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Autore: JoyBrand    05/12/2011    1 recensioni
Dopo la morte di Brom, Eragon prosegue il suo viaggio con Aranel, mezz'elfa erede di un regno scomparso, inviata da Ellesmera in soccorso del giovane cavaliere. Quando Eragon e Shapira vengono imprigionati a Gil'ead, fa la conoscenza di Murtagh, disposto ad aiutarla. E' proprio grazie a quest'ultimo che....
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2


"Ricapitolando: io distraggo le guardie all'entrata, tu ne approfitti sgattaiolando giù nelle celle, il Cavaliere sarà sicuramente nella cella di sicurezza che si trova nel piano inferiore, inoltre è l'unica abbastanza ampia da poter contenere il drago. Lì troverai altre guardie, credi di potertene sbarazzare?"
"Devo" rispose la ragazza. Stava iniziando ad albeggiare, ed Aranel poté finalmente osservare lo sconosciuto. Notò con un certo disappunto che si trattava di un uomo molto giovane, non avrà avuto più di vent'anni. Era alto e dal fisico asciutto. Aveva degli occhi scuri ed il viso era incorniciato da folti capelli neri. Parlava con tono autorevole, dimostrando una sicurezza precoce per la sua età, ciononostante ciò, Aranel non potè far a meno di domandarsi se fosse cosciente della gravità della situazione in cui si stava cacciando.
"Devo richiedertelo. Sei sicuro che vuoi andare fino in fondo? Potresti morire" lo avvertii nuovamente, mentre erano intenti a correre verso Gil'ead.
"Non sono un novellino" rispose quello secco, aumentando il passo. Eppure Aranel non si sentiva sicura. Stava letteralmente affidando la sua vita e quelle di Eragon e Saphira in mano ad un perfetto conosciuto che, tra l'altro, conosceva bene la prigione di Gil'ead. "E' la mia sola possibilità" pensò Aranel "non ho alternative."
Arrivati all'entrata della prigione, dopo aver scambiato uno sguardo d'intesa con Aranel, lo straniero sfoderò la spada e iniziò ad attaccare le guardie che, sorprese, passarono subito al contrattacco. La prima parte del piano funzionò e la giovane riuscì a intrufolarsi senza dare nell'occhio. Attraversò di corsa un lungo corridoio di granito, vuoto, pregando che stesse prendendo la giusta via e, quando scorse delle rampe di scale che scendevano nel sottosuolo, si precipitò all'ultimo piano. Cercando di essere più silenziosa che poteva, si nascose dietro una colonna di marmo. I rumori della battaglia qualche piano più su non arrivavano fin lì e le tre sentinelle che sorvegliavano una spessa porta di legno erano intente a parlottare tra loro. Eliminando dalla mente ogni scrupolo, Aranel si concentrò su quella piccola arteria nel cervello di quegli uomini che, fatta esplodere con la magia, avrebbe causato la morte istantanea. Un modo di uccidere che richiedeva la minima energia e che le avrebbe permesso di farlo silenziosamente. Non poteva permettere che le sentinelle chiamassero rinforzi. Mormorando un paio di parole nell'antica lingua, due guardie crollarono al suolo improvvisamente. L'ultima sentinella emise un urlo strozzato e sfoderò la spada, guardandosi intorno spaventata. Aranel balzò fuori dal proprio nascondiglio a spada sguainata e si precipitò ad attaccare l'avversario. Riuscì ad ucciderlo in poche, brutali, mosse. Non aveva tempo per duelli eleganti. Cercò tra i cadaveri le chiavi che avrebbero aperto la porta della cella, che trovò aggiungiate alla cintura di una sentinella. Aprì la porta con il cuore in gola, augurandosi che fosse quella giusta. Si ritrovò in una vasta sala, alle cui pareti erano incatenati Eragon e Saphira. Delle pesanti catene avvolgevano il collo e le zampe della bella dragonessa. Era sveglia, ma visibilmente scossa. Sulla parete opposta il suo Cavaliere, incatenato ai polsi, giaceva a terra, apparentemente svenuto.  Aranel usò tutte le energie che riuscì a raccogliere per liberarli da quelle catene che dovevano essere state stregate. Sentì Saphira sfiorarle la coscienza, e le aprii la sua mente.
"Aranel!" la sua voce traboccava di esultanza "è fantastico! Come hai fatto ad arrivare fin qui?"
Ma la giovane non riuscii a risponderle. Con un gemito cadde accasciandosi a terra. L'unica cosa che riuscì a percepire fu la ferita che ancora pulsava sul suo braccio destro.
 
Quando Aranel riaprì gli occhi, era ormai notte. Si ritrovò distesa sull’erba umida, illuminata da un fuoco acceso ad un paio di metri di distanza. Si mise a sedere, disorientata. L’ultimo ricordo che aveva era la prigione di Gil'ead. . .
“Hei! Ben svegliata!” Eragon le venne incontro, sedendosi a sua volta.
“Io. . . cosa? Quanto ho dormito?”
“Più di dodici ore, stavamo iniziando a preoccuparci.”
“Cos’è successo?”
“Be’, a quanto pare sei svenuta dopo averci liberato” iniziò a spiegare Eragon “Saphira ci stava portando fuori, quando ha incontrato Murtagh che le veniva incontro”
“Chi?” lo interruppe Aranel.
“Murtagh” disse confuso Eragon “il giovane che ci ha aiutato a scappare”
“Ah già. Vai avanti”
“Avevo già ripreso i sensi allora” continuò “e ti ricordi l’elfa che mi apparve in sogno? L’abbiamo trovata e portata con noi” concluse con una sfumatura di rabbia nella sua voce.
“Cosa?” Aranel si alzò di scatto. “Dov’è ora?”
Eragon si rabbuiò e le fece strada. Sdraiata su un letto improvvisato di foglie secche, c’era Arya.
“O mio dio” mormorò Aranel, vedendo le condizioni in cui si trova la figlia di Islanzadi.
“Dovevi vederla qualche ora fa. Orribile” disse Eragon, contenendo a malapena la rabbia.
“Eragon, va portata dai Varden, subito!” esclamò Aranel, allarmata.
“Credevo ci stessimo già dirigendo lì”
“Intendo, più velocemente. Non possiamo aspettare. Non può aspettare!” Prima che Eragon potesse rispondere, sentirono dei passi dietro di loro. Aranel si voltò di scatto e vide che anche lo straniero, che aveva scoperto chiamarsi Murtagh, si stava unendo a loro.
“E tu perché sei ancora qui?” sbottò Aranel “lascia perdere. Eragon, domattina devi partire con Shapira portando l’elfa, in volo sarete più veloci”. Eragon annuì, serio.
“E tu?”
“Vi raggiungerò a cavallo, stanotte ti spiegherò la via più breve.”
Quando Saphira tornò dal suo giro di caccia, le spiegarono i piani per il giorno successivo.
“Sicura di potertela cavare da sola?” domandò la dragonessa, preoccupata.
“Starò bene. In realtà, correrei pericoli maggiori viaggiando con voi due” la tranquillizzò Aranel.
Murtagh sembrava contrariato all’idea che Shapira partisse così presto. Non faceva che fissarla.
“E tu? Che cosa farai?” gli domandò Eragon, che stava dimostrando una particolare simpatia per il suo salvatore.
“Non lo so” rispose questi, smuovendo del terreno col piede “credo che accompagnerò Aranel per un tratto, e poi andrò per la mia strada. Sempre che per lei vada bene” si affretto ad aggiungere guardando la ragazza.
“Perché no.”
  
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