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Autore: Zomi    23/03/2012    9 recensioni
La spalla era viola.
Un viola intenso e pulsante.
Essa sembrava scalpitare dolorante e le piccole vene, che sotto l’epidermide scorrevano, bruciavano roventi sotto quei centimetri bluastri. Nami distolse lo sguardo nocciola dal riflesso della sua spalla destra che lo specchio del bagno le offriva, mordendosi il labbro inferiore per un’improvvisa fitta di dolore. Chiuse gli occhi un attimo, giusto il tempo per reprimere un grido di bruciore, riaprendoli a fissare quella scapola violacea. Un conato di vomito le salì alla bocca della gola, ma sforzandosi lo ricacciò giù nello stomaco...
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro, Trafalgar Law, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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ANGOLO DELL’AUTORE:
Para Jemanuele8891: esto relato es para ti, mi querida, y por agradecer de tsukasa.velvet.  Te quiero chica!!!

Zomi
 

 VENOM TATTOO 
 

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La spalla era viola.
Un viola intenso e pulsante.
Essa sembrava scalpitare dolorante e le piccole vene, che sotto l’epidermide scorrevano, bruciavano roventi sotto quei centimetri bluastri. Nami distolse lo sguardo nocciola dal riflesso della sua spalla destra che lo specchio del bagno le offriva, mordendosi il labbro inferiore per un’improvvisa fitta di dolore. Chiuse gli occhi un attimo, giusto il tempo per reprimere un grido di bruciore, riaprendoli a fissare quella scapola violacea. Un conato di vomito le salì alla bocca della gola, ma sforzandosi lo ricacciò giù nello stomaco.
Disgustata, puntò gli occhi ancora una volta quella mattina alla sua spalla sinistra.
In tutto quel viola doloroso, risaltava incredibilmente il suo ex tatuaggio, ora rosso purpureo e quasi vivente.
Deglutendo lo analizzò tremando di paura.
L’aveva cancellato dal suo corpo due anni prima, alla sconfitta di Aarlong, sostituendo quel simbolo di schiavitù e sconfitte con un altro di libertà e vittorie: l’intreccio di un ramo di mandarino e una girandola. Mamma Bellmere e Papà Genzo.
Ma ora, esso tornava in vita, riemergendo dall’ombra in cui lei lo aveva segregato e dimenticato con quel suo nuovo colore: rosso.
Un rosso assurdamente vivo, che sembrava si muovesse e respirasse. Un rosso amaranto che brillava sotto l’esile luce della specchiera, con i contorni più scarlatti e scuri, ma che si accendevano maggiormente di un rosso più vermiglio avvicinandosi al cuore del tatuaggio.
Nami fissò incredula la spalla. Da un paio di giorni a quella parte, le doleva parecchio, ma aveva creduto che fosse solo un malore passeggero, una botta casuale che si era procurata in qualche battaglia. Solamente dopo quella notte insonne e tormentata da incubi e ricordi diabolici –Aarlong, i suoi anni di schiavitù, la morte di Bellemere, botte e pirati crudeli incontrati lungo la sua vita- si era decisa a controllare con serietà la fonte di quelle fitte lancinanti che la infastidivano.
Certo non si aspettava di vedersi l’omero blu e palpante, men che meno di rivedere ancora su di se quel tatuaggio allegoria dei Pirati del Sushi.
Scosse la testa, non riuscendo a spiegarsi cosa le stesse accadendo. Con terrore, tornò a guardare la testa di pesce dai denti aguzzi amaranto che brillava sulla sua pelle. Sembrava acquistasse vigore attimo dopo attimo, assorbendo la linfa vitale direttamente dall’energia che scorreva nel sangue sotto di lui, da cui rubava anche il colore. Rabbrividendo, la navigatrice avvicinò il volto verso lo specchio del bagno comune della Sunny, ansimando e studiandosi.
Addossò tutto il suo peso sul palmo aperto della mano sinistra, tendendo dritto e fermo il braccio, alzandosi sulle punte dei suoi sandali neri per avvicinarsi meglio al suo riflesso.
Le era sembrato di vederla muovere, quella testa dai canini acuminati, e di veder scivolare qualcosa di vischioso e denso proprio dai denti affilati. Deglutendo, passò tremante le dita leggere della sua mano sinistra sul disegno, asciugando piccole gocce del suo sangue che fuoriuscivano direttamente da lei e da piccoli e impercettibili morsi che andavano ad aprirsi sotto il profilo delle zanne acuminate.
Si guardò le dita impiastricciate di sangue, sgranando gli occhi che iniziavano a pizzicarle di lacrime. Oddio, ma che stava succed…
-EHI MOCCIOSA!!!! LO LIBERI STO BAGNO, SI O NO?!?-
La navigatrice sobbalzò presa alla sprovvista.
Si accorse solo in quel momento di aver trattenuto il respiro per tutta l’analisi della scapola. Scosse la testa e, con gesto veloce e rapido, aprì il rubinetto del lavandino per sciacquarsi le mani, lavandole dal suo sangue.
-Un-un attimo…- balbettò, ricoprendosi la spalla con la mezza manica della camicetta nera che indossava.
Si osservò per un secondo allo specchio, cercando in lei qualche segno della sua preoccupazione e del suo smarrimento. Aveva gli occhi sgranati di terrore, circondati da lievi occhiaie blu. Il viso, solitamente diafano e sorridente, era pallido e sudato da piccole gocce di sudore freddo, che colavano dalle sue tempie e correvano lungo il profilo del volto. Le sue labbra tremavano incapaci di muoversi decentemente, come anche le mani e le gambe, che minacciavano di farla stramazzare al suolo da un momento all’altro. sospirò pesantemente e si rinfrescò il viso, bagnandoselo, e sistemandosi due ciocche di capelli legandoseli sulla nuca.
Ok, così poteva andare.
-Mocciosa!!!!- gridò ancora Zoro –Muoviti!!!-
-Arrivo, arrivo…- corse ad aprire la porta lei, dischiavandola e sorridendo al compagno spadaccino che aspettava il suo turno al bagno.
-Donne…- sbuffò quello -… la prossima volta usa il bagno che hai in cabina, invece che monopolizzare questo!!!-
-Il mio era occupato da Robin…- spiegò la rossa, non per niente invogliata di litigare, e addossandosi allo stipite della porta.
-Perché poi ti sei chiusa dentro? Che avevi paura che sbirciassi?!?-
Nami non rispose, intenta a perdersi nei suoi pensieri e a mordicchiarsi nervosamente l’unghia del pollice. Cosa cavolo stava succedendo?
Perché ora?
Perché?
Doveva chiedere aiuto a Chopper?
Ma lui avrebbe potuto aiutarla?
E se fosse stata invece una cosa passeggera?
Non valeva la pena impaurire il medico di bordo e tutti i compagni.
No, sarebbe tutto scomparso da lì a pochi giorni.
Si, si, doveva solo aspettare che il bruciore e l‘ematoma scomparissero. Solo pochi giorni è tutto sarebbe tornato alla normalità. In fondo, che erano pochi giorni di fastidio alla spalla sinistra?!?
Niente, in fatti, un nonnulla per una piratessa forte e coraggiosa come lei.
-Ohi!!! Ma mi ascolti?!?- la colpì in testa con il tubetto del dentifricio Zoro.
-Eh?!?-
-Ti ho chiesto se avevi paura che ti sbirciassi…-
-No, no… era solo… no, niente… ci vediamo in cucina…- scosse la testa minimizzando.
-Sicura di stare bene?- chiese ancora o spadaccino.
Nami gli sorrise, alzandosi dallo stipite.
Era starna. Taciturna, riservata, soprappensiero…
Non era la solita mocciosa di sempre. Qualcosa la tormentava, distraendola dalla realtà. Il suo sguardo perso nel vuoto, il fatto che non gi avesse risposto per le rime come suo solito, quelle frasi a metà, il mordersi nervoso delle unghie… No, di certo qualcosa non andava.
-No, tutto ok, buzzurro- sorrise falsa, per poi scappare dal bagno verso la cucina.
Zoro la seguì correre nel corridoio, sporgendosi dalla porta con metà busto, e scomparire dietro l’angolo di esso.
-Mah…- mugugnò insospettito, infilandosi in bocca lo spazzolino da denti.
 
  

   
 
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