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Autore: Mellorine    28/11/2011    1 recensioni
"è l'ultima volta…"
"certo, com'è che si dice? Quando si ama è sempre la penultima volta…!"
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Alaude, Daemon Spade
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alaude non poteva crederci, stava accadendo ancora, per la terza volta in un solo mese!

Maledetto Giotto che si ostinava a non dargli delle benedette stanze singole quando erano fuori città per delle missioni, si  divertiva per caso alle sue spalle a metterlo in situazioni del genere?!

"suvvia, ci sono passati tutti, sai com'è Daemon!"

Gli aveva risposto alla sua ennesima lamentela, dopo la quale capì che doveva semplicemente arrendersi e lasciò perdere, il boss doveva essere irremovibile a riguardo.

Già, ci erano passati tutti, tanto era degli altri il problema, mica suo? Sapeva benissimo che Daemon non avrebbe mai osato fare nulla del genere in presenza di Giotto.

E invece lui eccolo lì, come l'ultimo degli imbecilli indegni di rispetto ad aspettare -con la già ben poca pazienza che si ritrovava dopo una settimana intera passata a stretto contatto con l'illusionista- che la donna che aveva di fronte la smettesse di urlare e starnazzare mentre cercava di coprirsi alla men peggio raccogliendo il copriletto da terra, mentre invece Daemon, privo di pudore come sempre, gli rivolgeva un sorriso spavaldo e malizioso mentre si stiracchiava pigramente adagiandosi poi tranquillamente sul letto.

Ma stavolta non gliel'avrebbe data vinta, non avrebbe fatto come le volte scorse in cui si era limitato ad andarsene disgustato a cercare una camera per sé altrove, vendicandosi poi in altri modi sul collega.

Gli doveva rispetto, gli aveva detto già nelle precedenti missioni che quella di turno era la loro camera e dovevano utilizzarla per lavorare e riposare condividendo professionalmente gli spazi.

Daemon gliele doveva quelle accortezze come evitare di farsi trovare nudo sopra una donna od un uomo a caso, che avrebbero potuto costituire anche un pericolo, quando lui non voleva altro che stendersi sul proprio letto a riposare dopo il turno di guardia all'uomo che stavano seguendo per ordine di Giotto.

"mi sembrava di averti già detto che  se hai tanta voglia di sfogare i tuoi bassi istinti con la prima persona priva di buonsenso  che ti passa davanti, devi trovarti un altro posto in cui appartarti."

Avanzò a grandi passi all'interno della camera, deciso a non rinunciare al proprio diritto di stendersi sul letto che gli spettava e riposare, era stanco per il lavoro e questo contribuì a non farlo affatto trattenere dal lanciare un'occhiata alla ragazza che lasciasse intendere senza mezzi termini che doveva togliere il disturbo alla svelta.

Era bella, non poteva negarlo, di quella bellezza che si era accorto doveva piacere a Daemon, visto che tutte le persone con cui lo aveva visto divertirsi avevano quei tratti in comune: capelli biondi, occhi chiari, pelle altrettanto chiara, forse per questo prediligeva gli appartenenti a paesi stranieri, dato che tra i suoi conterranei simili caratteristiche erano più rare.

Ma sembrava mancare di un cervello ben funzionante, come pensava di ogni persona che si concedesse con tanta facilità a Daemon, e di buone maniere. E pensare che nell'ultima settimana aveva addirittura pensato di poter rivalutare il collega visto che diversamente dal solito si stava comportando in maniera più decente del solito e stavano riuscendo ad andare perfino d'accordo, che delusione.

La donna evidentemente non doveva aver apprezzato le occhiate e le parole di poco riguardo che le erano state rivolte  visto che, recuperati i suoi vestiti, si avvicinò ad Alaude seduto sul suo letto per mollargli un ceffone in pieno volto prima di dirigersi con fare indignato alla porta, senza rivolgere nemmeno ulteriori parole all'uomo con cui aveva passato la serata.

"nufufu~ non sai proprio come trattare le donne tu, eh Alouette~?"

Daemon si voltò verso il collega cui finalmente si prese la briga di rivolgersi, adagiandosi steso su un fianco continuando a mostrare senza vergogna tutte le sue grazie.

Alaude digrignò i denti, non avrebbe saputo dire se per l'imbarazzo della scena o per la domanda -la terza opzione poteva essere il sentirsi chiamare con quel nomignolo che l'altro gli aveva affibbiato e che lui non sopportava affatto-, fatto sta che si tolse il cappotto che ancora indossava e glielo lanciò addosso, coprendogli almeno le nudità essenziali.

"vergogna perfino tra maschietti o hai paura di affrontare un senso di inferiorità …?"
"sei osceno, te ne rendi conto?"

"io mi reputo umano ~ sei tu ad essere osceno con quella faccia impassibile che ti ritrovi! Ma sei sicuro di essere francese? Dicono che i francesi siano buoni amanti ma secondo me tu sei frigido. Magari ti hanno trovato in Russia!"

Non si degnò nemmeno di rispondergli, non solo perché l'illusionista non se lo meritava, ma anche perché si era sentito offeso da qualcosa in particolare che la sua mente, come faceva spesso ormai per resistere a tutto, aveva schermato per fare in modo che non ci pensasse,  che non ci stesse male.

Con la solita espressione tornata su un volto pallido ed impassibile, si rivolse all'altro con l'intenzione che fosse per l'ultima volta nella giornata, prima di dargli le spalle.

"vado a fare un bagno, quando esco voglio trovarti già fuori, devi iniziare il tuo turno."

Ma in fondo conosceva Daemon, doveva aspettarselo ed a dire il vero era da quando la donna era andata via che si chiedeva se e quando sarebbe successo.

Stavolta però aveva superato se stesso, doveva aver aspettato di avere il tempismo giusto perché lui era già nudo ed in procinto di entrare nella vasca da bagno quando l'illusionista, ancora fieramente nudo come un verme, spalancò la porta avvicinandoglisi a grandi passi.

Decise di non smuoversi più di tanto, stavolta si sarebbe mostrato irremovibile, anche se non riuscì a dimostrarsi perfettamente a proprio agio in quella situazione dato che subito si catapultò nella vasca, chinandosi per nascondere le proprie nudità dagli occhi di Daemon.

"vai fuori, Spade. Dovresti essere già fuori al tuo posto di lavoro, invece sei ancora qui."

Freddo, calmo, in fondo sarebbe bastato continuare a comportarsi in quel modo e  non sarebbe finita come le altre volte.

"è tutta colpa tua, non ho ancora avuto ciò che volevo stasera~"

Come suo solito, senza troppi complimenti Daemon lo raggiunse nella vasca non aspettando alcun consenso dal collega e lo afferrò per il busto, facendolo sollevare davanti a sé.

Al solo sentirsi toccato dalle sue mani, Alaude si sentì percorrere l'intero corpo da una scossa, molto simile ad un brivido, ma che non era affatto dettato dalla paura.

Non andava affatto bene, lo sapeva, ma non poteva permettere che finisse come le altre volte in cui, una volta tornato nella camera di turno che condivideva con il collega, lui gli rinfacciava che a causa sua e delle sue interruzioni, nonostante li avesse lasciati soli, non aveva poi concluso niente con le donne con cui lo aveva trovato.

A quel punto gli si accaniva addosso e lo accusava di averlo lasciato in bianco, così avrebbe dovuto assumersi le sue responsabilità e lasciare che si saziasse con lui, ammettendo che se fosse stato un tipo più flessibile, avrebbe anche potuto accontentarsi sempre di lui senza portarsi sconosciuti in camera.

Ovviamente al guardiano della nuvola non andava di sentirsi la ruota di scorta sfruttata da nessuno, specialmente se dall'odioso collega, per cui aveva sempre lottato… aveva lottato fino a fargli male, eppure Daemon non si era mai dato per vinto, e così tutte le altre volte era finito sempre col cadere nel suo letto, proprio come le persone da quattro soldi che lo facevano spontaneamente, che tanto disprezzava.

Ma lui non sarebbe mai stato come loro, anche se mentre Daemon lo possedeva non poteva fare a meno di mostrare l'estasi provata tra le sue braccia, dopo lo aveva sempre guardato con crescente disgusto e gliela faceva pagare in termini di collaborazione sul lavoro.

Più volte infatti il guardiano della nebbia si era ritrovato da solo nelle situazioni più difficili o a dover sostenere i turni agli orari e nelle condizioni più dure, Alaude lo voleva veramente morto e questo ormai lo aveva capito.

Eppure, mentre guidava il suo corpo a forza a mettersi poggiato al bordo della piccola vasca, chinato davanti a sé, lo sentiva più vivo che mai nel suo dibattersi continuo, nei calci che gli arrivavano lanciati alla ceca visto che Alaude gli dava le spalle, nello scuotersi continuo del suo corpo mentre portava una mano a toccargli il sesso che, a dispetto di quanto lamentato dal biondo, prontamente rispondeva alle stimolazioni ricevute.

"n-no… Daemoh-… aah…!"

Maledetto corpo, da dove veniva fuori quel gemito? Perché non riusciva a sottrarsi alle attenzioni di Daemon?

Si era ripromesso di lottare e invece si sentiva già un bollore prima del solito, forse perché erano già nudi in una vasca e l'italiano si strusciava col suo corpo alle proprie spalle, il petto sulla schiena, il bacino contro le natiche, ma ad ogni modo era inconcepibile, avrebbe dovuto lanciarlo fuori!

Ci provò sul serio, facendo per girarsi di scatto e spingere via l'illusionista, ma questo fu più veloce nell'anticipare le sue prevedibili azioni e lo bloccò con le mani per i polsi, tenendogliele ferme sul bordo della vasca.

"nufufu~  potremmo evitarci la solita sceneggiata? Tanto non funziona, sai benissimo che lo vuoi perfino più di me."

Chinandosi fino ad affacciarsi sulla sua spalla, Daemon gli sussurrò quelle parole direttamente all'orecchio, che prese a tormentare con i denti, mentre una mano si liberava dall'impegno sul suo polso per prendere a vagargli sul petto, poi l'addome, fino a tornare a posarsi sul sesso ormai eccitato per i maledetti movimenti ben mirati dell'intero corpo dell'illusionista.

"è l'ultima volta…"

"certo, com'è che si dice? Quando si ama è sempre la penultima volta…!"

Alaude sbarrò gli occhi, non solo per i modi sempre poco delicati  del collega che senza alcun preavviso né preparazione si era spinto con la sua erezione dentro di lui, ma anche per le parole.

Se quel gesto non gli avesse mozzato completamente il fiato e l'unica cosa che scalpitava per uscirgli dalla bocca non fosse un urlo di dolore che si ostinava in tutti i modi a non lasciarsi sfuggire, gli avrebbe probabilmente sbraitato qualche insulto più che meritato.

Era da tempo che non glielo rinfacciava chiaramente in quel modo, almeno da quando era accaduto tutto per la prima volta, eppure a distanza di mesi il lasciarsi andare con Daemon con quella consapevolezza che conoscesse appieno il proprio animo, mentre lui del suo non sapeva niente, dava a quel sesso dannatamente coinvolgente lo stesso sapore della frustrazione di sempre.

Come le volte scorse, Daemon si prese tutto il tempo che voleva spingendo oltre ogni limite il  corpo di Alaude per molto più del dovuto non appena avevano raggiunto il punto in cui il francese sembrava dimenticare chi fossero entrambi e si lasciava completamente andare, vittima di quel soffocante piacere che gli annebbiava completamente il cervello facendolo diventare tutto ciò che l'altro desiderava, o forse anche razionalmente ci sperava davvero, di essere tutto ciò che Daemon poteva desiderare e che per una volta glielo dicesse.

Ma come sempre non accadde, e dopo tanti gemiti che si rincorrevano chiamando l'uno il nome dell'altro nel pieno del coinvolgimento reciproco, tra di loro cadde il solito silenzio.

Non che Alaude si sentisse in grado di parlare, accasciato sul pavimento rivolto verso la vasca, alla quale aveva fatto in tempo a poggiarsi quando, ostinato a voler uscire subito da solo, era rovinosamente caduto.

Daemon invece gli sembrava più splendente di prima come al solito, perfettamente a suo agio ed in forma, nonostante fosse più silenzioso del normale.

Ed in quel modo, senza aggiungere una parola, lo avvolse in un grande telo e lo asciugò, caricandoselo poi sotto un braccio alzandolo da terra senza che il biondo gli chiedesse niente.

Per tutto il tempo infatti Alaude si limitò a restare in silenzio, era sempre così mentre riceveva quelle accortezze da Daemon, davvero non sapeva che dire, forse perché quei momenti alimentavano in lui una dannata speranza, per cui preferiva restare in silenzio per evitare di lasciarsi sfuggire delle domande.

Lo posò sul suo letto, non delicatamente come il suo corpo avrebbe avuto bisogno, ma almeno ebbe perfino l'accortezza di tirargli via di dosso il telo bagnato e buttargli addosso il suo cappotto affinché si coprisse, sapendo quanto fosse pudico in proposito.

"puoi tenertelo, ormai c'è sopra il tuo odore."

Le prime parole che gli rivolgeva nel giro di qualche minuto, e Daemon gli dava già le spalle intento a prepararsi, così che non poté nemmeno vedere la sua reazione quando lanciò per terra quel cappotto.

"non me ne faccio niente, è piccolo per me per cui tanto vale che lo lavi e lo usi ancora."

"dovrò bruciarlo."

"come vuoi, basta che ti prendi tu la briga di bruciarlo. Io vado di fretta, ho il turno, no?"

Ormai vestito pronto per affrontare il proprio lavoro, Daemon si voltò verso di lui ed una reazione mentre gli parlava con tanta naturalezza gliela fece vedere: un immancabile sorriso.

" 'notte Alouette~"

Alaude non rispose, lo "salutò" con un borbottio e qualche maledizione.

Peccato che, a differenza di quando aveva detto, il mattino dopo Daemon lo trovò a dormire dove lo aveva lasciato, stretto in quel cappotto che però quando era uscito aveva visto per terra.

 

Era ubriaco, tremendamente ubriaco, non era mai finito in uno stato così pietoso ed il motivo era solo uno: aveva perso completamente il controllo come non gli accadeva da quando era un ragazzino, forse come non gli era proprio mai accaduto prima d'ora.

Il motivo per cui ciò era successo era parecchio più complesso, un intero insieme di più motivi che lo avevano semplicemente portato ad esplodere nel momento meno appropriato.

Erano mesi che aveva iniziato il suo lavoro in Italia, da quando aveva ottenuto la promozione come capo dei servizi segreti che prevedeva però il suo trasferimento alla sede italiana, il che non gli era affatto dispiaciuto dato che progettava da tempo di lasciarsi tutto il suo passato in Francia alle spalle, e inoltre sarebbe stato nuovamente vicino ad un amico conosciuto nei suoi precedenti viaggi in quel paese, Knuckle.

Peccato che l'amico ormai prete fosse troppo impegnato con i suoi troppi impegni per stargli troppo dietro dopo che lo aveva presentato  Giotto e convinto a far parte dei Vongola, per cui gli era stato affibbiato quel maledetto guardiano della nebbia come compagno fisso in ogni lavoro che lo aiutasse ad introdursi in quel sistema, nonché nel privato dato che una volta trasferitosi aveva scoperto che le proprie conoscenze della lingua non bastavano per coprire la totalità della lingua parlata, ed aveva finito con l'avere il collega costantemente davanti agli occhi anche come insegnante.

Quanto era stato umiliante quel periodo, Daemon coglieva ogni occasione per metterlo in ridicolo ed inoltre gli sapeva dare man forte nel combattimento, tanto è vero che diverse volte lo aveva battuto con i suoi sporchi trucchetti, mentre il più delle volte dovevano accontentarsi entrambi di una assoluta parità.

Vista la piega che avevano preso i comportamenti di entrambi l'uno nei confronti dell'altro, era stato inevitabile che finissero col diventare praticamente rivali in tutto, soprattutto sul lavoro che condividevano, solo che lui prendeva tutto come suo solito sul serio mentre Daemon sembrava costantemente divertirsi.

Anche quando lo metteva seriamente in pericolo lasciandolo da solo contro diversi nemici, anche quando perdevano le staffe e finivano col lottare seriamente l'uno contro l'altro e lo feriva gravemente, Daemon non smetteva mai di sorridere e mostrarsi divertito da lui.

Era un suo difetto, Alaude lo sapeva, anche quando era giovane e viveva nella sua famiglia adagiata in Francia, aveva sempre finito con l'interessarsi alle persone sbagliate, quelle che entrambi i suoi genitori disprezzavano.

Innanzitutto si era accorto di provare attrazione unicamente verso gli uomini, e poi puntualmente questi erano sempre caratterizzati da un aspetto completamente opposto al suo modo d'essere.

Chi era troppo emotivo, chi troppo estroverso, chi troppo scostante perfino per lui.

Daemon non sapeva dire in cosa fosse il suo opposto, era come se fosse in tutto uguale e diverso da lui, forse erano semplicemente speculari.

I loro occhi erano entrambi azzurri ma di tonalità completamente diverse, entrambi erano freddi e distaccati, ma il modo in cui Daemon teneva le distanze dalle persone era in qualche modo diverso dal suo, entrambi non volevano farsi coinvolgere troppo da nessuno eppure erano volontariamente coinvolti come parte attiva per il bene dei Vongola.

Forse era il modo in qui aveva avvertito che pur essendo sempre insieme, tra loro o circondati da altre persone, fossero entrambi praticamente soli, o forse era semplicemente perché inconsciamente lui era davvero un masochista che non si rendeva conto di esserlo ed andava sempre a cercarsela da uomini che gli avrebbero dato problemi, ma un giorno in cui si ritrovò in missione da solo, dopo che gli era stato detto che ormai per cose di quel tipo poteva cavarsela benissimo da solo e Daemon era fuori in un altro lavoro, si accorse di quanto quel maledetto illusionista gli mancasse.

Fu quando tornando al maniero dopo una settimana incontrò di nuovo il guardiano della nebbia e sentì il proprio cuore battere in una maniera talmente fastidiosa che avrebbe voluto spararselo al momento per fargli smettere di fare casino nelle proprie orecchie, che  si accorse di amarlo.

Ma non lo avrebbe mai ammesso, non avrebbe mai voluto almeno, non razionalmente, e non lo avrebbe probabilmente davvero mai fatto se non fosse stata per quella esplosione improvvisa che gli portò via l'ultima speranza di mantenere un distacco dal collega.

La sua missione era andata male, molto male, non era assolutamente da lui e doveva ammetterlo, aveva fatto parecchi errori perché l'aveva presa sottogamba, ma era pieno del suo principale lavoro per i servizi segreti che aveva dovuto portarsi dietro anche in quella missione, facendolo finire ad andare in giro a svolgere il lavoro per i Vongola portandosi dietro due reclute che stava addestrando personalmente in quel periodo e delle quali nessuno poteva occuparsi in sua assenza, a causa del modo  in cui lui stesso aveva organizzato i turni dei lavori.

Si era praticamente scavato la fossa da solo senza rendersene conto, ed a causa dei due inesperti in quel tipo di lavoro, la famiglia che  stavano osservando li aveva scoperti, ed aveva così attaccato i Vongola.

Tutta la responsabilità era ovviamente ricaduta su di lui, ed oltre che le discussioni con Giotto e gli altri guardiani si era guadagnato anche una bella umiliazione di fronte alla gente di cui era lui stesso il capo.

Daemon invece era tornato vincente sotto tutti i punti di vista, non solo aveva portato brillantemente a termine la sua missione ma era anche tornato in tempo per aiutare la difesa sguarnita dei Vongola quando erano stati sotto attacco, passando per l'eroe del momento.

Ovviamente non aveva mancato di farglielo notare e pesare continuamente in ogni occasione possibile.

Alaude non si era mai sentito così umiliato, non aveva mai conosciuto il sapore del fallimento, e riceverlo tutto insieme nel peggiore dei modi lo aveva fatto sentire uno straccio e gli aveva chiuso lo stomaco.

In un momento in cui si sentiva totalmente snaturato da ciò che era di solito, sentì che non gli restasse altro che godersi una dormita sotto l'effetto del vino, unica cosa che riusciva ad ingerire, ma finì col prendersi la sbronza peggiore e soprattutto dalle conseguenze più disastrose della sua vita.

Era tutta colpa della disposizione delle camere al maniero che usavano quando finivano di lavorare troppo tardi per tornare ognuno alle proprie abitazioni, e della coincidenza che aveva fatto in modo che quella sera fossero rimasti a dormire lì sia lui che Daemon.

Ne era certo, doveva essere per forza così, non poteva essere anche quello un suo errore.

Fatto sta che finì con l'accanirsi contro la porta del collega fino ad incastrarcisi con una gamba dentro dopo l'ennesimo calcio, l'inseparabile gatta bianca che dormiva sempre con lui che gli era rimasta appesa alle spalle arpionata con le unghie alla camicia saltò via spaventata ed iniziò a graffiare anche lei contro quella porta come a chiamare aiuto.

Decisamente poco contento di ciò che era successo alla sua porta, Daemon corse ad aprirla, tirando automaticamente con sé Alaude che vi era ancora incastrato dentro, che cadde rovinosamente a terra non riuscendo a tenere testa con una gamba sola al movimento veloce con cui la porta era stata aperta.

"ma che diavolo…"

L'illusionista era chiaramente allibito da quello spettacolo, Alaude seduto per terra con una bottiglia vuota in mano, la gatta che gli saltava sulle gambe richiamando la sua attenzione strusciandosi sul suo petto.

"che stai cercando di fare tagliandoti una gamba nella mia porta..?"

"sta zitto! È tutta colpa tua!"

" ovviamente…"

Diversamente da quanto Alaude si aspettava, Daemon non si dilungò a fare troppi commenti sullo stato in cui si trovava, e si sbrigò piuttosto a chinarsi sulla sua gamba, finendo di allargare il buco sulla porta per liberargliela, constatando poi con un verso contrariato in che pessime condizioni fosse.

Gli vide scuotere la testa con uno sbuffo scocciato quando si accorse che  il legno gli aveva strappato la stoffa dei pantaloni e graffiato la gamba, probabilmente dovette pensare che non poteva lasciarlo  fuori la porta in quello stato, perché se lo caricò in spalla e lo portò dentro con sé chiudendosi la porta alle spalle, dopo aver lasciato che la gatta entrasse perché tanto sarebbe passata per il buco della porta, sapendo quanto fosse attaccata al padrone.

Lo stese sul suo letto e, senza pronunciare una parola, sparì nel bagno adiacente la camera, venendone fuori poco dopo con una scatolina dalla quale tirò fuori tutto il necessario con cui, una volta sedutosi al suo fianco e sistematasi una gamba di Alaude sulle gambe, iniziò a medicarlo.

Alaude non dovette reggere tutta quella gentilezza nei suoi confronti proprio da parte di Daemon, contrapposta al modo in cui lo aveva trattato fino ad un paio d'ore prima per tutta la durata della riunione, perché fu proprio quella ad abbattere ogni sua barriera di razionalità.

"lasciami stare!"
" stai perdendo sangue e non sei in grado di fasciarti da solo."
"non mi interessa ho detto lasciami!"

"stai fermo e fammi finire."

"ma che ti importa!? Se ti preoccupavi tanto per me non mi avresti deriso davanti a tutti prima!"

"credevo ti fossi abituato alle mie prese in giro…"
"invece no! Non le sopporto più ma tu sei idiota e non capisci niente!"

"e che cosa dovrei capire?"

Ecco,  a quella domanda seguì quella che Alaude avrebbe ricordato per sempre come la rovina della sua esistenza, il momento in cui aveva aperto a Daemon tutte le porte di accesso a lui, ed il bastardo aveva in parato fin troppo bene ed in fretta come e quando usarle al meglio.

"che sono più ridicolo di te perché mi sono innamorato di un idiota!"

Solitamente alle dichiarazioni d'amore seguiva un romantico bacio, un dolce abbraccio o qualcosa del genere, mentre a quella, se sempre la si poteva considerare tale, seguì con i gesti nient'altro che uno schiaffo che il francese stampò sulla guancia dell'illusionista con talmente tanta forza da lasciargli un evidente segno rosso.

Oltre aver inclinato il volto in seguito allo schiaffo, Daemon non sembrò avere alcuna particolare reazione, come se si aspettasse qualcosa del genere, come se anzi gli avesse posto quella domanda appositamente per ricevere quella risposta.

Sbuffò e si concentrò piuttosto a finire di occuparsi della gamba di Alaude, un silenzio tombale caduto tra loro per interi minuti in cui il guardiano della nuvola non fece altro se non respirare a fatica mentre fissava l'altro, completamente rosso fino alle orecchie, come se aspettasse ancora una reazione.

Fu però lo stesso talmente sorpreso da fare un piccolo salto sul posto quando, lasciatagli la gamba ormai fasciata, Daemon si chinò su di lui, facendo pressione sul suo petto con le mani e spingendolo a stendersi con la schiena sul materasso.

"dillo ancora."

Un sussurro sulle sue labbra, il sapore delle parole stranamente più dolce rispetto al solito, in contrapposizione a quelle del biondo che avevano ancora qualcosa di acre, come il vino di cui aveva le labbra impregnate del sapore, nonostante le parole in sé dovessero solitamente essere dolci, ma proprio non riuscì a pronunciarle in un modo più normale, facendole sembrare più come un'accusa.

"ti amo…"

Non aspettò oltre Daemon, non si perse nemmeno in ulteriori parole per chiedere spiegazioni o dispensare  rassicurazioni, semplicemente si calò sulle sue labbra facendogli conoscere per la prima volta il suo sapore.

Sapeva di qualcosa di dolce ma pungente al tempo stesso, talmente forte che era difficile da sopportare a lungo senza provare un senso di smarrimento, come se si potesse perdere per sempre nella bocca di Daemon e diventare parte del suo sapore, un qualcosa di così particolare che, una volta che le labbra si separavano, gli faceva venire voglia di provarlo ancora per conoscerlo meglio e poi ancora, ancora…

Era tutto ciò che Alaude ricordava di quella notte, dopodiché aveva saputo  solo che dopo quella volta era diventato parecchio più sensibile alla vicinanza del corpo di Daemon, ma tutto ciò che andava oltre quel bacio era rimasto soltanto a libera interpretazione della sua immaginazione, caduto totalmente nell'oblio a causa dell'alcool.

 

Alaude si svegliò, ancora nudo se non per il cappotto in cui si era rannicchiato la notte precedente, con la consapevolezza di aver fatto riaffiorare dei ricordi nella propria mente nel sonno, cose cui cercava di non pensare da un paio di mesi.

Forse doveva essere stato perché aveva passato la notte precedente con Daemon, pensò, o forse -si trovò a pensare ancora, una volta aperti gli occhi- perché il dannato gli stava esattamente di fronte a fissarlo seduto sul pavimento.

"oh che peccato, ti sei svegliato, avrei voluto sentirtelo dire ancora…!"

"c-cosa?"

Sbiancò, dal sorrisone trionfante che svettava sul volto di Daemon e dall'oggetto del sogno, non era facile intuire che cosa poteva aver detto nel sogno.

"indovina~"

La conferma e Alaude, da pallido che era, arrossì di colpo, togliendosi il cappotto dalle spalle e gettandolo addosso all'illusionista coprendolo da capo a piedi per non farsi vedere.

 

~

NOTE VARIE:

- il titolo viene da una, stupenda a mio parere, poesia di Neruda, forse la mia preferita in assoluto (non sapevo che mettere e mi è venuta in mente questa uahahaah…) :
Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano il fuoco:
t'amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, tra l'ombra e l'anima.
T'amo come la pianta che non fiorisce e reca
dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che ascese dalla terra.
T'amo senza sapere come, né quando, né da dove,
t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti
che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno. 

 

- l'idea di Alaude francese non è farina del mio sacco, l'ho letta per la prima volta nelle fic di NekoRika e ormai non riesco più a vederlo diversamente da così!

-  mentre Alaude gattaro è tutto merito di quella gattara della mia Alaude, che ormai me lo ruola come una baby sitter di gattini che mi manda in astinenza Daemon

- non riesco a portare avanti progetti lunghissimi, per cui credo che la fic verrà di 3 capitoli.

-  non avevo voglia di betarla e spero non si noti troppo…

 

  
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