Non stava bene, glielo si leggeva in faccia.
Aveva tentato più volte di rialzarsi e ogni volta le forze le venivano meno.
I lividi sulle gambe, le occhiaie marcate e lo sguardo perso. Lei, adagiata sulla moquette sporca di sangue rappreso accanto a lui.
Violenza e amore che si dimenavano per scannarsi, racchiusi nell'esile corpo di una ragazza che non ne poteva più di quella vita.

Eccomi qui, con una seconda storia. Spero che vi piaccia e recensite!!
Tratto dal testo: "La presi in braccio senza neanche pensarci. La presi in braccio, aggrappandomi a lei come se fosse la mia ancora e io una nave in procinto di affondare. Mi aggrappai a lei con le ultime forze che mi erano rimaste. Mi aggrappai a lei come se fosse per sempre, ma non lo sarebbe stato. Non lo sarebbe stato mai più. Il per sempre non esiste, e mai esisterà. Esistono solamente tanti attimi, tanti momenti. Alcuni durano solo un secondo, ma anche un secondo può essere un’eternità. È stupida la gente che pensa che non sia così, che pensa che un attimo sia una manciata di secondi, mentre l’eternità siano una manciata di secoli. A volte, è proprio il contrario."

Con una morsa riesco a prendere cautamente il possesso del tuo corpo esanime. Sei il mio infinito.
I battiti si placano, i suoni melodiosi cessano. Intorno a noi solo il buio si staglia immenso.

"La camelia è un fiore che non ha profumo.
Sboccia in silenzio, senza farsi notare.
Persino il modo in cui appassisce è lugubre e miserabile.
Io sono Tsubaki, il fiore che non ha profumo."
Tsubaki - S.E.

"Sto iniziando a sentirmi stretto nel mio appartamento. Forse è quello il problema. Ho potuto solo scegliere l'appartamento più economico, l'unico della cantina. La mancanza di finestre fa alternare il giorno e la notte senza che ce ne si possa rendere conto..."

Chiudi gli occhi prendendoti un bel respiro profondo. Li riapri e lo guardi nuovamente. Non presti alcuna attenzione a ciò che ti circonda e tanto meno alla conversazione dei tuoi amici.
Osservi i suoi capelli biondi, il suo corpo, il suo sedere fasciato da quei jeans neri che sembrano adergli come una seconda pelle.