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Autore: angelad    23/11/2011    5 recensioni
è quasi Natele a New York, l'atmosfera si sta traformando. c'è qualcosa di magico nell'aria. Castle ci crede, Kate no.. ciò che entrambi non sanno,xò, è che questo sarà un Natale indimenticabile
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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 Mancavano pochi giorni al Natale, New York si era vestita a festa da tempo. Le strade brulicavano di luci e di colori nuovi, tipici di questo periodo dell’anno.  Le persone si accalcavano nei negozi per ultimare gli acquisti, creando negli occhi di chi li osservava una divertente sensazione di marasma.

Castle si guardava intorno felice: amava comprare i regali, amava i sorriso di Alexis quando scorgeva il suo sotto l’albero, amava stare con lei e sua madre a spacchettare per tutta la mattina del 25, amava i canti, amava….
Insomma, amava il Natale!

Fischiettando un allegro motivetto terminò i suoi acquisti con il braccialetto per sua figlia e si diresse soddisfatto verso casa.

Improvvisamente si rese conto di non aver comprato un regalo per Kate.

Sospirò profondamente, non sapeva proprio come regalarle, non adesso almeno.

Fosse stato l’anno scorso non avrebbe avuto dubbi, non sarebbe stato attanagliato da tutta questa indecisione, ma ora era diverso.
Ormai le aveva confidato i suoi sentimenti, anche se Kate non li ricordava.

Qualcosa in lui era cambiato lo stesso, non si sarebbe mai accontentato di una sciarpa o di un’agenda. Il suo dono per lei doveva essere qualcosa di speciale.

Ma cosa?

Passò davanti a tantissime vetrine, ma nulla gli sembrò adatto. Certo le avrebbe regalato il mondo intero e la sua vita, se solo lei avesse voluto.

“Tutto bene signore? È da alcuni minuti che ha lo sguardo perso nel vuoto davanti a questa vetrina”.

Un uomo anziano dalla barba bianca lo distolse dai suoi pensieri.

“Si, grazie. Sto bene.. stavo solo riflettendo su una questione importante”.

L’uomo sorrise: “E’ sempre complicato donare la cosa giusta alla persona che si ama”.

Castle sorrise a sua volta: “E’ così evidente che sono in difficoltà?”

“Sì, direi di sì… - disse ridacchiando l’uomo- non si preoccupi, però, le donne fanno sempre le difficili,ma sono sempre entusiaste di tutto ciò che si dona loro, l’importante  è che sia fatta col cuore”.

Quello è già suo da tempo pensò lo scrittore, si limitò a dire: “E’ complicato…”, ma venne interrotto: “Nulla è complicato signore. Basta volerlo con tutta la propria anima e la soluzione si trova sempre. Sia se stesso, usi il suo lato migliore. O più semplicemente pensi a quella donna e faccia ciò che il suo cuore le dice. Non importa se le sembrerà folle ed insensato, lo faccia. Vedrà che non se ne pentirà”.

 “Essere me stesso ed essere un po’ folle? Direi che non avrò nessun problema! Sa, ho già qualche idea in testa.. Grazie dell’aiuto amico!” disse Rick stringendo vigorosamente la mano dello sconosciuto.

“Di niente, spero che la magia del Natale l’aiuti a fare un buon lavoro”.

“Sicuramente!! Deve farlo!” disse Castle agitando la mano in segno di saluto mentre si incamminava nella via. Si era già voltato quando udì la voce dell’uomo alle sue spalle: “Hei Rick, Buon Natale!”.

Si girò di scatto nel sentir pronunciare il suo nome, ma nella direzione in cui aveva lasciato il vecchio non c’era nessuno. L’uomo era sparito.

Nello stesso momento dal cielo incominciò a scendere una leggera neve.

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Al  distretto regnava la noia. Nessun omicidio, perfino i criminali dovevano aver preso alla lettera la famosa citazione “A Natale si è tutti più buoni”.

Beckett era immersa nelle scartoffie arretrate di almeno tre mesi e si sentiva come se fosse braccata in un girone dell’inferno. La Gates era di cattivo umore, si era sfogata su di lei e l’aveva costretta alla parte più noiosa ed inutile del suo lavoro di detective.

Aveva usato testuali parole: “Beckett lei è sempre in ritardo con i fascicoli, mi chiedo cosa diavolo faccia per l’intera giornata”.

Kate avrebbe voluto risponderle- bracco i criminali e chiudo più casi di tutto il distretto messo insieme-, ma, dopo aver contato fino a dieci, si era limitata a rispondere: “Mi metto subito in pari signore, mi dispiace”.

Non aveva voglia di discutere con il capo, non era dell’umore giusto. Dopo due ore passate al computer incominciò a guardare l’orologio con una certa insistenza in trepidante attesa che il turno finisse. Non che a casa avesse di meglio da fare, ma si sarebbe rilassata leggendo un buon libro.

A proposito di libri, dov’era finito il suo scrittore?

Le aveva inviato un sms la mattina dicendo che sarebbe arrivato tardi, perché doveva sbrigare delle commissioni, ma non si era ancora visto.

Avrà sicuramente sentito puzza di scartoffie e si è dato alla macchia- pensò la donna con un sorriso- ha un radar speciale per questo.

Non lo avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura, ma Castle le mancava. La sua presenza le avrebbe reso di sicuro la giornata meno noiosa: le avrebbe portato il caffè, l’avrebbe irritata continuando a chiederle come mai il telefono non squillasse (neanche fosse colpa sua) e avrebbe esposto a tutti una delle sue stravaganti teorie al riguardo. Nell’istante in cui lei lo avesse fissato col suo famoso sguardo di rimprovero avrebbe taciuto e si sarebbe messo a giocare con i suoi elefanti sulla scrivania.

Kate ridacchiò sotto i baffi al solo pensiero, Castle sapeva essere speciale.

“Hei Becks, a che punto sei coi regali di Natale?” -gli urlò Esposito dalla sua scrivania-  ci hai già comprato qualcosa?”

“Tranquillo Esposito, stavo giusto pensando di mettermi in malattia e di “regalare” a te e al tuo compare un bel doppio turno alla vigilia, con i miei più cari auguri!”.

“Non ti facevo così perfida Becks, ci spezzeresti il cuore così? Sai che non possiamo resistere neanche un giorno senza di te!” scherzò Ryan.

“Cavolo bro, ti stai davvero trasformando in Castle junior. Solo lui non riesce a vivere senza Beckett”.

Di tutta risposta una pallina di carta gli atterrò sul viso.

“Chi non riesce a vivere senza Beckett?” ripeté una voce incuriosita alle loro spalle.

“Nessuno!” tuonò la donna andando verso Castle. “E’ l’ora di arrivare? Sapevo che dovevi far spese, avrai depredato tutta la 5th Avenue, col tempo che ci hai messo. Potevi almeno avvertirmi dell’ulteriore ritardo”.

“Wow Kate Beckett preoccupata per me.. devo ammettere che sono emozionato, non capita spesso”.

“Smettila, non ero minimamente preoccupata per te!” sentenziò voltandogli le spalle per ritornare alla sua scrivania.

“Lo era, lo era” sussurrarono in coro Ryan ed Esposito e Castle alzò il pollice con aria trionfante.

Kate si stava avvolgendo nel suo cappotto pronta per uscire.

“Bene detective, dove si va?” chiese Rick avvicinandosi a lei.

“Io vado a casa Castle, il mio turno è finito e ho bisogno di riposare”.

“E’ un peccato, perché ero venuto solo per invitarti a mangiare qualcosa, per farmi perdonare”..

“No Castle, davvero sono stanca. Oggi…”

“Se vuoi raccontarmi la tua giornata lo farai solo davanti a un piatto caldo. Dai, per favore, fallo per me.. è quasi Natale..”.

Kate non riuscì a resistere a quello sguardo, non poteva.

“Ok hai vinto. Solo un hot dog, poi me ne vado” disse la donna prendendo il braccio che lo scrittore le offriva.

“Tutto quello che vuole, mia signora!”.

“Castle!?!”

Disse: “Ok, scusa”, ma pensò: “Ah che donna”.

 

Angolo mio... so che è presto per il Natale, ma non ho saputo resistere all'idea di scrivere un racconitino ambientato in questo periodo dell'anno, che io adoro! Se volete lasciare il vostro commento vi sarei grata. Grazie, Anny
  
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