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Autore: Deriama    08/08/2006    3 recensioni
“Così come? La colpa è solamente tua Ron!! Sei tu un incapace, punto!! Anch’io sono stufa di dover sempre litigare con te!! Nonostante io ti aiuti continuamente tu hai il coraggio di dirmi che ti faccio sentire un idiota… forse perché lo sei? Te lo sei mai chiesto? Eh?” concluse Hermione ansimante per lo sfogo violento. Forse aveva esagerato, Hermione non lo reputava un idiota ma quando parlava così era molto vicino ad esserlo. Ron dal canto suo, dopo la risposta secca di Hermione non aveva proferito parola. Il suo rossore era sparito lasciandolo pallido e all'improvviso stanco. Ron sentiva che quelle parole erano vere e in quel momento qualcosa di sottile, sotto le fasce, gli stava ferendo le braccia. Il dolore era forte, ma mai così intenso come la tristezza che si stava imprigionando di lui. ASPETTO I VOSTRI COMMENTI!!! ^__^ grazie!!!
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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5° capitolo: Breathe into me and make me real

 

I'll take your little dead boy
I'll take your little dead girl
About every week I come ringing for the dead
I pile 'em up high - feets and heads
I squash 'em in tight
I shout my call :
I'll take your little dead boy
I'll take your little dead girl
I don't mind"

The Sevant “Devil”

“Ricordate, non cambierà nulla con la mia morte…” 

Cinque anni erano passati dal giorno in cui venne pronunciata quella frase. Nessuno sentì più il suono delicato e gentile di quella voce, perché quella presenza rassicurante morì la notte stessa poco dopo aver pronunciato quell’ultima frase.

Era un anziano signore. Il suo nome era Albus Percival Wulfric Brian Silente, era alto e magro, dalla lunga barba e dai chiari capelli color bianco-argento. La sua figura era slanciata, con un naso adunco, sul quale si posavano un paio di occhiali a mezzaluna, dietro i quali risaltavano due occhi azzurro chiaro, luminosi e scintillanti.

Albus Silente è stato l'ultimo preside di Hogwarts. Oggi non è rimasto nulla di quel luogo, così da perdersi anche quei ricordi pieni di valore legati a quel nome. Tutti preferiscono dimenticare, far finta che non sia mai esistito quel luogo che si poteva chiamare casa, ove si rideva, ci si amava e dove si scopriva chi si era veramente; ora solo le rovine del castello testimoniano la sua passata presenza. Neppure una torre, porta o scala è ancora in piedi, sono rimaste solo macerie, fumo e sangue.

Quel giorno vennero distrutte vite, speranze e molti futuri tramontarono; l'incendio di Hogsmeade, causò perdite insanabili, pochi furono i sopravvissuti e quasi nessuno ebbe il coraggio di guardare il cielo.

Il mattino dopo il disastro il sole non osò mostrarsi, le nuvole nascosero la luce, lasciando un profondo vuoto nell’aria; sembrava tutto ricoperto da una fitta nebbia di incredulità e paura. Silente era morto, Hogwarts distrutta e Hogsmeade in fiamme; a nulla valsero i soccorsi, ne la disperata ricerca degli assassini, tutti sapevano che quello era l’inizio di tutto.

Il tempo del terrore era ormai iniziato. La speranza aveva abbandonato tutti.

*

“Non voglio ricordare!!” sembrò gridare nell’oscurità un gemito soffocato

“Devi!! È tuo dovere!” ribatté duramente una voce maschile “dove sono le vostre belle parole, eh?! Dove sono ora, i vostri aiuti?”

“Mi dispiace…è troppo tardi” rispose ansimando.

“Cos…? Cosa significa?” chiese impaurita una voce femminile “Tu puoi!! Siete come loro!! Ti ho visto!! Ti supplico…sono i miei bambini! Salvali!!”

“…non posso…”

Sciaff!! La donna colpì violentemente il viso dell’uomo incatenato al muro. La candela illuminò il viso pallido e magro di un uomo dai sporchi capelli rossi. Gli avevano legato i polsi e le caviglie con catene di ferro mentre il corpo era segnato da ferite ancora sanguinanti.

Era prigioniero di un gruppo illegale di civili babbani.

“Ti uccideremo!” lo provocò fuori di sé la donna “ti ammazzeremo e butteremo il tuo corpo in pasto ai Mangiamorte”

“Jordan, no!!”

“Cosa? SONO LORO!!” disse la donna dai lunghi capelli biondi, indicando con il dito tremante il prigioniero “ è colpa…sua…no, LORO se i miei bambini…David…”

“Lo so, Jordan…ma ucciderlo? Arrivare ad uccidere?”

“Parli come se fosse un peccato, Michael…” rispose Jordan fissandolo negli occhi “uccidere o essere uccisi? Dimmi Michael… quanto forte è la tua fede qui, ora?”

“…io…”

“…lasciatemi andare…” sospese la discussione la voce soffocante del prigioniero

I membri del gruppo si girarono in direzione di Jordan aspettando una sua risposta. Erano circa una ventina di persone, ognuna di loro sola al mondo. Tutti portavano negli occhi l’immagine della morte di David, il capo del gruppo. Lo avevano perso durante l’ultima soppressione dei Mangiamorte e avevano rapito i suoi figli avuti da Jordan. A nulla erano valse le armi, le grida e i pianti, i Mangiamorte lo avevano trucidato e lei era impazzita dal dolore. 

“…lui resta qui…” rispose freddamente Jordan “...e morirà qui!”

“Mi troveranno…i miei compagni mi…” ribatté il prigioniero con improvvisa rabbia “mi staranno cercando”

“…e allora?” lo provocò giocando con un pugnale “credi davvero che loro siano ancora lì a cercarti?”

“…mi troveranno…lo so…”

“Ne sei sicuro, Ron?” lo richiamò freddamente la donna “stento a credere che l’incertezza non abbia mai attanagliato il tuo debole cuore…ma potrai consolarti…il dubbio sarà tuo compagno di morte”

Ron alzò di scatto il capo e fissò intensamente Jordan “Non temo la morte”

Jordan lo guardò torvo e poi sorrise “Invece dovresti” disse trattenendosi dal colpire “perché lei non aspetta altro che peccatori…come te! All’inferno Ron, è lì il tuo posto! Muori abominio del mondo!!” 

“Il mio posto è insieme alle persone che amo” sussurrò rilassato fissando con i suoi occhi limpidi, quelli folli della donna davanti a se.

“No!! Jordan” urlò Michael gettandosi su di lei

“Muori!!!” urlò la donna piangendo “la tua morte mi ridarà i miei bambini”

Con il volto sollevato, Ron guardò profondamente Jordan “...Hermione…” pensò chiudendo lentamente gli occhi aspettando il colpo…ma la coltellata non arrivò…solo una forte esplosione. Quando aprì gli occhi vide solo polvere. Non riuscì a distinguere le figure, ce ne erano di ferme e altre che correvano urlando spaventate. Erano i Mangiamorte o…  

“RESTATE TUTTI FERMI!! Smith blocca quei babbani!!” urlò furiosa un voce acuta “Zebrosky, James sparpagliatevi e trovatelo!!”

“Sì, maggiore!” urlarono all'unisono

“James, Zebrosky… sono i miei compagni, sono loro, mi hanno trovato” pensò felice Ron guardandosi con agitazione intorno, ma l’unica cosa che vide fu una lama conficcarsi nel suo stomaco

“…dicevi di non temere la morte, Ron…” gli sussurrò Jordan ancora sofferente per le ferite “l’inferno ti aspetto, mago…”

Ron vide il sangue sgorgare dalla suo addome e colargli velocemente fino a terra ad allargarsi in una pozzanghera color cremisi. La donna di fronte a lui rideva distesa a terra “Arrivo David” disse sorridendo.

Quella era la fine. Era la sua punizione…non era riuscito a salvarla.

Mentre la vista gli si annebbiava, Ron scorse i suoi occhi, erano del colore dell’amaranto ma tristi e sofferenti, come mai ne aveva visto. Gli ricordavano quelli della sua Hermione… belli ma pieni di dolore.

“Non ti lascerò morire, Ron”

*

La bianca luce del neon illuminò violentemente l’asettica stanza, dove un via e vai di guaritori bisbigliavano ogni qual volta ne scorgevano l’interno. L’angusto corridoio brulicava di persone indaffarate, piene di carte, amuleti, bende e pozioni e tutti venivano inondati da quella sterile luce dei neon.

Dalla stanza si sentivano solamente bisbigli, parole sconnesse e di circostanza. Nulla rivelava la presenza di vita nella stanza, forse solamente il lento suono della macchina della frequenza cardiaca, nessun respiro libero, solo il ritmo del respiratore.

“È permesso? Sono Jackson” spezzò il silenzio una voce “Maggiore?” 

“…si, entri Jackson” rispose una voce femminile

“Devo consegnarle questo, Maggiore…” disse Jackson, porgendo ala donna una lettera color bianco riciclato “Maggiore Granger?”

“…mh?” rispose il maggiore reggendo la lettera

“…si riprenderà il Maggiore Weasley?” osò domandare con una punta di sconforto nella voce

Il maggiore Granger non rispose, ma trafisse con i suoi occhi color amaranto l’uomo di fronte a se. Jackson indietreggiò di scatto, nell’istante in cui un lungo freddo brivido gli percorse la schiena “Sc-scusi Maggiore, non si ripeterà mai più” 

Subito Jackson uscì con velocità dalla stanza, facendo un frettoloso saluto. Nonostante la sua stazza Jackson aveva avuto paura, molta paura nel momento in cui il Maggiore Granger lo aveva guardato fisso negli occhi. Una paura più forte e cattiva, era un sentimento più remoto, quasi come se non gli appartenesse…

“…Ehi?! Ho appena visto Jackson pallido come un lenzuolo” disse una voce profonda “Hermione…?”

“Non gli ho fatto niente, se vuoi saperlo” rispose Hermione acida “l’ho solo spaventato un po’, è stato impertinente…tutto qua!”

“Mh…va bene…” asserì sorridendo, ma ritornando subito serio “come sta?” chiese preoccupato

“Come vuoi che stia, Harry?” ribattè con foga “sta morendo… e non so come salvarlo”

Il Maggiore Hermione Jane Granger era dipinta come una donna tutto di un pezzo, fredda, intransigente e incrollabile. Tutti coloro che appartenevano all’unità D.E.O.M. provavano nei suoi confronti una profonda ammirazione, paura ed invidia, ma ora lì davanti al corpo del suo unico amore, stava dimostrando che nulla nella donna che raffiguravano era vero.

Era cambiata. Tutti lo erano, ma più di tutti quella dolce Hermione… scomparve. 

“Hermione…” disse dolcemente Harry per consolarla “…vedrai che…”

“No, no e no!!! Non è vero che si sveglierà!!!”

A quelle parole Harry la prese per le spalle e la spinse verso il letto, costringendola a guardare il viso scarno di Ron, ormai infermo in quel letto da diversi giorni.

“Guardalo bene, Hermione” mormorò neutro Harry spingendo il suo capo verso Ron “lui ora è qui!! È ancora attaccato alla vita…non puoi abbandonarlo”

 “…mi odia…”

“Lo sai che non è possibile” rispose fermo Harry “non ne è capace…” finì con una nota di dolcezza.

Hermione alzò lo sguardo amaranto fisso sugli occhi verde smeraldo di Harry.

Non c’era rancore, odio o rabbia, solo un’infinita tristezza. Lei ricordava, sapeva che Ron non era mai stato capace di odiare nessuno…ma oggi chi è Ron? Chi è veramente Harry? E lei…chi è la donna che è diventata?

Un mostro?

“Hermy…?” la richiamò serenamente, immaginava la confusione che dilagava nel cuore e nella mente della sua migliore amica, ma non poteva permetterle di vacillare proprio ora “cosa hai deciso?”

“…deciso…” ripeté lei sottile accarezzando con lentezza la guancia infossata del volto del suo amato Ron “ pensi ancora che in questo momento… l’amore possa salvare questo mondo marcio?” chiese senza sentimento “anche dopo quello che è successo?!”

Harry fece un lungo respiro “Sempre”

“Ah ah!” beffò opaca “io invece non credo”

“Hermione!!!” alzò la voce Harry

“Hermione un corno!! È la mia decisione non la tua Harry!!” rispose caricando la voce “è la mia missione!! Tu vedi di seguire la tua!!”

“Tsk!! È completamente inutile parlare con te!!” respinse astioso Harry “Ti stanno mandando al macello Hermione… è un suicidio!!!”

“Non mi interessa…se questo servirà…”

“Non servirà!! Ti ammazzeranno per l’amor del cielo!! Non è una simulazione o un compito in classe Hermione” urlò fronteggiandola “è veramente questo che vuoi Granger?! Vuoi morire per nulla?”

“Non tutti la pensano come te Harry” disse distanziandosi abbastanza da mettere la mano sulla bacchetta “non tutti sono così stupidi”

Harry non rispose, rimase lì a fissarla senza muoversi.

“È ora che tu vada a casa da tua moglie Harry” riprese cauta Hermione “Ginny ti starà aspettando con la cena pronta”

“…”

“Và dalla tua famiglia Harry” disse più forte Hermione con la mano ferma sulla bacchetta “torna nel tuo nido d’amore”

“…ti voglio bene Hermione…” disse Harry avvicinandosi alla porta “ma questo non ti giustifica”

Hermione lo guardò colpita

“La sua morte non è stata colpa tua… non farlo Hermy”

“VATTENE!!!” urlò sull’orlo delle lacrime “va via Harry!!”

Dopo un semplice refolo la vigorosa figura di Harry scomparve dalla stanza lasciando una sempre più disperata Hermione inginocchiata al fianco di Ron, nascosta tra le asettiche lenzuola.

“Mi dispiace Ron…non odiarmi” sgorgò tra le lacrime “Dylan perdonami…perdonatemi”

*

La foschia si mescolava con il tetro buio, nascondendo agli occhi qualsiasi figura, tutto sembrava essere risucchiato dal quel vortice furioso, era un giorno di marzo ma nulla di quel periodo ne ricordava la natura.

Nessun fiore, nessun cinguettio, nessun profumo della nuova rinascita… nemmeno più il sole illuminava le terre perché il giorno si fece notte e nessuno vide più la grande stella di fuoco, quel grande sole sparì.

Solo un lungo letargo di buio.

“Mamma!! Mamy!! È tornato!!” urlò eccitata una voce stridula “Dai Mamy!!”

“Jackie!!! Allontanati subito dalla finestra!!!” la richiamò una voce di donna “quante volte te lo dovrò ripetere? Eh signorina?”

Dalla sedia appoggiata alla finestra, una bambina dai rossicci capelli lisci scese di malavoglia, con un piccolo broncio che le regalava un'espressione buffissima. Era lì di fronte alla madre piantata a guardarla “Ma mamma!!” disse laconicamente 

Di fronte a lei si erigeva la figura magra di una donna dai folti capelli ramati raccolti in una semplice coda e  portava un grazioso grembiule color pesca legato in vita “Niente «ma mamma»...lo sai che è pericoloso e poi ora arriva” ribadì addolcendo il tono “solo un po’ di pazienza, ok?” 

Dei forti rumori provenienti dall'altra parte della porta attirò la loro attenzione, subito Jackie iniziò a saltare sempre tenendosi a debita distanza dalla porta, lei sapeva che non poteva avvicinarsi e allora sgambettava impaziente intorno alla mamma... poi la porta si aprì. 

“Sono a casa! Ah!” esclamò Harry trovando Ginny che chinata tratteneva la figlia “che succede?” 

“Nulla...solo tua figlia” rispose ironicamente 

“Papà!! Papà! Ho visto un «Uficorno»” urlò tutta agitata spingendo il padre verso la cucina  “Papà tu lo sai che cos’è??L’hai mai visto?

“Ehm...” disse guardando Ginny che sorrideva leggermente e che li faceva cenno di no “«uNicorno» dici?”

“Sì, sì!! Unicorno!!” ripeté allegra 

“No, mai...Perché? Non dirmi che tu lhai visto?” domandò fingendo invidia 

“Io si!!” rispose allontanandosi dai genitori e ballando per il salotto imitando l'animale “Oggi a scuola!!” asserì ridendo 

Harry e Ginny si guardarono negli occhi. 

“Jackie perché non prendi il tuo libriccino”domandò Harry sedendosi nella poltrona “così scriviamo dell’unicorno”    

Subito la bambina sfrecciò per quanto possibile verso la sua cameretta al piano superiore. Ginny cogliendo l'occasione si adagiò di fianco al marito “Come è andata?” chiese vedendo che lui non accennava ad iniziare il discorso 

“Male... è testarda Ginny” mormorò fissando un punto indefinito della stanza “tremendamente testarda!!” 

Ginny tacque. Conosceva Hermione da ormai tanto tempo e l’orgoglio e la testardaggine erano le uniche cose che la faceva andare avanti. Sentiva la mancanza della Hermione dei tempi di Hogwart, quando era dolce, comprensiva, forte e allegra, ma ormai di quella persona non è rimasto che un pallido ricordo.

“...lo so...” asserì 

“La stanno mandando al macello!!” saltò su rialzandosi dalla poltrona ed iniziando a muoversi avanti e indietro per il salotto “...e lei non lo capisce...”

Ginny si sistemò meglio sulla poltrona intrecciando le mani sul grembo “Harry”

“...” 

“Hermione non vuole più vivere” disse lentamente soppesando le sue parole, sapeva che sua marito era  ipersensibile all'argomento “lei ha deciso da molto tempo”

Harry si girò dando le spalle al fuoco nel camino, il gioco di luci rendeva la figura di Harry più minacciosa ma nel suo sguardo c'era solo sconforto. 

Ginny guardando quegli occhi così tristi di cui si era perdutamente innamorata, ebbe una morsa al cuore “Solo Ron potrebbe salvarla...ma dalla cartella clinica...ci vorrà molto tempo prima che si svegli...” disse con una punta di dolore 

“Se si sveglierà!!” la interruppe Harry respirando rumorosamente “è colpa mia...ho così paura di perdere te e Jackie... che sto perdendo tutti”

“Lo sai che non è vero... dove saremmo noi senza di te?” ribatté prontamente Ginny alzandosi a sua volta “quello che è successo non è stata colpa di nessuno”

“Ginny” la richiamò all'improvviso 

“Dimmi amore” 

“Parlando con lei oggi...ho finalmente capito” pronunciò lentamente abbassando lo sguardo 

Lei gli si avvicinò costringendolo a guardarla “Cosa?”

“Lei mi ritiene responsabile della morte di Dylan” asserì abbracciandola “...e forse è proprio così”

*

Quel mio mondo fatto di cadaveri ora ti appartiene, non puoi sfuggirmi per sempre, cadrai anche tu sotto la forza dell’oscuro signore. Ti piegherai e tradirai tutti.

Aprì gli occhi di colpo, senza nessun preavviso. Quello che vide fu abbastanza da fargli pregare  di ritornare nell’oscurità il prima possibile, peccato che fosse quella l’oscurità….il suo mondo. Nulla era mutato, tutto era rimasto fermo, il cielo di pece e le colline di ossa, le urla e il sangue; tutto uguale, tutto sicuro come la morte che arriva.

Aveva pregato, aveva sperato, aveva creduto che quel universo fosse svanito ed ora era lì disteso fra cadaveri e ossa a contemplare stremato il suo mondo, il loro mondo.

Nemmeno un ricordo felice riusciva a trovare, nessun dolce suono o morbidi baci lo raggiungevano. Aveva perso il ricordo delle fragole e del miele, ne memoria dei volti a lui cari; solo lunghi e lugubri cortei di ombre e fantasmi. Presenze piene di rabbia e odio per lui, per loro o per se stesso.

Ora come un tempo passato Ron era caduto nella sua dimora tra serpenti e distruzione.

“Ben tornato” urlò il sibilo arrivato dal cielo purpureo “non sei contento di essere tornato a casa? Mi sei mancato!!”

Ron si rialzò a fatica “Si… felice davvero”

All’improvviso un lampo colpì il terreno in un punto poco lontano da Ron, rivelando oltre il fumo un essere deforme, dai contorni logori e decrepiti; forse in un tempo passato quell’essere era stato un uomo, ma ora era solo l’ombra dei suoi delitti; lui si alzò lentamente con un sadico sorriso stampato sulle aride labbra, anche gli occhi avrebbero potuto esprime tale crudeltà se solo li avesse ancora avuti.

“Non giocare con me” rispose acceso la creatura

Ron gli piantò ferocemente gli occhi addosso, serrando i pugni “Giocando? Credi davvero che io stia giocando?”

“Indubbiamente” ribatté allargando il sorriso insecchito “e sai perché stai giocando?”

Ron non rispose.

“Perché credi ancora di poter scappare da tutto questo e di poter ritornare felice tra le braccia della tua sgualdrina” cantilenò viscido

A quelle parole il suo cuore si accartocciò furiosamente perché non riusciva a ricordarsi il suo volto, nulla riusciva a rievocare di lei, né la voce, né l’odore della sua pelle… neanche il colore dei suoi occhi.

“Vuoi vederla?” si insinuò la voce “io posso mostrartela”

Ron aveva imparato che nulla di quello che avrebbe visto sarebbe stata la verità, lo avrebbe ingannato in tutti i modi, ma aveva bisogno di vederla… voleva essere certo che fosse viva.

Non ricordava quasi nulla di quella notte. Era un’operazione di salvataggio piuttosto rischiosa, si erano si erano infiltrati in un gruppo illegale di Babbani. Loro erano a capo della missione, lui ed Hermione; si erano proposti senza problemi, erano operazioni di routine in quei tempi cupi, nulla di non già visto.

Il D.E.O.M. era una un’ squadra segreta, fondata per contrastare l’ascesa di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. I membri che ne faceva parte venivano addestrati, istruiti affinché potessero far fronte ad ogni emergenza.

Lei era diventata Maggiore nel giro di pochi anni, anche lui e Harry si erano contraddistinti subito; Harry era talmente motivato che passava ogni momento libero ad allenarsi e a studiare, lui naturalmente gli faceva da spalla. Nel giro di qualche anno erano a un livello molto al di sopra della norma.

 Fu così che iniziarono ad svolgere missioni sempre più importanti, più pericolose, fino a quando accadde…

“Inizio Flashback”

“Nooo!! Stai scherzando?” strillò una voce femminile rimbombando in tutta la sala mensa “davvero hai visto Joe farle la dichiarazione??”

“Te lo sto dicendo da  un quarto d’ora ‘Mione!!!” rispose seccata l’altra voce “ero lì a due passi da loro…”

Hermione sospirò “Romantico non trovi?”

L’uomo di fronte a lei la guardò esterrefatto “Si, davvero romantico in uno spogliatoio” rispose ironico “altro che Romeo e Giulietta!! Trovo lo spogliatoio particolarmente intimo e…”

“Oh!! Smettila Ron!!” lo riprese astiosa la ragazza “non hai motivo di fare il sarcastico”

Ron si guardò in giro per un momento “Io credo di si” disse prendendole le mani “visto che la mia proposta di matrimonio mi è costata quasi 2 stipendi!”

Hermione a quelle parole ritirò subito le mani da quelle di Ron e alzandosi rovesciò la sedia sul pavimento, provocando un gran rumore “Ma davvero? È così che la pensi?” disse lentamente guardandolo dall’alto.

Ron sorrise divertito perché gli piaceva stuzzicarla e vederla furiosa “Più o meno… ma non dovrebbe contare giusto?”

“Certo che conta!!!” ribatte confusa “cioè no…no!! Si che conta se…”

“Per me no…e sai perché ‘Mione?” chiese Ron sicuro

“Sentiamo perché grande Romeo” rispose animosa

Ron le si avvicinò con fluidità e raccogliendole le mani, le portò alla bocca e le baciò “Perché Amore mio, io ora ho te e Dylan” disse dolcemente guardandola negli occhi “e per voi darei la vita…ecco perché il resto non conta”

“Sei il solito scorretto” piagnucolò Hermione con le lacrime agli occhi “ma ti amo perché sai farmi piangere dalla felicità”

***

“Ron!!! Dove sono?”

“Nella torre!! Lì” rispose Ron indicando una torre in rovina molto alta.

“Ginny!! Io e Ron andiamo nella torre” urlò in direzione di una ragazza dai capelli rossi indaffarata a curare  i feriti.

“Vengo con voi!! Hermione potrebbe essere ferita e anche i…” cercò di dire Ginny

Harry però non le permise di parlare “No!!! Devi rimanere al campo!! Li riporteremo tutti qui sani e salvi!!”

Ginny lo guardò intensamente e lui rispose allo sguardo, nessuna parola, solo la fiducia che lui avrebbe salvati tutti.

“Ehi sorellina!” la richiamò Ron “non preoccuparti gli paro io il culo a tuo marito!!” 

“Andiamo!!” urlò forte Harry iniziando a correre “forza Ron!!”

Arrivati alla base della torre, Ron e Harry sentivano ancora i lamenti dei loro compagni all’accampamento di emergenza. Avevano scelto di rischiare tutto, costretti perché li avevano rapiti.

L’ingresso della torre, che dava verso l’interno privo di qualsiasi luce, era semi aperta, alta e possente. Appena varcata la soglia il silenzio li inghiottì rapido e pesante come una spessa coltre. Il buio era impenetrabile e denso come fosse fatto d’acqua… o forse come il carminio sangue vivo.

L’aria sapeva di antiche pozioni e cadaverici sacrifici umani; nulla in quel posto poteva definirsi neutrale, tutto era impregnato di una forza primitiva del mondo. La distruzione.

La “Torre Nera”. Con questo nome veniva indicata l’unico osservatorio che spiccava dalle ciclopiche mura della prigione di Azkaban.

La prigione era diventata la nuova dimora del Signore Oscuro. I suoi custodi, i Dissennatori volteggiavano come “dei della morte”, i giganti delle selve occidentali proteggevano le enormi entrate della prigione e le Chimere erano posate sulle mura scrutando il mondo in cerca di prede.

Harry e Ron avvertivano il male strisciare sulla loro pelle, viscido e pressante “Hai sentito?”

“Cosa?? Non sento nulla” rispose rapido Harry

Ron diede un’occhiata alla porta della torre “Appunto…non si sente niente” rispose strizzando gli occhi per penetrare l’oscurità “siamo in una torre no?”

“Si…ma non c’è nessun eco delle nostre voci” concluse Harry circospetto “almeno non ci sentiranno arrivare”

Ron lo guardò “E questo è bene?”

È bene!” rispose sorridendo “sta arrivando qualcuno!!” digrignò sottovoce

Ron ritorno a guardare l’oscurità “Questo è male

Molto male!” asserì impugnando la bacchetta

“Non vedevo l’ora!!” sorrise Ron facendo trasparire una ferocia malamente controllata “adoro quando è male

“Andiamo a riprenderci Hermione e i nostri figli”

***

Irruppero con foga nella stanza e ciò che trovarono li paralizzò all’istante. Hermione giaceva a terra immobile; accanto a lei c’era Jackie in lacrime. Ron puntò subito lo sguardo al muro e la vide. Oltre i 3 esseri incappucciati, inchiodata alla parete c’era la sua bambina. Esanime e sporca di sangue, era ancora in preda dei spasmi della maledizione Cruciatus.

Il vuoto attanagliò la mente di Ron. Solo un unico pensiero gli ossessionava la mente: Uccidere!! Massacrare!!

Nemmeno il tempo di reagire che Ron si era già scagliato contro i 3 Mangiamorti. Harry rimase per qualche secondo sgomento di fronte alla furia del suo amico, poi lo affiancò senza più esitazioni. Ron stava affrontando uno dei Mangiamorte a mani nude in preda alla rabbia, colpendolo ripetutamente senza esitazione. Uno, due, tre colpi al viso, un calcio alla bocca dello stomaco e l’incappucciato crollò senza fiato. Boccheggiando il Mangiamorte cercò di raggiungere la sua bacchetta, ferma in terra, ma quel gesto gli costo le dita delle mani spezzate dal peso del corpo di Ron, che ora lo guardava neutro.

“RON!!!!” urlò Harry con le spalle immobilizzate da uno dei Mangiamorti, l’altro si girò di scatto prendendosi così un calcio in pieno volto.

Grondante di sangue il Mangiamorte gli puntò contro la bacchetta e con un ghigno gli scagliò una maledizione. Ron riuscì a malapena a schivarla, e grazie allo spostamento riuscì ad impugnare la sua bacchetta. Dopo pochi secondi il Mangiamorte coperto di sangue crollò a terra esanime.

Nel frattempo Harry era riuscito a liberarsi dalla presa del terzo Mangiamorte e lo aveva immobilizzato contorcendogli le braccia dietro la schiena, riuscendo poi a scoprirne il volto.

“Ah!! Guarda Ron” disse tirando l’uomo per i capelli “ecco la nostra spia… Dixon”

“Ehi Harry!!!” lo richiamò ansimante Ron

“Sì!! Tranquillo vai …me ne occupo io” rispose assestando un diretto a Dixon “ ritieniti fortunato”

Mentre Ron si dirigeva veloce vero la fine della stanza, Harry si accostò subito ad Hermione, ancora immobile. 

“È solo svenuta” constatò sollevato Harry che intanto teneva in braccio Jackie ancora in lacrime “va tutto bene Jackie… adesso torniamo a casa”

Ron corse immediatamente verso Dylan. La bambina era immobilizzata da delle corde spesse e i lividi non si contavano, ma respirava.

“Dylan!! Bambina mia!!” urlò Ron sconvolto

“…Pa…pà” sussurrò la bambina dai cappelli “…sei tu??”

Finalmente riuscì a liberarla “Si sono io, Dylan” la prese in braccio e raggiunse Harry dall’altra parte della stanza “è tutto finito” le sussurrò

“Hermione come sta?” domandò chinandosi e stendendo la piccola.

“Respiro regolare…ora dobbiamo portarle al campo…Ferula” disse gravemente cullando la figlia e bendando il braccio ferito della piccola “non siamo al sicuro qui” concluse poi guardandosi intorno.

Dei mugolii attirarono la loro attenzione, Hermione si stava svegliando. Con i capelli che le nascondevano il viso, Hermione aprì lentamente gli occhi; Ron delicatamente gli scostò il cappelli unti e appiccicati dal volto.

“Hermione??? Mi senti” la chiamò dolcemente Ron “sono io…Ron” insistette vedendola crollare nuovamente

Hermione non rispose ma spalancò gli occhi quando una piccola mano sporca le toccò il viso. Era Dylan che le accarezzava il viso sudato “Mamma…” disse la piccola guardandola ancora spaventata.

“Dylan…Ron” riuscì a dire Hermione alzando un braccio e toccando la mano di suo marito “state bene?”

“…Stiamo tutti bene…” rispose Harry “torniamo a casa ora”

Ciò che successe dopo cambiò per sempre il futuro di tutti. Dixon era rinvenuto dal colpo e recuperata la bacchetta aveva immobilizzato Harry e scagliato contro Ron la maledizione Cruciatus.

“Soffri Weasley!!” ringhiò delirante “ora ucciderò la tua bella mogliettina…davanti a te”

Un urlò di dolore perforò tutta la torre. Era Ron, che nonostante fosse in preda al dolore della maledizione, si stava avvicinando ad Hermione ancora stesa a terra inerme.

“Avresti dovuto scegliere me” disse Dixon viscidamente “ora…la pagherai”

“AVADA KEDAVRA” gridò con gli occhi iniettati di sangue

Hermione chiuse gli occhi di fronte alla forte luce verde. Stava per morire e… un peso all’improvviso le compresse lo stomaco. Subito spalancò gli occhi e la vide. Il corpicino morto di Dylan, la sua bambina sopra di lei.

“No…” riuscì a dire Hermione prima di cadere nelle ombre della sua anima

***

Si dice che il valore di una persona si capisce da quante persone la piangono quando questa muore.

Al funerale della piccola Dylan, si raccolsero molte persone. Era solo una bambina, ma aveva toccato il cuore di tutti coloro che aveva incontrato. In processione tutti lasciavano una candida margherita bianca sulla infante bara, ringraziando, piangendo o pregando.

La famiglia Weasley si era raccolta intorno a Ron, solo di fronte alla bara della sua unica figlia. Hermione da quella notte non si era ancora svegliata, viveva rinchiusa nella sua mente. Ron sperava che almeno lei fosse felice in quel mondo, perché lì…dove lui guardava nascere un sole rosso c’era solo morte, sangue e disperazione.

Molly piangeva silenziosamente coccolata dal marito, aveva ormai perso tutte le forze, ma continuava a versare lacrime. Lei non capiva come fosse potuto accadere… la guerra le aveva tolto sua nipote Dylan.

Una guerra in cui lei non centrava.

“…Ron…” chiamò cauta Ginny stretta ad Harry “il tramonto sta per finire… è ora di tornare a casa”

Nessun suono giunse da Ron, il sole gli stagliava il profilo facendo risaltare la durezza del suo viso. Con gli occhi fissi sulla lapide della figlia disse solo “Andate” poi il silenzio lo inglobò pesante.

Harry strinse leggermente la mano di Ginny, che si girò preoccupata “Andiamo Ginevra” pronunciò lentamente “vieni” concluse attirando leggermente la moglie che si fece trascinare senza opporre resistenza.

Aveva il cuore spezzato nel vedere il fratello lì solo…non voleva abbandonarlo “lo stiamo abbandonando Harry…lo perderò” gemette tra i singhiozzi mentre Harry la conduceva a forza verso la fine del cimitero senza voltarsi. Anche Harry si sentiva un vigliacco, ma non c’era nulla che loro potessero fare… niente avrebbe potuto alleviare il dolore di perdere un figlio.

***

“Hermione??” la chiamò una voce nella stanza. Lei avrebbe potuto riconoscere  quella voce fra mille. Nessuno possedeva una tono così basso e profondo, pieno di sfumature e carico di energia. Doveva ammettere che qualcosa era cambiata nel timbro, era diventato forse più duro e freddo. Le ricordava un periodo durante la scuola…era lo stesso tono: freddo e indifferente.

“Si?” rispose senza alzare gli occhi dalle scartoffie che teneva in mano.

“Il generale ci ha convocato…una missione” incominciò lui vigoroso nel suo metro e ottanta superato “le indicazioni…” cercò di continuare ma Hermione lo interruppe subito

“Declino…propongo Hellys per la missione” pronunciò secca “ho troppo lavoro arretrato e diversi rapporti da stilare”

Ron abbassò lo sguardo a terra “ Ascolta ’Mione” iniziò cercando di non infiammarsi subito “dobbiamo parlare… tu e io…”

“Non ne sento il bisogno”  graffiò acida senza alzare lo sguardo “ora va via…devo lavorare”

Ron si avvicinò fulmineo alla scrivania della donna dai castani capelli mossi “…Declino…” mormorò dopo aver afferrato Hermione per le spalle “dobbiamo parlare…”

Hermione infine lo guardò infuriata “E di cosa?” urlò cercando di divincolarsi

“Dylan”

“…No…ti prego…” singhiozzò all’improvviso senza forze. Hermione poteva affrontare il mondo con freddezza ed ostinazione, ma non ne era capace, non era in grado di parlare di quel giorno, ne di Dylan e nemmeno del perché fosse successo tutto.

“È ora… tu devi affrontare la sua morte” disse Ron con il cuore colmo di dolore.

Hermione non aveva partecipato al funerale perchè era rimasta in un coma vegetativo per oltre un mese. Più tardi, al suo risveglio, la verità le era crollata addosso e dentro di lei qualcosa si spezzò. Le lasciò una ferita profonda ed insanabile.

“…” lei non rispose e si lasciò scivolare a terra con gli occhi sbarrati e vuoti

Ron la osservò, poi si inchinò e prendendole il viso tra le mani la baciò delicatamente sulle labbra. Era un bacio lieve, ma pieno di sentimenti “Ho deciso di accettare la missione” parlò guardandola fissa negli occhi “ è un’operazione rischiosa…ma ormai sento di aver perso già tutto” disse alzandosi “ho perso te e Dylan… nulla mi trattiene… io ti amo e ti amerò per sempre… più della mia stessa vita, Hermione” 

“Ron” sussurrò Hermione seguendolo con lo sguardo, aveva le guance rigate dalle lacrime. Lei lo amava, era tutto il suo mondo, ma quel sentimento di odio…ormai le tormentava la mente… Hermione si disprezzava a tal punto che…

“Ora vado ‘Mione” finì di dire Ron “ci vediamo amore mio

Da quella missione Ron non tornò.

“Fine Flashback”

“Vuoi vederla?” domandò brusca la voce “allora?”

Il volto di Ron era rivolto verso il basso, a nascondergli lo sguardo. Nonostante tutto non riusciva a ricordarsi il suo viso, il colore dei suoi occhi o la delicatezza dei suoi baci. Solo il vuoto riempiva la sua amnesia.

Una cosa Ron ricordava con chiarezza: sapeva che Hermione non era stata in grado di superare il dolore per la morte della loro bambina… e che forse lei lo riteneva responsabile. Probabilmente era proprio colpa sua.

“No…” disse infine con sconforto

“Come no” chiese la voce con disappunto

“Basta…sono stanco” riprese Ron stendendosi sul suolo di ossa “voglio solo andarmene” disse infine chiudendo gli occhi

“NO!!” urlò la voce maligna impaurita “Non puoi farlo”

Ron sorrise “Invece è proprio quello che farò”

*

La luce del neon si accendeva con intermittenza, trasformando ogni cosa in una sequenza di movimenti ritmici.

Sul comodino risaltavano vivi una colorata varietà di fiori magici, molto simili ai loro predecessori vegetali, però essi non producevano più alcun florido profumo. Dall’ascesa di Colui Che Non Deve Essere Nominato il mondo esteriore aveva perso tante tra le sue meraviglie e si era trasformato in un luogo silenzioso; una enorme necropoli dal nome “…………..”

La guerra si era estesa in breve tempo, distruggendo senza criterio. Dove i mangiamorte passavano lasciavano dietro di loro solo fiamme e morte. Il mondo magico si era mostrato agli occhi dei babbani invadendo le nazioni, uccidendo la popolazione e decimando i bambini.

Nessun bambino dovrà mai più nascere o crescere su questo mondo.

Da allora nessun fiore si era più mostrato sulla terra, solo vecchi e cattivi alberi resistevano alla malignità che alimentava le viscere della terra. Il cielo si era tinto di rosso e la terra di nero, una seconda oscurità si era impadronita del mondo…

Hermione sedeva scomposta sulla sedia, tenendo tra le proprie mani quella di Ron. Non lo aveva più lasciato da quando lo aveva trovato, forse perché temeva che anche solo per un attimo lontana da lui… l’avrebbe perso per sempre.

“Ron…” mormorò nel sonno piangendo silenziosamente “non lasciarmi amore mio

A quelle parole la mano di Ron si mosse impercettibilmente, stringendo lievemente la mano di Hermione che all’istante sbarrò gli occhi spaventata. Dovette subito richiuderli per la brusca luce del neon “Ron? Sei stato tu?” domandò frastornata “RON!!” gridò sentendo la sua mano stringersi sotto quella del marito “SVEGLIATI RON!!” riprese agitata e in lacrime.

All’improvviso la luce si spense, lasciando Hermione nella più completa oscurità. Sbattendo più volte gli occhi riuscì lentamente ad abituarsi cercando poi di scorgere il volto di Ron.

“Non farlo…ti prego” gemette strofinando la sua guancia sul volto di Ron “non lasciarmi Ron” soffocò distrutta accarezzando il suo volto “non mi hai mai persa… io…ti amo”

Il buio spense i singhiozzi di Hermione trasformando la stanza in un grande buco nero, poi lentamente a flash bianchi la luce tornò. Hermione mormorava frasi sconnesse continuando ad accarezzare con movimenti quasi meccani il volto bagnato dalle lacrime di Ron.

A quel contatto umido Hermione si alzò di colpo da terra “RON!!” urlò asfissiata dalla sorpresa.

Ron la guardò indeciso “Stavo per andarmene ‘Mione…ti avevo dimenticato” disse baciando lievemente la mano di lei “poi ho sentito la tua voce e mi sono ricordato di te”

Lei stette in silenzio sbigottita e impaurita, aveva paura… ora che lui era sveglio cosa avrebbe dovuto dire? Lei lo aveva fatto soffrire, tormentato e abbandonato “Ti amo Ron! Ci siamo giurati che mai ci saremmo lasciati… ricordi la nostra promessa?”

Ron girò il volto “Si…lo ricordo, ma tu ti eri allontanata da me e io” sussurrò poi “ho avuto paura di essere rimasto solo

Hermione lo abbracciò con impeto circondandogli il corpo con le braccia e affondando il viso nel suo petto “Non so se mi perdonerai mai…mi dispiace per averti fatto soffrire, mi dispiace per tutto!” pronunciò accarezzandogli i capelli “Io mi odiavo…ma tu hai continuato a starmi vicino…sono stata solo una codarda”

Ron le prese risoluto il viso tra le mani, era dimagrita e i suoi occhi erano rimasti di quel particolare colore, i capelli erano arruffati e le labbra secche “Ho sentito la tua voce e sono tornato” iniziò fissandola intensamente negli occhi “avevi bisogno di me… ho capito che non ero più solo, amore mio” finì baciandola con ardore.

Continuarono così a parlare per tutta la notte, finendo con l’addormentarsi accanto abbracciati.

*

Qualcosa però si stava muovendo oltre quella stanza, oltre il corridoio, lontano da quel rifugio. Lui era furioso perché il suo servo più fedele non si era ancora mostrato, lo stava aspettando da molto tempo.

“Portateti quel mago” disse una voce infame in uno stridulo acuto “so che il Primo Mangiamorte è molto vicino” concluse sorridendo malignamente nell’oscurità della stanza.

“Si…sarà fatto” rispose vacua una voce roca “le porteremo Ron Weasley”

“Questa volta non mi limiterò ad uccidere chi fallirà” asserì scomparendo nel buio la voce infida “è ora di mettere fine a questo gioco”

*

Quella notte Ron sognò. Nulla di definito, si sentiva come dentro ad una grande bolla dove non giungeva suoni ma solo rumori attutiti e lievi. Galleggiava nel vuoto senza sapere come o perché. Eri lì immerso nel silenzio, quando improvvisamente un dolore acuto lo fece piegare e precipitare.

“Questo è solo l’inizio” sentì una voce “mi sta cercando…e farò in modo di tornare dal mio padrone”

“Non lo permetterò” urlò Ron in preda al bruciore “non vincerai”

Una risata arida si estese per tutto il vuoto, come in una caverna producendo così l’eco “non si tratta di vincere o perdere…non l’hai ancora capito” riprese sogghignando “si tratta di massacri, sangue e urla…parlo di come io ucciderò con le tue mani. Io ti userò per tornare ad essere il Primo Mangiamorte

Ammazzerò attraverso te e la mia prima vittima sarà la tua adorata moglie.

*

Hermione uccidimi!” gracchiò Ron con le mani immobilizzate da lastre di ghiaccio.

“…Ti amo” rispose dura Hermione con le lacrime che le appannavano la vista e le mani insanguinate con la bacchetta retta.

“Anch’io amore mio…ci vediamo lassù da Dylan” le rispose sorridendo, chiudendo gli occhi e alzando il viso verso il cielo.

 

Addio

 

Fine 5° capitolo

 

Salve a tutti!! Un’anno è passato dall’ultimo capitolo…ma ho avuto serie difficoltà a scrivere questo cap. – riscritto più e più volte – ora infatti sono riuscita a terminarlo.

Spero vi piaccia e commentate!!
   
 
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