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Autore: Fleur Isabelle Delacour    07/10/2011    1 recensioni
Nova Genera.
Una nuova verità scientifica non trionfa perchè i suoi oppositori si convincono e vedono la luce, quanto piuttosto perchè alla fine muoiono, e nasce una nuova generazione a cui i nuovi concetti diventano familiari.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nuova generazione
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Cap. 2:

 

Roxanne

 

 

Lo guardò prendere il Cappello Parlante, posarselo sulla chioma rosso fiammante e ascoltare.

Chi era quel Mortimer Light? Perchè nessuna delle tirapiedi l'aveva informata dell'arrivo di un nuovo studente? E perchè diavolo aveva la stessa sfumatura di capelli dei Weasley? Era forse uno della massa di teste rosse dei suoi parenti?

Con un cenno a una delle ragazze sedute poco distanti da lei, la avvisò che voleva sapere tutto del nuovo arrivato entra la fine della serata, poi tornò a guardarlo mentre il Cappello urlava -GRIFONDORO!- e lui si avviava al tavolo festante.

Cattivo sangue non mente mai...

-Rox, chi è quel rosso?- domandò la voce annoiata di Helena Nott, sua migliore amica.

Lei scosse la testa -No, ma guardalo: Freddie l'ha già inglobato nel suo giro di amichetti- disse con tono freddo giocherellando con il cibo nel suo piatto.

-E' il mio fratellastro- intervenne una ragazzina bionda di circa tredici anni.

Roxanne alzò un sopracciglio, come a dire 'Parla!', e la riconobbe come Anne Marie Flitt, terzo anno, Serpeverde.

-Mortimer frequentava Durmstrang prima che mio padre sposasse sua madre e sinceramente speravo finisse qui a Serpeverde o magari a Corvonero, visto che sua madre apparteneva a quella Casa...- raccontò Anne Marie scuotendo i lunghi capelli biondi.

-Chi è suo padre?- chiese Roxanne, fingendosi disinteressata.

-Non lo so. Non lo sa nemmeno lui a dire la verità- rispose la bionda tornando a mangiare.

E dire che le sembrava di averlo già visto da qualche parte... In ogni caso, lei aveva cose più importanti a cui pensare, come per esempio la festa di quella sera, l'attrazione per quel dongiovanni di Max, fratello della sua migliore amica e quel rompipluffe di suo fratello che non perdeva occasione per duellare con lui.

Oppure il deludente Smistamento dei tre cugini che quell'anno erano giunti ad Hogwarts: James, Dominique e Ninfadora. Tutti e tre Grifondoro.

Insomma ma i Weasley non si decidevano mai a cambiare un po'? Erano tutti rosso oro, tranne sua cugina Victoire, l'unica normale in quella banda di pazzi.

-Rox, vieni? Dobbiamo prepararci- la chiamò Lucretia Greengrass, altra sua migliore amica.

Si alzò sorridendo a Victoire, al tavolo dei Corvonero, e scese nei sotterranei per prepararsi per la festa da lei organizzata.

Qualche ora dopo, al seguito di un party strepitoso, vagava per Hogwarts con le scarpe tacco dodici in mano, un'aria affranta e una sbronza coi fiocchi.

Le parole che il suo gemello Fred le aveva rivolto le pesavano come un mattone.

Sei solo una stronza superficiale, Roxie, non sai pensare ad altro che ai ragazzi e ai vestiti.

Lei era davvero quella sbagliata? Quella superficiale che pensava solo all'esteriorità?

Non voglio che a scuola si dica che mia sorella è una...

Lei era davvero una puttana? Aveva solo commesso l'errore di baciare Nott, anzi, quasi baciare, perchè le loro labbra non si erano nemmeno sfiorate data l'interruzione di Fred.

Si accasciò al muro, sncora con le scarpe in mano, mentre una sola unica lacrima solitaria le scivolava sul bel volto dalla carnagione olivastra.

Questo non è classificabile come pianto, vero?

Eccola lì, Roxanne, sempre occupata a non cedere, a mostrare al mondo la sua perfetta figura di algida e fredda Regina delle Serpi.

Ma a volte sentiva crollare la maschera, la sentiva cadere, sbriciolarsi, magari sotto il peso di una frase di troppo, di un insignificante dettaglio che stonava con la sua perfezione.

Voleva mostrarsi forte, lei disprezzava i deboli.

Eppure, lei era forse forte in quel momento?

Certo, di solito non si poteva negare che lo fosse, ma ora?

Roxanne era sempre stata una bambina fredda e sarcastica, distaccata e altera.

E le piaceva questo suo essere lei, però a volte si sentiva maledettamente sbagliata.
Ma Roxanne Weasley, al Regina delle Serpi, non poteva essere sbagliata.

Era una persona forte, però in certi momenti aveva bisogno di qualcuno che la sapesse tirar su di morale. Qualcuno che la maggior parte delle volte erano le sue amiche, ma quella sera non aveva nemmeno voglia di stare con loro.

A Serpeverde è facile pensare che il mondo sia esattamente come appare, raffinato, elegante, lussuoso ma a volte è sufficiente una piccola chiave per aprire la porta del lato oscuro, e Roxanne Weasley ora era da sola con sé stessa.

Maschera. La sua maschera.

E' difficile liberarsi di una maschera, non di quelle di Carnevale, certo, sto parlando delle altre, quelle che facciamo fatica a togliere: la maschera che indossiamo a scuola, in casa, a volte, purtroppo, anche con Dio. Ci comportiamo come gli altri si aspettano che ci comportiamo, ci adeguiamo, a volte passivamente, al giudizio altrui.

Chi era lei?

Chi sono?

Aveva avuto tante maschere in vita sua...

In passato aveva tentato di togliersi la prima, la maschera Weasley, quella seconda pelle che le era stata cucita addosso senza tener conto della sua personalità. L'aveva tolta... Non sfilandola, no, sarebbe stato impossibile, ma in un modo molto più ingegnoso.

Aveva dipinto un'altra maschera sopra la sua, creandosi come voleva, come si desiderava.

E si sentiva bene, il più delle volte.

Ma poi arrivavano le crisi, solitamente assopite con l'acquisto di nuovi abiti o con una festa degna di tale nome, però nemmeno così era perfetta, e allora via! Nuova maschera, nuovo disegno. Quadro sopra quadro.

Tentando disperatamente di copiare come meglio poteva la sue faccia, aveva dato il via ad un'altra persona.

Ora, quella maschera le stringeva, la soffocava.
Non posso cambiare quella che appaio, non ancora. Devo ritornare me. La me che amavo, quella che ho esiliato per paura del giudizio degli altri.
Era pronta per camminare a testa alta, il viso libero di respirare?

Sì.
Era pronta per affrontare il mondo senza difese? Sola con sé stessa?

Sì.
La maschera faceva male, era scomoda e non le si addiceva, ma era la sua maschera, era sua, la proteggeva e la teneva al sicuro.
Poteva andare in giro senza maschera?

Forse.

Tutti nascono a viso libero, ma nessuno esce dall'ospedale senza la sua maschera.

I dottori accerchiano la partoriente, e quando il bambino esce, uno di loro corre a tagliare il cordone, un'altro gli libera le vie polmonari con uno schiaffo secco, e mentre il lattante sputa liquido amniotico, ingoiando aria ed iniziando a strillare a pieni polmoni, un terzo non visto e non notato ma da sempre lì, da sempre presente in attesa, si avvicina a coprire quel viso contorto dallo sforzo con la sua maschera.
Ecco come succede.
Non lo ricordava, era troppo piccola, ma ormai sapeva che ogni bambino ha già una maschera prima ancora di accorgersene. Quando si è piccoli la maschera è larga e comoda, non se ne conosce lo scopo, è troppo presto per capire.
La rivelazione arriva più tardi, crescendo, quando la maschera inizia a farsi stretta e col passare degli anni qualcuno riesce a sfilare la sua, spesso senza nemmeno accorgersene, senza sapere quello che fa, ma gli altri bambini inconsapevoli e gli adulti che invece sanno fin troppo corrono a rimettergliela (la sua Maschera Weasley...), punendolo e schernendolo per la grave colpa, per aver infranto la tacita regola, il tabù da tutti inconsciamente conosciuto che si insinua lento, in segreto, come un cancro, finché non mette radici; ma quando te ne accorgi è troppo tardi.
Un veleno chiamato pregiudizio, che tutti imparano a sputarsi addosso come cobra, usando le maschere per proteggersi.

E lei ora la voleva togliere.

Sarebbe stato come essere nuda.

Respirare per la prima volta.

Rinascere.

Poteva?

Sì.

Sicura?

No.

Con una singola frase, incerta, che cominciava con un forse.

Forse lei era sbagliata.

Quello era stato l'unico attimo in cui il suo vero viso si era svelato, ma poi il veleno aveva colpito, fulmineo, crudele, senza scampo.

Era debole?
Aveva odiato la Maschera Weasley.
L'aveva odiata, con un odio profondo e viscerale, e con una rabbia che ribolliva nel sangue e la faceva ringhiare ed urlare in silenzio. Beh, ok, ammettiamolo: non proprio in silenzio...
Ora odiava la sua.

Poteva levarla?

Forse.

Sicura?

No.

L'aveva tenuta addosso talmente tanti anni da non ricordarsi più chi era.

Era logico che la sua famiglia non la volesse.

-Ehi, Principessa- una voce la chiamò, ma lei sembrò non udirla.

-Cos'è successo?-

Roxanne posò la testa sulla sua spalla, una seconda lacrima a rigarle il volto, a uscirle dagli occhi azzurrissimi.

-Vuoi che uccida tuo fratello?-

Perchè lui la capiva?

Lui la capiva per chi era davvero, non per la maschera.

E non aveva paura.

Forse lei non era così orribile.

Forse poteva essere sé stessa.

-Max...- mormorò aggrappandosi a lui, come un uomo che sta per annegare tenta di aggrapparsi ad una roccia.

E pianse come poche volte le era accaduto in sedici lunghi anni.

Ora poteva togliere la maschera?

Sì.

Dopo una notte di lacrime, scese a colazione con un sorriso: si sentiva leggera.



NdA:

Ciao a tutti!
Lo scorso capitolo non ha auto molto successo, ma ho deciso comunque di pubblicare quest'altro per vedere se magari va un po' meglio.
Come avrete notato, ho diciamo aumentato i membri della famiglia Weasley (che vedremo meglio in seguito) aggiungendovi Ninfadora e Arthur Weasley (figli di Charlie, per intenderci).
Spero che questo capitolo piaccia, anche se personalmente non lo trovo un granchè. Nelle mie scorse ff avevo reso Roxanne troppo senza cuore, ma qui, pur non distruggendo il suo carattere e il suo personaggio, ho voluto interare il suo carattere con qualche debolezza.
Roxanne si mostra forte per non demolire la sua reputazione e la sua immagine, ma in verità vuole solo essere capita, e Nott in quel momento è l'unico in grado di farlo.
Ad ogni modo, credo (ma non ne sono certa) che scriverò il prossimo capitolo ponendo come protagonista Victoire, oppure Dominique.
A presto, spero,
Alice

 

  
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