Quanto
tempo, carissimi lettori!
Altra
crisi di ispirazione? Si e no: l’ispirazione c’è, solo che negli ultimi tempi
l’ho rivolta al disegno! Se infatti vi fare un giro nel mio account di
Deviantart ci trovate un po’ più di novità!
http://tonycocchi.deviantart.com/
Tuttavia
se sono qui è appunto perché ho rimesso mano alla penna (la tastiera…), con una
storia che mi ronza in testa da parecchio tempo! L’avevo iniziata a scrivere
quest’estate, ma temendo di non riuscire a portarla avanti (è una fic di più
capitoli e con argomenti importanti…), ho preferito non rischiare… Ma visto che
ultimamente mi è tornata voglia di scrivere, e che sono arrivato a realizzarne
tre capitoli, dubito che sia un lavoro destinato a non avere fine!
Spero
piuttosto che abbia un bel seguito tra di voi!
Nessuna anticipazione, buona lettura!
PS:
GAZILLE X LEVI ORA E SEMPRE!
Per
Elfman, fulgido esempio di mascolinità, parole come “uomo” e “virile” sono
pronunciate svariate volte ogni giorno e in ogni occasione, anche la più
improbabile.
Quindi
furono in molti a non stupirsi troppo quando, non essendo al corrente di ciò
che stesse effettivamente succedendo, lo videro correre come un forsennato per
le strade della città, scandendo ad ogni passo quella parola.
“Maschio!
Maschio! Maschio! Maschio! Maschio!”
La
voce di Elfman, possente come al solito, giungeva alle orecchie della gente in
strada da lontano, facendosi sempre più vicina, per poi avere un culmine
uditivo nel brevissimo momento in cui si veniva raggiunti, e infine
allontanarsi rapidamente, lasciandosi dietro un spostamento d’aria e un leggero
tremore sismico.
“Maschio!
Maschio! Maschio! Maschio! Maschio!”
La
smise solo quando si rese conto che la sua destinazione, l’ospedale di
Magnolia, l’aveva superata qualche decina di falcate più indietro.
Frenò,
consumando le suole di legno dei sandali, e si precipitò all’interno.
L’ospedale
di Magnolia, rinomato e accogliente, aveva al suo interno un ampio chiostro
rettangolare con tanto di colonnato, giardino, fontana e panchine su cui i
degenti e le loro visite potevano riposare.
La
sala parto che cercava si trovava ad uno degli angoli di quel posto così
suggestivo e rilassante, che lui, troppo preso, neanche notò!
“Maschio!
Maschio! Maschio!”
Aveva
ricominciato, ma a volume più basso, perché dopotutto quello era un ospedale:
vero, desiderava essere esaudito, ma non poteva far mica chiasso, non era da
veri uomini!
Le
sue sorelle e i suoi amici si accorsero di lui, più che da quella maschia
nenia, dal rapido battere dei suoi sandali nella corsa.
Parimenti,
lui si accorse di non aver sbagliato strada dalle urla assordanti e dalle
rarefatte imprecazioni che giungevano alle orecchie sue e forse di tutto il
chiostro, malgrado le pareti spesse e la distanza della sala oltre la porta!
“Maschio…
Anf… Anf… Ma… Anf…”
“Elfman,
riprendi fiato adesso!” cercò di calmarlo Mirajane venendogli incontro.
“Anf…
Non è… niente… Anf… Sono…”
“Tranquillo!”
– lo anticipò la sorella minore, Lisanna – “Non ti sei ancora perso niente.”
“YAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARRRRRGH!”
“…
Come puoi sentire anche tu!”
Elfman
deglutì al pensiero di ciò che l’aspettava, nel futuro, ma anche
nell’immediato!
Oltre
alle sue sorelle era venuta altra gente dalla gilda, vuoi per curiosità, vuoi
per dare supporto.
Erza
e il resto del suo gruppo per esempio, che, inizialmente seduti tutti su
un’unica panchina in pietra, erano scattati all’impiedi al suo arrivo.
“Ehi,
Elfman! Se io sono tutto un fuoco mi immagino te!” lo salutò Natsu a suo modo.
“Aye!”
annuì Happy.
Appoggiata
ad una colonna del chiostro, un po’ in disparte, c’era Cana, che invano aveva
suggerito ai dottori e alle ostetriche di usare un po’ di alcol come anestetico
e magari come rallegrante: non ci si improvvisa medici senza adeguata
preparazione!
Seduto
per terra c’era Reedus, quasi in veste di paparazzo: diverse persone, master
incluso, gli avevano chiesto qualche bel ritratto del lieto evento (se fossero
venuti tutti avrebbero ingombrato, o, nella peggiore delle ipotesi, demolito…).
Infine
c’erano i due amici della “fortunata”... Bixlow e Freed.
“Come
sta lei?” domandò il neo-papà, avvertito per passaparola dai suoi compagni di
gilda che Evergreen aveva avuto i primi dolori e che Bixlow e Freed avevano
dovuto trascinarla di peso fino all’ospedale, venendo fra l’altro bersagliati
dai suoi sfoghi, come testimoniavano le tracce di graffi sulle loro facce e
quelle di pizzicotti sulle loro braccia!
“Oh,
lei sta benissimo!” fece Mira con una faccina rassicurante da 10 e lode…
“PORCA
MISERIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARRRRRGH!”
“……
Eh eh eh!”
Faccina
bocciata di gran classe da un urlo che freddò persino Natsu!
“Beh,
se non altro prima ci ha fatto sentire di peggio.” - commentò ironica Erza –
“Potrebbe almeno fare uno sforzo per contenersi.”
“Ehi!”
– la bacchettò Cana – “Nemmeno tu hai mai dovuto partorire, che ne sai di
quanto faccia male? Io direi anche di peggio!”
“Lucy,
tu lo vuoi fare un bambino?” domandò l’innocente Happy.
“Non
è né il momento né il luogo!” lo zittì lei, rossa!
“Beh,
in realtà…” iniziò a dire Gray, senza finire.
“UAAAAAAAAARGH!
BASTA, CAZZZZOOOOOOOOOO!”
Reedus
corse spaventato a cercar riparo dietro una colonna, mentre Erza si chiedeva
quanto effettivamente dovesse far male per far dire certe parole a una che
voleva essere “Regina delle Fate”!
“Io…
voglio andare da lei!” – disse Elfman battendosi il petto con coraggio molto
vacillante – “Altrimenti… Altrimenti che uomo sarei?”
Freed gli si avvicinò: “Non per contraddirti, anzi, lo dico per te: ora come
ora… non credo proprio sia il momento adatto per farti vedere.” e concluse
indicandosi i graffi sulla guancia!
Elfman
deglutì: “Però devo! Insomma, è lì per causa mia!”
Lisanna
e Mirajane lo afferrarono per le sue braccia muscolose, non per trattenerlo, ma
per incoraggiarlo: “Allora vai, oggi sei ancora più uomo di quanto sei di
solito!”
Elfman
mostrò di essere lusingato fumando dalle narici!
“Vai,
Elfman! Solo… fa attenzione…”
“Lo
so…” sospirò lui.
Dopo
quell’ultimo incoraggiamento di Lisanna, sfilò tra gli amici come fosse un
condannato a morte! Il suo avversario non ci sarebbe andato leggero con lui!
Aprì
le porte a vento e si ritrovò in un fresco corridoio, nel quale subito
un’infermiera le venne incontro: “Lei è il padre per caso?”
Elfman
stava per rispondere quando l’urlo straziato e dannatamente incavolato insieme
di Evergreen lacerò i timpani a lui e l’infermiera.
“Si,
lo sono.” ammise lui la sua colpevolezza alla ragazza che si sturava l’orecchio
con un dito!
L’infermiera
diede ad Elfman una cuffia, dei guanti e un camice verde da indossare, ma
Elfman, in barba alle regole, rifiutò categoricamente la cuffia, non abbastanza
virile per i suoi gusti, senza contare che gli avrebbe appiattito i capelli!
L’infermiera,
di buon cuore, lo fece entrare lo stesso nella prima porta a destra del
corridoio…
“S-si
rilassi, signorina! Si rilassi, su!” disse l’ostetrico, per la quindicesima volta…
“E
COME CAVOLO FACCIOOOOOO?!?!? URRRRGH!”
Evergreen,
aspirante Titania di Fairy Tail, rinomata per la sua eleganza e la sua
bellezza, giaceva su di un ampio e bianco letto, deturpata dalle doglie che
l’avevano tinta di rosso acceso, le avevano reso sudaticci e scombinati i
lunghi capelli castano chiaro e non da ultimo le avevano colorito il
vocabolario…
“Argh!
Aaaaargh! Quanto odio il parto!”
“Oh,
signorina, lei non è la prima che arriva a dire certe cose.”
Il
tallone di Evergreen, mosso da uno spasmo, o forse dalla malizia della
proprietaria, arrivò sul suo naso.
“Solo
che le altre non arrivavano a certi livelli! Sigh!”
Era
tutto uno strepitare e un dibattersi; sembrava che fosse l’intera stanza e non
solo il suo letto a tremare!
Andava
avanti così da mezz’ora, e sia lui che le tre infermiere che le davano sostegno
erano sgomenti, smarriti e perplessi davanti una tale esasperazione al dolore,
che sembrava rasentare la rabbia.
Ed
in effetti era così.
Lei
odiava quel parto, lo odiava con tutta sé stessa, per motivi che non avrebbe
certo spiegato loro.
Un’infermiera,
già madre una volta, provò a stringerle la mano, un gesto di pietà e
incoraggiamento tutto femminile, ma una collega la dissuase mostrando le
unghiate della signorina Evergreen sul suo avambraccio!
“Sigh!”
piagnucolò il medico, chiedendosi se non fosse il caso di chiedere rinforzi!
Un’altra
infermiera spalancò leggermente la porta della sala parta, facendo capolino:
“Dottore, ci sarebbe il padre, lo faccio entrare?”
Cascava
a fagiolo, si disse lui: alla vista del suo amato se non altro si sarebbe
rassicurata e forse quella furia e quella lagna sarebbero diminuite!
“Oh,
bene, fallo entrare! Sentito, signorina? Può star tranquilla, il papà è
finalmente arrivato!”
“CHE
COSA?!”
Elfman
non aveva messo che un solo piede nella stanza che Evergreen si decise a
trattenere tra i denti il dolore in modo da tirarsi un po’ su sopra il letto:
“DOV’è? DOV’è? QUEL BASTARDO?”
Elfman
entrò, col personale sanitario ancora più sgomento!
“TU!
MALEDETTO! VIENI QUI! TI SISTEMO IO!”
Afferrò il cuscino e glielo tirò dritto in faccia; e meno male che era il suo
“amato”!
Evergreen
cercò tentoni qualcos’altro da tirargli, ma a quel punto il dolore delle spinte
tornò, e lei, sibilando tra i denti, tornò controvoglia distesa, sui due
cuscini posti dietro la schiena per tenerla giusto un po’ più su.
“GNNNN!
SIGH! BASTARDO! Se lo sapevo che era così col cavolo che… URGH!”
Si
avvicinò al suo capezzale: “Ehm, Evergreen…”
Stava
per dire “Tutto a posto?”, ma cominciare in quel modo avrebbe significato la
repentina fine della sua vita!
“Evergreen,
fatti forza, puoi farcela!”
Evergreen
gonfiò la bocca come un pallone, guardandolo tanto storto che Elfman parve sul
punto di franare a terra! Due infermiere invece si abbracciarono per la paura!
Elfman
si guardò intorno: “Se c’è qualcosa che posso fare…”
“NO!
VOGLIO SOLO CHE TU SPARISCA DALLA MIA VISTA! MA PERCHé NESSUNO MI HA DETTO CHE
ERA COSì?! FA MALEEEEEEEEE! URGH!”
Afferrò
un vassoio vuoto dal comodino e tirandoglielo gli appiattì la faccia! Dovette
pure scollarselo e temette che gli si staccassero via i connotati.
“Allora…”
– fece lui, abbassando il capo – “Se vuoi essere lasciata in pace, ti lascio in
pace… Se però hai bisogno…”
“NON HO BISOGNO! GRRRRRR! ARGH!”
Tornò
a trattenersi e poi gli rivolse uno sguardo identico a quello di poco prima:
“Non vedo l’ora che questa brutta storia finisca!” disse, facendogli franare
addosso, a poco a poco tra i denti stretti, parole pesanti come pietre.
“Beh,
ormai ci siamo, no?”
Si
voltò per andarsene, con una mano dietro la testa perché temeva volesse
tirargli altro.
Il
medico gli si avvicinò solidale: “Lei e sua moglie avete… dei problemi?”
“Eh?
No, io e lei…”
“LUI NON È MIO MARITO!”
Scandì
lei, per poi affondare le unghie affilate nel materasso, quasi a squarciarlo.
Il
medico ebbe un attimo di pietà quando Elfman ammise con gli occhi che era
proprio così. Faceva un certo effetto vedere un omone così grande, grosso e
minaccioso così abbacchiato.
“La
affido a voi, cioè, li affido a voi, mi raccomando. Io… tornerò dopo…”
“PROVACI E VEDRAI CHE TI COMBINO! ARGH! E CHI LO SAPEVA CHE ERA COSì?”
All’inizio
non sapevano se il suo caso fosse particolarmente doloroso o se semplicemente
lei non era disposta ad accettare anche solo minimamente quella sofferenza, ma
ora sapevano tutti che doveva essere il secondo caso, e osservarono Elfman
andar via, chi scuotendo tristemente il capo, chi sospirando di comprensione,
in generale, dispiaciuti per lui, e forse per entrambi.
Essere
trattati così da chi porta in grembo tuo figlio non doveva essere una bella
esperienza.
Elfman
si tolse guanti e camice, riponendoli sull’appendiabiti appena fuori nel
corridoio, e avviandosi di nuovo nel chiosco.
Dopo
l’iniziale scoramento, Elfman sembrava aver riacquisito, se non serenità,
almeno una certa comprensiva neutralità.
Non
gli faceva piacere, ma nemmeno doveva starci male.
D’altro
canto, cosa poteva aspettarsi?
L’aveva
costretta lui a quel sacrificio, per nove lunghi mesi, e nell’ultimo giorno e
nelle ultime ore, le più dure, lei non aveva mancato di rinfacciarglielo nel
modo più duro possibile.
Evergreen
era sempre Evergreen, orgogliosa fino in fondo.
Appena
uscito, le sorelle capirono subito com’era andata dalla sua faccia, e si
affrettarono a circondarlo col loro sostegno.
Per la verità, anche gli altri l’avevano capito: l’audio di Evergreen arrivava
abbastanza chiaro fin lì!
“Elfman…”
“Tranquilla, sorellina. Suppongo dovesse andare così, umpf!”
Prese
anche lui posto su una delle panchine.
“Elfman…
Sicuro che va tutto bene?” chiese Mira, le cui preoccupazioni, in un eccesso di
ottimismo fattesi sempre più latenti man mano che i nove mesi trascorrevano,
tornavano a farsi pesanti.
“Ovvio
che va tutto bene!” si impettì lui, tutto bene malgrado la donna madre del suo
futuro figlio (si sperava “figlio”…) gli avesse rinfacciato tutto il suo odio
neanche due minuti prima!
“Anzi,
da oggi andrà anche meglio… Almeno per lei…”
Già,
perché per Evergreen tutto finiva oggi, e almeno lui avrebbe smesso di sentirsi
dispiaciuto.
“E per te?”
“Io
farò del mio meglio… E comunque, so che mi darete una mano…” aggiunse con
malcelato sollievo.
“Ovvio!” –fece Lisanna gonfiando il petto al suo posto- “Sarai anche tanto
“uomo”, ma se si tratta di bambini un aiutino femminile è decisamente utile.”
Se
poi gli davano mano libera chissà come lo riduceva il suo povero nipotino o la
sua povera nipotina!
Nel
frattempo Natsu bofonchiava, segno che stava per fare ciò che gli riusciva
meglio: dar fiato alla bocca!
“Secondo
me tutto questo è sbagliato, ecco! Evergreen dovrebbe…”
STONK!
Erza
lo cassò con un cazzotto in testa: “Sta zitto! Tu non ci sei dentro, chiaro?
Evergreen ha deciso così!”
Ed Elfman, dal canto suo, non aveva mai sperato che dovesse cambiare idea, né
tantomeno all’ultimo momento.
Sarebbe
stato un padre solo, punto e basta; se Evergreen non aveva intenzione di
cambiare vita, inutile costringerla, avrebbe solo fatto altri danni.
L’omone,
malgrado la facciata, restava amareggiato: era contento di ciò che stava per
succedere, ma se non fosse accaduto nulla, probabilmente avrebbe risparmiato a
sé stesso come alla sua, per modo di dire, fidanzata, un bel po’ d’amaro.
“YAAAAAAAAAAARGH!”
“Forse
dovrei chiedere a Virgo di portarmi dei tappi per le orecchie…” meditò Lucy.
Virgo
tornò poco dopo, e chi volle salvaguardare i pochi timpani, poté farlo.
Elfman
preferì di no. Chiuse invece gli occhi, preso da una voglia di pensare, e di
ricordare…
CIRCA
9 MESI PRIMA…
In
quel periodo gli era già capitato.
Svegliarsi
per primo, e sentirla strisciare accanto a sé, rannicchiarsi sempre più sotto
il lenzuolo per farsi calore, racchiusa come un bocciolo pronto a sbocciare.
Quando
succedeva sbadigliava, si sgranchiva quanto serviva e, restando seduto, la
aspettava.
Quando
lei apriva giusto un po’ gli occhi, le sorrideva come non aveva mai sorriso a
nessuna, salutandola con un “Ehi!”
Lei
sorrideva a sua volta, quel fugace attimo prima di girarsi dall’altra parte,
mormorando un “Ciao.”
Malgrado
fosse sbrigativa, a lui bastava… Il più delle volte.
Ma
quella mattina non era la prima che capitava diversamente.
Svegliarsi, e sentire di volere di più da lei, da loro due…
“Ever…”
“Sshhh…” fece lei da oltre quelle spalle nude.
“Ok,
aspetto un altro po’…”
Eh,
si… Guai in paradiso…
Di solito, mi conoscete, le mie fic romantiche sono alquanto rose e fiori,
appuntamenti e baci… Ma stavolta sarà diverso! Stavolta si parla dell’amore che
porta guai, se la vita davvero, a volte, è tale…
Stavolta
sarà lacrime e sangue per la nostra “coppietta”!
I
toni di questa fic vi sembreranno a tratti anche troppo seri e adulti per un
manga come Fairy Tail (il prossimo capitolo in particolare), diciamo anche che
me li sono immaginati tutti un po’ più cresciuti, ma tranquilli, del
divertimento ci sarà comunque.
Quindi,
come di rito, le “domande invoglianti”!
Come
è successo? Cosa è successo tra i due? Che ne sarà di questa gravidanza
scomoda?
Se
vi interessa, al prossimo capitolo! ^__^
PS:
GAZILLE X LEVI ORA E SEMPRE!
PPS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!