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Autore: lyeb sauskin    21/03/2012    1 recensioni
Raccolta di missing moment per la Seblaine!Week
Day 1: Day of firsts
Day 2: Genderbelt!Seblaine
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ok, è appurato: il femslash non è decisamente il mio genere xD Con molta fatica sono riuscita a scrivere questa storia per il secondo giorno, ossia: Genderbelt!Seblaine.

                                   



Erano le tre e cinquantacinque minuti del venerdì pomeriggio e tra le ragazze della prestigiosa Dickinson Accademy l’eccitazione era palpabile: ancora qualche minuto e un’altra settimana si sarebbe potuta dire conclusa.
Nella classe della signorina Handcraft, insegnante di matematica, il livello d’attenzione rimaneva alto soltanto in un paio di ragazze sedute alle prime file. Se la professoressa avesse iniziato a passeggiare tra i banchi si sarebbe forse stupita nel vedere anche Evelyn, studentessa modello, che scarabocchiare distrattamente su un foglio, i lunghi capelli castani che le ricadevano sul viso.
Al suono della campanella la ragazza alzò la testa e il suo sguardo andò a incrociare quello della sua vicina di banco, che alzò i pollici in un gesto di vittoria.
“E anche oggi la grande Megan è riuscita a non essere interrogata!”  esclamò questa compiaciuta mentre uscivano dalla classe.
“E anche oggi ha avuto un fortuna straordinaria, vorrai dire” la corresse Evelyn, senza acrimonia. “Stasera cinema?”
“Mi vedo con Matt, mi dispiace.” rispose l’altra.
“Nessun problema, divertitevi.”
“Potrei organizzare un appuntamento a quattro...”
Evelyn alzò gli occhi al cielo “Non credo che Matt abbia amiche lesbiche.”
“Ehi Ev!” la chiamarono due ragazze, facendole un cenno con la mano. “Stasera Eather ha organizzato una festa, vieni?” Lei annuì sorridendo, poi si rivolse all’amica. “Problema risolto. Tu inizia pure ad andare, io vado un attimo in bagno.”
“Va bene, ci sentiamo dopo!”
Evelyn si fece strada tra i corridoi gremiti di studentesse, molte delle quali la salutavano. Adorava la DIckinson: lì poteva essere se stessa, senza aver paura del giudizio altrui, dato che la scuola millantava una politica a tolleranza zero nei confronti degli atti di bullismo.
Poggiò la tracolla per terra prima di entrare in bagno.
Quando uscii non stava più dove l’aveva lasciata, bensì in mano ad una ragazza dai lunghi capelli biondi e la gonna della divisa notevolmente più corta di quella regolamentare.
“Ciao Evelyn” la salutò con tono neutro, porgendogliela.
“Ehi” prese velocemente la borsa dalle mani dell’altra. Samantha Montgomery, da tutti conosciuta come Sam, ovvero l’unica ragazza con la quale Evelyn non riusciva proprio a trovarsi a suo agio.
Forse era per i suoi occhi verdi che la catturavano ogni volta che li incrociava, forse per le varie storie che circolavano su di lei: si diceva che andasse almeno una volta alla settimana allo Scandal, unico locale gay della cittadina, e che fosse stata con una ragazza di ventiquattro anni. Cioè, ventiquattro anni, sei in più di loro! Davanti a tutto ciò Evelyn, la cui unica esperienza era stato un bacio l’estate prima, non poteva fare a meno di sentirsi a disagio.
“Grazie.” si limitò a mormorare uscendo dal bagno, evitando di fare la domanda più che lecita sul perché avesse preso la sua borsa.
Vide lo schermo del cellulare illuminarsi nella tasca anteriore della tracolla, lo prese per leggere il messaggio:
“Help! Non ho niente da mettere per stasera: giretto al centro commerciale? Megan”
Sorrise mentre rispondeva affermativamente, ritenendo difficile che nell’enorme cabina armadio di Megan non ci fosse neanche un capo d’abbigliamento per la serata.

**********

Passò velocemente per casa a cambiarsi, visto che odiava girare con l’uniforme. Si infilò velocemente un paio di jeans e una maglietta, per poi andare al centro commerciale.
Si prospettava un pomeriggio stancante.
Ovviamente Megan, ritardataria cronica, non era ancora arrivata. Controllò nervosamente l’ora sul cellulare, sperando di non incontrare nessuno che conoscesse, e fu esaudita.
Almeno per i primi dieci minuti.
“Chi aspetti, la tua ragazza?” sussultò, sentendo una voce alle sue spalle.
Eppure se lo sarebbe dovuto aspettare che di venerdì pomeriggio una buona metà della parte under-20 di Lima si trovasse lì.
“Jake” salutò il ragazzo voltandosi, con tono annoiato -o che almeno lo sarebbe dovuto essere- non degnando d’attenzione il gruppo che lo seguiva, nel quale riconosceva un buon numero di facce note.
Ne mancava una all’appello. Ne fu sollevata.
“Per rispondere alla tua domanda, sebbene non siano affari tuoi, no.”
“Ti vuoi unire a noi?” la schernì lui. Poi le indico un ragazzo che lo seguiva “Vedi, Ryan ha detto che non sei affatto male. E non posso che essere d’accordo con lui.” aggiunse, squadrandola da capo a piedi.
Jake allo stesso tempo la disgustava e la faceva sentire a disagio. In un modo del tutto diverso da come faceva Sam. Con lui era era molto, molto, peggio.
Si sentiva nuda sotto gli sguardi dei ragazzi, provò l’istinto di scappare, ma si costrinse a non farlo, continuando a guardarlo negli occhi a testa alta.
Tuttavia non riuscì a replicare.
“Dai Ev, che ti costa provare? Sei sprecata...” si avvicinò ancora più a lei, che rimase immobile, pietrificata. Sentiva i risolini idioti delle ragazze, vedeva i ragazzi che si davano gomitate, ed ebbe una spiacevole sensazione di dejavù.
“Tieni, amore.” una ragazza si avvicinò a Jake, porgendogli una bibita. E visto che non c’è due senza tre...
“Tesoro, guarda chi c’è” le fece Jake con tono falsamente entusiasta “Non sei contenta Evelyn? In un giorno hai avuto l’occasione di rivederci tutti... addirittura la tua migliore amica.”
La ragazza, che fino a quel momento non si era accorta di lei, le rivolse un’occhiata gelida.
Ex migliore amica, lo corresse Evelyn, nella sua mente. Perché le parole non riuscivano a raggiungere la bocca, bloccate dallo sguardo di Sarah, la ragazza che conosceva da quando ero nata, la prima alla quale aveva detto il suo segreto.
La prima che l’aveva tradita, rivelandolo a tutti.
“Ev, ti sto cercando da un’ora!” qualcuno la chiamò per nome. Era abbastanza sicura che non fosse Megan, ma nonostante ciò si lasciò prendere per un braccio ed essere trascinata via di lì.
Non voleva che finisse così, non voleva dargliela vinta, ma quel giorno non ce la faceva proprio. La prossima volta, si ripromise, sarebbe stata più forte.
Prima di andarsene ebbe il tempo di lanciare un ultimo sguardo ai suoi ex amici: Jake sembrava deluso per essere stato privato così velocemente del suo divertimento pomeridiano, gli altri ridevano e parlavano tra loro. Sarah continuava a fissarla, con quell’espressione.
Si mosse in automatico, finché non sentì una ventata gelida colpirle il viso. Vide Sam vicino a lei, ma non ebbe neanche la forza di stupirsene.
“Grazie.” le disse per la seconda volta in quel giorno.
“Figurati. Non mi sembravano esattamente tuoi amici, o sbaglio?”
Scosse la testa. “Sarah è stata la prima ragazza di cui io mi sia innamorata. E la mia migliore amica. Che ha svelato a tutti la mia omosessualità.”
Non sembrava stupita. In effetti era un cliché.
Restarono entrambe in silenzio. Ad Evelyn era passata ogni voglia di tornare dentro per fare shopping con Megan, ogni voglia di andare alla festa. Soprattutto perché si sarebbero stupite a vedere lei, sempre sorridente, in quelle condizioni. Avrebbero fatto domande ed era l’ultima cosa che desiderava.
Sentì il cellulare vibrare in tasca “Mia madre è uscita lasciandomi a fare da babysitter ai gemelli. Scusa, mi farò perdonare ;)”
Almeno un problema era risolto.
Non si capacitava di come, dopo due anni, Sarah le facesse ancora quell’effetto. O forse sì: non sarebbe mai riuscita a conciliare l’immagine che aveva avuto per anni della ragazza con quella di adesso. E non avrebbe mai smesso di pensare che forse il problema non era Sarah.
Una lacrima le scese sulla guancia, prima che potesse fermarla.
Il dito affusolato di Sam si posò subito sotto la palpebra, impedendo che fosse sporcata dal nero della matita.
“Sai a volte credo che sia colpa mia. Che sia io ad aver rovinato tutto, ad essere sbagliata.” confessò.
“Non dirlo. Mai” Sam le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Tu sei perfetta Evelyn è il resto del mondo a fare schifo.”
Poi la baciò, scostandosi subito. Come per studiare le sue reazioni.
Ci volle un attimo a capire cos’era successo. Quando ciò avvenne Evelyn sorrise. E la prese per mano.
   
 
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