PERFETTA:
La luce
del mattino entrò prepotente dalla finestre e
andò a colpire gli occhi chiusi
della bionda, lentamente questa aprì i grandi occhi azzurro
chiaro e si volse a
leggere l’ora sulla radiosveglia.
7.29.
Giusto un minuto prima della sveglia: era in perfetto orario; la
disattivò e,
prima di alzarsi, si stropicciò ancora un po’ gli
occhi assonati. Si tolse il
pigiama e si apprestò a indossare i vestiti che aveva
preparato in perfetto
ordine la sera prima. Quando ebbe indossato anche il maglioncino di
cashmere
viola, andò in bagno e, una volta di ritorno, pettinata,
profumata e truccata
si girò a guardarsi nel grande specchio appeso alla parete
sinistra. Analizzò
la sua figura e una volta soddisfatta sorrise alla sua immagine
riflessa: era
semplicemente perfetta, come lo era sempre del resto: era, o non era,
Ino
Yamanaka?
Prima di
scendere al piano di sotto diede un’occhiata alla foto di
famiglia sulla
scrivania: risaliva a cinque anni fa, suo padre, che era la copia
maschile
della ragazza, e sua madre, una donna dai lineamenti duri e dallo
sguardo
severo, che la abbracciavano.
Il primo
ricordo che conservava Ino risaliva all’incarica a quando
aveva l’età di tre
anni: sua madre, ignorando la giovane età della figlia, si
era rivolta a
quest’ultima con un discorso forse troppo articolato per una
bambina cosi
piccola. Si ricordava che stava piangendo perché una
amichetta le aveva
lanciato la bambola di pezza nella sabbiera e poi era scoppiata a
ridere, prima
di fuggire; la madre, vedendola in lacrime, si era inginocchiata e le
aveva
fatto un discorso che Ino ricordava a memoria: “Ino, esistono
due persone al
mondo: i deboli e i potenti. I deboli piangono e languono nella loro
disperazione, comandati a bacchetta dai potenti. I potenti, al
contrario, non
piangono ed hanno tutto in pungo, è per questo che devi
diventare una donna
potente. Quando crescerai ricordati di coltivare la bellezza naturale
che hai,
sarà un’arma importante in futuro, e sviluppa
anche l’astuzia e la furbizia..
oltre che la retorica. Con queste quattro qualità non potrai
che diventare una
donna potente e popolare e fare così fieri i tuoi genitori.
Ricordati che
quello che conta nella vita è diventare una persona
importante, la popolarità
ed il potere sono tutto, ricordati le tre P: potere,
popolarità e perfezione.”
Si ricordava che la guardò, perplessa, senza afferrare il
senso delle parole;
l’unica cosa che aveva capito era che non doveva piangere,
però memorizzò lo
stesso il discorso parola per parola.. l’aveva scritto su un
pezzo di carta che
conservava accuratamente sulla scrivania. Una volta diventata
più grande
afferrò il concetto e si ripropose di far fieri suoi
genitori; aveva progettato
nei minimi dettagli un futuro grandioso: era, infatti,
dall’età di otto anni
che aspirava a diventare Primo ministro del Giappone, e la sua ascesa
al
successo e al potere stava dando buoni frutti; non era un caso se era
il Giglio
della scuola, se quello che diceva era legge e quello che indossava era
moda,
non era un caso che tutti la temessero e la rispettassero, non erano un
caso
tutti i privilegi che questo comportava. Erano tutti merito della sua
bravura ed
erano passaggi fondamentali del suo piano per il futuro.
“Perennemente
in ritardo! Mi spieghi, Temari, perché non riusciamo mai
arrivare in orario?!”
ansimò Karin, correndo sui tacchi bassi verso
l’entrata della scuola.
“Perché
il karma è un fottuto stronzo e se la prende sempre e solo
con noi!” le disse
di rimando la bionda, che non era nemmeno un po’ provata
dalla corsa, mentre si
sistemava la gonna a tubino che le era salita un po’ troppo
durante la folle
corsa.
Ora
stavano appoggiate allo stipite della porta a riprendere fiato, o
meglio Karin
a respirare pesantemente cercando di tranquillizzarsi, mentre Temari si
dava
un’ultima occhiata al vetro a specchio della porta.
“Ci
vediamo a pranzo, tesoro.” le sorrise la Sabaku prima di
dirigersi verso la
propria aula.
“Ho preso
8 di matematica, ci credi?” esultò la rossa.
“Quanto
hai pagato la prof?”
“Non
credi mai nelle mie capacità, Temari!”
L’interpellata
scoppiò a ridere, facendo girare più di
metà corridoio “Ma cosa dici, Karin? Io
lo so che sei un genio in fondo.. molto in fondo”
Bisticciando
amichevolmente si avviarono a pranzo; nella calca dell’una i
corridoi erano
impossibili da percorrere e si veniva spintonati da una parte
all’altra. Ad un
certo punto Karin venne urtata da una ragazzina.
“Guarda
dove metti i piedi, puttana obesa!” la insultò, a
voce alta, quella.
“Scusa
cosa hai detto?” Ma l’altra era già
sparita nella folla e Karin sentì le
lacrime salire e minacciare di trasbordare; volendo evitare una scenata
in
pubblico si avviò mogia in bagno dove scacciò in
malo modo due primine, in modo
da piangere con tranquillità.
“Hei,
Karin!” la bionda, che non l’aveva seguita subito
ma piuttosto era andata a
scovare quale era il nome della ragazzina impudente, era entrata in
quel
momento in bagno e aveva messo il cartello guasto in modo da non essere
disturbate
“Non piangere.”
“E cosa
dovrei fare? Hai sentito come mi ha chiamato quella mocciosa?! Fino a
una
settimana fa’ si sarebbe sognata di farlo!”
“Non
farti toccare da una cosa cosi, tu sei Karin, una delle leggende delle
Flo!
Come può una sciocca ragazzina a metterti k.o?”
“Ma non
capisci Tem? Non è quello il punto, la verità
è che avevo tutto quello che
volevo e potevo; e poi è sparito in un secondo. Ho perso
tutto; ho perso Ino e
ho perso le Flo, ho perso la reputazione e il mio charme, ho perso la
nonna e
ho perso i soldi, ho perso il fisico e ho perso il rispetto”
fece un sospiro “ho
perso anche Deidara… non che quello fosse mai stato mio ma
quando verrà a
sapere di tutto questo casino non
mi
vorrà più parlare.”
singhiozzò la rossa, sconsolata.
“C’è una
cosa che non hai perso…” le sorrise Tem.
“Sarà anche poco ma… non hai perso
me.”
“E
nemmeno me.” aggiunse Suigetsu, comparso di fianco
all’amica. “Scusate ho
origliato tutta la conversazione.” si scusò poi,
mostrando il suo solito
sorrisino da dolce canaglia.
L’altra
si aprì in un sorriso sincero, asciugandosi le lacrime e la
matita nera che
colava.
“Grazie.
I migliori amici che si possano avere..” e li
abbracciò tutti e due.
“Comunque
se vuoi vado a picchiarla..” aggiunse, seria, Temari.
“Non
serve grazie.. poi se ti beccano è la volta buona che
finisci pure in carcere.”
“E chi
vuoi che mi becchi? Non sono mica una novellina” si finse
offesa la bionda,
mentre passava sotto il braccio di Suigetsu che aveva aperto la porta
alle due
ragazze.₁
Nonostante
il divieto di Karin, Temari aveva indagato e aveva scoperto che la
ragazzina si
chiamava Moe Tsukina, che aveva quindici anni appena compiuti e
soprattutto che
era la figlia del dirigente della filiale dell’impresa di suo
padre: non poteva
capitarle fortuna maggiore. Quindi a fine scuola lasciò
Karin con una scusa e si
appostò nel vicoletto che portava a casa della ragazza, a
quell’ora non c’era
nessuno in giro e non rischiava quindi testimoni scomodi. Ad un certo
punto Moe
comparve da dietro l’angolo e la bionda le si
avvicinò minacciosa.
“Cosa hai
detto oggi alla mia amica?” le sussurrò malevola
in faccia. La poveretta stava
tremando come una foglia: incontrare Sabaku no Temari incazzata nera in
un
vicolo deserto non poteva che essere una brutta cosa.
Nonostante
tutto però cercò di tenere un minimo di contegno.
“Solo la
verità”
“Per me
la verità è che, qui, l’unica puttana
sei tu. E non me ne andrei in giro a dire
alle altre ‘obesa’ quando si è alti
nemmeno un metro e sessanta e si ha un culo
che ha le dimensioni di una portaerei.” E fece per andarsene,
ma, sentendo
sospirare di sollievo l’altra, capì di non aver
impartito poi una lezione cosi
profonda, quindi si girò e carico il pungo allenato che si
abbatté con
precisione sulla faccia acneica della Tsukina.
“La
prossima volta che tocchi di nuovo la mia amica non sarà
solo uno il pugno che
riceverai. Da domani non parlare ne tanto meno sparlarle alle spalle di
Karin, non
azzardarti nemmeno a guardarla negli
occhi, siamo intesi?” Le minacce e i pugni erano la
specialità della bionda. “E
tu lo sai vero che io vengo a sapere tutto, no?” aggiunse
poi, affabile, prima
di recuperare la borsa e andarsene con tranquillità dalla
parte opposta. Era
andato tutto secondo i piani: la Tsukina era terrorizzata, nessun
testimone
scomodo aveva fatto la sua comparsa e non rischiava nessuna denuncia
poiché di
sicuro il dirigente di una filiale non avrebbe mai denunciato la figlia
del capo
di tutta l’impresa.. non se voleva tenersi la sua comoda
sedia sotto il culo.
Soddisfatta per la vendetta ottenuta si fermò ad un chiosco
di gelati e si
permise un piccolo strappo alla regola prendendosi un cono con doppio
cioccolato.
SPAZIO
AUTRICE:
Questo capitolo breve (non linciatemi :D ) è in maggior
parte
Ino-centric.. mi ero accorta che la stavate tutti odiando e non mi
sembrava
giusto che mentre Karin e Temari stessero facendo un percorso verso la
maturazione Ino restasse sempre la stessa. Cosi ho colto
l’occasione per
spiegare l’infanzia della biondina e in parte dare una
motivazione al suo
comportamento.
₁:
Ma che cavaliere Suigetsu! :D