Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Deilantha    08/01/2012    8 recensioni
Pasi è una diciannovenne impulsiva e socievole, dal futuro incerto ma dal buon cuore, che vive una situazione di conflitto in famiglia, sentendosi sempre la pecora nera rispetto ad una sorella apparentemente perfetta. Provando un vuoto affettivo tra le mura domestiche, Pasi si circonda di amici, che reputa la sua vera unità familiare.
Emile è il suo esatto opposto: non è un tipo socievole e vive esclusivamente per la musica, sul cui argomento è terribilmente arrogante. Ma il suo modo di essere così rigido e poco aperto agli altri, nasconde un dolore che il ragazzo si porta dietro dall’infanzia, dovuto ad una madre caduta vittima della depressione quando lui era ancora in fasce.
Emile e Pasi si scontreranno la prima volta che si vedranno, ma le loro vite sono destinate ad incrociarsi e farli crescere nella reciproca conoscenza.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Filrouge'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Come per il capitolo precedente, 
vi allego un file con tutti i termini francesi, 
per capire meglio le parole di Lucien:



Capitolo 26







 

 

«Com’è andata la giornata al mare?»

«Vuoi la versione lunga o quella breve? Ah! Che meraviglia, continua lì, sìì.»

Il giorno dopo la mia avventura marina, Emile si fece perdonare l’assenza del giorno prima, arrivando a casa mia la sera con oli, candele e profumi vari, pronto a far diventare il mio soppalco la succursale di una beauty farm! Aveva riempito l’atmosfera con il profumo di lavanda che bruciava nel profumatore ambientale e mi stava riportando in vita con un massaggio delizioso, che si rivelò una panacea per i miei nervi tesi.

«Come fai ad essere così bravo? Cosa non sono capaci di fare, le tue mani!» Sentii Emile sghignazzare soddisfatto, prima che si avvicinasse al mio orecchio per dirmi con voce sottile:

«Non mi stai rispondendo.»

Un brivido mi percorse la schiena sentendo la sua voce sibilante e per un secondo dimenticai anche dove fossi, beandomi di quella sensazione estatica, finché quella stessa voce non mi riportò alla realtà.

«Pasi? Ci sei ancora?»  

«Noo… lasciami in Paradiso!»

«Ho capito, non mi vuoi dire nulla… Spero che non sia accaduto qualcosa di cui mi debba preoccupare.» D’improvviso sentii le sue mani che premevano più forte sulle mie spalle e capii che si stava irrigidendo… Chissà cosa stava immaginando la sua mente! Sarebbe stato meglio se avessi detto qualcosa o la sua fantasia si sarebbe scatenata: tra Lucien e Stè aveva di che irritarsi!

«Stai tranquillo, non c’è stato alcun evento particolare:  abbiamo giocato a beach volley, abbiamo fatto una gara di nuoto e chiacchierato… una normale giornata tra amici.»

Mi chiesi se avesse mai vissuto una di queste “normali giornate tra amici”…  Per quello che ne sapevo, Emile non si era mai concesso né la compagnia di un amico, né un giorno di svago simile!

«Capisco… Allora perché sei così tesa? È tutto merito mio?» Sentii la sua voce assumere quel tono amaro di autoderisione e girai la testa (per quanto mi fosse concesso) per guardarlo negli occhi:

«Non essere così egocentrico, caro mio! Diciamo che ultimamente non ho avuto delle belle chiacchierate tranquille con chi conosco e sai che mi basta poco per perdere la serenità!»

Si stava dannando l’anima già abbastanza per la storia di Claudio e non gli serviva affatto impantanarsi in quest’altra inutile fissazione da “oscuro carnefice”; negli ultimi tempi non faceva che sentirsi in colpa nei miei confronti e non riuscivo più a sopportarlo, mentre si autoflagellava per delle assurdità. Mi rivolse un sorrisetto lieve:

«Hai ragione, è meglio se mi concentro sul mio dovere» Riprese a rimodellare i miei nervi con le sue mani abili e delicate.

«Che meraviglia, dove hai imparato a fare dei massaggi così perfetti?» 

«Me li ha insegnati una persona.»

«Una persona? Fai il misterioso?» Lo sentii sghignazzare.

«No, non la conosci, perciò è inutile che ti dica il suo nome.»

«E non c’è possibilità che io l’incontri?» Ma perché tanto mistero, mi stava incuriosendo a non finire!

«Direi di no… a meno che tu non ti trasferisca.»

«Uffa Emile, dimmi chi è! Sto morendo di curiosità!» Lo sentii sghignazzare ancora, si stava divertendo un mondo a mio discapito… «EMILE!»

«Ti stai agitando, dovrò rifare il lavoro da capo se non ti tranquillizzi.»

«E allora dimmi chi è questa persona!»

«Una ragazza che ho frequentato.»

«Una tua ex ragazza!?»

«Se vogliamo metterla così, sì, una mia ex.»

Mi sentii avviluppare da un calore improvviso, ero nel fuoco eppure sentivo i miei sensi congelati. Era la prima volta che Emile accennava al suo passato; sapevo che non ero certo l’unica della sua vita, com’era ovvio che fosse, ma il solo nominare un’altra donna e il pensarla accanto a lui, destò una gelosia terribile in me, tanto terribile quanto assurda, considerato che era qualcosa appartenente al passato. Ma in quel momento, quell’ultimo pensiero nemmeno mi sfiorò, pensai solo al modo in cui Emile aveva imparato da quella persona ciò che stava facendo a me.

«Pasi, è tutto ok? Ti sei ammutolita.»

«Che tipo è? L’amavi? È-è bella vero? Di sicuro lo è…»

Stavo andando nel panico, non riuscivo a pensare che a quella persona con il mio Emile: a cosa si erano detti, a cosa avevano vissuto insieme, a quanto lei aveva avuto di lui! Il mio Pel di Carota non mi rispose, ma lo sentii distendersi accanto a me: cercò di togliermi i capelli dal viso per guardarmi negli occhi, ma io non riuscivo a farlo e distoglievo lo sguardo troppo imbarazzata per guardarlo negli occhi.

«Sei bella quando sei gelosa; è la prima volta che mi capita di vederti così e devo dirti che mi piace…» mi accarezzò il viso e cercò di girarlo per farsi guardare «…ma è del tutto inutile che ti faccia prendere da una cosa simile streghetta mia, credimi, non ne vale proprio la pena.»

I suoi occhi erano sereni e di un azzurro profondo, mi guardava con dolcezza e amore e d’un tratto mi sentii davvero una stupida: abbassai lo sguardo prima di parlare.

«Sono una scema, vero? Però ora se penso che tu abbia vissuto dei momenti importanti con qualcun'altra, momenti che io ho perso…»

«Forse così mi capirai un po’ di più.» 

«Ma Stè non è un mio ex, il rapporto tra me e lui è diverso!»

È un ragazzo, ed è una persona che ti conosce da tempo, Pasi, una persona che sa di te cose che io potrò solo immaginare… al di là del fatto che ci sia stato un contatto fisico tra voi o meno (che potenzialmente potrebbe avvenire da un momento all’altro), è l’idea che ci sia qualcuno così speciale per te che non sopporto, riesci a capire? Mi sento meno importante… Molto meno importante…»

I suoi occhi s’incupirono e abbassò lo sguardo ritirandosi nel protettivo silenzio che lo contraddistingueva, in attesa della mia replica.

«Tu, meno importante? Emile tu non hai nemmeno idea del posto che occupi nel mio cuore e nella mia vita!  Stè è mio amico, gli voglio tantissimo bene e non potrei mai vivere senza la sua presenza accanto a me, ma tu… tu sei tu salame, tu hai un posto nel mio cuore che nessun altro potrà mai ricoprire! Stè potrà anche aver vissuto momenti che tu non vivrai mai con me, ma è altrettanto vero il contrario e quello che sento quando mi sei accanto, quello che vivo con te, non potrò averlo mai con nessun altro al mondo, stupido zuccone! E sta’ sicuro che fra me e lui non ci sarà mai nulla di romantico!»

Rimanendo col il capo abbassato lo vidi fare un sorriso sottile, prima di replicare: «Dovrei avere più fiducia in te, vero? Sono davvero uno stupido…»

Ricordai le parole che mi aveva detto Sofia il giorno prima: “Io non ferirei mai una persona cara per il mio compagno, invece quel tipo sembra trovare gusto ad infierire su Stefano” e ripensai al malumore che il comportamento di Emile causava all’interno del mio gruppo di amici… Ripensai all’ondata di gelosia che mi aveva travolto poco prima…

«Sì, sei stupido, ma lo sono stata anche io poco fa e forse davvero ti ho capito un po’ di più… Però non voglio assolutamente che Stè debba risentirne. È una cosa tra me e te e vedere voi due che litigate mi fa soffrire Emile, non voglio che si creino malumori tra le persone che amo.»

Nonostante non mi piacesse vederlo caricarsi di sensi di colpa nei mei confronti, pensai che giocarmi quella carta avrebbe potuto farlo desistere dal manifestare quello stupido risentimento, che creava solo dissidi inutili. Emile alzò lo sguardo verso di me e mi accarezzò il viso con dolcezza:

«È questo che è accaduto ieri? Si sono lamentati del mio comportamento verso Stefano?»

Non volevo farglielo sapere, ma non riuscii a negarglielo con lo sguardo.

«Non voglio farti soffrire, cercherò in tutti i modi di trattenermi, sperando che mi passi questa stupida gelosia.»

Mi avvicinai a lui e lo strinsi a me, ricordandomi di un particolare che forse, avrebbe potuto cogliere il segno in quel momento.

«Lucien ti ha difeso: sembra che ti capisca e ti vuole bene…» Lo sentii irrigidirsi, ma non si staccò dalla mia stretta.

«La causa Pro-Lucien continua imperterrita!»

Il suo tono era ironico, non sembrava adirato per aver messo in mezzo quel discorso spinoso e ne approfittai per renderlo più leggero possibile: sorridendo ci scherzai su.

«Mi conosci, quando mi sta a cuore qualcosa, sono una testa dura.»

«Già…» restammo in silenzio per qualche secondo, e poi aggiunse: «Tra due giorni saremo tutti e tre a casa: mio padre ha le ferie ed io non devo andare in bottega… che ne dici di venire a pranzo ed aiutarmi a sopportare la vicinanza di quel tipo?»

 

 

*****

 

Ovviamente colsi l’occasione al volo: fortuna volle che avessi il turno serale a lavoro, così potei cogliere la richiesta d’aiuto di Emile. Dal canto suo, il mio Pel di Carota non rimase con le mani in mano quel giorno: appena mi svegliai trovai un suo sms che mi avvertiva che aveva una riunione col produttore… e con Claudio… e che non sapeva nemmeno se sarebbe rientrato per pranzo. Gli risposi che sarei stata ugualmente a casa sua ad attenderlo e sperai che tutto andasse per il meglio, che l’incontro tra loro non degenerasse…

Quel giorno avevo il desiderio che tutto andasse bene e mi diedi forza cercando di essere al meglio di me: indossai un completo che mi faceva sentire bene con me stessa e piena di buone speranze, mi diressi verso il mio pranzo in famiglia in casa Castoldi.

Arrivata a destinazione, bussai alla porta di casa e venne ad aprirmi Lucien:

«Bonjour, Pasi.» Mi accolse con un bellissimo sorriso a cui risposi di rimando.

«Ciao Lucien, vedo che ormai ti sei ambientato totalmente!»

Il cugino di Emile era con noi da una settimana e in quell’arco di tempo sembrava essersi messo del tutto a suo agio in quel luogo a lui estraneo:  era bello vederlo muoversi con sicurezza in quella casa, come se ne fosse un abitante da sempre, sottolineava maggiormente la sua appartenenza a quella famiglia.

«Oui, del resto ho avuto molto tempo per ambientarmi.»

Eh già, se non c’ero io a fargli compagnia o Alberto quando non lavorava, Lucien era praticamente lasciato solo a se stesso…

«Emile non ha dato segni di avvicinamento, vero?» dissi sconsolata «No…. Ma non preoccuparti Pasi, è normale, mon cousin è un tipo trés difficile…»

Sentendo quelle parole, mi venne in mente il discorso che fece sulla spiaggia, sui caratteri difficili della sua famiglia e osai dare voce ad un pensiero che risiedeva nella mia mente da quel giorno:

«Lucien, io, ecco vorrei chiederti una cosa… ma ultimamente mi sono resa conto di essere stata invadente con le persone e non vorrei sbagliare in quel modo anche con te… Quindi se non vorrai rispondermi lo capirò.»

«Parla pure Pasi, cosa c’è?»

«Ecco… l’altro giorno, in spiaggia, hai detto che nella tua famiglia ci sono persone con lo stesso carattere chiuso di Emile…»

«Oui.»

«Ecco… mi chiedevo se…»

«Continua pure.»

«Mi chiedevo se questo ti facesse soffrire, perché ho visto una certa rassegnazione nei tuoi occhi e ho pensato che forse avessi qualche problema in famiglia.»

Ecco l’avevo detto, Pasi l’Impicciona colpiva ancora. Lucien però non sembrò irritato, anche se vidi il suo volto incupirsi.

«Notre famille est difficile… non sto qui a dirti tutto altrimenti impiegherei delle ore per farlo, però diciamo che non è facile vivere nella stessa casa con mia madre… Maman ha sofferto molto ed è aggressiva con tutti perché non vuole soffrire più… Non è un orco, sia chiaro: sa amare, ma lo fa in modo troppo morboso… almeno con noi figli. Un anno fa ho preso un appartamento, ma non ci abito sempre, perché se lasciassi casa all’improvviso, lei ne soffrirebbe troppo;  allora ci vado quando ho bisogno di staccare un po’ e sentirmi più libero… Sono abituato alle sfuriate Pasi, ecco perché quelle di mon cousin non mi offendono. È un modo di esprimere se stessi anche quello.»

Rimasi senza parole: come faceva ad essere così calmo e  comprensivo con una situazione così tormentata a casa? Ci si può abituare anche alle sfuriate? Forse per amore di una madre sì… Ma allora perché io non mi abituavo al modo in cui mi trattavano i miei genitori?

«Non ti nascondo però che certe volte, sento il bisogno di fuggire… forse anche per questo motivo sono venuto qui e mi piace stare con Oncle Albert.»

A quella frase sorrisi automaticamente: «Sì è vero, Alberto rende l’aria che respiriamo calda e accogliente, è la persona migliore che io conosca! A proposito, ma dov’è ora? Non dovrebbe essere in casa?»

Lucien mi guardò sorridente: «Oui, è in casa, era occupato perciò sono venuto moi ad aprire.»

«Occupato? Allora sta armeggiando in cucina!»

Avevo già l’acquolina in bocca al pensiero delle prelibatezze che cucinava Alberto, stavo per dirigermi in cucina quando Lucien mi bloccò con le sue parole.

«No, non è in cucina, vieni ti accompagno da lui.»

Il cugino di Emile oltrepassò la cucina, oltrepassò il sottoscala e continuò il suo cammino: l’unica stanza rimasta su quel tragitto era nel retro: l’ex serra, il laboratorio… E fu lì che arrivammo… Ed io ebbi una visione che non avrei mai pensato di avere: Alberto era in piedi, con un camice addosso, intento a dipingere!

Era talmente assorto da non essersi nemmeno reso conto del nostro ingresso ed io ero così sorpresa, da essere impossibilitata a parlare.

«Oncle Albert, Pasi è venuta a trovarti.»

Il padre di Emile si girò di scatto come se fosse stato risvegliato di colpo da un sogno e mi guardò mostrando uno dei suoi meravigliosi sorrisi:

«Bambina mia, che piacere vederti!» Mi venne incontro per abbracciarmi ed io incurante di quel camice sporco mi strinsi a lui felice più che mai.

«Stai dipingendo!»

«Sì piccola, oh, che ho combinato! Avevo dimenticato di avere il camice sporco addosso! Cambiati che ti lavo subito quei vestiti!»

«No ma che dici, non preoccuparti, me li lavo io.»

«Assolutamente no! Bisogna lavarli subito altrimenti il colore non andrà via, su forza, cambiati.»

«Ma non ho vestiti con me!»

«Ce ne sarà pure qualcuno in giro! Altrimenti te ne do uno di ma chère.»

«Alberto non preoccuparti, voglio vedere il tuo dipinto ora, al diavolo i vestiti!»

In verità l’idea di aver rovinato quella gonna e quel top non mi piaceva affatto, ma in quel momento il desiderio di vedere cosa stesse dipingendo Alberto, per la prima volta dopo vent’anni, fu più forte di qualsiasi cosa.

«Sono decisamente fuori esercizio e considera che sono anche all’inizio… Spero comunque di riuscire a renderlo come desidero.»

Il dipinto era un ritratto, ma non c’erano foto o modelli accanto da copiare, perché sicuramente Alberto conosceva a menadito tutti centimetri del viso di sua moglie. Claudine era ritratta in tutta la sua persona, mentre camminava allegra in un campo di fiori mosso dal vento, l’intero corpo era ancora abbozzato, ma lo schizzo del viso era già stato ricoperto da una prima mano di colore: i suoi capelli castani ondeggiavano al vento, coprendo parte del suo viso, ma non abbastanza per celare la sua espressione felice e serena, la luce vitale degli occhi e un sorriso dolcissimo e pieno di amore. Quel ritratto mi commosse: c’era tutto l’amore di Alberto, c’era la donna che lui amava, la donna che era stata, quella donna unica che lui avrebbe sempre avuto nel cuore.

«È bellissimo!» dissi con quel fil di voce che il magone mi permetteva «Claudine sarebbe fiera di essere stata ritratta così!»

«Grazie, bambina mia. È strano tornare a dipingere dopo vent’anni di pausa, ma stamattina mi sono svegliato con la voglia di farle un ritratto: Claudine mi ha fatto da modella molte volte… ma ogni volta non riuscivo a concentrarmi troppo sul dipinto, non so se mi spiego!» Fece una delle sue risate allegre e maliziose, mentre il mio volto prendeva fuoco al pensiero di Alberto che dipingeva la moglie in una versione casalinga di Jake e Rose in Titanic! 

«Dipingere la persona che ami è un’impresa difficile ma anche la più gratificante, è un omaggio a ciò che lei rappresenta per te, un omaggio a ciò che riesce a lasciarti dentro, al modo in cui la tua vita muta drasticamente per il solo fatto che lei è lì con te… glielo dovevo.»

Quanto amore traspariva dalle sue parole! Quel dipinto era una dedica silenziosa all’amore che li aveva uniti, era un omaggio a tutto ciò che avevano condiviso in quegli anni, a tutta la loro storia… Era un messaggio d’amore, che riusciva ad emozionare anche chi non aveva vissuto con loro quel sentimento. Commossa dalla profondità dei sentimenti di Alberto, gli passai un braccio intorno alla vita e mi appoggiai al suo braccio: aveva trovato un modo encomiabile per elaborare il suo lutto e mi sentii rilassata e serena a quell’idea, inoltre ero sicura che quel dipinto una volta ultimato, sarebbe stato una gioia per gli occhi, ma anche per il cuore, dei due uomini che più di chiunque altro avevano amato Claudine Flaubert.

«Sì, Claudine sarebbe fiera di te… e lo sarà di sicuro anche Emile!»

Non stavo più nella pelle al pensiero di vedere il volto del mio Pel di Carota nello scoprire che suo padre si era riappropriato della sua arte.

«Grazie bambina mia… ed ora vieni con me e scegliti un vestito!»

 

*****

 

Claudine aveva un guardaroba invidiabile: nel momento in cui Alberto mi diede libero accesso ad armadio e cassetti (dopo mille proteste da parte mia, che sembravo dover violare un terreno sacro), mi decisi ad esplorare tra gli abiti della madre di Emile e scoprii un mucchio di vestiti bellissimi e di gran pregio, tra cui molti abiti da sera, che di sicuro le erano serviti per le serate a cui doveva aver partecipato quando era famosa. Rimasi per quello che mi sembrò un tempo infinito, ad osservare estasiata quel guardaroba, prima di chiudere l’armadio che lo conteneva e cercare qualcosa di molto più semplice e quotidiano. Per mia grande sfortuna però, quando finalmente trovai qualche abito dallo scopo decisamente modesto, scoprii che Claudine era stata sempre una donna minuta… Decisamente troppo magra per i miei fianchi, che non mi permettevano di chiudere nemmeno un abito, o di calzare anche un solo pantaloncino! Da un lato fui sollevata di non dover indossare alcun vestito che fosse appartenuto a lei, ma dall’altro, il mio orgoglio di donna fu terribilmente ferito dalla constatazione di essere “troppo larga”. Scesi sconsolata al piano inferiore, indossando di nuovo i miei abiti e Alberto rimase interdetto.

«Beh? Non c’era nulla che ti piacesse?»

«Oh sì che c’era, c’era un’immensità di roba che mi piaceva… ma a quanto pare, non ho la sua stessa taglia…»

«Ah, a questo non avevo pensato… ero convinto che ti sarebbe andato tutto alla perfezione! Uhm… come posso rimediare, allora?»

«Alberto non preoccuparti, davvero, appena torno a casa li lavo io, non farti altri problemi.»

«Non posso permetterlo bambina, per allora quei colori saranno asciutti e non si toglieranno più dalle fibre, devono essere lavati ora che sono ancora freschi… Allora proviamo tra qualche vestito di Emile, magari scovo qualcosa di più piccolo che può andarti bene!»

«Ma no Alberto, non è il caso…»

«Pasifae, se non vuoi che ti chiami in questo modo da ora in poi, fai silenzio e aspetta qui, mentre cerco qualcosa che possa andarti bene.» 

Detto questo, sparì nel piano superiore, diretto all’armadio di Emile. Tornò dopo poco tempo con un’espressione trionfante sul viso:

«Com’è che si dice? “Conserva che trovi”: ho scovato uno scatolo con gli abiti di Emile di quando era più piccolo, rovista lì dentro e cerca se c’è un pantaloncino e una canottiera che possano andarti bene, ci sarà pure qualcosa che ti entri! Ho messo tutto in camera sua, così non ti sentirai a disagio.»

Sconfitta su tutti i fronti da quell’organizzazione impeccabile, mi diressi verso la mia sfilata casalinga improvvisata.

Per la buona pace mia e di Alberto trovai, come aveva pronosticato lui, una canottiera e un pantaloncino che mi andavano bene, così potei dare al padre di Emile i miei abiti, che finirono dritti in lavatrice, non prima di essere stati pretrattati.

«Per la fine della giornata dovrebbero essere asciutti, così non dovrai tornare a casa tua, vestita così.» Alberto mostrò un viso soddisfatto, mentre io d’improvviso pensai che dopotutto, era piacevole indossare qualcosa che fosse appartenuto al mio Pel di Carota.

 

*****

 

«Sì, Lucien è rimasto con me mentre dipingevo, anche se ero così concentrato da non rendermene nemmeno conto.»

Durante la mia sfilata improvvisata, avevo notato la scomparsa del cugino di Emile, ma presa com’ero dalla sconcertante verità di essere più grossa di Claudine, non mi ero chiesta dove fosse. Una volta trovati gli abiti giusti, scoprii che Lucien era andato a far la spesa, rivelandosi del tutto a suo agio con le strade, nonostante fosse con noi da pochi giorni. Al suo ritorno, ci accomodammo tutti e tre a prendere una bella granita al limone, mentre Alberto e suo nipote mi raccontavano la loro mattinata in comune.

«Da piccolo osservavo spesso ma soeur disegnare: mi piaceva perché non ho alcun talento del genere e l’invidiavo, così quando ho visto Oncle Albert dipingere, gli ho chiesto se potevo restare e sono stato lì con lui mentre lavorava.»

«Ed io ero così concentrato che nemmeno me ne sono accorto! È stato strano riprendere dopo tanti anni e trovare immediatamente la concentrazione, mi è sembrato che fosse trascorso un solo giorno da quando ho dipinto l’ultima volta.»

Era bello sentire quelle parole, ma era ancora più grande la gioia di vedere Alberto felice di aver ritrovato la sua arte: più mi parlava di quella mattinata e più sentivo crescere il desiderio che Emile vedesse il dipinto di suo padre. Sarebbe stata di sicuro una sorpresa bellissima per lui: se io mi ero emozionata, il mio Pel di Carota sarebbe rimasto tutt’altro che indifferente!

Come se fosse stato evocato dai miei pensieri, vidi comparire Emile sull’uscio della cucina: rimase per qualche secondo sulla porta ad osservarci e poi sparì, con un’espressione cupa sul volto.

Mi alzai immediatamente per seguirlo e lo vidi andare nel sottoscala. Quando lo raggiunsi, lo trovai accomodato su un gradino, intento a guardare davanti a lui, verso l’anticamera della saletta.

«Torna pure da loro, eravate un bel quadretto familiare.»

«Sarebbe un quadro più bello e completo se ci fossi anche tu.» mi accomodai accanto a lui e intrecciai la mia mano alla sua e come se fosse servito a dargli coraggio, Emile iniziò a dirmi a cosa stava pensando.

«Abbiamo definito l’accordo.» sentii la sua mano serrarsi sulla mia, «Claudio terminerà le incisioni e sarà con noi durante la tournée.» poggiai la testa sulla sua spalla per dargli conforto, «Ma non avrà nient’altro da me, la sua presenza nel gruppo è limitata a queste due occasioni, sono stato irremovibile in questo!»

«Sono fiera di te.»

«Io no, non lo sono affatto. Ma devo guardare avanti, non posso gettare tutto alle ortiche per un problema personale, quindi cercherò di sopportare e andare avanti… Del resto è una situazione che ho creato io ed ora ne pago le conseguenze.»

«Ce la farai Emile, ne sono sicura, la tua forza di volontà ti farà superare anche questo e dopo potrai andare avanti con i tuoi progetti, senza altri problemi.»

«Lo spero davvero, Pasi…»

«Perché ora non ti distrai un po’ e non vieni su a completare quel quadro? Anzi… a proposito… credo che ci sia qualcosa che tu debba vedere.»

Mi alzai senza staccare la mia mano dalla sua e lo condussi nel laboratorio, dove il quadro di Alberto accentrava la visuale con i suoi colori ancora vivi e freschi. Emile rimase sull’uscio per qualche secondo, con lo sguardo fisso e concentrato sul cavalletto.

«Stamattina tuo padre ha ripreso a dipingere.» Sentii la sua mano lasciare la mia mentre mosse i passi che lo separavano dalla tela. Rimase ad osservare il dipinto e quando mi avvicinai a lui, vidi la commozione nei suoi occhi. Deglutì prima di parlare con voce roca: «Era davvero bella.»

Con un magone improvviso mi strinsi a  lui.

«Sì, era bellissima.» Rimanemmo in silenzio, osservando quella silenziosa  dichiarazione d’amore,  immergendoci nel mare dei sentimenti che aveva scatenato in noi, finché sentii Emile sospirare:

«Andiamo a completare quel quadro, allora.»

 

*****

 

Entrando in cucina, osservammo Alberto e Lucien che conversavano serenamente, mentre pulivano l’insalata e i pomodori e prima che il mio Pel di Carota s’incupisse di nuovo, aprii il discorso sulla tela:

«Alberto, ho mostrato ad Emile il tuo lavoro.»

Gli tenevo nuovamente la mano, sperando che si concentrasse sui sentimenti positivi di quel momento. Alberto rivolse subito lo sguardo al figlio e vidi nei suoi occhi una calma espressione, in attesa di conoscere la reazione di Emile.

«Hai dimenticato i riflessi tra i capelli.»

Il mio Pel di Carota lo guardò con la sua solita espressione canzonatoria, ma i suoi occhi erano ancora lucidi e trasmettevano al padre tutto il suo affetto. Alberto dal canto suo si aprì in un sorriso estasiato prima di rispondergli per le rime:

«Ho appena iniziato ragazzo, dammi tempo e ti faccio un capolavoro!»

Si spostò per prendere un altro bicchiere per la granita e strinse a sé suo figlio con un braccio, poggiando la mano tra quei riccioli rossi così simili a suoi:

«Nessuno la dimenticherà, ragazzo mio.» Emile chiuse gli occhi per qualche secondo e portò una mano alla schiena di suo padre ricambiando quel mezzo abbraccio carico di amore.

«Ora vieni a gustarti questa granita al limone fatta dal tuo vecchio.»

Alberto si staccò e riempì il bicchiere di Emile, che si appoggiò al mobile ad una certa distanza da Lucien e dopo si rivolse a me:

«Pasi, la tua si è sciolta, ne vuoi un altro bicchiere?»

Mi insinuai tra i due cugini, tornando al mio ruolo di ponte di comunicazione tra loro: «Certamente! E dopo faccio anche il bis!»

Cosa che non avvenne, perché il capofamiglia di quella casa ci mise tutti al lavoro, come tante api operaie, per preparare il nostro pranzo estivo familiare. Solo quando arrivò il momento di accomodarci per mangiare, Emile si accorse di un particolare a cui non aveva fatto caso prima:

«Pasi, cosa ci fai con i miei vestiti addosso?»

 

*****

 

Il pranzo si svolse in tutta tranquillità: Emile non rivolse spesso la parola a suo cugino, ma non si espresse nemmeno in termini aggressivi, anche se tendeva ad usare il suo solito tono acido… Che cercavo puntualmente di smorzare con qualche pizzicotto vagante diretto ai suoi fianchi! Era seduto accanto a me e di fronte a lui c’era suo padre: entrambi monitoravamo il suo atteggiamento, cercando di tenere sotto controllo quella testaccia dura che si ritrovava.

Ma avevo capito dal suo invito, che il mio Pel di Carota stava, seppur in modo riluttante, tentando di abbassare il muro difensivo, per permettere a se stesso e Lucien di conoscersi un po’.

A fine pranzo, Alberto ebbe un’idea geniale: lasciando i piatti sporchi per un po’ a se stessi, tirò fuori da qualche recesso di quella casa, un gioco da tavolo da fare a squadre e arbitrariamente decise che avrei giocato con lui, lasciando i due cugini nello stesso team!

Fui felicissima di quella trovata, anche se avevo una certa ansia all’idea di dover lasciare quei due insieme, senza poter fare da intermediaria… Ma dovevo pur dar fiducia ad Emile, se mi fossi sempre messa in mezzo non avrebbe mai avuto modo di relazionarsi direttamente a Lucien e quest’ultimo d’altronde, non sembrava ancora esasperato dal comportamento rabbioso di suo cugino.

Quando Alberto mi scelse in squadra con lui, vidi Emile rivolgergli un’occhiata intensa carica di significati: c’era sorpresa, fastidio, probabilmente anche un po’ di rabbia nei suoi occhi… ma vidi anche una luce di divertimento, che si trasformò in un sorrisetto ironico di chi ha capito i movimenti dell’avversario. Vidi una luce di sfida negli occhi di Alberto e capii che la vera partita la stavano svolgendo quei due silenziosamente, prima ancora d’iniziare a giocare.

Quel gioco da tavolo, che doveva avere almeno vent’anni e che proveniva dalla Francia, era una specie di gioco dell’oca, che riservava molti modi d’interazione tra i partecipanti: i membri della stessa squadra spesso erano chiamati a cooperare, si trattasse di comprendere il titolo di un film da un disegno, stile “Pictionary” o di riunire una serie di versi di un testo classico, o un breve puzzle da ricomporre… Ce n’era per tutti i gusti e mentre io e Alberto trovammo tra di noi un’intesa perfetta, Emile e Lucien faticarono un po’ per capirsi, ma il mio Pel di Carota non perse mai la pazienza e ad un certo punto, riuscii persino a vedere un’occhiata d’intesa tra i due cugini!

Emile giorni prima, mi aveva ridotto il cuore in pappa dicendomi di essersi re-innamorato di me; in quel momento provai una sensazione simile nei confronti di suo padre: Alberto aveva trovato un modo splendido per avvicinare suo figlio e suo nipote e l’affetto e la stima profonda che sentivo per quell’uomo, crebbero a dismisura dentro me, quel pomeriggio.

Non c’era nulla da fare: quei due Castoldi, mi avevano definitivamente rubato il cuore!

 

E qualche ora più tardi, quando giunse per me il momento di andare a lavoro, il più grande tra i due ladri, si ritrovò con aria mortificata a scusarsi nei miei confronti…

«Non sai quanto mi dispiace bambina!» … perché le macchie di colore non erano andate via con il lavaggio, lasciando delle tracce indelebili sui miei vestiti.

«Ma no, Alberto! Sono stata io ad attendere, tu me l’avevi detto che dovevo cambiarmi subito, quindi la colpa è solo mia! Vorrà dire che ne approfitterò per fare un po’ di sano shopping!»

In realtà mi piangeva il cuore a vedere quel completo rovinato, ma come avevo appena detto, me l’ero cercata io e del resto, la gioia di vedere Alberto davanti ad una tela, valeva anche il sacrificio di quegli abiti! E poi tutto sommato, non era detta l’ultima parola, potevo escogitare ancora qualcosa per salvarli.

«No, no, devo assolutamente sdebitarmi con te, non posso accettare di averti causato un simile danno!» Alberto sembrava irremovibile, ma la sua ansia di riparare al danno, mi riportò alla mente la stessa convinzione che aveva avuto Emile, nel volermi ripagare quando rimasi la prima volta accanto a Claudine: ora capii da chi avesse preso quel suo senso così forte di onore e rispetto.

«Siete proprio due testardi!»  

Mi ritrovai a dar voce ai pensieri e Alberto non comprese quell’affermazione: «Eh?»

«No, nulla, non farci caso… volevo dire che tanto già lo so che qualsiasi protesta da parte mia sarà inutile, giusto?»

«Esatto bambina, quindi preparati all’idea che sarai ripagata.»

Alberto mi rivolse un sorriso rassicurante e deciso e davanti a quella risolutezza, depositai le armi, seppur inutili, che potevo avere per contrastare quella presa di posizione.

 

*****

 

Ritrovandomi senza gli abiti pronti per andare a lavoro, Emile decise di accompagnarmi a casa, per far sì che potessi cambiarmi, senza dover andare in giro con il completo macchiato di colore, o anche peggio, con i suoi vestiti di quand’era ragazzino!

Mi accompagnò fin davanti alla porta di casa e mentre armeggiavo con le chiavi, sentii le sue mani sui miei fianchi e la sua voce sussurrante dritta nell’orecchio:

«Sai che non sei affatto male, con i miei abiti?»

Sentii le sue labbra tracciare dei marchi infuocati sul mio collo e di colpo le chiavi mi caddero di mano: «Emile… devo andare a lavoro…» la mia voce non era affatto convinta, ma il mio cervello aveva ancora un angolo di razionalità attivato, che mi permise di ragionare ancora…

«Lo so…» …ma non avrei scommesso sulla sua durata.

 «…per questo ora scenderò e ti aspetterò giù in auto: ti accompagno a lavoro, così non farai tardi.»

Dopo avermi dato un bacio  che mi tolse tutta la poca voglia di fare la brava ragazza diligente, si staccò da me, con un sorrisetto soddisfatto sul viso e iniziò a scendere le scale, lasciandomi come un’idiota davanti alla porta di casa. 

 

 

*****

 

 

«Testarossa, hai pensato dove andare in vacanza?»

«In vacanza?»

«Sì, in vacanza… hai presente: spiaggia, amici, niente lavoro?»

«Sì sì, certo, ma non ho capito perché ti viene in mente ora e qui.»

Era trascorso un po’ di tempo dall’ultima volta in cui io e Stè eravamo andati a trovare Simona, così appena ci ritrovammo di nuovo un pomeriggio libero, ne approfittammo per riprendere quell’abitudine.

«Beh, perché ormai siamo in pieno periodo estivo e dovremmo pur pensarci… Chissà gli altri che hanno in mente di fare…»

«È vero, non mi ero nemmeno resa conto che fosse giunto il momento delle vacanze… e pensare che fino all’anno scorso non vedevamo l’ora che giungesse questo periodo!»

«Eh già… però devi mettere anche in conto, che in un anno sono cambiate un po’ di cose…»

Testa di Paglia aveva pienamente ragione, erano cambiate così tante cose in nemmeno un anno: non eravamo più studenti delle superiori, il cui nostro unico pensiero era studiare per superare le interrogazioni e nel mio caso, avevo stravolto così tanto la mia vita, che se solo riportavo la mente a quella che ero stata dodici mesi prima, mi sembrava di pensare ad un’altra persona.

«Hai ragione Stè, quante cose sono cambiate!»

«Quindi mi sembra doveroso farci una vacanzetta tutti insieme come al solito, non credi?»

«Verissimo!»

Sorrisi all’idea di trascorrere le ferie con i miei amici in tutta serenità, ma subito dopo pensai alla giornata in spiaggia di qualche giorno prima e mi resi conto che c’era un problema di fondo, che comprendeva parte di quei cambiamenti che mi avevano sconvolto la vita…

«Che c’è Testarossa? Ti sei rabbuiata all’improvviso… si tratta di Emile? È compreso anche lui nel gruppo, non volevo mica lasciarlo a casa!»

 Sarebbe stato bello avere anche il mio Pel di Carota con noi, ma allo stato attuale delle cose, avevo forti dubbi sulla sua presenza…

«Stè… io volevo parlarti proprio di questo…»

«Delle vacanze? Non vieni?»

«No, non si tratta delle vacanze… ma di Emile… e di come si comporta con te…» 

Chinai il capo, incapace di affrontare la sua reazione alle mie parole «Non è stato gentile con te l’ultima volta e mi dispiace davvero tanto, è stato un comportamento che mi ha mandato in bes…»

«Non preoccuparti, Pasi.»

«Eh?» Alzai la testa sorpresa.

«Non è la prima volta che la nostra amicizia crea qualche dissapore, non è vero?»

Il mio legame con Stè, era sempre stato oggetto di contesa con i  miei ex ragazzi e supposi che anche da parte di Testa di Paglia, ci fosse stato motivo di litigio spesso e volentieri con le sue ex compagne, nel vedere l’intesa che ci legava. Ma nonostante tutto il nostro legame era durato e probabilmente, anche in quel caso Stè doveva essere sicuro che il tornado della gelosia sarebbe passato, o almeno diminuito, in qualche modo.

«Sì… è vero.»

«Mi sono reso conto che Emile prova astio nei miei confronti ed è vero che non è piacevole sentirsi addosso le sue battute acide e la sua espressione cupa,  ma ormai sono così abituato a ricevere gli sguardi infastiditi dei tuoi ragazzi, che non ci faccio nemmeno caso!» Fece una breve risata prima di continuare «Anche a me è capitato qualche volta e ho sempre fatto notare alla ragazza di turno, che se io e te avessimo voluto avere una storia, non avremmo certo aspettato tutti questi anni, giusto?» Feci un cenno affermativo col capo «Perciò, finché io e te difenderemo la nostra amicizia, non c’è ragazzo o ragazza che possa infastidirmi, se ne dovranno fare una ragione, prima o poi!»

Mi mostrò uno dei suoi sorrisi più belli e sinceri, poggiando la sua mano sulla mia spalla: commossa da quella manifestazione di affetto incondizionato e dalla fiducia che nutriva nel nostro legame, l’abbracciai forte, sollevata all’idea che il comportamento di Emile non lo stesse ferendo.

A quel proposito, mi venne in mente un particolare: «Sofia ci tiene davvero a te Stè, non l’avrei mai immaginato di sentirla mentre ti difendeva!»

«Sofia ha preso le mie difese? Per la miseria, questa sì che è una sorpresa! Evidentemente il mio fascino colpisce ancora!»  Si fece una grande risata finché non si fermò di colpo «Aspetta un attimo… ma perché ha dovuto difendermi?»

«Ehm…» ma perché non tenevo mai la bocca chiusa?! 

Ero stata così felice che Stè non avesse assistito al battibecco tra me e Sofi ed ora rischiavo di dovergli dire tutto all’improvviso! Sperai che qualcosa d’inatteso lo distraesse e mi salvasse… ma chi poteva mai venire a salvarmi in un cimitero?

«Bonsoir Pasi, bonsoir Stefano.»

Se prima avevo avuto qualche dubbio, in quel momento ne ebbi la certezza: Lucien era un angelo del Signore, sceso dal Cielo per salvarmi la pelle!!

«Lucien! Che bello vederti!»

Gli mostrai un sorriso a cinquantadue denti e lo sguardo più grato di cui fossi capace, prima di abbracciarlo, presa dalla gioia di essermi salvata all’ultimo secondo. Dal canto suo, il mio biondo salvatore rimase  interdetto dalla foga del mio abbraccio, così mi staccai immediatamente, anche perché Stè doveva ancora salutarlo.

«Ciao Lucien! Che ci fai qui? Non è proprio un luogo frequentato dai giovani!»

«Sono venuto a portare dei fiori a Tante Claudine… volevo stare un po’ con lei.»

«Per la miseria ragazzi, come siamo tristi! Chi lo direbbe mai che abbiamo vent’anni, trascorriamo più tempo nei cimiteri che a divertirci!»

 La battuta di Stè era di una verità sconcertante: non ricordavo più quanto tempo fosse trascorso, dall’ultima volta che eravamo usciti con il solo scopo di stare insieme e divertirci, sembravamo davvero dei cinquantenni! 

«Hai proprio ragione Testa di Paglia, dobbiamo organizzare un’uscita, così anche Lucien potrà divertirsi un po’»

Ancora non mi capacitavo di come il cugino di Emile non fosse fuggito via per troppa noia: con il mio Pel di Carota che a stento gli rivolgeva la parola ed io che non sempre riuscivo a fargli compagnia, senza contare che quando accadeva si ritrovava immischiato in discussioni astiose o visite funebri, se fossi stata nei suoi panni, sarei corsa via a casa dopo qualche giorno!

«C’è una band che si esibisce stasera al Dada, potremmo andare a sentirli, che te ne pare? Uhm… sperando che ad Emile piacciano!»

Stè si fece una grande risata ed io mi feci piccola per l’imbarazzo: Testa di Paglia sapeva ridere di tutto, ma quell’argomento era ancora troppo spinoso per me e non riuscii a sentirmi in grado di affrontarlo con la sua stessa leggerezza.

«Beh, se a mon cousin non piacciono, vorrà dire che li ascolteremo da soli.» Lucien mi mise una mano sulla spalla in segno d’incoraggiamento mentre Stè gli dava man forte:

«Sono d’accordo, chi ci ama ci segue, il resto, che rimanga anche a casa!»

Scambiandosi un’occhiata d’intesa, quei due sorrisero all’unisono e mi resi conto che se Emile ci stava mettendo un po’ a legare con suo cugino, Stè aveva accorciato le distanze con Lucien nel giro di un battito di ciglia! Senza contare che erano anche accomunati dall’astio di Emile nei loro confronti… Nonostante quel pensiero amaro, vederli così affiatati mi fece sorridere e mi rese felice: ero sicura che quei due sarebbero andati d’accordo.

«Allora è deciso! Chiamo gli altri, Testarossa, anche se ho seri dubbi che si uniranno a noi… Chiamo anche Sofia, ok?»

«Perfetto Stè!»

 

Ovviamente, Emile declinò l’invito, ma quella volta non avrebbe potuto fare altrimenti: aveva una riunione col produttore per riprendere i fili da dove erano stati abbandonati. C’erano ancora dei brani da registrare, le foto da fare e tutta la grafica dell’album da decidere e dovevano farlo anche alla svelta, per rientrare con i tempi di produzione… Decisamente non avrebbe potuto essere dei nostri, anche volendo!

«Tu, Stefano e Lucien insieme? Avrò seri problemi a concentrarmi stasera!»

«Ma non ci saremo solo noi! Ci saranno anche Rita e Sofi… Fede non ha potuto unirsi a noi, ma gli altri ci sono tutti!»

Eravamo a telefono e non potei vedere l’espressione del suo volto, ma lo sentii sospirare rassegnato:

«Non posso che fidarmi di te… divertiti allora.»

«Lo spero… vorrei tanto che ci fossi anche tu…»

«Pasi, lo sai che proprio ora non posso, anche volendo.»

«Sì lo so, lo so, era solo uno sfogo…  In bocca al lupo per stasera e fallo nero!»

Cercai di non pensare al mio senso di vuoto per la sua ennesima assenza, concentrandomi sull’appoggio che volevo sentisse da parte mia, prima di affrontare Claudio; non era il caso che facessi la ragazzina immatura ed egoista, non in quel frangente!

«Crepi… a domani streghetta.»

«A domani testone.»

 

*****

 

 

Il Dada… sembrava trascorsa mezza vita dall’ultima volta che c’ero stata, quella sera in cui sentii Emile cantare per la prima volta…

 Mi fece uno strano effetto ritornarci: fu come viaggiare nel tempo ma in modo alterato; guardando le pareti di quel locale mi venne in mente tutta l’atmosfera della volta precedente, la folla, la mia sensazione di attesa e lo sconvolgimento totale che subii nel momento in cui sentii la voce del mio Pel di Carota. Ero immersa in quei ricordi con un sorriso estatico sul volto, nel ripensare alla mia inutile lotta interiore, per combattere ciò che stava facendo breccia nel mio cuore. Se non mi fossi lasciata andare a ciò che provavo avrei perso tutto quello che avevo vissuto in quei mesi: avrei perso Claudine, avrei perso Alberto… avrei perso Emile. E avrei perso persino Lucien, che in quel momento mi osservava divertito:

«Qualcosa non va, Pasi? Sembri Siddharta che raggiunge il Nirvana, hai un sorriso estatico sul viso come se stessi ammirando qualcosa che non possiamo vedere.»

Feci un sorriso, pensandomi come un flaccido buddha calvo in atto di perdersi in meditazione.

«Ero immersa nei miei pensieri… e nei ricordi. È qui che ho sentito Emile cantare la prima volta.»

«Ah! Non sono ancora riuscito a sentirlo: è bravo?»

«Sì, è bravo Lucien, è straordinariamente bravo! Claudine sarebbe fiera di lui.»

«Mi piacerebbe ascoltarlo, ma presumo che dovrò attendere che l’album sia messo in commercio.»

«Sarebbe meglio se lo sentissi dal vivo, lo apprezzeresti ancora di più, ne sono certa! Chissà che non si esibiscano prima di iniziare il tour!»

Mi sarebbe piaciuto che Lucien avesse avuto la possibilità di ascoltare suo cugino dal vivo; ero così orgogliosa di lui, volevo che tutti comprendessero il suo talento al meglio delle sue capacità e nei live Emile era inimitabile!

«Piacerebbe anche a me, Pasi… vedremo se ci riuscirò.»

In quel momento percepimmo la presenza di Rita che era appena riuscita ad entrare e aveva ascoltato una parte della nostra conversazione:

«Quanto ti fermi qui, Lucien?»

Il cugino di Emile le stava simpatico: del resto Lucien riusciva ad attrarsi le simpatie di tutti col suo modo di fare pacato e socievole, Emile a parte s’intende, ovviamente…  Persino Sofi sembrava meno acida quando c’era lui! Sembrava avere lo stesso dono di Fede di calmare gli animi e a quel pensiero mi intristii pensando che il mio amico non era dei nostri quella sera, ma aveva avuto un’emergenza in famiglia e non poteva lasciare: i suoi genitori erano via e una delle sue sorelle aveva la febbre e non poteva di certo lasciarla a se stessa, per venire a divertirsi con noi.

«Beh… a dir la verità non so ancora… Oncle Albert mi ha detto che posso restare quanto voglio ed io sono contento di essere qui… quindi non so.»

«Allora rendiamo produttiva questa permanenza!»

Stè arrivò in quel momento e portò un braccio intorno al collo di Lucien: «Visto che sei qui, che ne diresti di fare da insegnante a me e Testarossa? Stiamo cercando d’imparare il francese da soli, ma con un madrelingua sarebbe ancora meglio.»

«Allora hai deciso di torturarlo, Stefano! Dovrebbe avere una pazienza degna di un santo con te e Pasi!» Sofia era arrivata insieme a Testa di Paglia e come al solito, non ebbe alcuna remora a dire la sua, per cui la stuzzicai:  «Sofi perché non ti unisci a noi? Così vedrai quanto siamo bravi io e Stè!»

«Perché non continuiamo il discorso comodamente seduti? Prendiamo posto, prima che si riempia il locale.»

In sua mancanza, Rita faceva le veci del proprio ragazzo riportandoci all’ordine e con tutte le ragioni, dato che stavamo bloccando l’ingresso del locale, quando c’erano ancora alcuni tavoli disponibili per noi e le nostre chiacchiere. Ci accomodammo in un punto un po’ distante dal palco, ma che favoriva la conversazione, almeno finché non si fossero abbassate le luci.

 

Qualche minuto prima che si animasse il palco, mi arrivò un sms e con tutta sorpresa mi accorsi che era di Emile:

 

Sto per entrare nella casa discografica, dimmi che andrà tutto bene.

 

Sentii una stretta al cuore, rendendomi conto che il mio Pel di Carota mi stava chiedendo palesemente un appoggio e ringraziai il Cielo per aver deciso di mettere il cellulare in bella mostra, in modo da sentire l’arrivo di qualsiasi chiamata. Non osai nemmeno pensare cosa sarebbe accaduto, se non avessi letto quella richiesta di aiuto in tempo!

 

Andrà tutto bene, sono lì con te.

 

*****

 

Il gruppo che si esibiva quella sera non era male: trascorremmo un paio di ore in loro compagnia e furono gradevolissime, i volti dei miei compagni erano tutti sereni, persino Sofi si fece trasportare dalla musica andando a tempo con le mani! E quando terminò l’esibizione, Lucien mi gratificò di una confidenza:

«Ho sempre ammirato tutte le persone dotate di talento artistico: mia sorella è abile nel disegno e mio fratello fa teatro… Io sono l’unico a non aver ereditato una tale qualità in famiglia, per questo cerco di dare il meglio di me nelle cose che faccio… Mi sarebbe piaciuto riuscire a creare qualcosa o a trasmettere  qualche sensazione a chi mi ascolta, dev’essere appagante riuscire a trascinare il pubblico, come ha fatto questa bande ce soir.»

Capivo benissimo i sentimenti di Lucien: per anni ero stata la pecora nera della famiglia, che guardava alla sorella amata da tutti e invidiava la sua perfezione agli occhi degli altri. Non doveva essere facile per lui, convivere con due talenti e risultare l’unico “normale” in una famiglia di artisti… Senza mettere  in conto che si ritrovava anche un cugino cantante e uno zio pittore!

«Ti capisco Lucien, anche io ammiro tutte le persone dotate di talento artistico… ma non devi abbatterti, ognuno di noi ha qualcosa di unico in sé; non saremo degli artisti, ma avremo di sicuro tante altre qualità.»

«Oui, c’est vrai Pasi, hai ragione… a proposito, se volete posso darvi davvero lezioni di Francese, tanto non ho nessun impegno.»

Mi guardò sorridendomi sereno e fui felice di riuscire a  farlo sentire utile.

«Sarebbe bellissimo, Lucien! Con te accanto impareremmo di sicuro prima, rispetto a quelle tristi lezioni in DVD!» Mi girai in direzione di Testa di Paglia per dargli la bella notizia:

«Stè, abbiamo un insegnate! Lucien ha accettato di aiutarci col Francese!»

«Lucien, sei sicuro di quello che fai? Non sai a cosa vai incontro!»

«Sofi, ma tu da quando, sai come studiamo io e Stè?»

«Mi basta immaginarlo Pasi, se vi conosco anche un po’ di quanto penso, manderete al manicomio Lucien dopo due giorni!»

«Allora vieni anche tu, assisti a qualche lezione e vedrai quanto siamo diligenti!»

«Non ci penso nemmeno, il Francese lo conosco e non ho intenzione di perdere tempo nel risentire cose che già so.»

«Sophie, veux-tu danser avec moi?» Lucien si era alzato d’improvviso invitando Sofi a ballare con lui, approfittando di una canzone lenta che era in diffusione all’interno del locale, ed ebbe l’effetto di far arrossire Sofi e di zittirla di colpo!

«Eh? N-No… io non ballo.»

«Oh, peccato, allora c’è qualcosa che anche tu non sai fare.»

Lo sguardo di Lucien era gentile, ma quella frase mi sembrò a tutti gli effetti una frecciatina, che riuscì a mettere la lingua lunga di Sofi in un angolo e fece salire di buon grado la mia stima nei suoi confronti: non so se aveva intenzionalmente detto quella frase, per azzerare l’acidità di Sofia o perché voleva solo fare un commento bonario, ma il risultato che ottenne fu grandioso, perché non avevo mai visto Sofi così imbarazzata!

A quel punto Rita d’improvviso si alzò: «Pasi devo andare in bagno, vieni con me?»

Mi guardò con un’espressione complice, che sottintendeva che c’era qualche chiacchierata a quattr’occhi in arrivo e senza obiettare la seguii. Giunte nel bagno, mi trascinò con sé nella cabina e a voce bassa iniziò a parlare con fare confabulatorio:  «Pasi… ho l’impressione che a Sofia piaccia Lucien!»

«COSA???!!!»

Alzai il volume della mia voce senza pensarci: Sofi nelle vesti di una giovane innamorata, non ce la vedevo proprio... e poi mi sembrava che non fosse particolarmente presa dal cugino di Emile!

«Ne sei sicura, Rita? Io non vedo nulla di strano nei suoi atteggiamenti…»

«Rifletti bene: quand’è stata l’ultima volta che è uscita con noi, per sentire un gruppo musicale? Non ti sembra strano che proprio questa volta sia venuta… Occasione in cui casualmente, è presente anche Lucien. E hai notato com’è arrossita, anziché rispondergli per le rime?! Te lo dico io, Sofi si è presa una cotta per lui!»

Rita conosceva Sofi senza dubbio meglio di me e di sicuro sapeva leggere nel cuore delle persone meglio di quanto facessi io... Se i suoi sospetti erano veri, quell’estate si prospettava davvero interessante! Però questo significava anche, che avrei dovuto indagare se Lucien ricambiasse o meno l’interesse nei confronti di Sofi… Avrei dovuto escogitare qualche modo per carpirgli la verità senza farmi scoprire… ce l’avrei fatta? Avevo qualche dubbio in proposito, ma la curiosità di sapere, stava avendo il sopravvento!

Per il resto della serata feci attenzione a tutti gli atteggiamenti di Sofi e Lucien e notai che in effetti, la piccola del gruppo tendeva ad essere silenziosa quando Lucien parlava e non gli rivolgeva la parola che in rare occasioni. Lucien dal canto suo era gentile e cortese come al suo solito con tutti, era quindi difficile cercare di capire se provasse qualcosa di differente verso Sofi rispetto al resto del gruppo… Avrei dovuto organizzare qualche altra uscita, per verificare le teorie di Rita!

 

Impegnata com’ero a carpire i segreti dei cuori di Sofi e Lucien, la serata volò via in un batter d’occhio e senza rendermene conto ci ritrovammo presto a dover rientrare a casa, onde evitare di avere tutti il volto di uno zombie il giorno dopo, per mancanza di sonno. Arrivata a casa mia mi struccai subito, mi misi il mio pigiamino e sdraiata comodamente nel letto, mandai un sms ad Emile, senza nemmeno sapere se fosse sveglio o meno:

 

Com’è andata la serata?  Mi sono appena buttata sul letto… Vorrei tanto averti accanto ora…

 

Lasciai il cellulare acceso, ma dubitavo fortemente che Emile fosse ancora sveglio: quella riunione doveva averlo sfiancato di sicuro, togliendogli tutte le energie! Mi distesi nel letto, cercando una posizione comoda che mi conciliasse il sonno, quando sentii l’arrivo di un sms e di colpo gli occhi si aprirono per la sorpresa:

 

È andata bene, come mi avevi detto tu: sono riuscito a non saltargli al collo. :)  Forse dopotutto, potrò farcela a sopportarlo… Mi manchi anche tu streghetta, appena sarò più libero rimedierò. Sogni d’oro.

 

Presa da un momento di malinconia feroce, baciai il display del mio cellulare fermo su quell’sms e dopo aver mandato la buonanotte al mio amato Pel di Carota, trovai la posizione giusta e mi addormentai.



















_________________________________________________



Bonjour = Buongiorno
Oui = Si
Mon Cousin = Mio cugino
Trés difficile = Molto difficile
Notre famille est difficile = La nostra famiglia è difficile
Maman = Mamma
Oncle = Zio
Moi = Io
Ma chère = Mia cara
Soeur = Sorella
Bonsoir = Buonasera
Ce soir = Questa sera
Oui, c’est vrai = Si, è vero
Veux-tu danser avec moi? = Vuoi ballare con me?




________________________________________________

NDA

Hola mie care, come state? Innanzitutto, vi chiedo perdono per l'attesa, mi rendo conto che questi ultimi capitoli ve li sto facendo sudare, ma è una fatica anche per me, perchè posso dirvi ufficialmente che non ci sono ancora capitoli pronti! Il 27 è in fase di gestazione e spero di poterlo completare al più presto per non farvi attendere troppo, ma siate comprensive se ci saranno ritardi, non sempre ho tempo per mettermi a tu per tu con Pasi ed Emile e non sempre ho l'ispirazione... è una dura lotta, ma ce la faremo!!!
Come vi è sembrato questo capitolo? Personalmente sono legata alla decisione di Alberto di dipingere Claudine, perchè fa parte della prima stesura di questa storia e perchè è stata di forte impatto per me, mentre la scrivevo (sorridevo come una scema xD).
Spero comunque che in generale questo capitolo vi sia piaciuto quanto piace a me ^_^



Angolo dei Ringraziamenti

Cosa posso dire ancora per farvi capire quanto vi adori, e quanto il vostro interesse e la vostra partecipazione a questa storia sia stata importante per farmi andare avanti?
Siete il mio sostegno, e mi donate tanto affetto anche solo chiedendomi "Ma quando pubblichi?" <3
Passo quindi a ringraziarvi tutte tesore mie:

Iloveworld/Fiorella Runco
, la mia tomodachi/beta/madrina, una presenza insostituibile <3
Saretta, Vale
, Niky, Concy, le mie sisters sempre presenti e pronte alla recensione fulminea, che amano i miei bimbi con un trasporto tale da farmi commuovere!
Cicci, Ana-chan ed Ely che mi appoggiano in differita ^ ^
Kira1983, la mia adorata admin, che in un battibaleno si è messa alla pari delle sisters più affezionate <3

ThePoisonofPrimula
,
che oltre ad aver cercato, con pazienza e passione, di dare un volto a tutti i miei bambini, mi ha anche fatto pubblicità permanente sul suo profilo qui su EFP!!! <3 __ <3
Dreamer_on_heart,
anche lei diventata una delle mie sostenitrici più ferrate nel giro di un battito di ciglia *_*

E ovviamente, grazie un milione di volte e sempre di più a tutte voi che avete aggiunto questa storia tra le preferite, le ricordate e le seguite:
Ai_line, DISORDER, gigif_95, kiki0882, lorenzabu, lovedreams, samyolivieri, smokeonthewater, Tattii, Thebeautifulpeople, Aly_Swag, ArchiviandoSogni_, green apple, incubus life, princy_94, Ami_chan, Camelia Jay, cara_meLLo, cris325, georgie71, LAURA VSR, myllyje, nickmuffin, Origin753, petusina, piccolina_1994, roxi, sel4ever, smokeonthewater, Veronica91, _Grumpy, _Calypso_

Crescete in continuazione e mi rendete ogni volta più felice e soddisfatta! :D

ARIGATOU GOZAIMASU MINNA!!!!!!!

   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Deilantha