventi raccontati in The Runners. In questo lasso di tempo l’organizzazione delle Orion è molto cambiata: Un nuovo Consiglio governa le Orion, ma tra la gente comune regna una certa anarchia di pensiero che prima, con la Ars Space Corp., non esisteva minimamente. La criminalità dilaga, i Runners, decimati in numero e demotivati, si lasciano facilmente corrompere, la gente sempre più spesso sparisce nei meandri delle enormi navi spaziali e dei loro corpi reali e digitali non si ha più traccia… In questo clima di violenza e di precarietà, la Tau Centauri, longeva squadra di Runners al servizio del CDI, svolge ancora con successo il suo compito di paladina dell’ordine e della legalità…
Genere: Azione, Science-fiction, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Si è svegliata?” domandò Patterson a Morales entrando nel soggiorno. Il compagno annuì continuando a tenere le mani in tasca, pensieroso. Patterson sogghignò sfregandosi le mani.
“Ooooh, non vedo l’ora di demolirla, pezzettino per pezzettino…”
“Pat” sospirò Morales, depresso “Non essere troppo cattivo, ti prego. Abbiamo bisogno di lei, ricordatelo. Garrie?”
“Lo vado a svegliare” rispose Patterson alzando le spalle “Tu prepara il caffè.”
Quando ritornò indietro, seguito da Garrie che sembrava essersi drogato pesantemente e aveva ancora gli occhi semichiusi, trovò Morales che armeggiava in malo modo con barattoli e cucchiai di plastica.
“Stai facendo un baccano d’inferno” si lamentò Garrie sedendosi sulla sedia “Cosa diavolo…”
In quel momento la porta della stanza di Morales si aprì e ne uscì Cardinale con addosso una tuta di ordinanza del CDI che le stava come una mongolfiera.
“Ciao.” disse con voce neutra senza guardare in faccia nessuno: aveva la pelle terrea e dall’espressione del viso sembrava che stesse per vomitare da un momento all’altro. Garrie ammutolì e per qualche strano motivo sembrò anche sensibilmente più sveglio.
“Buongiorno a te, clandestina” cinguettò Patterson felice come un lupo che avvista un agnellino sperduto “Dormito bene? Smaltita la sbronza?”
“Dobbiamo parlare.” tagliò corto Cardinale diventando, se possibile, ancora più verdognola in faccia. Si avvicinò a loro e si sedette al tavolo, evitando accuratamente di sollevare gli occhi su Garrie che teneva i suoi diligentemente agganciati al pavimento.
“Non vuoi aspettare che il sangue arrivi al cervello?” ghignò Patterson “Che so…un paio d’ore, almeno?”
“Devo parlarvi di cose importanti. Ieri sera sono tornata a casa di Elijah…volevo parlare con lui.” esordì Cardinale ignorandolo “Era sotto la doccia.”
“Risparmiaci i particolari raccapriccianti.” mugugnò Patterson e a Morales scappò una risatina condiscendente.
“Il suo computer era aperto e io ho sbirciato quello che Elijah aveva scritto…”
“Maledette femmine, sempre pronte a ficcanasare…allora?” la incalzò Morales.
Cardinale fece una pausa, cercando le parole e il coraggio per raccontare quello che aveva visto.
“Era un promemoria, non ufficiale, della gita nella tana del Morlock. Sapete com’è Elijah, sempre molto preciso…era segnato tutto, orari, successione temporale…la riunione con Lucy e Nora…e…” deglutì penosamente. Garrie alzò finalmente lo sguardo su di lei e Morales le ficcò in mano una tazza fumante. Cardinale ci si aggrappò come un naufrago alla zattera.
“Che hai letto, bertuccia?” la incalzò Patterson con insolita dolcezza. Cardinale inspirò profondamente e chiuse gli occhi.
“Elijah sa chi è Lucy. Elijah ha sempre saputo chi era Lucy. Sapeva di Lucy prima ancora che la incontrassimo. Se avessimo lavorato sempre alla luce del sole del CDI, probabilmente non avremmo mai avuto a che fare con gli Stars e con Polaris, perché Elijah non l’avrebbe permesso. Lui …voleva tagliarci fuori. Avete presente le ricerche che abbiamo fatto su Polaris e Lucy senza mai trovare una maledetta traccia? Adesso vi spiego perché:  l’identità di Lucy è protetta dal generale capo dei SuX in persona.”
“ Che cavolo stai farneticando?” borbottò Patterson, burbero.
“Proprio così. Elijah ha insabbiato l’identità di Lucy, nascondendola persino al CDI. La sua identità, il suo ruolo nell’organizzazione di Masterson… tutto quello che sapeva, insomma.”
“Ma…perché?” chiese Morales, sinceramente confuso.
Cardinale assunse un tono amaro, come se parlare le costasse fatica.
“Non lo so. Non me lo ha detto. Segreto nazionale, a quanto pare.”
 “Non capisco.” borbottò Patterson scuotendo il testone.
“Nemmeno io. Ma so una cosa: Elijah doveva avere dei motivi maledettamente importanti per tenerci nascosta Lucy. Anzi, forse i motivi stanno nell’identità stessa di Lucy.”
“Potresti essere un pochino meno sibillina?” domandò Morales, impaziente “In fondo, è prima mattina ed i nostri neuroni non lavorano ancora a pieno regime.”
“Vi interessa sapere chi è in realtà Lucy alias Mick Jagger?” buttò lì Cardinale, quasi noncurante.
“…Lucy?” domandò Morales, lanciando uno sguardo incerto a Garrie e Patterson.
“Già. Lucy.” Cardinale fece un sorriso cattivo “O meglio, la signora Ariela Lucinda Brandauer. L’esecutrice testamentaria nonché ultima e legittima moglie del presidente della Ars Space Corp.: Masterson, per l’appunto.”
*             *            *
Il silenzio che regnava nell’appartamento di Patterson, Morales e Garrie aveva un vago sentore di incredulità. I quattro attorno al tavolo sembravano momentaneamente scollegati dalla realtà.
"Lucy è la…moglie di Masterson?" mormorò Morales, allucinato "Lucy?"
"Così era scritto sul rapporto di Elijah" sentenziò Cardinale lugubre "Avremo guardato la scheda di Masterson e di Lucy un milione di volte, in questi anni…Mi prenderei a sberle da sola per non aver ricordato o sospettato qualcosa."
"Lucy è la moglie di Masterson" continuò Morales, parlando a voce alta per auto convincersi della veridicità di quelle parole "Lavora per lui? Cercava per caso di irretirci…per lui?"
"Non lo so" rispose scoraggiata Cardinale “Ne dubito, però. Non aveva l’aria di avercela messa lei, quella bomba sotto il tavolo, nella tana del Morlock. Non so se lavora per Masterson, per il SuX o solo per se stessa. Non so perché Elijah ci abbia tenuto all’oscuro. Non so se, facendolo, Elijah agiva da solo o per il SuX. Non so niente di niente. ”
"Dobbiamo informarci” sentenziò Garrie, convinto “Ci sarà pure un archivio dove le informazioni non possono essere manipolate! Il SuX non è nato per questo?"
"A me sembra che sia nato per romperci le scatole." ribatté Cardinale piuttosto acidamente.
"Megalomane." rimbeccò Garrie con un sorriso. Si trattò di un secondo, ma sotto agli occhi sospettosi di Patterson e Morales una timida corrente calda passò fra di loro, promettente.
"Alla luce di queste nuove e meravigliose conoscenze, cosa facciamo adesso?" domandò Morales accavallando le gambe e sorseggiando il suo caffè con la calma britannica di una vera Lady.
"Abbiamo un sacco di cose su cui indagare" rispose lugubre Cardinale "Il coinvolgimento di Lucy con il SuX e con Masterson.”
"La bomba nella tana del Morlock" mormorò Morales "Chi è stato e perchè. Sarà stata Lucy? Io non credo, perché sono certo che lei volesse davvero parlarci."
"Forse Nora o Denise?" ipotizzò Garrie, poco convinto.
"Una delle due ci ha lasciato le penne, e nessuna delle due mi sembrava propensa a fare il kamikaze. Comunque, solo Lucy può saperlo. Torniamo sempre a lei."
"Dovremmo chiederglielo" buttò lì Patterson, ilare "Qualcuno sa come contattarla?"
Gli altri tre lo guardarono con sufficienza.
"Dico davvero, pensatori dei miei stivali. Perché, se voi non ci siete ancora arrivati, lo so io come contattarla."
"Sì, come no, e mia sorella è Biancaneve." ribatté Garrie, scettico. Patterson sorrise, condiscendente, facendo incupire ancora di più il viso del compagno.
"E’ così semplice…voi pensate sempre a complicarvi la vita quando avete la soluzione sotto il naso."
"Sentiamo la tua idea meravigliosa, genio." tagliò corto Cardinale, spiccia.
"Elijah" rispose Patterson soddisfatto "Lui sa dov’è Lucy. Chiediamoglielo."
"Scordati che io rivolga ancora una sola parola a quel doppiogiochista millantatore bugiardo." sentenziò immediatamente Cardinale, rabbuiandosi.
Garrie e Morales si scambiarono uno sguardo dubbioso e Cardinale guardò l’uno e l’altro sempre più corrucciata e riottosa.
"Non pensateci nemmeno. Io con quel bastardo non voglio più avere niente a che fare, chiaro?"
"Sì, e Patterson non discende dalle scimmie" ribatté Morales fissandola serio "Ha ragione Pat: dobbiamo convincere Elijah a raccontarci tutta la verità."
"Non lo farà mai" disse Cardinale, alzando involontariamente la voce "E’ un bugiardo, subdolo, viscido…"
"Non è solo il capo dei SuX, ma anche il nostro compagno di sempre" ribatté Garrie con una calma olimpionica "Credo che come minimo gli dobbiamo dare la possibilità di spiegarsi. Se solo la piantassi di comportarti come una bambina a cui hanno rotto la bambola preferita, vedresti che parlare con lui è senz’altro la soluzione migliore."
"Io…non voglio!" gridò Cardinale, cocciuta. Garrie si alzò in piedi deciso: aveva una stranissima espressione negli occhi, molto seria e molto poco "garriesca".
“Volete scusarci un attimo?” domandò all’indirizzo di Morales e Patterson: prese Cardinale per un gomito e la trascinò con decisione lontano dalle orecchie dei due che li guardavano con sorpresa mista a divertimento.
“Lasciami.” continuava a pigolare Cardinale, riottosa.
Garrie si piantò davanti a lei con il viso insolitamente privo del solito radioso sorriso.
"Adesso ascolta" esordì con voce gentile e misurata “Tutti noi capiamo benissimo che tu ce l’hai a morte con Elijah per motivi che non c’entrano niente con l’operazione Cosmos. E tutti noi, in qualità di vostri amici, ne soffriamo. Ma se sei una persona matura, o meglio, a 27 anni si spera che tu ci sia almeno vicino, e se sei un capitano Runner con le palle, il minimo che puoi fare è accantonare le tue personali turbe mentali e fare la cosa giusta. E la cosa giusta, in questo frangente, è parlare con lui.”
"Ma cos’è, una congiura?! Ho detto: no!" strillò Cardinale, in preda al panico.
"Allora sei una maledetta vigliacca" la accusò piacevolmente Garrie, senza alzare la voce "Un’isterica, infantile vigliacca."
“Ti spezzo entrambe le braccia se provi a ripeterlo.” ringhiò Cardinale, guardandolo finalmente dritto negli occhi.
“Potrebbe starmi anche bene: sarebbe un modo come un altro per farmi mettere le mani addosso da te.” sorrise Garrie, con uno scintillio malizioso negli occhi turchini.
Cardinale, spiazzata, sbatté le ciglia confusa: Patterson e Morales allungavano colli ed orecchie per sentire cosa stavano dicendo, senza nessun risultato apprezzabile.
Garrie sembrò perdersi un momento in contemplazione del soffuso rossore che aveva colorato le guance del suo capitano, poi tornò serio quasi a malincuore.
“E’ facile addossare tutte le colpe ad Elijah per odiarlo meglio” mormorò a voce bassa e leggermente atona “Vorrei farlo anch’io. Ma non posso. Non sarebbe affatto giusto, così: più facile, se vuoi, ma non giusto. Ed io non voglio errori, in questo frangente.”
Cardinale lo guardò fissamente, ma rimase muta mentre Garrie abbassava ancora di più il tono di voce e distoglieva lo sguardo da lei, pensosamente.
“Voglio che parli con Elijah. Voglio che parliate fino a farvi seccare la lingua, voglio che vi spieghiate su tutti i fronti possibili di conversazione fino a quando non capirete tutto quello che c’è da capire.”
“Perché?” mormorò Cardinale: aveva capito che il discorso di Garrie non riguardava solo il SuX e si sentiva…come si sentiva? Incerta,  ferita, dubbiosa…. In preda al panico? Garrie la guardò con gli occhi più azzurri e più sinceri che mai.
“Perché ti voglio chiamare Jude.” rispose lui dopo un lungo silenzio a voce bassa e disarmante.
Cardinale trattenne il respiro, mentre leggeva nei placidi occhi azzurri di Garrie molto di più di quello che aveva detto: qualcosa di inopportuno, vergognoso, inaffrontabile ….qualcosa di meraviglioso.
Vedendo quei due che si fissavano in modo così strano, Morales ebbe la vaga sensazione che forse sarebbe stato meglio lasciarli soli, cosa che certamente Patterson non condivideva, visto che li fissava eccitato in attesa di nuovi sviluppi (e forse, viste le premesse, di spargimenti di sangue).
"Hai visto, il nostro figliolo?" mormorò a Morales con un sospiro estasiato "Sembra che sia riuscito a narcotizzarla."
"Pat, piantala." mormorò Morales, lapidario.
Cardinale e Garrie tornarono verso Patterson e Morales: non si guardavano nemmeno ed entrambi avevano in faccia un’espressione colpevole e radiosa insieme, così fragile che Morales si lasciò quasi sfuggire un sorriso indulgente. Dopo un lungo silenzio, lei tossicchiò imbarazzata.
“Dopotutto…forse cercare di comunicare col signor generale Benson è davvero la cosa migliore da fare.” disse e un piccolo, incerto sorriso le incurvò le labbra e le brillò negli occhi. Immediatamente, di riflesso, anche quelli di Garrie si illuminarono, tornando ridenti come al solito.
"Immagino che nemmeno con le tenaglie riusciremmo ad estorcevi quello che vi siete detti, eh?" sospirò Patterson all’improvviso e Garrie e Cardinale fecero entrambi finta di non cogliere l’allusione, arrossendo penosamente.
"Cose da persone intelligenti."
"Avete troppi pochi neuroni per capire."
Risposero contemporaneamente, falsi come sei assi in un mazzo di carte. Patterson li fissò scettico mentre i due si guardavano e si scoppiavano a ridere in faccia fin quasi a lacrimare.
"Quanto vi odio quando fate così." mormorò Morales esasperato avviandosi definitivamente verso la porta con decisione "Andiamo da Elijah, và…lui sì che è un grand’uomo, serio, elegante. Non cade in crisi isterica premestruale e non fa discorsi a pera alle sei di mattina. Però, forse…sulla crisi premestruale qualche dubbio ce l’ho ancora…"
Stava per aprire la porta quando l’interfono iniziò a squillare impazzito nelle orecchie di Cardinale, cupo e insistente come un presagio di sventura. Cardinale attivò la comunicazione ed immediatamente la voce concitata di David Hanson rimbombò nelle sue orecchie.
 “Ragazzi, schiodatevi immediatamente di lì!”
“Che succede, caccola?” lo interruppe impaziente Cardinale.
“E’ appena stato emesso un mandato di arresto nei vostri confronti! Stanno venendo a prendevi!! Presto, scappate!”
Morales, Garrie e Patterson  lanciarono uno sguardo incuriosito al loro capitano che sembrava di colpo allarmato e in allerta.
“David, ma che diavolo…”
“Non c’è tempo per parlare, capo! Sono chiuso nei bagni del CDI e se mi beccano mi cuciono la bocca per i prossimi cento anni…sbrigatevi a scappare, presto!”
 “Cardinale…?” chiamò Patterson, preoccupato.
David continuò a parlare: Cardinale ascoltò mentre impallidiva ed i suoi occhi sembravano perdere per un attimo tutta la loro vitalità per rimanere immobili e vuoti come quelli di un pesce morto.
“Ho capito.” disse infine dopo quello che sembrò un tempo lunghissimo, ed interruppe la comunicazione.
La donna alzò gli occhi sui compagni, rimasti muti in attesa di notizie: il suo sguardo scivolò su Patterson e Morales e  si fermò su Garrie, triste e vagamente lucido di rimpianto.
“Che c’è?” chiese questi, col cuore in gola.
“Era David” disse Cardinale a voce bassa “Elijah è scomparso.”
*             *             *
Il tempo sembrò fermarsi, a guardare le quattro figure immobili in mezzo alla stanza. Cardinale sentiva le gambe e il cuore di piombo: riusciva a malapena a reggersi in piedi con tutto quel peso addosso e l’angoscia le scavava le viscere peggio della nausea che l’aveva accompagnata per tutta la notte. Parlava con voce atona senza nemmeno ascoltarsi mentre riportava i dettagli tecnici forniti da David tramite l’interfono direttamente collegato al CDI.
“Stamattina il generale Benson doveva fare rapporto a Scott, molto prima della riunione indetta con la Tau Centauri. Non si è presentato alla riunione e non risponde alle chiamate delle nano comunicazioni. Il suo appartamento è vuoto, manca anche il computer portatile…e sul tavolo c’è la targhetta di riconoscimento del SuX.”
“La targhetta?” mormorò piano Morales, improvvisamente preoccupato.
Tutti sapevano che un Runner si farebbe ammazzare piuttosto che togliersi la targhetta. La faccia di Cardinale era tornata verde e smorta come quella di un cadavere.
“Capo, non saltare subito a conclusioni affrettate.” sbottò Morales deciso quando capì che la donna era sull’orlo dello svenimento “Magari dopo la vostra litigata di ieri sera si è stufato della situazione e ha deciso di prendersi una pausa. Come lo chiamano…? Un anno sabbatico.”
“Senza preavviso e senza avvisare il CDI? Non è da Elijah, e tu lo sai.” ribatté atona Cardinale con la faccia di pietra.
“Ma farci prendere dal panico non ci porterà a niente.” insistette  Morales cocciuto “Adesso andiamo da Scott e ci facciamo dire…”
“Scott ci ritiene responsabili della sua scomparsa.”
“Che cosa?!?” starnazzò Patterson, basito.
“Non può farlo!” protestò Garrie, accorato.
Cardinale lanciò loro uno sguardo indecifrabile.
“Può farlo…e lo ha fatto. Dopo la bomba aveva già dei sospetti su di noi…con la scomparsa di Elijah ci ha messi tutti agli arresti precauzionali. Stanno arrivando dei Runners per prenderci in custodia.”
“Che…che cosa?” tuonò Patterson, adesso decisamente furioso “Quella sottospecie di stoccafisso borioso…come si permette…?”
“Toglierci la missione e impedirci di cercare Elijah…perché è questo che vuole fare, vero?” mormorò Garrie, cupo. Cardinale annuì, ancora immobile come una statua.
Un silenzio oltraggiato calò sulla squadra: Patterson, Morales e Garrie guardavano Cardinale in attesa di una decisione da parte del loro capo che sbloccasse la situazione. La donna guardava per terra, senza osare alzare lo sguardo sui compagni. Sapeva cosa doveva fare. Sapeva cosa avrebbe fatto. Ma era rischioso e pericoloso e non voleva trascinare i suoi compagni in quello che probabilmente era il preludio della loro disfatta professionale. Non poteva permetterlo…già aveva rovinato Elijah…e poi, che diavolo era accaduto a Elijah? Doveva assolutamente scoprirlo. Assolutamente. Da sola, però, questa volta.
Alzò gli occhi, finalmente, decisa.
“Scordatelo.” sentenziò Morales prima ancora che aprisse bocca.
“Noi veniamo con te, fosse anche all’inferno.” borbottò Patterson minaccioso, facendo un passo avanti.
“Non ti hanno mai detto che una ragazza non può andare in giro da sola?” buttò lì Garrie annuendo convinto.
Cardinale sentì di nuovo le gambe cedere sotto il peso del suo cuore che era di colpo diventato troppo grande e troppo pieno di roba buona per reggersi da solo. Deglutì a vuoto, lottando contro le lacrime che minacciavano di traboccarle dagli occhi e, quando fu sicura di aver ripreso possesso delle proprie funzioni corporee, annuì decisa.
“E va bene” mormorò con voce incerta “Diamoci una mossa allora.”
" Fantastico! " tuonò Patterson sfregandosi le mani "Ma, giusto per il gusto di sapere, ci stiamo ammutinando di nuovo? No, perché l’ultima volta che lo abbiamo fatto mi sono ritrovato ingabbiato con Garrie in un posticino trendy chiamato il Mattatoio, con addosso solo un grembiulino aperto di dietro…non vorrei ripetere l’esperienza, se mi consentite…"
"Ammutinamento?" borbottò pensosa Cardinale "Nooo. Lo chiamerei piuttosto assenza ingiustificata dal lavoro. C’è una bella differenza, diavolo."
"Oh, sì, allora cambia tutto" sospirò Morales, scettico "E Damon? Dobbiamo avvisare anche lui?"
"Meglio tenerlo fuori: potremmo sempre aver bisogno dell’aiuto di qualcuno che sia fuori gioco." sentenziò Cardinale, convinta "E poi, ricordiamoci le talpe al CDI.”
“E che si fa di bello, adesso? Una partitella a ramino?” domandò Patterson piacevolmente.
Cardinale si mosse improvvisamente e cominciò a passeggiare avanti e indietro, cogitabonda. Alla fine si fermò davanti al tavolo, trionfante e incerta insieme.
"Sospetto che Elijah sia sparito di sua spontanea volontà. E’ un Runner troppo in gamba per farsi fregare come un fesso qualsiasi in casa sua e benché il cuore mi dica di correre subito a cercarlo, credo che la cosa più intelligente da fare adesso sia cercare Lucy."
"Lucy?" borbottò Morales sospettoso.
"Esatto.”
“Senza Elijah non sappiamo dove sbattere il naso.” mormorò cupamente Patterson.
“Allora useremo il metodo scientifico e partiremo dall’inizio.”
“Hell’s Kitchen?” domandò Morales, dubbioso.
“No. Il CDI ci cercherebbe subito lì.” rispose Cardinale decisa.
“Allora, che ne dici di RockLand?” domandò Garrie, ispirato. 
Lo sguardo d’intesa che i quattro si scambiarono parlò per loro.
“Ci serve un de-digitalizzatore” sentenziò Cardinale “Mica possiamo usare quelli del CDI…ci faremmo beccare subito."
"Lo so io chi ci può aiutare" sorrise Garrie malignamente "Richard, il barista dell’Anemy Pub. Ha una stazione di de-digitalizzazione illegale da far invidia al ponte di comando di Orion 3W. Dovrebbe essere a casa a dormire, adesso…ho un certo favore da ricambiare con impazienza."
"Allora, si va?" tuonò Patterson, battendo i piedi pronto all’azione "E come faremo ad  incontrare Lucy eludendo la sorveglianza del SuX, del CDI, di Masterson e di sua zia Bertha?"
"Oh, qualcosa ci verrà in mente di sicuro" sentenziò Morales, semiserio “Il CDI sta arrivando: schiodiamo le tende.”
*             *             *
Pochi minuti dopo, la squadra Epsilon Centauri arrivò davanti all’appartamento di Morales, O’Brian e Patterson per  prendere in consegna i componenti della squadra Tau Centauri. Il capitano Jennings conosceva di fama quelle teste di legno della Tau e si aspettava una vibrante resistenza da parte dei Runners, cosa che lo aveva messo di cattivo umore già di prima mattina. Fu sorpreso di trovare la porta socchiusa: entrarono nell’appartamento silenzioso e in disordine con le armi a mezz’asta, guardinghi. Alcune tazze di caffè ancora caldo troneggiavano sul tavolo della cucina, un vestito rosa da donna tutto stropicciato fu trovato in una camera con il letto ancora tiepido. Ma nemmeno l’ombra di un Runner in giro. Jennings si stava guardando intorno perplesso ed esasperato: che diavolo avevano in mente quei debosciati della Tau Centauri?  
“Capo.” lo chiamò uno dei suoi compagni.
Jennings si girò dalla sua parte: su una mensola, in mezzo a chiavi e cianfrusaglie, quattro targhette da Runner erano state ammonticchiate senza tante cerimonie. Jennings non aveva nemmeno bisogno di leggere i nominativi per sapere di chi fossero. Attivò l’interfono e chiese di parlare direttamente con il generale Scott.
“Generale, abbiamo un problema” disse cercando di non mostrare la sua irritazione “La Tau Centauri si è ammutinata.”
*             *             *
Ore 07,30 nella sala riunioni del CDI: mentre Scott ormai non sapeva più che scuse rifilare ai dieci membri del consiglio delle Orion, che sedevano con aria oltraggiata attorno all’elegante tavolo di vetro, Damon se ne stava in disparte cercando di rendersi invisibile. Cosa che non gli riusciva molto bene, essendo stato nominato sommo capro espiatorio dell’ammutinamento della Tau Centauri. Scott per poco non lo uccideva con gli occhi: per l’ennesima volta si rivolse a lui, trattenendo a stento il desiderio di ammazzarlo su due piedi.
"Richner, per l’ennesima volta: dove diavolo sono finiti gli altri della squadra?!?" tuonò facendo inciampare le parole nei denti.
"Per l’ennesima volta, generale: non lo so" rispose Damon con quanta più calma possibile "Non sono a casa, non sono raggiungibili all’interfono, non sono al CDI e io non sono stato informato di NIENTE! Ne so tanto quanto lei e mi creda, preferirei non esserci nemmeno io, in questo momento…"
"E della scomparsa del generale Benson? Non sa niente nemmeno di questo?!?"
Come richiamato dalla grazia divina, dalla porta scorrevole entrò trafelato David che si fermò di botto alla vista del plotone di esecuzione di sguardi che aveva davanti.
"Buon…giorno…hem..." balbettò. Scott quasi non lo fece finire di parlare: si scagliò verbalmente su di lui, tuonando domande e improperi contenuti ad esclusivo beneficio dei dirigenti che continuavano a borbottare la loro indignazione senza interferire nell’interrogatorio di Scott. David riuscì ad infilare poche attonite risposte, da cui Scott, alla fine, dedusse che anche David, come Damon, era all’oscuro delle ragioni per cui la Tau Centauri si era ammutinata. Quando finalmente decise di sciogliere la riunione e congedò il consiglio prostrandosi in scuse, Damon riuscì ad avvicinare David e a parlargli a fior di labbra.
"Davvero non sai niente?" mormorò lontano dalle orecchie di Scott.
"Assolutamente" decretò accorato il giovane "Quando mi sono svegliato stamattina ero in un ritardo assurdo: ho sentito i messaggi del CDI di presentarmi qui immediatamente e sono corso di filato, credendo di essere fucilato per il ritardo…ne so meno ancora di voi, credimi. Che è successo?"
"Qualcosa bolle in pentola" borbottò Damon, irritato "L’ultima volta che hanno visto qualcuno della Tau in giro è stato stanotte, quando Pat, Morales e Garrie sono andati a prelevare Cardinale che era in piena crisi etilica all’Anemy Pub. I vicini di appartamento dicono di aver sentito voci e rumori fino ad un’ora fa, circa. Poi, più niente. Sono spariti tutti, e senza nemmeno avvisare noi."
"Diavolo" mormorò David, solidale "E adesso che facciamo?"
"Niente" rispose Damon, affranto "Ci sorbiamo lo shampoo di Scott, ce ne andiamo a casa col capo cosparso di cenere e aspettiamo che qualcuno si metta in contatto. Elijah e gli altri hanno abbastanza pelo sullo stomaco da meritarsi la mia completa fiducia: mi metterò fermo e buono ad aspettare che si facciano vivi. Prima o poi qualcosa succederà."
"Magnifico." piagnucolò David, mentre Scott, liquidati gli ospiti, si dirigeva verso di loro a passo di carica.
* * *
Spia era il suo nome e Vendetta il suo cognome.
Tutto stava procedendo secondo i piani: i Runners della Tau Centauri erano pubblicamente fuorilegge, cosa che non poteva che ostacolarli nelle loro mosse; Benson ed il suo scomodo bagaglio di sapere erano al sicuro; non si doveva fare altro che aspettare il momento giusto per concludere il gioco, una volta per tutte.
Fu con immenso piacere che attivò la comunicazione con il  suo capo, impassibile e remoto al di là dello schermo.
"Allora, tutto secondo i piani?" chiese alla fine Masterson con voce morbida e pericolosa.
"Tutto quanto" ammise trionfante l’uomo "La Tau Centauri è sicuramente già in cerca di Lucy. E la troveranno, ne sono certo.”
“Sicuro che non abbiano sospettato…?”
“Sicurissimo” rispose la Spia con un sorriso subdolo “Quando li ho chiamati, stamattina, non si sono posti nemmeno il pensiero di mettere in dubbio quello che dicevo. Si fidano di me: dopotutto, faccio parte della squadra, ormai.”
“Non ne sarei così certo” rispose Masterson, monocorde “Comunque, tieni d’occhio anche Richner: se vorranno mettersi in contatto con lui, dovremo saperlo immediatamente.”
“Sì.” rispose la Spia con convinzione.
"Devi trovarli" ordinò infine Masterson girandosi verso di lui e nella sua voce implacabile la Spia riconobbe un’autentica minaccia "Loro ti porteranno da Lucy. Appena la trovano, tu dovrai ucciderla. Subito, prima che possano parlare. Sono stato chiaro?”
"Sissignore" si affrettò a rispondere David Hanson, la Spia “La Tau Centauri troverà Lucy ed io la ucciderò.”
 
  
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