14/3/2011: per festeggiare la prossima conclusione, vi offro un'ideale colonna sonora:
1)Resonance (Soul Eater opening) - TM Revolution
2)Pretty Fly (for a white guy) - The Offspring
3)Thriller - Michael Jackson
4)Gotta Feeling - Black Eyed Peas
Benvenuti (o bentornati) e buona lettura.
Harry Potter e l’Ordine
della Pernice
1-Recupero
Era una tranquilla sera
d’estate a Little Whinging; le
stelle brillavano nel cielo sereno e la luna rischiarava dolcemente il
paesaggio. Nelle loro graziose casette le famiglie guardavano la
televisione,
oppure sedevano in giardino a bere tè freddo e chiacchierare
con i vicini. I
bambini giocavano a palla o a nascondino, rintanandosi nelle siepi
odorose di
lavanda e rosmarino e soffocando le risate con le mani sporche di
terra, mentre
i più grandi sognavano le praterie del West cavalcando le
loro biciclette.
Nell’aria c’era un profumo di menta e geranio,
misto a quello delle mille
candele alla citronella che bruciavano sui davanzali, e un leggero
venticello
coronava la pace e la dolcezza di una serata perfetta.
Nessuno sospettava che in un vicolo
poco lontano si stava
consumando una tragedia.
Harry arretrò fino a
trovarsi con le spalle al muro. I
Dissennatori, cinque in tutto, si avvicinavano minacciosi, senza
lasciargli una
via di scampo…e lui, da vero imbecille, aveva lasciato a
casa la bacchetta.
Le tenebrose guardie di Azkaban
avanzavano, risucchiando la
luce e la gioia e lasciando solo vuoto e freddo; Harry chiuse gli
occhi,
aspettando la fine. “Mamma, papà,
Sirius…sto arrivando!” pensò.
“Ron, Hermione
…perdonatemi!”
Ormai lo avevano circondato…gli erano addosso…
“Expecto Patronum!”
gridò qualcuno alla sua destra. Ci fu un lampo
argentato…e una tigre dai denti
a sciabola balzò nel vicolo, attaccando e disperdendo i suoi
aggressori. Un
istante dopo, davanti agli occhi stupefatti del ragazzo comparve una
figura
incappucciata in sella ad una Vespa 50 Special verde pisello.
“Presto, Harry,
salta su!” lo esortò il suo salvatore. Il giovane
mago non se lo fece ripetere
due volte; quando fu a bordo, l’uomo misterioso si
guardò intorno. “Bene, via
libera. Pronti…VIAAA”. Con un rombo assordante la
Vespa partì; Harry,
aggrappato al mantello del guidatore, si abbandonò al
sollievo per lo scampato
pericolo, chiedendosi chi fosse il mago a cui doveva la vita (e anche
quanto
avrebbe resistito il suo malridotto mezzo di trasporto: certo, con i
Dissennatori alle calcagna non era il caso di fare troppo gli
schizzinosi,
però…).
La motoretta filava via per le
stradine silenziose di Little
Whinging, facendo un fracasso infernale: la gente, spaventata, si
affrettava a
chiudere le finestre e i cani più feroci e sanguinari del
quartiere, nemici
giurati dei motociclisti, si barricavano nelle cucce con le zampe sulle
orecchie.
In quanto a Harry...beh, il giovane
Potter non era certo una
persona ingrata, ma dopo che il suo salvatore ebbe bruciato tre
semafori rossi,
sradicato una staccionata, diserbato un giardino, attraversato una
siepe
spinosa, devastato un’aiuola spartitraffico e schivato per un
pelo una
panchina, il tutto in cinque minuti di viaggio, si ritrovò a
pensare con una
certa nostalgia a zia Petunia e alla sua pasta con i cavoli.
“Signore!”
pensava, “Se esco vivo da questa giornata, farò
amicizia con Tiger e Goyle!
Regalerò dei fiori a Millicent Bulstrode! Uscirò
a cena con Bellatrix! Sposerò
Malfoy...beh, adesso non esageriamo!”.
Sbandando e rombando il trabiccolo
lasciò il centro abitato
per sfrecciare attraverso la campagna; finalmente, dopo venti minuti di
terrore, l’uomo incappucciato si fermò davanti ad
un casolare diroccato. Harry
smontò con un lieve senso di nausea…e fu allora
che notò un particolare che,
nella confusione della fuga, gli era sfuggito: colui che
l’aveva tolto dalle
grinfie dei Dissennatori aveva una mano d’argento. Era Peter
Minus.
“Minus...maledetto!”
Harry arretrò, tremante di rabbia, e
s’infilò
la mano in tasca (ricordandosi un secondo più tardi che la
bacchetta era rimasta
sul comodino), con Peter che cercava inutilmente di calmarlo.
“Harry...Harry,
non voglio farti del male, lascia che ti spieghi!”
“Tu...tu hai f-fatto
uccidere i miei g-genitori e hai il coraggio di...”
“La mia parola non vale più
nulla, ormai!” lo interruppe l’uomo con un sorriso
di scusa. “Lo so, sono un
traditore e ogni mia dichiarazione di pentimento è un
insulto a coloro che sono
morti, tuttavia ti giuro che...ah, eccolo che arriva!”. Harry
guardò la strada
e vide un individuo, anche lui incappucciato, che avanzava a fatica su
una
bicicletta scassata e cigolante. Sul portapacchi arrugginito erano
impilati in
equilibrio precario il suo baule, la sua Firebolt e la gabbia di Edvige.
“Maledetti
Babbani!” imprecò il ciclista scendendo dal suo
mezzo ed abbassando il cavalletto(la pila di bagagli oscillò
pericolosamente
durante la manovra), “Quel ragazzino era così
pieno di lardo che per poco lo
Schiantesimo non è rimbalzato contro di me!”.
Harry sentì la mano gelida del
terrore che gli stringeva lo stomaco: era la voce di Piton.
Paralizzato, il ragazzo rimase a
bocca aperta, mentre Piton
continuava a parlare come se niente fosse. “Per la veste di
Morgana, quei
Dursley sono davvero mostruosi! Quasi quasi compatisco Potter...anni e
anni in
mezzo a gente del genere, non c’è da meravigliarsi
se è un disadattato! La
signora è una pessima cuoca, ho mangiato uno dei suoi
biscotti prima di
uscire...un’esperienza orribile, che non auguro a nessuno.
Dove sono gli
altri?”.
“Uccidetemi!”
esclamò Harry. I due uomini lo guardarono,
poi si scambiarono un’occhiata perplessa.
“Uccidetemi” ripeté il piccolo mago,
“siete qui per questo, no? Avanti, ammazzatemi e fatela
finita!”.
“Forse non hai afferrato il
concetto, Potter!” rispose
Piton freddamente. “Non sono venuto fin qui su questo rottame
solo per
ucciderti. E a proposito, Potter, sei un demente! Come hai potuto
essere così
sciocco da scordarti la bacchetta?” e così dicendo
la estrasse dal mantello e
gliela ficcò in tasca.
“Harry, fidati!”
insistette Minus, “Siamo qui per
proteggerti! Noi e un’altra persona!”.
Harry sorrise senza allegria. “Ah,
davvero? Ma vi prego, ditemi: chi è il terzo paladino?
Voldemort? Draco Malfoy?
Gazza? Sauron? Darth Vader? Jason di Venerdì
13? Aspetta, adesso ci sono, è Jack lo
Squartato...”
“Yu-huuuu!” lo
interruppe una voce familiare. “Come va, ragazzi?”.
La nuova arrivata era una
donna bassa e grassa, con un vestito rosa carico di pizzi, merletti e
perline e
un cappello stracolmo di fiori finti e fiocchetti; avanzava lungo la
strada
spingendo una carrozzina azzurra e agitando allegramente la mano in
segno di
saluto. Harry sentì il suo cuore fermarsi...per la quarta
volta in quel giorno
maledetto: era la Umbridge.
“Vi prego...ditemi che
è un brutto sogno!” gemette il
ragazzo, mentre l’ex preside di Hogwarts raggiungeva Piton e
Minus con il
sorriso di una maestrina delle elementari al primo giorno di scuola.
“Petey,
Sevy, vi sono mancata? Scusate il ritardo, ma ho trovato un cappellino
che
dovevo assolutamente
comprare...guardate che meraviglia! Non è bellissima questa
rosa di stoffa?” e
ficcò l’orrendo copricapo sotto il naso di un
esterrefatto professor Piton.
“Stupendo, Dolores, ma...la missione? È andato
tutto bene?” chiese ansioso
Peter.
“Perfettamente, nessuno mi ha notata...ma ditemi: lui
dov’è?”
“Dietro di te, Dolores!” la informò
Piton, mentre
Harry scagliava disperatamente un incantesimo Riddikulus dopo
l’altro cercando
di passare inosservato. La donna si volse subito verso di lui, con un
sorriso
ancora più largo. “Oh, Harry caaaro! Che piacere
vederti!” cinguettò, “Abbiamo
avuto i nostri brutti momenti, non è vero? Ma adesso
è tutto passato e sono
sicura che diventeremo grandi amici!”.
In cuor suo Harry ne dubitava
fortemente, ma decise di tenere per sé le proprie
convinzioni. “Lo spero
anch’io, signora Umbridge!” rispose educatamente.
“Signora Umbridge...come sei
formale, chiamami Dolly! Sei tra amici...e ne hai bisogno, povero
tesoro, dopo
tutto quello che hai passato! Ma ora” proseguì la
Umbridge avvicinandosi a
Minus e Piton, “penseremo noi a proteggerti!”
“Noi, gli HARRY’S ANGELS!”
gridarono tutti insieme. Harry non sapeva se ridere o piangere.
La situazione era chiara: era finito
chissà come nelle mani
di una banda di pazzi fanatici e la sola consolazione, se di
consolazione si
poteva parlare, era che Piton mostrava la sua stessa mancanza di
entusiasmo...quindi almeno lui era ancora sano di mente. Sentendosi a
disagio
spostò l’attenzione sull’unico oggetto
degno di nota, cioè la carrozzina.
“Ottima copertura, vero?” commentò
distrattamente la Umbridge quando se ne
accorse, “L’ideale quando devi fare da palo e sei
circondato da
Babbani...distoglie l’attenzione ed è un ottimo
contenitore per le emergenze!”
e tolse la copertina ricamata. Sotto, insieme ad un bambolotto
incredibilmente
realistico, c’era una scorta di Caccabombe.
Suo malgrado Harry sorrise.
Sono in un periodo
creativo, quindi ho sistemato questo capitolo a cui stavo lavorando da
un paio
di mesi(ma senza trascurare le altre storie, che dovrei riuscire ad
aggiornare
prima di andare in vacanza). Per i titoli dei capitoli mi sono ispirata
al mio
scrittore preferito, Stephen King, precisamente alla serie
“La Torre Nera”. Spero
che il tutto sia uscito bene.
Ah, dimenticavo: per il
povero Harry le (brutte)
sorprese non sono finite...