[ Questa è una storia completa ed è una one shot, se questo ti può dar fastidio perché non c'è un continuo o un approfondimento, non leggere la storia. Questo è uno spaccato momento, una storia senza pretese dopo che Dean è morto nella terza stagione, Sam brama il sangue più di ogni altra cosa, come anche la vendetta. ]
L’unica cosa a cui riusciva a pensare durante il giorno era a quando Ruby, gli avrebbe dato il suo sangue, perché voleva sentire ancora quel sapore, perché voleva ancora sentire quel potere e se lui beveva, la sua potenza cresceva, se lui beveva la sua voglia di vendetta cresceva con lui.
Voleva diventare più forte, Sam Winchester.
Voleva diventarlo perché in questo modo, avrebbe vendicato suo fratello.
Avrebbe vendicato suo padre, sua madre … Avrebbe vendicato tutti.

Dove andava uno, andava anche l’altro, erano così in simbiosi che tante volte si capivano al volo oppure, si finivano le frasi a vicenda.
A detta della loro adorata nipotina Renesmee per quanto erano in simbiosi, facevano un po' ansia, soprattutto quando finivano le loro stesse frasi, perché sembravano che avessero una mente sola.

Non si sentiva pronto.
In realtà non si sentiva pronto nemmeno in quel momento, che la teneva in braccio.
Non riusciva nemmeno ad immaginare che lui, proprio lui un mostro del genere, potesse aver dato vita ad una meraviglia così delicata e fragile.

" NO, NO, NO TI PREGO NO, LASCIAMI, LASCIAMI ANDARE. "
Continuava ad urlare e a Dean gli si strinse il cuore a vedere il fratello, in quelle condizioni, non lo aveva mai visto così.
Mai.
" Sam … Sam ti prego, ti prego ascoltami "
Provò il cacciatore mentre cercava di bloccare il più piccolo e soprattutto, cercava di farlo calmare il più possibile.
" NO TI PREGO NO BASTA, BASTA NON FARMI MALE. NON FARMI MALE. "
[ SOSPESA ]

Perché nessuno capiva il suo dolore?
Perché nessuno la stava aiutando, in quel momento difficile?
Perché lei si doveva sempre fare in quattro per gli altri e nessuno, nessuno nel momento del bisogno, cera per lei?

Perché la sua mente era immersa nel buio più pesto dove al suo interno, vedeva solo i corpi dei suoi genitori stesi a terra con il sangue che scorreva e andava a coprire quel buio che ormai, era diventata la sua mente.

Gli mancava la sua compagnia, gli mancavano i suoi silenzi – gli unici che la rosa, riusciva a sopportare – gli mancava la sua voce, il suo calore, gli mancava tutto di lui, la sua assenza era così dolorosa per lei che tante volte, si immaginava che poteva essere davanti a lui e per lei quella figura gli sembrava così reale, ma reale non era, perché il suo Sasuke, il suo meraviglioso Sasuke non sarebbe tornato a Konoha.

Perché quella giovane donna, era così testarda come un mulo?
Era questo che si chiedeva l’ex professore di Hogwarts, mentre non riusciva a distogliere lo sguardo dalla giovane, sembrava quasi ipnotizzato da lei eppure sentiva dentro di lui che doveva fare ancora qualcosa, un qualcosa che allontanasse la giovane donna da lui.

[ AVVERTO, RENESMEE IN QUESTA STORIA NON E' LA FIGLIA DI ISABELLA E EDWARD E NON E' UNA BAMBINA ]
Ogni volta che il suo sguardo si posava su quella dannatissima lettera, avrebbe voluto strapparla in mille e piccoli pezzettini perché con quella proposta di invito sembrava che Isabella, si stesse prendendo gioco di lui.

Però era così tanto una noia stare a guardia delle porte del Paradiso, non c’era mai nessun tipo di movimento se non dopo molto tempo e non era nemmeno qualcosa di pericoloso, da poter scacciare via e questo, gli faceva capire semplicemente che stava perdendo il suo tempo e che quelle ore a non fare nulla, poteva pensare a fare qualcos’altro.

Si mordicchiò appena l’interno del labbro perché non sapeva cosa fare, fino a quando ecco che un’altra persona entrò nella stanza e … Wow, la donna che era appena entrata era davvero bellissima.
Era uno splendore e si trovò a fissarla, mentre il silenzio finalmente per le sue povere orecchie finì e continuò a osservare quell’angelo, perché era di questo che si trattava, si trattava semplicemente di un angelo e per un minuto sperò con tutto il suo cuore, che sarebbe venuta verso di lui, per salvarlo da questa banda di matti.

No, no e poi no, Vegeta non c'è la faceva proprio a sentirlo frignare in quel modo così fastidioso e il suo primo istinto era quello di sgattaiolare via, come se non fosse mai tornato.

Sul serio, si chiedeva spesso come Kagome era riuscita a farlo e alla sua domanda, non riusciva mai ad avere una risposta.

Odiava essere capitato in una famiglia del genere.
Odiava dover combattere, per avere anche solo un briciolo di attenzione.
Odiava voler sperare di notare in loro, anche un solo sguardo di consenso.
Odiava dover sentire i continui sguardi di disprezzo, disgusto che sua madre ogni volta gli rivolgeva.

In quel momento aveva un sacco di desideri da voler realizzare, prima di aspettare un bambino e uno tra questi era poter diventare, una famosa giornalista e soprattutto guadagnare abbastanza per poter in un futuro, pensare di mettere su famiglia, questi erano i suoi piani ma tutto era andato per il verso, sbagliato.