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Autore: La Chiave di Do    08/12/2011    5 recensioni
Protagonisti il Beatle George Harrison e la moglie, la bellissima modella Pattie Boyd, durante lo sfiorire del loro amore e l’apparire nella loro storia del chitarrista Eric Clapton, questo racconto reinventa il triangolo rock piu’ stupefacente della storia: due amici, due rockstar, la dea musica, un duello d’amore e lei, la musa: Layla.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Harrison, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
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I
What will you do when you get lonely?


Domiva silenziosa e perfetta come una dea stesa sul fianco sinistro, immobile come una statua e dello stesso pallore, donatole dal chiarore lunare che filtrava azzurro tra le tende: se posandole una mano sulla spalla non l’avesse vista alzarsi e abbassarsi al ritmo del suo respiro avrebbe temuto che fosse morta; ne segui’ lentamente il contorno appena velato dalla sottile camicetta da notte con l’indice fino al gomito, come per rassicurarsi della sua reale presenza… finalmente oso’ sorridere.
Si volto’ alla finestra e sbottono’ la camicia gettandola a terra; slaccio’ la cintura. Entro’ nudo nel letto, accanto a lei, issato sul braccio sinistro per ammirarne le curve morbide celate dalle lenzuola leggere: le spalle tonde, la schiena dritta, l’oro dei suoi capelli sparso morbido sul cuscino; le si fece piu’ vicino stendendosi col viso vicinissimo alla sua nuca. La senti’ rabbrividire per il suo fiato sul collo.
“Patricia…” provo’ a dire, quasi per sentire che effetto gli facesse sentire il suono del suo nome; lei non si mosse e neppure nel cuore lui senti’ muoversi nulla. Provo’ con lo stesso timore di molti anni prima a sfiorarle il viso con le labbra, a scivolare lungo quel collo bianchissimo… e senti’ la sua minuscola mano allontanarlo in un mugolio di disappunto. Provo’ ad afferrarla, ancora piu’ piccola nel sua e la senti’ sgusciare via.
Lei apri’ gli occhi e la luna vi rimbalzo’ dentro dello stesso colore. Si volto’.
“Che c’è?” disse in tono troppo misurato e lucido per essersi appena svegliata. George la guardo’ a lungo, inseguendo le tracce del loro amore nei grandi occhi azzurri, bellissimi anche se struccati, fra quei capelli sciolti come un fiume del quale avrebbe voluto gettare, affluenti, i propri, su quelle labbra che sorridenti gli avevano rapito l’anima, ora contratte e seccate dalla privazione d’amore.
Le prese con delicatezza il mento, per poterla baciare con tutta la tenerezza e il rispetto che le aveva mancato in quegli ultimi mesi, sentendosene addosso il debito gravoso, cercando sulla sua bocca la loro antica complicità; di nuovo si senti’ respingere.
“Smettila”
Fu un istante: Patricia si senti’ addosso tutto il suo peso, le sue mani ferme ai polsi come manette, la notte dei suoi capelli ad avvolgerle il viso, la sua bocca rovente a violare la sua. Si senti’ sporca mentre il suo corpo lo desiderava, si senti’ in colpa mentre il suo cuore lo respingeva al limite del disgusto e si dibattè…
“George, NO!”
Lui si fermo’. Il terrore che le aveva letto nella voce gli aveva tolto il fiato, l’angoscia che le leggeva negli occhi gli aveva tolto la voglia di vivere; si senti’ un mostro per un momento, solo dopo un uomo ferito nell’orgoglio. L’abbandono’ sul letto, ancora tremante, solo la coda dell’occhio la vide mettersi seduta con la schiena lungo la testiera del letto e la vestaglia spiegazzata, infilo’ l’accappatoio, poi la porta della stanza raccattando i suoi vestiti senza piu’ neppure degnare d’uno sguardo gli occhi umidi di paura della moglie. Solo quando ebbe varcato la soglia la senti’ singhiozzare.

***

“George?” era un sussurro impercettibile e lui non si volto’; gli si avvicino’ alle spalle e con delicatezza inizio’ a sfiorargli i capelli scuri, dividendoglieli sulle spalle. Si era già rivestito. George raccolse dal tavolo la sua tazza di tè e si alzo’ dalla sedia allontanandosi da Patricia in due passi.
“George…” ripeté.
“Che c’è!?”
“Vorrei… chiederti scusa.”
George abbandono’ la tazza ormai vuota nel lavello e voltatosi vi si appoggio’ coi palmi e i fianchi, scoprendosi il viso dai capelli con un movimento del collo; si esibi’ in un’espressione fra il perplesso e l’offeso, ma dura. Sbuffo’, poco convinto:
“Sentiamo, di cosa?”
“Di… beh… io…”
Lui sbuffo’ di nuovo e si spinse via dal mobile, avvicinandosi a lei, immobile e con gli occhi rossi al centro della cucina; scruto’ la moglie addolcendo lo sguardo, piu’ per rassicurarla che per sincero rasserenamento.
“C’è qualcun altro?”
Pattie lo guardo’ negli occhi, apri’ la bocca come per dire qualcosa, la richiuse.
“C’è qualcun altro!?” ripeté brusco, prendendola per le spalle.
“George… no… io…” trovo’ il coraggio di dire.
“Molto bene.” chiuse lapidario il marito raccogliendo la giacca dalla spalliera della sedia.
“Dove vai?” chiese preoccupata lei.
“Fuori.”
“Fuori…” ripeté Patricia provocatoria “Da qualcuna delle tue sgualdrinelle?”
Si blocco’ di scatto, la mano sullo stipite della porta. Si volto’ lentamente e la guardo’ dritta negli occhi senza fiatare; ripercorse i propri passi fino a trovarsi a pochi centimetri dalla giovane moglie, lascio’ scivolare dalle mani a terra la giacca.
“Come dici” disse “Pattie?” e marco’ il suo nome come una minaccia “Tu te la fai con chissà quale bastardo e io non posso scoparmi chi voglio? Non è paritario bella mia!”
“Stronzo!” e gli si scaglio’ contro assestandogli uno schiaffo in pieno viso. George lo ricevette senza un lamento.
“Sciacquetta infeconda”.
Usci’ senza aggiungere altro’ e non fece neppure sbattere la porta.

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Ciao a tutti, sono una sfegata Harrisoniana quasi 18enne e questa è la mia prima pubblicazione. Spero sinceramente piaccia a qualcuno, anche se lascia trasparire i tratti piu' umanamente negativi dei personaggi (sia chiaro, non è mia intenzione dissacrare o offendere nessuno, anzi, sono la prima a dichiararsi malata di George), e di trovare il tempo e la voglia di continuarla, in ogni caso sarei felice di ricevere una vostra opinione.
Un bacio.
Kei

   
 
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