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Autore: Funhouse    27/11/2011    7 recensioni
La vita di Eleonora è decisamente complicata.
Cerca di dimenticare il suo passato, anche se si ripresenta prepotente ogni volta.
Ha lasciato la sua città per dimenticare, ma è ritornata.
Incontrare una persona le cambierà la vita.
Riuscirà a dimenticare?
Riuscirà ad amare qualcuno di diverso?
La sua vita ricomincia con il suo nuovo lavoro.
Se volere conoscere Eleonora, la professoressa Eleonora, basta un click.
Funhouse.
-Seguito della storia “La monotona vita di Elena”, non credo ci sia bisogno di leggere la prima storia^^
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nel capitolo precedente ho scritto che gli occhi di Mattia erano verdi, scusate.

Mi sono confusa xP Sono marroni! Buona lettura xDD 
Ed ecco a voi Mattia :) Che ne pensate?

 

 

Capitolo 2

 

 

 

 

Sognarti è il più bel peccato commesso.

 

 

 

 

Guardai distrattamente l'ora, di nuovo.

Erano sempre le sette.

Che felicità!

Sbuffai di nuovo, alzandomi stanca.

Il cellulare cominciò a suonare quella musica così familiare.

-Pronto?

Si può sapere dove abiti?”

Roteai gli occhi stanca.

-Non lo saprai mai.

Vuoi che dica a mio fratello che ti trovi qui?”

Stronzo.

-No.

Allora dimmi dove abiti.”

Gli dissi la via in un sussurro.

Arrivo.”

Chiusi gli occhi rimandando indietro le lacrime.

Il labbro inferiore cominciò a tremarmi, le lacrime a scendere, il respiro a mozzarsi.

Stavo crollando, in silenzio.

Da sola.

In bagno mi sciacquai la faccia, per poi andare in camera a mettermi una maglia decisamente troppo grande per il mio corpo.

Il campanello suonò nel silenzio delle mie azioni.

Chiusi gli occhi, tirando un sospiro profondo.

Con la mano che mi tremava ed il passo incerto mi diressi alla porta.

Aprii in silenzio, lentamente.

-Professoressa. È un piacere rivederla.

-Non posso dire la stessa cosa di lei Neri.

Neri.

Perché quel cognome riusciva sempre a farmi tremare.

Le sue dita ghiacciate si avvicinarono alla mia guancia, per poi scendere giù, fino al mio collo.

Un brivido mi scosse.

-Posso entrate?
Un sussurro, dolce, detto così piano da risultare inesistente.

-Prego.

Si avvicinò ulteriormente a me, chiudendosi la porta alle sue spalle.

I miei occhi incontrarono i suoi, perché erano così diversi?

-Sei così bella Ele.

Perché quella voce era così dannatamente diversa dalla sua?

Sospirai lentamente.

-Che sei venuto a fare qui?

La sua mano di ritrasse, come scottata.

Il suo sguardo era ferito, deluso.

-Non avevo niente da fare.

Deglutii a vuoto, perché mi ricordava così lui, certe volte?

-Vuoi qualcosa da bere?

-No.

-Da mangiare?

-No.

-Cosa vuoi Mattia?

-Voglio te.

Sorrisi dolcemente, non si poteva negare che fosse tenero.

-Dico sul serio Eleonora. Lo già che non dimenticherai mai mio fratello, ma io non ti sto chiedendo di dimenticare. Ti chiedo solo di essere mia, quando vorrò. Forse per sempre, forse fino a quando non mi stuferò.

Lo guardai sconvolta.

Era veramente così stupido?

-Ma...ma ti senti quando parli?

-Si.

-Stai sparando una marea di cazzate, lo sai questo?

-No, sto solo dettando le mie regole. Tu non vuoi incontrare Lorenzo, beh il prezzo per il mio silenzio sei tu.

Il sangue mi si ghiacciò nelle vene.

Da quando mi facevo mettere i piedi in testa da un ragazzino presuntuoso e strafottente?

-Io non sono un oggetto.

-Non ho mai detto questo.

Abbassai la testa, i suoi occhi color cioccolato mi mandavano in confusione, lui mi mandava in confusione.

Sentii le gambe cedere.

-Va bene.

Soffiai queste parole con il cuore pesante.

Soffiai la mia condanna.

Il suo corpo mi incastrò al muro, le sue mani risalivano lentamente il mio corpo.

Quando si intrufolò sotto la mia maglietta persi un battito ed un gemito mi sfuggì.

Lo sentii sorridere mentre la sua dolce tortura continuava, mandandomi in estasi.

Chiusi gli occhi e buttai la testa all'indietro.

Afferrai i lembi della sua maglietta e la tirai su, velocemente, bisognosa di contatto umano.

Quando alzai lo sguardo, i suoi occhi mi fissavano.

La sua bocca mi tentava, il suo sguardo mi scioglieva.

Credevo di essere all'inferno.

Lui era la mia tentazione ed io ero il povero agnellino finito per sbaglio in un posto popolato da sensazione troppo forti per il mio cuore ancora troppo fragile.

Mi fiondai sulle sue labbra, succhiandole, venerandole, amandole.

Amandole?

Eleonora, ma che vai a pensare!

Le sue braccia mi sollevarono, per poi lanciarmi sul divano.

Gli levai frettolosamente i jeans e mentre lui mi continuava a baciare, divenni sua.

Forse fu l'emozione, forse fu il dolore, ma in quel momento Lorenzo scomparve dalla mia mente.

In quell'attimo Lorenzo non mi tormentò più.

In quel momento Mattia mi fece sognare, ridere, forse.

In quel momento c'era solo Mattia.

Poi, si lasciò andare sopra di me, mentre io lo abbracciavo nel più assoluto silenzio, rotto solo dai nostri respiri irregolari.

Quando si alzò sentii un freddo improvviso.

-Bene, io vado.

Non risposi neanche, non ce l'avrei fatta.

Mi abbracciai da sola, mentre le lacrime scendevano lente sulle mie guance.

Quando sentii la porta chiudersi le mie lacrime aumentarono.

-Da quand'è che sei diventata una puttana Eleonora?

Mi graffiai la pelle, cercando di mandare via quell'odore così diverso, ma che allo stesso tempo mi piaceva.

Forse anche di più.

Mi alzai a fatica, raccattai i vestiti sparsi per la stanza ed uscii.

Avevo bisogno di chiarirmi le idee, quindi andai a casa di Mark.

Bussai più volte alla porta, poi mi venne ad aprire Cate.

-Ehi sorellona, che faccia da funerale! Che è successo?

La sua voce era contenta, in quell'istante la invidia con tutte le mie forze, ma quello era solo un inutile capriccio.

-Niente di così eclatante. C'è Mark?

-Si è in cucina. Vi lascio soli a parlare, io vado a fare la spesa. Ciao ciao sorellona.

-Ciao Cate.

Dopo essermi chiusa la porta alle spalle mi fiondai in cucina.

Vedere Mark con il grembiule mi faceva sempre ridere, allora perché in quel momento avevo solo voglio di piangere?

-Ele, che è successo di così grave da non farti morire dalle risate?

-Mi sono fatta un alunno.

Quasi gli cadde la pentola che teneva in mano.

-E la cosa buffa è che mi è piaciuto. E la cosa ancora più buffa è che è Mattia, Mattia Neri.

Lo vedo aprire la bocca per poi richiuderla, senza parole.

-Che ti devo dire Ele?

-Che ne so io. Sono venuta perché non ce la faccio più. Cosa farò domani? Come mi comporterò? Se è come il fratello farà finta di niente. Classico modo di fare dei Neri.

Mi riavviai i capelli in preda all'ansia.

-Devi stare calma. Lui vuole giocare no? Allora fallo giocare Ele: ormai ti può ricattare. Lui è minorenne, sei tu nel torno e ti licenzieranno sicuramente. E questo non deve assolutamente accadere. Capito?

Guardai Mark con una faccia sconvolta.

-Dovrei...stare al suo gioco?

-Si.

-Dimmi che il mio caro amico ragionevole si è bevuto qualcosa di forte?

-Sono lucidissimo mia cara. Adesso sta a te decidere se continuare il gioco oppure no.

-Non sono un oggetto.

-Questo lo so Ele, ma non puoi veramente permetterti di essere licenziata.

Aveva ragione, purtroppo.

Lo guardai sconsolata.

-Fa che questo gioco non mi procuri più casini di quelli che già ho, perché saprò già a chi rivolgermi per una pistola e saprò sicuramente contro chi usarla.

Lo vidi deglutire appena, per poi aprirsi in un sorriso più che finto.

-Eleonora cara, non sono io che mi sono portato a letto un mio alunno.

-Però sei tu che mi hai fatto credere che fosse la cosa giusta continuare.

-Touche. Comunque ti fermi a cena?

-Io in quella casa non ci torno!

-Non ti voglio qui stanotte, siamo intesi?

-Certo sporcaccione.

Lui mi guardò storto. Beh forse non ero io quella che poteva giudicarlo, ma che ci volete fare: mi diverte!

Mia sorella tornò subito dopo con uno sguardo indagatore. Tanto lo sapevo già che a letto avrebbero parlato di me: non esiste donna più curiosa di mia sorella.

La cena passò veloce, si stava avvicinando sempre di più il ritorno a casa.

Dopo saluti vari mi ritrovai al freddo per strada.

Camminavo svelta e le nuvolette bianche uscivano dalla mia bocca.

Vicino al portone di casa tirai fuori le chiavi ed entrai.

Dopo aver salutato il vecchietto con il cane mi diressi verso il mio appartamento.

Quando lo vidi fermo immobile davanti alla porta di casa, il mio cuore si bloccò.

Quelle spalle così grandi che tante volte avevo abbracciato.

Quei capelli corti, che amava tenere lunghi.

Le braccia erano immobili sui fianchi.

-Perché non mi hai avvertito?

Sobbalzai nel sentire la sua voce, ancora perfetta.

-Perché sei qui?

Mi meravigliai di sentire la mia voce ferma e sicura.

Lui si girò di scatto, infuriato.

-Perché sono qui? Eleonora, cazzo, te ne sei andata e torni dopo non so quanto e l'unica cosa che riesci a dire è perché sono qui?

I suoi occhi erano fiammeggiati ed io avevo paura.

Una paura matta di vederlo andare via, questa volta lui per primo.

Mi fermai i fissarlo: i suoi occhi così azzurri da farmi girare la testa, i suoi capelli neri e le sue labbra sottili così perfette.

Lui mi scrutava a sua volta, ma il suo sguardo era carico d'odio.

Sospirai.

-Vuoi entrare?

-No.

Lo sapevo già che non sarebbe entrato, ma che costa provare?

-Che vuoi fare?

-Non sei cambiata affatto Eleonora. È stato un piacere rivederti.

Camminò velocemente verso l'ascensore, mentre io rimanevo immobile, ghiacciata.

Quando entrò nell'ascensore scattai verso di esso e vidi i suoi occhi, come i miei, inondati di lacrime.

Non mi sorrise, mi fissò, fino a quando le porte dell'ascensore non si chiusero definitivamente.

Mi lasciai cadere addosso al muro, con le lacrime che ormai non riuscivo più a trattenere.

Perché era tornato? Perché mi doveva sempre fare male?

Eleonora, mi sembra che sei stato tu a lasciarlo per paura.

Io non ho mai avuto paura. È stata colpa sua.

Ad interrompere i miei pensieri ci pensò quel dannato telefono.

Martina.

Era da secoli che non la sentivo.

-Pronto?

Sei una grandissima stronza!”

Rimasi in silenzio.

Come puoi ucciderlo ogni volta? Ti ci diverti?”

Chiusi gli occhi un secondo, avevo sempre saputo della cotta di Martina, ma la cosa mi dava comunque fastidio: chi era lei per giudicarmi?

-Ma che cavolo vuoi? È venuto lui da me, io non lo avrei voluto vedere.

Una risata sprezzante mi arrivò dal telefono.

Sempre a nasconderti dietro agli altri. Non sei cambiata di una virgola.”

-Tu invece sei diventata più stronza.

Non rispose, ma sentivo che stava sorridendo.

Ti avverto Eleonora, stai lontana da Lorenzo. Non te lo voglio ripetere ancora.”

-Ma chi cavolo sei tu per dirmi quello che devo o non devo fare?

Sono la sua ragazza.”

Riattaccò ed io rimasi il silenzio con il telefono che scivolava dalla mia mano immobile, come me del resto.

Fidanzata?

Mi aveva mentito.

Le lacrime tornarono prepotenti. Mattia mi aveva mentito. Ero stata di nuovo presa in giro, ma che ci potevo fare.

La gente di divertiva a prendersi gioco di me, era così divertente.

Chiusi gli occhi cercando di mandar via quelle lacrime odiose che continuavano a scendere interminabili.

Poi delle braccia forti mi circondarono le spalle.

Riconobbi subito quel profumo e cercai di allontanarmi da lui.

-Shh, stai buona.

Tirai su col naso e nascosi la faccia sulla sua spalla.

-Perché gliel'hai detto?

-Mi è scappato il tuo cognome e Lore si è alzato di scatto. Non l'ho fatto apposta.

-Gli hai detto dove abitavo?

-No, l'ha scoperto da solo.

-Sono stanca.

Lo sentii sorridere, poi mi sollevò, mentre io, vicino alla porta, tiravo fuori le chiavi e le infilavo nella toppa.

Mi portò fino al letto e mi accarezzò la fronte.

-Dormi bene Eleonora.

Neanche gli risposi: ero già tra le braccia di Morfeo.

Quella notte feci un sogno strano.

C'erano Lorenzo e Mattia.

Il primo mi diceva che ero falsa, l'altro mi sorrideva provocante.

Io guardavo l'uno e poi l'altro.

Poi Lorenzo scomparve piano piano ed al suo posto venne un letto.

-Giochiamo?

La voce provocante di Mattia mi fece svegliare tutta sudata.

Che cavolo voleva dire quel sogno?

 

 

°§°

 

Scusate l'immenso ritardo >.<

Allora, che ne dite?

Eleonora è confusa e per chi non lo avesse capito è la figlia di Erica :)

Per chi non ha letto la prima storia si spiegherà con il tempo chi è Erica, perché salterà fuori xD

Come la famiglia Neri!

Ora vi saluto e buon proseguimento su EFP xD

  
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