Capitolo
2: una misteriosa novità.
Esisteva
davvero quel sentimento che
tutti chiamano amore? Quella forte emozione che ti scalda il cuore ogni
volta
che guardi la persona amata?
Beh,
avevo i miei dubbi. Da persona
ignara di cosa significasse il voler bene a qualcuno ero più
che giustificata.
Mi
domandavo come potesse accadere
questa fantomatica “cosa” a degli esseri umani.
Soprattutto in un mondo
malvagio come il nostro, non credevo conveniente passare tutta la vita
con un
individuo. Non c’era da fare affidamento!
Molto
meglio dedicarsi anima e corpo
alle passioni. Quelle vere che animano il cuore dei più
appassionati. Nel mio
caso alla mia moto che rappresenta la mia amica, la mia amante e
l’unica che
non mi tradirebbe mai. Lei vive solo per me e io in funzione di essa.
Vatti
a fidare poi degli uomini! No,
decisamente non facevano per me.
E
poi se l’amore esisteva davvero,
tanto di cappello per quelle persone che l’avevano
conosciuto. A me non sarebbe
mai potuto capitare.
Erano
forse queste le mie ultime parole
famose? Ero sicura di sì finché non mi
capitò un’avventura impensata.
In
una fredda giornata d’inverno,
durante una pioggia torrenziale, mentre ero per strada dopo aver finito
di fare
jogging per tenermi in forma per la gara del dì successivo,
come sempre senza
ombrello secondo il mio stile da dura, sentii una dolce melodia
provenire dal
liceo che frequentavo. C’era una ragazza in cortile che stava
suonando il
violino, bagnandosi vistosamente.
Pensai
che fosse matta. Si sarebbe
presa un malanno che avrebbe potuto benissimo evitare.
La
guardavo attentamente mentre
pizzicava le corde del suo strumento musicale. Nonostante tutto, la sua
musica
mi aveva rapita. Una musica dolce, a tratti malinconica. Sembrava
raccontare un
qualcosa di molto intimo. Qualcosa di sconvolgente e unico. Quasi
volesse
indicare qualche cosa di proibito e celestiale allo stesso tempo. Anche
la
stessa suonatrice emanava quest’aura oscura e affascinante.
Quasi fosse una
strega. O forse una fata. Aveva le caratteristiche di entrambe le
classiche figure.
Mi confondeva.
Mi
avvicinai per osservarla meglio,
nascondendomi dietro l’albero secolare che cresceva nel
cortile per non farmi
scoprire. Non l’avevo mai vista. Non indossava nemmeno
l’uniforme del mio
istituto. Era davvero molto bella: i lunghi capelli color del mare le
donavano
un’aria quasi divina. I suoi vestiti, una gonna a palloncino
nera e una
camicetta bianca erano completamente zuppi. Potevo intravedere le sue
forme.
Arrossii.
Era la prima volta che vedevo
le rotondità di una donna che non fossi io. Durante
l’ora di educazione fisica
io mi cambiavo in bagno sempre molto lentamente rispetto alle mie
compagne,
perciò non ne avevo mai vista una nuda.
Quella
ragazza era come se lo fosse.
Alla sua vista, un
calore si iniziò a
propagare dentro di me. Era attrazione, o almeno credo. Possibile
potesse
essere una forma d’amore? No, forse era semplice
curiosità.
Ero
intenta a scoprire chi fosse quella
donna.
Mi
avvicinai ancora di più. Lei era
così presa dalla sua musica che sembrava non accorgersi
della mia presenza.
Questa volta mi nascosi dietro il muro della palestra, che
fortunatamente era
staccata dal resto dell’edificio scolastico.
Era
veramente molto intrigante. Potevo
ammirare tutta la sua eleganza e la sua grazia. A ogni suo movimento
sentivo il
vento alzarsi e soffiare più forte. Era come se mi stesse
parlando. Ma perché? Pareva
quasi che volesse indicarmi di non farmi sfuggire nemmeno un attimo di
quello
spettacolo.
Mi
soffermai sull’espressione del suo viso:
sembrava sofferente. Notai un velo di disperazione nei suoi occhi verde
smeraldo. Chissà quale fosse il pensiero che la
attanagliava. Riuscivo a
distinguere la pioggia dalle lacrime che le volavano via dalle guancie.
Aveva forse
qualche problema? Era così pallida. Sembrava quasi un
fantasma. Nonostante ciò
era così maledettamente sensuale che mi incantai ancora di
più.
Mi
sedetti sul selciato, appoggiata ancora
al muro, confusa. Distolsi lo sguardo per un attimo. Che comportamento
era
quello che stava assumendo quella donna misteriosa? Non aveva senso
suonare
sotto la pioggia. Non in quel modo almeno. E poi perché mi
stava interessando? Faceva
quasi paura, ma non mi spaventava affatto.
Smisi
di connettere il cervello per un
momento. Possibile che fosse uno spettro? Ma no...queste cose non
potevano
esistere nella realtà! Quando decisi si ributtare lo sguardo
su di lei, quella
era già sparita. Mi alzai all’improvviso da terra.
Girai
e rigirai la testa. Mi guardai
intorno. Niente, non c’era!
Chi
diavolo era quella ragazza?
Non
potevo immaginare che lei mi stesse
guardando silenziosamente sogghignando.