Rinoa e Squall. È la caduta che definisce il tuo cammino attraverso la vita. È come continui a vivere dopo la caduta che definisce chi sei. In un secondo, un proiettile ha cambiato tutto. Se le parole che hai confessato non dovevano essere sentite, non sarebbe abbastanza cancellare il passato?

Il finale di Mockingjay mi ha lasciata proprio come Katniss, come Peeta, come Haymitch: spezzata, smarrita, sola, disorientata. Scrivere è stata l'unica cosa che mi ha permesso di liberarmi di tutte queste sensazioni, un po' alla volta, per essere libera di ritrovarle solo quando lo desidero nel rileggere o ricordare tutti i personaggi creati da Suzanne Collins. Così ho scritto. Partendo direttamente dal testo dell'ultimo capitolo, per immedesimarmi meglio e per cercare di avvicinarmi allo stile della Collins (così lontano dal mio), ho cercato di ricollegare tutti i flash, tutte le scene che ho immaginato nella mia testa e ho messo insieme questa Fan Fiction.
Spero di darvi il senso di chiusura che io stessa cerco, nel mio lavoro e in quello degli altri, anche se solo in una piccolissima parte.
Buona lettura!
Nota: il titolo si riferisce all'album - e non alla canzone - dei Coldplay. La FF non è ispirata a nessuna delle track dell'album, nonostante queste mi abbiano tutte ispirata notevolmente.

Rinoa e Squall. Una storia per tutti coloro che non avrebbero mai voluto che la storia d'amore finisse. Nella buona e nella cattiva sorte, questa storia segue i primi quattro mesi della loro relazione. È il viaggio della scoperta, il viaggio che insegna.

Squall, Rinoa e Selphie rimasero fermi fino a quando il silenzio tornò a circondarli, tenendosi per mano e cercando di trovare forza da qualche parte.
Era davvero tutto troppo adulto e troppo amaro.

[Raccolta di oneshot] La sua ammirazione per lo spettacolo delle stelle non si placava mai, anzi: sembrava ingigantirsi ogni volta che le guardava da Centra.

Innamorarsi di lei gli aveva fatto capire che l'amore non era un traguardo, ma un percorso lunghissimo, devastante ed estenuante che ogni giorno andava rifatto, e che a volte si portava dietro la sensazione fredda, amara e rancida della sconfitta, della perdita, del fallimento, ma l'avere successo, per una volta, il sentire che si era fatto qualcosa di giusto, qualcosa di importante, di indimenticabile, anche nella sua semplicità, aveva il sapore di quella che doveva essere l'ambrosia di cui si cibavano gli dei. E quello ne valeva la pena.