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Autore: artemide88    14/10/2011    14 recensioni
Isabella Swan ha iniziato a lavorare presso la sede newyorkese di una multinazionale. il suo capo? Edward Cullen, ovviamente. non si sopportano ma lei ha bisogno di un lavoro e lui di una segretaria. e poi c'è una promessa da mantenere...buona lettura!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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cap 14
Holà! Grazie mille per la splendida risposta al capitolo scorso. spero che anche questo susciti altrettanto interesse.
Posto e vado a rispondere alle recensioni, promesso =)
Buona Lettura!




CAPITOLO 15 – CHI È LEI?


Isabella fissò sconcertata il foglietto teso verso di lei.

“cosa c’entrerebbe sua figlia con me?”

Philip Dywer abbassò il capo, tristemente. “siediti Isabella, per favore.”

Il dolore intriso in quella richiesta spinsero la ragazza a riprendere posto al tavolo.

“mia figlia è morta tanti anni fa.”

Isabella si diede della stupida insensibile, per essere stata così scontrosa all’inizio non avendo capito il dolore e la tristezza di quell’uomo tutto d’un pezzo ma schiacciato dalla mancanza. Charlie non aveva mai tenuto un corso di buone maniere.

“mi dispiace. Eppure continuo a non capire.”

Per tutta risposta l’uomo le tese ancora una volta la fotografia che lei finalmente prese. La guardò e la riguardò, senza distogliere lo sguardo da quella bella donna sorridente, seduta su un’altalena in mezzo a un giardino. Una grande casa coloniale bianca sullo sfondo. Isabella gliela riconsegnò, capendo quello che Philip tentava di dirle.

“la somiglianza tra te e Renèe è impressionante.” Commentò lui. “aveva una figlia, sai? Si chiamava Isabella.” il cuore della ragazza mancò un colpo. Il signor Dywer che sempre aveva ammirato, cercava in lei una sostituta della figlia e forse anche della nipote, visto che parlava di lei al passato. Non era piacevole essere paragonate a una donna morta.

Isabella cercò di far ricorso a tutta la sua umanità e delicatezza. “signor Dywer, io non sono sua nipote e non posso esserlo. Il nostro rapporto è prettamente professionale e la sfera personale non è contemplabile. Mi dispiace tantissimo.” Isabella questa volta si alzò decisa a porre fine a quell’imbarazzante pranzo. “ci vediamo in ufficio, signore.” si voltò verso l’uscita, ma la voce di Dywer la fermò.

“immagino che Charles non fosse molto felice di sapere che mi hai conosciuto, l’altro giorno al telefono.” Isabella rimase immobile per un secondo, la schiena rivolta all’uomo. Un brivido la percorse e, dandosi della pazza, riprese a camminare. Il fatto che Charlie fosse un diminutivo abbastanza comune di Charles non c’entrava nulla. Suo padre si chiamava da sempre Charlie...

Ma certo! Si diede della stupida per non averci pensato prima! Doveva esserle sfuggito il nome di suo padre al telefono, mentre cerca di zittirlo, e Dywer doveva aver confuso il nome.

Con il cuore e la mente più leggera, tornò verso l’ufficio, fermandosi in un bar per prendere qualcosa da mangiare. Una caprese non riempie lo stomaco. Anche se i discorsi e le insinuazioni di Philip Dywer lo avevano ristretto sensibilmente.

***

“Isabella? isabella!” Edward Cullen uscì dal suo ufficio a passo di carica e le si avvicinò scocciato. Il suo telefono continuava a suonare, cosa che non sarebbe dovuta succedere. All’inizio aveva pensato che Isabella non fosse ancora rientrata dal pranzo con il signor Dywer, implicitamente le aveva dato tutto il pomeriggio libero, ma quando l’uomo aveva telefonato chiedendo come mai la ragazza non rispondesse al telefono, visto che era rientrata in ufficio qualche ora prima, Edward si era allarmato. Era seduta alla sua scrivania eppure non faceva il suo lavoro?! Inammissibile!

L’irritazione lasciò il posto alla preoccupazione in Edward che la vide sotto una luce diversa per la prima volta in mesi. Lei si era sempre dimostrata forte e combattiva, non lasciava mai trasparire nessuna emozione. Seria e professionale, si era ricreduto sul suo conto. Aveva fatto un grande affare ad averla in squadra, anche se non lo avrebbe mai ammesso con la diretta interessata. Preferiva di gran lunga stuzzicarla e continuare a testarne i nervi, tanto nessuno dei due avrebbe ceduto. Edward di sicuro non l’avrebbe licenziata.

Già, normalmente Isabella non si lasciva distrarre da nulla. Normalmente Edward non avrebbe avuto nulla da rimproverarle, anzi spesso accadeva che lei rimproverasse lui. E i motivi erano vari.

Invece quella vota, la vedeva cupa, lo sguardo perso nel vuoto e le mani congiunte in grembo, persa in chissà quali oscuri pensieri.

“Isabella? provò di nuovo a chiamarla. “stai bene?” la scosse leggermente per ottenere una qualche reazione. Lei si riscosse e in quel momento il telefono suonò. Rispose professionale comunicando all’interlocutore che gli avrebbe passato il suo capo al più presto. Stava per schiacciare il pulsantino per passare la comunicazione nell’ufficio di Edward, quando lui prese la conversazione.

“Edward Cullen. Buongiorno. No, ora sono occupato, la richiamo io Roger.”

Isabella lo fissò, non si era accorta della sua presenza alla sua scrivania. Sembrava imbambolata.

“ehi.” Edward le sorrise. La ragazza lo trovò un gesto strano ma rassicurante, non lo aveva mai visto così attento nei suoi confronti. Il capo si sedette sulla scrivania, spostando alcuni documenti. “va tutto bene?”

“si, signore, tutto bene, signore.”

“a me non sembra e nemmeno al mio telefono. Non è da te farti scappare così tante telefonate. Da quanto sei tornata dalla pausa pranzo? Credevo che fossi ancora fuori...come è che sei così...distratta?”

“cosa sa lei di Philip Dywer?” Isabella si lasciò sfuggire la domanda che la tormentava. Chi era quell’uomo? Cosa voleva davvero da lei?

Aveva deciso di non pensare a lui mai più, ma anche non volendo rivedeva la foto di Renèe Dywer davanti agli occhi. anche perché l’aveva cercata su internet e l’aveva fissata per un tempo indefinito. Non aveva, però, trovato altre notizie sulla donna.

“ci ha provato con te?” nessuno dei due rispondeva alle domande dell’altro, come se stessero portando avanti due discorsi totalmente diversi. Lei interessata alla vita di un signore anziano, lui interessato solo al fatto che l’uomo avesse messo gli occhi sulla sua segretaria.

Ma il silenzio di Isabella non si interrompeva. Edward sospirò. “credevo sapessi tutto di lui, l’altro giorno ne parlavi ammirata, per questo ti ho costretta ad andare a pranzo con lui.” Si, se ne era accorto di quanto la ragazza fosse in gamba e avesse le conoscenza giuste per poter aspirare a qualcosa di meglio e lui sotto sotto le aveva voluto offrire una possibilità. Philip Dywer era in pensione ma era ancora il meglio che si potesse trovare in circolazione.

“professionalmente so tutto di lui. Intendo che cosa sa della sua vita privata...”

“so poco, in realtà. Ha sposato la sua segretaria, credo che abbia un debole per la categoria...” Edward sorrise e pensò che capiva benissimo l’uomo. Se la segretaria di Dywer avesse avuto solo un decimo del fascino che aveva Isabella...la quale lo invitò gentilmente con la mano di andare avanti. “lavorava per un’importante azienda di armi. Circa venticinque anni fa questa azienda fallì e lui lavorò per un periodo per mio padre, prima di ritirarsi in Costa Rica a godersi la pensione. Non so altro.”

Isabella fissò lo schermo del computer. “è quello che so anche io, a grandi linee. Ma poi salta fuori questa.” Isabella voltò verso il suo capo lo schermo del computer. “è la figlia, Renèe Dywer. A lei è intitolata una fondazione per le famiglie di vittime di crimini violenti, come rapine in banca o stragi nei campus...”

Edward ricollegò il nome della fondazione a cui avrebbe dovuto devolvere il compenso per la consulenza di Dywer. Ma ciò che lo lasciò senza fiato fu la straordinaria somiglianza tra Isabella e la donna nella foto.

“aveva una figlia di nome Isabella...”

Si mise a ridere, improvvisamente colpito da un pensiero.

“non ci trovo nulla da ridere.” Disse la ragazza, ma sentì la tensione accumulata sin ora stemperarsi un poco, come se la risata del capo fosse una buona ed efficace medicina.

“è assurdo.”

“per fortuna lo pensa anche lei!”

“tu non puoi essere imparentata con Philip Dywer.”

“e perché?” ora che il nodo allo stomaco la stava lentamente lasciando poteva concedersi un sorriso tirato.

“i suoi genitori!” rispose lui come se fosse ovvio. Evidentemente dalla faccia di Isabella, non doveva essere così semplice. “lei ha due genitori e a meno che non l’abbiano rapita da piccola –e allora non mi spiego perché non abbiano chiesto un riscatto, visto che i Dywer erano e sono molto ricchi...”

“sta divagando.” Lo riprese per portarlo sulla retta via.

“ah, si dicevo. È una semplice coincidenza questa somiglianza, Isabella. chiami sua madre e suo padre, si faccia dire che è figlia loro e non di questa fantomatica Renèe.” concluse indicando lo schermo. Isabella ritornò nello stato tristemente cupo di poco prima.

“mia madre è morta quando ero piccola e mio padre non parla mai di lei.”

Il sorriso del signor Cullen si scongelò e rimase solo uno spettro di quello che fu. Rivolse uno sguardo allo schermo e uno alla sua segretaria.

Chi è lei?




p.s.: rieccomi!! sinceramente sono soddisfatta di questo capitolo.
si intravede qualcosa del mistero e Edward e Bella iniziano ad avvicinarsi. Nel prossimo capitolo lo faranno ancora di più =)
fatemi sapere la vostra opinione...naturalmente!
a tra una settimana!!! ciao!! =)

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