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Autore: Hero98    22/11/2011    2 recensioni
Mi hanno detto che per chiarirsi le idee e superare situazioni difficili bisogna scrivere un diario. Ecco perché ora sto scrivendo. Non ho mai tenuto un diario prima d’ora perciò non so bene come comportarmi… Magari inizio dicendo chi sono. Mi chiamo Ilaria e sono la player di Alfred F. Jones. Cos’è una player vi starete chiedendo… è una persona che decide di stringere un legame con un personaggio di un anime, manga, videogioco… e vive praticamente ventiquattr’ore su ventiquattro con lui. Ormai sono 10 anni che sono la player di Al. Non ho mai voluto così bene a una persona e mi sono così affezionata a lui che non posso immaginare la mia vita senza. Ed è questo il problema. Siamo cresciuti e lui ormai è un uomo e come tale si è innamorato e fidanzato, trascurandomi come non aveva mai fatto prima d’ora. E sento che il nostro legame per quanto sia forte si stia iniziando a sfilacciare. E ho paura. Ho paura di perderlo. Ho paura di perdere il mio unico grande amico. La mia vita. Pensando a ciò mi è venuta voglia di ripercorrere il nostro rapporto dall’inizio. Da quando ci siamo conosciuti.
Genere: Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Da quel giorno andai a vivere con Al. Lui viveva, e vive tutt’ora, in un appartamento all’ultimo piano di un palazzo. Per essere più precisi al tredicesimo piano. Ha scelto quell’appartamento perché rappresentava il numero delle prime colonie inglesi in America. Ingegnoso. Era, ed è tutt’ora, uno splendido appartamento. Grande e lussuoso che però mette allegria e fa sentire le persone che lo visitano a proprio agio. Un appartamento perfetto direi. Un bagno grande e spazioso con una doccia e una vasca, una camera da letto luminosa ed accogliente con due scrivanie, quattro armadi e un letto a castello molto ampio, una cucina moderna con tutte le tecnologie immaginabili, una sala da pranzo con al centro un enorme tavolo e un soggiorno con lunghi divani in pelle e una TV a plasma a 50 pollici posizionata davanti ad essi.
Quando arrivai per la prima volta a casa sua era ormai sera. “Cosa ti andrebbe di mangiare per cena? Ti vanno bene gli hamburger?” mi chiese Al.
Ne aveva mangiato uno poco prima, possibile che ne volesse altri? “Si va bene…” risposi sorridendo. Dopotutto gli hamburger erano buoni. Infatti me li gustai insieme ad Al. Lui sorrise per tutta la serata. Alle dieci decidemmo di andare a letto.
Quando entrai per la prima volta nella camera da letto rimasi a bocca aperta. Era stupenda. La carta da parati era a strisce rosse e bianche, il soffitto era blu con disegnate tante stelle bianche e il pavimento era di moquette blu. Quattro grandi armadi erano poggiati su una parete e alla parte opposta c’era il letto a castello con affianco un’enorme finestra. Certo che i letti del letto a castello erano esageratamente grandi, ci andavano due persone in uno solo. Io non lo notai subito. Lo notai solo dopo che mi ero messa in pigiama e stesa sul mio letto, quello di sotto. Non riuscii ad addormentarmi subito, non ero abituata a quel letto. La stanza era buia e non si sentiva nessun rumore tranne il respiro lieve e silenzioso di Al che dormiva sul letto di sopra. Io ero raggomitolata sotto le coperte e guardavo il muro. Era molto lontano da me. Il letto era larghissimo. Allungai un braccio tentando di toccarlo ma non riuscii a raggiungerlo. Dopo un po’ chiusi gli occhi e mi addormentai. Per poco però. Infatti a mezzanotte ero di nuovo sveglia.
Quando aprii gli occhi non capii bene dove mi trovato ma poi girando la testa e volgendo lo sguardo alla stanza mi ricordai di essere a casa di Al, da quel giorno anche la mia casa. Non riuscivo a prendere sonno quindi mi alzai e mi affacciai alla finestra. Era notte fonda ma la luna piena illuminava tutto tanto che sembrava che il sole fosse già sorto. Non si sentiva niente, le strade erano troppo lontane, trovandosi l’appartamento al tredicesimo piano. Mi voltai e sentii il lieve respiro di Al. Salii quattro gradini della scala affianco al letto a castello e lo guardai mentre dormiva. Era veramente carino: capelli color grano e occhi azzurro cielo. Mentre dormiva poi aveva un’espressione così calma e rilassata che metteva tenerezza quindi non potei fare a meno di sorridere. Lo continuai a guardare per qualche minuto poi decisi che forse era meglio andare a dormire. Tornai nel mio letto raggomitolandomi di nuovo sotto le coperte e chiusi gli occhi riaddormentandomi.
Mi risvegliai ancora una volta alle quattro. Dopo aver provato più volte a riaddormentarmi mi alzai e mi affacciai alla finestra. Stesso risultato di prima. Tornai a guardare Al mentre dormiva. Mi tranquillizzava. Provai a toccargli la guancia con l’indice, era morbidissima. Allora sorrisi e tornai a letto per riaddormentarmi di nuovo. Questa volta per l’ultima volta. Infatti mi svegliai alle nove quando il sole era ormai sorto e non potevo più riaddormentarmi.
Rimasi a letto per un po’, sentivo dei rumori provenire dall’altra stanza. Mi alzai e salii i soliti quattro gradini per vedere il letto di Al. Era vuoto quindi dedussi che si fosse già svegliato. Andai in cucina e lo trovai alle prese con i fornelli.
Mi avvicinai a lui e gli chiesi: “Cosa cucini di buono?” Lui si girò, in un primo momento mi guardò con aria sorpresa poi sorrise e mi rispose: “Ben svegliata! Sto preparando delle frittelle per colazione!” si rigirò e fece saltare due frittelle sulla padella. Lo guardai sorridendo senza avvicinarmi troppo per non dargli fastidio. Quando finì di cucinare le frittelle le mise in due piatti e le posò sul tavolo in sala da pranzo, poi tornò in cucina e prese una caffettiera dai fornelli e ne versò il contenuto in due tazze per poi portarle in sala da pranzo. Allora si sedette e mi fece segno con la mano di accomodarmi al posto affianco al suo. Io ubbidii e iniziai a mangiare la mia frittella. “E’ deliziosa!” commentai sorridendo. Lui mi sorrise e continuò a mangiare la sua. Dopo che ebbi finito sbirciai dentro la mia tazza e notai che dentro c’era cioccolata calda. Allora la bevvi e ringraziai Al: “Era tutto squisito! Ti ringrazio molto!” Lui mi sorrise e mi abbracciò. “Sei così tenera e coccolosa!” diceva sempre la stessa cosa, ma non mi dispiaceva. Adoravo abbracciarlo.
Era divertente vivere con Al, ogni giorno trovava qualcosa di nuovo da fare: un giorno guardammo un film, un altro giocammo ai pirati, un altro al principe e alla principessa, un altro ancora provammo alcuni giochi di società… Non ci annoiavamo mai.
Le prime notti andarono più o meno come la prima, ma man mano che passava il tempo mi abituai e mi svegliai sempre di meno nel cuore della notte finché riuscii a dormire tranquillamente tutta la notte.
I primi giorni che passammo insieme furono quelli dopo Capodanno, durante le vacanze invernali. Naturalmente le vacanze finiscono, non durano in eterno. E quei giorni passarono davvero in fretta. Arrivò il giorno in cui dovetti tornare all’asilo, o più precisamente alla scuola materna. La sera prima mentre guardavamo la TV in soggiorno sdraiati sul divano, Al mi disse sorridendo: “Domani ricomincia l’asilo! Apre alle 8 e mezza vero?” Io lo guardai storto, me ne ero quasi dimenticata e comunque non volevo tornare in quel posto orribile. “Si ma non voglio andarci.” Risposi distogliendo lo sguardo e portandolo alla TV, stavano dando un documentario sugli animali che vivono ai Poli e mi sembrava piuttosto interessante. Al si avvicinò a me e mi posò la testa sulla spalla. Io continuai a guardare la TV ignorando quel gesto, non era la prima volta che lo faceva. A me non dispiaceva di certo ma in quel caso sapevo che aveva un motivo ben preciso. Infatti poco dopo mi chiese: “Perché non vuoi andarci?” Io rimasi in silenzio, non volevo rispondergli, lui lo capì e spense la TV. Io mi girai verso di lui e lo guardai male. “Non voglio andarci e basta.” Risposi infastidita e feci per alzarmi. Lui però mi prese la mano e mi costrinse a rimanere seduta. Mi girò verso di lui per la spalla e mi guardò dritta negli occhi. Io lo guardai, aveva degli occhi bellissimi azzurro cielo, profondi e penetranti. Impossibile resistergli. Allora abbassai lo sguardo e vuotai il sacco: “Non ho amici all’asilo e non sto neanche tanto simpatica alle maestre… che senso ha andarci?” Lui sorrise e mi abbracciò. “Ma devi andarci lo stesso… Così farai vedere loro come sei forte e chissà che non cambino idea nei tuoi confronti” cercò di convincermi senza molti risultati. Non volevo saperne, sapevo che mi sarei annoiata, volevo stare con Al. Solo con lui mi divertivo, solo lui mi capiva, solo e soltanto lui.
Andammo a dormire. Quella notte mi svegliai una sola volta alle tre e mi affacciai alla finestra. Non riuscivo a vedere il cielo, era coperto. “Niente stelle…” mormorai senza accorgermene. “Le puoi vedere benissimo anche in questa stanza.” Mi girai di scatto e dietro di me trovai Al che mi sorrideva. Era sveglio anche lui e si stropicciò un occhio sbadigliando. “Vieni sul mio letto.” Mi prese per mano e mi fece salire i sette scalini della scala affianco al letto a castello per raggiungere il suo. Mi sdraiai vicino al muro e lui affianco a me. Era la prima volta che dormivamo insieme. Lui si girò verso di me e mi sorrise accarezzandomi i capelli con la mano. Anche io gli sorrisi. Ma non capivo cosa intendesse prima. Si vedevano le stelle?
Mi misi sdraiata sulla schiena e guardai il soffitto. Il soffitto blu con tante stelle luminose disegnate sopra. Ecco cosa intendeva. Mi voltai verso di lui ma si era già addormentato. Allora tornai a guardare il soffitto e contai le stelle. Una, due, tre quattro e così via fino a cinquanta. Cinquanta stelle. Mi venne da ridere ma cercai di trattenermi per non svegliare Al. Non era di certo una coincidenza. Quanto può essere geniale quel ragazzino? Mi rigirai verso di lui e gli accarezzai la guancia con la mia manina morbida e paffuta. Poi mi addormentai tenendolo per mano.
La mattina seguente fu lui a svegliarmi con il solito sorriso stampato sul viso. “E’ ora di alzarsi dormigliona, devi andare all’asilo!” Non mi piacque molto quella frase infatti sbuffai e mi girai dall’altra parte. “E dai Ilaria! Non fare i capricci!” disse smuovendomi un po’. Io mi rigirai verso di lui e gli chiesi: “Vieni anche tu?” Lui sgranò gli occhi, non si aspettava una domanda del genere. “B-but… non posso, io sono troppo grande!” Misi il broncio. Senza di lui non sarebbe stato divertente andare all’asilo. “Dai, ti prometto che all’uscita ci facciamo una lunga passeggiata!” sorrise e mi premette leggermente il naso con l’indice. Io sorrisi. “E va bene…” L’importante era stare con lui.



// Bè... era tanto che non aggiornavo questa storia e mi è dispiaciuto. Questo capitolo l'avevo già pronto l'ho solo riadattato. Mi dispiace solo che la bimba sembra più grande per avere tre anni xD
In ogni caso ho risistemato la grafica di tutte le altre mie storie pubblicate ora che finalmente ho capito come funziona! Spero vi piaccia!
   
 
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