Quando anche Goku ricambiò la stretta si sentì stringere il cuore, un calore dolce e invasivo, si trasferì tra di loro, il rossore sulle guance del suo viso si fece più marcato. In quel momento si rese conto di cosa stesse facendo, terrorizzato da quell'affetto scoperto che non doveva mostrare, no, non avrebbe dovuto farlo. Si sentì percuotere dentro, come se qualcuno si divertisse e contorcergli gl'organi per ricordargli che la sua natura non era quella di amante affettuoso e premuroso, ma di guerriero spietato e cruento, senza il minimo rimorso per quello che faceva. Ma ora il rimorso si che lo attanagliava, poteva sentirlo come i battiti ritmati di Goku premere contro di lui, e per sua scelta, si era fatto prendere dalle emozioni, lasciando da parte il suo onore senza rendersene realmente conto. Serrò gl'occhi cercando di convincersi che era tutto un sogno, che non poteva essere vero quello che aveva fatto.
"Non è vero, non è vero, non è vero...non è possibile", e se lo ripeteva, e ripeteva fino alla nausea, nel sentire la sua stessa voce cercare di convincerlo.

Perché se i saiyan sono grandiosi a combattere, non è detto (anzi, è scientificamente provato) che bravi lo siano anche per tutto il resto. Goku, Vegeta, e qualche ardua problematica con l'oscuro marchingegno detto "telefonino".
« Vegeta, non è trapanando la tastiera a ditate che riuscirai a far funzionare quel cellulare ».
« Taci, gallina! Ma cosa vuoi capirne tu! », berciò Vegeta, stizzito, « Io sono il principe dei saiyan, so benissimo come accendere questo cellu... cel... cella... ».
« Cellulare, Vegeta. Cellulare ».
« E io cosa ho detto?! ».
« Ah, signore ».