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Autore: SFLind    08/01/2012    3 recensioni
Tanto, tanto tempo fa, in un luogo molto lontano ha inizio questa favola. Una favola che narra di un mondo un po' diverso, la distorisione di una storia che non puoi leggere sui libri, ma che ha un non so chè di familiare...
Genere: Guerra, Slice of life, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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3 – Il tempo non si ferma ad ammirare la gloria: se ne serve e passa oltre;
 
 
Sempre all’interno di quel piccolo continente di cui nessuno era a conoscenza, vi era un grande Impero.
 
Un grande, sì, ma soprattutto antico, molto antico Impero.
 
Anche se era vasto e verde, vi erano solo piccole città a popolarlo. Tante piccole città.
 
Qui tutti vivevano la propria vita come se niente e nessuno sarebbe mai venuto a dare loro fastidio.
I cittadini andavano avanti così, umili e allo stesso tempo soddisfatti, perché sapevano che avrebbero potuto continuare in quella pace fino al giorno della loro morte, quando avrebbero lasciato la loro dolce patria senza alcun rimpianto.
 
Le mamme lasciavano tranquille i loro bambini giocare da soli in giardino, o raggiungere gli altri fanciulli nella foresta, perché avevano la certezza che in quel luogo niente avrebbe fatto loro del male.
 
Niente di cattivo poteva entrare e sporcare la loro aria profumata.
 
Nemmeno i barbari abitanti degli stati circostanti, sempre in perenne guerra, sarebbero mai riusciti a derubare quel paese delle sue donne e dei loro figli, e in un’intera vita non erano mai riusciti a vederli.
 
L’Antico Impero aveva una difesa tanto indistruttibile da non essere mai stata nemmeno scalfita.
Un sistema di giustizia che puniva chi lo meritava, migliorando sempre di più lo stile di vita di chi amava quel luogo.
Aveva al comando uomini che lo spingevano sempre verso un livello più alto, sempre più verso ciò che per loro era perfezione.
Aveva un rappresentante riflessivo e gentile, che mai aveva osato troppo.
E una storia che aveva sempre e solo difeso la felicità di tutti coloro che ci abitavano.
 
Era situato proprio sotto i Domini dell’Est, solo una linea chiamata confine tra loro, ma quel poco che i due stati condividevano gli aveva divisi per sempre.
 
L’Impero d’Oriente aveva il suo saggio Imperatore, i suoi capaci ministri e le sue impenetrabili mura.
E tanto gli bastava per differenziarsi dai vicini stati guerrieri.
 
Era un Impero che durava nel tempo.. Tanto, tanto tempo.
 
 
- Un’altra ora è già passata.. – sospirò l’uomo seduto sul trono.
 
Guardava le lancette andare avanti in quello strano oggetto che gli era stato regalato anni prima.
Non ne aveva mai capito l’utilità.
Era davvero così importante sapere come passava il tempo, quanto ne passava e quanto ne rimaneva?
 
Lui lo trovava tremendamente angosciante.
 
Ogni giorno peggiorava sempre di più.
Quella morsa al cuore non lo lasciava mai solo.
 
Sarebbe voluto scappare da quella fortezza. Quel palazzo da cui non si poteva né entrare, né uscire.

Sarebbe voluto andare lontano.

Lontano dal tempo.

Quel tempo che lo seguiva come un’ombra.

 
Bussarono alla porta.
 
Per un momento la stretta che lo soffocava si allentò.
Stare in compagnia gli faceva sempre quell’effetto.
Quando era con altri, il tempo si nascondeva, non lo torturava più.
 
- Avanti – chiamò a gran voce l’imperatore, quasi fosse una richiesta d’aiuto.
 
La portoncina si aprì ed entrò un giovane ragazzo dai neri capelli corvini.
 
- Signor Yao, vorremo parlare di una cosa. Con il suo permesso.. –
Il ragazzo si fece avanti, seguito da altri quattro giovani.
 
Finalmente l’aria tornava allegra a riempirgli i polmoni.
 
- Certo, certo – disse, facendo frettolosamente spazio sul grosso tavolo – sedetevi pure, volete qualcosa? Un po’ di tè? –
 
Aveva quel disperato bisogno che il tempo abbandonasse la sua mente.
 
I ragazzi scossero cordialmente il capo.
 
- Io ne gradirei un po’, grazie Signor Yao – disse sorridente una piccola ragazza.
 
- Certo, certo, Lin.. Aru! – chiamò l’uomo che in quel momento camminava a grandi passi in direzione della cucina – Aru, per favore, porta alla Signorina Wanmei una tazza di tè verde! –
 
L’uomo diede cenno di aver capito e scappò di nuovo in direzione della cucina.
 
- Allora Signor Yao – richiamò l’attenzione un ragazzo dai ribelli capelli neri e vispi occhi blu – abbiamo qualcosa per lei – disse allargando un simpatico sorriso sul volto.
 
L’ Imperatore rise.
 
- Caro Yong Soo, sono contento che parlare di nuove proposte la metta di buon umore - .
 
Sì, già non sentiva più gli occhi del tempo puntati addosso.
 
- Dicevamo – riprese il ragazzo dai capelli corvini – anche oggi nessuno ha provato a varcare le mura – disse pacato e sollevato. Gli occhi scuri e imperscrutabili rivolti verso le sue scartoffie.
 
L’imperatore sorrise.
 
- Che bella notizia, di questo passo non dovremo più mandare i nostri uomini a difenderla! Forse un giorno!–
 
Un ragazzo dai chiari capelli castani gli sorrise, anche se non con un sorriso felice.
- Già, forse.. -.
 
- Sono contento la pensi come me, Chen – gli disse l’Imperatore.
 
Eppure lì non lo pensava nessuno.
Sorridevano perché forse anche loro lo avevano sognato, ma non ci speravano nemmeno.
Tutti in quella stanza avevano paura. Paura che un giorno la loro pace finisse. Che quel cattivo di cui non sapevano altro che storie lontane venisse a prendersi tutto.
Con il tempo.
 
- Ma andiamo avanti – disse un altro giovane. Aveva profondi occhi ambrati e folte sopraciglia.
- Abbiamo delle notizie sui Panda -.
 
-Kaoru.. Ho sentito bene? Panda? – chiese l’Imperatore, confuso.
 
- Sì, Signor Yao! – saltò in piedi il ragazzo con gli occhi blu – una coppia di Panda arriverà in poco tempo a palazzo direttamente da Est! -.
 
Tempo, tempo, tempo, quanto tempo?
 
L’imperatore allargò il suo sorriso.
 
Magari sarebbe riuscito a distrarre il tempo con i Panda.
 
- Ah, un’altra bella notizia vedo! –
 
I sei rimasero un po’ così. In silenzio. Sorridendo a aspettando stupidamente.
 
- Eppure.. – mormorò la ragazza.
Il musetto triste immerso nella profonda tazza da tè.
 
L’imperatore la guardò curioso.
 
- Eppure non è per questo che siamo qui… - disse, rivolgendo uno sguardo sincero ai suoi compagni.
 
Si guardarono per qualche momento, sbattendo gli occhi, calibrando le parole.
 
In silenzio.
 
Eccole, già le sentiva.
La lancette perforargli i timpani.

 
- Già.. Non è solo per questo che siamo qui – ammise il ragazzo dai capelli corvini con fare serioso.
 
- Kiku.. – disse solo l’imperatore, distratto poi dagli occhi degli altri ragazzi.
 
Per la prima volta si rivolgevano sguardi onesti.
Sguardi onestamente spaventati.
 
- Non sappiamo quanto sia vero quello che  ci è stato detto – iniziò con sguardo basso.
 
La morsa, la sentiva. Lentamente stava tornando.
 
- Abbiamo ricevuto notizia che una delle truppe d’invasione dei Domini dell’Est è stata mossa, e non verso il Regno di Mezzo come al solito.. –
 
Paura.
 
- Verso Sud? – chiese l’Imperatore.
L’aria che non riusciva a scendere nei polmoni gli chiudeva la gola.
 
- Non sappiamo che direzione abbiano intenzione di prendere.. –
 
- Come sappiamo che non stiano per attaccare noi?! –
 
Paura.
 
- Non lo sappiamo, dobbiamo aspettare –
 
Aspettare?
Aspettare altro tempo?
No. Lui odiava il tempo.
Il tempo gli avrebbe sicuramente fatto qualche brutto scherzo!
Si ostinava a cambiare ciò che tutti in quel luogo avevano sempre tentato di conservare.
Nessuno aveva mai voluto cambiare niente.
Il tempo doveva smettere di fare tutto da solo.
 
Bussarono ancora alla porta, ma questa volta quello stesso tempo non gli aveva permesso di riempire i polmoni doloranti.
Un uomo entrò correndo.
 
Anche lui scappava dal tempo.
 
- Maestà! E’ arrivata una lettera dalla frontiera! –
 
Eccola la paura sulla faccia dei suoi sudditi.
Eccolo il tempo che rideva e capovolgeva la clessidra sopra le loro teste.
Sulle teste dell'Impero d'Oriente.




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