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Autore: oscar1755    15/10/2006    10 recensioni
“Oscar si svegliò di malumore anche quella mattina. Ultimamente, non riusciva a riposare che poche ore per notte. I pesanti turni di pattugliamento, ai quali erano sottoposti i suoi soldati, le impedivano di essere serena.
L'esasperazione del popolo parigino sembrava diffondersi senza controllo, ed il compito di prevenire disordini diventava sempre più arduo.”
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I personaggi descritti sono proprietà dell’autrice Ryoko Ikeda.

Questa fanfiction è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Premessa.

Ecco qui la seconda ff recuperata dal pc defunto. In realtà è la prima, in ordine cronologico, che ho scritto, appunto nel 2003, alla quale ha fatto seguito "Ricordi". Anche qui apporterò varie operazioni di restyling, a mio parere necessarie, che mi soddisfano di più della versione originale. Lascerò la trama, in linea di massima, così come l’avevo concepita.
Che altro dire? Beh, buona lettura, sperando che vi piaccia.

 

I due comandanti

capitolo 1

Oscar si svegliò di malumore anche quella mattina. Ultimamente, non riusciva a riposare che poche ore per notte. I pesanti turni di pattugliamento, ai quali erano sottoposti i suoi soldati, le impedivano di essere serena.
L'esasperazione del popolo parigino sembrava diffondersi senza controllo, ed il compito di prevenire disordini diventava sempre più arduo.
Un sorriso malinconico le sfiorò le labbra, al pensiero degli ostacoli che aveva dovuto superare per farsi accettare dal suo reggimento. I rudi soldati, provenienti dai ceti più poveri, si erano inizialmente rifiutati di prendere ordini da una donna, oltretutto, di nobili origini.
Nonostante cercasse di sopprimere la propria natura, il destino sembrava prendersi gioco di lei, ostacolando il difficile tentativo di relegare gli episodi spiacevoli nei reconditi meandri della memoria.
L’immagine di Andrè si stagliò nitida nella mente, contribuendo ad aumentare l’insofferenza che la tormentava.
Malgrado lo avesse trattato con severità, non si era allontanato ma, al contrario, si era arruolato nei soldati della guardia, pur di restarle accanto.
Oscar non riusciva a mettere a fuoco i sentimenti che nutriva per il suo attendente.
L’affetto che provava per lui, nato dall’essere cresciuti insieme, era stato contaminato dal risentimento, sorto nel suo cuore, quando Andrè le aveva, dolorosamente, rammentato di essere una donna.
Sospirò, decidendo di alzarsi, nella speranza di smettere di pensare a qualcosa a cui non riusciva, o non voleva, dare una risposta.
Indossando l’uniforme militare, si sforzò di dimenticare l’inquietudine, unica causa, a suo parere, del profondo stato di insoddisfazione in cui versava.
Come ogni mattina, si diresse verso la caserma. Il cavallo procedeva al passo, come se avvertisse la stanchezza del suo cavaliere.
Era sola. Andrè aveva trascorso la notte con gli altri soldati della guardia, come accadeva da molti giorni ormai, poiché il tempo per riposarsi fra un turno l'altro era davvero insufficiente.
Ultimamente, scambiava con lui solo poche parole, per lo più ordini di servizio e comunicazioni per i soldati.
Lei stessa era l’artefice del loro attuale rapporto. La confessione di Andrè di amarla da una vita ed il bacio rubatole con la forza, l’avevano persuasa ad allontanarsi da lui.
Cercò di cancellare il suo attendente dalla mente, accorgendosi, irritata, che quando la malinconia si insinuava, furtiva, nel cuore, un insistente e fastidioso rammarico disturbava la sua razionale decisione, minacciandone le fondamenta.
Consapevole che la familiarità che li aveva legati in passato era scomparsa per sempre, sospirò, determinata ad affrontare un'altra giornata di duro lavoro.

Andrè era ad attenderla, come era solito fare.
Non parlava molto, se non lo stretto necessario, ma la sua presenza silenziosa e costante dimostrava, ad Oscar, quanto il suo attendente le fosse legato.
Sollevò lo sguardo stanco e lo notò, immobile sull’attenti, all’ingresso della caserma. Sapeva che l’avrebbe seguita in ufficio ed avrebbe atteso, silenziosamente, fino a quando non gli avesse consegnato gli ordini della giornata.
Chiuse gli occhi, cercando di contrastare il rimorso che, sempre più spesso, la affliggeva.
- Andrè, oggi verrò anch’io a Parigi. Desidero verificare di persona la gravità della situazione – esordì, con tono calmo, ma deciso - comunica ad Alain e agli altri soldati di turno di prepararsi. Partiremo tra mezz'ora.
- Agli ordini, comandante – rispose Andrè, all’apparenza, indifferente – a proposito, Oscar, è arrivata questa lettera per te da Versailles - riprese, subito dopo - il sigillo sulla busta indica che proviene dalla regina Maria Antonietta.
Il biondo colonnello sgranò gli occhi per la sorpresa - fammi vedere, Andrè – pronunciò, pensierosa.
Lo sguardo si posò, incuriosito, sulla missiva. Ne lesse velocemente il contenuto e sollevando il capo comunicò ad Andrè il cambio di programma.
- Avverti Alain di prendere il comando della sua squadra e di recarsi a Parigi – ordinò, infastidita – tu, invece, verrai con me a Versailles. La regina Maria Antonietta desidera vedermi.
Andrè chinò il capo, annuendo.
- Per quale motivo la regina vuole incontrarmi? Io non presto più servizio nei soldati della guardia reale – mormorò, perplessa.
- Forse vuole informarsi sulla situazione a Parigi direttamente da te, Oscar. Sai perfettamente che la regina ha sempre avuto molta stima delle tue opinioni – suggerì, Andrè.
- Può darsi che tu abbia ragione, ma presto avremo la risposta - replicò, salendo a cavallo con un gesto agile ed elegante.

Mentre percorreva l’ampio corridoio che conduceva alla residenza privata della regina, Oscar, preoccupata, si chiedeva quali fossero le ragioni di una convocazione così urgente.
Andrè la seguì attento, giudicando che, neppure la severa uniforme militare riusciva a nascondere l'eleganza del suo portamento. La osservò entrare negli appartamenti reali, cercando di calmare il battito tumultuoso del cuore.
La regina la accolse con gioiosa cordialità - madamigella Oscar, che piacere rivedervi, è da molto tempo che non venite a Versailles.
- Ne sono consapevole, Maestà, ma i miei doveri di comandante mi tengono molto occupata – rispose, nascondendo dietro un sorriso impassibile, l’apprensione per l’invito imprevisto.
- Da quando avete lasciato la guardia reale, non abbiamo più avuto occasione di incontrarci, madamigella Oscar – proseguì, commossa Maria Antonietta - come vi trovate con i soldati della guardia? Non è certo la carriera militare che avevo auspicato per voi. Vorrei ricordarvi che, se doveste cambiare idea, sarei lieta di riavervi quale comandante delle guardie reali.
- Maestà, vi ringrazio dal profondo del cuore – replicò il colonnello – ma non dovete preoccuparvi per me. In verità, sono molto soddisfatta di questo incarico. Ma ditemi, se mi è consentito domandarlo, per quale motivo mi avete convocato?
Maria Antonietta si accomodò su un elegante sofà, esaminando, con ammirazione, il biondo ed imperturbabile comandante.
- Vedete madamigella, anche se la Francia sta attraversando un periodo critico, non possiamo concentrarci solo su ciò che accade nel nostro Paese – le illustrò, con tono tranquillo - ma è nostro dovere mantenere saldi rapporti diplomatici con gli altri Stati. Desidero comunicarvi che è giunto a Versailles un gradito ospite dall'Inghilterra, incaricato personalmente dalla Corona.
Oscar scrutò, perplessa, la regina, continuando ad ascoltarla con attenzione.
- Abbiamo ricevuto una singolare richiesta dalla diplomazia inglese, e questa persona è stata inviata, appositamente, allo scopo di perfezionare le proprie cognizioni sulle strategie militari. So benissimo che ogni Stato possiede specifici ordinamenti, ma in questo frangente, uno scambio di cortesie potrebbe rivelarsi proficuo per entrambi i Paesi – continuò, determinata – pertanto, ho ritenuto, madamigella Oscar, che voi siate la persona più indicata ad illustrare al nostro ospite gli usi militari francesi.
- Maestà, perdonate il mio intervento – mormorò Oscar, nascondendo il disagio – ma non comprendo il legame fra la vostra richiesta ed il mio attuale incarico di comandante. Ritengo che a Versailles, uno studioso possa avere accesso a maggiori informazioni, avendo la possibilità di conversare con i migliori generali.
Non era affatto contenta di dover seguire un damerino inglese, soprattutto nella situazione delicata in cui versava Parigi.
Desiderava dedicarsi, con il massimo impegno, al ruolo di comandate dei soldati della guardia, senza essere costretta a perdere tempo prezioso con le smancerie di un aristocratico petulante.
- Maestà, vedete – proseguì, pacata – io ho lasciato da tempo la guardia reale, perdonatemi, ma non credo di essere in grado di assolvere a questo compito.
- No, madamigella Oscar, desidero che ve ne occupiate voi. Siete, senza ombra di dubbio, la persona più idonea. Il vostro valore militare non ha eguali. Confido in voi. Il colonnello Stewart non avrà alcun problema a seguirvi presso i soldati della guardia. Vi attende nel salone dell'ala est – concluse la regina, senza lasciare spazio ad un eventuale ripensamento.
- Come volete, Maestà – rispose il fiero comandante, congedandosi da Maria Antonietta, con un inchino che nascondeva il proprio disappunto.

Andrè osservò l'elegante figura venirgli incontro. Suppose, dalla luce rabbiosa che le brillava nello sguardo azzurro e dal passo affrettato, che fosse irritata. Quasi certamente, la regina le aveva assegnato un compito che Oscar non aveva gradito.
- Andiamo Andrè, dobbiamo portare con noi un damerino inglese. E’ un ordine di Sua Maestà – sbottò, infastidita.
Sotto lo sguardo interrogativo di Andrè, Oscar riferì brevemente il colloquio con la regina e, per un brevissimo istante, ritrovarono le consuetudini del passato, quando lei era solita ascoltare le opinioni del suo attendente.
- Non ti preoccupare Oscar, se è davvero un nobile lezioso, si stancherà presto dei nostri turni massacranti e tornerà alla reggia di Versailles – affermò il soldato, tranquillo.
Oscar chinò il capo, mentre un velo di nostalgia le adombrò il bellissimo volto. Era consapevole che André sapeva molto bene come placarla. Annuì, condividendone il pensiero.
Entrò con passo elegante nel salone e si fermò ad osservare la figura che si stagliava, in controluce, vicino alla vetrata più lontana dall'ingresso.
Immobile, sembrava assorto nella contemplazione del paesaggio. Le strie luminose del tiepido sole di fine inverno penetravano all’interno, creando giochi di luci ed ombre che facevano apparire illusoria la presenza dell'uomo.
Oscar avanzò verso il colonnello inglese che, udendo dei passi dietro di sé, si volse lentamente.
Lo sguardo impenetrabile si posò sul biondo comandante. Con eleganza, fece il saluto militare e si presentò.
- Sono il colonnello Andrew Philip Stewart – esordì, con tono risoluto – è un vero piacere fare la vostra conoscenza, comandante – concluse, chinando lievemente il capo, in segno di rispetto.
Oscar sgranò gli occhi, meravigliata. L’uomo di fronte a lei era quanto di più lontano potesse esistere dall’aristocratico incipriato e manierato che lei, in preda alla collera di dover obbedire ad un ordine della regina, si era immaginata.

continua

  
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