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Autore: Danilotta    22/01/2012    2 recensioni
Il settimo anno di un ragazzo che desidera essere normale. che desidera avere qualcosa che, ne è cosciente, non potrà avere. ma che capirà presto che, con tutto quello che ha perso, lei non può lasciarsela sfuggire.
Ammetto che sono sempre stata una fan di Harry ed Hermione :) questo è come mi sarebbe piaciuto che loro trascorressero l'ultimo anno ad Hogworts
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry, Potter, Hermione, Granger, Ron, Weasley | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Quarto Anno

«Harry Potter»

Un rantolo. Una voce smorzata. Forse dalla paura. Forse dalla sorpresa. Troppe furono le sensazioni che si susseguirono e riempirono quella sala così gremita di gente. Lo sentivo. Troppe perché una sola stanza – per quanto grande possa essere – le potesse concentrare completamente. Stupore – generale – nello scoprire quel nome così conosciuto, amato, odiato. Rabbia e invidia, covati dagli studenti più grandi. Loro che potevano erano stati scartati, mentre io .. il prescelto no. la paura negli occhi di chi la verità la conosce. Una paura che penetra nelle ossa di un vecchio mago dalla barba lunga e argentea e dagli occhiali a mezzaluna. Che pulsa nelle mie tempie. Quelle di un ragazzo – sono solo un ragazzo maledizione - troppo giovane per poter partecipare. Che scorre nelle vene di chi ha paura di perdere qualcosa di importante. Come un amico. O forse qualcosa di più. Il silenzio parla. Sussurra. striscia e esplode nelle orecchie di tutti. Eppure non le sentite? Quelle parole? escono dagli sguardi che tutti stanno rivolgendo a m e.

«Harry Potter» nuovamente viene ripetuto, avvertendo maggiore intensità nella voce.

« Vai!» ed è Hermione che mi spinge a farmi avanti. Quel tocco che aveva lasciato sulla mia pelle, una scia dolorosa di calore. Paura? Ansia? Neanche io lo sapevo. Sapevo solo che fu quella spinta che mi diede la forza di compiere i primi passi. Incerti. Titubanti. Tutti seguono il mio trascinarsi, oltre una porta che conduce al principio di qualcosa che , ancora non lo sapevo, avrebbe cambiato molte cose.  ma un’ultima occhiata si posa sulla figura della mia migliore amica, potendo scorgere nel suo sguardo, tutto quello che di buono non c’era. E poi, il buio.

*****

Nessuno. più nessuno mi circonda. Sono solo. Il silenzio è assordante. Urla nelle mie orecchie senza permettermi di poterlo riempire. Urla perché è vuoto. Urla perché si vuole fare ascoltare. Tra poco tocca a me. E in momenti come questo, non riesco che pensare a lei. alla sua voce, delicata e preoccupata, che attraversa la tenda e mi parla. Mi rassicura. Mi cerca. Mi culla tra l’orgoglio di un guerriero e la fragilità di un ragazzo. E quando ho sentito le sue braccia attorno al mio collo, stringermi, mi sono detto che forse, non è poi così brutto morire, se quello era il paradiso. e non riesco a concentrarmi. Penso a lei. ancora a lei. solo a lei. mi alzo deciso. Ora tocca a me, affrontare il mio drago. E devo farcela, per tornare da l e i.

*****

Sesto Anno

“Fa male anche a te harry? Quando vedi Ginny con qualcuno?»

No. no Hermione non fa male. e se pensi davvero questo vuol dire che sono bravo a raccontare le bugie.  Che sono bravo a nascondere in posti reconditi del mio cuore, tutto quello che provo. Che sento. che vorrei dirti. Sussurrarti. Come ad esempio che potrei stare ore a guardarti. A osservare quei tuoi occhi profondi e pieni di fuoco. pronto a perdermi e – perché no – a scottarmi. A passare le dita tra i riccioli dei tuoi capelli. Per poterci giocare mentre tu mi parli. Ma il capo annuisce contro voglia. Nonostante tutto so che devo continuare a fingere. Perché sei la donna del mio migliore amico.

« so che fa male.» trovo il coraggio e appoggio il braccio attorno al tuo collo.

« non guardarli! Dai vieni con me. Andiamo a fare una passeggiata ..» oso ancora. scivolo con le dita lungo il braccio per afferrare la tua mano. Delicata e profumata. Lo ammetto. Sono un vigliacco. Ho lasciato che gli istinti mi spronassero. Ho lasciato che la mia mano bruciasse a quel contatto. Ma per un attimo. Un secondo. Un istante, la volevo mia.

*****

“Torna dentro! Monto io la guardia per oggi”

La mia voce riecheggiava prepotente, per la vallata, immortale e silenziosa per le persone che le si imbattevano. Affollata – troppo – per me che stavo subendo questo supplizio. Ron è andato via. sapevo che era colpa del medaglione. Sapevo che quelle cose non le pensava davvero. eppure l’ho lasciato fare. l’idea che potesse finalmente lasciarmi qualche attimo da solo con lei, mi ha spinto a commettere questo gesto troppo sconsiderato. Ma che razza di amico sono. che amico posso mai essere se spero di restare solo con la ragazza che il mio migliore amico ama? Sono un ragazzo. Un semplice ragazzo che si è trovato in una situazione più grande di lui, senza decidere davvero di volerci entrare. Senza che potessi prendere la decisione morale di potermi tirare indietro. A dire il vero forse non lo avrei mai fatto. L’aria fresca della vallata mi lasciava spazio a pensieri più tranquilli. E con il pensiero mi trovavo a ripensare quanto fosse accogliente hogwarts, a quello che darei per sedermi al tavolo dei grifondoro e banchettare con i miei compagni. Ridere, scherzare. Giocare. Pensieri che dovrebbero affollare la mente di un ragazzo normale. Ma io non sono normale. Non lo sono mai stato. ed è con questo pensiero che ammiro l’alba che sta dipingendo quella foresta. Decido dunque di rientrare.  La tenda è calda rispetto al clima gelido che c’è li fuori. E lei è li. Si sente l’odore di rosa diffuso in quella stanza. Il suo odore. Gli occhi verdi si posano su di lei. stesa li sulla brandina. Indifesa. Piccola. Eppure – nella sua fragilità – forte ed orgogliosa. Coraggiosa. Perfetta nella sua imperfezione.  Sono lenti i passi che mi permettono di annullare ogni distanza da lei. come sono lenti i movimenti di ogni altra parte del corpo mentre cerco di riavviarle una ciocca di boccoli dietro l’orecchio.  Sto sorridendo. Come un ebete lo so. Ma lo sento. sento le mie labbra tirare. E la voglia irrefrenabile di baciarla c’è. è tangibile. Presente. Tanto lei dorme. Non se ne accorgerà mai. Chino il capo, lasciando che le mie labbra si posino delicate su quelle di lei. morbide. Dolci. Soffici come il bacio che le ho regalato. Con il suo profumo che inebriava i miei sensi, fermarsi è stata una tortura esagerata per me. Non mi ci è voluto che qualche secondo per capire che è stato un errore. Perché sono consapevole che adesso che le ho assaggiate, non riuscirò a non desiderarle ancora. Non importa che lei non lo sappia. È qualcosa che mi porterò nel cuore. Per sempre.

*****

Perché il suo sguardo fosse cambiato, non riuscivo a capirlo. Eppure quella mattina – la prima da quando ron era andato via in cui non piangeva – aveva uno sguardo diverso. Indagatore. Per nullo imbarazzato. Cercava di scrutare ogni mia mossa. non capivo davvero quello che faceva. Ma la cosa che mi rincuorava, erano gli occhi asciutti. Non piangeva. E non sembrava disperata. Chissà che cosa aveva in mente per poter dimenticare così tanta disperazione.  Sembrava … confusa. Eppure accecata da una sicurezza disarmante. Glie lo si leggeva in faccia. Non avrebbe più sofferto.

*****

« Harry, svegliati! Siamo quasi arrivati, ti devi vestire. Manchi solo tu»

La voce della mia migliore amica riesce a penetrare nelle mie orecchie e a far svanire come fumo i ricordi che mi affollavano la mente, durante il viaggio che mi avrebbe condotto al mio ultimo anno a Hogwarts.

«non stavo dormendo! Volevo solo far riposare gli occhi!»

Risistemo gli occhiali sul naso così da poterla guardare meglio. Ha già la divisa dei grifondoro in dosso. E così anche Ron, Neville e Ginny. La mia ragazza. che cosa mi abbia spinto a far entrare Ginny nella mia vita, ancora non riesco a comprenderlo. Forse speravo che riempisse quel vuoto che  avvertivo come incolmabile nel mio cuore. Creato da colei che mi sedeva accanto e che torturava il mio stomaco ogni volta che si mostrava a me.  Ci misi un attimo ad indossare la divisa scolastica. Come mi mancava sentire l’odore di pulito sulla mia pelle. Chiusi gli occhi per assaporare meglio questo istante.

«tutto bene Harry? sei pensieroso»

Hermione mi aveva spinto ad aprire gli occhi per guardarla. Ginny parlava fitta fitta con Ron mentre Neville era uscito dallo scompartimento. Anche lei mi aveva sussurrato quasi. I suoi occhi erano preoccupati. Cosa che mi procurò un capogiro allo stomaco.

«si tutto bene! stavo solo ripensando a tutto quello che abbiamo passato. sono contento che sia finita. Ora posso davvero essere … » quei secondi di pausa  devono essere stati interpretati male da lei. come un attimo di debolezza, o di difficoltà, perché fu lei a finire la frase.

« libero di essere un ragazzo normale?» il suo sorrido dolce mi sciolse ogni nodo che possedevo. Compreso il mio sorriso.

« Esatto!»

« ma Harry … tu non sei mai stato normale. Tu sei speciale. Lo sarai sempre. Almeno per loro» si riferiva a Ron e Ginny « e per me» quelle due semplici parole riecheggiavano nella mente facendo eco nel mio cuore. Per lei … per lei ero speciale. Si. ma come migliore amico. Solo migliore amico. E prima lo capivo, prima potevo ricominciare a stare bene. eppure il mio corpo – come quel giorno in tenda – si mosse da solo. La mano si posò sulla sua, istintivamente stringendola forte. Ebbi il coraggio di fermarmi li. Di non andare oltre.

« grazie»

  
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