Dicevano che i Malandrini di Hogwarts erano invincibili insieme.
Dicevano che erano inarrestabili.
Dicevano che potevano fare qualunque cosa insieme ed era vero.
Solo un piccolo problema peloso.
Verremo con te, questa notte. Ci siamo riusciti. Non dovrai più farti del male da solo.
E magari la smetterai di fare tutto quel casino e terrorizzare i poveri abitanti di Hogsmeade, eh, Moony?
Dicevano che eravate amici. Che sareste morti per quell’amicizia.
Si chiedono come sia successo, ora.
Vigliacco.
Come sia successo.
James ha cercato di non pensarci, nei suoi ultimi istanti.
Non può averlo fatto, non Peter.
Sirius ha cercato di non pensarci per tutto il resto del tempo.
Non è così fortunato da essere pazzo, ma grida più forte di tutti gli altri ad Azkaban.
Remus ci pensa ogni secondo di ogni ora e non smette di fare male.
Peter è l’unico che si dà una risposta.
Li ha uccisi lui i Malandrini.
E non gli sono pesati quei quattordici anni vissuti come Crosta.
I solemny swear-

*STORIA REVISIONATA E PUBBLICATA SU AMAZON*
Chiara accusò malamente il colpo, sapendo che lui l’aveva azzeccata in pieno. Era proprio così: oscillante tra i grandi autori che studiava e le banali storielle d’amore su cui sognava – libri di scarse pretese, Harmony, fanfictions -, lei aveva dovuto ammettere che la realtà non poteva mai competere con l’immaginazione, e non era riuscita ad accontentarsi, nella sua esistenza. Così, aveva finito per non avercela quasi, un’esistenza: pochissimi amici, con cui non usciva molto, poche relazioni naufragate di fronte alla sua incapacità di amare gli uomini di carne come amava quelli di carta, poco di tutto. Tranne che di parole. E di amore, che finiva per riversare sulle parole.

"Evans, questa situazione potrebbe essere sicuramente interessante e andrebbe sicuramente approfondita, ma sono sicuro che non mi hai rinchiuso in un ripostiglio per approfittarti bassamente di me. Cosa ho fatto, stavolta?" ecco, bravo James, concentrati su altro. "Preferivi la Sala Grande all’ora di pranzo?"

Sono un cervo. Sono un cervo. Sono un cervo. Sono un cervo...
Sono un coglione.
Sì, decisamente meglio.
Sono un coglione.
Altrimenti non si spiegherebbe il fatto che me ne sto in piedi da quasi mezz'ora al centro di una stanza pressoché vuota, ad occhi chiusi, a ripetermi nella mente che sono un cervo.
Quando è evidente che io non sono un cervo.
Ora come ora sono solo un coglione.
Anche se sono certo che Sirius, al mio posto, apparirebbe ancora più stupido.
Mentre apparirebbe meno stupido ripetere qualcosa come "Sono un leone”.
Sì, sarebbe sicuramente più dignitoso.
Ma purtroppo secondo quello stupidissimo libro io sono un cervo, sono un cervo, sono un cervo...
- James?
- ‘ono un cervo, sono un cervo, sono un ce...
- James.
- Mh?
Apro lentamente gli occhi, ritrovandomi a fissare quelli del mio migliore amico che, comodamente stravaccato su una poltroncina blu, mi osserva criticamente.
- Ci sono miglioramenti?
- Sono un cervo, Sirius?
- No, - risponde lui squadrandomi da capo a piedi.
- Mi sono spuntate delle corna o una coda a ciuffo?
- No.
- Quindi ci sono miglioramenti?
- No.
- Ecco.
*****
James sembra davvero un coglione.

Lily Evans ha commesso un errore e James se ne è andato. Lasciarsi andare ai ricordi è inevitabile per lei. Ripensare a quei sette anni ad Hogwarts, dove c'erano solo loro due. Infine il brusco ritorno alla realtà e decidere di combattere. E di correre. Di correre da lui. *La mia prima fanfic*