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Autore: cyclopis    09/02/2012    8 recensioni
Hermione Jane Granger sfogliava velocemente un libro della Biblioteca con un certo nervosismo. Di solito si vedeva la dolce Grifondoro assaporare dolcemente ogni parola incisa con l’inchiostro, sfiorare le pagine di pergamena con i polpastrelli come se fossero seta più pregiata; seduta a gambe incrociate, la gonna si posava sulle sue gambe magre fino alle ginocchia, le labbra arricciate e i capelli crespi per l’umidità.
-Non è proprio giornata, pensò la ragazza quando un’altra voce giunse alle sue orecchie. La più piccola dei Weasley, capelli rosso fiamma e una tipa che sapeva il fatto suo. «Hermione è spaventata»-ridacchiò.
«Spaventata?» -Harry la guardò perplesso.
«Si, spaventata» - Hermione picchiettò le dita sul tavolo.
Genere: Comico, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
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1° capitolo 

This is the strangest life I've ever known.
-the doors-



























 

a S. ,  
perchè so già che non avrò mai il coraggio di dirtelo.

 




















 
"Non c'è tempo d'interessarsi a tutto. Ci si può solotanto interessare a ciò che ne vale la pena."
- Aldous Huxley.   

 
 
 



 
 
Lisa Turpin aveva l’abilità di allontanare chiunque con una sola parola, qualcosa di davvero eccezionale anche per un mago. Lisa era una ragazza con i capelli neri ed oleosi, le gambe magrissime che erano leggermente storte e il viso a forma di cuore così pallido da far notare delle vene bluastre che uscivano leggermente di fuori dalla fronte quando si trovava davanti al professor Piton.
Lisa invidiava profondamente tutte le belle ragazze del sua anno. Loro erano perfette, amavano far ondeggiare i capelli curati e indossavano corte gonne che facevano risaltare le loro gambe sode e lunghe che i ragazzi amavano guardare. Lisa Turpin, inoltre, aveva avuto cotte per ragazzi impossibili e che probabilmente sapevano a stento della sua esistenza, forse il nome suscitava qualche pensiero che ruotava intorno alla parola scacchi.

Club degli scacchi, per precisione.

I passi della ragazza corvonero rimbombavano nei corridoi deserti di Hogwarts. In quel momento gli studenti erano già nelle loro stanza, avevano finito di pranzare e di conseguenza nessun occhio indiscreto poteva scrutare Lisa che teneva tra le dita magrissime – praticamente scheletriche – una scopa da corsa, le labbra sottili e incolori mormoravano un incantesimo contro un gatto dagli occhi gialli luminosi, Gazza lo chiamava da lontano.
«Finalmente, eccoti.»- mormorò Calì Patil annoiata, spuntando da dietro un pilastro, passando una mano scura tra i lunghi capelli neri. «Stavo per andare via.»
«Scusa ma avevo dimenticato la scopa, dopo ho lezione..»- gracchiò, starnutendo e afferrando gli occhiali spessi e indossandoli per vedere meglio ciò che la grifondoro le stava porgendo.
«Se dalla tua bocca uscirà il mio nome, Turpin, tu sei morta.»- la guardò dall’alto in basso con le sopracciglia elegantemente arcuate.
Calì Patil e sua sorella non erano mai state troppo simpatiche con quelle che consideravano delle semplici sfigate e con le persone che potevano metterle in una brutta situazione. Lisa non le sembrava più affidabile di un troll. “Calì, non è una stupida, è pur sempre una corvonero.” aveva sbottato Padma, lei non poteva che darle ragione.
«Puoi stare tranquilla, io..»- venne interrotta bruscamente dalla mano della ragazza che le diede senza troppe cerimonie una scatoletta rossa.
«Se lo viene a sapere Piton che gli ho rubato l’amortentia rischio l’espulsione, Lisa.>> - disse a voce bassa.
La corvonero riuscì a vedere le ciglia nere e allungate dal mascara.
 «Un passo falso e la tua faccia si riempirà di brufoli.». - sussurrò minacciosa.
Lisa annuì velocemente e con dita tremanti afferrò la scatola e la guardò con i suoi acquosi occhi azzurri. «Effetti collaterali?»
«Se ne mangia troppi potrebbe essere ossessivo, poi non ne ho la più pallida idea. Ricorda che non è amore ma solo una forte infatuazione»- scrollò le spalle con disinteresse.
La Turpin evitò di commentare: era una corvonero, mica una stupida. Avrebbe fatto lei stessa la pozione se la scuola – dopo vari incidenti del genere- non avesse messo sotto chiave gli ingredienti ricoperti da ragnatele per mostrarli solo in rare lezioni.

«A chi la devi dare?» - disse curiosa la ragazza dalle origini indiane.
«Questi non sono affari tuoi. » - Lisa le lasciò un pugno di pergamene ai suoi piedi.
«Fa ciò che vuoi.»
Calì Patil scomparve ondeggiando sui tacchi alti lasciando nelle sue mani quella scatoletta rossa.
L’avvicinò al petto e giocò con il nastro rosso guardando il suo riflesso in una delle tante finestre che le mostravano il grande giardino della scuola, il cielo era di un azzurro così acceso che sembrava fosse estate ma sentiva fino alle ossa il freddo di quella giornata, il piccolo strato del ghiaccio residuo che era posato sulle panchine e sulle foglie degli alberi.
La ragazza accarezzò  la scatola e l’aprì trovando dei dolcetti di tutte le forme e colori decisamente invitanti con un profumo così buono da farle venire la voglia di prenderne uno. Lo chiuse di scatto.
Quella era una cosa importante e, soprattutto, per una sola persona.




° ° °





Mentre Hermione rimetteva il tappo alla boccetta dell’inchiostro e spostava i libri spessi, Ron ed Harry erano seduti su una grandissima poltrona rosso scuro mentre lanciava un’occhiata, quasi inconsapevolmente, alla finestra ricoperta parzialmente dalla tenda chiara: lì, in quel piccolo squarcio di vetro, riusciva a vedere il campo di Quidditch e la squadra serpeverde che marciava verso di esso. Non poteva davvero farci nulla, quella squadra le provocava repulsione come le loro divise sudice e sporche di fango, gli stivali che finivano tra la terra e quello sguardo così duro da farle pensare che non sarebbero state delle belle lezioni di volo.
«Oggi ho visto Draco Malfoy.»- disse all’improvviso Harry, la testa appoggiata nell’incavo del suo braccio. - «Mi ha fatto passare la voglia di fare queste lezioni.»
«Io credo mi divertirò.»- rispose Ron in tono pensoso. «Le serpeverde sono così belle.»
Hermione storse la bocca in una smorfia a quelle parole: che fossero belle non c’era dubbio, il vero problema era che non si poteva tollerare tanta superficialità, antipatia e vigliaccheria in una sola persona.
«Fratellino. »- esordì Ginevra . «Non hai speranze. Ne sei consapevole?»
«E tu potresti farti gli affari tuoi, che dici? »- sbottò infastidito mentre salutava con un cenno del capo Colin Canon che stava facendo un servizio fotografico a Seamus e Dennis che cantavano a squarciagola “Ti sei innamorato di una strega dai capelli d’oro” delle Sorelle Stradivarie.
«Pensi solo a mangiare, Ronny.»- ridacchiò. «Io»- disse con tono provocatorio. -«se non fossi tua sorella ci penserei due volte a stare con te, Hermione tu come hai fatto? Ah sì, non c’è bisogno di risposta, ti ha lasciato.»
Hermione sentendosi tirata in causa, con poca voglia alzò gli occhi castani dal suo libro sospirando piano.
«Non l’ho lasciato.E’ stata una decisone..»- ma la Weasley la interruppe con un gesto della mano. Scoppiò in una fragorosa risata davanti al viso rosso del fratello.
«La mamma gli ha ripreso l’orsacchiotto per consolarlo»- lo scimmiottò. C’erano alcuni momenti in cui Ginny doveva stuzzicare suo fratello, un po’ come praticare un hobby per lo stress.
«Non è vero!»- disse lui, cercando di afferrarla facendo rotolare giù la boccetta d’inchiostro che scivolò dal tavolo fino ad arrivare a terra sporcando metà del tema di Hermione e i pantaloni di Harry.
«Cazzo.»- gridò.
Il ragazzo che era sopravvissuto, strofinando le mani sulla macchia di inchiostro finendo per sporcarselo e che stupidamente le portò in faccia. - «Merda!»-seguito da una sequela di insulti irrepetibili e interminabili.
«Il mio tema, il mio tema, RON!»- Hermione si alzò di scatto con gli occhi sgranati, il viso a chiazze rossastre per poi indicarlo minacciosamente. Lui però era troppo impegnato ad acchiappare sua sorella che gli aveva appena fatto uno sgambetto facendolo rovinare a terra.
«La mia bacchetta, dov’è?»- urlò tra la confusione: Ginny che rideva, Ron che gridava ahi, ahi, Harry che imprecava contro Merlino, Salazar e Morgana,  Seamus e Dennis che cantavano, gli altri che guardavano perplessi e commentavano.
Appena la trovò, l’afferrò come se fosse un salvagente in mare aperto e urlò - «Gratta e netta!»-pulendo il suo tema e i pantaloni di Harry per poi rivolgersi a tutti gli altri. «Silenzio!» - e si trovò una ventina di paia d’occhi puntati su di lei che sembrava la figlia della McGrannit, una perfetta imitazione che in pochi sapevano fare così bene.
«Io vado a lezione di volo.»- annunciò con il mento in su, afferrando la scopa e prendendo un bel respiro. L’ora era vicina. Salutò gli altri con un cenno del capo nel silenzio tombale della sala mentre qualcuno sbuffava scocciato, quelli del primo la guardavano impauriti e i suoi amici sorrisero intimoriti per poi continuare a punzecchiarsi. «Ah.»- si bloccò un attimo, voltandosi. «Dieci punti in meno a grifondoro.»
E si chiuse la porta alle spalle.
«Santa Madonna»- disse sommessamente Ron. - «Dieci punti
 


 

° ° °





"Ci sono persone da cui vorrei essere capito e che vorrei capire.
Quanto agli altri, se non mi capiscono fino in fondo, pazienza, mi devo rassegnare. “
- Haruki Murakami. 






 

Una voce calda le mormorava parole indistinte, i suoi denti affondavano piano sulla pelle delicata del collo. I capelli biondi le sfiorarono la guancia, la sua mano grande finì nel suo interno coscia e oltre fino a farla ansimare leggermente.
Le dita affusolate di Terence Higgs si strinsero tra la maglietta dell’allenamento trovandola leggermente sudata, allacciò le gambe nei suoi fianchi e e baciò le labbra morbide di Draco Malfoy.
Quest’ultimo era posseduto dalla lussuria. C’erano momenti in cui lui doveva necessariamente divertirsi con qualcuna e Terence  era sicuramente quella giusta: poco prima che facesse la doccia l’aveva vista spuntare con un sorriso malizioso, parole seducenti e quei pochi gesti giusti per iniziare una buonissima conversazione.



«Draco, sono venuta per una visita»- il ragazzo si voltò a guardarla mentre un sorriso pigro si distendeva sulle sue labbra chiare, scrutandola con attenzione.
«Salve, dolcezza »- mormorò con voce suadente, avvicinando la sua mano al fianco di lei. C’erano ragazze con cui non c’era bisogno di grandi conversazioni, c’era chi voleva solo sesso e lui poteva benissimo accontentarle. Terrence, ex componente della squadra, era una bellissima mora con due occhi verde scuro che spiccavano nel suoi incarnato chiaro. Proporzionata, sexy e non la sua prima volta a letto con lui. 
«Quasi quasi mi sei mancato.»- sussurrò lei che aveva allacciato subito dopo la bocca con la sua in un bacio appassionato. Draco l’afferrò, ridacchiando, scambiandosi poche battute per passare al meglio. Ovviamente il posto non era tra i migliori, erano disponibili solo delle panchine:  lei gli tolse la felpa verde e argento della squadra, lui – abile e seducente- con un sensuale ghigno dipinto sulle labbra si preparò ad essere un amante perfetto. Forse era la caratteristica di maggior parte dei Slytherin, almeno a letto erano dolci.
 



«Abbiamo,tipo, interrotto qualcosa? ».
Blaise, seguito da Theodore Nott, li guardavano con un certo divertimento squadrando la scena con malizia. Non che non si sapesse che Terrence avesse avuto qualche storia con Draco, e che quest’ultimo era un buon amante del sesso e sì, sapevano pure che era da loro – non solo da slytherin ma da adolescenti vogliosi – farlo molte volte soprattutto se c’era chi disponibile ma non prima di una partita, non in uno spogliatoio!
«Tu che dici, Blaise?».
Era appena uscito un ringhio Draco che mollò Terrence mentre cercava di sistemarsi la camicetta semi sbottonata e sistemando la gonna che era salita parecchio; mormorando un “tolgo il disturbo” , superò i due ragazzi sotto lo sguardo tra il divertito e lo sbalordito di Theo.
«Draco i doveri ti chiamano.»- disse l’amico con la sua divisa da scuola. Lui ovviamente non giocava nella squadra.
Il biondo, dal canto suo, si sedette sulla panchina fumandosi una sigaretta. Guardò i due, buttando dalla bocca un po’ di fumo alla menta.
«Non potendo scagliarvi una maledizione cruciatus, credo proprio che dovrò adempiere ai miei doveri. »- ormai arreso a quella sua sfiga continua, afferrò i lembi della sua giacca cercando di rendersi il più presentabile possibile. Si appoggiò al muro e ricevette una pacca nella spalla dal suo amico Blaise –
«Sappiamo che è difficile fare lezioni a Grifondoro.»- disse. «Sappiamo che è difficile quest’anno.»  – concluse poi seriamente, stringendogli un braccio.
Gli occhi grigi incontrarono quelli color cobalto di Blaise. Era uno dei pochi che sapeva quanto davvero stesse poco bene Draco: suo padre era ad Azkaban e sua madre era lì con lui. I suoi genitori, coloro che lo avevano amato nonostante tutto quello che era successo non erano lì, non c’erano i rimproveri dell’austero Lucius Malfoy e gli abbracci imbarazzati di Narcissa. Draco sentì quella ferita riaprirsi, si era ripromesso che quell’anno l’avrebbe usato solo e soltanto per divertirsi, per non pensare a nulla. Si era detto che avrebbe fatto quello che tutti gli studenti dell’ultimo anno avrebbero fatto. Divertimento.
«Andiamo Blaise. »- disse, senza troppe spiegazioni. Lui non ne voleva dare.
 


 

° ° °



 

“Non rispondeva mai alle domande, ma quando si arrosisce vuol dire sì,  non è vero?
- Antoine De Saint-Exupéry.    
 







Draco Malfoy era oggettivamente bello. Bello, bastardo e quel suo essere così..serpeverde che attirava le ragazze. Le corvonero e tassorosso non ci pensavano due volte a sospirare quando vedevano quel viso d’angelo e i sorrisi maliziosi che dedicava, le grifondoro invece lo avrebbero sempre visto come il viziato, codardo, ricco Malfoy. Magari certo, qualcuno commentava il suo di dietro oppure non riusciva a staccare lo sguardo da quel profilo nobile e rimanere un po’ abbagliate nel suo modo di fare – si intende a parte gli insulti e magari qualche residuo di infantilità- però ecco, avrebbero sempre detto che Malfoy sarebbe stato l’ultima persona a cui avrebbero pensato.
Forse.
Solo Hermione Granger non lo guardava nemmeno con la coda dell’occhio, sembrava più voler combattere con la sua scopa da corsa. La guardava con la mano tesa verso di essa e con la voce tremante disse «Su!»- ma la scopa non si degnò nemmeno di tremare, muoversi, fare un piccolo cenno come per dire “ ti ho sentita”. Nulla.
Prese un bel respiro.
«Su!»- riprovò.- «Su!»- e un’altra volta . -«Su! Dannazione,su, su, su!»- stava per sferrargli un calcio quando delle dita si strinsero sulla sua spalla.
«Granger.»- pronunciò quelle parole con tono appositamente strascicato, la guardò, quasi esasperato, spostandola leggermente. - «Sapevo già che eri un’incapace ma potresti ecco..smetterla di gridare, non concludi nulla.»- sbottò scocciato.
«Malfoy.»disse lei, coprendosi con quel mantello pesante e lanciandogli un’occhiataccia. Un leggero venticello le spostava i capelli davanti gli occhi grandi e scuri. «La scopa non mi ascolta.»- Draco roteò gli occhi al cielo e, senza nemmeno pronunciare qualsiasi parola, la scopa volò tra le sue mani candide. Sorrise quasi, il sole illuminava il viso del ragazzo, chinandosi verso di lei. Trattava quella scopa come qualcosa di prezioso, ormai dopo anni Draco riusciva a domarle con un solo gesto o forse anche con il solo pensiero. Aveva visto più volte lo stesso modo di guardare in Harry, quella passione che era il Quidditch.
«Posso?»- disse il serpeverde senza davvero volere una risposta. Alzò una gamba saltando sulla scopa e poi fece un cenno ad Hermione. .
«Sali.»- ordinò con tono duro e un sopracciglio elegantemente alzato. Le abitudini nei toni dei due ragazzi sembravano non poter scomparire più.
«E perché dovrei?»- aveva risposto di rimando senza pensare che quello era il suo maestro e quella la lezione di volo. Povera ingenua.
«Mezzosangue non ho tutto questo tempo da perdere. Sali.»
L’afferrò poco gentilmente facendola mettere davanti. Le prese le braccia facendole allungare per tutto il manico e alla fine lui mise le sue mani sulle sue avvicinando la guancia a quella di Hermione. Draco per un attimo si bloccò, giusto un momento, sentendo quella pelle color pesca che profumava di vaniglia. Era ghiacciata: represse l’istinto di portare le mani bianche ed eleganti per riscaldarla. Quest’ultima a quel contatto sobbalzò mentre il suo viso diventava qualcosa di molto simile a un pomodoro.
«Malfoy ma che fai?!»-
Strillò lei mentre il sangue scorreva sul suo viso rendendolo così accaldato che il freddo intorno a lei lo sentiva appena. Gli afferrò, come per bloccarlo, la canotta che aveva sotto la felpa e la lasciò immediatamente capendo che con quella serpe tutto poteva andare contro di lei dato che la malizia sembrava essere il suo ingrediente principale.
«Capisco che la mia bellezza fa questo effetto.»-disse gongolante mentre un ghigno sensuale si dipinse sul suo volto. «Ma Granger, potresti reprimere questi istinti , sai, sono pur sempre un puros..»
Hermione si mosse così tanto che caddero entrambi a terra finendo sul prato verde e gelato: la grifondoro tossì sputacchiando qualche ciocca bionda, sentendo qualcuno di abbastanza pesante sopra la sua pancia. Sopra di lei vide gli occhi grigi di lui, le pagliuzze più chiare e alcune più azzurre, le ciglia scure, il naso sottile: Hermione sentì qualcosa nello stomaco, come un vuoto.
«Ma che cazzo fai?!»- Draco si massaggiò il capo biondo dolorante che aveva sbattuto contro la scopa caduta a terra. Gli altri studenti, chi in aria, chi a terra, li guardava perplessi.  Solo una ragazza dai lunghi capelli neri oleosi, le gambe magre ma storte di nome Lisa stringeva il manico fino a far diventare le sue nocche rosse.
«Spostati, furetto. Mi fai male! »- posò le sue mani sul petto largo di lui, spingendo verso l’alto.
«Ecco, non sai fare nulla Mezzosangue, niente, zero..».
«Scherzi? Sei tu l’incapace!».
«Io?».
«Si, tu!».-strillò.
«Ma se sei tu che mi hai messo le mani addosso con chissà quali intenzioni..».
Hermione assunse un color porpora dandogli un pugno sulla spalla -“ahi!” - «Ma che cosa vai dicendo!».
«Idiota.»- Draco la guardò offeso, rimettendosi in piedi e togliendo la polvere dai pantaloni.
«Idiota.»Hermione fece pressione sulle mani, afferrò la scopa per andarsene proprio quando la lezione era finita.
 



 ° ° °





 
Ginny Weasley era distesa sul suo letto dalle lenzuola rosso e oro quando sentì bussare alla sua porta. La sua chioma rossa era aperta a ventaglio sul cuscino, gli occhi si aprirono lentamente quando il sole aveva inondato la sua stanza. Nel suo letto sembrava esser passato un uragano: la coperta era metà sul materasso e metà a terra, le lenzuola erano ammucchiate in fondo e il cuscino maltrattato e vestiti a terra. Se l’avesse vista Hermione l’avrebbe fatto uccidere, ovviamente non lei personalmente, avrebbe trasgredito le regole.
La stanza delle due amiche era piuttosto spaziosa, alle pareti due lanterne erano appoggiate con dentro  la cera che scivolava lungo una candela bianca. Due grandi bauli di legno si trovavano davanti ad ogni letto, quello di Hermione era ordinatissimo: i vestiti erano piegati in modo perfetto e una bustina era adagiata sopra di essi ed emanava un profumo di rosa. Quello di Ginny invece era pieno di pergamene e boccette di vario tipo, spiccava anche una bottiglietta di gin e un reggiseno di pizzo nero. Due opposti.
«Avanti.»- disse più forte.
Dalla porta una testa bionda apparve. Luna Lovegood – o come la chiamavano a scuola Lunatica- era una delle più care amica della piccola Weasley: biondissima, gli occhi leggermente sporgenti e vestiti alquanto bizzarri.
«Luna, vieni, vieni!»- la rossa si mise a sedere, distendendo le labbra in un dolce sorriso.
«C’è qualcosa che posso fare per te? »- disse a mo’ di saluto quando sfiorò con la bocca la guancia di Luna che strofinò stancamente gli occhi e lisciando le sopracciglia pallide.
«Beh, a parte il fatto che forse abbiamo trovato il Ricciocorno Schiattoso e che Silente mi ha affidato un giorno delle settimane delle Casate, nulla!» - disse con la sua solita voce trasognata. Luna era una tipa strana –a detta di tutta la scuola- e nessuno poteva davvero dargli torto. Una volta era arrivata con un cappello a forma di leone per la partita, abiti alquanto strani e l’orecchino con una rapa ma Ginny poteva benissimo affermare che era forse una delle persone migliori che avesse incontrato. Hermione all’inizio aveva avuto qualche dubbio sulla personalità e sanità di Luna ma aveva constatato che, per quanto stramba fosse, era meglio di una Lavanda Brown.
«In che senso?»- disse sorpresa la rossa.
«Ho pensato di fare qualcosa per San Valentino dato che la settimana capita proprio in quel periodo. Una fiera magari! O potremmo organizzare una ricerca per il Ricciocorno..»- mormorò con un mezzo sorriso, come se fosse appena caduta dalle nuvole.
Ginny, quasi per paura che facesse qualcosa di davvero strano, la fermò ridendo.
«O magari potremmo organizzare una bella pattinata sul ghiaccio!».
Luna la guardò, piegò a destra il capo arricciando leggermente le labbra rossastre.
«Potrebbe essere un’idea!».
 



° ° °




Al Paiolo Magico, su un tavolo quadrato di legno di ciliegio, tre ragazzi erano seduti con tre fumanti burrobirre in dei boccali enormi. Il brusio dei diversi studenti e la musica che trasmettevano alla radio era sempre la stessa, le finestre grandi mostravano dei fiocchi che, teneri, si posavano a terra e sul davanzale creando un piccolo strato di neve candida. Si vedevano le sorelle Calì che passeggiavano a braccetto sorridenti, qualche bambino che divertito ammirava una scopa da corsa dal prezzo strabiliante.
Harry si lamentava di qualche ragazza che lo aveva fermato per uscire solo perché era il “bambino che era sopravvissuto” e Ron perché Lavandra Brown non smetteva di mandargli biglietti che profumavano di rose con frasi sdolcinate capaci di causargli conati di vomito.
Il solito trio felice, poteva dire la gente che li vedeva. Hermione però quel giorno aveva un mal di testa assurdo tanto che dovette portare più volte le dita alle tempie.
«Hermione, qualcosa che non va?». La grifondoro sorrise dolcemente mostrando i denti bianchi e piccoli alle parole di Ron. Ronald Weasley era stato il suo ex ragazzo al sesto anno. Non aveva considerato davvero un errore la loro relazione, anzi, ad Hermione piaceva ancora. Quando però Ron aveva cominciato ad essere più assente e più simile a un amico che ad un fidanzato, lei aveva dovuto parlarne e alla fine si erano lasciati. Lei aveva sempre detto che era meglio così ma lui era pur sempre il ragazzo che avrebbe sempre visto nella sua vita, mano nella mano con lei.
«Va tutto bene, il quidditch mi fa stare male.»- ridacchiò mentre Harry le accarezzava fraternamente la testa.
«Come è andata la lezione»- disse Ron.
«Malfoy è un'idiota ».
«Non è una novità»- borbottò Harry, portando il boccale alle labbra prendendo un grande sorso di burrobirra fumante.
«Lo so. » - Hermione sospirò, appoggiando il mento sul tavolo. - < Un piccolo ragazzo biondo si sedette all'improvviso davanti a loro con un sorriso enorme e le orecchie leggermente a sventola. Un flash accecò Hermione che sventolò le mani di fronte il suo viso per evitare che fosse fatta qualsiasi fotorafia. 
In quei momenti odiava profondamente Colin Canon.
«Una foto per il giornalino della scuola» - esordì contento.
«Perchè?» - disse sorpresa la ragazza, guardando con sfida la macchinetta nera del grifondoro.
«Beh, sei la caposcuola e rappresentante della settimana delle Case. No?»

La ragazza imprecò sotto voce, alzando gli occhi al cielo.


Proprio quando si aggiunse Seamus, Hermione sentì una risata bella, leggera ma quasi fastidiosa per le orecchie di lei.
Possibile che quel furetto dovesse necessariamente rovinargli la giornata? Non gli bastava una lezione di volo, l’inchiostro nel tema e lui come insegnante? Anche al Paiolo doveva trovarlo?
Non che le importasse, pensò esasperata, se quel figlio di mangiamorte fosse stato però più lontano da lei si sarebbe trovata meglio. In quel periodo particolarmente  - essendo entrambi caposcuola e stesse lezioni- si erano ritrovati a parlare ( insultarsi) più spesso. Si disse che ormai riusciva a distinguere il suono della risata, basso e quasi tenero ma allo stesso tempo sensuale.
Sensuale?
No, sensuale no. Si disse, rimanendo un attimo interdetta dai suoi stessi pensieri.
«Vero Hermione?»- scherzò Colin, dando un leggero pizzico sul braccio, riportandola alla realtà.
«Ehm, sì.»- ridacchiò, ignara di quel che stessero dicendo. Si voltò incontrando per un attimo il suo sguardo che sembrò cancellare le distanze tra loro, giusto il tempo che entrambi lo distolsero quasi infastiditi anche se forse non lo erano davvero. Il ricordo di quel giorno era quasi divertente.
«Avete visto mi ha dato ragione!»- gli altri risero e Hermione inarcò un sopracciglio confusa.
«Harry, si può sapere a che cosa ho detto sì? ».
«Che Victor Krum ce l’ha piccolo e tu lo sai bene!».
La Burrobirra le andò di traverso facendola quasi soffocare.

Idioti.
 
 









Angolo autrice! :') 

Allora ragazzi ecco il primo capitolo, ho aspettato molto poco per metterlo proprio perchè non è lunghissimo ma anche perchè avevo postato solo  il prologo :3 gli altri capitoli verranno messi dopo 4/5 giorni, se posso prima e se non posso, dopo XD
-Lisa Turpin in  realtà è una tassorosso nei libri.
-Terrence dovrebbe essere più grande di Draco ed è l'ex capitano della squadra.
-Amortentia l'ho messa come ingrediente principale del filitro d'amore, sperando sia così!
- Hermione stava con Ron ma è ancora innamorata di lui. Lui non ricambia moltissimo, sappiamo com'è, pensa solo al quidditch ;)
-Non voglio far sembrare Draco un triste ragazzo che si rifugia nel sesso. Il sesso esiste nella vita di tutti, lui trova semplicemente le facili e si diverte. E' triste perchè i suoi sono in una prigione, che non lo sarebbe? Ma non farò pesare questa cosa anche se ovviamente nel corso della storia spunterà nuovamente fuori.
GRAZIE per le recensioni, davvero. Sono sorpresa :3 risponderò subito.
Un bacio, Giuuuls.
  
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