[human!QB/Mami]
Dedicata a quello stronzone di Mark.
Sapeva soltanto che svuotarsi lo stomaco equivaleva a svuotarsi la mente; le dava una sensazione quasi rassicurante, come se in quel modo stesse regredendo ad uno stadio umano. Eppure, quello stesso comportamento sarebbe stato considerato inumano. Autodistruggersi per ritrovarsi. Le era sembrato un meccanismo quanto mai logico, ma soprattutto liberatorio

« Ora come ora, non riesco quasi più a essere padrone di me stesso, » lo sentì ridere debolmente, ma si ostinò a non sollevare lo sguardo, la gola improvvisamente secca e riarsa « figuriamoci se riesco a essere un buon padrone per te. »
Leo raggelò e aprì la bocca, ma nessun suono ne uscì. Cosa avrebbe dovuto dirgli? Che non era ciò che intendeva? Allora cosa intendeva? Era vero. A volte non sapeva se Elliot stesse guardando lui o il riflesso di una strage nascosta dietro bugie e patti di sangue che tutti sembravano aver deciso all’unisono di dimenticare.
Non disse nulla. Semplicemente, sfiorò le sue dita con le proprie, risalendo dai propri fianchi fino alle sue braccia, alle sue spalle, e si strinse appena alla sua schiena. Elliot poggiò la fronte alla sua e chiuse gli occhi, come se volesse lasciarsi cullare.
« Allora, chi è che sta diventando pazzo, qui? Sono io o sei tu? »
Leo rise debolmente, portandogli una mano alla guancia. Cosa avrebbe dovuto dirgli?
« Beh, ma non l’hai ancora capito? Siamo tutti pazzi, qui. »
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Le dita febbricitanti attanagliavano le coperte spiegazzate, come per avere la certezza di trovarsi veramente sul proprio letto e non disteso lungo il pavimento della sua casa, ricoperto di sangue.
Ognuno di noi custodisce di propri demoni all’interno della sua anima.
Cominciò a tremare violentemente. Scattò in piedi, poi, come un burattino a cui erano stati recisi i fili, si accasciò lentamente, accartocciandosi su se stesso. La testa stretta tra il busto e le gambe, i gomiti appoggiati alle ginocchia. Le dita affondarono nei capelli argentati, nervosamente.