Cogliamo di nuovo l’occasione per ringraziarvi dal profondo del nostro cuore per…beh, per tutto. Siete le migliori, sempre e comunque.
Un bacio
Cloe&Fio
- POV Kristen
- “Tu
sei davvero
convinto?”
- Sentii
le gambe
tremare mentre scendevamo dal taxi e abbandonavamo gli ultimi giorni
vissuti
nella fantasia per tornare alla realtà. Due settimane
sull’isola, passate solo
a fare l’amore, a cucinare, ballare, aprire regali di Natale,
persino pescare…
Eppure non erano state abbastanza per recuperare il tempo perduto;
niente lo
sarebbe mai stato. Sette anni erano andati e non sarebbero tornati. Non
per me,
e soprattutto non per Haley e Rob che non avrebbero mai avuto quel
tempo in
alcun modo.
- Avevo
davvero
sottovalutato il desiderio di Rob di avere un bambino e mi ero sentita
una
stupida per averlo fatto. Lui lo aveva sempre voluto, anche molti anni
prima, e
non potevo sorprendermi se continuava a chiedermi di provarci. Sembrava
così
affrettato ma giusto al tempo stesso. Conoscevo quell’uomo
da… da tutta la mia
vita praticamente, avevo una figlia con lui; non potevo davvero credere
che non
fosse il caso di avere già un altro bambino.
- “Una
cosa alla volta…”
avevo detto a Rob, eppure avevamo abbandonato ogni protezione; per
meglio dire,
non ne avevamo usate per nulla dalla stessa notte del matrimonio per
cui non
sarebbe stato uno shock se avessi scoperto di essere incinta nel giro
di due
settimane.
- Una cosa alla
volta… ripetei in
mente; e la prima cosa da sistemare era la
verità.
- Non
quella che avevo
raccontato a Rob nel dettaglio una sera davanti al camino, mentre Haley
dormiva, al riparo sull’isola. Non la verità da
raccontare a chi sapeva già
tutto.
- Dovevo
affrontare la
famiglia di Rob e, per qualche motivo, ne avevo una paura assurda. Non
sapevo
se sarebbe bastato a redimermi dall’avergli tenuto Haley
lontana per tanti anni
e non lo volevo nemmeno. Avrei pagato il loro astio e il loro rancore
se ne
avessero avuto. Lo meritavo in fondo.
- “Magari
potremmo
tornare a casa e passare più tardi… Magari non
sono in casa…?” tentai
nonostante l’idea di tornare all’appartamento che
Rob aveva diviso con Shelby
per tanti anni non mi entusiasmasse al massimo. C’ero entrata
solo il tempo necessario
per posarvi le valigie ma era bastato per ferirmi. E non erano le sue
cose in
camera da letto, le foto sulla libreria, o il soprabito femminile
appeso
all’entrata a farmi male; era il pensiero di una donna
lasciata all’altare, il
giorno di Natale.
- Dopo
molti giorni
ancora mi sentivo in pena per lei e probabilmente era solo
perché Rob l’aveva
abbandonata per me. Probabilmente se l’avesse lasciata ma non
fosse tornato
avrei goduto come ogni persona normale e come segretamente, e molto in
fondo
all’animo, avevo sperato qualche secondo prima che
l’orologio scoccasse le tre
e la mia mente fosse invasa dalle immagini della sua camminata
all’altare.
Avevo avuto quello che volevo, quello che amavo, ed ora mi dispiaceva
per lei.
- E
mi dispiaceva che
Rob si sentisse in colpa ma non potevo biasimarlo. La clausola ‘segui il tuo cuore’
non esclude i sensi
di colpa, purtroppo. Non i miei né tanto meno i suoi;
soprattutto dal momento
in cui non aveva avuto occasione di spiegarsi, di chiarire quel poco
che poteva
essere civilmente recuperato con lei che non aveva intenzione di
parlargli. E
forse era meglio così, almeno per ora.
- Una
cosa alla volta…
- Rob
mi lanciò
un’occhiata che urlava ‘codarda’
e
persino Haley iniziò a trascinarmi per la mano, ansiosa di
rivedere i nonni.
Certo, non era lei quella che doveva fare la più grande
confessione della sua
vita e non sapeva come sarebbe andata.
- “Dai,
mamma. Stai
esagerando! Muoviti!”
- Lasciai
la sua mano
con forza e indietreggiai ma trovai il petto di Rob scontrarsi con la
mia
schiena.
- “La
smetti di
scappare? Da quando hai paura dei miei?”
- “Sono
più Lizzie e
Victoria a farmi paura in realtà…”
- “D’accordo”
alzò gli
occhi al cielo. “Allora da quando hai paura delle mie
sorelle?”
- “Mmm…
da quando mi
hanno offerto un tazza di caffè…?”
azzardai sperando che valesse come scusa ma
non abboccò.
- “Smettila.
Andiamo.”
- Mi
prese per mano e ci
avvicinammo alla porta preceduti da Haley che non perse un secondo a
suonare il
campanello.
- “Ciao
Claire…” salutai
timidamente quando la madre di Rob aprì la porta. Ebbe
appena il tempo di
sorridermi prima che Haley la travolgesse aprendo la strada a tutti
verso il
piccolo salottino dove, in perfetto stile
tribunale, Richard era seduto sulla poltrona mentre Liz e
Victoria sui
braccioli accanto a lui.
- Okay.
Va bene che
avevamo avvertito di dovergli parlare ma l’atmosfera non era
decisamente delle
migliori e non riuscivo a pensare ad alcun altro esito che non fosse
una condanna.
- Nessuno
fiatò appena
entrammo, a parte Haley che salutò tutti con un calore che
una volta avrei
usato anche io.
- Mi
sentivo esattamente
come quel pomeriggio di un paio di settimane prima. Fuori luogo, in
difficoltà,
osservata. Non sapevo cosa si aspettassero da me, non sapevamo quanto
avessero
capito da tutta quella storia; probabilmente poco o niente visto che
non
sapevano nemmeno che io e Rob eravamo sposati.
- “E’…
è una fede
quella?” disse Lizzie, rompendo il silenzio, quando vide al
mio dito l’anello
che Rob aveva insistito per comprare sull’isola. Non poteva
aspettare.
- Per
un secondo fui
tentata di scuotere il capo e negare l’evidenza ma Rob mi
precedette stringendo
la mia mano e intrecciando le nostra dita.
- “Sì,
ho sposato
Kristen” disse come se fosse cosa ovvia per tutti.
- In
fondo per quale
altro motivo poteva aver lasciato Shelby sull’altare se non
per raggiungermi
sull’isola di Wight e sposarmi con un velo impolverato, uno
stereo a suonare la
marcia nuziale e addobbi rubati dalle case vicine?
- Aveva
perfettamente
senso.
- Mi
trovai a scuotere
il capo mentre gli altri alternavano lo sguardo da me a lui.
- “Non
è il matrimonio
il punto. Io… io devo dirvi tutta la
verità…” non sapevo dove avevo trovato
la
forza di parlare né per quale motivo continuavo a tremare.
Era il momento della
verità, il momento del mio riscatto, eppure avevo ugualmente
paura.
- “Haley,
vai di sopra”
disse Rob ad Haley seduta sulle ginocchia di Richard.
- “No”
ribattei subito.
“Tanto vale che ascolti anche lei…”
- “Sicura?”
chiese lui
ma capii dal tono della sua voce che non poteva essere più
d’accordo con me.
- “Sì…”
risposi
semplicemente, presi un bel respiro e raccontai… la mia vita.
- Tutti
ascoltarono con
attenzione, compreso Rob, e quando chiusi bocca non ricordavo nemmeno
più ciò
che avevo detto. Aspettavo semplicemente una reazione.
- Aspettavo
di vedere
Lizzie abbracciarmi, Victoria preparare un tè, Claire e
Richard farmi tante
altre domande… Ma niente.
- Aspettai
ancora
qualche secondo e stavo per aggiungere qualcosa io stessa quando
iniziarono a
ridere.
- Sorrisi
automaticamente per il suono così familiare e cercai di
rilassarmi ma presto il
suono di risate incredule si trasformò in qualcosa
di… meschino.
- Ridevano
forte, con la
bocca aperta, piegandosi su se stessi.
- “E
tu davvero ti
aspetta che ci crediamo?” borbottò Lizzie tra una
risata e un’altra.
- “Co…
cosa…?”
- “Sei
davvero una
sgualdrina, Kristen!” aggiunse Victoria mentre io annaspavo
già in cerca
d’aria.
- Mi
voltai verso Rob ma
rideva anche lui; sorrideva, ghignava, rideva ancora. Gli occhi
cattivi, neri
come la pece.
- “Rob…”
- “Sei
una povera pazza,
Kris” rise tra i denti. “Pensi davvero che sia
così stupido da credere davvero
al mucchio di bugie che ti sei inventata?”
- Sentii
un buco
improvviso allo stomaco, come se lo avesse appena colpito una palla di
cannone.
“Cosa… cosa…? Io…”
- “Vai
via, Kristen. Ho
avviato le pratiche per l’affidamento di Haley. Te la porto
via.”
- Stavo
per dirgli che
era assurdo, che non poteva e che lei non avrebbe mai voluto ma invece
mia
figlia attraversò la stanza e si gettò tra le
braccia del padre che la tirò su
senza fatica.
- “Non
prendertela
Kristen. È il karma…”
- Mio
Dio…
- “E
tu… tu da dove…?”
boccheggiai mentre Rob passava una sua mano dietro la vita di Shelby.
- “Haley…
no…”
- D’un
tratto non capii
più nulla. Le risate presero più stridenti di
prima, la stanza iniziò a girare,
la testa prese a pulsare con forza e mi trovai per terra.
- Aprii
gli occhi
lentamente, con la paura che non fosse un incubo. La tipica paura che
ti prende
quei cinque secondi prima di realizzare davvero che si tratta di un
sogno.
- Sospirai
sollevata e
strinsi gli occhi mentre sentivo la mano di Rob carezzarmi il braccio.
- “Hey…
tutto bene?”
- Mi
voltai per metterlo
a fuoco nel buio della camera e solo quando mi spazzò via
una lacrima dal viso
mi resi conto di aver pianto.
- “Kristen,
che
succede?”
- “Niente…”
mormorai.
“Ho avuto un incubo.”
- “Che
hai sognato?”
- Mi
baciò il capo prima
di sistemarsi per ascoltare meglio.
- “Solo
di quando
abbiamo parlato con i tuoi ma… era tutto diverso alla fine.
Ridevate tutti,
nessuno mi credeva, e c’era Shelby e tu volevi portarmi via
Haley e…”
- “Ssssh,
ssssh… è stato
solo un incubo, amore. Dai…”
- Non
esitai a lasciarmi
abbracciare e affondai il viso nel suo petto.
- “Perché
continuo con
questi incubi ogni tanto? Sono passati anni…”
- “Non
ci pensare… Sarà
il periodo…”
- Probabilmente
aveva
ragione. Nonostante fossero passati due anni, di questo periodo
sembrava sempre
ieri. Ogni ricordo era
più nitido e
vivido che mai.
- Sì,
doveva essere il
periodo Natalizio a riportare tutto a galla; incubi compresi.
- “Comunque
è stato
bruttissimo…” dissi, stringendomi a lui.
- “Non
ci pensare…”
ripeté. “Pensa a com’è andata
davvero.”
- Chiusi
gli occhi e ci
ripensai davvero. Non era andata poi tanto diversamente, finale tragico
escluso.
- Avevo
davvero
aspettato secondi interminabili per una reazione che nessuno si degnava
a
darmi. Avevo davvero guardato Rob; i suoi occhi erano normali. Nemmeno
lui
sapeva cosa fare o dire.
- Come
sempre era stata
Haley a salvare tutti da un silenzio assordante.
- “Cos’è
l’a-di-esse?”
aveva detto, confusa, ed
erano bastate le sue parole per far scatenare un fiume di parole,
lacrime e
abbracci.
- “Hai
riempito le
calze, vero?” sussurrai all’orecchio di Rob,
decidendo di abbandonare i ricordi
definitivamente.
- “Sì…
Però devo ancora
capire perché in questa casa io faccio sia da Babbo Natale
che da Befana.”
- “Perché
la barba e il
naso donano più a te che a me” scherzai
lasciandogli un bacio sul petto.
- “Simpatica…
ma avrei
da ridire a riguardo. Le befane di oggi si sono modernizzate. Al posto
del
nasone hanno le orecchie a sventola…”
- “Hey,
lascia stare le
mie orecchie!”
- “Non
prendertela
piccola Dumbo… non sono poi così
brutte…”
- “La
smetti?”
- Rise
mentre mi
stringeva a sé. “No, lo sai che amo le tue
orecchie…” disse prima di morderne
una e farmi gemere.
- Dio,
da quando ero
diventata così sensibile ad ogni suo tocco?
- “Mmm…
che ore sono…?”
chiesi con voce carica di desiderio.
- “Le…
sei meno venti…”
- “Oh…
sai cosa vuol
dire…?”
- “Che
mancano venti
minuti alle sei?”
- “No…
cioè anche…”
risposi carezzando il suo petto. “Vuol dire che l’ora x è passata da quaranta
minuti buoni e… sarebbe un vero spreco
non approfittarne, non trovi?”
- Quando,
finalmente,
comprese a cosa mi stessi riferendo riuscii a vedere il suo viso
illuminarsi di
un sorriso tra il malizioso e il complice.
- Non
mi lasciò
aggiungere altro e in un secondo la sua bocca fu sulla mia.
- Nell’ultimo
mese,
Daniel aveva smesso di svegliarsi la notte, grazie a Dio, ma capitava
sempre
che almeno una volta a settimana lo trovassimo disperato nella sua
culla; cosa
che di solito accadeva tra le tre e le cinque di notte per cui potevamo
ritenerci fortunati per quella sera.
- Portai
una mano al
collo di Rob per avvicinarlo a me ancora di più e
approfondire il bacio; in
meno di due secondi avevo ribaltato le posizioni e mi muovevo su di lui
con una
voglia assurda.
- “E’
un po’ che non sto
sopra…” commentai tra un bacio e un altro mentre
lui alzava la schiena così che
mi trovassi seduta su di lui.
- Le
sue mani si mossero
ansiose sulla mia schiena, scesero alla base della maglietta intima e
in meno
di tre secondi ne fui libera; nuda e leggermente infreddolita davanti a
lui.
- “Hai
freddo?” disse
mentre lasciava teneri baci ai brividi sulla mia spalla per scendere
poi al
seno.
- “Un…
un po’…” mormorai
iniziando a gemere.
- “Vedrai
che ora ti
passa…” e prima che potessi anche solo muovere un
muscolo una sua mano spostò
le mie mutandine e toccò la mia intimità.
- Mi
aggrappai alle sue
spalle sorpresa da tanta irruenza ma lieta di scoprire che il freddo
stava
passando velocemente e in pochissimo tempo mi trovai accaldata e
sudata, col
mio corpo che si muoveva con le sue dita, sempre più in
profondità.
- Morsi
la sua spalla
per tacere il gemito quando il piacere mi travolse e mi accasciai sul
suo
petto.
- “Dio…”
- “Ancora
freddo?” la
sua voce rauca al mio orecchio mi fece eccitare di nuovo.
- “Direi
di no…” fu
tutto quello che riuscii a dire prima di stenderlo sul letto.
“Pensiamo a te…”
sussurrai con la voce più sensuale che conoscessi e vidi i
suoi occhi famelici
sbarrarsi mentre mi chinavo su di lui e con una mano cercavo di
sfilargli i
boxer.
- “Rob,
se non mi aiuti
non arrivi nemmeno nelle
mutande…”
- Lui
rise e le sue mani
raggiunsero le mie mentre la sua lingua carezzava la mia bocca.
- Mossi
la mia mano sulla
sua intimità sentendola crescere sempre più
mentre vedevo i suoi occhi ridursi
a due fessure piccolissime e il petto alzarsi e abbassarsi a intervalli
irregolari,
guidati esclusivamente dal ritmo della mia mano.
- Sbarrò
gli occhi
quando lo lasciai ma non gli diedi tempo di dire nulla. Mi sistemai
meglio e
con un solo movimento lo feci entrare in me, nell’esatto
istante in cui
bussarono alla porta.
- “Cazzo!”
imprecai “L’hai
chiusa a chiave stavolta, vero?”
- “Sì,
sì l’ho chiusa!”
- “Mami?
Papi?”
- “Cazzo!”
fu Rob ad
imprecare stavolta appena fu chiaro che Haley era dietro la porta.
- Spostai
lo sguardo
dalla porta a Rob; di nuovo alla porta e di nuovo a Rob.
- “Hai
trenta secondi
per esplodere di piacere” fu tutto ciò che riuscii
a dire e non se lo fece
ripetere due volte.
- In
un millesimo di
secondo aveva ribaltato ancora le posizioni e iniziò a
spingere in me, così forte
che non ebbi quasi il tempo di stargli dietro. Dio, era
troppo… e soprattutto
era inaspettato e il pensiero che nostra figlia era dietro la porta, in
modo
alquanto perverso, mi fece eccitare ancora di più e
rendergli più facile
penetrare in profondità. Mettemmo a tacere i nostri gemiti
con un bacio mentre
Haley continuava a chiamarci.
- “Dovrà…
aspettare…”
sussurrai consapevole che ci sarebbero voluti più di trenta
secondi per
riprendersi.
- Rob
sorrise e mi diede
un bacio veloce prima di alzarsi e recuperare i boxer. Io, ancora
stordita,
infilai maglia e mutandine velocemente e gli diedi l’okay per aprire la porta.
- “Finalmente!
Che
diavolo stavate facendo?”
- Haley
entrò in stanza
quasi furiosa e… con Daniel in braccio, col viso bagnato
dalle lacrime.
- “Dormivamo,
amore. Che
succede?” mormorai utilizzando la mia migliore finta voce
assonnata.
- “Succede
che Dan non
la smetteva di piangere. Non l’avete sentito? Mi sono dovuta
alzare io? Cioè,
io! Vi sembra normale? Ho dovuto interrompere il bel sogno che stavo
facendo…”
- “Cosa
stavi sognando?”
chiese Rob chiudendo la porta e tornando sul letto, senza nemmeno
preoccuparsi
di prendere il bambino dalle braccia della sorella.
- “Sognavo
che mi
sposavo con l’amore della mia vita
awwwww…”
- “Oh
Gesù…” mormorò Rob
mentre io scuotevo il capo e mi alzavo velocemente per prendere il
piccolo.
- “Pesa
un accidente tra
l’altro…”
- “Che
succede, amore di
mamma? Mh?” lo cullai tornando a sedermi sul letto. Rob gli
prese una manina e
lui la strinse subito.
- “Tatti…”
balbettò.
- “Vuoi
il latte?”
chiese Rob e lui annuì per poi chinare il visino
nell’incavo del mio collo.
- “Credo
abbia ancora
qualche decimo di febbre…” dissi sentendolo caldo
contro la mia pelle.
- “Tatti…”
- “Ma
no… gli era
passata ieri. Saranno i residui…”
- “Tatti…”
- “Ha
il nasino chiuso
questo bimbo, vero?”
- “Tatti…”
- “Insomma,
volete
dargli questo latte o devo pensare a quello anche io? Dio, sembra che a
volte
sia io il genitore in questa casa…”
- Io
e Rob ci scambiammo
un’occhiata mentre Haley veniva a stendersi nel letto, tra di
noi. Potei solo
sperare che non l’avessimo sporcato…
- “Eri
tu ad aver
chiesto un fratellino per Natale o sbaglio? A conti fatti sei un
po’
responsabile per lui.”
- E
infatti, come
previsto, pochi giorni dopo essere tornati dall’isola ero
risultata incinta a
test ed analisi.
- Una
cosa alla volta
davvero; non c’era che dire.
- “Certo,
e gli asini
volano. Bel tentativo, mamma. Avrò anche solo nove anni ma
non sono così scema
da non sapere come
si fanno i bambini.”
- Sentii
Rob irrigidirsi
accanto a me.
- “Davvero…?”
- “Sì.”
- “E
come… come si
fanno…?”
- “Bè,
il papà deve mettere
dei semi nella pancia della mamma e poi il bimbo cresce, tipo pianta,
ma non è
una pianta. Non so come fa ad uscire ora che ci penso. Cioè,
il buco della
farfallina non è troppo piccolo?”
- Rob
mi guardò
sollevato e io risposi con uno sguardo ironico. Poteva davvero credere
che una
bambina di nove anni sapesse davvero come si concepissero i bambini?
- Haley
aveva ragione,
in fondo. A volte era bambino più lui che Daniel.
- “Vado
a preparare il
latte…” sussurrò quando notò
il mio sguardo.
- “Sì,
vai, che è meglio…”
- Daniel
era
completamente chino contro di me e riuscire a fargli misurare la febbre
fu
un’impresa. Fortunatamente la temperatura era normale per cui
doveva davvero
trattarsi dei residui del raffreddore.
- Quando
Rob tornò in
camera col biberon, Haley era ormai completamente addormentata e
svegliarla
sarebbe stato un peccato.
- “Portala
in braccio…”
sussurrai a Rob mentre Daniel, ben sistemato tra le mie braccia,
prendeva il
suo tanto agognato biberon.
- “Non
hai idea di
quanto sia diventata pesante.”
- “Rob,
andiamo! Non
fare il rachitico!”
- “Quanto
scommetti che
non sta nemmeno dormendo davvero? Sarà una scusa per dormire
con noi…”
- “Oh,
dai…”
- “No,
davvero…”
- Prese
un braccio di
Haley e lo alzò. La piccola furbetta si dimenticò
di lasciarlo cadere quando il
padre lo lasciò andare e lo lasciò a
mezz’aria, facendo finta di nulla.
- Sorrisi.
- “Sei
tremenda” scandì
Rob a una spanna dal suo viso e lei non riuscì a fermare la
curva di sorriso
che si formò sul suo volto.
- “D’accordo,
dormi con
noi, ma almeno fatti più in
là…”
- Haley
si ravvivò
improvvisamente facendo spazio al padre e stringendosi a lui quando fu
steso
accanto a lei.
- “Vuoi
darlo a me?”
chiese Rob indicando Daniel tra le mie braccia.
- “No,
sto bene” sorrisi
mentre lo guardavo succhiare con occhi assonnati. “Tanto sta
per crollare di
nuovo…” dissi dopo un po’ ma parlavo da
sola.
- Rob
ed Haley erano già
persi nel mondo dei sogni e presto anche Daniel li raggiunse.
- Lo
stesi piano accanto
alla sorella, carezzai i loro capelli biondi e mi resi conto di aver
perso il
sonno; probabilmente perché sarei potuta restare sveglia per
ore, senza mai
sentirmi stanca di guardarli tutti dormire.
- Non
c’era da stupirsi
se al mio risveglio ero sola nel letto.
- Il
sole entrava dalle
finestre, già caldo. Guardai la sveglia che segnava le dieci
e dodici minuti e
non ricordai l’ultima volta che avevo avuto il privilegio di
dormire fino a
quell’ora.
- Scorsi
un foglietto di
carta sul cuscino di Rob e lo afferrai.
- Dormi pure
quanto vuoi,
Dumbo. Ma alle dieci noi mangiamo x
- Sorrisi
tra me e me
mentre scostavo le coperte e scendevo le scale.
- “Sono
in ritardo?”
chiesi entrando in cucina.
- Haley
stava finendo di
apparecchiare la tavola e Rob era ai fornelli mentre teneva per mano
Daniel
che, appena mi vide, corse letteralmente verso di me.
- Lo
afferrai e Rob si
voltò per darmi un bacio.
- “Giusto
in tempo.
Dormito bene? Altri incubi?”
- Scossi
il capo mentre
sedevo Daniel nel suo seggiolone.
- “Dio,
sto morendo di
fame! Che c’è per colazione?”
- “Un
po’ di tutto!”
esclamò lui entusiasta iniziando a posare sotto i miei occhi
uova e pancetta… e
bastarono quelle per farmi salire un imprevisto conato di vomito.
- “Oh,
cazzo…” mormorai
a me stessa ma Rob lo notò.
- “Che…
che succede?”
- “Devo
vomitare!”
- Così
come mi ero
seduta a tavola mi alzai velocemente e volai nel bagno in camera; mi
chinai sul
water e vomitai il… nulla.
- Ero
così abituata a
non avere nausee mattutine in gravidanza che la cosa mi aveva colto
alquanto
impreparata; come se dopo due figli fosse scontato che anche il terzo
non desse
problemi…
- Evidentemente
mi
sbagliavo perché erano giorni che ero china sul water, e
questa mattina non ero
stata risparmiata.
- “Così
poco che sei lì
e già fai così…” sussurrai
tenendomi la pancia.
- “Kris,
tutto bene?”
Rob apparve sulla porta e mi venne accanto.
- “Sì,
vai giù. Non
voglio che vedi il mio vomito.”
- “Kristen…”
- “Davvero,
Rob. Sto
bene. Ieri ho mangiato troppo… dev’essere quello.
Magari Daniel mi ha passato
l’influenza…”
- Ma
lui mi ignorò totalmente
per diversi minuti successivi; mi aiutò ad alzarmi e mi
tenne i capelli mentre
mi davo una sciacquata.
- “Okay,
ora sto bene.
Vai giù prima che quei due si lancino le frittelle addosso.
Vi raggiungo
subito…”
- “Sicura?”
- “Sì,
sicura” gli
sorrisi per rassicurarlo e mi lasciò un bacio sulla guancia
prima di lasciare il
bagno.
- Poteva
essere l’occasione
per dirgli del bambino ma di occasioni ne avevo avuto
eppure… eppure continuavo
a rimandare, come se avessi paura della sua reazione. Insomma, Daniel
era
ancora piccolo e un altro bambino
non
era una cosa da nulla.
- Senza
contare che non era
davvero il caso di dirglielo con la bocca sporca e l’alito al
vomito.
- Daniel
era stato
piuttosto aspettato tanto che era stato Rob stesso a comprare un test e
ad
aspettarne l’esito in bagno con me… Ma questo,
questo era davvero una sorpresa.
Lo era stato per me e volevo che fosse lo stesso per Rob.
- Lanciai
uno sguardo al
piccolo cassetto che conteneva il test che avevo fatto qualche giorno
prima; lo
aprii e lo afferrai pensando che forse avrei potuto farglielo trovare
nel
piatto… ma a quel punto avrebbe fatto un po’
schifo visto che era stato a
contatto con la mia pipì. Oddio, forse avrebbe fatto schifo
a prescindere.
Magari avrei dovuto avvolgerlo in un po’ di carta o magari
avrei dovuto
lasciarlo nel suo scatolo.
- Decisi
per la seconda
opzione e scesi nuovamente le scale per poi complimentarmi col mio
intelletto
quando, dall’angolo del salone, vidi che Rob stava
già mangiando, ovviamente.
- Brava Kristen,
davvero brava.
- Forse
avrei potuto
lanciarglielo… o farlo cadere per sbaglio accanto a lui o
sul tavolo, o…
- Stavo
ancora varando
le varie opzioni quando alzai lo sguardo e, appese al camino, vidi
tutto ciò di
cui avevo bisogno per mettere fine ai miei dubbi; sorrisi soddisfatta
ma senza
riuscire a chiudere il buco allo stomaco che mi tormentava da ore senza
motivo.
- Una cosa alla volta.
- POV Robert
- Le
ipotesi erano due.
- O
io stavo impazzendo
oppure lo stava facendo Kristen.
- Prima
mi saltava
addosso come un’assatanata, non che mi lamentassi della cosa
precisiamo ma di
solito era sempre preoccupata che i bambini potessero interromperci, e
poi
correva in bagno a vomitare l’anima..
- E,
ora, stava
ingoiando grosse forchettate di uova strapazzate seduta al fianco di
Haley come
se tutto fosse normalissimo.
- Peccato
che c’era
qualcosa che non andava. Me lo sentivo e, a quel pensiero, percepii una
fitta
di quello che poteva essere chiamato solamente puro terrore
attraversarmi da
capo a piedi.
- Mi
stava nascondendo
qualcosa ed era più di un anno che non lo faceva.
Perché lei aveva giurato,
aveva promesso che non l’avrebbe fatto mai più e,
invece, ora qualcosa dentro
di me mi diceva che Kristen mi stava mentendo.
- Ancora
una volta la
vedevo nervosa, strana; scattava per un nonnulla e la vedevo sempre
immersa nei
suoi pensieri.
- L’ultima
volta che si
era comportata così era stato quando..
- Fortunatamente
ci pensò
Daniel a sottrarmi da quel brutto pensiero, gettandomi un pezzo di
banana
addosso e centrandomi in pieno nell’occhio.
- Haley
e Kris risero
forte mentre continuavano la loro colazione e io ne approfittai per
scacciare
tutti i ricordi spiacevoli del passato grazie all’aiuto di
mio figlio. A
quindici mesi di vita Daniel era il bambino più dolce e
solare che avessi mai
visto. Non aveva bisogno di molto per ridere felice; un sorriso, una
smorfia,
un viso buffo e un po’ di solletico bastavano a far
sì che il suono della sua
risata si spargesse in ogni angolo della casa. E non fece eccezione
quando gli
solleticai i piedini coperti dalle calze che sbattevano contro
l’imbottitura
del seggiolone.
- “No..nonnnnnaaaaaaaaa”
- Oggi
era più eccitato
del solito ed in parte era colpa nostra visto che gli ripetevamo da
giorni che
i nonni stavano per arrivare a trovarci. Scoprii Haley che sbirciava
con la
coda dell’occhio il suo orologio. Nel corso
dell’ultimo anno lei e la mia
famiglia avevano imparato a conoscersi ed erano
legatissimi…esattamente come lo
eravamo noi due. Vivere con mia figlia, vederla crescere giorno per
giorno,
osservarla attentamente, mi aveva fatto capire quanto in più
ci fosse in lei
rispetto a quel poco che avevo scoperto nelle due settimane di quel
dicembre.
Haley non era solo bella, simpatica, allegra e vivace.
- Era
anche generosa e
piena di amici.
- Era
brillante in
matematica e talentuosa nella musica.
- Era
una sorella
affettuosa e buona.
- E,
soprattutto,
adesso, era Haley Stewart Pattinson
e
tutto il mondo sapeva che era la mia bambina.
- Haley
intercettò un
altro pezzo di banana che Daniel stava usando come munizione nella sua
personale guerra mattutina contro di me e riuscì ad
infilarglielo in bocca.
- “Il
cibo lo devi
mangiare Daniel, ci siamo capiti?” sollevò il dito
come una maestrina e non
potei contenere una risata “Hai idea di quanto costino le
banane al chilo al
giorno d’oggi?”
- Il
mio sguardo
incontrò quello di Kristen ed entrambi alzammo gli occhi al
cielo senza che lei
ci notasse.
- Avevo
detto che mia figlia
era brava in matematica ma forse non avevo precisato che era anche
un’abile
risparmiatrice e che mi aveva dato una sonora strigliata il giorno in
cui ero
tornato a casa con l’ennesima chitarra da più di
tremila dollari.
- “Daniel
apri la
bocca..Guarda la banana che vuole entrare nella boccuccia di
Daniel..” feci
l’aeroplanino con la mano e lui mi fissò estasiato
per poi aprire infine le
labbra e mangiare la banana che era avanzata. Non potei non sorridere
di fronte
al suo visino che masticava felice e contento ma, quando alzai gli
occhi e
guardai Kristen, sentii nuovamente quell’orribile sensazione
che già avevo
provato in precedenza scendermi sul cuore. Ci fissava e sul viso aveva
l’espressione più triste che mai le avessi visto;
lacrime premevano al lato dei
suoi occhi e, quando abbassò il volto per nascondersi da
noi, non mi fu
difficile capire che stava facendo di tutto per non piangere.
- “Haley,
perché non
prendi Daniel e lo porti a vedere i teletubbies? Non iniziano alle
undici tutte
le mattine?”
- Haley
sospirò
pesantemente; adorava passare il tempo con suo fratello ma i
teletubbies…beh,
quelli li adorava di certo di meno.
- “Va
bene..” borbottò
“Ma solo mezz’ora. Poi mi deve telefonare Anthony e
sarà una conversazione
lunga ed importante perciò sono occupata.”
- “Ok..”
annuii ma, non
appena registrai le sue parole, mi voltai ad osservarla.
“Anthony chi?”
- Conoscevo
i nomi di
tutti i suoi compagni di scuola che erano assidui frequentatori della
nostra
casa durante i pomeriggi ma non avevo mai sentito di nessun Anthony. E
adesso
chiamava anche a casa?
- “Anthony
è il mio
nuovo ragazzo” rispose come se fosse una cosa ovvia mentre
afferrava Daniel fra
le braccia “Non lo conosci perché è due
anni più grande di me. Gioca a hockey e
mi ha regalato un bracciale di perline e tutte le mie amiche mi
invidiano”
- Se
non fossi stato
preoccupato per Kristen probabilmente mi sarebbe venuta una sincope
seduta
stante. Due anni più grande?
- Ma…quando?
Come? Dove?
Perché?
- “E..e
Michael?”
balbettai.
- Non
credevo che
l’avrei mai detto ma che fine aveva fatto il buon, caro,
vecchio, affidabile
Michael? Malgrado il nome si era dimostrato un bambino con la testa
sulle
spalle.
- “Michael?
Papà, con
lui è finita mesi fa. Eravamo troppo diversi e quando le
cose non vanno non
vanno, no?” rispose lei “Sei stato tu a dirmi che
bisogna sempre ascoltare il
proprio cuore per evitare di ferire se stessi e gli altri, no? Vedrai
che
Anthony ti piacerà. Da grande vuole fare il
musicista”
- Saltellò
via dalla
cucina sballottando Daniel come un bambolotto e lasciandomi basito a
contemplare le sue parole e, in qualche modo, anche le
mie che, ora, mi si stavano ritorcendo
contro. Era vero, avevo detto quella frase per via del senso di colpa
che in
fondo avrei sempre provato verso Shelby ma qui..qui stavamo parlando
della mia
bambina che molto probabilmente sarebbe finita sposata ad un musicista
squattrinato che si sarebbe ridotto a canticchiare qualche canzone alla
fermata
della metro.
- “Ma
tu lo conosci
questo tizio? Le hai dato tu il permesso di frequentare un bambino di
due anni
più grande o..”
- Mi
bloccai dopo aver
alzato gli occhi e aver visto che Kristen mi fissava e che, adesso, non
cercava
più di trattenere le lacrime che scorrevano libere sulle sue
guance.
- Accantonai
immediatamente ogni altro pensiero e mi inginocchiai davanti a lei,
afferrandole il viso umido e carezzandole le guance.
- “Amore,
che c’è? E ti
prego se ci tieni alla mia salute mentale non dirmi
‘niente’”
- Alzò
la mano nel
tentativo di spiegare ma gesticolò solo in modo strano
finchè non la fece
ricadere di nuovo sul suo grembo e balbettò disperata:
“Sono una pessima
madre!”
- Le
massaggiai la
schiena, senza avere la più pallida idea di cosa risponderle
se non che
ovviamente non era vero e che era la madre migliore che i nostri figli
potessero desiderare, ma lei non sembrava affatto d’accordo
con me.
- Si
ripulì il naso con
il tovagliolo e ci vollero diversi minuti prima che fosse in grado di
dire
qualcosa fra i singhiozzi.
- “Un’
ottima madre”
sorrise sarcastica “Certo, come no. Rob ti vedo con Daniel e
ogni volta..mi
rendo conto che sono stata una persona orribile a tenerti lontano da
Haley.
Dovevo fare di più, dovevo renderti partecipe della sua vita
molto
prima..dovevo..Sono una persona orrenda e
finirò..finirò all’inferno di sicuro.
Ti sei perso così tanto e un giorno…un giorno
finirai per odiarmi…”
- Ricominciò
a piangere
sulla mia spalla ed io la strinsi forte contro di me. Non era la prima
volta
che mi confidava una paura simile ma erano passati mesi
dall’ultima volta che
avevamo parlato dell’argomento.
- Non
era stato facile
ricucire la nostra storia e le cose non erano sempre state tutte rose e
fiori.
C’erano state così tante bugie, così
tante cose non dette fra noi che
riconquistare la fiducia nell’altro si era rivelato
più arduo del previsto.
- Ma
ci amavamo e
amavamo la nostra famiglia. Sembrava banale a dirsi ma, in fondo, era
la sola
cosa che contava davvero. E quando avevamo scoperto che era incinta
e..e il
momento in cui aveva stretto la mia mano mentre metteva alla luce
Daniel,
allora avevo sentito che insieme avremmo potuto affrontare ogni cosa.
Certo, mi
ero perso molte cose con Haley ma avevo la possibilità di
riviverle con mio
figlio e, soprattutto, ci sarei stato per la mia bambina per il resto
della sua
esistenza.
- Se
comparati ad una
vita intera sette anni non erano poi molti.
- “Kris..”
la allontanai
gentilmente da me e le ripulii il volto con i pollici “Kris,
ti prego, puoi
ascoltarmi? Ti prego..”
- Annuì
piano e i suoi
occhi tristi e gonfi si incatenarono ai miei.
- “Lo
sai che sono stato
arrabbiato e..deluso da te per tanto tempo ma..ma ti ho giurato che
sarei
sempre stato sincero con te. Perciò devi credermi quando ti
dico che il tempo
in cui ho ti ho biasimata è finito il giorno in cui ci siamo
sposati. Abbiamo
deciso di ricominciare tutto da capo e per me il passato da allora
è solo..solo
passato. Non ha più alcun valore e io ti amo così
totalmente e disperatamente
che se credi che potrei mai odiarti sei davvero una stupida. Tutte le
caramelle
di questi giorni devono averti rimbambito leggermente il cervello, lo
sai?”
- Vidi
l’ombra di un
sorriso illuminarle il volto proprio mentre il suono del campanello
seguito dall’urlo
eccitato di Haley e Daniel inondavano la casa.
- “Ti
senti meglio?”
- Annuì
piano, poco
convinta. “Sì, vai ad aprire. Questi sono di certo
i tuoi genitori e le tue
sorelle”
- Mi
alzai ma, quando
arrivai alla porta della cucina, mi fermai un istante e mi voltai
indietro a
guardarla.
- Ancora
una volta la
sensazione che ci fosse qualcosa che non andava fu più forte
che mai.
- “Kristen
tu glielo
devi dire”
- Mi
bloccai sulla porta
e feci immediatamente un passo indietro non appena sentii le voci di
mia
sorella Lizzie e di Kristen. Nel corso di quei quindici mesi le cose
fra loro
si erano di nuovo appianate e ora la mia famiglia era tornata ad
adorare Kris
come un tempo. In realtà ero convinto che non avessero mai
smesso di volerle
bene ma, come me, erano stati troppo accecati dalla rabbia per
ammetterlo
all’inizio.
- “Liz..è
che..non so
davvero come. Insomma glielo dirò ma è una cosa
così enorme che..”
- “Kris,
se non glielo
dirai sarà peggio. E poi non ti capisco proprio. Avete
promesso di essere
sinceri l’uno con l’altra
perciò..”
- “E’
che ho paura di
come reagirà, di quello che dirà”
- “Beh,
se non gli parli
non lo saprai mai, no?”
- “Rob
che fai lì
impalato? Porta quei piatti nel lavello” mia madre
sopraggiunse alle mie spalle
proprio quando stavo disperatamente cercando di capire di cosa Kristen
e mia
sorella stessero parlando. Di una cosa però, ormai, ero
certo. C’era un
problema..qualcosa di cui lei aveva paura di parlarmi.
- Me
lo confermarono i
suoi occhi spalancati quando si accorse della mia presenza, come se
fosse
spaventata del fatto che avessi potuto sentire o meno la loro
conversazione.
- “Allora
ragazze, è
pronto questo dolce?” domandò mamma
“Kris, cara, posso darne qualche pezzetto a
Daniel? Non gli fa male vero?”
- “No,
no..mmm fai pure.
Beh vado di là a vedere che vada tutto bene”
- Mi
passò di fianco
così velocemente che non ebbi neppure il tempo di allungare
la mano e cercare
di fermarla.
- “Lizzie,
cosa sta..”
- “Ah
no, io non c’entro
niente, vedetevela voi. Ciao!”
- Scappò
fuori dalla
cucina come Kris, lasciando me totalmente scioccato e preoccupato e mia
madre
confusa più che mai.
- “Ma
che diavolo sta
succedendo?” domandò.
- Scossi
il capo.
- Avrei
tanto voluto
saperlo anche io.
- Il
resto del pranzo
passò tranquillamente e senza intoppi, tra il chiasso dei
bambini che correvano
su e giù dalle scale e gli sguardi strani e complici di
Kristen e mia sorella
Lizzie. E ognuna di quelle occhiate che riuscivo ad intercettare era
una
pugnalata al cuore.
- Qualcosa
non andava.
- Kristen
mi stava
nascondendo qualcosa e, forse, era qualcosa di brutto.
- Di
molto brutto.
- Quando
finalmente la
mia famiglia fece ritorno in albergo non ero niente più che
un ammasso di
terrore e pura paura. La mia mano tremava come una foglia quando
sfiorò il
braccio di Kris che, a testa bassa, lavava i piattini del dolce nel
lavello.
- “Che
succede?”. Avevo
paura a chiedere ma, allo stesso tempo, avevo bisogno di sapere.
- Mi
lanciò una breve
occhiata prima di tornare a ciò che stava facendo.
- “Che
vuoi dire?”
- “Kris,
lo sai che
voglio dire”
- “Non
succede niente,
non so di cosa..”
- “Smettila!”
- Sussultò,
sorpresa al
mio tono. Le mie dita si strinsero con più forza sul suo
braccio e, quando
parlai, quasi non riuscii a riconoscere la mia voce.
- “Stai
male, vero?”
- Era
la sola cosa che
ero arrivato a pensare. Le nausee, le sue lacrime, i suoi segreti. Se mi basavo su
ciò che era accaduto
in passato quella era la sola spiegazione che riuscivo a darmi.
- “Sai
quando dicevi che
andava tutto bene? Quando sei tornata dall’Africa”
- Lasciò
andare il
bicchiere che reggeva fra le mani con così tanta forza che
pensai si fosse
rotto nel lavello.
- “Cosa?”
- “Io
lo sapevo che non
andava bene per niente. Eri strana, impaurita, diversa. Ti stavi
allontanando
da me e..e lo stai facendo anche ora. Di che parlavi con Lizzie?
Cos’è che non
vuoi dirmi? Sei malata vero? Lo sei?”
- “Io..”
- Mi
fissava a bocca
spalancata e, quando pensavo che probabilmente stesse per darmi la
notizia più
brutta della mia esistenza, le sue labbra si tirarono in un sorriso.
- “Non
sono affatto
malata amore” sussurrò “Ma su una cosa
avevi ragione prima. Sono una gran
stupida. Vieni con me..”
- Mi
prese la mano
ancora bagnata di acqua e sapone e afferrò con forza la mia,
trascinandomi in
salotto. Haley e Daniel erano seduti sul tappeto e lei stava
spezzettando un
ovetto di cioccolato che aveva trovato dentro la sua calza dando a
Daniel
piccoli pezzettini.
- Kristen
mi consegnò la
calza su cui c’era scritto il mio nome e che ancora non avevo
aperto.
- La
fissai confuso e
ancora col cuore a mille.
- “Kris..”
- “Aprila.
Aprila e
capirai.”
- Infilai
la mano dentro
e mi stupii che la prima cosa che estrassi fosse un pacchettino
quadrato di
cartone su cui c’era scritto..
- Test di
gravidanza.
- Ne
avevo comprato uno
identico meno di due anni prima e adesso mi trovavo in salotto con la
stessa
scatolina fra le mani.
- E,
improvvisamente, la
nausea, le lacrime e i suoi strani silenzi ebbero un nuovo
importantissimo
senso.
- “Non
sei malata?”
- Scosse
il capo con
forza.
- “E
non mi stai per
lasciare?”
- Scosse
di nuovo il
capo e mi diede un pugno scherzoso sul petto. “Ovviamente no,
scemo”
- Ma..ma..
- Continuavo
a fissare
quella scatolina, sentendomi davvero un perfetto cretino. Da quanto..
- E
come diavolo era
successo?
- Dovevo
averlo detto ad
alta voce perché lei ebbe subito la risposta pronta.
- “Mmm,
Rob hai due
figli e davvero ti devo spiegare come è successo?”
mi prese in giro.
- “Intendevo..”
- “Lo
so che
intendevi..” rise avvicinandosi e passandomi le braccia
intorno al collo “Beh
che posso dirti…a volte per quanto si stia attenti..non lo
si è abbastanza..”
- Sbattei
le palpebre un’altra
volta, completamente scioccato.
- Scioccato
ma..ma
felice. Incredibilmente felice.
- Ero
passato dal
credere che mia moglie fosse malata al sapere di stare per diventare
padre di
nuovo.
- Un
altro bambino. Un
altro bambino tutto nostro.
- Posai
la mano sulla
sua pancia e sentii le mie labbra stendersi in un sorriso sempre
più enorme
mentre stringevo Kris a me e la baciavo con tutta la forza che avevo in
corpo.
- “Perché..perchè
non me
lo hai detto subito?” mormorai quando ci staccammo. I nostri
nasi si sfioravano
ed eravamo così vicini che sentivo tutto il suo corpo
tiepido premuto contro di
me.
- “Non
so..è stato
inaspettato e Daniel è ancora così piccolo
e..”
- Bloccai
le sue parole
con un altro bacio.
- “L’ho
sempre detto che
eri scema” le feci fare una piroetta fra le mie braccia
sentendo l’eccitazione
crescere sempre di più. “Da quanto lo sai? Di
quanti mesi sei?”
- Kris
scosse il capo
ridacchiando, gli occhi luminosi come non li vedevo da giorni.
- “Ho
fatto il test
qualche giorno fa e..non so di quanto sono con esattezza.
Dovrò chiamare il mio
medico dopo le feste e..”
- “Chiamiamolo
adesso!”
esclamai “Con
tutto quello che lo paghi
potrà farti una visita speciale”
- “Ma
Rob, è festa e..”
- Ma
ormai non la stavo
già decisamente più ascoltando. Trovai in fretta
il numero della sua ginecologa
che avevo salvato in rubrica sin dal giorno in cui aveva saputo di
aspettare
Daniel e, con un paio di moine, riuscii a convincerla a fare a Kris una
visita
veloce nel suo studio. Ovviamente passai tutto il viaggio in macchina
con Kris
che si lamentava di quanto fossi paranoico ed esagerato e con Haley che
ci
spiegava di come lei avesse già capito da ore che avrebbe
avuto un nuovo
fratellino visto che aveva trovato il test mentre stava rubando i mini
mars
dalla mia calza quella mattina.
- “Spero
sia una
sorellina questa volta. Così noi femmine sorpassiamo in
numero voi maschi”
disse entusiasta, sfogliando una delle tante riviste di gossip che
facevano
mostra di sé sul tavolino, mentre il medico spalmava del gel
freddo sulla
pancia ancora piatta di Kris e le faceva alcune domande di routine.
- “E
tu Daniel vuoi una
sorellina o un fratellino?” continuò Haley
“Scommetto che vuoi anche tu una
sorella. Se poi è un maschio ed ha più successo
con le ragazze di te sarai
geloso e litigherete. Meglio così, credimi. Io sono grande e
so queste cose”
- Daniel,
seduto sulle
mie ginocchia, le rispose mostrandole un largo sorriso sdentato,
probabilmente
chiedendosi cosa diavolo stesse blaterando sua sorella.
- “Perciò…ohhh
guarda
papà, Scia..volevo dire Shelby si sposa! Hai
letto?!”
- Mi
fece sventolare la
rivista sotto il naso ed ebbi una rapida visione della foto di Shelby a
passeggio a braccetto con un ragazzo.
- “Sì,
sì, ho letto”
- Dopo
quello che era
successo la Vigilia di Natale dell’anno precedente non
eravamo rimasti amici,
ovviamente. Sarebbe stato impossibile date le circostanze, ma dopo
alcuni mesi
ci eravamo rivisti e avevamo parlato e, da allora, di tanto in tanto ci
mandavamo qualche mail o ci sentivamo per gli auguri o le ricorrenze
più
comuni. Mi aveva accennato ad un nuovo ragazzo che aveva conosciuto e
dovevo
ammettere che speravo con tutto il cuore che fra loro funzionasse e che
lei
potesse essere felice; una parte di me non si era mai perdonata davvero
per
averla ferita tanto.
- “Wow”
la dottoressa Greene
mi riportò alla realtà con la sua esclamazione
sorpresa “Date le dimensioni del
feto direi che sei molto più avanti di quanto pensassimo.
Direi…almeno dieci
settimane.”
- “Cosa?”
la mia mente
abbandonò ogni pensiero su Shelby per concentrarsi sulle
parole del medico “Ma
ha detto di avere avuto un ciclo leggero il mese scorso, vero Kris?
Com’è
possibile? E non hai preso neppure una vitamina prenatale e..”
- “Rob,
non fa niente”
rispose Kris.
- “Sì
invece, sono
importantissime nel primo trimestre!”
- La
dottoressa rise
continuando a far scorrere l’ecografo sul ventre di mia
moglie. “Dio, Rob mi
ero quasi dimenticata di quanto tu fossi iperprotettivo. A volte si
hanno piccole
perdite che possono essere scambiate per un ciclo leggero. Indicano
semplicemente che il feto si sta attaccando all’utero. E da
quello che posso
vedere è un bimbo sano e perfetto. E’ tutto in
ordine, credetemi.”
- Kris
intrecciò le dita
alle mie e mi sorrise, serena.
- Tirai
un sospiro di
sollievo e insieme osservammo lo schermo dove nostro figlio, o figlia,
faceva
bella mostra di sé.
- “Sembra
un fagiolo”
commentò Haley “Ciao sorellina a forma di fagiolo.
Daniel dì ‘ciao’!”
- “Ta..tao!”
esclamò
lui.
- La
dottoressa rise con
noi e ,alzandosi per prendere alcune salviette per Kris,
domandò: “Allora,
siete pronti per voltare pagina ancora una volta? A ricominciare tutto
da capo
di nuovo? Pannolini e nottate insonni?”
- Kris
ed io incrociammo
i nostri sguardi e la risposta mi
uscì
naturale dalle labbra come l’aria.
- “Sempre” sussurrai “saremo sempre pronti a ricominciare da capo.”
Bene, e con questo diciamo davvero
"bye bye" a questa storia :)
Abbiamo raccontato quello che volevamo raccontare e dato un epilogo con
cui potete avere un'idea di quello che è successo dopo.
Perciò... niente.
"Ogni battito del mio cuore" torna tra una settimana; concedetecelo XD
Grazie mille per averci seguito in questa mini-avventura e per seguirci
ovunque in effetti haha
Siete meravigliose *-* (si parla sempre al femminile perchè
dubito che ci siano maschi qui haha nel caso, Tu!, fatti avanti! u.u)
Hahaha.
Okay, un bacio a tutte, buona Epifania e stasera fa "Gli Aristogatti"
in tv awwww *-*
Che bello poter tornare bambini in questo periodo :') haha
Ricordiamo che se volete aggiungerci ci trovate su facebook
*-*
Un
bacio enorme
e buon 2012 a tutti! ;) ♥
Cloe&Fio