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Autore: OttoNoveTre    06/11/2011    7 recensioni
Le scene d’amore, se sincere, non si possono descrivere:
per coloro che le hanno vissute la descrizione più elaborata appare scipita,
e coloro che non le hanno vissute trovano la più semplice esagerata.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Corin, Felix, Santiago, Volturi
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
- Questa storia fa parte della serie 'Vento focoso e passionale sotto le magnolie'
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corin/santi A Vannagio, commovente fan del Fantasmino.
A Dragana, che ne ha testato il potere alla sua prima apparizione.
A Fila, che girava dietro a Santiago da un po' con aria minacciosa.





Le parole giuste




Le scene d’amore, se sincere, non si possono descrivere:
per coloro che le hanno vissute la descrizione più elaborata appare scipita,
 e coloro che non le hanno vissute trovano la più semplice esagerata.
(Louisa May Alcott: “Polly, una ragazza all’antica”)




Appoggiò il manualetto sopra uno sgabello e ci mise sotto altri tre o quattro libri, in modo che fosse inclinato in avanti e si vedessero le figure. Pigiò il tasto Invio sul suo portatile, accanto allo sgabello, si tolse l’accappatoio e lo appoggiò sulla corda del ring. Mosse qualche passo nell’aria fredda della stanza e lasciò che le sue gambe si abituassero alle file di perline che scorrevano sulle cosce e al toc-toc-toc secco dei tacchi.
- Il tango non è solo una danza, ma un gioco di seduzione. Quindi, come ogni gioco di seduzione deve iniziare negli occhi, con uno sguardo…- cominciò una voce vellutata, mentre nel video sullo schermo del portatile due ballerini alzavano la testa.
Lei fissò, con un’occhiata che sperava sufficientemente languida, uno dei faretti accesi sopra il ring.
- …ed ora Osvaldo cinge Nora con un braccio attorno al dorso e poggia la mano destra in mezzo alla sua schiena. Con la mano sinistra prende la mano destra di Nora e la usa per mantenere l’equilibrio. La mano sinistra di Nora si appoggerà sulla spalla di Osvaldo con una leggera pressione. In questo modo i due corpi diventano uno.
Abbracciò con grazia l’aria e, con uno sguardo al computer e l’altro ai suoi piedi, cominciò a copiare le mosse dei due.
- E uno due tre quattro cinque sei sette otto!
Seguì i movimenti di Nora nel quadrato di passi fondamentali senza particolari problemi. Le perline le lambivano le gambe e sorrise per l’effetto aggraziato e scintillante che faceva sullo specchio, alla parete di fronte.
Mentre Nora e Osvaldo continuavano le loro geometrie precise lei, spalancate le braccia, cominciò a girare su se stessa, dimentica della lezione ed eccitata dal gioco, come quando da bambina faceva gonfiare la gonna.
Sentì una pressione attorno ai polsi e la sua schiena sbatté contro qualcosa di duro.
Lo specchio le mandò l’immagine di qualcuno di massiccio alle sue spalle. L’urlo che aveva in gola le si strozzò quando riconobbe l’odore di tabacco e la carezza pungente del pizzetto sul dorso della sua mano.
- Tu! Non dovresti essere qui! Cioè, in realtà non dovrei esserci io perché questa è la palestra e sei tu che ci vai sempre, ma…
Si aspettava una qualche risposta sarcastica sul libro o sul computer (da cui in quel momento la voce vellutata del video disse “E con questo è tutto, seguiteci alla seconda lezione di Tango per Principianti”) o anche sul suo piroettare da sola come una stupida. Ma quando si voltò e lo guardò in viso, Santiago era terribilmente serio.
- Beh? Non serve che mi guardi così, lo so che sono ridicola. Insomma, adesso prendo il computer e vado, non volevo disturbare. Immagino arriverà pure Felix adesso, o magari Demetri, o Vojtek.
Scosse un attimo i polsi per sciogliersi dalla presa e andare verso il computer e l’accappatoio.
L’accappatoio!
Che stava solo a significare che era lì a piroettare con uno striminzito vestitino di velluto nero. Per istinto si fece scivolare i capelli sul viso.
Santiago, però, non era per nulla dell’idea di lasciarla svicolare via. Mise su il sorriso più delinquente del mondo e sporse un braccio verso il computer. Fece ripartire il video, e la voce vellutata ricominciò meccanicamente.
- Il tango non è solo una danza, ma un gioco di seduzione…
Santiago le appoggiò una mano sulla schiena. Lei sentì il pizzo del vestito premerle contro la pelle.
- Osvaldo non ci sa fare per nulla, bella bimba. Facciamo che si ricomincia da capo col vero maestro?
Corin sbatté qualche volta le palpebre e abbassò lo sguardo sul pavimento, guardando le sue scarpe con le stesse perline del vestito, che adesso le sembravano così ridicole. Notò stranita che Santiago non portava scarpe da palestra, ma scarpe, lucide e nere.   
- Ehi, non hai sentito cosa ha detto il signore del video? La danza inizia negli occhi. O devo pensare di essere meno affascinante del faretto alogeno? Ferisci i miei sentimenti, così!-
Corin sorrise nervosa e lasciò che Santiago le alzasse il mento con due dita, fino a incrociare i suoi occhi.
- Sai una cosa, bimba? Sono arrabbiato. Ti ho regalato il libro e tu vieni qui da sola aspettando che io sia fuori per un incarico. Sì, è vero – aggiunse quando Corin provò a negare - ...e poi dici di essere ridicola col mio regalo.
- No, non era…
- ...ma soprattutto sono molto arrabbiato perché non riesco ad arrabbiarmi con te. Perché quando ti ho visto ridere e volteggiare qui sopra eri una delle cose più graziose che avessi mai visto.
La voce registrata finì per la seconda volta la spiegazione sulla postura e ripartì la musica vera e propria.
- Prima te la cavavi piuttosto bene. Allora, un dos tres cuatro cinco seis siete ocho.
Corin sentì che le sue gambe sfioravano ma non urtavano quelle di Santiago. Qualcosa le suggeriva che, quindi, stava ballando bene.
Il problema era che, anche fosse stato, non riusciva a staccare gli occhi da quelli del suo cavaliere.
Ecco, forse riusciva seguire la linea del naso fino al pizzetto e alle labbra.
- Direi che con i fondamentali ci siamo. Che ne dici di qualche passo più difficile?
- Io non credo di potere…
- C’è un segreto nel tango che ti renderà tutto molto più facile – e disse tango ma, da come lo disse, la parola non finiva lì - la donna segue l’uomo. Quindi, se io mi muovo così – Santiago premette la gamba contro la sua – tu ti sposti indietro.
Corin assecondò il movimento. I passi successivi furono semplici: sembrava di camminare in due. Mano a mano che la musica proseguiva, provò a improvvisare qualche cosa di più difficile, come aveva visto nei filmati. Ad un brusco cambio di direzione di Santiago, lei slanciò la gamba verso l’esterno, per poi recuperarla e farla scorrere lentamente sul fianco del suo cavaliere. Santiago spalancò gli occhi per una frazione di secondo, staccò la mano dalla sua spalla e la fece scendere lungo la sua schiena, fino a quando Corin non la sentì sfiorarle la pelle scoperta tra le file di perline. Poi lui accompagnò la gamba di nuovo indietro, in tre passi che li portarono al centro del ring. Riconobbe le ultime note del tango uscire dalle casse del computer. Sul violino che sfumava, Santiago si chinò dolcemente su di lei, lasciando che la sua schiena si inarcasse poco a poco. Con i suoi ricci che le sfioravano le guance, Corin sentì il respiro diventare affannoso come se ballare le avesse prosciugato le energie. Doveva avere gli occhi spalancati e i capelli scomposti.
Santiago si era fatto di nuovo serio, le labbra socchiuse e gli occhi fissi nei suoi. Anche i suoi respiri erano brevi e frequenti.
Oh cielo, proprio come “Vento focoso e passionale sotto le magnolie”, quando Norman porta Dorothy al ball…
No! Corin, per una volta. Corin e Santiago.
Le passò in un lampo l’immagine di se stessa, a testa china, che si aggirava per il palazzo, il naso immerso nell’ultimo libro o la testa persa nelle fantasticherie. Però, quando passava lui, lei alzava la testa e gli sorrideva. E, a volte, come una bimba, pensava a quanto fosse alto, da dover chinare la testa all’indietro e allungare il mento e il collo. Ora che era lì, a un soffio dal suo viso, con i ricci neri trattenuti in parte dietro le orecchie, la barba incolta, gli occhi profondi, dalle labbra socchiuse le arrivava, a ritmo col respiro, l’odore di tabacco mischiato al suo, dopobarba e sangue. Ricordava vagamente di averlo trovato fastidioso, una volta nella vita, una volta in cui doveva essere senz’altro particolarmente stupida…
Gli cinse il collo con le braccia e lo baciò.

Cristo, quando aveva sentito la sua gamba scorrere sopra i pantaloni, dal ginocchio alla cintura...
La sua mano era scivolata fino alla coscia, per sentirla almeno un attimo. Si era goduto la carezza morbida e tintinnante di perline quando le aveva riaccompagnato la gamba indietro, fino al casquet in mezzo al ring. Era leggerissima, bastava la sua mano per sostenerle la schiena, ricamata con la farfalla svolazzante del vestito. Il velluto, sul petto, si tirava e si rilassava assieme al respiro. Non aveva nessun rossore sulle guance, ovviamente, ma quella scintilla lucida negli occhi che le veniva sempre quando era imbarazzata la diceva lunga. Sarebbe rimasto congelato lì a contemplare i suoi occhi di ebano, quando le palpebre di lei si abbassarono, rubandoglieli.
Per restituirgli un bacio.
La sollevò dal casquet per stringerla al petto, una mano in fondo alla schiena e l’altra affondata nei suoi capelli. Lei non si staccò dal bacio e gli cinse la vita con le gambe. Non si aspettava quella mossa, ma si godette la sensazione dei loro corpi appiccicati.
Corin si doveva essere resa conto di quello che aveva fatto, perché sentì le sue labbra staccarsi e gli occhi lucidi che lo guardavano di nuovo.
- Io…
Le uscì una voce arrochita che contribuì a riscaldare ulteriormente l’aria della stanza.
- Se vuoi fermarti me lo devi dire adesso, perché tra un secondo potrebbe essere troppo tardi.
La risposta di lei furono un secondo bacio e le gambe che si stringevano ancora di più attorno alla sua cintola. Allora Santiago sollevò con la mano la stoffa e le file di perline, finché non trovò e seguì la linea della schiena sulla pelle nuda. Si inginocchiò piano e la stese sul pavimento del ring. Corin si accorse di avere le gambe scoperte e, istintivamente, i suoi capelli si allungarono in quelle spirali metà concrete metà ombra dentro le quali si proteggeva. Lui le sorrise e si slacciò i bottoni della camicia, per poi sfilarsela e metterla come cuscino sotto la testa di Corin.
- Non vale, perché devi essere solo tu a goderti lo spettacolo?
Santiago avvicinò con cautela la mano a una delle spirali nere vicina a dove il vestito si era arricciato, poco sopra l’ombelico. Quella gli si avvinghiò attorno al polso, ma poi si ritrasse accarezzando il fianco e posandosi, di nuovo innocua, sulla spalla. Allora le sfilò del tutto il vestito, godendosi la sensazione morbida delle mani sulla pancia e sui seni. Corin rabbrividì un istante e alzò d’istinto il braccio per coprirsi, poi però, lentamente, lo staccò per seguire la linea della cintura di Santiago, fino alla fibbia. Già il tocco dei polpastrelli freddi lo fece sussultare e gli uscì un ringhio soffocato dalla bocca. Le guidò la mano sul cuoio e insieme la sfilarono dai passanti, poi lei slacciò il resto. La prese per le spalle e le fece appoggiare di nuovo la testa sul fagotto della camicia. Si perse un altro attimo negli occhi scuri, mentre le allargava le gambe con un ginocchio. Avvicinò il viso ai suoi capelli e affondò il naso fra le ciocche scure, sfiorando con le labbra il collo. Corin gli sussurrò qualcosa all’orecchio.
- Ti prego, non dire “sarò gentile” o simili, che sono già qui che sto impiegando tutta la mia concentrazione per scacciare dalla mia testa cose tipo “membro svettante”, “intimo della sua femminilità” e “danza millenaria e infuocata della passione”.
Santiago soffocò la risata fra i suoi capelli neri, strofinò il pizzetto e la barba contro la guancia morbida, poi la baciò di nuovo mentre ricominciava la lezione di tango.

- Senti…
- Mmh?
Santiago le passava una mano fra i capelli: guardava le dita scorrere tra le ciocche nere e giocherellava con le punte.
Corin aveva ricominciato a guardare verso il basso, ma stavolta invece che torturarsi le mani passava timidamente i polpastrelli sulla linea del suo petto.
- È sempre così bello o sei tu a essere, ecco… particolarmente bravo?
Il suo coraggio doveva essersi esaurito nell’ultima parola, perché i capelli cominciarono a coprirle la faccia, passando da onde nere a una cortina di ombra. Santiago aggrottò per un momento le sopracciglia e spalancò gli occhi. Quel complimento impacciato era la cosa più sincera e gratificante avesse mai sentito, ma al contempo la più buffa. Valutò un attimo l’idea di risponderle qualcosa sul tenore di “secoli di esperienza al tuo servizio, querida” ma scacciò subito la tentazione. Invece buttò la testa all’indietro in una risata, poi si portò la sua bellissima bimba contro il petto e le riempì la fronte di baci.









BONUS! Felix, la storia dal mio punto di vista



- Così non va.-
- Que?-
- Non va più, non fa più nemmeno ridere. Lo sai che anno è oggi?-
- Vorrai dire che giorno è.-
- No, oggi è il 2006.-
- Lo è da mesi, il 2006.-
- Ma solo oggi io me ne sono reso conto. Comunque. Sono 100 anni, Tiago.-
- 100 anni da cosa?-
Felix spalancò gli occhi e diede uno sbuffo d’aria dalle narici.
- Cristo santo! C’è che sono 100 anni che una donna abita nello stesso tuo palazzo e per qualche ragione assurda è ancora lì che sospira e scrive… quelle robe lì. Non franitendermi, non che io mi tirerei indietro se lei mi chiedesse, a differenza tua, ma per fare la roba dei gladiatori dovrei vedere il tuo uccello e, diciamolo, non credo di poterlo sopportare.-
- Fel, non è che c’è una data di scadenza.-
Santiago stava tentando di ridere, ma la sua mano sinistra si lisciava insistentemente il pizzetto.
- Almeno fallo per l’orgoglio della famiglia!-
- Potevi dire “famigghia” già che c’eri. Vuoi anche il lenzuolo col sangue fuori dalla finestra?-
Felix diede un pugno al sacco da pugilato, che sbattè sul soffitto. Nella traiettoria discendente lo bloccò con le mani e lo spedì contro Santiago.
- Cazzo, ti sei fatto precedere da Cullen! Da anche-se-me-la-sbatte-in-faccia-io-la-rispetto Cullen! Hai perso oramai…- fece un conto sulle dita – per 100 a 88.-
Santiago gli rilanciò contro il sacco.
- Dunque?-
- Dunque cosa, Fel?-
- Cosa pensi di fare?-
Santiago si accese una sigaretta, e si accorse solo alla prima boccata di come si fosse guardato attorno prima di avvicinare la fiammella al tabacco, in cerca di una puntigliosina rompiscatole che odiava il fumo.
- Quello che ho sempre fatto: aspetto.-
- Che faccia l’eternità?-
- Certo, sarebbe più comodo se fossi io a entrare nell’ombra, ma vorrei che fosse lei ad uscirne.-
Felix aggrottò le sopracciglia e si mise a sghignazzare.
- Era una roba romantica? Perché ti è uscito il peggior doppio senso che…-
- Vete a la verga, cabròn!-


Felix chiuse la porta della palestra trattenendo il fiato. Indietreggiò un centimetro al minuto fino alle scale, e salì anche i gradini uno alla volta. Finita la prima rampa, recuperò tutto lo scatto che era rimasto intrappolato fino a quel momento e arrivò nel giro di una decina di secondi nella sala comune.
- Ragazzi, se vi dico quello che ho visto non mi crederete mai.-
- Presto detto.-
Aro si avvicinò e Felix non era mai stato così contento di dargli la mano.
- Vuoi dire che…-
- Eh già.-
-…-
- CHAMPAGNE!-





Sdilinquimento da fanwriter innamorata
Con questi personaggi non so e non voglio nemmeno essere oggettiva, spero che anche per chi passa sia una lettura piacevole, come è stata piacevole per me la scrittura.
La frase di Louisa May Alcott, me ne rendo conto, suona come una giustificazione, ma il motivo per ci ho tardato tanto a scrivere questa storia sta proprio nel concetto che la frase esprime.
Beh anche in pochino, ma proprio un filino, perché sono una fan della Tensione Sessuale Irrisolta, quella cosa per cui il Dr. House aspetta la settima stagione per decidersi a dichiarare il suo amore alla Cuddy.
Comunque, ecco qui il nuovo inizio di questi due. Quando ho deciso che Corin doveva diventare qualcosa più che un nome, non credevo di approdare qui. Soprattutto perché all'inizio la volevo mettere con Demetri: quella che non si trova e quello che trova tutto. Poi un uccellino mi ha suggerito che Demetri era già impegnato, mentre l'ispanico se ne stava soletto e malinconico con le sue sigarette.
A proposito, la mia Corin qui non è quella della guida, perché è stata creata precedentemente all'uscita della stessa: il suo potere è fondersi con le ombre, tanto da crearle il problema di non essere mai notata. Se a qualcuno interessa la genesi del personaggio, la prima storia su di lei sta qui.
La scena di tango che mi ha accompagnato durante la stesura è questa qua (o, per cambiare genere, ma credo che sia una delle scene di ballo più romantiche della storia del cinema, io consiglio pure questa, dal minuto 3.00 al minuto 5.00. Purtroppo esiste solo in bassa qualità). Darei un rene per saper ballare così, invece Corin che è vampira e fortunella impara le mosse in fretta (Santiago dice che è tutto merito del Maestro). Non ho conoscenze approfondite di tango, quindi se ho scritto boiate avvertite pure!
Il vestito di Corin e il corso di tango sono regali che Santiago le ha fatto per Natale in questa altra storia. Il vestito non ha un'immagine, perché l'ho pensato io mettendo assieme caratteristiche di abiti diversi.
La prima lezione del corso di tango da cui ho preso le frasi citate nella storia è disponibile su youtube a quest'altro link.
Il titolo del bonus con Felix è una citazione di una ciclo di storie di Vannagio, che trovate nella sua pagina, linkata in alto.
Angolino del dottor Cullen: nella mia visione dei fatti Corin viene vampirizzata vergine e tale rimane fino a questa storia, da qui la battuta di Felix. Però questo, nella mia interpretazione, non crea particolari problemi, non più di quelli che provocherebbe a un'umana. In fondo Alice è stata vampirizzata pure lei ancora vergine, e la Meyer non menziona il fatto che lei e Jasper abbiamo problemi di sorta. Non riesco nemmeno a credere di aver puntualizzato una cosa del genere...
Ce l'hanna fatta! Passare da Aro che offre canapè e bicchierino di champagne.











   
 
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