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Autore: Eikochan    26/11/2011    1 recensioni
Il Giglio e le sue amiche. Incontrastate dominatrici della scuola: belle, atletiche, carine e ricche. Tutto quello che si può volere dalla vita? O no?
Peccato che la loro vita perfetta si sgretoli pian piano tra le loro mani. La storia di come riusciranno a far fronte ad amori impossibili, tradimenti, gravidanze indesiderate, la reputazione, l'alcol e le cattive amicizie.
Crescere non è mica una cosa da tutti i giorni, vivere nemmeno! Un'altra fanfiction AU scolastica. Me questa (spero) tratterà temi originali, e diversi dalle altre. Dategli una chance!
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Ino Yamanaka, Karin, Shikamaru Nara, Temari
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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PERFETTA:

 

La luce del mattino entrò prepotente dalla finestre e andò a colpire gli occhi chiusi della bionda, lentamente questa aprì i grandi occhi azzurro chiaro e si volse a leggere l’ora sulla radiosveglia.
7.29. Giusto un minuto prima della sveglia: era in perfetto orario; la disattivò e, prima di alzarsi, si stropicciò ancora un po’ gli occhi assonati. Si tolse il pigiama e si apprestò a indossare i vestiti che aveva preparato in perfetto ordine la sera prima. Quando ebbe indossato anche il maglioncino di cashmere viola, andò in bagno e, una volta di ritorno, pettinata, profumata e truccata si girò a guardarsi nel grande specchio appeso alla parete sinistra. Analizzò la sua figura e una volta soddisfatta sorrise alla sua immagine riflessa: era semplicemente perfetta, come lo era sempre del resto: era, o non era, Ino Yamanaka?
Prima di scendere al piano di sotto diede un’occhiata alla foto di famiglia sulla scrivania: risaliva a cinque anni fa, suo padre, che era la copia maschile della ragazza, e sua madre, una donna dai lineamenti duri e dallo sguardo severo, che la abbracciavano.
Il primo ricordo che conservava Ino risaliva all’incarica a quando aveva l’età di tre anni: sua madre, ignorando la giovane età della figlia, si era rivolta a quest’ultima con un discorso forse troppo articolato per una bambina cosi piccola. Si ricordava che stava piangendo perché una amichetta le aveva lanciato la bambola di pezza nella sabbiera e poi era scoppiata a ridere, prima di fuggire; la madre, vedendola in lacrime, si era inginocchiata e le aveva fatto un discorso che Ino ricordava a memoria: “Ino, esistono due persone al mondo: i deboli e i potenti. I deboli piangono e languono nella loro disperazione, comandati a bacchetta dai potenti. I potenti, al contrario, non piangono ed hanno tutto in pungo, è per questo che devi diventare una donna potente. Quando crescerai ricordati di coltivare la bellezza naturale che hai, sarà un’arma importante in futuro, e sviluppa anche l’astuzia e la furbizia.. oltre che la retorica. Con queste quattro qualità non potrai che diventare una donna potente e popolare e fare così fieri i tuoi genitori. Ricordati che quello che conta nella vita è diventare una persona importante, la popolarità ed il potere sono tutto, ricordati le tre P: potere, popolarità e perfezione.” Si ricordava che la guardò, perplessa, senza afferrare il senso delle parole; l’unica cosa che aveva capito era che non doveva piangere, però memorizzò lo stesso il discorso parola per parola.. l’aveva scritto su un pezzo di carta che conservava accuratamente sulla scrivania. Una volta diventata più grande afferrò il concetto e si ripropose di far fieri suoi genitori; aveva progettato nei minimi dettagli un futuro grandioso: era, infatti, dall’età di otto anni che aspirava a diventare Primo ministro del Giappone, e la sua ascesa al successo e al potere stava dando buoni frutti; non era un caso se era il Giglio della scuola, se quello che diceva era legge e quello che indossava era moda, non era un caso che tutti la temessero e la rispettassero, non erano un caso tutti i privilegi che questo comportava. Erano tutti merito della sua bravura ed erano passaggi fondamentali del suo piano per il futuro.

 
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“Perennemente in ritardo! Mi spieghi, Temari, perché non riusciamo mai arrivare in orario?!” ansimò Karin, correndo sui tacchi bassi verso l’entrata della scuola.
“Perché il karma è un fottuto stronzo e se la prende sempre e solo con noi!” le disse di rimando la bionda, che non era nemmeno un po’ provata dalla corsa, mentre si sistemava la gonna a tubino che le era salita un po’ troppo durante la folle corsa.
Ora stavano appoggiate allo stipite della porta a riprendere fiato, o meglio Karin a respirare pesantemente cercando di tranquillizzarsi, mentre Temari si dava un’ultima occhiata al vetro a specchio della porta.
“Ci vediamo a pranzo, tesoro.” le sorrise la Sabaku prima di dirigersi verso la propria aula.

 

 
“Ho preso 8 di matematica, ci credi?” esultò la rossa.
“Quanto hai pagato la prof?”
“Non credi mai nelle mie capacità, Temari!”
L’interpellata scoppiò a ridere, facendo girare più di metà corridoio “Ma cosa dici, Karin? Io lo so che sei un genio in fondo.. molto in fondo”
Bisticciando amichevolmente si avviarono a pranzo; nella calca dell’una i corridoi erano impossibili da percorrere e si veniva spintonati da una parte all’altra. Ad un certo punto Karin venne urtata da una ragazzina.
“Guarda dove metti i piedi, puttana obesa!” la insultò, a voce alta, quella.
“Scusa cosa hai detto?” Ma l’altra era già sparita nella folla e Karin sentì le lacrime salire e minacciare di trasbordare; volendo evitare una scenata in pubblico si avviò mogia in bagno dove scacciò in malo modo due primine, in modo da piangere con tranquillità.
“Hei, Karin!” la bionda, che non l’aveva seguita subito ma piuttosto era andata a scovare quale era il nome della ragazzina impudente, era entrata in quel momento in bagno e aveva messo il cartello guasto in modo da non essere disturbate “Non piangere.”
“E cosa dovrei fare? Hai sentito come mi ha chiamato quella mocciosa?! Fino a una settimana fa’ si sarebbe sognata di farlo!”
“Non farti toccare da una cosa cosi, tu sei Karin, una delle leggende delle Flo! Come può una sciocca ragazzina a metterti k.o?”
“Ma non capisci Tem? Non è quello il punto, la verità è che avevo tutto quello che volevo e potevo; e poi è sparito in un secondo. Ho perso tutto; ho perso Ino e ho perso le Flo, ho perso la reputazione e il mio charme, ho perso la nonna e ho perso i soldi, ho perso il fisico e ho perso il rispetto” fece un sospiro “ho perso anche Deidara… non che quello fosse mai stato mio ma quando verrà a sapere di tutto questo casino non mi vorrà più parlare.” singhiozzò la rossa, sconsolata.
“C’è una cosa che non hai perso…” le sorrise Tem. “Sarà anche poco ma… non hai perso me.”
“E nemmeno me.” aggiunse Suigetsu, comparso di fianco all’amica. “Scusate ho origliato tutta la conversazione.” si scusò poi, mostrando il suo solito sorrisino da dolce canaglia.
L’altra si aprì in un sorriso sincero, asciugandosi le lacrime e la matita nera che colava.
“Grazie. I migliori amici che si possano avere..” e li abbracciò tutti e due.
“Comunque se vuoi vado a picchiarla..” aggiunse, seria, Temari.
“Non serve grazie.. poi se ti beccano è la volta buona che finisci pure in carcere.”
“E chi vuoi che mi becchi? Non sono mica una novellina” si finse offesa la bionda, mentre passava sotto il braccio di Suigetsu che aveva aperto la porta alle due ragazze.₁

 
Nonostante il divieto di Karin, Temari aveva indagato e aveva scoperto che la ragazzina si chiamava Moe Tsukina, che aveva quindici anni appena compiuti e soprattutto che era la figlia del dirigente della filiale dell’impresa di suo padre: non poteva capitarle fortuna maggiore. Quindi a fine scuola lasciò Karin con una scusa e si appostò nel vicoletto che portava a casa della ragazza, a quell’ora non c’era nessuno in giro e non rischiava quindi testimoni scomodi. Ad un certo punto Moe comparve da dietro l’angolo e la bionda le si avvicinò minacciosa.
“Cosa hai detto oggi alla mia amica?” le sussurrò malevola in faccia. La poveretta stava tremando come una foglia: incontrare Sabaku no Temari incazzata nera in un vicolo deserto non poteva che essere una brutta cosa.
Nonostante tutto però cercò di tenere un minimo di contegno.
“Solo la verità”
“Per me la verità è che, qui, l’unica puttana sei tu. E non me ne andrei in giro a dire alle altre ‘obesa’ quando si è alti nemmeno un metro e sessanta e si ha un culo che ha le dimensioni di una portaerei.” E fece per andarsene, ma, sentendo sospirare di sollievo l’altra, capì di non aver impartito poi una lezione cosi profonda, quindi si girò e carico il pungo allenato che si abbatté con precisione sulla faccia acneica della Tsukina.
“La prossima volta che tocchi di nuovo la mia amica non sarà solo uno il pugno che riceverai. Da domani non parlare ne tanto meno sparlarle alle spalle di Karin,  non azzardarti nemmeno a guardarla negli occhi, siamo intesi?” Le minacce e i pugni erano la specialità della bionda. “E tu lo sai vero che io vengo a sapere tutto, no?” aggiunse poi, affabile, prima di recuperare la borsa e andarsene con tranquillità dalla parte opposta. Era andato tutto secondo i piani: la Tsukina era terrorizzata, nessun testimone scomodo aveva fatto la sua comparsa e non rischiava nessuna denuncia poiché di sicuro il dirigente di una filiale non avrebbe mai denunciato la figlia del capo di tutta l’impresa.. non se voleva tenersi la sua comoda sedia sotto il culo. Soddisfatta per la vendetta ottenuta si fermò ad un chiosco di gelati e si permise un piccolo strappo alla regola prendendosi un cono con doppio cioccolato.

 
SPAZIO AUTRICE:
Questo capitolo breve (non linciatemi :D ) è in maggior parte Ino-centric.. mi ero accorta che la stavate tutti odiando e non mi sembrava giusto che mentre Karin e Temari stessero facendo un percorso verso la maturazione Ino restasse sempre la stessa. Cosi ho colto l’occasione per spiegare l’infanzia della biondina e in parte dare una motivazione al suo comportamento.
Alla prossima (spero di riuscire ad aumentare di frequenza gli aggiornamenti.. hem ^///^)

₁: Ma che cavaliere Suigetsu! :D
Un beso, Eikochan.
 

 

   
 
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