«Premo il carboncino contro il foglio per tracciare i contorni delle tue labbra schiuse, appena prima di sfumarli leggermente col polpastrello del medio, creando così l'effetto di chiaro scuro che stavo cercando e riuscendo a rendere quasi vere quelle linee, a far quasi prender vita a quel foglio sottile ed esanime, alle tue labbra.
Poggio il carboncino a terra, accanto a me. Stavolta cedo alla tentazione di avvicinare il blocco al mio viso e mi assicuro di avere le labbra ben asciutte appena prima di premerle timido contro le tue, disegnate, e socchiudere gli occhi, sentendo immediatamente le guance scaldarsi, vergognandomi quasi di quel gesto.»
Alex Turner and Gerard Way, credetece.

Inspira… Espira… Inspira… Espira…
Non è giusto, vero? Ciò che stiamo facendo… Ma…ma, oh, Dio, è così fottutamente perfetto.

La stanza è buia.
Sei in piedi davanti a quella finestra chiusa con la tapparella serrata.
Sai che fuori sta piovendo, senti il ticchiettio della pioggia contro la persiana e vorresti essere la fuori a prendere una boccata d’aria fresca. Però non puoi, ricordi?
Sei chiuso a chiave in quella stanza. Ti ci hanno piazzato per evitare che tu faccia qualcosa di stupido. Ma loro non sanno che faresti di tutto pur di mettere fine a questo tormento che ti assilla da qualche mese.

Luce soffusa. Qualche candela profuma qua e la. Vestiti sparsi sul pavimento, qualcuno sul mobiletto, altri sulla lavatrice. Quella vasca ricolma fino all'orlo di un fluido dorato e frizzantino. Birra.

- … Che succede? – chiese titubante al rosso seduto di fronte a lui che, in risposta gli lanciò una serie di occhiatacce.
- Che devi andare a fare con Pedi? – domandò Gerard con tono scazzato.
- Andiamo in palestra ad allenarci, non te l’avevo detto? –
- … No.-
- Bhe, ora lo sai! Ah, devo prepararmi che mi aspetta. Ah, stasera puoi venirmi a prendere in palestra che Pedi non può riaccompagnarmi? – si avvicinò al maggiore e gli poggiò le mani sulle gambe, sorridendogli.
- Devi proprio andarci in palestra? – Gerard spostò lo sguardo, sapeva che quel suo sorriso l’avrebbe fatto sciogliere in mezzo secondo.
- Sì, devo proprio andarci. Che c’è, sei geloso, Gee? –
Frerard con accenni di Fredicone (Frank/Mike Pedicone) ma niente di che. Enjoy. (Y)

"Pronto?"
"Frank, ho bisogno di te"
Una voce familiare arrivò alle orecchie di Frank. Una voce per cui avrebbe fatto follie. Una voce che apparteneva alla persona che amava.
"Gerard?"
"Frank, io ho bisogno di te" ripetè l'uomo. Frank era ancora stordito dalla parole che aveva appena sentito.
"Anche io ho bisogno di te, ma suppongo che ora non sia il momento visto che mia moglie è appena uscita e potrebbe tornare da un momento all'altro.”
"Tu non capisci, io ho un bisogno fisico e mentale di te, questa lontananza mi sta distruggendo".A quelle parole Frank per poco non sveniva, così si affrettò a rispondere.
"Allora raggiungimi, non mi importa delle conseguenze”
“ Dieci minuti e sono da te.”