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Autore: IsaMarie    24/11/2011    10 recensioni
Bella e Jasper sono i gemelli Swan che vivono con il padre Charlie e la cugina Rosalie a Forks. Le loro vite si intrecceranno con i ragazzi Cullen: Edward, Alice e Emmett.
(Scritta con sara_cullen)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie, Jacob/Leah
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Cap. 124 EFP Ciao ragazze!
Eccoci puntuali con il capitolo. Continuiamo la nostra igilia di Natale e passiamo alla sera. Sarà un capitolo molto caldo, nonostante a Forks nevichi fitto fitto.
Speriamo che vi piaccia ! Ringraziamo come sempre tutte voi che ci seguite e passate un buon weekend!
Per l'anteprima del prossimo capitolo vi aspettiamo domenica sera sul nostro blog!
Le fan fiction di Manu e Sara


AVVISO PER LE LETTRICI DI SEGRETI E INGANNI!

Scusate, ma nell'ultimo capitolo postato mi sono dimenticata di avvisarvi che posteremo il nuovo chappy, domenica sera.
Mi dispiace ma sarò,per ben tre giorni, al raduno delle over del forum di Twilight che si terrà a Riccione, a farmi una mega maratona di tutti i film della saga, e tornerò solo domenica sera. Quindi appena arrivo, la prima cosa che farò sarà postare i capitoli. Bè, dopo aver strapazzato per bene i miei bambini!



BUONA LETTURA DA MANU E SARA!


CAPITOLO 124 


Aria di festa


Pov Edward

La serata era andata avanti alla grande, all’insegna dell’allegria e della gioia. In ogni angolo della casa si respirava l’aria serena e gioiosa tipica del Natale e il nostro umore era alle stelle. Era veramente tanto tempo che non vedevo la mamma così felice, era a dir poco radiosa! E Charlie, ogni volta che riusciva a sottrarsi a qualche compito, sgattaiolava subito da lei, per poterla stringere tra le sue braccia, coccolarla e sussurrarle frasi dolcissime, pregandola di non stancarsi troppo. Tutta quella premura nei suoi confronti, mi scaldava il cuore e non potevo fare altro che ringraziare per averli fatti incontrare: era stata la salvezza della mamma… e di tutti noi. Più volte avevo scoperto anche Emmett osservarla estasiato e il suo sguardo incantato rispecchiava esattamente i miei sentimenti.
I profumi di tutte le squisitezze che la mamma e le ragazze avevano preparato riempivano la casa, facendo brontolare i nostri stomaci mai sazi. Si erano impegnate in cucina, lamentandosi ogni volta che uno di noi entrava a sgraffignare qualcosa da mettere sotto i denti. Ma d’altronde dovevamo pur cenare in qualche modo e, dato che eravamo tutti troppo indaffarati e non avevamo tempo per sederci a tavola, ci eravamo arrangiati con popcorn, biscotti, cioccolata e altre leccornie preparate, in verità, per gli addobbi.
Nel frattempo noi uomini ci eravamo dedicati alle decorazioni esterne e ora il giardino posteriore e tutta la casa erano illuminati a giorno! Bè, forse avevamo un tantino esagerato: ero certo che chiunque sarebbe riuscito a scorgere la nostra casa anche a miglia di distanza!
Quando poi avevamo invitato le nostre donne a uscire per mostrar loro, con una certa dose di orgoglio, il nostro lavoro, si erano entusiasmate tutte quante… tutte tranne una, naturalmente… la mia sorellina era rimasta a dir poco scandalizzata. Aveva sbraitato per un quarto d’ora su quanto ogni singola composizione fosse troppo pacchiana, su come le luci non fossero ben allineate e troppo colorate, e di quanto poco ci intendessimo di raffinatezza ed eleganza. Alla fine, quando Alice aveva iniziato a dichiarare, con un cipiglio deciso e testardo, che avremmo dovuto risistemare almeno le decorazioni sulla facciata principale della casa, tutti noi eravamo inorriditi. Il solo pensiero di stare ancora al freddo, in mezzo alla neve, con un vento gelido che ci sferzava il viso, ci fece rabbrividire. Per nostra immensa fortuna, San Jasper, come spesso lo apostrofavamo io e mio fratello, l’aveva zittita con un bacio mozzafiato che aveva incontrato l’approvazione di tutti quanti indistintamente. Stavo sinceramente iniziando ad apprezzare l’uso di quel metodo per tacitare il tremendo folletto di casa!
Avevamo lasciato per ultimo il grande abete che avevamo comprato: desideravamo addobbarlo tutti insieme. Già, insieme… pura utopia! Noi ragazzi ci eravamo limitati a eseguire gli ordini senza riuscire a esprimere neppure il più piccolo parere o dare un minimo consiglio su dove appendere anche solo un microscopico fiocchetto. In silenzio, onde evitare discussioni infinite sul gusto zotico in nostro possesso, come bravi soldatini avevamo posizionato nell’esatto punto in cui ci veniva chiesto ogni singola decorazione, armati di pazienza infinita per evitare di tirare il collo a qualcuna delle donne; bè, in realtà ne bastava solo una… la nana malefica!
Risultato?! Ci avevano fatti uscire letteralmente fuori di testa!
Una pallina dorata in alto a destra, un biscotto in basso a sinistra, una ghirlanda di popcorn al centro, un Babbo Natale di cioccolato vicino alla punta…
Edward, non guardarmi le tette, concentrati sull’albero…
No, no, no. Così non va bene… Togliete dalla destra quel biscotto glassato perché stona col colore di quella pallina... spostate in basso quella ghirlanda…
Non osare toccarmi il sedere, orso! Sistema le lucine in basso… bla bla bla.
Che palle! La voglia di piantar tutto e di metterci a urlare era stata molto forte… ma eravamo stati stoici e avevamo resistito. Dopo due ore e mezza e quintali di tolleranza e sopportazione ci stravaccammo tutti quanti sui divani a goderci il nostro capolavoro… e il nostro meritato riposo!
Presi Bella tra le braccia e la strinsi al mio petto.
-Ti amo, cucciola… e ora non te le guardo solamente, le tette!- le mormorai intrufolando le mani sotto il suo maglione. Lei sobbalzò per la sorpresa, poi mi regalò un lieve bacio.
-Anch’io ti amo… ma giù le zampe: la legge ci osserva!- mi ammonì accennando a suo padre.
Sbuffai mettendo il broncio e lei ridacchiò. Con un sospiro reclinò il capo sul mio petto, socchiudendo le palpebre tremolati.
-Mmm… è tutto meraviglioso: il salone è perfetto. Grazie per la pazienza che avete avuto con noi…- mormorò.
-E’ stata dura ma ce l’abbiamo fatta!- esultai. Lei mi sorrise per poi baciarmi delicatamente le labbra.
-Siamo state tremende, vero?- domandò, con un’espressione colpevole.
-Tu no, tesoro. Sono un ragazzo molto fortunato- mi vantai, sincero. La mia Bella era stata l’unica a non abbaiare pretese più o meno impossibili; ed ero certo che non le fosse importato nulla di come venivano sistemate le varie decorazioni, anzi… sembrava scocciata quasi quanto noi ometti.
Si accoccolò meglio e mi strinse forte a sé, compiaciuta dal mio complimento.
-Sai, pensavo… che dopo aver terminato il college avremo una casetta tutta nostra… sarà molto più piacevole addobbare ogni stanza e l’albero tu ed io, da soli…- mi scappò.
Bella si staccò all’istante da me per potermi guardare negli occhi con i suoi, grandi e spalancati, quasi sconvolta. Per fortuna gli altri membri della famiglia erano troppo impegnati a coccolarsi a vicenda per badare a noi. Mi rendevo conto di essermi lasciato andare un po’ troppo, ma d’altronde era quello che avevo già immaginato un sacco di volte e volevo che lei fosse al corrente di ogni mio desiderio e pensiero… e poi avevamo già deciso di convivere quando saremmo andati ad Harvard, non sarebbe poi stato tanto diverso. Tentai di buttarla sul ridere per sviare un po’ l’attenzione da ciò che avevo appena affermato.
-Tu sei diversa da quelle arpie e ti andrebbe bene qualsiasi decorazione, purché fatta insieme. Ne sono convinto… Quelle tre, invece, sono delle vere e proprie pazze! Jasper, poi, sarà quello che avrà la peggio, poveraccio- le spiegai ridacchiando. Bella si voltò verso il fratello e Alice che si stavano sbaciucchiando sul divano, guardandosi innamorati più che mai, e sorrise commossa.
-Mm… non direi… saprà tenerla a bada… ha molta influenza su di lei- dichiarò con certezza; -Edward… siamo ancora piuttosto giovani per certi progetti… eppure sembri essere sicuro che tutti noi avremo un futuro insieme…- mormorò, arrossendo.
-Esatto, cucciola! Per quanto mi riguarda ti amo più di ogni altra cosa al mondo e niente e nessuno potrà allontanarmi da te o farmi cambiare idea su noi e il nostro avvenire. Quindi mettiti il cuore in pace perché non ti libererai mai di me… e suppongo che per gli altri sia lo stesso- le spiegai, mentre un senso di disagio stava crescendo nel mio cuore. Perché aveva tutti quei dubbi? Iniziavo a sentirmi ridicolo ad averle confessato quel mio sogno e il suo silenzio non mi stava certo aiutando.
-Tu non ci pensi mai?- indagai, con una sorta di preoccupazione; insomma… si sapeva che in genere le ragazze non temevano l’idea di accasarsi!
Il suo rossore si intensificò facendola risultare ancora più deliziosa ai miei occhi.
-No… cioè sì… però… bè, abbiamo già parlato di vivere insieme durante il college e pensavo che fossi soddisfatto così… non ho osato spingermi troppo in là con i progetti. Di solito tutti i ragazzi sono allergici a… ehm, discorsi come questi…- balbettò a disagio anche lei.
La fissai intensamente senza riuscire a capire cosa le passasse per la testa.
-Io non sono ‘tutti’… io sono Edward; e da quando ho perso completamente la testa per te, tutto è cambiato: le mie priorità, i miei bisogni e i miei desideri… tu vieni prima di tutto- le rivelai; -E poi non ti sei ancora decisa a dirmi se sto facendo la figura dello stupido o se sono pensieri che qualche volta ti hanno sfiorata…- tentai di nuovo, sempre più imbarazzato. Cazzo! Forse avevo esagerato con il mio regalo… magari avrebbe pensato che stessi correndo un po’ troppo…
-Molte volte, a essere sincera… ma avevo timore che se mai ti avessi rivelato ciò che spesso mi passa per la testa mi avresti presa per pazza e saresti scappato a gambe levate il più lontano possibile da me- mi confidò, facendomi tirare un sospiro di sollievo e rendendomi più felice che mai.
-Non potrebbe mai succedere perché non potrei mai vivere senza di te, e adesso lo sai anche tu- dichiarai, sincero.
-La stessa identica cosa vale per me- mi rispose, baciandomi. Avrei voluto approfondire quel contatto per suggellare le confessioni che ci eravamo appena scambiati, ma ero consapevole della presenza di tutti gli altri e, in particolar modo del baffuto sceriffo, quindi mi trattenni e a forza mi staccai da lei.
-E grazie per la pazienza che hai avuto stasera… un paio di volte ho pensato saresti sbottato e invece sei riuscito a trattenerti. Sono molto orgogliosa!- sghignazzò per smorzare la serietà della conversazione e il desiderio che si stava scatenando tra noi; -Però alla fine ci siamo divertiti, vero?- mi domandò, speranzosa. Annuii, sorridendole. Era vero: snervante ma, allo stesso tempo, anche divertente.
-E ora per concludere alla perfezione questa giornata stupenda ci manca solo una cosa!- esclamò Charlie.
-Sììììì!- urlarono Rose e Bella, entusiaste, intuendo al volo ciò che intendesse lo sceriffo.
Ancora lavori?! Io ero stravolto e poi volevo disperatamente andarmene in camera a godermi la sorpresa che la mia gattina mi aveva promesso! Speravo seriamente che avesse comprato qualche nuovo completino intimo molto audace; anche se dopo l’ultimo paio di slip che le avevo strappato a causa della mia foga si era parecchio arrabbiata. Mi aveva minacciato che se avessi continuato a comportarmi come un cavernicolo non si sarebbe più impegnata a scegliere niente di sexy ed eccitante perché intanto il risultato sarebbe stato sempre lo stesso: la sua biancheria ridotta a uno straccetto inutilizzabile.
Effettivamente, nelle ultime settimane, aveva scatenato in me un desiderio talmente intenso che spesso faticavo a controllarmi. Ma cosa diavolo ci potevo fare se aveva quell’effetto su di me?! Dio, mi faceva uscire di testa e non capivo più niente. Ma questa era la notte di Natale, e bisognava essere più buoni. Quindi mi sarei impegnato con tutto me stesso a sfilarle delicatamente gli slip. Molto delicatamente… dovevo solo trovare la giusta concentrazione e non lasciarmi distrarre dal suo profumo inebriante e coinvolgente e da quella visione paradisiaca.
Sì, Edward come no… più facile a dirsi che a farsi!
Rose si alzò e dopo essersi piazzata di fronte a noi, mi prese per mano costringendomi ad alzarmi dal divano e a seguirla. Appena mi accorsi in quale parte dell’enorme salone eravamo diretti, capii subito cosa intendesse Charlie. Più che felice di concludere la serata in famiglia in quel modo stupendo e tradizionale, mi accomodai insieme a Rose al pianoforte, mentre gli altri si sistemavano intorno a noi.
Suonammo e cantammo le melodie natalizie per parecchio tempo senza mai stancarci; il momento più emozionante e speciale per tutti arrivò quando Bella intonò, con la sua voce celestiale, Happy Christmas. I sentimenti che ebbe il potere di scatenare nel mio cuore furono talmente intensi che mi destabilizzarono per lunghi attimi. Alla fine, scoccò la mezzanotte e ci scambiammo gli auguri.
-Bè, visto che siamo ancora svegli potremmo anche aprire i regali!- esclamò Emmett, incapace di resistere come suo solito. In quel momento lo avrei volentieri strozzato. Se non ci fossimo subito rinchiusi in camera, avrei fatto di nuovo l’alba con Bella e il giorno di Natale sarei assomigliato più a uno zombie che a un essere umano. Specialmente se mettevamo in conto il lauto pranzo che ci aspettava: sarei certamente crollato nel classico abbiocco post-bagordi; ed io, invece, volevo godermi ogni singolo minuto di quel giorno speciale in compagnia della mia Bella. Mio fratello non poteva farmi questo. Per fortuna intervenne subito la mamma.
-No, ragazzi. Io sono stanchissima e voi anche! Tutti a nanna e domattina, quando saremo più riposati penseremo ai regali- ci ordinò.
-Eddai, mamma! Perché non ci scambiamo almeno quelli dell’estrazione? Gli altri, invece, li lasciamo sotto l’albero e li apriamo domattina con calma- insistette Emm, incontrando l’approvazione di mia sorella. Ti pareva! Jasper, invece, dall’occhiataccia che lanciò al cognato, probabilmente la pensava nel mio identico modo. Speravo solo che la mamma non cedesse, dato che aveva l’aria parecchio stravolta… ma ogni mia speranza si vanificò nel momento in cui anche Charlie la trovò una buona idea.
-Ma sì, dai. Così domani ci concentriamo sui regali più importanti- la spronò, scambiandosi una strana occhiata con lei.
-E va bene! Non ci vorrà ancora molto… poi però tutti a letto senza fiatare!- rimarcò con un cipiglio deciso, ma un dolce sorriso in volto. Annuimmo tutti quanti e ci riaccomodammo di nuovo sui divani, ognuno con il proprio regalo da consegnare. Dato che eravamo in tanti, la mamma aveva fatto una proposta alternativa per non diventare matti a cercare regali per tutti e soprattutto per non sprecare troppi soldi. Le sembrava doveroso e rispettoso verso le tante persone che non possedevano nemmeno di che sfamarsi. La sua idea consisteva nel fatto che ognuno di noi estraesse un bigliettino con il nome di un membro della famiglia. Il regalo doveva essere comprato solo per la persona pescata, senza rivelare l’identità agli altri, e il prezzo dell’oggetto non doveva superare i trenta dollari. Avevamo accolto tutti con gioia la novità, divertendoci un mondo per non farci scoprire gli uni dagli altri, vista la curiosità di molti di noi.
-Ok, iniziamo dal capofamiglia- esordì la mamma; -Chi ti è capitato, Charlie?- gli chiese. Lui si alzò e consegnò il suo pacchetto a Alice, che lo ringraziò con un bacio. Aprì la confezione e una crema per il corpo fece bella mostra di sé in una splendida confezione natalizia.
-Grazie, Charlie… caspita è una marca molto conosciuta! Wow, te ne intendi, eh?- si meravigliò felice mia sorella.
-Bè… sapevo che desideri sempre e solo il meglio e allora mi sono affidato alla signora Plum, la proprietaria della profumeria accanto alla centrale- confessò, un po’ impacciato per la reazione entusiasta di Alice.
-Amore, sono quasi certa che trenta dollari non ti siano bastati per quella crema. Come la mettiamo? L’integerrimo sceriffo Swan trasgredisce le regole?!- lo schernì la mamma, facendoci ridere tutti quanti.
-Trenta dollari giusti giusti! Giuro tesoro!- esclamò lui, piccato. La mamma non si fece ingannare e lo fissò in tralice.
-Ti ricordi che è la notte di Natale e che le bugie non sono proprio ammesse, vero? Né tantomeno gli spergiuri- lo incalzò, mentre noi assistevamo divertiti al loro piccolo diverbio.
-Si era parlato solo di budget o sbaglio? Bè, io l’ho pagata quella cifra… non un centesimo di più! Chiedi pure a Margareth- insistette, soddisfatto del suo operato.
-E..?- aggiunse Jasper, guadagnandosi un’occhiataccia dal padre. Dalla sua espressione sorniona doveva aver capito a quale trucchetto era ricorso il padre.
-E… oh, insomma! Le ho promesso che per un mese può parcheggiare davanti al suo negozio, anche se c’è il divieto- ammise, arrossendo all’inverosimile.
-Charlie! Non sei corretto!- lo rimproverò la mamma, scandalizzata.
-Amore mio, quella roba costa più di quanto credessi! Ormai me l’ero fatta confezionare convinto di rientrare nel budget… porca miseria è solo crema per il corpo mica oro! Chi si immaginava quel prezzo! Così, quando è stato il momento di pagare e Margareth mi rivelato il costo, non ho potuto fare altro che spiegarle la situazione, in completo imbarazzo per averle anche fatto perdere tempo ad incartare il regalo. Avrei voluto scegliere qualcos’altro, per poter rimanere nella cifra concordata ma, dopo averci pensato un attimo, lei mi ha proposto quella soluzione ed io ho accettato. In fondo non avevi menzionato altre regole se non prezzo e riserbo assoluto. Quindi non ho trasgredito!- concluse la sua spiegazione, incrociando le braccia al petto, compiaciuto del risultato ottenuto. Alice infatti aveva talmente gradito che si era già spalmata collo e decolleté con la sua adorata crema e si stava facendo annusare dal fidanzato che, a quanto pareva, approvava l’aroma in maniera quasi da dichiarare illegale. Ok, era meglio distogliere lo sguardo da quella scena nauseante e concentrarmi su altro.
-Mi dispiace mamma, ma ti ha fregato! Il tuo maritino ha ragione: nessun’altra regola. E’ stato un grande! Bravo Charlie!- concordai, spezzando una lancia a suo favore.
-Grazie, Edward. Lo sai vero che sei il mio genero preferito!- mi elogiò, scatenando le proteste di Emmett.
-E visto che sei stato l’unico a prendere le mie difese ho deciso di esonerarti dalla domenica a pesca con me e Billy- esordì.
-Oddio, sì! Ti ringrazio!- esultai. Non ero riuscito a trattenermi. Quello sì che era un regalo coi fiocchi!
-Peccato Charlie… povero Edward, ci teneva così tanto!- si vendicò mio fratello, mentre lo fulminavo con gli occhi.
-Come no! Pensate che non l’avessi capito che quei due furbacchioni dei miei figli ti volevano fregare?! Siete state perfidi, specialmente tu, Jazz- ci spiegò. Sorridemmo tutti, ancora una volta l’intuito da investigatore aveva fatto centro. A questo punto ormai ero quasi certo che fosse anche al corrente delle nostre frequenti incursioni notturne, ma che facesse finta di niente…
-Sarebbe stato un bel sogno se ad almeno uno di voi fosse piaciuta la pesca, ma mi rendo conto che, se non si è appassionati, può risultare veramente noiosa. Peccato, perché in realtà insegna a pazientare… ed è un’ottima filosofia di vita- spiegò, con una nota di tristezza e rammarico nella voce.
Io, Jazz ed Emm ci scambiammo una rapida occhiata e dopo un cenno di assenso decidemmo di fare anche noi un regalo a Charlie.
-Bè, papà… ecco, anziché annullarla perché non andiamo tutti insieme noi uomini? Potremmo trascorrere un weekend primaverile in mezzo alla natura, campeggiando sulla riva del lago… sì, insomma una cosa per soli maschietti- propose Jasper. Anche noi ci mostrammo entusiasti. Alla fine, un intero fine settimana all’aria aperta, mangiando pesci arrostiti sul barbecue non sarebbe stata male, anzi… ci saremmo divertiti di certo. Il viso di Charlie si illuminò e un sorriso di pura gioia spuntò da sotto i baffoni.
-Grazie, ragazzi… non sapete quanto significhi per me- si commosse con gli occhi lucidi. La mamma lo abbracciò e poi ricominciammo il giro dei doni.
La mamma aveva regalato sciarpa e berrettino coordinati, color antracite, a Bella; mio fratello, un nuovo tipo di esche per la pesca a Charlie; Bella un fermacapelli in argento con pietre colorate a Rosalie; Jasper una forma per muffins in silicone con un coloratissimo grembiule alla mamma; Rose un paio di caldi guanti imbottiti al cugino; Alice uno spartito musicale al sottoscritto per comporre le mie melodie. Infine a me era capitato Emmett ed ero andato sul sicuro con un videogioco di seconda mano che sapevo piacergli. Eravamo tutti contenti e soddisfatti dei regali e, in quel modo, ci eravamo anche divertiti, senza scervellarci in inutili e dispendiosi regali per tutti.
Ormai era arrivata l’ora di andare a nanna… almeno per chi avesse intenzione di dormire… io no di certo!
Spegnemmo tutte le luci, tranne quelle dell’albero e degli addobbi esterni, e salimmo al piano superiore. Ognuno entrò nella propria stanza per prepararsi per la notte. Occupai subito il bagno, prima che mia sorella lo monopolizzasse e mi lavai velocemente ma con cura; mi rasai la barba e mi sistemai la zazzera cercando di farmi ancora più carino. Una volta tornato in camera, mi fiondai nel letto, completamente nudo, ma con un cappellino da Babbo Natale in testa: l’avrei sorpresa senz’altro!
Dopo una mezz’oretta, in cui rimasi sveglio per puro miracolo data la spossatezza della giornata intensa, finalmente la casa piombò nel silenzio più assoluto. Ci eravamo messi d’accordo con Bella che non avrebbe aspettato troppo per venire da me, quasi sicuri che per stanotte lo sceriffo non si sarebbe messo a fare ronde notturne. Anzi… da come, per tutta la sera, si erano guardati e accarezzati lui e la mamma, quasi sicuramente anche loro si stavano tenendo occupati nel modo più antico del mondo. Oddio, non dovevo assolutamente pensarci, altrimenti Super Cullen non si sarebbe svegliato nemmeno con le cannonate: l’immagine di Charlie e mia madre che si contorcevano tra le lenzuola era il mio ufficiale ‘ammazza-erezione’! Per fortuna il rumore della porta che si apriva mi distrasse da quei pensieri autodistruttivi.
Nel momento in cui i miei occhi si posarono sulla mia gattina, ad entrambi scappò una risatina sommessa. Avevamo avuto la stessa idea: indossavamo un cappellino simile… eravamo proprio anime gemelle!

Pov Bella

Appena sgattaiolata nella camera di Edward non dovetti neppure abituarmi alla penombra della stanza, perché il giardino sul retro era talmente illuminato dalle mille luminarie natalizie che riusciva a far luce anche all’interno della stanza. Così lo avevo subito scorto nel letto, sotto il piumone a petto nudo e con in testa un cappellino quasi identico al mio. Avevamo riso entrambi per aver avuto la medesima idea, anche se, conoscendolo, potevo asserire con sicurezza che la sua mise, sotto le coltri, non si avvicinava nemmeno lontanamente alla mia. Insieme alle ragazze ero andata a fare shopping e mi ero fatta convincere da Rosalie ad acquistare un completino natalizio sexy e provocante. Alla fine lo avevamo comprato tutte e tre, abbinandoci anche degli stivali dal tacco vertiginoso, sperando di sorprendere piacevolmente i nostri uomini. A detta di Rose, Emmett sarebbe scoppiato!
-Ciao, ma come sei carino…- miagolai con un tono sensuale, avvicinandomi pian piano. Ero coperta con una vestaglia lunga fino ai piedi, per non mostrargli neanche un centimetro della mia pelle: desideravo ottenere un vero e proprio effetto bomba!
-Ciao, amore mio… devo dire però che quel cappello sta meglio a te, ti dona proprio!- si complimentò, sorridendomi sornione.
-Sai… sono l’elfo preferito di Babbo Natale… e sono qui stanotte perché dobbiamo tirare le somme. Allora, Cullen… come ti sei comportato durante l’anno? Sei stato un bambino buono o cattivo?- lo provocai, giocando un po’ e calcando perbene sul cognome, conoscendo alla perfezione le conseguenze di tutto ciò.
I suoi occhi prima si sgranarono, per poi incupirsi dal desiderio.
-Molto… io bimbo molto buono… mi merito un regalo speciale, vero elfo?- mi chiese malizioso, con gli smeraldi che scintillavano di lussuria. Mi morsicai il labbro, fermandomi a pochi centimetri da lui e iniziando a sciogliere il nodo che bloccava la mia vestaglia.
-Mmm… in effetti, Babbo Natale si è raccomandato di assecondare ogni tua richiesta…- sussurrai.
Il suo sorriso sghembo comparve più irriverente che mai ed io mi compiacqui, una volta di più, dell’effetto che gli facevo… per non parlare di quello che lui faceva a me!
-Ogni mia richiesta, eh?- mi domandò con la sua classica dose di strafottenza. Però… era sexy da paura!
-Sì, Cullen… proprio così: ogni tua richiesta- ribadii con sensualità, passandomi la lingua sulle labbra.
Lo vidi prima trattenere il fiato, poi deglutire.
-Ottimo, bambolina… allora cominciamo! Per prima cosa togliti quell’inutile pezzo di stoffa che ricopre le tue forme stupende ed eccitanti- mi ordinò. Feci come da lui anelato e lasciai cadere la vestaglia per terra, mentre la sua bocca si spalancava e gli occhi gli uscivano fuori dalle orbite.
 
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-Cristo santo, Bella! Tu mi vuoi morto!- esclamò, buttando all’aria il piumone; nella sua gloriosa nudità scattò su dal letto per venirmi accanto, mostrandomi la sua palese eccitazione che svettava in mezzo alle sue gambe. Decisamente la sorpresa era riuscita e l’effetto era devastante!
-Ti piace?- gli chiesi facendo le fusa come una gatta, compiendo un giro su me stessa per permettergli di ammirarmi da tutte le angolazioni.
Le sue mani mi sfiorarono con venerazione, quasi avesse paura di sfiorarmi.
-Dio, Bella… tu non hai idea di quello che stai rischiando… sei… sei una vera e propria bomba! Mai visto nessuno più sexy e attraente di te… mi fai impazzire… mi fai delirare… mi fai arrapare…- sospirò sulla mia pelle. Oh Dio! Scintille di pura elettricità stavano scorrendo tra di noi…
Ad un tratto, incapace di attendere oltre, Edward si precipitò sulle mie labbra e all’istante, realizzando una appassionata richiesta, le nostre lingue si scontrarono, dando vita ad una danza eccitante. A quel contatto così ardente, la mia mano premette con maggiore decisione sugli addominali scolpiti, provocandogli un gemito di pura lussuria… la sua risposta al mio tocco mi piacque in modo indescrivibile e perciò decisi di farlo ammattire, risalendo con una sensuale carezza il suo fantastico corpo… il torace ampio e muscoloso… le spalle larghe e ben delineate… il collo… i suoi morbidi capelli… non mi bastava mai! Sarei rimasta una vita intera a baciare quel dio e ad accarezzare il suo corpo da urlo!
Una sua mano nel frattempo mi accarezzava una gamba, risalendo pian piano fino alla natica. Sussultai, e un gemito roco mi scappò quando la ghermì con veemenza.
-Cazzo, Bella! Oh cazzo, cazzissimo! Tu… non hai gli slip- si eccitò sempre di più, man mano che esplorava il mio corpo con le sue mani ingorde. Quel fantastico ragazzo mi ripagò con la mia stessa moneta: le sue dita avide vezzeggiavano ogni centimetro di pelle, intrufolandosi lascive nelle pieghe più nascoste.
Dio, mi stava facendo uscire fuori di testa… continuava a sfiorare il mio punto più sensibile, senza mai darmi la soddisfazione di approfondire il contatto… era diabolico… stavo andando a fuoco!
-Perché tu… me li strappi sempre…- mi giustificai, tentando di rispondergli con un minimo di coerenza.
-Hai ragione, gattina… ma questa gonnellina è favolosa… e gli stivali poi… mm, mi fanno sesso!- sussurrò, fissandomi famelico. Dio, quello sguardo mi mandava su di giri più di qualsiasi tocco…
La sua bocca in un attimo fu nuovamente sulla mia, mentre mi spingeva verso la finestra. Quando però mi accorsi che aveva intenzione di farmi sedere sul davanzale, presi in mano la situazione: quella sera volevo dedicarmi al mio uomo con tutta me stessa, con l’identica devozione che lui aveva sempre mostrato nei miei confronti. Mi guardò confuso ed io gli sorrisi.
-Stanotte, amore… voglio occuparmi di te… voglio portarti sull’orlo della follia, come fai tu ogni volta che solo mi sfiori… voglio dedicarmi al tuo piacere…- gli confidai.
Chiuse gli occhi e inspirò con estrema lentezza, come per cercare di calmarsi.
-Oh Bella… se mi dici queste cose, con quella voce sexy, vestita in quel modo… dio santo! Rischio di venire come un dodicenne di fronte al paginone centrale di Playboy- sussurrò, avvicinando il suo bacino al mio e premendo l’erezione dura e palpitante su di me.
-Non sono una pagina di giornale… sono vera, in carne e ossa e voglio regalarti tutto il piacere possibile ed immaginabile… voglio farti impazzire, sentire il tuo sapore e lasciarmi guidare da te e dai tuoi desideri… nel modo che più ti aggrada…- mi lasciai andare completamente, non riuscendo però a non far andare a fuoco le mie guance.
Nonostante tutto l’amore che provavamo uno per l’altra, nonostante tutto il desiderio che si scatenava tra i nostri corpi, nonostante tutto ciò che avevamo già provato, ancora non potevo evitare di arrossire quando pronunciavo certe parole. Era più forte di me, ma non me ne preoccupai più di tanto: Edward comunque adorava tutto di me, sia la mia timidezza che la mia audacia.
E quella sera ero decisamente riuscita a sconvolgerlo…
-Oddio sì, Bella… fammi impazzire, esaudisci i miei desideri… Cristo, ce l’ho così duro… fammi godere, gattina- si infervorò, mentre mi chinavo di fronte a quel dio. Lui si mosse con uno scatto repentino: inaspettatamente mi sentii afferrare sulla nuca e di getto si avventò sulle mie labbra, con un gesto quasi disperato.
Dopo un bacio mozzafiato, che mi fece ricoprire di mille brividi, mi posò una mano sulla testa, accarezzandomela e accompagnando il mio viso nel punto in cui anelava un maggior contatto. Ogni volta mi eccitava da morire vederlo perso nel piacere a godersi completamente ciò che io potevo donargli. Mi scatenava sempre un languore così intenso che mi sarei dedicata a lui per ore!
Edward gemeva e un ringhio sommesso fuoriuscì dalla sua gola, mentre la sua mano accompagnava i miei movimenti, fino quasi a tirarmi i capelli.
-Ahh… sì… così!- ansimò in preda ad una bramosia mai provata.
Dio, adoravo quando si lasciava andare in quel modo, pensando soprattutto a se stesso e finalmente ero riuscita a farglielo capire. Non volevo che si trattenesse, magari frenato dalle sue assurde paure di ferirmi, imbarazzarmi o addirittura scandalizzarmi. Lo adoravo quando mi amava in modo dolce, ma lo veneravo ancora di più quando era irruente, appassionato e soprattutto eccitato. Perdeva completamente il controllo, come in quel momento. Quando mi sembrò che stesse per arrivare al culmine, Edward mi interruppe, alzandomi senza troppe cerimonie.
Mi sollevò, afferrandomi per le natiche e si avventò sulla mia bocca, facendo irruzione con la lingua, per poi scendere sul mio collo, fino al seno.
-Cazzo, Bella… ti sbatterei al muro e farei l’amore con te fino a farti venire tante di quelle volte, da non reggerti più in piedi… voglio sentirti urlare il mio nome!- tuonò, sbattendomi sul letto. Quasi urlai per la sorpresa, ma per fortuna Edward mi zittì con una mano, mentre l’altra scostò una delle coppe del reggiseno, senza sganciarlo. Si tuffò come un assetato su una delle mie punte eccitate, facendomi ansimare rumorosamente. Per fortuna la sua mano continuava a tappare le mie labbra, impendendomi di mettere al corrente tutta la casa della nostra attività movimentata. Ero sorpresa e compiaciuta, sembrava proprio aver perso ogni freno inibitore ed io ero sulla stessa lunghezza d’onda, faticando a contenermi. Sentivo un fuoco che mi percorreva tutta, un incendio di proporzioni gigantesche che solo lui, il suo corpo, la sua voce, potevano domare…
Le mie mani si spostarono sulla sua schiena per poi scendere sulle natiche e stringerle con forza, provocandogli un mugolio di assenso. Cercai di avvicinare il più possibile i nostri bacini... non avevo la forza di perdermi in altri preliminari… lo desideravo dentro di me con tutta me stessa, volevo sentirlo spingere fino in fondo, anelavo che riempisse ogni mio più piccolo angolo. Le mani di Edward scesero sulle mie cosce allargandole maggiormente.
-Oh, Edward… ti prego prendimi… subito, non resisto… ti voglio dentro… più di ogni altra cosa al mondo…- lo scongiurai in preda allo sconvolgimento più totale.
-Anch’io ti voglio, Bella… stasera mi stai mandando al manicomio… non ti ho mai vista così presa e mai più meravigliosa di questo momento- mormorò. Si mise in ginocchio per poi afferrare le mie gambe all’altezza dei polpacci e portarle sulle sue spalle.
-Sei mia!- ringhiò in preda ad una sconvolgente frenesia, unendo i nostri corpi con una passione senza precedenti.
-Oddio!- mi sfuggì un grido di pura estasi. Merda! Rischiavamo sul serio di farci beccare e, questa consapevolezza, anziché farmi calmare mi fece eccitare ancora di più.
Io ed Edward stavamo facendo l’amore del tutto persi uno nell’altra, senza riuscire più a capire cosa ci circondava, dove ci trovavamo… ormai esistevamo solo noi due e i nostri corpi allacciati, che ci procuravano un piacere talmente intenso che l’orgasmo esplose violento quasi subito in me.
-Sì, Bella... vieni per me… fammi vedere quanto ti piace… godi…- mi incitò Edward senza fermarsi, mentre la mia mano tappava la mia bocca per evitare di farmi scappare altre urla. Il piacere si prolungò all’infinito, mentre lui continuava ad affondare in me senza tregua.
-Sei magnifica… la tua pelle… il tuo odore… la tua morbidezza… mi fanno impazzire… sì… ed ora… fammi godere…- continuava a sussurrarmi Edward. Io, dal canto mio, non avevo più la forza di pronunciare neppure una sillaba, persa in quel vortice di sensazioni travolgenti.
Edward era magnifico: la testa gettata indietro, gli occhi socchiusi, la bocca aperta in un muto grido di piacere, i muscoli delle braccia e delle spalle in tensione per la posizione.
Le onde dell’orgasmo non ancora del tutto scemato tornarono con forza, travolgendomi di nuovo.
Solo in quel momento anche Edward si lasciò andare, serrando i denti con forza per riuscire a non gridare: era più bello di un dio… i muscoli guizzanti, le vene del collo in rilievo, un velo di sudore che gli faceva luccicare la pelle…
Il piacere scemò pian piano, lasciandoci sudati, ansanti e tremendamente appagati. Con molta cautela Edward si voltò sulla schiena, trascinandomi con sé; poggiai la testa sul suo petto per riprendere fiato: ero stremata dall’intensità di ciò che avevamo appena condiviso.
-Adoro stare dentro di te… sempre…- mormorò ansante.
-E io adoro sentirti sempre dentro di me…- risposi, sorridendogli. Poi di colpo mi fissò serio.
-Dici che Babbo Natale si incazzerà molto quando verrà a sapere che mi sono fatto il suo elfo preferito?- mi domandò.
-Credo proprio di no! Si era raccomandato che ti dessi tutto ciò che desideravi ed io ho solo eseguito un ordine alla lettera- lo assecondai, seria anch’io.
Ci guardammo ancora un attimo e poi scoppiammo a ridere come cretini. Non appena le risate scemarono, mi osservò con occhi velati.
-No Edward, non hai esagerato…- lo anticipai con un sorriso. -Anzi, mi è piaciuto da morire!-.
-Ah sì, eh? Ti dirò: lo sospettavo!- ghignò strafottente. Poi si addolcì di colpo: -Ti amo, Bella- sussurrò al mio orecchio, baciandomi la tempia.
-Anch’io, amore mio… tanto- risposi, felice.


V
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