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Autore: chiaraviolinista    13/11/2011    1 recensioni
Raccolta di storie, ispirate o meno alla mia vita.
Ogni tanto buttavo giù qualche storiella, a seconda di quello che mi passava per la testa.
Rileggendole, ho pensato di dar loro una protagonista comune e di unirle in una long-fic.
Storia di Bonnie. Bonnie Watson.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il rumore dell'enorme camion che portava via i mobili fece tornare Bonnie alla realtà. Seduta sull'ultimo gradino delle scale, osservava malinconica la sua casa vuota nell'aria tiepida di una mattina di primo settembre. Aveva programmato le sue vacanze estive da tempo, ma tutto era stato mandato all'aria. Prima il divorzio, ora il trasloco, e la sua estate perfetta era andata in fumo. Per andare dove, poi? A Callowbridge, una piccola cittadina lì vicino nota solo per la celebre scuola di musica. Almeno non avrebbe dovuto fare mezz'ora di macchina ogni volta per andare a lezione di violino.

Sospirando, si alzò e diede un'ultima occhiata alla sua vecchia camera - vuota - per controllare di non aver dimenticato niente, mentre il clacson del taxi squillava dalla strada.

- Arrivo! - gridò Bonnie, e con un ultimo, lungo sospiro si chiuse la porta di casa alle spalle per l'ultima volta e si sedette nel sedile posteriore del taxi giallo.

 

La macchina si fermò davanti a una villetta rosa dal giardino ben curato, con la porta, le finestre, lo steccato e il tetto bianchi. Sua madre era stata irremovibile: finché il trasloco non fosse completamente terminato avrebbe abitato dai suoi zii, il che significava almeno due mesi a casa della sua insopportabile cugina Bethany, un anno più grande di lei. Sua madre avrebbe abitato da una sua collega.

Bonnie scorse un familiare volto di donna dalla vetrata del salotto, per poi vederlo fare capolino dalla porta d'ingresso.

Il viso di sua zia Gwendolen si aprì in un largo sorriso.

- Maureen! Bonnie! Siete arrivate, finalmente!

- Wendy!

Mentre madre e zia si abbracciavano (Quanto tempo! Sì, dovremmo vederci più spesso! Oh, come sei dimagrita!), Bonnie scese svogliatamente dalla vettura.

- Ed eccola qui, la nostra ospite! - cinguettò zia Wendy rivolta a Bonnie. - Entra, tesoro, la stanza degli ospiti è già pronta. Oh, ma fatti guardare, come sei cresciuta! - continuò con tono entusiasta, in netto contrasto con l'espressione funerea di Bonnie.

- Paul! Vieni! Sono arrivate! - gridò zia Wendy rivolta alla porta della cucina.

Lo zio di Bonnie ne sbucò qualche secondo dopo (Maureen! Ti trovo in forma! Oh, ecco la nostra Bonnie! Sei cresciuta dall'ultima volta, eh?) e aiutò il tassista a scaricare la valigia di Bonnie. Indossava un completo Calvin Klein, aveva la camicia perfettamente stirata e la cravatta annodata impeccabilmente, nonostante fosse domenica mattina. Conseguenze dell'aver sposato una donna come Gwendolen e di vivere in una casa tutta rosa e bianca.

Mentre zio Paul portava di sopra il bagaglio di Bonnie (contrariato, nonostante il sorriso sulle labbra, dal rischiare di sudare la camicia Alexander McQueen), lei e le due sorelle si spostarono in salotto (una sala adorabile, con le poltroncine bianche in pelle, i deliziosi quadretti floreali alle pareti, le statuette di Swarovsky sul caminetto e il centrino sul tavolino da tè).

- Oh, Wendy, hai una casa meravigliosa!

- Magari lo fosse! Lo dici ogni volta che vieni a trovarmi, anche se forse dovresti farlo più spesso!

- Non mi stancherò mai di ripeterlo! Vorrei avercelo io, un salotto così. Ma sai com'è, il lavoro... poi quest'estate è stata particolarmente faticosa, il divorzio, il trasloco... sei fortunata ad avere un marito come Paul!

Bonnie decise di smettere di ascoltare quella conversazione penosa e si intromise.

- Ehm, zia, io dovrei... andare in bagno, ecco. E' al piano di sopra, giusto?

- Certo, cara, vai pure. Sì, sali le scale e poi la seconda porta a destra. Mi dispiace, ma non abbiamo più il bagno degli ospiti, abbiamo dovuto ampliare la camera di...

- MAMMA! COS'E' TUTTO QUESTO FOTTUTO CASINO? HO BISOGNO DI DORMIRE!

Strillò una voce dal piano di sopra. Bonnie si bloccò sul quinto gradino, un piede per aria.

- Tesoro, alzati, è arrivata tua cugina! - rispose zia Wendy con il suo solito tono cinguettoso, noncurante dei modi decisamente poco fini della figlia.

Bonnie riprese a respirare e a camminare, ma quando arrivò sul pianerottolo si materializzò davanti a lei Colei Che Avrebbe Reso Impossibile La Sua Vita Nei Successivi Due Mesi.

- Oh, ciaaaao, cuginetta adorata! - disse sua cugina, una stridula imitazione della voce della madre.

- Ciao, Bethany – rispose laconica Bonnie. Provò a superarla per raggiungere il bagno (era la seconda porta a sinistra, giusto? O a destra?), ma la vocetta stridula la richiamò.

- Non così in fretta, tesoro. E si può sapere perché stai toccando la maniglia della mia camera?

Ops, forse era la porta a destra.

- Scusa, cara. Stavo cercando di andare in bagno, ma evidentemente la tua camera è un luogo più adatto per...

- Stupida piccola stronzetta...

- Oh, mi dispiace davvero tantissimo di averti svegliata. Dev'essere dura, riprendersi da una sbronza come quella di ieri sera. E dimmi, con quanti ragazzi sei andata a letto nell'ultima settimana?

- Stammi bene a sentire, carina. - puntò un dito contro di lei, l'unghia laccata di rosso esageratamente decorata. - Non me ne frega niente se zietta e ziuccio ti vogliono generosamente ospitare finché non avrai una casa. Beh, non che quel buco dove abitavi prima si poteva definire casa. Ma questo è il mio territorio, e comando IO.

- Potesse. - ribatté Bonnie.

- Che cosa?

- Si potesse definire casa, non “poteva”. Perché non ti compri un libro di grammatica, al posto delle borse Gucci? - detto questo sgusciò in bagno per sfuggire alla Funesta Ira di Bethany.

 

 

 

Bonnie sbuffò ancora una volta e sollevò lo sguardo dalle pagine. Bethany non sembrava avere intenzione di abbassare il volume, nonostante gliel'avesse già urlato quattro volte.

All'ennesima vibrazione del parquet sotto i suoi piedi per via dei bassi, chiuse di botto il libro e uscì spazientita dalla stanza.

- Potresti. Abbassare. Quel. Volume. Per. Favore.

Bethany si girò, fece una bolla con la gomma rosa che aveva in bocca, scoppiò la bolla con uno schiocco di lingua e alzò le sopracciglia con aria di sfida.

- Scusa?

- Ti ho chiesto di abbassare il volume. Sai, starei cercando di leggere in pace.

- Non hai capito. Chi ti ha dato il permesso di entrare in camera mia, mocciosa?

Scocciata, Bonnie avanzò a grandi passi verso lo stereo, staccò la spina e uscì a testa alta, seguita dall'occhiata sbigottita e furente di Bethany.

Nel giro di quindici secondi la musica ripartì, ma a volume leggermente più basso.

 

 

 

   
 
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