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Autore: Molly182    12/02/2012    1 recensioni
Prendere un aereo non era mai stato così difficile come in quell’istante! C’era in gioco tutta la mia vita, i miei sogni e la speranza di stare bene, una volta atterrata.
P.s. La maggior parte dei capitoli sono accompagnati da delle canzoni che si trovano linkate nella storia :)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom DeLonge
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chap 28

Passai il resto del sabato chiusa in stanza con un mal di testa atroce, causa del troppo bere della sera prima. Tutta colpa di Thomas , di Jennifer, della loro storia d’amore e di tutti film che mi ero fatta nella mia stupida mente e che giocava brutti scherzi.
Avrei voluto che potessimo cambiare di posto così da essere lui quello che s’innamora e io quella che gli avrebbe spezzato il cuore.
Stava passando la terza notte da quando eravamo atterrate a Los Angeles e come la prima la stavo passando sul balcone. L’indomani saremmo partite per tornare a San Diego, per tornare alla vita normale.
Guardando in lontananza la città, stavo realmente pensando che sarei potuto restare qui, nella città in cui avevo sempre desiderato essere, non ero neanche riuscita a godermela per dei stupidi pensieri che occupavano la mia mente.
Magari avrei potuto cercare un appartamento in città o nella periferia, così almeno da riuscire a dimenticarlo, ma trasferirsi sarebbe significato fuggire di nuovo da qualcosa. Lo avrei rifatto, solo perché non avevo la forza di affrontare tutti i problemi che mi portavo dietro.
Restare a Los Angeles da sola sarebbe stata un’altra avventura. Iniziare, di nuovo, tutto da capo, senza Nicole e senza di lui. Mi sarebbe, certamente, mancato il fatto di trovarlo seduto al suo solito posto a fare colazione o magari incontrarlo al supermercato, delle cose banali, certo, e mi sarebbero anche mancate le nostre discussioni e sentire di nuovo la sua voce irritante.
Avrei potuto chiedere a Nicole di restare con me e so che avrebbe accettato, lo avrebbe fatto per me e anche per non subire un’ora di aereo da sola con Jennifer, ma non gliel’avrei mai chiesto, non potevo pretendere pure questo. Aveva fatto tanti sacrifici e farle fare un tale cambiamento sarebbe stato un gesto totalmente egoista da parte mia.
Portai le ginocchia al petto e restai così per non so quanto tempo a guardare le luci davanti a me e a pensare a tutto, ma quando realizzai che il cielo si stava schiarendo e i primi raggi del sole si stagliavano sulle finestre delle case vicine mi alzai e cautamente m’infilai nel letto sapendo che da lì a poco si sarebbero svegliate e non volevo far preoccupare Nicole.
Qualche minuto dopo che avevo chiuso gli occhi sentii Jennifer alzarsi e andare in bagno. Quando chiuse la porta sentii Nicole girarsi nel letto.
“Dove sei stata?”, mi chiese a bassa voce.
“Come?”
“So bene che ti sei appena sdraiata”
“Ho preso un po’ di aria”
“Tutta la notte?”
“Dovevo schiarire un po’ le idee”
“Sul fatto di tornare o no a San Diego?”, annuii. “Entrambe sappiamo bene che non ti va di tornarci...”
“Ma devo tornaci, ho le mie cose lì, magari poi mi trasferirò”
“Non hai mica fatto una promessa a qualcuno?”
“Sì, ma anche lui l’aveva fatto a una certa persona che ora è di là chiusa in bagno e pensa che sono soltanto una semplice amica ma sai, non sono una di quelle ragazze che fanno tutto per un ragazzo”
“Dovresti”, disse mettendosi a sedere a gambe incrociate. “Ricorda che in guerra e in amore è tutto lecito”
“Ma questo implica che ci saranno dei feriti”, mi sedetti anch’io.
“Come tutto del resto”
Non obbiettai né risposi alla sua affermazione. Ci limitammo a condividere un tranquillo silenzio interrotto qualche minuto dopo dalla vibrazione del mio cellulare. Mi era arrivato un messaggio.
‘So a cosa stai pensando e dico sul serio guai a te se provi a restare a L.A. . Se scopro che non hai preso quell’aereo sappi che ti verrò a cercare e ti riporterò a San Diego, costi quel che costi. Mi hai fatto una promessa e devi mantenerla, ti prego.’
Quasi come se fosse un segnale, le parole scritte sul quel piccolo schermo mi fecero sorridere e mi avevano convinta a tornare a casa, già perché era quello il nome. San Diego ormai era casa mia.
Sembrava che mi avesse letto nella mente e quelle parole mi avevano fatto capire che forse sarebbe valsa la pena lottare per una volta, anche se avrei comunque sentito i sensi di colpa.
 
   
 
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