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Autore: emmahp7    23/10/2011    9 recensioni
Camminare, correre, seguire, indietreggiare, abbandonare, rincorrere, lasciare, partire, tornare...
Quanti passi sono serviti a Ron e Hermione per raggiungersi? Ve li svelo in questa breve raccolta. Una serie di momenti collegati l'uno all'altro, ambientati tra il sesto anno e l'immediato dopo-guerra, ed ispirati alle note dei Foo Fighters.
A volte basta solo un passo per trovarsi, un passo dietro l'altro...
Il primo capitolo della raccolta si è classificato secondo al "Romione, Dramione, Fremione e Harmony contest" indetto da Alyssia98 sul forum di EFP.
Il quarto capitolo si è classificato al primo posto nei contest: "Lotta contro il tempo" di _Aras_; Het-Flash contest- di Ceci Weasley; [The seven year]La fine di un'era di Lalani, tutti indetti sul forum di EFP.
Genere: Fluff, Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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I’m walking after you

I’m walking after you

 

 

 

Another heart is cracked in two

I’m on your back

 

Walking after you – Foo Fighters -

 

 

 

 

« Che cosa ci facevi lassù con lei? » strillò Lavanda Brown, attraversando Harry con lo sguardo per fissare Ron e Hermione che uscivano insieme dal dormitorio dei maschi.

 Harry Potter e il Principe Mezzosangue p.436

 

 

 

Lavanda era livida di rabbia, Hermione non l’aveva mai vista così sconvolta. Quell’aria bellicosa non si addiceva affatto ai suoi lineamenti gentili, distorcendoli in modo da farla risultare tutt’altro che carina.

« Io… noi… ecco… mi stava aiutando… i compiti… » ascoltò farfugliare Ron, evidentemente spaventato dalla furia della ragazza.

« I compiti, eh? Certo, come no! » continuò a strepitare Lavanda. « Sempre la stessa scusa! Io non la sopporto! »

Hermione si vide puntare contro un dito minaccioso, ma Lavanda non la degnava di uno sguardo, fronteggiava Ron come se intorno non ci fosse nessun altro.

« Ma… ma… » lui provò a spiegarsi con un filo di voce.

« Cosa? Ti serve qualcuno che ti aiuti coi compiti? Non hai bisogno di lei, conosco decine di persone che saprebbero aiutarti molto meglio ».

Lavanda la sminuì di fronte ai Grifondoro presenti nella Sala Comune senza neanche guardarla, Hermione sentì un’ira feroce montarle velocemente dentro, s’impose di non rispondere a quella provocazione e prese dei respiri profondi per riuscire a calmarsi.

« Sono stufa! Scegli. O lei, o me! » gridò in ultimo Lavanda, così forte che tra i loro compagni di Casa piombò un silenzio imbarazzato, che durò però solo un attimo. Tutti gli spettatori che Lavanda si era appena guadagnata, tornarono rapidamente ognuno alla propria occupazione dopo essere stati fulminati dal suo sguardo assassino.

Ron la fissava senza parole, con le sopracciglia arcuate, smarrito, quasi come se gli avesse domandato a bruciapelo la formula per trasformare l’acqua in oro.

Anche Hermione era rimasta a bocca aperta, non credeva che Lavanda sarebbe mai arrivata a tanto. Si riscosse, alzò le mani in segno di resa. « Io me ne vado ». Aveva perso già abbastanza tempo appresso ad un gioco a cui non aveva nessuna intenzione di prestarsi.

Si voltò per raggiungere il buco del ritratto e mettere fine a quella scena ridicola, quando una mano la trattenne per il polso. Senza sapere cosa aspettarsi, si girò nuovamente ed incontrò gli occhi per nulla turbati di Ron.

Era stato lui a fermarla.

« Io ti vengo dietro » disse piano, in modo che potesse udirlo solo lei.

Hermione percepì l’irritazione scemare per lasciare posto allo stupore. Dalle dita di Ron che toccavano la sua pelle, si propagò un calore che arrivò a scaldarle le guance e lei non poté impedirsi di sorridere.

Lui lasciò scivolare la mano sulla sua fino ad intrecciare le loro dita, poi rispose al suo sorriso. « Te l’avevo detto, no? Che ti sarei venuto dietro… » sussurrò arrossendo leggermente.

« Ron? Che vuol dire? » riprese a parlare Lavanda con voce più acuta del normale. « Perché stai sorridendo? » era fuori di sé.

Ron non prestò la minima attenzione alle grida, indicò con un cenno della testa il buco del ritratto. Hermione annuì.

Si voltarono e raggiunsero l’uscita insieme.

« Dove state andando? Ron? Ron! »

I richiami di Lavanda aleggiavano attorno a loro, accompagnavano i loro passi, ma sembravano quasi rivolti a qualcun altro, Ron non si voltò a risponderle neanche una volta.

« E’ finita, Ron. Mi senti? Finita! »

Mentre lasciavano la Sala Comune e il buco del ritratto si richiudeva alle loro spalle, le urla di Lavanda si erano ormai tramutate in pianti disperati, Hermione e Ron riuscivano a sentirli addirittura oltre l’entrata serrata, ma non era più possibile capirne il senso.

« E adesso? » chiese Hermione quando rimasero soli, evitando di guardare Ron o le loro mani ancora unite.

« C’è solo una cosa che possiamo fare » disse lui.

« Cosa? »

« Corri! » gridò Ron filando via senza mollarle la mano.

Prima che potesse rendersene conto, Hermione stava attraversando il castello ad una velocità tale che non riusciva a distinguere i personaggi nei ritratti attaccati ai muri.

Ron correva davanti a lei, tirandola appena. Non c’era nessuno in giro per il castello a quell’ora, incontrarono solo il fantasma di Nick-Quasi-Senza-Testa, che si scostò al loro passaggio lamentandosi debolmente mentre tentava di tenere ferma sul collo la testa quasi decapitata.

Hermione era senza fiato quando raggiunsero il corridoio dove era situata la biblioteca. Ron interruppe la corsa e lei si fermò di conseguenza.

« Sei… completamente… impazzito? » riuscì a dire mentre ansimava vistosamente. Strattonò via la mano dalla stretta di Ron per portarsela sul cuore, batteva così veloce che pensò le sarebbe schizzato fuori dal petto. « Che ti è saltato in mente? »

« Credimi… sarei impazzito se fossi rimasto un minuto di più lassù… con lei… » anche Ron era affannato, restava piegato in due dallo sforzo, con le mani sulle ginocchia.

Quando si rimise dritto si guardarono seri, boccheggiando ancora.

Ci fu un momento di silenzio totale, in cui si sentivano solo i loro respiri che pian piano diventavano più regolari; gli occhi di Hermione s’incatenarono a quelli di Ron. Lui aveva uno sguardo strano, scintillava di mistero ed eccitazione, e lei avrebbe voluto essere in grado di leggere dietro l’azzurro delle sue iridi.

D’improvviso lui si mise una mano sulla bocca e prese a sussultare, sembrava che singhiozzasse.

Il singhiozzo prese a scuoterlo sempre più violentemente, tanto che dovette di nuovo piegarsi su se stesso.

Hermione, sbigottita, gli si avvicinò di un passo mentre lui si dimenava.

« Ron? »

Non aveva la più pallida idea di come comportarsi.

Ma Ron non stava piangendo come aveva creduto Hermione all’inizio, Ron rideva.

In realtà si stava letteralmente sbellicando.

Lei lo osservò ancora un po’, confusa, intanto la risata cresceva d’intensità fino a diventare contagiosa, ed alla fine non riuscì più a trattenersi dal seguirla.

Hermione rise così forte che dovette tenersi la pancia con le mani. Dopo qualche minuto la mascella si era indolenzita ed era di nuovo senza fiato, e non sapeva neanche esattamente cosa c’era di così buffo in ciò che era successo, ma non rideva così con lui da mesi, e non avrebbe mai voluto smettere.

« Dico, ma l’hai vista? Mancava poco che le uscisse il fumo dal naso! » affermò Ron quando la risata si esaurì, asciugandosi le lacrime scatenate dall’attimo d’ilarità. « Assomigliava allo Spinato che Harry ha affrontato nel torneo Tremaghi! »

« Non sei molto carino, è la tua ex-ragazza, dopotutto » considerò Hermione ricomponendosi.

« Sì. Ex. Finalmente! » Ron portò le braccia al cielo in segno di vittoria, come se avesse appena eseguito una parata degna della finale del campionato del mondo di Quidditch.

Hermione scosse la testa fingendo disappunto, ma era divertita. Doveva ammettere che quella risata e quelle parole le avevano sollevato il morale. Era bello aver ritrovato la sintonia con Ron, anche se ci era andata di mezzo Lavanda. Guardò il soffitto e la immaginò mentre si disperava nell’abbraccio consolatorio di Calì Patil.

« Credi che si riprenderà? » chiese. In fondo le dispiaceva per lei, ricordava perfettamente di essersi trovata in una circostanza simile, e sapeva che non era affatto piacevole.

« Penso che non avrà problemi » rispose Ron. « Anche se… »

« Anche se? » Hermione tornò a rivolgergli lo sguardo.

« Anche se credo che per un po’ di tempo dovremo starle alla larga. Lavanda è piuttosto brava con le fatture » la informò lui con un’alzata di spalle.

Hermione sospirò e si guardò attorno. Cosa avrebbero fatto ora? La Sala Comune era momentaneamente off-limits, e loro avrebbero dovuto occupare il tempo in attesa di Harry, che in quel momento stava tentando di estorcere il ricordo sugli Horcrux a Lumacorno

« Grazie » sentì dire a Ron.

Hermione portò di nuovo l’attenzione su di lui.

« Per cosa? » gli domandò.

Ron sembrava indeciso e lievemente in difficoltà, lei se ne accorse perché le sue orecchie cominciavano a diventare rosse, teneva gli occhi bassi e non riusciva a restare fermo sul posto.

« Perché eri lì con me e… »

Hermione si accigliò. « Io non ho fatto proprio niente » lo interruppe scoprendosi di colpo di nuovo un po’ irritata, non le stava mica dicendo che era a causa sua se lui e Lavanda si erano lasciati?

Ron finalmente la guardò. « No, infatti. Ha fatto tutto lei ».

Hermione alzò un sopracciglio. « Penso che anche tu abbia la tua parte di responsabilità ».

Lui distolse nuovamente lo sguardo. « Sì, beh, certo… però… lei mi ha chiesto di scegliere ».

« Oh »  la stizza divenne sorpresa, poi imbarazzo. Hermione deglutì, « E quindi hai scelto… »

« Ehm… credo di aver scelto già da un bel po’… » ammise Ron ormai visibilmente a disagio, massaggiandosi la nuca e fissandosi le scarpe.

Hermione pensò di essere stata nuovamente pietrificata, perché non riusciva a muovere neanche un muscolo; evitando persino di respirare, continuava a starsene immobile di fronte a lui che si ostinava a tenere la testa bassa e dondolava da un piede all’altro.

Inaspettatamente la porta della biblioteca si spalancò, facendo sobbalzare entrambi, spezzando di colpo la tensione che li aveva zittiti.

Madama Pince, la bibliotecaria, in piedi sulla soglia, li squadrò per qualche secondo prima di parlare: « Allora c’era qualcuno. Mi era sembrato di aver sentito ridere. Signorina Granger! Cosa ci fai qui? »

Hermione, colta di sorpresa, trasalì. « Ecco… io… noi… » balbettò, sbattendo velocemente le palpebre. Dopo un attimo di smarrimento rispose la prima cosa che le saltò in mente: « Avevamo bisogno di consultare dei libri! »

Ron si girò di scatto verso di lei, spalancò gli occhi, stupito, poi sul suo volto si dipinse una smorfia di puro disgusto. « Che-che cosa? »

Hermione lo fulminò con lo sguardo, lui si riscosse e tentò di rimediare: « Ecco, sì. No! Ehm… come ha detto lei! »

Madama Pince incrociò le braccia al petto, sembrava piuttosto seccata. Rimase qualche istante in silenzio, valutandoli alternativamente, con gli occhi ridotti a fessure, come se in quel modo avesse potuto sondare le loro menti e scoprire un eventuale complotto. Hermione sbirciava Ron che seguitava ad annuire impercettibilmente con un’espressione a metà tra il terrorizzato ed il colpevole stampata in faccia, e lei non riusciva a decidere se doveva trattenersi dal ridere di nuovo o prenderlo a schiaffi. Si morse le labbra e sperò che il cipiglio indagatore della bibliotecaria si placasse alla svelta.

« Fate in fretta, avete solo un’ora, poi dovrò chiudere la biblioteca » concesse infine Madama Pince.

Hermione tirò un sospiro di sollievo.

«E non voglio sentire una sola parola! » li avvertì la donna in ultimo sciogliendo le braccia ed aprendo un po’ di più l’uscio per lasciarli entrare. Si affrettarono a superarla mentre lei persisteva a squadrarli, sospettosa.

« Saremo muti come pesci, signora! » garantì Ron mentre le passavano di fianco.

L’espressione di Madama Pince si fece ancora più infastidita. Hermione sbuffò e schiacciò un piede a Ron che provò a protestare, ma lei gli lanciò un’occhiata di sbieco che spense i suoi reclami tramutandoli in un mugolio indistinto.

Una volta dentro, Hermione si diresse spedita allo scaffale che conteneva i libri d’incantesimi avanzati, recuperando febbrilmente diversi volumi e poggiandoli sul tavolo da studio più vicino.

Ron la seguì trascinando i piedi e ciondolando la testa, si lasciò cadere su una delle sedie che contornavano il tavolo che Hermione aveva scelto, con un gemito sconsolato.

« Che cavolo ci facciamo qui? » sussurrò mentre lei gli prendeva posto accanto.

« Non possiamo tornare subito in Sala Comune, no? » rispose Hermione con un filo di voce, nascosta per metà dentro un libro di tremila pagine.

« No, immagino di no » rassegnato, Ron poggiò la fronte sul legno e si mise a bofonchiare: « Ma perché, perché finiamo sempre in biblioteca? Perché le hai detto che dovevamo consultare dei libri? Non potevamo andare in qualche altro posto? Qui non si può nemmeno parlare… »

« E’ colpa tua » sibilò lei, innervosita da quelle lamentele.

« Mia? » Ron si tirò su per guardarla.

Lei prese a fogliare le pagine con rabbia, « Sì, con quel tuo ho scelto, non ho scelto… mi hai mandato in confusione, va bene? Non mi è venuto in mente nient’altro! »

« Ti ho mandato in confusione? » Ron sgranò gli occhi sorpreso.

Hermione si sentì arrossire, affondò ancora di più il naso nel libro.

Per un po’ calò di nuovo il silenzio, l’unico suono udibile era il fruscio delle pagine che Hermione voltava senza sosta. Quel rumore familiare riuscì a tranquillizzarla. Si accorse con la coda dell’occhio che Ron la guardava fissa, voltò il viso verso di lui che però distolse immediatamente lo sguardo, ma lei riuscì lo stesso a notare che ostentava un ghigno compiaciuto. Le orecchie di lui avevano ricominciato ad arrossarsi.

« Senti… prima… quando siamo stati interrotti, io volevo dire… » ricominciò a farfugliare Ron.

« Io penso che per oggi tu abbia detto abbastanza » lo interruppe Hermione.

« Eh? » gli scappò fuori così forte che, dall’altra parte della stanza, Madama Pince li richiamò con un sonoro « Silenzio! » che li portò a sprofondare nelle rispettive sedute.

Mentre apriva un altro paio di testi, mostrandosi interessata al loro contenuto, Hermione riuscì a mormorare: « Non devi dirmi niente ».

Ron, con la fronte aggrottata, la osservò interdetto, allora lei spiegò: « Facciamo un passo alla volta ».

« Un passo alla volta » ripeté Ron pensieroso.

Hermione annuì. Non voleva spezzare un equilibrio che si era appena ricostituito. Ci sarebbero state altre occasioni per parlare, momenti più giusti, situazioni più adatte, avrebbero dovuto impegnarsi a ricrearle. « Solo… continua a starmi dietro… » concluse lei rivolgendogli un breve sorriso mentre sentiva le guance andare ancora una volta a fuoco.

Il volto di Ron si distese e dopo un momento sorrise anche lui. « Facciamo un passo alla volta » affermò deciso, si strofinò la nuca e tornò a dedicarsi ai tomi che invadevano il tavolo. « Ed ora cosa combiniamo con tutti questi libri? » chiese cambiando discorso.

« Li leggiamo, Ron! » rispose lei riprendendo il controllo delle proprie emozioni.

Lui strabuzzò gli occhi. « Cosa? Tutti? »

« Dobbiamo aspettare Harry, no? Chissà quanto ci vorrà… »

Ron squadrò la moltitudine di volumi sparsi di fronte a lui. « Merlino, uccidimi! » piagnucolò portando gli occhi al cielo.

« Quanto sei scemo! » ridacchiò Hermione.

« Secchiona! » ribatté lui.

Magari sarebbe stato solo mezzo passo alla volta, ma Hermione sapeva che il discorso non era chiuso, solo rimandato, che avrebbe dovuto contare ancora innumerevoli passi all’arrivo, ma stavano camminando, la direzione era quella giusta. Non c’era bisogno di correre, ora che procedevano di nuovo mano nella mano, si sarebbe goduta ogni singolo centimetro di quel percorso.

Hermione continuò a sghignazzare e Ron si unì alla sua risata, guadagnandosi un altro furioso richiamo da Madama Pince

Magari sarebbe stato solo mezzo passo alla volta, ma per adesso andava bene così.

 

 

 

 

 

Ok. Prima che mi tiriate pomodori ed ortaggi vari, voglio spiegarvi ciò che avete appena letto. O almeno perché l’ho scritto. Questa è la mia versione di come si sono mollati Ron-Ron e Lav-Lav; Hermione era presente quando è successo, quindi mi ha sempre stuzzicato l’idea di questo missing moment. Sì, va bene, ma perché poi va a finire così? Semplice: quando ho letto “Il Principe Mezzosangue” per la prima volta, alla rottura di Ron e Lavanda ho pensato: « E’ fatta! Adesso Ron dichiarerà ad Hermione che è cotto di lei, lei ammetterà che non poteva più stare senza di lui, e vissero tutti felici e contenti… » invece si sono portati avanti la “situazione di stallo” per quasi tutto un altro libro. Ne consegue che deve esserci stato qualcosa nel mezzo, qualcosa che li ha fermati. Quello che avete letto è quel “qualcosa”: ormai entrambi sanno che tra loro c’è più di un’amicizia, ma non è arrivato ancora il momento di parlare chiaro. E chi se non Hermione poteva rendersene conto per prima? Ecco, ora potete lanciarmi contro quello che vi pare…

Mentre cerco di schivare la vostra “insalata volante”, vorrei ringraziare tutti coloro che hanno recensito ed inserito tra le preferite/seguite/ricordate il capitolo precedente. Sappiate che ogni insulto, minaccia o consiglio è bene accetto, quindi non abbiate timore di esprimermi il vostro giudizio. Sono sempre pronta ad imparare dai miei errori se alcuni di voi me li faranno presente…

Grazie e a presto.

 

Emmahp7

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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