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Autore: Fayes    29/01/2012    2 recensioni
Poco dopo la morte di Jimmy, Brian inizia a scrivere So Far Away. La situazione è straziante.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Synyster Gates, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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La mia prima storia. Tutto è visto a modo mio.
E' da continuare.


Sentiva che le lacrime gli si erano asciugate sul viso provocando una sensazione del tutto appiccicosa. Le gambe erano totalmente intorpidite, piegate all'interno su una poltrona in semi-pelle di colore nero. I capelli lunghi fino alla seconda vertebra del collo erano del tutto arruffati; avevano smesso di brillare, di avere quell'aspetto sbarazzino e simpatico che era sempre presente, di solito. Una settimana era già andata: sette giorni passati con la testa tra le mani. Sette giorni passati a chiedersi perché. Sette giorni a piangere sulle spalle degli amici. Sette giorni a domandarsi se probabilmente, avesse creduto, fino ad ora, nella persona sbagliata.
«Fanculo dio» mormorò guardando la foto davanti a sé.

Brian era cresciuto in una famiglia cattolica. Da giovane aveva combinato quasi tutti i guai che un adolescente potesse commettere: aveva fumato, aveva scopato, aveva bevuto e si era ubriacato, aveva rubato e -dannazione- si era divertito da morire. Al liceo aveva incontrato le persone che gli avrebbero cambiato la vita: Matt, Zacky, Johnny e soprattutto Jimmy. L'incontro con i ragazzi era stata la cosa più importante, meravigliosa e incredibile della sua vita. Insieme avevano messo su la band, se l'erano spassata da morire e in tutto questo tempo Brian aveva continuato ad avere fede in "Dio". Adesso, una settimana esatta dopo la morte di Jimmy, era crollato tutto, compresa la sua fede.
Non c'era motivo di credere in qualcosa che strappava la vita alla gente. Non c'era motivo di credere in qualcuno che rendeva le persone così infelici. In questi sette giorni di dolore, dopo il funerale, Brian e i ragazzi avevano scelto di dormire l'uno a casa dell'altro. Non riuscivano a stare separati. Michelle, Valary, Lacey e Gena erano volute rimanere comunque. Avevano bisogno di stare insieme, era una necessità di cui nessuno poteva fare a meno. Adesso erano a casa di Zacky. Non aveva la minima voglia di alzarsi. Fino a poche ore fa aveva pianto fino ad aver esaurito tutte le lacrime, aveva bestemmiato, aveva urlato e vomitato anche l'anima. Non si era mai sentito così male. Brian si guardò intorno. Michelle dormiva sul divano difronte a lui. Aveva il viso corrucciato e a tratti muoveva le palpebre. Sognava. Sognava qualcosa di brutto. Brian sentì l'improvviso bisogno di proteggerla, lo irritava il fatto che qualcuno potesse spaventare la sua amata anche nei sogni. Protezione. Con Jimmy non ce l'aveva fatta. Ripensando al suo amico gli venne un nodo alla gola. Jimmy: il suo amico dell'infanzia, quello che aveva rubato le birre al negozio di Barney quando aveva quattordici anni. Quello che andava in giro vestito con un kimono giallo, sandali e calzini. Eccentrico, solare, ottimista, schietto. Jimmy: il miglior amico di sempre. E adesso se ne era andato. Morto a ventotto anni. Brian cercò di scacciare il suo ricordo scrollando il capo. I ragazzi insieme a Lacey, Valary e Gena dormivano di sopra. La casa era avvolta nel silenzio. Brian approfittò di quel momento di tranquillità e lucidità personale per riflettere sul da farsi. Voleva smontare tutto. Non aveva voglia di continuare con la band. Jimmy era morto e con lui l'allegria, il suono della batteria e lo spirito di un gruppo musicale. Non aveva senso continuare. In quel momento nulla aveva senso.
Però Jimmy non avrebbe voluto. Infondo non se lo meritava un abbandono così. C'era bisogno di un ultimo addio.
Senza pensare Brian prese un blocco di fogli sul tavolino a destra. Non si alzò nemmeno dalla poltrona, non era ancora il momento. Si sporse un po' in basso e recuperò una penna nera.
Aveva così tanti pensieri nella mente. Così tanti ricordi del suo amico. Tante cose da dirgli, da fargli sapere, da chiedergli, ma lui era così lontano.. Aveva bisogno di tirar fuori tutto adesso.
Cominciò a scrivere:
Mai avuto paura di niente..
Mai vergognato, ma mai libero..
...
...
Resterai?
Resterai via per sempre?


Era questa la domanda che lo assillava. C'era da chiedersi se Brian avrebbe mai rivisto Jimmy. Massì. Infondo credeva ancora in dio. Certo, gli aveva provocato un dolore insopportabile, ma probabilmente avrebbe riabbracciato il suo amico in un'altra vita, in un "Afterlife", dall'altra parte, se questa esisteva. Questo pensiero lo rinfrancò un poco. Adesso sentiva di dover continuare a scrivere quella canzone. L'approfondimento del ricordo di Jimmy sarebbe stata duro da sopportare, ma una canzone era ciò che il suo amico meritava.
Si mise in posizione seduta e tirò su col naso. Chiuse gli occhi e si fece forza.
Doveva andare avanti, non c'era altro modo. Un attimo dopo sentì il respiro di Michelle appesantirsi e poi alleggerirsi. Si stava svegliando. La guardò stropicciarsi gli occhi ed emettere dei versi infantili. Anche lei aveva pianto in questi giorni. Avevano pianto insieme, abbracciati. Si erano confortati a vicenda. Amava quella ragazza.
Era dolce quando c'era da esserlo, agile ed incredibilmente sexy quando la situazione era quella che era. Per molti non era il massimo della bellezza, ma ai suoi occhi era splendida. Continuando a guardarla un sorriso tenero gli si formo sulla viso. Michelle si alzò, lo guardò negli occhi con tutto l'amore e la compassione possibile e gli si avvicinò. Gli accarezzò una guancia. Lui le prese la mano e gliela baciò, continuando a fissarla.
«Ti amo Brian.» disse lei. E lo disse sinceramente.
«Anche io 'Chelle.» rispose Brian. Poi lei si abbassò e lo baciò intensamente sulle labbra. Un bacio di amore, pieno di tristezza per tutto quello che stavano passando. Un bacio di incoraggiamento, un bacio per far capire che ce l'avrebbero fatta.
Le labbra di Michelle erano dolci, morbide, perfettamente adagiate su quelle di lui.
Michelle sentì il sapore salato delle lacrime del suo uomo. Non ce la faceva a vederlo così. Si staccò da lui lentamente e le venne un groppo in gola. Brian era sempre stato dannatamente vivo. Sempre allegro, pieno di ironia. Quell'immagine di uomo fragile, impotente e rassegnato, non gli si adattava per niente. Guardò il suo viso. Occhi stravolti, gonfi e arrossati. Il filo di barba si stava infoltendo. Non l'aveva mai visto così. In genere era sempre perfetto, adesso era un altro uomo. Sempre meravigliosamente splendido, ma pur sempre una altro uomo. Dei passi arrivarono dalla stanza adiacente. Matt si era svegliato.
«Ragazzi..» salutò.
Matthew Charles Sanders indossava un paio di pantaloncini corti e una maglia senza maniche della squadra di baseball di Huntington Beach. Era scalzo, aveva un volto più rilassato rispetto ai giorni precedenti, ma pur sempre afflitto. Gli occhi erano stanchi di cacciar lacrime. La barba gli ricopriva il volto. Nessuno aveva pensato a se stesso in quella settimana. Il dolore era stato troppo forte.
L'uomo guardò l'ora sulla sveglia appoggiata sul camino: 9:32 del mattino.
Aprì il frigo e si fermò davanti ad esso, indeciso su cosa prendere.
«Brian?» chiese con parole fugaci. Avrebbe preso ciò che prendeva il suo amico. In ogni caso tra i due c'era sempre questo tipo di intesa.
«Birra, Matt.» rispose lui. Poi si voltò a guardare Michelle, chiedendole con lo sguardo se ne volesse una anche lei. La donna scosse il capo in segno di rifiuto.
«Dannazione, amico. Birra alle nove e mezza del mattino. Siamo ridotti uno schifo.» constatò Matt prendendo due Heineken e porgendone una all'amico.
«Già. E chi se ne importa.» rispose Brian bevendone un lungo sorso.
Michelle guardò il suo amore con uno sguardo misto alla pietà e la rassegnazione. Non era contenta del suo atteggiamento così debole.
«Ehi amico, stamattina ho deciso una cosa.» disse Brian.
«Spara.» rispose Matt.
«Con la band possiamo anche chiudere, non lo so. Non sono abbastanza lucido. In realtà mi sento di merda. Non sono capace di ragionare. Ogni decisione in questo momento sarebbe una cazzata. Credo che tutti abbiamo bisogno di tempo. L'unica cosa sicura di cui sono consapevole è che voglio scrivere per Jimmy. Poco fa ho iniziato a buttar già qualcosa. Lo faccio per lui. Per lui e basta. Affogare nei ricordi non mi aiuta di certo ma è l'unica cosa che posso fare, adesso.»
«Va bene così. Prendiamoci una pausa, parliamo con i genitori di Jimmy, abbiamo bisogno di tempo per noi. Ehi, butta fuori quello che vuoi, lo sai che ti staremo tutti vicino, qualunque scelta farai.» lo rassicurò Matt.
«Lo so, lo so. Ma...cazzo!» Brian sottolineò l'ultima parola che mise in evidenza la sua rabbia per la situazione in cui si trovava. Una lacrima tornò a rigargli una guancia. Dio. Dio. Dio.
Michelle si affrettò ad asciugargliela. Matt guardò il pavimento. Non sapeva cosa dire. Non c'era niente da dire. Qualunque cosa senza Jimmy era priva di significato. Si sedette sul divano e guardò nel vuoto, ricordando il suo amico.
Zacky scese le scale ed entrò nella stanza dove c'erano i suoi amici.
«Ho sentito urlare, tutto ok?» Zacky era dimagrito di molto in quei giorni. Da giovane aveva sempre avuto un fisico asciutto, ma da quando la band aveva iniziato ad avere successo aveva scoperto il piacere del cibo. Da allora era sempre stato considerato la "pallina" del gruppo.
Guardò i suoi due amici e si diede una risposta da solo.
«Che domanda del cazzo.» scosse la testa e si sedette accanto a Matt.
«Valary, Gena e Lacey dormono ancora?» domandò Michelle ai due uomini seduti sul divano.
«Sì, ma Johnny ieri sera si è ubriacato, credo che si sveglierà fra qualche ora.»
Michelle fece un espressione corrucciata. «Non può affogare il suo dolore nell'alcol, dannazione, si rovinerà!» Brian rispose seccamente: «Che cosa dovrebbe fare? Piangere come un coglione come faccio io?»
Michelle rimase fredda alla risposta del suo uomo. Sapeva che non era in grado di ragionare. Non c'era motivo di prendersela. Dopo pochi secondi uscì dalla stanza e salì le scale per andare a svegliare la sorella: Valary.


Da continuare.
  
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