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Autore: Crystal Fenix    09/01/2012    3 recensioni
La storia dei mutanti non comincia con Charles Xavier ed Erik Lehnsherr, ma ha radici che risalgono perfino ad un secolo prima. Se in Canada il piccolo James Howlett ha scoperto di possedere una capacità straordinaria, anche in Oregon una bambina viene a conoscenza di uno strano potere qualche anno dopo. Si chiama Crystal, e sfuggita da un passato macchiato dal sangue, viaggerà alla ricerca di risposte e di una famiglia, incontrando molte persone come lei, e arrivando a sconvolgere i fili del destino. Questa, è la sua storia.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 1 • A New Hope

«Il professore»


Westchester
1962



«No, cerca di stare più diritto. Su, quelle spalle» lo corresse di nuovo, ma vedendolo ancora incerto, gli si avvicinò e si mise al suo fianco.
«Allora Alex,» cominciò a spiegare «quello di cui devi essere cosciente, è il fatto che i tuoi raggi energetici provengono solo ed esclusivamente dal tuo corpo. Il catalizzatore che ha costruito Hank ti dà un enorme vantaggio: grazie ad esso, la tua precisione aumenta, permettendoti di concentrare le tue forze su un unico bersaglio» fece una breve pausa, indicando ad uno ad uno i manichini sistemati sul fondo del bunker.
«Non devi dimenticarti però che sei tu il regolatore primario, e solo tu puoi riuscire ad avere un perfetto controllo sul plasma che generi. Ora, prova a colpire quello al centro come hai fatto finora» suggerì facendo un passo indietro, e lasciando al ragazzo lo spazio di cui aveva bisogno.
«Sarebbe meglio che uscissi con il professore, Crystal» mormorò Alex timidamente.
La giovane sorrise.
«Non ce n’è bisogno. Anzi» il suo sguardo si accese improvvisamente, e si voltò verso lo sportello del bunker, a cui Charles era appoggiato. Con un cenno, gli indicò di sistemarsi al suo fianco.
Xavier inclinò il capo, dubbioso, ma alla fine capì che cosa aveva intenzione di fare la ragazza, senza neanche il bisogno di leggerle nel pensiero. Così, con qualche passo, la raggiunse.
«Ti assicuro, Alex, che non ci farai alcun male» lo rassicurò quindi lei.
Havok non sembrava ancora del tutto certo, ma poi si voltò verso i manichini: si concentrò, e dal suo corpo sprigionò il raggio di energia scarlatta che con forza si diresse verso il fondo del bunker, senza però centrare precisamente nessuno dei bersagli. Il giovane sospirò, deluso, e si voltò quindi verso il professore e la ragazza: con sua sorpresa, notò che gli occhi di lei si erano illuminati di bianco, e attorno ai due si era eretta una barriera scintillante, che sparì qualche attimo dopo. Anche l’espressione di Xavier era abbastanza stupefatta.
«Quello che intendevo dire…» riprese subito Crystal «…è che, principalmente, devi essere tu quello pronto ad assumere il controllo del raggio, con o senza l’aiuto del catalizzatore. Partiamo dalla posizione» spiegò tornandogli vicino.
«Durante l’attacco, ti ho visto insicuro, il che ti ha sbilanciato molto quando hai sprigionato l’energia. Devi assumere un postura che ti dia la possibilità di resistere all’urto e, successivamente, di regolare il plasma a tuo piacimento. Guarda me».
La giovane alzò il braccio destro, puntando il palmo della mano verso il manichino più a destra, ma senza fare resistenza con il polso: si concentrò, i suoi occhi si illuminarono nuovamente, e finalmente lanciò il raggio di luce. La mano, però, venne leggermente sbalzata all’indietro, e il colpo mancò il bersaglio.
«Visto? Questo è quello che accade quando non opponi abbastanza forza per sostenere il tuo potere. Se invece io avessi tenuto il polso ben saldo…» e continuò la frase con la dimostrazione pratica, questa volta centrando il manichino e staccandogli di netto un braccio, con un colpo che avrebbe potuto essere quello di una lama affilata.
Il ragazzo, meravigliato dal potere di Crystal, provò allora a sistemarsi, mettendo in avanti le spalle e inarcando leggermente la schiena.
«Esatto, e piedi ben saldi» si fece avanti Xavier, che oramai aveva capito su cosa l’amica volesse lavorare.
«Mi sembra ottimo. Prova ora» concluse compiaciuto, guardandolo negli occhi.
Alex annuì con il capo e, atteso che il professore e Crystal si fossero allontanati di qualche passo, riprovò l’attacco: questa volta, riuscì ad opporsi maggiormente alla forza del plasma, e il raggio di energia si fece strada in linea retta lungo il bunker, arrivando a colpire perfettamente il manichino centrale.
Il ragazzo si voltò raggiante verso i due amici, e si accorse che questa volta non c’era alcuna barriera. Lanciò un grido di gioia, sotto l’applauso del professore e l’amichevole pacca di Crystal.
In quel momento, però, la massiccia porta del rifugio antiatomico si aprì, e spuntò la testa di Hank; dopo aver osservato con sguardo compiaciuto il manichino in fiamme, si rivolse a Charles.
«Professore, dovrebbe venire con me» lo avvertì con tono incerto.
«Si tratta di Sean e del progetto sul volo» aggiunse allo sguardo interrogativo di Xavier, che non tardò a congedarsi da Alex e a dirigersi verso l’uscita, con un cenno a Crystal perché anche lei lo seguisse.
«Qual è il problema?» gli chiese mentre si avviavano dal giovane Banshee.
«La paura, suppongo» rispose Hank con un sospiro.
Crystal e Charles si scambiarono uno sguardo d’intesa: forse, sapevano già come infondere coraggio al ragazzo.


«…e sei sicuro che questo funzionerà?» domandò nuovamente Sean, osservando stranito il paio di ali in tela che gli stavano fissando alle braccia.
«Tutto è possibile. Ho basato il calcolo su…» tentò di spiegare Hank, ma Xavier lo interruppe, conscio del fatto che troppi dettagli di tipo tecnico non avrebbero giovato al ragazzo.
«Hank, basta parlare. Andiamo» esordì con una pacca sulla spalla di Banshee, e assieme si avviarono verso la finestra.
Il sole che splendeva e la leggerissima brezza pomeridiana diedero al giovane un po’ di coraggio in più quando venne fatto sedere sul davanzale; dalla finestra a fianco, Alex, Raven ed Erik osservavano la scena, con espressioni che variavano dal preoccupato al divertito.
Improvvisamente, però, uno spostamento d’aria e un leggero cambio di luce fecero alzare lo sguardo di Sean: Crystal fluttuava nell’aria a qualche metro di distanza dalla parete, mantenuta in volo grazie allo sbattere di soffici ali bianche, che parevano quelle di un angelo. Di sicuro, fra i suoi poteri, era quello che lei preferiva.
«Mi raccomando, urla più forte che puoi» la voce del professore al suo fianco lo riportò alla realtà.
«Le onde sonore devono essere ultrasoniche,» specificò poi Hank «prendile con l’angolazione giusta e dovrebbero trasportarti».
«Dovrebbero trasportarmi? La cosa mi conforta» rise nervoso il ragazzo.
«Non ti preoccupare, Crystal può aiutarti in qualunque momento» ribatté però Xavier, e la ragazza poco distante annuì.
«Auguri. E ricordati di urlare» furono le ultime parole di Charles che, con un sorriso, si allontanò dalla finestra.
Sean rimase per un attimo immobilizzato sul davanzale, ma poi, deciso a spiccare il volo, si fece un veloce segno della croce e prese un bel respiro: finalmente spalancò le braccia, lasciando che il tessuto a righe gialle e nere delle ali si stendesse per bene.
Un altro respiro, e in un secondo si lasciò cadere in avanti. Purtroppo però, l’angolazione e la potenza dell’urlo non furono sufficienti, e il ragazzo precipitò verso il suolo senza alcun freno. Chiuse gli occhi, ma li riaprì quando capì che la sua caduta era stata interrotta: il prato, in effetti, si stava via via allontanando, e quando riuscì ad alzare lo sguardo vide Crystal reggerlo per la felpa e riportarlo in direzione della finestra. Lo lasciò delicatamente sul davanzale e gli diede una pacca sulla spalla, come poi fecero anche Xavier e Hank.
Gli altra ragazzi, invece, scoppiarono divertiti in una risata.

~


«Avanti» rispose la voce di Xavier dall’interno, dando il permesso alla ragazza di entrare nella stanza.
Fuori era ormai buio, e non si sentiva nemmeno il vento ululare. Anche la casa era avvolta dal silenzio: tutti erano andati a dormire da qualche ora, e nello studio, in cui il professore stava ancora leggendo, lo scoppiettare del fuoco nel camino era l’unico suono percepibile. Almeno, fino a quel momento.
«Crystal» la salutò con sorpresa alzando lo sguardo dal suo libro.
«Ancora sveglia?».
La giovane si bloccò un attimo sulla soglia, con fare un po’ incerto, ma alla fine entrò, chiudendo la porta alle sue spalle.
«Posso rubarti un attimo? Se non sono di disturbo, ovviamente» chiese guardandolo negli occhi.
L’espressione di Charles si fece dubbiosa per un attimo, ma poi chiuse il volume rilegato in cuoio.
«Nessun disturbo, anzi,» la rassicurò facendole segno di sedersi al suo fianco sul divano «colgo l’occasione per ringraziarti».
«Per cosa?» domandò Crystal inclinando la testa di lato.
Xavier sorrise.
«Per l’aiuto che ci hai fornito oggi. Hai dato dei validi consigli ai ragazzi, e ora sono tutti più sicuri e abili. E’ molto importante per il loro addestramento» le spiegò entusiasta.
«Sono contenta di poter supportare anche loro in qualche modo, ma davvero, non ho fatto nulla di così notevole…» sussurrò sinceramente, ma l’amico la interruppe.
«Crystal, tu sei… straordinaria» cominciò con il tono di chi non sa trovare le parole per descrivere.
«Hai una mutazione unica e molto potente, che ti permette di generare luce e di regolarla a tuo piacimento, da bagliore per illuminare a raggio laser per tagliare persino il ferro. Puoi modellarla per qualsiasi scopo, come lama per attaccare o come scudo per proteggere. E poi sei in grado di volare…» proseguì con sguardo sognante.
«Se non erro, mi hai già fatto un discorso simile, Charles» rise lei divertita, ma il giovane continuò imperterrito.
«…e come se non bastasse, hai moltissime conoscenze sui poteri altrui. Ti rendi conto che grazie a te, negli ultimi giorni, abbiamo fatto passi da gigante?» questa volta, i suoi occhi sinceri erano puntati verso quelli della ragazza.
Lei sorrise e abbassò timidamente lo sguardo, senza però nascondere la felicità che provava nel sentire che il suo aiuto aveva fruttato qualcosa.
«Se ci ripenso, mi sembra solo ieri quando ci siamo incontrati per la prima volta. Ricordo persino la prima frase con cui mi hai avvicinato» sorrise Xavier, lasciando che il suo sguardo si perse nel vuoto, quasi come se avesse di fronte la scena.
«Davvero? Sentiamo» lo schernì Crystal, tornando a guardarlo in viso.
«Charles Xavier, è capace di mantenere una promessa?» rispose lui mascherando il tono di voce.
Assieme, i due giovano scoppiarono a ridere, nel ricordo di quel pomeriggio di qualche mese prima in cui la ragazza lo aveva trovato, dopo aver attraversato mezzo continente.
«Avevo bisogno della garanzia che non mi avresti letto nel pensiero, che non ti saresti messo ad esplorare il mio passato... Solo in quel modo avrei potuto fidarmi di te» confessò improvvisamente lei, approfittando del momento di silenzio che si era venuto a creare.
Lo sguardo di Charles si fece perplesso e, se guardato bene, vi si poteva leggere anche una nota di preoccupazione. Per qualche secondo, lo scoppiettare del fuoco tornò ad essere il padrone della stanza, ma alla fine il professore si decise a parlare.
«Tu non accenni mai ai tuoi ricordi o alle tue esperienze, come se ci fosse qualcosa di tetro che li infesta. Ed è da quando ho cominciato a conoscerti più a fondo che mi domando cosa ci possa essere di oscuro in qualcuno che, al di là della sua mutazione, è una delle persone più meravigliose e buone che io abbia mai conosciuto».
Le sue parole, riaccesero qualcosa in Crystal che, per un attimo, colorò i suoi occhi con un barlume di vera speranza. Ma quella scintilla si spense presto, quando la ragazza abbassò lo sguardo e un’espressione grave si delineò man mano sul suo volto.
«E’ proprio di questo che ero venuta a parlarti».

Il fuoco danzava sul legno all’interno del camino, ed era abbastanza tranquillo da non alzarsi troppo, ma contemporaneamente abbastanza vivace da espandere il suo calore e la sua luce all’interno di tutto lo studio. Con un po’ di fantasia, tra le fiamme, si potevano scorgere delle figure, che andavano dalle creature leggendarie dei libri di fiaba alle persone che comunemente si incontrano tutti i giorni. Allo stesso modo, quelle fiamme si rispecchiavano negli occhi celesti della ragazza, che però vi vedeva solamente dei fantasmi dal passato, di nuovo nel presente per ricordarle chi era.
«E’ da tempo che viaggio, Charles. Molto, moltissimo tempo» sospirò improvvisamente sotto l’attento sguardo dell’amico.
«Una delle caratteristiche della mia mutazione assomiglia ad una di quelle di Raven. Le mie cellule invecchiano ad un ritmo davvero lento. E’ un po’ come se io potessi crescere, ma non invecchiare» terminò la frase e fece una breve pausa, in cui tornò ad osservare il fuoco.
«Conosco tanti aspetti delle mutazioni delle persone perché ho avuto il tempo per osservarle e capirle» aggiunse poi abbassando lo sguardo.
«Quanti anni hai?» le chiese in sussurro Charles, che man mano stava riuscendo a capire che cosa la ragazza volesse dirgli.
Lei si lasciò sfuggire una risata che pareva divertita, ma che in realtà aveva un retrogusto amaro.
«Non lo ricordo, ho smesso di contarli da un po’. Ti posso però dire che Crystal Hart è nata attorno al 1847, in una città sperduta dell’Oregon, nonostante ora abbia l’aspetto di una ventenne» raccontò con voce sommessa.
Pur sorpreso da quella rivelazione, Xavier non riusciva comunque a capire cosa ci potesse essere di terribile in tutto quello. Dal tono dell’amica, sembrava davvero che un oscuro segreto si celasse fra le mura del suo passato, che fino a quel momento aveva protetto e nascosto a tutti i costi.
«Non pensavo che le mutazioni negli uomini avessero radici in un periodo di tempo così lontano…» ragionò quindi ad alta voce.
«Ma, tornando a te, non riesco a vedere nulla di negativo in questo».
In quell’istante, Crystal tornò a guardarlo negli occhi, e solo allora il professore si rese conto di quanto la sua espressione fosse triste e sofferente.
«Tu hai detto di trovare in me una delle persone più buone che tu abbia conosciuto. Ma ti sbagli…» confessò la ragazza con voce rotta.
Charles si fece visibilmente preoccupato, e prese la giovane per le spalle, guardandola dritta in volto.
«Che cosa è successo, Crys?» le chiese stringendo delicatamente la presa, come per infonderle sicurezza.
Lei sembrava affranta, e terribilmente incerta, ma alla fine parlò.
«Devi fare quello che ti avevo chiesto di non fare. Devi guardare nel mio passato, Charles, vedere attraverso i miei occhi il motivo del mio viaggio, della mia fuga… Ora che ti conosco, so di potermi fidare pienamente di te» spiegò tutto d’un fiato.
Il professore prese un respiro profondo, e la fissò negli occhi: in tutte quelle settimane in cui l’aveva avuta al suo fianco, avrebbe potuto infrangere la promessa che le aveva fatto quando ancora non si conoscevano, ed esplorare ogni sua singola memoria. E invece l’aveva rispettata. Dal primo momento, quella ragazza gli aveva dato un senso di lealtà, fiducia e sicurezza che non era riuscito a spiegarsi. La sentiva vicino a sé, come un’amica di lunga data. Eppure non conosceva nulla del suo passato, non sapeva chi realmente fosse. Ora, tutte le sue domande a riguardo avrebbero trovato una risposta.
Lentamente, si portò l’indice e il medio della mano sinistra sulla tempia. La guardò attentamente ancora una volta, come per cercare nuovamente il consenso nel suo sguardo. E lo trovò.
Così, attraverso il suo potere, cominciò ad esplorare.
Visioni confuse e consumate dal tempo cominciarono a scorrere nella sua mente, ma la cosa più nitida che poteva avvertire erano delle voci.

Questa volta le onde non mi hanno presa nemmeno una volta!

Ti voglio bene, mamma.

Anche io ti voglio bene, piccola mia.

Non mi avete nemmeno aspettato per la cena!

Non potete parlare in questo modo, sono i vostri bambini, sono la mia vita…

Ora mi sono stancato.

Crystal, scappa!

Sei un mostro Crystal, proprio come tuo padre. E’ un peccato che non vivrai abbastanza a lungo perché la gente ti dia la caccia.


Le immagini drammatiche di quella terribile notte gli si pararono davanti agli occhi come se lui in persona le stesse vivendo. Angoscia, terrore, rabbia… questi furono i sentimenti che avvamparono dentro lui, come più di cento anni prima avevano fatto nell’allora piccola Crystal.
Poi il buio, e poi ancora la scena che aveva sconvolto tanto quella bambina di sette anni.
In seguito, la vide attraversare Stati, boschi, prati e città. La osservò vagare da sola, alla continua fuga da quello sconvolgente episodio. Ma i ricordi erano disturbati, e nonostante le scene cambiassero, una frase continuava a risuonare nella sua mente: sei un mostro Crystal.
Una lacrima scese sulla guancia di Charles, mentre lentamente ritornava alla realtà.
Ora si trovava di nuovo all’interno del suo studio, nella grande villa di Westchester. Il fuoco scoppiettava nel camino, mentre all’esterno la luna diffondeva chiazze di chiarore qua e là. Di fronte a lui, Crystal lo guardava sfinita, e il suo viso era rigato dal pianto.
«Crys…mi dispiace» sussurrò lievemente per poi sporgersi in avanti e stringerla forte, lasciando che si sfogasse.
Ora capiva il motivo di tanto mistero, di tanta paura a rivelare quello che le era successo. Non avrebbe mai potuto immaginare che, dietro alla bontà e alla gentilezza con cui l’amica si mostrava ogni giorno, ci fosse in realtà un conflitto tanto acceso con il suo passato. E una persona meravigliosa come lei, non lo meritava.
Improvvisamente, la prese di nuovo per le spalle e la allontanò delicatamente da sé per poterla guardare negli occhi. Con una mano, le asciugò una lacrima.
«Tu non sei un mostro» le disse con tono deciso e sicuro.
La ragazza trattenne un singhiozzo.
«Ma hai visto quello che ho fatto… quello di cui sono stata capace. Sono come mio padre…» mormorò afflitta, ma Xavier la interruppe.
«Quell’uomo, lui si che era un mostro. Non provare neanche a paragonarlo a te, perché io conosco la vera Crystal, e non intendo cambiare di una sola virgola ciò che ho detto prima su di lei» la corresse il giovane, fermamente determinato a farle capire la differenza.
L’amica, nel frattempo, si era visibilmente calmata.
«All’inizio pensavo che quella mia e di mio padre fosse una malattia. Per decenni mi sono nascosta fra la gente, ma senza mai smettere di cercare una soluzione al problema. Più passava il tempo, più però mi convincevo che avevo sbagliato qualcosa. E dopo anni di paura e incertezza, ho cominciato a prendere confidenza con il mio potere e ad imparare ad usarlo, dosandolo in modo tale che nessuno si ferisse» raccontò con sguardo perso nel vuoto.
«Quell’intervallo di buio nella tua memoria nasconde ciò che ti ha permesso di sopravvivere quella notte… e non credo che fosse esattamente il potere che usi oggi» constatò dubbioso il professore.
Crystal annuì.
«Ho indagato anche su quello, e ho scoperto di cosa si tratta» cominciò a spiegare, ma poi si fermò un attimo per cercare le parole giuste.
«E’ simile ad un caso di duplice personalità. Tutto quello che sono riuscita ad apprendere di lei è che ha occhi rossi, come pozzi scarlatti, e che i suoi raggi sono neri come la notte e letali almeno tre volte in più dei miei. Il mio potenziale è molto ridotto rispetto al suo. Ma nonostante questo, non ho mai voluto liberarla. Se accadesse, tutti si troverebbero in pericolo, anche i miei amici più cari…» sospirò tristemente. Quello era il demone che per tutti quegli anni l’aveva perseguitata: se stessa.
«Puoi imparare a controllarla. E io posso aiutarti, Crys. Sono certo che insieme riusciremo a sconfiggerla e a tramutarla in qualcosa di buono» d’un tratto, il tono di Xavier si fece ancora più sicuro. Se poteva aiutare l’amica in qualche modo, non avrebbe esitato un solo istante.
«No, Charles» la risposta di Crystal fu più dura e risoluta di quanto si sarebbe aspettato, e la preoccupazione tornò a farsi strada nei suoi occhi. La ragazza, però, riuscì a leggerla.
«Amico mio… ti giuro che se potessi affidare la situazione a qualcuno, tu saresti l’unico possibile candidato della lista. So di cosa sei capace, e faresti di sicuro miracoli. Ma mai, e ripeto mai, correrei il rischio di esporti ad una minaccia tanto grande. Se accadesse qualcosa di spiacevole, non me lo perdonerei mai» e questa volta fu lei a stringergli amichevolmente una spalla.
Il professore la guardò: di norma, non si sarebbe arreso tanto facilmente, ma dopo essere stato nella mente di Crystal e dopo aver vissuto quel che le era capitato, riusciva a capire la sua decisione.
«Che cosa hai intenzione di fare?» le chiese quindi con un sospiro.
«E’ il mio demone, e come tale sento di doverlo combattere da sola. Ma ho bisogno di tempo e nuove esperienze perché ciò accada… per questo volevo partire» rispose lei. Aveva pronunciato le ultime parole con difficoltà, come se quella fosse stata una scelta obbligata che andava contro ogni sua volontà. E, in effetti, lo era.
«E dove vorresti andare?» la nuova domanda di Charles fu repentina, e lasciò trasparire per un attimo la sofferenza che gli avrebbe procurato quel distacco.
«Ovunque abbia la possibilità di dare libero sfogo al mio lato nascosto e, volta per volta, imparare a controllarlo, come ho fatto con il mio potere» spiegò la giovane, ma in fondo neanche lei sembrava troppo convinta.
«Non dovrei abbandonarvi così, non vorrei abbandonarvi così. Ma più tempo rimango, più sento che si fa forte il rischio che vi accada qualcosa per colpa mia» aggiunse infine prima che l’amico potesse proferire parola.
Altro attimo di silenzio: gli occhi del professore corsero nuovamente al fuoco, facendogli notare che si era fatto meno intenso. Senza pensarci, si alzò dal divano e si diresse verso la cassa a fianco del camino, che conteneva ancora qualche ceppo di legna. Ne prese due, e li gettò in pasto alle fiamme, che avide se ne impadronirono immediatamente.
«Non voglio impedirti di andare, Crys, assolutamente. Ma tu hai fatto davvero tanto in questi pochi mesi, e anche io vorrei poter fare qualcosa per te» confessò d’un tratto tornando a guardarla.
La ragazza, finalmente, sorrise di nuovo.
«Ascoltami, Charles» gli disse alzandosi.
«In tutti questi anni ho tentato di sfuggire dal mio passato, da quello che sono, ma non ci sono mai riuscita. E’ da più di un secolo che viaggio per questo continente, eppure gli eventi di quella maledetta notte mi perseguitano ancora. Incontrandoti e vedendo quello che fai, però, mi hai dato una speranza. Ora so che esistono ancora delle persone di cuore che si impegnano per la nostra causa, perché i mutanti non sono pericolosi a prescindere. Non dipende dai poteri, ma dipende da chi li ha e da come li usa. E questo è un concetto che tutta l’umanità dovrebbe sforzarsi di capire. Sono certa che tu sarai colui che riuscirà in questa impresa» sussurrò sincera arrivando di fronte a lui.
«Quindi grazie Charles, grazie per la lotta che combatti ogni giorno, grazie per credere sempre nella bontà dei mutanti e degli umani, grazie per avermi accettata per quello che sono… e grazie, perché in questi ultimi mesi, dopo tanto tempo, mi sono sentita di nuovo a casa».
A quelle parole, anche Xavier sorrise, e fece un passo in avanti per abbracciarla di nuovo.
«Sei destinata a grandi cose, Crystal» le mormorò ad un orecchio.
«Ti prometto che sei mai avessi bisogno di me, ovunque ti troverai, ti basterà cercarmi qui» e con l’indice si toccò una tempia.
Le sarebbe mancata, molto, ma qualcosa gli diceva che si sarebbero rivisti. E forse, in quel giorno sperduto nel futuro, il loro sogno di pace fra umani e mutanti si sarebbe realizzato.

Note: Comincio inanzittutto col ringraziare chi ha commentato :) Mi fa piacere che la storia piaccia e incuriosisca! Quindi grazie mille per le belle recensioni ^-^
Questo capitolo è abbastanza lunghino, e me ne sono accorta solo quando ho finito di scriverlo xD Diciamo che è un bel balzo nel tempo, e quindi ho dovuto spiegare un po' quello che è successo e la situazione attuale. Spero piaccia e non stanchi troppo, al prossimo capitolo!
  
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