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Autore: Deilantha    19/01/2012    6 recensioni
Pasi è una diciannovenne impulsiva e socievole, dal futuro incerto ma dal buon cuore, che vive una situazione di conflitto in famiglia, sentendosi sempre la pecora nera rispetto ad una sorella apparentemente perfetta. Provando un vuoto affettivo tra le mura domestiche, Pasi si circonda di amici, che reputa la sua vera unità familiare.
Emile è il suo esatto opposto: non è un tipo socievole e vive esclusivamente per la musica, sul cui argomento è terribilmente arrogante. Ma il suo modo di essere così rigido e poco aperto agli altri, nasconde un dolore che il ragazzo si porta dietro dall’infanzia, dovuto ad una madre caduta vittima della depressione quando lui era ancora in fasce.
Emile e Pasi si scontreranno la prima volta che si vedranno, ma le loro vite sono destinate ad incrociarsi e farli crescere nella reciproca conoscenza.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Filrouge'
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Capitolo 27









 

 

Trascorse qualche giorno da quella sera al Dada e mi resi conto che le cose ad Emile iniziavano a girare per il verso giusto, per il semplice fatto che non lo vedevo più. Stava recuperando il tempo perso dietro i problemi creati da Claudio e tra il lavoro in bottega e le riunioni in studio, comprese di registrazioni, aveva a mala pena il tempo di darmi la buonanotte la sera.

Non era facile per me saperlo così preso e distante, ma a differenza delle occasioni precedenti, ero davvero felice che fosse così impegnato: Emile non poteva vivere senza la musica, non poteva essere diviso dal suo obiettivo e quando lavorava per raggiungerlo era più sereno, più appagato, più forte. Ed era quell’Emile che volevo vedere, quello che aveva il fuoco nello sguardo, quello che non si sarebbe fermato davanti a nulla pur di raggiungere i suoi propositi. Non volevo più vederlo abbattuto e sconfitto e con l’immancabile senso di colpa nello sguardo: anche se era lontano da me in quelle sere, sapevo che stava lavorando per mandare via quell’aria sconfitta dalla sua anima e ne ero felice. Ed era con quel pensiero che mi facevo forza, aspettando pazientemente il momento, in cui ci sarebbe stato posto anche per me.

Decisi quindi di concentrarmi su altre questioni per non farmi prendere dalla malinconia.

E l’argomento che più mi stava interessando in quei giorni era l’idea di Sofia innamorata. Morivo dalla voglia di sapere se i sospetti di Rita fossero veri, ma non potevo chiedere a Sofi di punto in bianco: “Scusa, ma per caso ti piace Lucien?”; di sicuro stavolta mi avrebbe chiuso la porta di casa in faccia per non aprirla più! Pensai persino di parlarne direttamente con Lucien, ma sarei stata di nuovo una grande impicciona in quel modo…

Mi stavo arrovellando su come comportarmi quando mi venne in mente il mio completo rovinato dai colori di Alberto: Sofia era una perfetta casalinga risparmiatrice e probabilmente avrebbe potuto aiutarmi a trovare un modo di recuperare quei vestiti senza doverli buttare… £ magari nel frattempo, sarei riuscita a carpire qualche informazione dalla mia criptica amica!

Mi congratulai con me stessa per quel colpo di genio e mi diressi da Sofi, approfittando del pomeriggio libero: avevo il turno notturno a lavoro e potevo concedermi qualche ora di svago prima di andare a chiudermi in quella rovente cucina… Lavorare accanto ai fornelli, al chiuso, durante la stagione estiva, non era affatto piacevole e mai come in quei giorni avevo desiderato l’arrivo del freddo!

Quando bussai alla porta di casa di Sofi, venne ad aprire suo padre:

«Oh, ciao Pasi, che piacere vederti qui.» 

Non avendo frequentato quella casa molto spesso, erano state poche le occasioni in cui avevo incontrato quell’uomo, ma ogni volta mi faceva sempre lo stesso effetto. Il padre di Sofia era stato schiacciato dalla vita, era un uomo dall’aspetto minuto e il suo atteggiamento generale era di totale remissività. Il divorzio dalla moglie doveva averlo distrutto e a distanza di tanti anni, ancora non riusciva a riprendersi da quel colpo che doveva aver minato tutte le sue fondamenta. Sofi non amava parlare di lui, quindi sapevo ben poco al riguardo, ma per quello che riuscivo a percepire da quell’uomo, sentivo in lui un carattere remissivo e poco incline alla rabbia e probabilmente sua figlia doveva aver ereditato da lui quel suo modo tranquillo di vivere la vita. Ma Sofi aveva anche una determinazione nello sguardo che invece era totalmente assente in quello del padre, che sembrava voler chiedere scusa al mondo per la sua esistenza. Provai pena per lui e mi chiesi come vivesse la sua vita e come Sofi vivesse quella situazione familiare disastrata… ma sapevo che queste domande non avrebbero avuto risposte, almeno non nell’immediato futuro, se volevo continuare ad avere Sofia come amica.

«Buonasera, c’è Sofia?»

Che domanda inutile, era ovvio che fosse in casa, ma proprio non avevo argomenti con quell’uomo, mi sentivo a disagio con lui.

«Certo, entra pure, Sofia è in camera sua.»

Sorridendo, mi accomiatai da suo padre e mi diressi verso la tana di Sofi, il luogo in cui amava trascorrere le sue giornate. La trovai intenta a leggere: era arrotolata su se stessa, seduta di traverso sulla poltrona in camera in sua,  talmente assorta dalla lettura, da non essersi nemmeno resa conto che fossi entrata! Schiarii  la voce per annunciarmi ma non sortii alcun effetto, allora mi avvicinai riprovando ad annunciarmi ma ottenni lo stesso risultato…

Iniziai a pensare che si fosse addormentata in quella posizione, vinta dal caldo pomeridiano… Allungai una mano davanti al suo viso, spostandola in alto e in basso per disturbarle la visuale e la vidi saltare per la sorpresa:

«Ma che dia… Pasi!!! Mi hai fatto prendere un colpo!»

«Mi sono annunciata due volte, Sofi! Sei diventata sorda per caso?»

«Ma no, avevo  gli mp3 nelle orecchie, vedi?»  Mi mostrò gli auricolari, che stava repentinamente staccando dalle sue orecchie.

«Ah, ecco spiegato perché non mi sentivi! Ma leggi e ascolti musica contemporaneamente?»

«Sì, la musica mi fa da sottofondo per isolarmi da tutto il resto… e dai programmi idioti che mio padre vede in tv!»

«Ah…capito…» Ecco la nota sarcastica puntuale come sempre… iniziavo a preoccuparmi sentendola così gentile e conciliante!

Eppure c’erano dei momenti in cui Sofi sapeva essere davvero una persona tranquilla e pacifica, ma ultimamente stava proprio dando il peggio di sé con l’acidità! Forse derivava dal momento che stava attraversando… ammesso che ci fosse un momento particolare nella sua vita in quel periodo! Mi esplose nella mente il nome Lucien , ma cercai di accantonarlo: ero lì per chiedere un aiuto a Sofi, o almeno quello doveva risultare il motivo principale e non potevo usare la parola Lucien prima di averle chiesto se potesse salvarmi  gli abiti.

«Pasi… perché ogni volta che vieni qui, t’incanti? Inizio a pensare che casa mia sia stregata, non è possibile che riesca ad ammutolirti in questo modo!»  Sofia come al solito mi destò dai miei pensieri e mi affrettai a risponderle:

«Sì, scusami… ero sovrappensiero…»

Mi guardò in silenzio studiandomi per qualche secondo.

«Qual buon vento ti porta da queste parti? Vuoi continuare il discorso iniziato sulla spiaggia?»

Avevo del tutto dimenticato i miei propositi di parlarle di quell’evento! Presa dalla mia curiosità nei suoi confronti e risollevata dalla consapevolezza che Stè non fosse ferito dalle parole aspre di Emile, non avevo più dato peso all’idea di parlare anche con Sofia, in merito a quella spiacevole discussione… Anche se dirle che Stè non era ferito, come lei melodrammaticamente aveva suggerito, poteva essere una piccola rivincita nei suoi confronti.

«Diciamo che è incluso nel pacchetto, ma il motivo principale è un altro: ho bisogno di un aiuto casalingo!»

 

*****

 

«Uhm… questi abiti sono conciati davvero male… hai ridipinto casa?»

«No, non ero io a dipingere… Alberto sta facendo un ritratto di Claudine!» 

Lo dissi orgogliosa e piena di gioia e il mio sorriso doveva essere davvero ampio, perché vidi alleggerire quell’espressione perennemente seria su volto di Sofi .

«Alberto è il padre di Emile, giusto?»

«Sì, è lui e non dipingeva da vent’anni!»

«Capisco… quindi ti sei gettata su di lui, incurante che fosse sporco di pittura e questa è la conseguenza!»

«Sì… ero troppo felice di vederlo dipingere di nuovo e come se non bastasse, stava facendo un ritratto alla donna che amava… l’amore della sua vita… È così romantico!»

Sofi mi guardò interdetta e in seguito abbassò lo sguardo, facendo un mezzo sorrisino: «Sembri una bambina quanto ti entusiasmi per queste romanticherie.»

«E come potrei non farlo, Sofi! Alberto ha un amore così grande, così sconfinato per sua moglie… Anche ora che Claudine non c’è più, lui la porta sempre nel cuore: cosa c’è di più bello e romantico?»

«Ah nulla, certo… Se fossi una persona romantica probabilmente ora starei saltellando per la casa insieme a te, ma non è questo il caso, quindi mi limito ad osservare te e a prendere atto degli eventi.»

Certe volte con le sue parole, Sofi riusciva ad inaridire qualsiasi situazione…

«Scusa un attimo, ma tu non eri quella che ci ha raccontato della leggenda del Filo Rosso del Destino? Non eri quella che sosteneva che alcune persone, sono destinate ad avere un legame per sempre?»

«Quante volte te lo devo dire, Pasi? Sì, è vero che alcune persone sono destinate a legarsi, ma questo non significa che quel legame porterà felicità, o che sia il legame del “Grande ed Eterno Amore”… bisogna essere realistici nella vita, Pasi, i legami di coppia non sono eterni, anzi, sono quelli più fragili in assoluto!»

«Tu non credi all’amore, Sofi?»

Mi venne spontaneo farle una domanda simile, non avevo nemmeno pensato che la sua risposta potesse portarmi a saperne di più su ciò che provava per Lucien (ammesso che Rita avesse visto giusto) e me ne resi conto solo in seguito.

«Credo che uomini e donne siano fatalmente attratti gli uni dalle altre e viceversa, ma non riesco a vedere gioia in questo Pasi: i legami di coppia sono devastanti quando non funzionano e di solito quest’ultimo è il caso più frequente.»

Con l’esempio che aveva in famiglia, di una madre totalmente assente e un padre che ancora soffriva per l’abbandono della moglie, Sofia non poteva che avere un concetto triste e depressivo dell’amore.

«E se ti capitasse d’innamorarti, cosa faresti?»

Probabilmente con quella domanda mi ero giocata le confidenze di Sofia, era un’invadenza non richiesta in un campo del tutto personale, ma eravamo pur sempre amiche e mi aveva detto che avrebbe fatto uno sforzo per aprirsi di più a me… Così sperai in quel dieci per cento di probabilità che avevo, di riuscire ad ottenere una risposta da Sofi, che non fosse un “Questo non ti riguarda”. Vidi però il suo volto irrigidirsi e farsi più cupo… mi sembrò persino che fosse arrossita… Forse Rita non era davvero andata lontano dalla verità!

«Spero che non mi accada… che non accada mai!»

Il suo tono era terribilmente serio e determinato: Sofi aveva paura d’innamorarsi!

In quel momento mi resi conto di riuscire a capirla: prima d’incontrare Emile avevo la sua stessa paura, lo stesso terrore di perdermi in un sentimento che mi annullasse, che mi portasse ad essere chi non volevo e che mi devastasse psicologicamente com’era accaduto nei casi precedenti: Sofia aveva visto in che stato ero, aveva visto la sofferenza di Rita quando lei e Fede si erano lasciati e vedeva il dolore di suo padre da decenni!

«Ti capisco sai? Forse questa è l’unica cosa che ci avvicina davvero: avevo la tua stessa identica paura anche io, ricordi?»

«Sì, lo so, Pasi… ma risparmiami la solfa dell’amore vero che ci salva dalle paure, perché ad essere sincera, io non vedo come un tipo come Emile possa farti davvero felice!»

«Se è per quello, non vedevi di buon occhio nemmeno che Fede e Rita tornassero insieme! E invece guarda come sono felici!»

Ignorai volutamente quell’accusa verso Emile, non volevo litigare di nuovo con Sofi, proprio ora che sentivo una maggiore vicinanza tra noi. Ma la mia amica era un osso duro e sorrise sarcasticamente alla mia ultima frase.

«È troppo presto ora, sono insieme da pochi mesi… I problemi si vedranno col tempo.»

«Sei troppo dura Sofi, io invece credo che questa sia la volta buona per loro… e credo che nel momento in cui incontrerai anche tu la persona giusta, cambierai finalmente idea!»

«Ammesso che esista, questa “persona giusta”… cosa a cui non credo minimamente.»

«Vedrai che quando meno te l’aspetti, ti pioverà dal cielo!» E chissà che non sia già qui!

«Quel giorno allora, me ne starò chiusa in casa!»

«Uffa Sofi, come sei negativa! Essere innamorati non è mica solo sofferenza! È un rimestamento interno  e arrivi a provare cose che normalmente non riusciresti mai a sentire… E la gioia che sa darti il solo pensare alla persona che ami… È vero ci sono momenti di totale sconforto, perché si vive tutto intensamente, anche i litigi e i momenti tristi, ma se il legame che unisce due persone è forte, tutto si supera e dopo ci si sente ancora più uniti di prima! È bello essere indipendenti Sofi, ma è ancora più bello essere in due e sapere che qualsiasi cosa accadrà nella tua vita, avrai sempre almeno una persona accanto, che ti sosterrà in qualsiasi momento.»

«Ci sono gli amici, per quello… sono molto più affidabili loro, di un ragazzo!»

«Proprio non riesco a farti cambiare idea, vero? I ragazzi non sono tutte belve, ne esistono anche di gentili, pazienti e che ti restano accanto… ad esempio, penso che Lucien sia così.»

Mi congratulai con me stessa per essere riuscita ad infilare il nome del cugino di Emile nel discorso, con totale nonchalance: era vero ciò che stavo dicendo e se fossi anche riuscita a carpire qualcosa dalla reazione di Sofi, mi sarei sentita fiera di me come se avessi vinto un Nobel!

«Cosa c’entra Lucien, ora?»

Eccola la reazione che cercavo! La stessa che ebbe quando nominai sua madre… Lucien era un argomento scottante, allora! Rita aveva visto bene!

«Era un esempio, Sofi, non scaldarti… pensa a quanto è paziente con Emile, al fatto che l’abbia persino difeso, nonostante fosse stato trattato male da lui i giorni precedenti… Secondo me, Lucien è una persona che quando vuole bene a qualcuno, fa di tutto per mantenere quel legame.»

«Puoi dire quello che vuoi, ma non m’interessa, il discorso per me è chiuso qui. Vediamo di concentrarci su questi vestiti, ora!»

 

 

Per il resto del pomeriggio, non sollevammo più l’argomento e dimenticai persino di dirle che avevo parlato con Stè. Ero troppo raggiante, perché avevo ricevuto la mia risposta: quella reazione e quel suo voler tagliar corto su Lucien, mi avevano rivelato ciò che le sue parole non volevano fare ed ora non mi restava che sondare l’altra metà della mela, il biondo cugino di Emile.

E mentre io elucubravo piani diabolici d’aspirante Cupido,  Sofi trovò un modo per salvarmi gli abiti: colorarli del tutto! Grazie alla Provvidenza aveva uno di quei coloranti per abiti, che si usano direttamente in lavatrice e si offrì di usarlo sui miei vestiti bianchi, che in quel modo avrebbero ricevuto un omogeneo color  blu notte, nascondendo le macchie dei colori di Alberto ed io avrei avuto due capi come nuovi! Purtroppo non avevo il tempo necessario ad attendere il lavaggio, l’asciugatura e la stiratura, così le lasciai in consegna il lavoro, ringraziandola ripetutamente e promettendole di tornare al più presto per recuperate i miei vestiti.

 

*****

 

Purtroppo il mio buonumore si spense nel momento in cui iniziai il mio turno lavorativo.

«Oddio che caldo qui dentro!»

Ogni giorno era peggio, lavorare al chiuso di una cucina d’estate, era un vero e proprio incubo. Poco aiutava il fatto che fosse sera e che il sole fosse calato, il calore accumulatosi intorno ai fornelli e alle friggitrici non aveva modo di andare via, perché l’aria esterna era troppo calda per dissipare quella interna e non aiutava nemmeno il fatto che in quella cucina, l’unica finestra fosse piccola e posta in alto, ovvero inavvicinabile per la sottoscritta! L’unica soluzione era quella di mantenere la porta di servizio aperta, ma con l’andirivieni di auto che c’era all’esterno, non era una condizione fattibile, a meno che non volessimo ritrovarci qualche estraneo all’improvviso nelle cucine! Di conseguenza, non ci restava che sudare e sperare che la serata terminasse il prima possibile.

«È infernale il caldo in questa stanza, come diavolo fate a rimanerci?»

«Secondo te? Dobbiamo rimanerci, si chiama lavorare!»

Serena era l’unica in tutto quel locale, che aveva la capacità d’irritarmi a morte: era una delle cameriere, ma probabilmente, era l’unica a non aver capito come fare il suo lavoro: perdeva quasi tutto il tempo a parlare con i clienti, con il risultato che le sue ordinazioni erano sempre quelle più in ritardo e caotiche. Eppure era ancora lì a lavorare, perché la ragazza era provvista di tinti capelli biondi e ricci e di un “airbag” personale che rendeva le sue argomentazioni davvero interessanti agli occhi dei clienti, che raramente si lamentavano del servizio. Senza contare che il nostro datore di lavoro, dimenticava presto le mancanze della sua sottoposta. E mentre lei ogni giorno faceva la sua sfilata di moda e intratteneva il pubblico pagante, io e i miei poveri sfigati colleghi, sgobbavamo in quell’inferno fatto di patatine fritte e hamburger di tutti i tipi… Mai una volta che chiedessero le insalate!

«Come sei acida stasera, Pasi! Hai problemi con il tuo ragazzo, forse?»

«Cosa?»

Mi girai con sguardo furente verso quella babbea che osava fare certe insinuazioni… Già dovevo patire il caldo in quel modo infernale, ci mancava solo che mi ricordasse quanto mi mancasse Emile!

«Uhm, mi sa che ho centrato in pieno il problema, eh? Meglio che me ne vada!» Serena si diresse verso la sala con un sorrisetto soddisfatto e si chiuse la porta della cucina alle spalle, lasciandomi  sola con la voglia di metterle le mani al collo.

«Quell’oca giuliva! Solo lei e le sue insinuazione stupide ci volevano, oggi!»

«Pasi, penso che tu debba fare un disegnino a Serena per spiegarle cosa significhi lavorare, quella ragazza  è capace solo di fare pettegolezzi.»

«Sarebbe inutile, Stella, non capirebbe nemmeno quello!»

«Hai ragione, è un caso disperato, per fortuna non  dobbiamo lavorarci insieme più di tanto, pensa ai poveracci che hanno a che fare con lei, in sala!»

La mia collega aveva pienamente ragione: io, lei e Paolo lavoravamo al sicuro in cucina e anche se era un inferno in quel periodo, non era paragonabile al lavoro in sala, soprattutto per quelli che dovevano accollarsi anche i tavoli che Serena dimenticava puntualmente di servire!

«Perché vi accanite sempre contro quella ragazza? Siete proprio due perfide.» 

«Oh andiamo, ma se nemmeno tu la sopporti!  Oppure ho perso qualche news?»

Paolo era uno di quei tipi felicemente singles, che si godevano tutti i privilegi del caso. In poche parole, ogni scusa era buona per portarsi a letto una nuova ragazza e iniziavo a pensare che Serena fosse entrata a far parte della lista.

«Beh, in effetti è meglio se chiude la bocca, ma ha altre doti non indifferenti.»

«Che ti dicevo io, Pasi? Non se ne salva una! Siamo rimaste solo io e te, ormai.»

«Che ci posso fare, scusate? Le ragazze sono belle e mi piacciono e finché anche io piacerò loro, che male c’è se ci divertiamo un po’?»

«Ordinazione in arrivo, ragazzi!»

Stella interruppe il nostro battibecco, vedendo arrivare un’ordinazione che ci riportò subito al dovere, ma nel frattempo Serena tornò in cucina per prendere altro ketchup e iniziai sospettare che quella nuova celerità fosse dovuta ad  un suo improvviso interesse nel tornare il più possibile in quella stanza… Avevo paura che nelle prossime sere non ce la saremmo tolta di dosso! E infatti la vidi muoversi in modo sinuoso intorno a Paolo lanciandogli occhiate languide, prima di tornare in sala: il mio collega le lanciò un bacio volante ed io tornai al mio dovere disgustata.

«Sei caduto davvero in basso, avrà anche mille doti nascoste, ma è così irritante! Mi vien voglia di strozzarla ogni volta che la vedo!»

«Potrei pensare che tu sia gelosa.»

«Io? Ma fammi il piacere! Sono felice per conto mio e non ho certo bisogno di venire ad elemosinare le tue attenzioni, né di dividerti con Serena

Calcai la voce con un tono di disgusto, sull’ultima parola: se anche lontanamente, Paolo fosse stato il mio tipo e non fossi stata impegnata con Emile, il solo pensiero che fosse stato con quella bionda monocellulare, mi faceva passare qualsiasi voglia di farci alcunché.

«Ah già, dimenticavo, tu hai il tuo Emile!»

«Ora il geloso sembri tu!» Stella intervenne al momento giusto, con quella battuta che mi salvò dal saltare addosso a Paolo: evidentemente Serena gli faceva un brutto effetto, perché non si era mai rivolto a me con lo stesso tono canzonatorio che avevo sentito nella voce della bionda poco prima; era già la seconda volta che si metteva in mezzo Emile quella sera e già non ne potevo più!

«Geloso, io? Assolutamente no, non so nemmeno se esiste questo tipo.»

«Cosa diav...»

Mi stava facendo davvero alterare e se non fosse stato per l’intromissione tempestiva di Stella, avrei davvero attaccato Paolo e le sue insinuazioni da quattro soldi!

«Calmati Pasi e mettiamoci al lavoro, altrimenti faremo tardi con le ordinazioni.»

Per fortuna il lavoro ci assorbì per tutto il tempo susseguente e gli irritanti discorsi su Serena ed Emile non furono più aperti. Dal canto mio, evitai altri commenti ogni volta che  quella tipa entrava in cucina e cercai di ritrovare il mio buonumore andato a farsi friggere insieme alle patatine, pensando al nuovo aspetto di Sofia che avevo visto nel pomeriggio.

Era bello saperla interessata a qualcuno ed ero davvero felice che quel qualcuno fosse Lucien, speravo che ciò che le stava nascendo nel cuore sarebbe stato capace di darle una nuova speranza nel futuro, che le riportasse il sorriso sul viso. Una parte di me mi stava dicendo che m’impicciavo troppo, ma l’altra era così felice, così speranzosa di vedere Sofia finalmente felice e serena, che non riuscivo a darmi una calmata, così mi dissi che quella notte, avrei potuto anche concedermi di far spaziare la fantasia, un po’ per distrarmi e un po’ per crogiolarmi nell’idea di Sofi innamorata. L’indomani avrei cercato di moderarmi, ma quella sera avevo bisogno di una buona notizia per sopportare quelle ore infernali.

«Pasiiiiii, allora mi vuoi sentire?»

Possibile che nemmeno Sofia riusciva a vincere la voce irritante di Serena? Cosa diavolo voleva da me ora? «Cosa c’è!? Si può sapere che ci fai di nuovo in cucina?!»

«Che modi antipatici! Ti sto chiamando da un pezzo, non è colpa mia se non mi senti!»

«Ero concentrata, qui dentro si lavora, se non te ne fossi resa conto.»

Serena incrociò le braccia al petto indispettita: «Mi vien voglia di non parlarti affatto! Se non fosse che aspettano risposte là fuori!»

Risposte? Forse qualche cliente aveva da lamentarsi? Dovevo aver combinato qualche disastro mentre ero sovrappensiero…

«Cos’è successo? Cos’è andato storto?»

«Nulla, spero… per te. Perché anche se tu non mi sopporti, a me non stai antipatica e non ti augu…»

«Serena, devo lavorare, non ho tutto il tempo, dimmi quello che devi e lasciami continuare!» Rimase stupita dalla mia brusca interruzione: mi guardò con astio e con lo stesso tono, finalmente mi spiegò il motivo che l’aveva condotta per l’ennesima volta in quella cucina.

«C’è una, là fuori, che vuole vederti.»

«Vuol vedere me?»

«Sì…»

Vidi Serena assumere un atteggiamento più rilassato.

«L’ho sentita mentre parlava con una accanto a lei che nominava un certo Emile e le ho detto che il mondo è davvero piccolo, visto che è la seconda persona che incontro che conosce un tipo con questo nome… e allora lei mi ha chiesto chi conoscevo io e le ho parlato di te.»

Era spettacolare il modo naturale in cui Serena non manteneva il riserbo sulla vita privata altrui… Chi mai poteva essere, questa tipa che chiedeva di me? E come faceva a conoscere Emile? Del resto dubitavo che fosse un caso di omonimia: quanti Emile potevano esserci nei dintorni? Morivo dalla curiosità di sapere l’identità di questa sconosciuta, ma non era il momento adatto per fare nuove conoscenze.

«Io sto lavorando ora, non posso fermarmi per parlare.»

«Allora le dico di passare all’esterno e di bussare alla porta di servizio.»

Senza nemmeno sentire la mia replica, Serena uscì dalla cucina, decisa a farmi incontrare la Donna del Mistero.

«Visto che non è un orco? Serena sa essere anche gentile, quando vuole.» Paolo fece un sorriso soddisfatto verso di me.

«Tu sei di parte, sono gli ormoni che parlano per te, ora!»

Tuttavia, nonostante la mia risposta, dovevo ammettere che quella ragazza insopportabile, non era poi così insopportabile… Forse ero stata precipitosa nel giudicarla… forse.

 

Trascorsero una decina di minuti e della tipa misteriosa non si sentì più parlare e presa dal lavoro, me ne dimenticai totalmente. Ma dopo un paio d’ore (o almeno credetti che fosse trascorso quel lasso di tempo), quando la cucina fu finalmente nella fase calante con le ordinazioni, sentii bussare alla porta di servizio.

Io e Stella ci guardammo curiose, mentre Paolo andò aprire guardandomi con un’espressione ironica: ero certa che si aspettasse una scenata del tipo: “Sta’ lontana dal mio Emile” ed io speravo con tutto il cuore che non fosse quella l’occasione, perché iniziavo a temere la portata della mia gelosia.

«Buonasera, cosa posso fare per te?»

Sentii la voce di Paolo in “modalità cascamorto” e compresi che la Donna del Mistero doveva essere una ragazza graziata dalla Natura… ma che evidentemente non era affatto interessata alle avances del mio collega.

«Mi hanno detto che qui potevo trovare la ragazza di Emile Castoldi, è vero?»

Mi precipitai verso la porta, liberando quella tipa dalla presenza ingombrante di Paolo, curiosa come non mai di vedere chi fosse: «Sono io.»

La Donna del Mistero, era una ragazza alta e snella dai lunghi capelli lisci e neri, dagli occhi scuri e da un trucco pesante che s’intonava al suo abbigliamento dark.

«Oh, che piacere conoscerti, Pasi!»

Il suo aspetto cambiò all’improvviso quando, guardandomi finalmente in viso, mi rivolse un sorriso sereno e lieto.

«Io sono Iulia, piacere di conoscerti!»

 Mi affrettai a presentarmi allungando la mano verso quella in attesa di Iulia e rendendomi conto che conosceva già il nome, mi chiesi chi diavolo fosse quella ragazza! Il suo sorriso non presagiva brutte notizie e la scenata tanto attesa da Paolo, ma a quel punto davvero non riuscivo a immaginare chi fosse, perché conoscesse Emile, perché sapesse il mio nome e cosa volesse da me.

«Scusa se ho insistito per vederti mentre lavoravi, ma ho sentito parlare tanto di te e non ho la più pallida idea di quando avremmo potuto incontrarci, così non ho voluto perdere l’occasione!»

Continuò  a sorridermi come se si aspettasse che la riconoscessi, ma evidentemente il mio viso doveva avere l’aspetto di un punto interrogativo, poiché continuò a presentarsi.

«Oh, hai ragione, non mi sono ancora presentata come si deve, immagino che Franz non ti abbia mai parlato di me.»

Franz? CHI diavolo era Franz!?

«Come scusa? Chi…»

«Francesco, il chitarrista dei GAUS; lo conosci, vero?»

Francesco! Ma certo!

Ora iniziavo a vedere la luce in quel buio, ecco perché conosceva il mio nome, Francesco le aveva parlato di me!

«Certo che lo conosco! Lui e Filippo sono una coppia spassosissima, se non fosse per loro in quel gruppo non si riderebbe mai!»

«Hai completamente ragione! E scusami se te lo dico, ma ad iniziare dal frontman, sono sempre tutti così seri e pesanti! Per fortuna che il mio Franz non si è fatto influenzare!» 

“Il mio Franz!”: la luce si faceva sempre più ampia, finalmente avevo capito tutto: «Sei la ragazza di Francesco!»

«Risposta esatta!»

Iulia mi sorrise soddisfatta e la vidi armeggiare nella sua borsetta in stoffa: piccola, senza fronzoli e rigorosamente nera.

«Come premio, ti regalo questo.» Mi porse un sacchettino fatto ad uncinetto. «Dovevo consegnarlo ad una mia cliente, ma ha disdetto proprio oggi e visto che ormai ce l’avevo, lo regalo a te. Dentro c’è il mio numero di telefono, mi piacerebbe vederti qualche volta, quindi aspetto una tua telefonata quando sarai libera, se ti va.»

Totalmente senza parole, presi il regalo inatteso e la guardai con l’espressione più sorpresa della terra.

«Ora vado, non voglio farti trovare nei guai mentre lavori, aspetto che mi chiami, ok? A presto.»

Salutandomi con una mano, si allontanò senza darmi nemmeno la possibilità di replicare e per la prima volta in vita mia, rimasi senza parole, sull’uscio di quella cucina.

 

*****

 

Tornai a casa stanca morta: il calore infernale di quella cucina riusciva a debilitarmi più del lavoro in sé e per sé e solo nel momento in cui varcai la soglia di casa, ricordai del pacchetto di Iulia. Ma c’era ancora una cosa da fare, prima di cedere alla curiosità: accesi il cellulare, lasciato spento mentre lavoravo e vi trovai due chiamate perse di Emile. Mi si strinse il cuore per la tristezza: era la seconda sera di fila che non riuscivamo a parlare, perché quando avevo il turno notturno era impossibile riuscire ad essere disponibile, per sentirci prima di andare a dormire.

Senza molte speranze gli feci uno squillo e trovai il cellulare acceso, ma dopo una serie di ulteriori squilli desistetti: se non mi aveva ancora risposto, probabilmente si era addormentato con il telefono acceso e non volevo disturbare il suo sonno. Lasciai comunque il mio cellulare acceso, augurandomi che quella settimana trascorresse il più in fretta possibile in modo da cambiare il mio turno di lavoro e mi decisi ad aprire il pacchetto di Iulia: come aveva detto lei, nel sacchetto c’era un foglietto arrotolato con un numero di telefono, più un ciondolo fatto in uno di quei materiali nuovi, quelle ceramiche sintetiche in cui avevo visto molti bijoux. Aveva un ciottolo in vetro al centro ed era decorato da un disegno astratto che si estendeva in basso con  una serie di intrecci, la pasta usata era rigorosamente nera e il ciottolo sembrava viola. Ricordai la frase di Iulia: “Dovevo consegnarlo ad una mia cliente” e ipotizzai che il ciondolo fosse opera sua, un’altra artista!

Quella ragazza mi aveva incuriosito con il suo modo di fare e mi ripromisi di chiamarla, appena avessi avuto del tempo libero e sicuramente dopo che avessi visto Emile, perché vedendo il display del mio cellulare spietatamente scuro, senza un segno di chiamate, tirai un sospiro di rassegnazione e mi decisi a chiudere quella giornata.

 

 

*****

 

«Pasi che hai, ti vedo pensierosa.»

«Eh? No…non è niente Fede, davvero.» 

Il pomeriggio successivo al mio incontro con Iulia, andai al centro, decisa ad occuparmi un po’ delle mia stanza, che avevo trascurato fin troppo. Decisi di dare una ripulita ed una sistemata sugli scaffali, o meglio, quella era stata la mia intenzione iniziale, perché quando Fede mi riportò alla realtà, mi resi conto di essere rimasta ferma con dei libri in mano per un po’ di tempo.

«Lo sai che non puoi mentirmi, sei pensierosa, c’è qualcosa che ti preoccupa?»

Sapevo di non poter reggere il gioco per molto tempo e del resto, perché mai avrei dovuto? Fede era mio amico e potevo tranquillamente sfogare le mie ansie con lui.

«Sono un po’ giù di morale perché mi manca Emile, anche se da un altro verso, sono al settimo cielo per un’altra situazione… e poi ieri ho conosciuto una tipa strana che mi ha incuriosito…»

«Uhm, la tua vita è movimentata come sempre, eh?» Fede mi fece un sorriso rassicurante, venendomi incontro.

«Coraggio, siediti e dimmi cosa c’è che non va.»

Ovviamente colsi la palla al balzo: mi accoccolai su una delle sedie poste davanti alla mia scrivania, accanto al mio amico e gli raccontai dell’incontro con Iulia e dei due giorni trascorsi senza nemmeno sentire il mio Pel di Carota. Fede mi ascoltò senza battere ciglio e senza alcuna interruzione. Cercai di non accennare alla storia di Sofia, perché volevo esserne sicura prima di spifferare le mie ipotesi al vento, ma avevo dimenticato due particolari che vennero alla luce appena terminai mio lungo discorso: il primo, era che Fede mi leggeva come un libro aperto…

«E quella situazione che ti fa stare al settimo cielo, immagino sia inerente a Sofia.» … e due, se io avevo il ruolo di Sherlock in quella situazione, lui era il ragazzo del mio Watson.

«Rita ne ha parlato anche con te?!»

«Rita sa mantenere un segreto a tutti tranne a me e dato che io non c’ero quella sera, ha sentito il bisogno di aggiornarmi.»

Il sorriso di Fede nel parlare della sua ragazza era dolce e traspariva da esso tutto l’amore, che il mio amico provava per lei: Rita a volte era infantile proprio come una bambina e quel tratto della sua personalità che a molti avrebbe dato fastidio, per Fede era un piccolo difettuccio che la rendeva ancora più bella ai suoi occhi.

«Posso darti un consiglio a questo proposito? Conosco Sofia da anni e so quanto sia riservata, quindi per quanto tu e Rita siate emozionate all’idea che la nostra piccola amica abbia trovato un po’ di tenerezza nel suo cuore, rispettate la sua riservatezza ed evitate di inondarla di domande o di frasi sibilline. Sofia ha un carattere particolare e il vostro intervento non richiesto la farebbe chiudere ancora più in se stessa.»

«Ci avevo già pensato Fede e dato che io e lei abbiamo già dei trascorsi, non voglio intromettermi più di tanto… ho solo cercato di appurare la teoria di Rita fosse vera…»

Terminai quindi il mio lungo discorso, raccontando al mio amico delle conclusioni a cui ero giunta.

«Credo che tu e Rita abbiate visto nella giusta direzione e a maggior ragione, cerca di non esagerare, Pasi.»

«Non lo farò, promesso!» Mi guardò con un sorriso soddisfatto.

«Bene. Per quanto riguarda questa Iulia, non ho granché da consigliarti: se ti va d’incontrala fallo, altrimenti a quanto ho capito, avrai ugualmente modo di conoscerla prima o poi.  Sull’argomento Emile invece, posso solo dirti che dovrai fartene una ragione, perché questa è la vita che vuole fare e ci saranno tanti altri periodi impegnativi come questo, lo sai. A meno che tu non decida di vivere in funzione dei suoi impegni, dovrete trascorrere molti momenti lontani e separati ed è bene che te ne renda conto subito, perché se non ce la fai a sopportarlo, è meglio che chiudiate ora la vostra storia prima, che le cose diventino più complicate e profonde.»

Fede aveva pienamente ragione, ma nel momento in cui aveva pronunciato la parola “chiudiate”, avevo sentito una fitta a centro del mio cuore che mi aveva tolto il respiro per qualche secondo: non era minimamente concepibile per me un’idea simile, anche se razionalmente avrei dovuto considerarla. Ma il mio cuore, da troppo tempo mi diceva che il mio destino era negli occhi di Emile e che qualsiasi fosse stato il problema, l’avremmo superato insieme. Non avrei mai potuto lasciarlo, anche se questo mi fosse costato settimane e settimane sottolineate dalla sua assenza.

«No Fede, ce la faccio, sono in grado di aspettare; probabilmente non mi abituerò mai alla sua assenza, ma so che devo farmene una ragione… tanto posso sfogarmi con voi quando mi manca, vero?»

Gli rivolsi un sorriso carico di speranza, perché l’appoggio dei miei amici, come sempre, era la colonna portante di tutta la mia esistenza e non avrei mai potuto rinunciare a loro.

Fede poggiò la mano su un mio ginocchio rassicurante: «Ma certo, altrimenti che ci siamo a fare?»  

Gli sorrisi grata e in quel momento, pensando all’appoggio che mi aveva appena confermato, mi rabbuiai ricordando l’episodio in cui quel sostegno era improvvisamente venuto a mancare:

«Fede… anche tu  hai una cattiva opinione di Emile?»

Federico era sempre stato, tra i miei amici, quello in grado di gestire gli umori ballerini del mio Pel di Carota ed era anche l’unico che riusciva a parlarci facilmente: avevo sempre dato per scontato che lo capisse, probabilmente anche meglio di quanto facessi io, ma alla luce del discorso di Sofi sulla spiaggia e alla reazione di Rita, avevo iniziato ad avere dei dubbi anche su di lui.

In risposta alla mia domanda, mi sorrise gentile e mi guardò con tenerezza, come si guarda una sorella minore, o un bambino:  «Ti riferisci al discorso sulla spiaggia, vero?»

«Sì… Sofi e Rita mi hanno lasciato intendere che sono d’accordo nel giudizio su di lui… Con Stè ho parlato e non è arrabbiato con Emile, quindi mi chiedevo se anche tu fossi d’accordo con le ragazze, oppure no…»

Ero tesa, temevo il momento in cui mi avrebbe risposto, perché l’idea che il mio Pel di Carota non piacesse ai miei amici era terribile e destabilizzante e lo sarebbe stata ancor di più se anche Fede fosse stato dello stesso avviso, poiché raramente si sbagliava sulle persone. Non riuscivo a vedere Emile nell’ottica di Sofi e Rita, non potevo assolutamente credere che mi facesse soffrire volontariamente, non dopo quello che mi aveva detto, non dopo tutti sensi di colpa che aveva nei miei confronti!

Fede si prese una piccola pausa per ponderare bene la sua risposta e mi guardò con serietà.

«Non è mia abitudine dare dei giudizi sulle persone, perché negli atteggiamenti di tutti c’è sempre un punto di vista buono e uno cattivo e spesso, vediamo ciò che vogliamo vedere, o ciò che è molto più vicino al nostro modo di pensare. È vero anche però, che ho avuto modo di conoscere un po’ Emile e quello che ho capito di lui è che è una persona ferita, che difficilmente si apre agli altri e spesso non riesce a gestire ciò che sente. Non credo che abbia voluto farti del male consapevolmente, il suo attacco era diretto solo verso Stefano e in questo non è stato diverso dagli altri che lo hanno preceduto. Probabilmente Sofia e Rita hanno reagito in quel modo perché sono preoccupate per te, perché vorrebbero vederti accanto a qualcuno meno ombroso e più socievole, qualcuno più simile a te.»

«Quindi non hai una cattiva opinione di Emile!»

Fede sorrise, comprese cosa volevo sentirmi dire con tutto il cuore e mi diede la risposta che cercavo:

«No, non ho una cattiva opinione del tuo ragazzo: è un normale maschio geloso, con l’aggravante che è poco socievole.»

«Oh Fede, non sai quanto mi fai felice!»

Saltai letteralmente al collo del mio amico per abbracciarlo, presa dalla gioia di non aver perso del tutto l’appoggio dei miei amici.

I miei genitori potevano criticarmi fino alla fine dei miei giorni e ci sarei stata di sicuro male, ma l’avrei sopportato a testa alta, se invece le critiche provenivano dai miei amici, mi si apriva uno squarcio sotto i piedi e all’interno della mia anima, perché loro erano il mio appoggio incondizionato, erano la famiglia che avevo scelto, erano il mio sostegno e non avrei mai potuto sopportare i loro sguardi accusatori o un clima teso all’interno del nostro gruppo. Inoltre, Emile faceva parte a pieno titolo di quella famiglia che stavo costruendo intorno a me e non sarei sopravvissuta ad un’altra spaccatura familiare, non tra di loro!

Fede iniziò a ridere e ricambiò l’abbraccio, prima di tornare ad assumere un tono lievemente più serio.

«Non arrabbiarti con Rita e Sofia, hanno reagito in quel modo solo perché tengono sia a te che a Stefano; del resto lo sai cosa accade quando entra un estraneo in un gruppo: deve superare qualche prova prima di poter essere accettato.»

«Hai ragione, forse ho preso l’accaduto un po’ troppo drammaticamente, ma voi per me siete davvero importanti e il solo pensiero di avere Emile da una parte e voi dall’altra senza potervi unire, mi ha diviso il  cuore in due parti, mi sono sentita persa.»

«Lo so Pasi, ho visto quanto ci stavi male, per questo ho fatto capire a Sofia che era giunto il momento di smetterla; anche lei quando inizia a dare addosso a qualcuno, non si ferma se non viene bloccata.»

«Io lo dicevo che è simile ad Emile! E lei invece non lo vuole ammettere!»

Mi staccai di colpo dall’abbraccio di Fede, presa da quel discorso che mi mandava in bestia.

«Sì, è molto simile ad Emile ed è per questo che non vuole ammetterlo, non potrebbe mai sopportare l’idea di somigliare a qualcuno che non le è simpatico!» Fede fece un sorrisetto ironico diretto alla nostra amica e tra il divertito e il pensieroso aggiunse: «Certo che se si è innamorata davvero, sono proprio curioso di vedere come si comporterà!»

 

*****

 

«Mais no, Pasi, la pronuncia è sbagliata e qui Stefano, hai sbagliato l’accento…»

«Te l’avevo detto io che ci serviva un insegnante, Testarossa, ho l’impressione che abbiamo sbagliato tutto!»

«Lo so Stè… mi sembra di essere tornati a scuola!»

«Mi state ascoltando?»

«Sissignore!»

«Sissignore!»

Sì, era davvero come tornare a scuola, incluso il modo mio e di Stè di rispondere all’unisono.

Ogni volta che avevamo potuto farlo, ci eravamo scelti come compagni di banco e Lucien nel suo modo preciso di fare le cose, aveva deciso di comportarsi proprio come un insegnante, dandoci dei compiti e facendoci sedere una accanto all’altro mentre li controllava, proprio come un professore davanti ai suoi alunni. E in quel momento io e Testa di Paglia, ci stavamo tristemente rendendo conto, che da soli non avremmo mai potuto imparare come si deve una lingua straniera.

Lucien era un insegnate paziente e sempre disponibile a ripetere ciò che ci spiegava, ma io e Stè messi vicini, non eravamo proprio l’esempio della concentrazione e spesso era costretto ad alzare la voce per farsi sentire. Mi resi conto che Sofi aveva visto lungo: ci conosceva talmente bene da sapere, senza nemmeno aver mai assistito una volta, quanto io e Stè fossimo poco capaci di fare silenzio e ascoltare quando eravamo insieme…

«Da quanto tempo state studiando in queste condizioni?»

Lucien era in piedi, appoggiato alla scrivania di Stè con un’aria sconfortata mentre guardava noi due seduti vicini, di fronte a lui: la scrivania era troppo piccola per ospitarci tutti e tre e sin dal primo momento optammo per una disposizione dei posti più “dinamica”, che in quel caso permetteva al nostro insegnante di osservarci e riportarci all’ordine.

«Uhm… vediamo… qualche mese, vero Testarossa?»

«Più di qualche mese, Stè… sarà trascorso metà anno ormai!»

«Mon Dieu! E nessuno vi ha mai controllato in questi mesi?»

«In che senso, Lucien? Non è che marinavamo le lezioni: se non volevamo studiare, non lo facevamo e basta!» Stè come al solito tentava di alleggerire la situazione con una battuta…

«No Lucien, abbiamo deciso da soli di iniziare a studiare e credevamo di essere in grado di farcela…»  …mentre io abbassai vergognosa la testa, consapevole di aver creduto troppo nelle nostre capacità.

«Quindi non avete chiesto aiuto nemmeno a mon cousin?»

«Proprio perché tuo cugino non era disponibile, abbiamo deciso di fare da soli!»

«Volevamo capire le canzoni di Claudine, ecco perché abbiamo iniziato…» dissi, facendomi ancora più piccola…

«E Sophie? Non ha detto che conosce anche lei le français?»

«Sofia non ha la minima pazienza, con noi non reggerebbe che qualche secondo!»

«Ah… J’ai compris… Bien, cercherò di aiutarvi quanto posso, ma quando sarò andato via, avrete bisogno di qualcuno che vi aiuti… pardonnnez-moi se ve le dico, ma siete un disastro!»

Stè si fece una grande risata: «Lo sapevo Testarossa, è proprio come tornare a scuola!»

«Questo non mi consola Stè, anzi… mi sento un’incapace!»

«Mais no, Pasi, avete solo bisogno di esercizio e di disciplina… Vi servirebbe qualcuno che vi preparasse dei programmi, delle lezioni… qualcuno che vi facesse concentrare…»

«Un professore!» Disse Stè bonariamente ,«Se solo ce lo potessimo permettere…»

«Mais no… basterebbe solo qualcuno che abbia un po’ di senso pratico.»

«Una… come Sofi?» 

Buttai l’esca al momento opportuno: mi stava balzando alla testa un’idea per continuare le mie moderate indagini alla Sherlock “Cupido” Holmes.

«Oui, Sophie potrebbe andar bene, se volesse aiutarvi…»

«All…»

«A proposito di Sofia, Lucien sei stato grande l’altra sera! Solo Federico riesce a zittirla in quel modo!»

Preso dall’entusiasmo, Stè non mi diede il tempo di continuare il mio discorso e quella sua invadenza di campo mi urtò, perché mi stava rovinando i piani; ma in compenso nominando anche lui Sofi, mi aveva dato un altro tipo di possibilità per carpire informazioni da Lucien.

«Ti riferisci a quando ha detto che non balla?»

«Esatto! Come diavolo facevi a sapere che Sofia non si muove nemmeno sotto tortura?»

Vidi Lucien fare un sorrisino soddisfatto prima di rispondere: «In verità non lo sapevo… ma visto che l’atmosfera iniziava a farsi tesa, ho provato a vedere se riuscivo a distrarla… e volevo anche accertarmi di una cosa.»

Il sorriso di Lucien si fece ancora più soddisfatto, ed iniziai a vedere un nuovo aspetto del suo carattere: quell’espressione aveva qualcosa di vagamente canzonatorio… Lucien aveva messo alla prova volontariamente, Sofi? E se sì, per quale motivo? A quel punto non ce la feci a restare in silenzio ed espressi tutta la mia curiosità:

«Di cosa, Lucien?»

«Nulla d’importante Pasi, avendo in famiglia dei caratteri complicati, ho iniziato a capire le persone che si celano dietro le maschere e volevo accertarmi di aver individuato il carattere di Sophie.»

«E cosa hai capito?» 

Stè era curioso quanto me, aveva lo sguardo luminoso e concentrato… altro che quando studiavamo francese!  

«Perché io la conosco da quattro anni e non ho ancora capito un accidenti di lei… Per me Sofia è un mistero, l’accetto così com’è ovviamente, ma ho rinunciato a capirla!»

Lucien si fece una risatina bonaria al commento di Stè.

«Beh in effetti siete molti diversi... Sophie non è così aperta come toi.»

«E tu credi di essere riuscito a capirla nelle due occasioni in cui l’hai vista?»

Stè era sbalordito e sembrava anche ammirare quel ragazzo, che in poco tempo era riuscito dove noi avevamo fallito miseramente… come col francese!

«Oui… et non. Non posso certo dire di conoscerla, ma credo di aver capito che tipo è, cosa la fa arrabbiare e cosa invece calma quel suo lato aggressivo.»

«Allora potresti convincerla a farci da insegnante!»  Sputai la mia idea geniale il più in fretta possibile, prima che Stè mi rubasse di nuovo la scena: se Lucien avesse accolto la mia proposta, avrebbe avuto modo d’incontrare di nuovo Sofi e nella migliore delle ipotesi avremmo anche ricevuto un’insegnante capace, una volta che il cugino di Emile se ne fosse andato… Pensiero che iniziava a mettermi una certa malinconia addosso…

«Mais oui, o meglio, posso provarci… se ho capito com’è fatta, non credo che Sophie sia tanto disponibile a fare qualcosa quando non ne ha minimamente voglia.»

«Mi fido di te, Lucien!» E di ciò che ho visto nello sguardo di Sofi!

«Merci beaucoup Pasi, sono onorato di tanta fiducia!  Comunque sia, les chansonnes de Tante Claudine ve le potrei tradurre io, se volete.»

«Davvero lo faresti?!» Per la sorpresa e la gentilezza di quel gesto, mi alzai di colpo dalla sedia felice come non mai. Iniziavo a credere che non sarei mai riuscita a conoscere quella lingua abbastanza da poter tradurre quelle canzoni e l’offerta di Lucien fu un raggio di sole improvviso.

«Certainement! Non mi costa affatto fatica, mi piace ascoltarla e non impiegherò molto a tradurvi ses chansonnes.»

«Oh Lucien, tu sei davvero un angelo!»

Mi lanciai felice ad abbracciarlo, troppo presa dalla gioia per contenermi, nonostante sapessi che il cugino di Emile non fosse abituato a certe dimostrazioni d’affetto così espansive.

«Testarossa fallo respirare, lo stai soffocando!»

 

*****

 

«Lucien, come sta Emile?»

La nostra lezione di Francese era terminata: io e il cugino del mio Pel di Carota eravamo appena usciti dalla casa di Stè e prima di separami da lui, sentii il bisogno di sapere qualcosa di Emile. Era surreale che dovessi chiederlo a suo cugino, ma in quel periodo per quanti pochi contatti potessero avere quei due, erano di certo maggiori di quanto riuscivamo ad averne noi due.

«Mon cousin? Uhm, non lo vedo molto spesso, a volte ci incrociamo la mattina, ma poi lui sparisce tout le jour e torna la sera très tard…»

«Quindi nemmeno tu riesci a vederlo!?»

Le mie poche speranze di sapere qualcosa su di lui si frantumarono, lasciandomi un peso sulle spalle che mi portò ad abbassarle automaticamente.

«No… mais, per quel poco che lo vedo, posso dirti che è stanco, i suoi occhi hanno un alone scuro e probabilmente non dorme molto… Però ho notato che oltre alla stanchezza nei suoi occhi si alterna anche una luce di sicurezza, come se ci fosse una lotta dentro di lui… Non so se ti aiuta a capire qualcosa, ma è ciò che sono riuscito a vedere.»

«Grazie mille Lucien, qualsiasi cosa tu veda è sempre più di quanto riesca a fare io!»

«Coraggio Pasi, passerà questo brutto periodo.»

«Sì hai ragione, devo solo avere pazienza e attendere che passi… A proposito di pazienza, come si sta comportando con te?»

Lucien rimase pensieroso per un po’, prima di rispondermi: «Diciamo che c’è poco modo di parlare con lui visto quanto poco ci vediamo ma… credo che si stia abituando alla mia presenza in casa! Quando ci saluta le matin non sento alcuna differenza di tono nel suo saluto tra moi e Oncle Albert, come se fossi sempre stato lì.»

Lucien fece un sorriso raggiante: era davvero una piccola concessione da parte di Emile, ma la reazione che aveva scatenato in suo cugino, mi fece capire quanto quest’ultimo, ci tenesse ad avere un vero rapporto con lui e il suo affetto incondizionato mi commosse ancora una volta. Emile era fortunato ed era il solito testone cocciuto a non voler rendersene conto!

 

 

*****

 

Ogni notte di quella settimana si ripeté uguale all’altra: tornavo a casa, accendevo il cellulare, trovavo le chiamate di Emile, gli rispondevo e mi riaddormentavo. La nostra comunicazione si era ridotta ad uno squillo del cellulare e persino quello era in differita! Era davvero una situazione insostenibile e quando giunse la fine di quei sei turni notturni, tirai finalmente un gran sospiro di sollievo: finalmente il giorno dopo sarei riuscita a sentire il mio Pel di Carota e se fossi stata fortunata, magari avrei potuto avere anche la possibilità di vederlo. Persino le case discografiche dovevano avere un giorno festivo!

Corroborata da quel pensiero arrivai al pianerottolo del mio appartamento con più forza fisica di quanta ne avessi in realtà, ma appena giunsi a destinazione, le chiavi mi caddero di mano:  Emile era lì, seduto a terra davanti alla mia porta, con gli auricolari nelle orecchie e dormiva. Mi salirono le lacrime agli occhi per la felicità di averlo rivisto, dopo quelli che mi erano sembrati dei giorni interminabili ed ero ancor più commossa dal fatto che non trovandomi in casa, avesse deciso di aspettarmi fuori, arrivando ad addormentarsi!

Mi avvicinai a lui  e mi accovacciai, per essere all’altezza del suo viso: era davvero segnato da profondi solchi scuri, doveva essere stanchissimo. Mi sarebbe bastato anche svegliarlo per metterlo a letto: anche il solo dormire accanto a lui e risvegliarmi guardando il suo volto, mi avrebbe risarcito di quella settimana infernale! Gli tolsi gli auricolari e accarezzai il suo viso, quel viso che tanto amavo e lo chiamai per destarlo dal suo sonno:

«Sveglia bell’addormentato, in questa posizione non riposerai affatto.» 

Nel momento in cui aprì gli occhi, sentii il mio viso rilassarsi con un sorriso di gioia: quanto mi era mancato quel grigio-azzurro del suo sguardo! Appena mise a fuoco il mio volto, mi fece un sorriso e mi strinse a sé e restammo così, senza dirci nulla, gioendo per un po’ solo di quel contatto tanto desiderato: sentivo il calore del suo corpo, le sue braccia che mi stringevano e il battito del suo cuore proprio a portata delle mie orecchie e finalmente, finalmente, sentii nuovamente il suo odore. Era di nuovo con me, ero di nuovo con lui e per poco non scoppiai in lacrime per la felicità.

«Mi sei mancato tantissimo.» Mi strinsi a lui per esorcizzare il vuoto che avevo sentito nel dirgli quella frase.

«Anche tu mi sei mancata streghetta, mi sei mancata ogni giorno di più.» Emile rafforzò la sua stretta e di colpo mi sentii  sollevata da tutte le pesantezze di quella settimana: ero tra le sue braccia, amata e protetta,  non potevo chiedere altro dalla vita.

«Resterei ore  abbracciato a te, ma inizio a sentirmi un po’ scomodo qui a terra… che ne dici se ci mettiamo comodi in casa?»

«Mmm nooo! Restiamo cosììì!» Mi strinsi ancora di più a lui, riluttante a separarmi dal suo abbraccio, ma dopo qualche istante considerai che il mio Pel di Carota doveva aver trascorso delle ore in quella posizione, e mi decisi finalmente ad alzarmi per farci accomodare in casa.

Appena varcammo la soglia di casa, Emile si gettò sul divano distrutto.

«Ah, qui sì che si sta bene.»

«Devo metterne uno anche fuori allora, così la prossima volta sarai comodo!»

«Spero che non ci sia una prossima volta! Questa settimana è stata interminabile… e non solo questa.»

Una volta depositate borsa e chiavi di casa, mi accomodai accanto a lui e tornai ad abbracciarlo, desiderosa di tornare all’intimità di prima.

«Come procedono le registrazioni?»

«Sono terminate, per fortuna.»

Emile tornò a stringermi a sé, ma lasciò andare il capo all’indietro in un atteggiamento di totale stanchezza. «È stata davvero dura aver a che fare con quello senza mettergli le mani addosso, oggi stavo rischiando grosso.»

«Ha fatto qualcosa di troppo?»

«Niente in particolare: lo detesto. Odio la sua voce, il suo modo di parlare e di porsi, odio tutto ciò che dice  e per poco non sono arrivato ad odiare ogni singolo colpo delle sue bacchette mentre registravamo! Ci sono dei giorni in cui sento di non farcela e al solo pensiero di dover condividere un intero tour con lui…»

Abbassai lo sguardo e appoggiai la mia testa al suo petto per sentire i battiti del suo cuore. Adoravo quel contatto così primordiale, era come avvicinarsi alla sua essenza: sotto il mio orecchio sentivo pulsare la vita di Emile e mi sembrava di sentirla scorrere sotto le mie mani, di poterla avere con me.

«So che puoi farcela.»

«È solo per lei che lo faccio, Pasi… perché non posso venirle meno…» abbassò il capo sulla mia testa, prima di continuare «… come fai a non odiarmi? Io a malapena riesco a guardarmi in faccia! Ma non posso cedere, non posso permettermi di farlo…»

Alzai una mano in direzione del suo viso per accarezzarlo e spostai la testa per poterlo guardare negli occhi:  «Non potrei mai odiarti Emile, tienilo ben presente, mai, per nessuna ragione al mondo.»

Mi guardò intensamente, vidi i suoi occhi farsi più scuri mentre mi accarezzava una guancia, finché non avvicinò il suo viso al mio e mi baciò. E dopo tutto quel tempo in cui eravamo stati separati, quei baci furono  come una droga deliziosa per entrambi: ci ritrovammo avvinghiati in pochi istanti, intenti a consumare quella fame reciproca di noi. 

Fare l’amore con Emile per me, costituiva sempre un’emozione intensa: in ogni suo bacio c’era una parola non detta, ogni sua carezza era un dono d’amore che non riusciva ad esprimere a parole. Attraverso il contatto dei nostri corpi, con la sensazione della pelle sulla pelle, sentivo il suo cuore vicino e riuscivo a leggerlo meglio di quanto riuscissi a farlo a parole. Quando faceva l’amore con me, Emile mi donava una parte di sé e riusciva a dirmi con il suo corpo, ciò che la mente era incapace di esprimere.

E quella notte riuscì anche a liberare la sua anima da una delle gabbie che la serravano da anni: ero in procinto di addormentarmi serena e soddisfatta, quando sentii il suo braccio avvolgersi intorno alla mia vita da dietro le mie spalle. Rimase in silenzio per qualche secondo e sentii il suo viso poggiarsi dietro la mia testa prima di parlare:

«Tu non mi abbandonerai?»

Capii immediatamente a cosa, o meglio, a chi si riferisse: Claudine sarebbe stata una ferita suppurante per il resto della sua vita e per quanto avesse tentato di andare avanti e rimarginarla, quel dolore era ormai parte della sua anima, così come quella solitudine che si portava dietro da quando era nato.

Poggiai il braccio sul suo e cercai di mantenere la voce ferma e decisa:

«Mai in questa vita e nemmeno in un’altra, se ci sarà»

Il suo braccio serrò la presa intorno alla mia vita:

«Lei alla fine se n’è andata ed è stata la donna che ho amato di più, da quando sono al mondo. Ora ci sei solo tu… e temo che un giorno potrei ferirti al punto da perdere anche te, com’è accaduto a lei.»

«Emile tu non mi perderai. Io e te siamo legati da un filo sottile e indistruttibile, non potrei mai vivere senza averti accanto. Potrai anche ferirmi, ma non potrai mai farlo al punto da tagliare quel filo.»

Sentii il suo viso poggiarsi sulla mia testa per darmi un bacio dolce, lento e carico di tutto ciò che si stava agitando dentro di lui.

Stanca di dargli le spalle, accesi la luce e mi girai in sua direzione, per vedere l’espressione del suo viso: mi stava guardando come se volesse scavarmi dentro l’anima. Vidi la limpidezza di quegli occhi e la vulnerabilità di quell’anima che mi aveva mostrato una delle sue paure più grandi: Emile era spaventato, era ancora terribilmente spaventato da ciò che sentiva per me e dalla sua paura di perdermi e di essere ferito al punto da non riuscire a rimettersi in piedi.

Gli presi le mani e le strinsi tra le mie…

«Tu sei la mia vita Emile.» … e decisa a togliergli quella paura dallo sguardo, portai la sua mano sul mio cuore. «Lo senti come batte? Senti come sta accelerando? È per te, perché ti sto guardando negli occhi e mi sta scoppiando di felicità, solo perché tu sei qui, perché sei vicino a me. Stare senza di te per una settimana è stato un inferno ed io non voglio più tornarci. Ti voglio qui, accanto a me, così come siamo ora, finché anche tu lo vorrai.»

Gli occhi di Emile si fecero ancora più limpidi, ma li vidi solo per un attimo perché mi strinse forte a sé, senza darmi tempo nemmeno di respirare. Non parlò più, ma la sua mano che premeva sulla mia schiena a tratti decisa, a tratti tremante, fu più esplicita di mille parole e mi venne alla mente ciò che mi aveva detto Lucien:

Oltre alla stanchezza nei suoi occhi si alterna anche una luce di sicurezza, come se ci fosse una lotta dentro di lui”.

Il mio Emile aveva un’anima inquieta ed ero io la sua ancora si salvezza, il suo porto sicuro. Prima di chiudere gli occhi e lasciarmi andare al sonno, giurai a me stessa di non venir mai meno a quel ruolo.



















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Mais no = Ma no
Mon Dieu! = Mio Dio!
Mon cousin = Mio cugino
Le Français = Il Francese
J’ai compris = Ho capito
Bien = Bene
Pardonnez-moi = Perdonatemi
Toi = Te
Oui… et non = Si… e no
Mais oui = Ma sì
Merci beaucoup = Grazie mille
Les chansonnes = Le canzoni
Tante = Zia
Certainement = Certamente
Ses chansonnes = Le sue canzoni
Tout le jour = Tutto il giorno
Très tard = Molto tardi
Le matin = Il mattino
Moi = Me
Oncle = Zio

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NDA
Eccomi qui mie care! Vi è piaciuto il finale al diabete multistrato? E non è finita qui, perchè nel prossimo capitolo (che sto già mettendo in cantiere) ci sarà ancora un bel pò di zucchero, quindi cercate di non mangiare troppi dolci in questi giorni o il vostro diabete salirà vertiginosamente! xD
Ho concluso questo capitolo Domenica pomeriggio (anche se con la revisione ho aggiunto un altro pezzettino il giorno dopo) e probabilmente, quel giorno dovevo avere gli ormoni particolarmente sfasati, dato che mi sono commossa per ogni piccola romanticheria letta.
Sta di fatto che la mattina in auto ho ascoltato una canzone dei Submersed che avevo già sentito altre volte, ma che in quel preciso istante mi ha rapito il cuore... e non mi ha lasciato più! Inoltre, una volta tornata a casa, ho letto il testo e mi sono resa conto che è diabete puro! E così, mentre scrivevo l'ultimo pezzo di questo capitolo, tenendo alla mente quella canzone,
mentre Pasi porta la mano di Emile sul suo cuore, mi è salito un magone tale che la vostra emotiva autrice ha finito col lacrimare! xD
Credo di essere stata posseduta da Pasi in quel preciso istante, perché mi sono ritrovata irrimediabilmente innamorata di Emile e non come una madre premurosa *_*

Per chi fosse curiosa di sentire questa song del mio scombussolamento ormonale,
si chiama "At First Sight" e al link che vi ho messo troverete il video provvisto di lyrics, nonché la mia personale traduzione in italiano del testo originale. :P
Intanto giusto perché non mi sto ossessionando, vi riporto il ritornello che già da solo è zucchero puro per me:

"Con questo onore
Mi reggo su ginocchia deboli
Rese forti dalle tue mani"

(Ancora mi commuovo!)

Bene, e con questo, chiudo il mio angolo di deliri e spero di essermi guadagnata il vostro perdono per il ritardo nella pubblicazione: mi dispiace avervi fatto attendere 10 giorni prima di pubblicare, ma ho cercato di essere più veloce possibile nello scrivere il capitolo, ricontrollarlo e farlo revisionare alla mia adorata Beta. E appena lei mia ha dato il via a procedere, mi sono fiondata a pubblicarlo ^ ^

PS.
Sotto consiglio di ThePoisonofPrimula, mentre scrivevo questo capitolo, ho iniziato a scribacchiare le prime righe di una specie di costola di questa storia, focalizzata su Sofia e su ciò che sta iniziando a sentire nel suo cuore verso Lucien. Per chi fosse interessata all'idea, appena sarà pronto il primo capitolo, vi renderò partecipi della nascita di quest'altra creatura, che a dir la verità, mi sto divertendo a mettere su. ^ ^
E con questo chiudo davvero :D


Angolo dei Ringraziamenti

Come sempre, la prima in classifica tra i miei ringraziamenti è la mia adorata Tomodachi-Beta Iloveworld/Fiorella Runco, che dipana ogni mia insicurezza ogni volta che legge in anteprima i capitoli, con il suo incontenibile entusiasmo: grazie mille sorellina mia, io, Emile e Pasi ti dobbiamo molto <3
Così come dobbiamo molto anche alle mie sisters Concy, Vale, Saretta, Niky, che dal primo capitolo di questa storia mi seguono con affetto e partecipazione, sempre pronte ad immedesimarsi nei miei bambini. Grazie tesore mie, senza di voi sarei persa! <3
Un grazie speciale alla mia Cicci, che è stata ligia al suo ruolo di "dura" facendomi una bella ramanzina (che oserei chiamare un vero e proprio cazziatone) quando ha letto di Claudine, ricordandomi quanto sia stata fortunata ad essere ancora viva dopo la piccola strage che ho messo su. *me si rimette l'armatura a scanso di equivoci*
Ana-chan ed Ely, grazie anche a voi per il vostro sostegno, che si sente anche quando è in stasi :****
Grazie mille alla mia adorata admin Kira1983, a ThePoisonofPrimula, a
Dreamer_on_heart, che mi seguono con lo stesso affetto delle altre e mi hanno mostrato un'empatia e un interesse verso i miei bambini, davvero meravigliosa e speciale. Grazie ragazze, ogni vostra parola è un dono prezioso per me! *_*

Rigraziamenti speciali anche a tutti voi che avete inserito la mia storia tra le preferite, le ricordate e le seguite:

Ai_line, Androgynous, DISORDER, gigif_95, kiki0882, lorenzabu, lovedreams, samyolivieri, smokeonthewater, Tattii, Thebeautifulpeople., Aly_Swag, ArchiviandoSogni_, green apple, incubus life, princy_94, roxi, Ami_chan, Camelia Jay, cara_meLLo, cris325, epril68, georgie71, Gracevelyn, IriSRock, LAURA VSR, matt1, myllyje, nickmuffin, Origin753, petusina, piccolina_1994, sel4ever, smokeonthewater, TVdFOREVER, Veronica91, _anda, _Calypso_


Come sempre ARIGATOU GOZAIMASU a tutti voi!!!!!
   
 
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