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Autore: micia95    19/11/2011    2 recensioni
E se Megumi pensasse che Yahiro la sta usando e ingannando? Riuscirò il ragazzo a farle capire quanto forte sia l’amore che lo lega a lei?
Questa fan fiction è la prima che scrivo su questa coppia, e perciò la dedico a tutti coloro che li amano.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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LA TRISTEZZA DI MEGUMI

Corse il più velocemente possibile, corse per cercare rifugio tra le braccia delle persone che l’amavano veramente.

Jun si ritrovò una Megumi piangente tra le braccia appena entrata in casa dopo un appuntamento con Yahiro. Jun non era mai stato un ragazzo incline alla rabbia o all’ira, ma in quel momento, mentre cercava di calmare la gemella, l’unico aggettivo che poteva identificare il suo umore, era furioso.

“Megumi…ti va di parlare?” le chiese premuroso Jun cercando di nascondere la rabbia che provava verso Yahiro Saiga.

“No… ora voglio solo dimenticare…tutto e lui…” Jun rimase spiazzato, di tutte le reazioni che si era aspettato o che aveva preso in considerazione, una risposta a voce non era contemplata.

“Me…Megumi…?!” cercò di dire Jun senza sapere in realtà cosa dire e cosa aspettarsi dalla gemella.

“E’ tardi, sono stanca e vado a letto” disse lei avviandosi in camera.

“Ma…i nostri genitori…la cena…” Jun non sapeva come comportarsi, voleva che Megumi gli scrivesse cosa la turbava, voleva essere il suo custode di segreti come lei lo era per lui, ma soprattutto voleva sapere il perché di tutto.

“Non verranno… non sono mai venuti, perché dovrebbero farlo adesso? Non gli importa niente di noi, non l’hai ancora capito Jun?” poi rise, una risata di gola, secca e terribile.

Jun poté alzare lo sguardo solo di sfuggita sulla porta di noce della camera della gemella che sbatteva, mentre leggeva il messaggio della madre

“Tesoro mi dispiace, ma io e tuo padre siamo stati trattenuti da problemi di lavoro. Vi vogliamo bene”

Che Megumi avesse ragione? No, i genitori voglio sempre bene ai figli, qualunque cosa succeda.

***

La sveglia suonò e Megumi si alzò di malavoglia dal letto caldo. Fuori soffiava un leggero venticello che la fece rabbrividire, aveva lasciato la finestra aperta apposta la sera prima; non sapeva bene neanche lei perché, forse aveva sperato di morire congelata viva. Una speranza vana; ma in fondo si sentiva sollevata, poteva ancora una volta vedere i suoi amici e parlare –sì, parlare- con loro. Provava sollievo, non gioia. E tutto per colpa di Yahiro, quello stupido che aveva giocato con i suoi sentimenti. A quel pensiero sentì la rabbia e la tristezza avanzare nel suo cuore.

Con uno scatto del polso si tolse le coperte che le coprivano ancora le gambe e si diresse in bagno per prepararsi a un’altra giornata a bere il the. Non poté fare a meno di sorridere pensando ad Akira.

 

Quel giorno tutti si comportarono in modo un po’ diverso rispetto al solito per il fatto che parlava al posto di scrivere i suoi pensieri su di un quadernetto come era solita fare. Tutti tranne Hikari ovviamente, che si era opposta inizialmente, poi aveva accettato la sua decisione tornando a sfidare Kei.

***

Passò una settimana in cui Megumi parlò a più non posso, come a voler recuperare il tempo che aveva perso affidando i suoi pensieri a dei pezzi di carta.

Per l’uso forzato delle corde vocali per un tempo prolungato le aveva fatto perdere la voce poco a poco. Ora quando parlava la si sentiva appena, ma non per questo Megumi aveva smesso di esprimere i pensieri attraverso le labbra.

I suoi amici erano preoccupati, soprattutto per il fatto che Megumi non aveva affatto l’intenzione di curarsi. Quando le era stato chiesto il motivo, lei aveva semplicemente scrollato le spalle.

In realtà non sapeva bene neanche lei perché non voleva curarsi quel mal di gola che la perseguitava la notte e ogni volta che respirava. Forse pensava a quel malanno come una punizione per essersi fatta abbindolare dalle belle parole del Saiga; o forse in un certo qual modo, cercava di punire proprio lui, lui che era sempre stato così attento e preoccupato per la voce della ragazza che non le permetteva neanche di sussurrare un “ti amo” a fior di labbra. Ora che aveva perso quasi del tutto la voce, quasi “disubbidiva” a quelle parole di rimprovero “non devi emettere alcun suon se non per cantare”. Forse aveva pensato che la sua voce contava qualcosa per lui.

Forse.

 

Era un venerdì quando Megumi era stata fermata all’ingresso della Serra da…Yahiro.

“Che cosa vuoi?” domandò acida Megumi.

“Non dovresti parlare” aveva sussurrato lui cercando di sfiorare le labbra di lei con un dito. Era chino su di lei, l’aveva quasi intrappolata tra lui e il muro; i occhi penetranti di lei lo squadravano con sguardo che esprimeva odio, rancore e accusa. Yahiro ne era addolorato, specie per il fatto che lei non lo aveva più chiamato come se non esistesse.

“Ti ho chiesto cosa vuoi” la voce era debole e roca, prova del mal di gola di lei.

“Che cosa è successo Megumi? Non mi hai più cercato…” stava ancora sussurrando, solo lei doveva sentire, come prima.

Tu chiedi a me, cosa è successo? Non stai invertendo i ruoli?” detto questo con asprezza si scostò da lui e, fatti appena pochi passi si voltò di nuovo e disse “Ah, comunque per te sono Yamamoto, non Megumi” e se ne andò.

Qualcosa dentro Yahiro si spezzò. Quando aveva trovato la collana sul tavolo del bar accanto alla scritta di lei, aveva avuto un presentimento che ora si era trasformato in realtà. Non esistevano più come coppia, né le loro conversazioni su lavagnette, né i loro sguardi complici, non esistevano più “Yahiro e Megumi”, punto.

Queste erano le intenzioni di Megumi e lui non poteva farle cambiare idea.



Salve a tutti! Mi scuso per il ritardo, ma questa settimana ho avuto una marea di cose da fare. Ringrazio Mistrene_Mistre e tutti coloro che seguono o leggono questa storia!

  
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