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Autore: Haruakira    10/12/2011    3 recensioni
Dal primo capitolo: "Ammettilo Hayato, avrebbe voluto dirlglielo Yamamoto, ammettilo che l' aria che respiro è la stessa che vorresti respirare, meglio se quella di un bacio, che starmi vicino è la cosa che più ti completa, che se quel vicino diventa un poco più lontano allora desidereresti annullare ogni distanza. Ammettilo. Perchè è quello che provo io, avrebbe voluto aggiungere.
Yamamoto socchiuse le palpebre degli occhi scuri e ingoiò amaro quella preghiera che sapeva di fiele, arricciò le labbra in un modo un po' infantile e alla fine tese la mano, avrebbe anche parlato forse ma una voce lo sorprese facendolo girare verso il nuovo venuto. Era Akari, la sua Akari dalle trecce perennemente arruffate e il fiocco allentanto sulla divisa."
Yamamoto si è fidanzato, come la prende Gokudera?
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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c. 1 gelosia

LOST IN YOU
Parte prima






Si era innamorato di lui, ma non l' aveva ancora detto a nessuno. Non lo aveva detto neppure a sè stesso.

Gokudera pensava che quella Sazuki  fosse una stronza, una zoccola - anche se non ne aveva le prove- e una puttana -che poi era la stessa cosa-, non ci poteva fare niente, non la sopportava e gli stava sulle sue beneamate palle. Ormai non c'era speranza di togliersela di torno, lo aveva capito da un bel pezzo. Quella stronza era onnipresente nella vita dell' idiota del baseball, probabilmente seguiva Yamamoto anche nel cesso. Tutti dicevano che era alta e slanciata, che fosse carina, che i suoi capelli erano morbidi e biondi come il grano e gli occhi azzurri come il mare. Gokudera se fosse stato il grano o il mare avrebbe fatto una gran rivoluzione, e non solo perchè venivano puntualmente tirati  in ballo per descrivere qualche bel pezzo di ragazza o di ragazzo, assolutamente, o almeno non solo per quello, no, il suo problema più grosso sarebbe stato quello di essere usato per elencare le grazie di quella spilungona, perchè sì, Sazuki era più alta di lui di ben due centimetri. Ma mettendo da parte che lui non era nè mare e nè grano -grazie al cielo-  a lui la tizia sembrava, usando le sue testuali parole, un cesso. Aveva l' impressione che i suoi capelli fossero ossigenati e gli occhi a mala pena passabili, decisamente troppo scuri. Meglio i suoi: due splendidi e sexyssimi occhi verdi. Tutti dicevano che la pelle della stronza fosse bianca come il latte e morbida come la pelle di un bambino. Sì, come il culo di un bambino. Pieno di cacca. Gokudera sghignazzò al pensiero e per poco la sigaretta che aveva tra le labbra non gli cadde. 'Fanculo alla zoccola.
-Yo, Gokudera.
Ecco l' idiota con la stronza, pensò Gokudera non appena le sue orecchie captarono la voce del ragazzo dell' oggetto del suo amaro divagare. La cozza si artigliava al suo braccio con le unghie laccate di rosa. Il guardiano della tempesta si passò una mano sul viso, gliele avrebbe volentieri spezzate una ad una quelle unghie e poi che diavolo ci faceva lei sul terrazzo insieme a loro?
-Idiota, il terrazzo e off-limits, non lo sai?
-Gokudera-kun, non preoccuparti, non è di nostra proprietà.
Gokudera guardò il Decimo. Oh, Decimo, come può farmi questo? pensava. Ma se il suo juudaime acconsentiva allora va bene, che la strega di Biancaneve mangiasse pure con loro. Magari si girava e poteva avvelenarle il bento.
La strega si accucciò tra Tsuna e Yamamoto, non gli aveva ancora lasciato il braccio, poi finalmente -per chissà quale grazia divina- si decise a sfilarlo, guardò Yamamoto e cicalò:- Guarda, Takeshi-kun. Ti ho preparato un bel pranzetto con le mie manine.
Gokudera aveva l' insano desiderio di vomitare. Troppo miele, gli sarebbe venuto il diabete.
E poi non lo sapeva che il padre di Yamamoto e persino l' idiota erano in grado di prepararsi da mangiare? Cielo, Yamamoto-san aveva un ristorante! Il dubbio sorse spontaneo: A che serviva lei?
Yamamoto sorrise prendendo il portapranzo a forma di cuore, il sorriso diventava sempre più ampio, forse gli sarebbe venuta una paralisi facciale ma nonostante ciò sembrava felice:- E' bellissimo. E sembra anche buono! Grazie Akari-chan.
"Akari, che diavolo di nome è?! Insulso, tch. E che cazzo è quel chan?!"

Quando era arrivata  l' ora di ginnastica, l' unica in cui l' idiota eccellesse, Gokudera si era guardato intorno sospirando di sollievo. La strega non c' era. Corse verso il suo juudaime, stavano facendo le squadre per giocare a calcio e lui voleva essere con il suo amato boss, con loro c' era anche Yamamoto. A un certo punto Takeshi intercettò la palla al posto di Tsuna. Che gli saltava in mente? Era riuscito a fare goal e avevano vinto il primo tempo. Gokudera attraversò il campetto correndo in direzione dall' idiota, lo afferrò per la maglietta e lo strattonò tirandoselo dietro, in disparte lontano dal Decimo:- Che diavolo stai facendo?
-Che sto facendo?- chiese di rimando Yamamoto confuso
-Quella palla era del Decimo!
-Gokudera, Tsuna non sarebbe arrivato a prenderla- spiegò
-Non importa! Così gli togli la scena.
Yamamoto non capiva di che diavolo stesse parlando Gokudera.
Ma che razza di discorso è?
Con le sue mani coprì i polsi dell' altro e lo allontanò. Non era  così che lo avrebbe voluto vicino:- Lasciami. Il calcio è un gioco di squadra, bisogna fare il bene della squadra quindi. Tutti dobbiamo collaborare, anche tu.
Gokudera lo guardò in cagnesco, barcollò all' indietro, le mani si strinsero e dovette trattenersi perchè sentiva di tremare e di voler spaccare quell' insulsa faccia da schiaffi:-Io non collaborerò mai con te- urlava- piuttosto mi tiro fuori. Mi dai fastidio, stronzo. Non dovresti nemmeno essere un guardiano dei Vongola, non sai fare niente tu, sei solo un idiota senza cervello. Mi fa schifo starti anche vicino, anche respirare la tua aria!
Gli occhi di Takeshi erano diventati incredibilmente grandi, incredibilmente tristi. Aveva aperto la bocca per dire qualcosa anche se in realtà era senza parole, si chiedeva da dove provenisse tutta quella furia, cosa aveva fatto per meritarla. Glielo avrebbe volentieri domandato anche se sapeva che le sue parole sarebbero uscite come una supplica stentata. In teoria lui non aveva fatto niente di sbagliato e la sua colpa più grande era solo quella di non riuscire a capire l' amico in quell' istante. Gli faceva male perchè credeva di essere bravo a capire Gokudera, era una delle poche cose che pensava di saper fare e ora scopriva di non riuscirci più. Sapeva solo una cosa, sfumata, incerta, un poco appannata: sapeva che Gokudera aveva qualcosa, sapeva che Gokudera stava soffrendo altrimenti non si spiegava tutta quella sua aggressività.
 Ma lui non sapeva perchè.
E. peggio ancora, non sapeva nemmeno che fare.
 Faceva dannatamente male e quel suo innato ottimismo, il suo tanto declamato buon umore riparatore andava a farsi fottere, buttato via come se non fosse mai esistito, come se non avesse mai fatto parte della sua natura. Non sapeva cosa fare, se lo ripetè a denti stretti mentre più si sforzava per trovare una soluzione e più la sua mente sembrava oscurarsi capricciosa, e quel senso di impotenza gli pizzicava ancora di più dispettoso il cuore perchè si trattava di lui.
 Allora si prendeva gli insulti e le sfuriate sebbene fossero coltelli puntati allo stomaco.
-Non è vero- sussurrò alla fine, a voce bassa per non apparire isterico o stridulo o qualsiasi altra cosa- non è vero Gokudera.
Ammettilo Hayato, avrebbe voluto dirlglielo Yamamoto, ammettilo che l' aria che respiro è la stessa che vorresti respirare, quella di un bacio, che starmi vicino è la cosa che più ti completa, che se quel vicino diventa un poco più lontano allora desidereresti annullare ogni distanza. Ammettilo. Perchè è quello che provo io, avrebbe voluto aggiungere magari.
Yamamoto socchiuse le palpebre degli occhi scuri e ingoiò amaro quella preghiera che sapeva di fiele, arricciò le labbra in un modo un po' infantile e alla fine tese la mano, avrebbe anche parlato forse ma una voce lo sorprese facendolo girare verso il nuovo venuto.  Era Akari, la sua Akari dalle trecce perennemente arruffate e il fiocco allentanto sulla divisa, avanzava veloce verso i due ragazzi, allargò le braccia e si mise davanti a Takeshi, fronteggiando Gokudera:- Non puoi parlargli così, stronzo!
Lo proteggerà, oh se lo proteggerà, si diceva Akari facendo rimbombare quell' urlo di guerra dentro la sua testa.
Gokudera aveva infilato le mani in tasca, indeciso se pescare una sigaretta o un candelotto-Fatti i cazzi tuoi- alla fine non prese nè l' uno e nè l' altro e decise di sorbirsi la paternale di quella strega magari disconnettendo tre quarti del proprio cervello.
-Sono cazzi miei. Sono cazzi miei perchè Takeshi-kun è il mio fidanzato... e... e gli voglio bene! Sei un ragazzino immaturo, Gokudera. Sei un egoista, un prepotente, viziato, odioso. Te lo sogni di essere come Yamamoto. Non puoi parlargli così, non puoi umiliare chi vuoi, la gente non è uno zerbino che puoi pestare a tuo piacimento, hai capito?! Hai capito?!
Akari si avvicinava sempre di più puntando l' indice contro il ragazzo, qualcuno avrebbe dovuto insegnargli un po' di educazione, anzi, proprio il rispetto. Akari sentiva di aver perso il controllo, il che non era poi tanto inusuale, non era mai riuscita a tenere per sè i suoi sentimenti o più in generale i suoi pensieri, li doveva sputare e basta per sentirsi un po' meglio. Odiava Gokudera Hayato, se non fosse stato un amico di Yamamoto probabilmente non sarebbe stato così, magari avrebbe provato semplicemente indifferenza, ma quel ragazzino era a stretto contatto con Takeshi, un contatto che non le piaceva perchè l' italiano a suo avviso lo trattava davvero male. Uno come Gokudera non se lo meritava proprio Yamamoto Takeshi. Aveva domandato un sacco di volte al suo ragazzo perchè gli fosse amico ma lui rispondeva sempre con una scrollata di spalle: "E' Gokudera", come se questo solo fatto avrebbe potuto giustificare un' amicizia -che parolone- così insensata. E allora la domanda rimaneva: perchè diamine sono amici? Non lo capiva Akari, non lo capiva proprio.
Yamamoto vedeva le mani di Akari pericolosamente vicine al naso di Gokudera, le mise una mano sulla spalla:- Basta così- affermò semplicemente mentre lei si voltava stupita, le regalò un sorriso- grazie, ma ora ce ne andiamo, ok?- era un sorriso malinconico e un po' triste quello che comparve quando fece scivolare la propria mano dalla spalla della ragazza fino alla sua stringendola stretta.
-Ciao Gokudera- aveva detto prima di andar via.
Gokudera li guardava. Una cosa che non avrebbe mai immaginato è che potesse fare davvero così male. "E' il mio carattere. E' il mio carattere", urlava nella sua testa, "non ci posso fare niente. E' così. Chi mi vuole mi prende così", ma poi pensò che forse nessuno lo avrebbe preso, che nessuno lo avrebbe voluto, soprattutto così. Si sedette sull' erba con un tonfo e rimase fermo a fissare le zolle di terra scoperta sotto di sè per un tempo che parve infinito.
" Forse la strega ha ragione, forse ha capito Yamamoto meglio di me. In realtà io non mi sono mai sforzato di capirlo. Ecco il risultato, lei se lo è preso. Me lo ha portato via. Sazuki 1. Gokudera 0"
Questo pensiero fu come un pugno in faccia -quello che aveva schivato prima forse- Gokudera rimase perplesso, le mani  che stavano andando a frugare nelle tasche restarono a mezz' aria e non poteva fare a meno di domandarsi da dove diamine fosse spuntato. Me lo ha portato via, che voleva dire questa frase? Yamamoto non era di sua proprietà, non lo era mai stato, lo aveva sempre odiato, sfidato, tenuto alla larga, almeno dal suo punto di vista. Non gli era mai importato niente di lui. Niente. E allora perchè? Che voleva dire quella frase?
Infilò finalmente la mano in una tasca, ne tirò fuori il pacchetto di sigarette, ne prese una e iniziò a respirare a fondo fumo e nicotina, nocotina e fumo. Veleno. Veleno che gli ammazzava la gola, i polmoni, il naso, il sangue, il cervello. Veleno che arrivava alla testa come una medicina amara a cui tutti fcevaa schifo l' odore, il sapore, non a lui, che lo faceva sentire leggero. Gli occupava la testa e oscurava i pensieri.
A lui non piaceva Yamamoto. Non gli piacevano i ragazzi soprattutto. Però perchè quando aveva creduto di amare Tsuna non gli aveva fatto schifo? Lo aveva accettato rassegnandosi ad un amore che sapeva impossibile? Perchè tutti lo sapevano, Tsuna era cotto di Kyoko. Perchè era lealtà, è lealtà. Ammirazione, fede incondizionata, la fede di un guardiano nei confronti del boss. Nel mondo della mafia funzionava così, così era stato educato, questo aveva desiderato, per questo era venuto in Giappone. Non era amore. Per questo lo aveva accettato.
E Yamamoto, fottuto idiota, che diavolo era?
Si alzò. Troppo scomodo, si disse. La domanda, non il terriccio. Troppo scomodo. Spenta la sigaretta ne accense un' altra, il pacchetto si era svuotato, lo annusò prima di accartocciarlo e buttarlo malamente in un cestino di passaggio.

***

 Dopo quel bacio tutto il suo mondo era cambiato.

La mattina dopo era tutto dannatamente, schifosamente bianco. Dolcemente bianco. Malinconicamente bianco. Gokudera chiuse la finestra contrariato e rientrò dentro, diede un occhiata veloce al letto sfatto, volendo avrebbe potuto rimettersi sotto le coperte e non andare a scuola.
Ma anche no.
Uscì dalla stanza e andò a farsi la doccia.  
Yamamoto era caldo, aveva pensato mentre l' acqua gli scendeva sulla pelle, dandosi poi un pugno sulla testa e scrollando le spalle per il pensiero molesto.
Tornò immediatamente su territori più sicuri: il Decimo non poteva stare senza di lui. Ecco, già era un pensiero che andava meglio.
 Si mise il cappotto pesante e il cappello, era uscito, aveva chiuo la porta, alla fine era ritornato indietro. Prese anche la sciarpa e si richiuse la porta alle spalle. Due passi, era arrivato al cancello, la mano  sulla maniglia, lo socchiuse appena, tornò di nuovo indietro. Si sarebbe messo anche i guanti.
"Sciarpa, guanti, cappello" controllò guardandosi veloce allo specchio e toccandosi in successione con l' indice prima la testa, il collo, alzò infine le mani guantate davanti al suo riflesso. "Ok, tutto a posto"
Sbuffò, faceva freddo e aveva sonno. La notte aveva faticato ad addormentarsi, in realtà andava sempre a letto tardi ma quella volta si era messo nel letto a fissare il soffitto, poi la sveglia, l' armadio, i libri sulla scrivania, il Vongola ring, di nuovo l' orologio e poi le sigarette sul comodino, ne aveva presa una e l' aveva accesa. Orologio-sigarette-vVongola ring, orologio-sigarette-Vongola ring, fino a quando non aveva aspirato anche l' ultima boccata di fumo.
"Stronzo", pensò prima di spegnere la luce e fissare il vuoto intorno a sè.
Ficcava i piedi nella neve e ad ogni passo si sentiva un idiota conciato a quel modo, arrivò di fronte alla casa del boss, fece per suonare ma era scivolato, e non sulla neve, no, ma su quella che riconobbe come una buccia di banana. Era strano ma non sentiva freddo al sedere, qualcosa lo aveva afferrato per le braccia. Girandosi appurò che il qualcosa in realtà era un qualcuno, era l'' ultima persona che avrebbe desiderato vedere sulla faccia della terra. Si spostò come se fosse stato bruciato dandogli uno spintone per mettere distanza tra loro.
Una voce più gelida della neve si insinuò nella sua testa. La prima voce del mattino, cazzo:- Dovevi lasciarlo cadere a terra Takeshi-kun- Era Akari, grandissima scassapalle. Lo guardava dall' alto in basso con aria di sufficienza e le palpebre semiabbassate. Gokudera se ne sbatteva e guardava a sua volta Yamamoto. Sembrava dispiaciuto, lo vide sospirare prima di dire:- Dì  a Tsuna che siamo avanti, perfavore.
La gallina gli prese la mano e se ne andarono così. Se avessero continuato rischiava di dover andare dal dentista, gli facevano schifo, che si fottessero. Soprattutto quella strega. Poi dovette ammettere che se avessero continuato a quel modo probabilmente una visita dal dentista sarebbe stata inutile. Ci voleva un cardiologo, ecco chi: qualcuno che gli mettesse a posto il cuore. Magari che glielo sostituisse proprio regalandogliene uno nuovo, possibilmente meno affetto da idiozia acuta come quello che aveva al momento, magari poco incline a innamorarsi dei coglioni del baseball e più in generale dei ragazzi. Anche se iniziava a pensare che il problema fosse solo Yamamoto. A lui non piacevano i ragazzi, a lui piaceva quel ragazzo.

-Jingle bell, jingle bell, jingle all the way...-
Dannate canzoni natalizie, dannate strade affollate di gente, appena avesse visto un altro Babbo Natale che gli sbatteva in faccia la sua schifosissima e rumorosissima campana lo avrebbe ammazzato, giurò di farlo saltare in aria. Boom, fuochi d' artificio.
"Andiamo a fare spese tutti insieme!"Haru, stupida donna, lei e le sue stupide idee. Se non fosse stato per il Decimo non si sarebbe ritrovato a dover sgomitare tra delle vecchiaccie grassocce e i loro marmocchi. Alla fine ritornarono a casa che era quasi il tramonto, con le borse piene di ninnoli inutili. Uno spreco.
-Guardate- Kyoko stava indicando qualocosa. Un albero di ciliegio enorme. No, Gokudera affilò meglio lo sguardo. Chiamate un cardiochirurgo. Era qualcuno, una coppia- ci sono Akari-chan e Yamamoto.
Haru si era messa a battere le mani come una scimmia, si avvicinò a Tsuna con aria sognante:- Che bella coppia Tsuna-san, anche noi un giorno saremo così felici.
Gokudera era rimasto imbambolato a fissarli. Che facevano? Pattinavano? Lui non sapava pattinare, ma la strega a quanto pare sì. Finalmente la cozza era caduta sul ghiaccio e Gokudera si consolò pensando che per lo meno stava per farsi una grossa risata ai deanni del suo brutto muso. Poi però si iniziò a domandarsi perchè l' idiota l' aiutava a rialzarsi.
 Lasciala lì!
Aveva iniziato a lisciarle i capelli e a sfreagarle la schiena con le mani per riscaldarla chinandosi su di lei. Gokudera avrebbe voluto saper leggere il labbiale.
-Ora le dice ti amo- affermò Bianchi.
Akari, quella spilungona, si era fatta all' improvviso più piccola, aveva strofinato la fronte contro il maglione di Takeshi facendolo ridere. Che cazzo aveva da ridere?
Haru saltò per aria eccitata facendo prendere un colpo a Gokudera e stritolando Lambo che aveva preso ad agitarsi:-Ora la bacia, ora la bacia-
-Mi sembra di guardare un bellissimo film romantico- infierì Kyoko guardando Tsuna la cui temperatura corporea era improvvisamente salita visto che Reborn per un attimo temette che le guance del suo stupido allievo prendessero fuoco per davvero. E forse fu per questo che gli buttò addosso un secchio d' acqua gelida pescata chissà dove.
Yamamoto si era abbassato su di lei, sfiorandole il naso con il suo, sorridevano come due idioti. Quando entrambi chiusero gli occhi e la distanza di sicurezza si accorciava nuovamente a Gokudera cadde la mascella e le buste per terra, spalancò la bocca e anche la sigaretta fece un capitombolo giù sulla neve. Il guardiano della tempesta mise un piede davanti all' altro, voleva correre, volare, fermare il tempo, fermare il bacio di quella puttana. Avrebbe avanzato con la delicatezza di un panzer pur di evitare quella catastrofe cosmica. Ma, il ma è sempre in agguato, si sentì afferrare il braccio, due braccia, poi spinto a terra sotto una montagna umana.
-Stupide donne, lasciatemi! Lasciatemi- si muoveva come un anguilla sotto il peso di Kyoko, Haru, Bianchi e persino I-pin. Ma non lo sentivano che era disperato? Che doveva fare? Mettersi a piangere come una donnetta? Questo mai!- Lasciatemi!- urlò con tutta la forza che aveva, raccogliendo tutta l' aria gelida che gli pizzicava i polmoni, lo stomaco e la gola.
"Perchè il tempo non si puà fermare?"
Chiuse un occhio e strinse i denti, poi:-YAMAMOTO!
Aveva smesso di agitarsi e guardava con gli occhi spalancati l' idiota che si era voltato verso di lui non appena aveva chiamato -gridato- il suo nome.
Aveva davvero tanta voglia di piangere.
Non l' ha baciata, pensò sollevato. E allora perchè Akari aveva afferrato la faccia di Yamamoto e lo aveva fatto girare di nuovo verso di sè? Perchè allora le sue labbra erano spiaccicate contro quelle di Takeshi?
Alla fine l' aveva baciata sotto i suoi occhi mentre lui era troppo impegnato a sbracciarsi su un pavimento di neve. Per quanto ne avevano ancora? Gokudera iniziò a pensare che tra poco avrebbero scoparo lì, sotto i loro occhi, sulla neve.
-Fatemi alzare- intimò con voce ferma, distante. Raccolse le borse che gli erano cadute dando  le spalle a tutti, a quelle voci entusiaste per quell' amore felice- Siete delle stupide
Era calato il silenzio, gelido come la neve su cui era stato sbattuto pochi minuti prima.
-Testa a polpo- esclamò Ryohei che come al solito aveva capito poco o niente della situazione- perchè hai chiamato Yamamoto in maniera estremamente forte?
-E hai dato delle stupide a delle belle ragazze?- si aggiunse Haru
Gokudera vide che gli altri lo guardavano in modo strano, in attesa di una sua risposta, tossì appena, modulando la voce in un tono neutro, più calmo- volevo dire che non sta bene spiarli. 
Kyoko annuì salvandolo dall' imbarazzo di rispondere anche alla domanda del guardiano del sole:- E' vero, siamo stati irrispettosi. Meglio andar via.
Lasciò che gli altri lo superassero, Bianchi si era fermata al suo fianco- Andiamo?-  aveva chesto
Il fratello rispose con un altra domanda:- Poco fa hai detto che le ha... detto ti amo. Come fai a saperlo?
Bianchi lo guardò un poco stupita, la testa inclinata lievemente di lato:- Non lo so infatti, l' ho solo supposto. Sembravano molto felici e un ti amo ci stava bene. Era una scena romantica.
L' aveva detto anche Haru, che erano felici, constatò il guardiano. Si vedeva così tanto la loro felicità? Da cosa lo capivano gli altri che quei due erano felici?
E alla fine della giornata stringendo una tazza di caffè nero affacciato alla finestra Gokudera pensava che la neve faceva proprio schifo, che se guardavi bene era sporca di asfalto,  di smog e di fango, che ce ne era troppa e quindi i treni e gli autobus  sarebbero di sicuro arrivati tardi, che si rischiava di rimanere imbottigliati nel traffico dietro a lunghe code perchè nessuno aveva voglia di uscire a piedi e morire di freddo, che bisognava fare una fatica enorme per spalarla via, che fuori faceva così freddo che ci sarebbe stato bisogno di uscire con almeno due cappotti e tre maglioni iniziando a muoversi di conseguenza come papere. Decisamente la neve non era poi così bella. Che ci trovava la gente? Dicono che sia romantica, lui tutto questo romanticismo non riusciva proprio a vederlo.
Quel bacio in compenso se lo rivedeva di nuovo sotto agli occhi. Avrebbe voluto esserci lui lì, al posto di Sazuki. Si toccava le labbra, si sfiorava i capelli con la mano libera strigendoli forte per la rabbia e la frustrazione, avrebbe voluto esserci lui lì, si ripetè.
-Cazzo...- strinse i denti, un nodo gli si era formato in gola, sentiva il naso arrossarsi, si morse le labbra ma una lacrima silenziosa scense ugualmente sulla sua guancia per quella sera e per la prima volta aveva preso atto  che forse quell' idiota aveva cambiato il suo mondo più di quanto pensasse.

***


Akari, la mia Akari

Yamamoto si infilò i guanti che Akari gli aveva regalato qualche giorno prima, sfregò le mani per riscaldarsi, le portò alla bocca iniziando a soffiare pensando che fa dannatamente freddo eppure uscirà ugualmente, andrà al parco e incontrerà Akari. Cinema, cena, una passeggiata sulla neve e poi a casa sotto le coperte. Takeshi divenne rosso al pensiero e si sfregò le mani con gli occhi e chissà perchè non poteva fare a meno di pensare all' improvviso a Gokudera domandandosi come stesse il famoso smokin' bomb.
Quando arrivò, Akari non è ancora arrivata, la vidi pochi minuti dopo venire di corsa verso di lui, inciampando sulla neve e rialzandosi come una bambina, le guance rosse, le trecce bionde sfatte come sempre, forse più del solito.
Si era piegata sulle ginocchia col fiatone:-Scu... scusami per il ritardo Takeshi-kun
Yamamoto fece spallucce:- Fa niente.
Era proprio carina Akari. Avevano frequentato la stessa scuola per anni eppure si erano incontrati solo da poco, Takeshi pensava che era strano visto che Akari era anche il capitano della squadra femminile di pallavolo dell' istituto. In realtà, fu costretto ad ammettere che forse non si era mai accorto prima di quella spilungona un po' goffa e sorridente perchè la sua testa era sempre stata rivolta su altro e poi non bisognava scordarsi  della battaglia con i Varia e poi del viaggio nel futuro... insomma un bel po' di grattacapi per un povero adolescente. Yamamoto aveva conosciuto Suzuki Akari più o meno sei mesi prima nell' infermeria della scuola,  non si era sentito molto bene probabilmente per via di qualche influenza stagionale. Dal letto accanto aveva sentito qualcuno lamentarsi, aveva fatto discretamente capolino dalla tenda che lo separava dal paziente misterioso e aveva visto una ragazza bionda con un occhio nocciola e uno azzurro e  e le gambe che sporgevano fuori dal lettino di qualche centimetro abbondante, rumorosa e con la faccia rossa che si lamentava a gran voce del suo triste destino, di quanto fosse sfortunata, di quanto le facesse male la faccia. Yamamoto si era guardato intorno ma non aveva visto nessuno.
-Pa... parli da sola?- le aveva domandato esitante facendosi avanti
Alla ragazza per poco non veniva un colpo, aveva urlato ed era caduta già dal lettino:- OMIODIOMAMMAMIACHEPAURA!
Yamamoto non credeva di fare tanta paura alla gente e allora aveva pensato di essere gentile, come sempre, voleva rassicurarla, si era abbassato in ginocchio e le aveva teso la mano. Poteva giurare di aver visto la faccia di Akari diventare ancora più rossa:- Yamamoto Takeshi!- aveva ululato semplicemente prima di strisciare contro il muro e poi sul letto alla ricerca ossessiva di qualcosa.
Yamamoto la guardava senza capire un accidenti grattandosi il collo:-Ti aiuto se vuoi, dimmi cosa cerchi
Akari si era girata verso di lui agitando la testa e le mani:- No no no no no
E Yamamoto forse in quel momento ci aveva fatto caso davvero:- Hai gli occhi di un colore diverso- aveva affermato candidamente con un sorriso stampato sulle labbra.
Lei si era guardata la punta delle scarpe imbarazzata:-No... ecco... è che... la verità è che ho perso la lente a contatto. I miei occhi sono scuri... ma mi piace l' azzurro.- aveva concluso alzando il viso e sorridendo. Takeshi era scoppiato in una risata divertita:- Anche a me piace l' azzurro- aveva detto indicando sè stesso.
Da quel momento in poi si era ritrovato a parlare con Akari sempre più spesso, di quella ragazza non poteva fare a meno di  apprezzare il sorriso e la sincerità. Sembrava capirlo.
-Oggi le mie unghie sono blu- aveva esordito un giorno non appena lo aveva visto mostrandogli orgogliosa la mano sinistra. Yamamoto aveva sorriso, si sentiva incredibilmente bene, incredibilmente a suo agio, tutte le preoccupazioni di quei mesi sembravano essere sparite con un colpo di spugna. Akari e Gokudera però con suo sommo rammarico non andavano per niente d' accordo, ogni occasione era buona per punzecchiarsi e uno dei motivi per cui il ragazzo probabilmente la malsopportava era di sicuro l' altezza. Akari era decisamente più alta di Gokudera ed entrambi non perdevano occasione per lanciarsi reciproche frecciatine poco delicate sulle rispettive altezze. Non potevano essere più diversi, notò Yamamoto non appena li accostò per la prima volta. Forse, si disse, forse era per questo che Akari gli piaceva tanto. Era l' anti Gokudera e questo gli permettava di scordarsi per un momento che il guardiano della temepsta esisteva, c' era prepotentemente nella sua vita e ovviamente questa non era colpa di Hayato, no, era colpa sua che di Gokudera aveva fatto il suo sole. La cosa assurda è che lo aveva fatto consapevolmente, lo aveva visto e lo aveva riconosciuto in un certo senso, aveva riconosciuto in lui l' altra metà della troppo decantata mela, quella che poteva riempire il buco che tutti ci portiamo nell' anima prima di trovare l' amore. Non ci aveva riflettuto granchè, voleva essergli amico, poi voleva stargli vicino in una maniera che non riusciva a definire bene, alla fine aveva capito di essersi ritrovato innamorato.
E Akari era la medicina, sembrava essere arrivata al momento giusto, proprio quando il mondo gli era caduto sulle spalle e credeva di non riuscire più a sopportare il dolore, la confusione. Non è facile scoprirsi innamorati di un ragazzo, soprattutto di uno come Gokudera.
Era stata Akari a dichiararsi quasi quattro mesi prima. Era un mercoledì e come ogni mercoledì loro andavano al cinema a vedere qualcosa, non importava di cosa si trattasse, qualcosa di mercoledì dovevano vederla. Erano usciti dalla sala e stavano camminando verso casa attraverso il parco, Akari si era seduta su una panchina invitandolo a fare lo stesso battendo la mano sul posto al suo fianco. Aveva iniziato a guardare verso il basso e a giocare nervosamente con una delle trecce -stranamente in ordine- era tutta rossa e aveva balbettato, fatto giri di parole prima di arrivare al punto:- Sai Yamamoto è da molto che ti osservo- Akari lo aveva guardato di sottecchi in attesa del barlume di una reazione inesistente, in effetti non aveva ancora detto nulla di compromettente così continuò- ti osservo, ho fatto il tifo per te praticamente da sempre, ho visto quasi tutti i tuoi allenamenti. No, non sono una stolker- rise nervosamente- il fatto è che tu mi piaci Yamamoto Takeshi, mi piaci tanto.
Yamamoto si era grattato nervosamente la nuca, aveva guardato il tramonto e il laghetto placido davanti a loro, i suoi occhi sembravano completamente immersi in pensieri troppo profondi per essere capiti, per essere raggiunti o toccati, furono solo pochi secondi, forse un minuto appena, pensò Akari, un minuto interminabile, ma Yamamoto non staccava gli occhi dal panorama che si stagliava davanti a loro come se ci vedesse qualcosa che gli altri non potevano vedere, abbassò appena la testa fissando le mani strette sulla stoffa dei pantaloni, sospirò e sorrrise alzando la testa verso di lei. Aveva deciso:- Anche tu mi piaci Akari.
E da quel momento Akari divenne la sua Akari. Akari con cui ridere, Akari con cui scherzare, Akari con cui giocare a baseball o a pallavolo o con cui correre, Akari con cui parlare di tutto e di niente, Akari con cui stare in silenzio se non aveva voglia di parlare, Akari da proteggere, Akari da appoggiare nei suoi folli progetti, Akari da stringere, baciare, toccare. Akari.
 Akari a cui volere bene per non pensare e poi Akari a cui volere bene perchè se lo meritava davvero.

***

Vedere il futuro a tutti i costi.


Gokudera avevaa trascorso le due settimane, i tre giorni, le due ore, i tredici minuti e i ventinove secondi successivi allo sciagurato evento a evitare l' idiota e la sua metà. Un tempo insomma ragionevole per riprendersi psicologicamente dall' infausto incidente e per ponderare sul da farsi. Alla fine aveva deciso di dichiararsi  al baseball freak. Dopo essere stato nel futuro e aver appurato che Yamamoto Takeshi non fosse sposato -e magari non avesse prole- con quella strega spilungona -o con qualsiasi altra donna-. Se insomma nel futuro di dieci anni dopo loro fossero stati insieme -o ne avessero per lo meno avuto la benchè minima possilità- allora avrebbe triturato il suo orgoglio e avrebbe esposto con calma i suoi sentimenti al guardiano della pioggia. L' idea gli era venuta mentre ritornava dal combini vicino casa sua e una donna appostata fuori un tendone viola lo aveva trascinato all' interno del suddetto per predire il suo futuro. Lì per lì lo smokin' bomb aveva reagito sbraitando insulti a destra e a manca e minacciando di far saltare tutto quanto, poi però si era proclamato disperato e aveva versato sul tavolo della donna tutte le sue indicibili pene d' amore oltre che una consistente mancia. In realtà non aveva saputo niente di nuovo: la sua linea dell' amore faceva schifo e la persona che amava era già impegnata. Una cosa però aveva saputo, la donna gli aveva detto di lottare per il suo amore se non voleva avere rimpianti. Lui da solo probabilmente non ci sarebbe mai arrivato. La sera a casa poi mentre Uri gli graffiava la faccia perchè il pesce non era di suo gradimento, osservando il gatto si era ricordato che se non fosse stato per il viaggio nel futuro lui in quel momento non avrebbe avuto tra i piedi il felino, Tsuna non avrebbe avuto Natsu e compagnia bella. Il futuro. Era stato un periodo decisamente ricco, un casino di proporzioni cosmiche e fu in quel momento che gli tornò alla mente una foto vista di sfuggita tra le scartoffie dello Yamamoto più grande e su cui non aveva voluto indagare, la fotografia a cui si riferiva ritraeva lui e l' idiota di dieci anni dopo di fronte a Palazzo Vecchio a Firenze. Erano solo Gokudera e Yamamoto, sorridenti e in una delle più belle città del suo paese. Gokudera aveva sentito sin da subito puzza di bruciato.
Il giorno dopo si era recato a casa del suo Juudaime.
-Juudaime, chiedo il permesso di utilizzare il juuneen bazooka di quella stupida mucca per recarmi nel futuro. Sarebbe ottimo se Giannini potesse apportarvi qualche modifica in modo da farmi restare più di cinque minuti.
-Pe- perchè?- aveva domandato timoroso Tsuna.
Gokudera alla scomoda domanda arricciò le labbra e si fissò i pollici.
Tsuna allora sorrise:- Va bene Gokudera-kun, non devi spiegarmi niente. Mi fido di te.
Ora Gokudera si sentiva doppiamente felice, il suo amato boss gli aveva detto che si fidava di lui:- Grazie Juudaime, grazie! Non la deluderò mai, la sua fiducia è ben riposta! Grazie.
-Più che altro- aveva aggiunto Tsuna dubbioso guardando Lambo giocare con una biglia colorata- bisognerà convincere Lambo a prestarti il bazooka.
Gokudera sorrise certo dei suoi mezzi (e quando faceva così il povero Tsuna non prevedeva niente di buono):- Non c' è problema juudaime- Si diresse dal bimbo con passo felpato. Stabilì il suo tono di voce sulla frequenza dolce e carino mode-on:- Lambo-san...- sorrise da un orecchio all' altro mentre il bambino si voltava verso di lui prima annoiato e poi terrorizzato. Lambo si spiaccicò contro la scrivania mentre Gokudera scivolava sulla biglia del Bovino soffocando a stento un' imprecazione degna da Oscar e il bambino lo indicava terrorizzato e sull' orlo delle lacrime:- Che vuoi da Lambo-san, Stupidera?! Lambo non ha fatto niente, non è stato Lambo a rompere i tuoi cd!
L' ombra del guardiano della tempesta si erse minacciosa e furente fino ad oscurare i timidi raggi del sole invernale:- Tu cosa?
-L-Lambo-san- il Bovino balbettava in preda al panico. E allora fece ciò che faceva sempre: tirò fuorì il bazooka dei dieci anni, solo che quando gli occhi dello smokin' bomb si illuminavano in un misto di gioia e soddisfazione e le mani si tendevano verso l' arma, Lambo la ricacciò dentro.
-Che diavolo stai facendo?!
-Lambo-san non ha paura di te Stupidera, ghyaahahaha- e gli fece una pernacchia.
Gokudera si girò due secondi indeciso sul da farsi, si morse la mano per il nervoso, si voltò di nuovo verso il bambino e ritornò di nuovo dolce, sorridente e coccoloso:- Lambo-chan, guarda cosa ho qui? Tante caramelle. A te piacciono le caramelle vero?
Il bimbo annuì un po' dubbioso.
-Ne ho uno scatolo intero. Te le darò se tu mi dai il tuo bazooka.
E Lambo allora assunse una tonalità bluastra, si accucciò torcendosi la coda vagando con lo sguardo imbarazzato per la stanza. Fece insomma ciò che faceva sempre quando si parlava di bazooka: negò.
-Il boss non vuole che Lambo-san usi il bazooka quindi Lambo-san che è un bravo bambino non lo usa.
Tsuna assistiva impotente -sconvolto- alla scena. Una cosa simile gli era già capitata in passato. Come prevedibile Gokudera perse la pazienza e afferrò Lambo iniziando a scuoterlo come un milk-shake:- Non l' hai mai usato eh? Lambo è un bravo bambio?! 'Sti cazzi, pezzo di cretino! Sputa fuori quel fottutissimo bazooka, dammelo!
Alla fine Gokudera ottenne l' agognato bazooka -e anche di far vomitare Lambo per tutta la stanza costringendo Tsuna a ripulire e a dormire nel salotto in attesa che il fetore passasse- e lo portò da Giannini. Strano ma vero, l' arma funzionava ancora. Poteva stare nel futuro non cinque minuti, bensì sette. La prima volta che lo utilizzò si trovò nel bel mezzo di una missione con i proiettili che gli cadevano addosso come pioggia a catenelle e Yamamoto che gli parava il culo buttandolo a terra dietro a un muretto mentre gli chiedeva:- E tu che ci fai qui?
Neanche il tempo di chiedere:- Ma sei sposato?- che puff, era di nuovo nella sua vecchia Namimori.
La seconda volta si era ritrovato nella sua spaziosa vasca da bagno e quindi era assai probabilme che il suo sè stesso più grande si trovasse nel giardino di casa Sawada completamente nudo come un verme, sbuffando non fece nemmeno la fatica di uscire fuori perchè il cambio dei vestiti con altri asciutti gli avrebbe fatto comunque sprecare il tempo a disposizione.
La terza volta si ritrovò nel bel mezzo di una riunione con Tsuna e gli altri che lo tempestarono di domande sul perchè si trovasse lì, se nel passato era tutto a posto e robe varie. Una figura di cacca insomma. L' ennesima.
Quarta volta e altro tentativo, si era ritrovato in quello che probabilmente era il suo ufficio, era corso fuori nel corridoio, aveva cercato l' ufficio dell' idiota, aveva saputo da Ryohei che non c' era, e allora aveva messo il proprio studio sotto sopra alla ricerca di un indizio inesistente.
Alla quinta volta il suo sè stesso di dieci anni dopo doveva essere piuttosto incazzato se aveva chiesto a Tsuna di consegnargli un biglietto in cui gli chiedeva cortesemente di smetterla di scassargli le palle con quelle improvvisate poco gradite e di fargli sapere in qualche modo che diavolo voleva visto che aveva trovato l' ufficio nel casino più totale e li stava ricoprendo entrambi di merda con quel comportamento infantile.
L' ultima volta che era stato nel futuro si era limitato a lasciare un biglietto sulla scrivania del sè stesso più grande. "Yamamoto è sposato? "
La risposta era stata una foto sulla scrivania della propria stanza.






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HARU DICE:
Eccomi con un nuovo lavoretto, giusto per non allontanarmi troppo dal fandom, da EFP e soprattutto per mettere su carta -o pc- qualche ideuccia discreta che giace solitaria -ma neanche tanto- nei meandri del mio computer.
Mi scuso infinitamente se ho smesso di commentare le storie che seguivo, se non lo faccio è perchè non ho il tempo materiale di leggerle, perdonatemi >.<
Se a qualcuno può interessare ho iniziato a lavorare su un nuovo capitolo di Break, ho iniziato a lavorare su un sacco di cose a dirla tutta e tutte incompiute -.-, ma sorvoliamo. Parlando di questa ff prevedo di svilupparla in due capitoli in tutto, quindi il prossimo dovrebbe essere l' ultimo. Mi scuso per eventuali errori di distrazione o nei tempi verbali, soprattutto per questi ultimi preciso che la ff dal punto di vista dei verbi, tempi e persone, è stata cambiata almeno tra volte integralmente perciò abbiate pietà se qualcosa è rimasta indietro.  I pg forse sono leggermente OOC, non saprei ma mi piaceva immaginare queste situazioni, per altro probabilmente poco probabili. Il titolo della storia è quello di una canzone dei Three Days Grace (e quando mai) su cui ovviamente non ho diritti. Detto questo, spero che la storia vi piaccia un pochino e decidiate di lasciare una traccia del vostro passaggio. Grazie.
Haru.

DISCLAIMER: Katekyo Hitman Reborn e i suoi personaggi non mi appartengono ma sono degli aventi diritto. La storia non è scritta a scopo di lucro.
   
 
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