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Autore: Fiorels    06/01/2012    38 recensioni
E tutto va proprio come avevo immaginato; in poco, pochissimo tempo, resto sola. Sola con le mie lacrime, con i miei pensieri, con i miei ricordi.
Sola con quell’amore che doveva essere la nostra svolta.
Sola senza sapere di non esserlo davvero.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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TP - cap 3 Buonasera girls!!!! Ahhh e scommettiamo che non vi aspettavate di trovarci qui stasera e invece…SORPRESA!!!! Scherzavamo quando dicevamo che non ci sarebbe stato un epilogo per TP u___U. Ci va sempre un bell’epilogo. Questo è, diciamo, un piccolo salto nel futuro per vedere come procede la vita dei nostri quattro eroi ahahah (quattro u.u vedrete vedrete ;). Ok, questa è decisamente la fine di qst mini ff: non ci saranno seguiti o atri estratti  anche se qualcuna su facebook ci aveva provato (u.u voi sapete di chi parlo u.u). La storia è il nostro piccolo gioiellino ed è perfetta così per noi*__*
Cogliamo di nuovo l’occasione per ringraziarvi dal profondo del nostro cuore per…beh, per tutto. Siete le migliori, sempre e comunque.

Un bacio
Cloe&Fio








Epilogo

 
POV Kristen


“Tu sei davvero convinto?”
Sentii le gambe tremare mentre scendevamo dal taxi e abbandonavamo gli ultimi giorni vissuti nella fantasia per tornare alla realtà. Due settimane sull’isola, passate solo a fare l’amore, a cucinare, ballare, aprire regali di Natale, persino pescare… Eppure non erano state abbastanza per recuperare il tempo perduto; niente lo sarebbe mai stato. Sette anni erano andati e non sarebbero tornati. Non per me, e soprattutto non per Haley e Rob che non avrebbero mai avuto quel tempo in alcun modo.
Avevo davvero sottovalutato il desiderio di Rob di avere un bambino e mi ero sentita una stupida per averlo fatto. Lui lo aveva sempre voluto, anche molti anni prima, e non potevo sorprendermi se continuava a chiedermi di provarci. Sembrava così affrettato ma giusto al tempo stesso. Conoscevo quell’uomo da… da tutta la mia vita praticamente, avevo una figlia con lui; non potevo davvero credere che non fosse il caso di avere già un altro bambino.
“Una cosa alla volta…” avevo detto a Rob, eppure avevamo abbandonato ogni protezione; per meglio dire, non ne avevamo usate per nulla dalla stessa notte del matrimonio per cui non sarebbe stato uno shock se avessi scoperto di essere incinta nel giro di due settimane.
Una cosa alla volta… ripetei in mente; e la prima cosa da sistemare era la verità.
Non quella che avevo raccontato a Rob nel dettaglio una sera davanti al camino, mentre Haley dormiva, al riparo sull’isola. Non la verità da raccontare a chi sapeva già tutto.
Dovevo affrontare la famiglia di Rob e, per qualche motivo, ne avevo una paura assurda. Non sapevo se sarebbe bastato a redimermi dall’avergli tenuto Haley lontana per tanti anni e non lo volevo nemmeno. Avrei pagato il loro astio e il loro rancore se ne avessero avuto. Lo meritavo in fondo.
“Magari potremmo tornare a casa e passare più tardi… Magari non sono in casa…?” tentai nonostante l’idea di tornare all’appartamento che Rob aveva diviso con Shelby per tanti anni non mi entusiasmasse al massimo. C’ero entrata solo il tempo necessario per posarvi le valigie ma era bastato per ferirmi. E non erano le sue cose in camera da letto, le foto sulla libreria, o il soprabito femminile appeso all’entrata a farmi male; era il pensiero di una donna lasciata all’altare, il giorno di Natale.
Dopo molti giorni ancora mi sentivo in pena per lei e probabilmente era solo perché Rob l’aveva abbandonata per me. Probabilmente se l’avesse lasciata ma non fosse tornato avrei goduto come ogni persona normale e come segretamente, e molto in fondo all’animo, avevo sperato qualche secondo prima che l’orologio scoccasse le tre e la mia mente fosse invasa dalle immagini della sua camminata all’altare. Avevo avuto quello che volevo, quello che amavo, ed ora mi dispiaceva per lei.
E mi dispiaceva che Rob si sentisse in colpa ma non potevo biasimarlo. La clausola ‘segui il tuo cuore’ non esclude i sensi di colpa, purtroppo. Non i miei né tanto meno i suoi; soprattutto dal momento in cui non aveva avuto occasione di spiegarsi, di chiarire quel poco che poteva essere civilmente recuperato con lei che non aveva intenzione di parlargli. E forse era meglio così, almeno per ora.
Una cosa alla volta…
Rob mi lanciò un’occhiata che urlava ‘codarda’ e persino Haley iniziò a trascinarmi per la mano, ansiosa di rivedere i nonni. Certo, non era lei quella che doveva fare la più grande confessione della sua vita e non sapeva come sarebbe andata.
“Dai, mamma. Stai esagerando! Muoviti!”
Lasciai la sua mano con forza e indietreggiai ma trovai il petto di Rob scontrarsi con la mia schiena.
“La smetti di scappare? Da quando hai paura dei miei?”
“Sono più Lizzie e Victoria a farmi paura in realtà…”
“D’accordo” alzò gli occhi al cielo. “Allora da quando hai paura delle mie sorelle?”
“Mmm… da quando mi hanno offerto un tazza di caffè…?” azzardai sperando che valesse come scusa ma non abboccò.
“Smettila. Andiamo.”
Mi prese per mano e ci avvicinammo alla porta preceduti da Haley che non perse un secondo a suonare il campanello.
“Ciao Claire…” salutai timidamente quando la madre di Rob aprì la porta. Ebbe appena il tempo di sorridermi prima che Haley la travolgesse aprendo la strada a tutti verso il piccolo salottino dove, in perfetto stile tribunale, Richard era seduto sulla poltrona mentre Liz e Victoria sui braccioli accanto a lui.
Okay. Va bene che avevamo avvertito di dovergli parlare ma l’atmosfera non era decisamente delle migliori e non riuscivo a pensare ad alcun altro esito che non fosse una condanna.
Nessuno fiatò appena entrammo, a parte Haley che salutò tutti con un calore che una volta avrei usato anche io.
Mi sentivo esattamente come quel pomeriggio di un paio di settimane prima. Fuori luogo, in difficoltà, osservata. Non sapevo cosa si aspettassero da me, non sapevamo quanto avessero capito da tutta quella storia; probabilmente poco o niente visto che non sapevano nemmeno che io e Rob eravamo sposati.
“E’… è una fede quella?” disse Lizzie, rompendo il silenzio, quando vide al mio dito l’anello che Rob aveva insistito per comprare sull’isola. Non poteva aspettare.
Per un secondo fui tentata di scuotere il capo e negare l’evidenza ma Rob mi precedette stringendo la mia mano e intrecciando le nostra dita.
“Sì, ho sposato Kristen” disse come se fosse cosa ovvia per tutti.
In fondo per quale altro motivo poteva aver lasciato Shelby sull’altare se non per raggiungermi sull’isola di Wight e sposarmi con un velo impolverato, uno stereo a suonare la marcia nuziale e addobbi rubati dalle case vicine?
Aveva perfettamente senso.
Mi trovai a scuotere il capo mentre gli altri alternavano lo sguardo da me a lui.
“Non è il matrimonio il punto. Io… io devo dirvi tutta la verità…” non sapevo dove avevo trovato la forza di parlare né per quale motivo continuavo a tremare. Era il momento della verità, il momento del mio riscatto, eppure avevo ugualmente paura.
“Haley, vai di sopra” disse Rob ad Haley seduta sulle ginocchia di Richard.
“No” ribattei subito. “Tanto vale che ascolti anche lei…”
“Sicura?” chiese lui ma capii dal tono della sua voce che non poteva essere più d’accordo con me.
“Sì…” risposi semplicemente, presi un bel respiro e raccontai… la mia vita.
Tutti ascoltarono con attenzione, compreso Rob, e quando chiusi bocca non ricordavo nemmeno più ciò che avevo detto. Aspettavo semplicemente una reazione.
Aspettavo di vedere Lizzie abbracciarmi, Victoria preparare un tè, Claire e Richard farmi tante altre domande… Ma niente.
Aspettai ancora qualche secondo e stavo per aggiungere qualcosa io stessa quando iniziarono a ridere.
Sorrisi automaticamente per il suono così familiare e cercai di rilassarmi ma presto il suono di risate incredule si trasformò in qualcosa di… meschino.
Ridevano forte, con la bocca aperta, piegandosi su se stessi.
“E tu davvero ti aspetta che ci crediamo?” borbottò Lizzie tra una risata e un’altra.
“Co… cosa…?”
“Sei davvero una sgualdrina, Kristen!” aggiunse Victoria mentre io annaspavo già in cerca d’aria.
Mi voltai verso Rob ma rideva anche lui; sorrideva, ghignava, rideva ancora. Gli occhi cattivi, neri come la pece.
“Rob…”
“Sei una povera pazza, Kris” rise tra i denti. “Pensi davvero che sia così stupido da credere davvero al mucchio di bugie che ti sei inventata?”
Sentii un buco improvviso allo stomaco, come se lo avesse appena colpito una palla di cannone. “Cosa… cosa…? Io…”
“Vai via, Kristen. Ho avviato le pratiche per l’affidamento di Haley. Te la porto via.”
Stavo per dirgli che era assurdo, che non poteva e che lei non avrebbe mai voluto ma invece mia figlia attraversò la stanza e si gettò tra le braccia del padre che la tirò su senza fatica.
“Non prendertela Kristen. È il karma…”
Mio Dio…
“E tu… tu da dove…?” boccheggiai mentre Rob passava una sua mano dietro la vita di Shelby.
“Haley… no…”
D’un tratto non capii più nulla. Le risate presero più stridenti di prima, la stanza iniziò a girare, la testa prese a pulsare con forza e mi trovai per terra.
Aprii gli occhi lentamente, con la paura che non fosse un incubo. La tipica paura che ti prende quei cinque secondi prima di realizzare davvero che si tratta di un sogno.
Sospirai sollevata e strinsi gli occhi mentre sentivo la mano di Rob carezzarmi il braccio.
“Hey… tutto bene?”
Mi voltai per metterlo a fuoco nel buio della camera e solo quando mi spazzò via una lacrima dal viso mi resi conto di aver pianto.
“Kristen, che succede?”
“Niente…” mormorai. “Ho avuto un incubo.”
“Che hai sognato?”
Mi baciò il capo prima di sistemarsi per ascoltare meglio.
“Solo di quando abbiamo parlato con i tuoi ma… era tutto diverso alla fine. Ridevate tutti, nessuno mi credeva, e c’era Shelby e tu volevi portarmi via Haley e…”
“Ssssh, ssssh… è stato solo un incubo, amore. Dai…”
Non esitai a lasciarmi abbracciare e affondai il viso nel suo petto.
“Perché continuo con questi incubi ogni tanto? Sono passati anni…”
“Non ci pensare… Sarà il periodo…”
Probabilmente aveva ragione. Nonostante fossero passati due anni, di questo periodo sembrava sempre ieri. Ogni ricordo era più nitido e vivido che mai.
Sì, doveva essere il periodo Natalizio a riportare tutto a galla; incubi compresi.
“Comunque è stato bruttissimo…” dissi, stringendomi a lui.
“Non ci pensare…” ripeté. “Pensa a com’è andata davvero.”
Chiusi gli occhi e ci ripensai davvero. Non era andata poi tanto diversamente, finale tragico escluso.
Avevo davvero aspettato secondi interminabili per una reazione che nessuno si degnava a darmi. Avevo davvero guardato Rob; i suoi occhi erano normali. Nemmeno lui sapeva cosa fare o dire.
Come sempre era stata Haley a salvare tutti da un silenzio assordante.
“Cos’è l’a-di-esse?” aveva detto, confusa, ed erano bastate le sue parole per far scatenare un fiume di parole, lacrime e abbracci.
“Hai riempito le calze, vero?” sussurrai all’orecchio di Rob, decidendo di abbandonare i ricordi definitivamente.
“Sì… Però devo ancora capire perché in questa casa io faccio sia da Babbo Natale che da Befana.”
“Perché la barba e il naso donano più a te che a me” scherzai lasciandogli un bacio sul petto.
“Simpatica… ma avrei da ridire a riguardo. Le befane di oggi si sono modernizzate. Al posto del nasone hanno le orecchie a sventola…”
“Hey, lascia stare le mie orecchie!”
“Non prendertela piccola Dumbo… non sono poi così brutte…”
“La smetti?”
Rise mentre mi stringeva a sé. “No, lo sai che amo le tue orecchie…” disse prima di morderne una e farmi gemere.
Dio, da quando ero diventata così sensibile ad ogni suo tocco?
“Mmm… che ore sono…?” chiesi con voce carica di desiderio.
“Le… sei meno venti…”
“Oh… sai cosa vuol dire…?”
“Che mancano venti minuti alle sei?”
“No… cioè anche…” risposi carezzando il suo petto. “Vuol dire che l’ora x è passata da quaranta minuti buoni e… sarebbe un vero spreco non approfittarne, non trovi?”
Quando, finalmente, comprese a cosa mi stessi riferendo riuscii a vedere il suo viso illuminarsi di un sorriso tra il malizioso e il complice.
Non mi lasciò aggiungere altro e in un secondo la sua bocca fu sulla mia.
Nell’ultimo mese, Daniel aveva smesso di svegliarsi la notte, grazie a Dio, ma capitava sempre che almeno una volta a settimana lo trovassimo disperato nella sua culla; cosa che di solito accadeva tra le tre e le cinque di notte per cui potevamo ritenerci fortunati per quella sera.
Portai una mano al collo di Rob per avvicinarlo a me ancora di più e approfondire il bacio; in meno di due secondi avevo ribaltato le posizioni e mi muovevo su di lui con una voglia assurda.
“E’ un po’ che non sto sopra…” commentai tra un bacio e un altro mentre lui alzava la schiena così che mi trovassi seduta su di lui.
Le sue mani si mossero ansiose sulla mia schiena, scesero alla base della maglietta intima e in meno di tre secondi ne fui libera; nuda e leggermente infreddolita davanti a lui.
“Hai freddo?” disse mentre lasciava teneri baci ai brividi sulla mia spalla per scendere poi al seno.
“Un… un po’…” mormorai iniziando a gemere.
“Vedrai che ora ti passa…” e prima che potessi anche solo muovere un muscolo una sua mano spostò le mie mutandine e toccò la mia intimità.
Mi aggrappai alle sue spalle sorpresa da tanta irruenza ma lieta di scoprire che il freddo stava passando velocemente e in pochissimo tempo mi trovai accaldata e sudata, col mio corpo che si muoveva con le sue dita, sempre più in profondità.
Morsi la sua spalla per tacere il gemito quando il piacere mi travolse e mi accasciai sul suo petto.
“Dio…”
“Ancora freddo?” la sua voce rauca al mio orecchio mi fece eccitare di nuovo.
“Direi di no…” fu tutto quello che riuscii a dire prima di stenderlo sul letto. “Pensiamo a te…” sussurrai con la voce più sensuale che conoscessi e vidi i suoi occhi famelici sbarrarsi mentre mi chinavo su di lui e con una mano cercavo di sfilargli i boxer.
“Rob, se non mi aiuti non arrivi nemmeno nelle mutande…”
Lui rise e le sue mani raggiunsero le mie mentre la sua lingua carezzava la mia bocca.
Mossi la mia mano sulla sua intimità sentendola crescere sempre più mentre vedevo i suoi occhi ridursi a due fessure piccolissime e il petto alzarsi e abbassarsi a intervalli irregolari, guidati esclusivamente dal ritmo della mia mano.
Sbarrò gli occhi quando lo lasciai ma non gli diedi tempo di dire nulla. Mi sistemai meglio e con un solo movimento lo feci entrare in me, nell’esatto istante in cui bussarono alla porta.
“Cazzo!” imprecai “L’hai chiusa a chiave stavolta, vero?”
“Sì, sì l’ho chiusa!”
“Mami? Papi?”
“Cazzo!” fu Rob ad imprecare stavolta appena fu chiaro che Haley era dietro la porta.
Spostai lo sguardo dalla porta a Rob; di nuovo alla porta e di nuovo a Rob.
“Hai trenta secondi per esplodere di piacere” fu tutto ciò che riuscii a dire e non se lo fece ripetere due volte.
In un millesimo di secondo aveva ribaltato ancora le posizioni e iniziò a spingere in me, così forte che non ebbi quasi il tempo di stargli dietro. Dio, era troppo… e soprattutto era inaspettato e il pensiero che nostra figlia era dietro la porta, in modo alquanto perverso, mi fece eccitare ancora di più e rendergli più facile penetrare in profondità. Mettemmo a tacere i nostri gemiti con un bacio mentre Haley continuava a chiamarci.
“Dovrà… aspettare…” sussurrai consapevole che ci sarebbero voluti più di trenta secondi per riprendersi.
Rob sorrise e mi diede un bacio veloce prima di alzarsi e recuperare i boxer. Io, ancora stordita, infilai maglia e mutandine velocemente e gli diedi l’okay per aprire la porta.
“Finalmente! Che diavolo stavate facendo?”
Haley entrò in stanza quasi furiosa e… con Daniel in braccio, col viso bagnato dalle lacrime.
“Dormivamo, amore. Che succede?” mormorai utilizzando la mia migliore finta voce assonnata.
“Succede che Dan non la smetteva di piangere. Non l’avete sentito? Mi sono dovuta alzare io? Cioè, io! Vi sembra normale? Ho dovuto interrompere il bel sogno che stavo facendo…”
“Cosa stavi sognando?” chiese Rob chiudendo la porta e tornando sul letto, senza nemmeno preoccuparsi di prendere il bambino dalle braccia della sorella.
“Sognavo che mi sposavo con l’amore della mia vita awwwww…”
“Oh Gesù…” mormorò Rob mentre io scuotevo il capo e mi alzavo velocemente per prendere il piccolo.
“Pesa un accidente tra l’altro…”
“Che succede, amore di mamma? Mh?” lo cullai tornando a sedermi sul letto. Rob gli prese una manina e lui la strinse subito.
“Tatti…” balbettò.
“Vuoi il latte?” chiese Rob e lui annuì per poi chinare il visino nell’incavo del mio collo.
“Credo abbia ancora qualche decimo di febbre…” dissi sentendolo caldo contro la mia pelle.
“Tatti…”
“Ma no… gli era passata ieri. Saranno i residui…”
“Tatti…”
“Ha il nasino chiuso questo bimbo, vero?”
“Tatti…”
“Insomma, volete dargli questo latte o devo pensare a quello anche io? Dio, sembra che a volte sia io il genitore in questa casa…”
Io e Rob ci scambiammo un’occhiata mentre Haley veniva a stendersi nel letto, tra di noi. Potei solo sperare che non l’avessimo sporcato…
“Eri tu ad aver chiesto un fratellino per Natale o sbaglio? A conti fatti sei un po’ responsabile per lui.”
E infatti, come previsto, pochi giorni dopo essere tornati dall’isola ero risultata incinta a test ed analisi.
Una cosa alla volta davvero; non c’era che dire.
“Certo, e gli asini volano. Bel tentativo, mamma. Avrò anche solo nove anni ma non sono così scema da non sapere  come si fanno i bambini.”
Sentii Rob irrigidirsi accanto a me.
“Davvero…?”
“Sì.”
“E come… come si fanno…?”
“Bè, il papà deve mettere dei semi nella pancia della mamma e poi il bimbo cresce, tipo pianta, ma non è una pianta. Non so come fa ad uscire ora che ci penso. Cioè, il buco della farfallina non è troppo piccolo?”
Rob mi guardò sollevato e io risposi con uno sguardo ironico. Poteva davvero credere che una bambina di nove anni sapesse davvero come si concepissero i bambini?
Haley aveva ragione, in fondo. A volte era bambino più lui che Daniel.
“Vado a preparare il latte…” sussurrò quando notò il mio sguardo.
“Sì, vai, che è meglio…”
Daniel era completamente chino contro di me e riuscire a fargli misurare la febbre fu un’impresa. Fortunatamente la temperatura era normale per cui doveva davvero trattarsi dei residui del raffreddore.
Quando Rob tornò in camera col biberon, Haley era ormai completamente addormentata e svegliarla sarebbe stato un peccato.
“Portala in braccio…” sussurrai a Rob mentre Daniel, ben sistemato tra le mie braccia, prendeva il suo tanto agognato biberon.
“Non hai idea di quanto sia diventata pesante.”
“Rob, andiamo! Non fare il rachitico!”
“Quanto scommetti che non sta nemmeno dormendo davvero? Sarà una scusa per dormire con noi…”
“Oh, dai…”
“No, davvero…”
Prese un braccio di Haley e lo alzò. La piccola furbetta si dimenticò di lasciarlo cadere quando il padre lo lasciò andare e lo lasciò a mezz’aria, facendo finta di nulla.
Sorrisi.
“Sei tremenda” scandì Rob a una spanna dal suo viso e lei non riuscì a fermare la curva di sorriso che si formò sul suo volto.
“D’accordo, dormi con noi, ma almeno fatti più in là…”
Haley si ravvivò improvvisamente facendo spazio al padre e stringendosi a lui quando fu steso accanto a lei.
“Vuoi darlo a me?” chiese Rob indicando Daniel tra le mie braccia.
“No, sto bene” sorrisi mentre lo guardavo succhiare con occhi assonnati. “Tanto sta per crollare di nuovo…” dissi dopo un po’ ma parlavo da sola.
Rob ed Haley erano già persi nel mondo dei sogni e presto anche Daniel li raggiunse.
Lo stesi piano accanto alla sorella, carezzai i loro capelli biondi e mi resi conto di aver perso il sonno; probabilmente perché sarei potuta restare sveglia per ore, senza mai sentirmi stanca di guardarli tutti dormire.
Non c’era da stupirsi se al mio risveglio ero sola nel letto.
Il sole entrava dalle finestre, già caldo. Guardai la sveglia che segnava le dieci e dodici minuti e non ricordai l’ultima volta che avevo avuto il privilegio di dormire fino a quell’ora.
Scorsi un foglietto di carta sul cuscino di Rob e lo afferrai.
Dormi pure quanto vuoi, Dumbo. Ma alle dieci noi mangiamo x
Sorrisi tra me e me mentre scostavo le coperte e scendevo le scale.
“Sono in ritardo?” chiesi entrando in cucina.
Haley stava finendo di apparecchiare la tavola e Rob era ai fornelli mentre teneva per mano Daniel che, appena mi vide, corse letteralmente verso di me.
Lo afferrai e Rob si voltò per darmi un bacio.
“Giusto in tempo. Dormito bene? Altri incubi?”
Scossi il capo mentre sedevo Daniel nel suo seggiolone.
“Dio, sto morendo di fame! Che c’è per colazione?”
“Un po’ di tutto!” esclamò lui entusiasta iniziando a posare sotto i miei occhi uova e pancetta… e bastarono quelle per farmi salire un imprevisto conato di vomito.
“Oh, cazzo…” mormorai a me stessa ma Rob lo notò.
“Che… che succede?”
“Devo vomitare!”
Così come mi ero seduta a tavola mi alzai velocemente e volai nel bagno in camera; mi chinai sul water e vomitai il… nulla.
Ero così abituata a non avere nausee mattutine in gravidanza che la cosa mi aveva colto alquanto impreparata; come se dopo due figli fosse scontato che anche il terzo non desse problemi…
Evidentemente mi sbagliavo perché erano giorni che ero china sul water, e questa mattina non ero stata risparmiata.
“Così poco che sei lì e già fai così…” sussurrai tenendomi la pancia.
“Kris, tutto bene?” Rob apparve sulla porta e mi venne accanto.
“Sì, vai giù. Non voglio che vedi il mio vomito.”
“Kristen…”
“Davvero, Rob. Sto bene. Ieri ho mangiato troppo… dev’essere quello. Magari Daniel mi ha passato l’influenza…”
Ma lui mi ignorò totalmente per diversi minuti successivi; mi aiutò ad alzarmi e mi tenne i capelli mentre mi davo una sciacquata.
“Okay, ora sto bene. Vai giù prima che quei due si lancino le frittelle addosso. Vi raggiungo subito…”
“Sicura?”
“Sì, sicura” gli sorrisi per rassicurarlo e mi lasciò un bacio sulla guancia prima di lasciare il bagno.
Poteva essere l’occasione per dirgli del bambino ma di occasioni ne avevo avuto eppure… eppure continuavo a rimandare, come se avessi paura della sua reazione. Insomma, Daniel era ancora piccolo e un altro bambino  non era una cosa da nulla.
Senza contare che non era davvero il caso di dirglielo con la bocca sporca e l’alito al vomito.
Daniel era stato piuttosto aspettato tanto che era stato Rob stesso a comprare un test e ad aspettarne l’esito in bagno con me… Ma questo, questo era davvero una sorpresa. Lo era stato per me e volevo che fosse lo stesso per Rob.
Lanciai uno sguardo al piccolo cassetto che conteneva il test che avevo fatto qualche giorno prima; lo aprii e lo afferrai pensando che forse avrei potuto farglielo trovare nel piatto… ma a quel punto avrebbe fatto un po’ schifo visto che era stato a contatto con la mia pipì. Oddio, forse avrebbe fatto schifo a prescindere. Magari avrei dovuto avvolgerlo in un po’ di carta o magari avrei dovuto lasciarlo nel suo scatolo.
Decisi per la seconda opzione e scesi nuovamente le scale per poi complimentarmi col mio intelletto quando, dall’angolo del salone, vidi che Rob stava già mangiando, ovviamente.
Brava Kristen, davvero brava.
Forse avrei potuto lanciarglielo… o farlo cadere per sbaglio accanto a lui o sul tavolo, o…
Stavo ancora varando le varie opzioni quando alzai lo sguardo e, appese al camino, vidi tutto ciò di cui avevo bisogno per mettere fine ai miei dubbi; sorrisi soddisfatta ma senza riuscire a chiudere il buco allo stomaco che mi tormentava da ore senza motivo.
Una cosa alla volta.
 
 
  
POV Robert 
 
Le ipotesi erano due.
O io stavo impazzendo oppure lo stava facendo Kristen.
Prima mi saltava addosso come un’assatanata, non che mi lamentassi della cosa precisiamo ma di solito era sempre preoccupata che i bambini potessero interromperci, e poi correva in bagno a vomitare l’anima..
E, ora, stava ingoiando grosse forchettate di uova strapazzate seduta al fianco di Haley come se tutto fosse normalissimo.
Peccato che c’era qualcosa che non andava. Me lo sentivo e, a quel pensiero, percepii una fitta di quello che poteva essere chiamato solamente puro terrore attraversarmi da capo a piedi.
Mi stava nascondendo qualcosa ed era più di un anno che non lo faceva. Perché lei aveva giurato, aveva promesso che non l’avrebbe fatto mai più e, invece, ora qualcosa dentro di me mi diceva che Kristen mi stava mentendo.
Ancora una volta la vedevo nervosa, strana; scattava per un nonnulla e la vedevo sempre immersa nei suoi pensieri.
L’ultima volta che si era comportata così era stato quando..
Fortunatamente ci pensò Daniel a sottrarmi da quel brutto pensiero, gettandomi un pezzo di banana addosso e centrandomi in pieno nell’occhio.
Haley e Kris risero forte mentre continuavano la loro colazione e io ne approfittai per scacciare tutti i ricordi spiacevoli del passato grazie all’aiuto di mio figlio. A quindici mesi di vita Daniel era il bambino più dolce e solare che avessi mai visto. Non aveva bisogno di molto per ridere felice; un sorriso, una smorfia, un viso buffo e un po’ di solletico bastavano a far sì che il suono della sua risata si spargesse in ogni angolo della casa. E non fece eccezione quando gli solleticai i piedini coperti dalle calze che sbattevano contro l’imbottitura del seggiolone.
“No..nonnnnnaaaaaaaaa”
Oggi era più eccitato del solito ed in parte era colpa nostra visto che gli ripetevamo da giorni che i nonni stavano per arrivare a trovarci. Scoprii Haley che sbirciava con la coda dell’occhio il suo orologio. Nel corso dell’ultimo anno lei e la mia famiglia avevano imparato a conoscersi ed erano legatissimi…esattamente come lo eravamo noi due. Vivere con mia figlia, vederla crescere giorno per giorno, osservarla attentamente, mi aveva fatto capire quanto in più ci fosse in lei rispetto a quel poco che avevo scoperto nelle due settimane di quel dicembre. Haley non era solo bella, simpatica, allegra e vivace.
Era anche generosa e piena di amici.
Era brillante in matematica e talentuosa nella musica.
Era una sorella affettuosa e buona.
E, soprattutto, adesso, era Haley Stewart Pattinson e tutto il mondo sapeva che era la mia bambina.
Haley intercettò un altro pezzo di banana che Daniel stava usando come munizione nella sua personale guerra mattutina contro di me e riuscì ad infilarglielo in bocca.
“Il cibo lo devi mangiare Daniel, ci siamo capiti?” sollevò il dito come una maestrina e non potei contenere una risata “Hai idea di quanto costino le banane al chilo al giorno d’oggi?”
Il mio sguardo incontrò quello di Kristen ed entrambi alzammo gli occhi al cielo senza che lei ci notasse.
Avevo detto che mia figlia era brava in matematica ma forse non avevo precisato che era anche un’abile risparmiatrice e che mi aveva dato una sonora strigliata il giorno in cui ero tornato a casa con l’ennesima chitarra da più di tremila dollari.
“Daniel apri la bocca..Guarda la banana che vuole entrare nella boccuccia di Daniel..” feci l’aeroplanino con la mano e lui mi fissò estasiato per poi aprire infine le labbra e mangiare la banana che era avanzata. Non potei non sorridere di fronte al suo visino che masticava felice e contento ma, quando alzai gli occhi e guardai Kristen, sentii nuovamente quell’orribile sensazione che già avevo provato in precedenza scendermi sul cuore. Ci fissava e sul viso aveva l’espressione più triste che mai le avessi visto; lacrime premevano al lato dei suoi occhi e, quando abbassò il volto per nascondersi da noi, non mi fu difficile capire che stava facendo di tutto per non piangere.
“Haley, perché non prendi Daniel e lo porti a vedere i teletubbies? Non iniziano alle undici tutte le mattine?”
Haley sospirò pesantemente; adorava passare il tempo con suo fratello ma i teletubbies…beh, quelli li adorava di certo di meno.
“Va bene..” borbottò “Ma solo mezz’ora. Poi mi deve telefonare Anthony e sarà una conversazione lunga ed importante perciò sono occupata.”
“Ok..” annuii ma, non appena registrai le sue parole, mi voltai ad osservarla. “Anthony chi?”
Conoscevo i nomi di tutti i suoi compagni di scuola che erano assidui frequentatori della nostra casa durante i pomeriggi ma non avevo mai sentito di nessun Anthony. E adesso chiamava anche a casa?
“Anthony è il mio nuovo ragazzo” rispose come se fosse una cosa ovvia mentre afferrava Daniel fra le braccia “Non lo conosci perché è due anni più grande di me. Gioca a hockey e mi ha regalato un bracciale di perline e tutte le mie amiche mi invidiano”
Se non fossi stato preoccupato per Kristen probabilmente mi sarebbe venuta una sincope seduta stante. Due anni più grande?
Ma…quando? Come? Dove? Perché?
“E..e Michael?” balbettai.
Non credevo che l’avrei mai detto ma che fine aveva fatto il buon, caro, vecchio, affidabile Michael? Malgrado il nome si era dimostrato un bambino con la testa sulle spalle.
“Michael? Papà, con lui è finita mesi fa. Eravamo troppo diversi e quando le cose non vanno non vanno, no?” rispose lei “Sei stato tu a dirmi che bisogna sempre ascoltare il proprio cuore per evitare di ferire se stessi e gli altri, no? Vedrai che Anthony ti piacerà. Da grande vuole fare il musicista”
Saltellò via dalla cucina sballottando Daniel come un bambolotto e lasciandomi basito a contemplare le sue parole e, in qualche modo, anche  le mie che, ora, mi si stavano ritorcendo contro. Era vero, avevo detto quella frase per via del senso di colpa che in fondo avrei sempre provato verso Shelby ma qui..qui stavamo parlando della mia bambina che molto probabilmente sarebbe finita sposata ad un musicista squattrinato che si sarebbe ridotto a canticchiare qualche canzone alla fermata della metro.
“Ma tu lo conosci questo tizio? Le hai dato tu il permesso di frequentare un bambino di due anni più grande o..”
Mi bloccai dopo aver alzato gli occhi e aver visto che Kristen mi fissava e che, adesso, non cercava più di trattenere le lacrime che scorrevano libere sulle sue guance.
Accantonai immediatamente ogni altro pensiero e mi inginocchiai davanti a lei, afferrandole il viso umido e carezzandole le guance.
“Amore, che c’è? E ti prego se ci tieni alla mia salute mentale non dirmi ‘niente’”
Alzò la mano nel tentativo di spiegare ma gesticolò solo in modo strano finchè non la fece ricadere di nuovo sul suo grembo e balbettò disperata: “Sono una pessima madre!”
Le massaggiai la schiena, senza avere la più pallida idea di cosa risponderle se non che ovviamente non era vero e che era la madre migliore che i nostri figli potessero desiderare, ma lei non sembrava affatto d’accordo con me.
Si ripulì il naso con il tovagliolo e ci vollero diversi minuti prima che fosse in grado di dire qualcosa fra i singhiozzi.
“Un’ ottima madre” sorrise sarcastica “Certo, come no. Rob ti vedo con Daniel e ogni volta..mi rendo conto che sono stata una persona orribile a tenerti lontano da Haley. Dovevo fare di più, dovevo renderti partecipe della sua vita molto prima..dovevo..Sono una persona orrenda e finirò..finirò all’inferno di sicuro. Ti sei perso così tanto e un giorno…un giorno finirai per odiarmi…”
Ricominciò a piangere sulla mia spalla ed io la strinsi forte contro di me. Non era la prima volta che mi confidava una paura simile ma erano passati mesi dall’ultima volta che avevamo parlato dell’argomento.
Non era stato facile ricucire la nostra storia e le cose non erano sempre state tutte rose e fiori. C’erano state così tante bugie, così tante cose non dette fra noi che riconquistare la fiducia nell’altro si era rivelato più arduo del previsto.
Ma ci amavamo e amavamo la nostra famiglia. Sembrava banale a dirsi ma, in fondo, era la sola cosa che contava davvero. E quando avevamo scoperto che era incinta e..e il momento in cui aveva stretto la mia mano mentre metteva alla luce Daniel, allora avevo sentito che insieme avremmo potuto affrontare ogni cosa. Certo, mi ero perso molte cose con Haley ma avevo la possibilità di riviverle con mio figlio e, soprattutto, ci sarei stato per la mia bambina per il resto della sua esistenza.
Se comparati ad una vita intera sette anni non erano poi molti.
“Kris..” la allontanai gentilmente da me e le ripulii il volto con i pollici “Kris, ti prego, puoi ascoltarmi? Ti prego..”
Annuì piano e i suoi occhi tristi e gonfi si incatenarono ai miei.
“Lo sai che sono stato arrabbiato e..deluso da te per tanto tempo ma..ma ti ho giurato che sarei sempre stato sincero con te. Perciò devi credermi quando ti dico che il tempo in cui ho ti ho biasimata è finito il giorno in cui ci siamo sposati. Abbiamo deciso di ricominciare tutto da capo e per me il passato da allora è solo..solo passato. Non ha più alcun valore e io ti amo così totalmente e disperatamente che se credi che potrei mai odiarti sei davvero una stupida. Tutte le caramelle di questi giorni devono averti rimbambito leggermente il cervello, lo sai?”
Vidi l’ombra di un sorriso illuminarle il volto proprio mentre il suono del campanello seguito dall’urlo eccitato di Haley e Daniel inondavano la casa.
“Ti senti meglio?”
Annuì piano, poco convinta. “Sì, vai ad aprire. Questi sono di certo i tuoi genitori e le tue sorelle”
Mi alzai ma, quando arrivai alla porta della cucina, mi fermai un istante e mi voltai indietro a guardarla.
Ancora una volta la sensazione che ci fosse qualcosa che non andava fu più forte che mai.
 
 
“Kristen tu glielo devi dire”
Mi bloccai sulla porta e feci immediatamente un passo indietro non appena sentii le voci di mia sorella Lizzie e di Kristen. Nel corso di quei quindici mesi le cose fra loro si erano di nuovo appianate e ora la mia famiglia era tornata ad adorare Kris come un tempo. In realtà ero convinto che non avessero mai smesso di volerle bene ma, come me, erano stati troppo accecati dalla rabbia per ammetterlo all’inizio.
“Liz..è che..non so davvero come. Insomma glielo dirò ma è una cosa così enorme che..”
“Kris, se non glielo dirai sarà peggio. E poi non ti capisco proprio. Avete promesso di essere sinceri l’uno con l’altra perciò..”
“E’ che ho paura di come reagirà, di quello che dirà”
“Beh, se non gli parli non lo saprai mai, no?”
“Rob che fai lì impalato? Porta quei piatti nel lavello” mia madre sopraggiunse alle mie spalle proprio quando stavo disperatamente cercando di capire di cosa Kristen e mia sorella stessero parlando. Di una cosa però, ormai, ero certo. C’era un problema..qualcosa di cui lei aveva paura di parlarmi.
Me lo confermarono i suoi occhi spalancati quando si accorse della mia presenza, come se fosse spaventata del fatto che avessi potuto sentire o meno la loro conversazione.
“Allora ragazze, è pronto questo dolce?” domandò mamma “Kris, cara, posso darne qualche pezzetto a Daniel? Non gli fa male vero?”
“No, no..mmm fai pure. Beh vado di là a vedere che vada tutto bene”
Mi passò di fianco così velocemente che non ebbi neppure il tempo di allungare la mano e cercare di fermarla.
“Lizzie, cosa sta..”
“Ah no, io non c’entro niente, vedetevela voi. Ciao!”
Scappò fuori dalla cucina come Kris, lasciando me totalmente scioccato e preoccupato e mia madre confusa più che mai.
“Ma che diavolo sta succedendo?” domandò.
Scossi il capo.
Avrei tanto voluto saperlo anche io.
Il resto del pranzo passò tranquillamente e senza intoppi, tra il chiasso dei bambini che correvano su e giù dalle scale e gli sguardi strani e complici di Kristen e mia sorella Lizzie. E ognuna di quelle occhiate che riuscivo ad intercettare era una pugnalata al cuore.
Qualcosa non andava.
Kristen mi stava nascondendo qualcosa e, forse, era qualcosa di brutto.
Di molto brutto.
Quando finalmente la mia famiglia fece ritorno in albergo non ero niente più che un ammasso di terrore e pura paura. La mia mano tremava come una foglia quando sfiorò il braccio di Kris che, a testa bassa, lavava i piattini del dolce nel lavello.
“Che succede?”. Avevo paura a chiedere ma, allo stesso tempo, avevo bisogno di sapere.
Mi lanciò una breve occhiata prima di tornare a ciò che stava facendo.
“Che vuoi dire?”
“Kris, lo sai che voglio dire”
“Non succede niente, non so di cosa..”
“Smettila!”
Sussultò, sorpresa al mio tono. Le mie dita si strinsero con più forza sul suo braccio e, quando parlai, quasi non riuscii a riconoscere la mia voce.
“Stai male, vero?”
Era la sola cosa che ero arrivato a pensare. Le nausee, le sue lacrime, i suoi  segreti. Se mi basavo su ciò che era accaduto in passato quella era la sola spiegazione che riuscivo a darmi.
“Sai quando dicevi che andava tutto bene? Quando sei tornata dall’Africa”
Lasciò andare il bicchiere che reggeva fra le mani con così tanta forza che pensai si fosse rotto nel lavello.
“Cosa?”
“Io lo sapevo che non andava bene per niente. Eri strana, impaurita, diversa. Ti stavi allontanando da me e..e lo stai facendo anche ora. Di che parlavi con Lizzie? Cos’è che non vuoi dirmi? Sei malata vero? Lo sei?”
“Io..”
Mi fissava a bocca spalancata e, quando pensavo che probabilmente stesse per darmi la notizia più brutta della mia esistenza, le sue labbra si tirarono in un sorriso.
“Non sono affatto malata amore” sussurrò “Ma su una cosa avevi ragione prima. Sono una gran stupida. Vieni con me..”
Mi prese la mano ancora bagnata di acqua e sapone e afferrò con forza la mia, trascinandomi in salotto. Haley e Daniel erano seduti sul tappeto e lei stava spezzettando un ovetto di cioccolato che aveva trovato dentro la sua calza dando a Daniel piccoli pezzettini.
Kristen mi consegnò la calza su cui c’era scritto il mio nome e che ancora non avevo aperto.
La fissai confuso e ancora col cuore a mille.
“Kris..”
“Aprila. Aprila e capirai.”
Infilai la mano dentro e mi stupii che la prima cosa che estrassi fosse un pacchettino quadrato di cartone su cui c’era scritto..
Test di gravidanza.
Ne avevo comprato uno identico meno di due anni prima e adesso mi trovavo in salotto con la stessa scatolina fra le mani.
E, improvvisamente, la nausea, le lacrime e i suoi strani silenzi ebbero un nuovo importantissimo senso.
“Non sei malata?”
Scosse il capo con forza.
“E non mi stai per lasciare?”
Scosse di nuovo il capo e mi diede un pugno scherzoso sul petto. “Ovviamente no, scemo”
Ma..ma..
Continuavo a fissare quella scatolina, sentendomi davvero un perfetto cretino. Da quanto..
E come diavolo era successo?
Dovevo averlo detto ad alta voce perché lei ebbe subito la risposta pronta.
“Mmm, Rob hai due figli e davvero ti devo spiegare come è successo?” mi prese in giro.
“Intendevo..”
“Lo so che intendevi..” rise avvicinandosi e passandomi le braccia intorno al collo “Beh che posso dirti…a volte per quanto si stia attenti..non lo si è abbastanza..”
Sbattei le palpebre un’altra volta, completamente scioccato.
Scioccato ma..ma felice. Incredibilmente felice.
Ero passato dal credere che mia moglie fosse malata al sapere di stare per diventare padre di nuovo.
Un altro bambino. Un altro bambino tutto nostro.
Posai la mano sulla sua pancia e sentii le mie labbra stendersi in un sorriso sempre più enorme mentre stringevo Kris a me e la baciavo con tutta la forza che avevo in corpo.
“Perché..perchè non me lo hai detto subito?” mormorai quando ci staccammo. I nostri nasi si sfioravano ed eravamo così vicini che sentivo tutto il suo corpo tiepido premuto contro di me.
“Non so..è stato inaspettato e Daniel è ancora così piccolo e..”
Bloccai le sue parole con un altro bacio.
“L’ho sempre detto che eri scema” le feci fare una piroetta fra le mie braccia sentendo l’eccitazione crescere sempre di più. “Da quanto lo sai? Di quanti mesi sei?”
Kris scosse il capo ridacchiando, gli occhi luminosi come non li vedevo da giorni.
“Ho fatto il test qualche giorno fa e..non so di quanto sono con esattezza. Dovrò chiamare il mio medico dopo le feste e..”
“Chiamiamolo adesso!” esclamai  “Con tutto quello che lo paghi potrà farti una visita speciale”
“Ma Rob, è festa e..”
Ma ormai non la stavo già decisamente più ascoltando. Trovai in fretta il numero della sua ginecologa che avevo salvato in rubrica sin dal giorno in cui aveva saputo di aspettare Daniel e, con un paio di moine, riuscii a convincerla a fare a Kris una visita veloce nel suo studio. Ovviamente passai tutto il viaggio in macchina con Kris che si lamentava di quanto fossi paranoico ed esagerato e con Haley che ci spiegava di come lei avesse già capito da ore che avrebbe avuto un nuovo fratellino visto che aveva trovato il test mentre stava rubando i mini mars dalla mia calza quella mattina.
“Spero sia una sorellina questa volta. Così noi femmine sorpassiamo in numero voi maschi” disse entusiasta, sfogliando una delle tante riviste di gossip che facevano mostra di sé sul tavolino, mentre il medico spalmava del gel freddo sulla pancia ancora piatta di Kris e le faceva alcune domande di routine.
“E tu Daniel vuoi una sorellina o un fratellino?” continuò Haley “Scommetto che vuoi anche tu una sorella. Se poi è un maschio ed ha più successo con le ragazze di te sarai geloso e litigherete. Meglio così, credimi. Io sono grande e so queste cose”
Daniel, seduto sulle mie ginocchia, le rispose mostrandole un largo sorriso sdentato, probabilmente chiedendosi cosa diavolo stesse blaterando sua sorella.
“Perciò…ohhh guarda papà, Scia..volevo dire Shelby si sposa! Hai letto?!”
Mi fece sventolare la rivista sotto il naso ed ebbi una rapida visione della foto di Shelby a passeggio a braccetto con un ragazzo.
“Sì, sì, ho letto”
Dopo quello che era successo la Vigilia di Natale dell’anno precedente non eravamo rimasti amici, ovviamente. Sarebbe stato impossibile date le circostanze, ma dopo alcuni mesi ci eravamo rivisti e avevamo parlato e, da allora, di tanto in tanto ci mandavamo qualche mail o ci sentivamo per gli auguri o le ricorrenze più comuni. Mi aveva accennato ad un nuovo ragazzo che aveva conosciuto e dovevo ammettere che speravo con tutto il cuore che fra loro funzionasse e che lei potesse essere felice; una parte di me non si era mai perdonata davvero per averla ferita tanto.
“Wow” la dottoressa Greene mi riportò alla realtà con la sua esclamazione sorpresa “Date le dimensioni del feto direi che sei molto più avanti di quanto pensassimo. Direi…almeno dieci settimane.”
“Cosa?” la mia mente abbandonò ogni pensiero su Shelby per concentrarsi sulle parole del medico “Ma ha detto di avere avuto un ciclo leggero il mese scorso, vero Kris? Com’è possibile? E non hai preso neppure una vitamina prenatale e..”
“Rob, non fa niente” rispose Kris.
“Sì invece, sono importantissime nel primo trimestre!”
La dottoressa rise continuando a far scorrere l’ecografo sul ventre di mia moglie. “Dio, Rob mi ero quasi dimenticata di quanto tu fossi iperprotettivo. A volte si hanno piccole perdite che possono essere scambiate per un ciclo leggero. Indicano semplicemente che il feto si sta attaccando all’utero. E da quello che posso vedere è un bimbo sano e perfetto. E’ tutto in ordine, credetemi.”
Kris intrecciò le dita alle mie e mi sorrise, serena.
Tirai un sospiro di sollievo e insieme osservammo lo schermo dove nostro figlio, o figlia, faceva bella mostra di sé.
“Sembra un fagiolo” commentò Haley “Ciao sorellina a forma di fagiolo. Daniel dì ‘ciao’!”
“Ta..tao!” esclamò lui.
La dottoressa rise con noi e ,alzandosi per prendere alcune salviette per Kris, domandò: “Allora, siete pronti per voltare pagina ancora una volta? A ricominciare tutto da capo di nuovo? Pannolini e nottate insonni?”
Kris ed io incrociammo i nostri sguardi e la risposta  mi uscì naturale dalle labbra come l’aria.
“Sempre” sussurrai “saremo sempre pronti a ricominciare da capo.”

 



Bene, e con questo diciamo davvero "bye bye" a questa storia :)
Abbiamo raccontato quello che volevamo raccontare e dato un epilogo con cui potete avere un'idea di quello che è successo dopo.
Perciò... niente.
"Ogni battito del mio cuore" torna tra una settimana; concedetecelo XD
Grazie mille per averci seguito in questa mini-avventura e per seguirci ovunque in effetti haha
Siete meravigliose *-* (si parla sempre al femminile perchè dubito che ci siano maschi qui haha nel caso, Tu!, fatti avanti! u.u) Hahaha.

Okay, un bacio a tutte, buona Epifania e stasera fa "Gli Aristogatti" in tv awwww *-*
Che bello poter tornare bambini in questo periodo :') haha

Ricordiamo che se volete aggiungerci ci trovate su facebook *-*

Un bacio enorme e buon 2012 a tutti! ;) 
Cloe&Fio


 

   
 
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