Il sole che si riversava dalla finestra, inondando la stanza con i colori tenui dell'alba, creava giochi di luce e ombre sulla pelle scoperta della schiena muscolosa di Akaza. Si erano addormentati completamente nudi, stanchi dopo aver fatto l'amore allo scoccare della mezzanotte, desiderosi di poter festeggiare il loro decimo anniversario di matrimonio già nei primi minuti del nuovo giorno. Dieci anni; se ci pensava, quasi non gli sembrava vero. Sembrava fossero passati solo pochi attimi dal momento in cui avevano pronunciato quel "sì" che avrebbe cambiato per sempre la loro vita.

Era finito nel passato!
Per quanto impossibile, quella sembrava davvero essere la spiegazione più logica, al punto che non si insultò nemmeno per averla elaborata.
Imprecò. Se solo avesse voluto scherzare, Akaza si sarebbe quasi paragonato a Kagome Higurashi di Inuyasha. Con la differenza che quello che gli stava accadendo non era un’opera di fantasia.
“Ragiona, idiota. Ragiona! Che cosa può averti portato nel passato?”

Durante la prima gravidanza, a nessuno dei due era mai passato per la testa, nemmeno una volta, di provare a fare l'amore. Kyojuro era stato costretto al riposo assoluto ed entrambi avevano avuto paura di fare del male a quel bambino che avevano desiderato per così tanto tempo, temendo di poterlo perdere da un momento all'altro. Ma questa volta era diverso.

[RenKaza o AkaRen]
Raccolta di one-shot per il kinktober 2024
Lista prompt di @/labendiye su Twitter

RenKaza | Ispirata alla Bella e la Bestia
C'era una leggenda nella città di Aokimoto, che narrava di un palazzo nascosto all'interno della foresta. Un luogo oscuro, dove il tempo non scorreva, e dove nessuno osava avvicinarsi, perché al suo interno viveva un Demone.

Raccolta di one-shot a tema Kimetsu no Yaiba di vario tipo e con spoiler segnalati.

[Scritta per la Akaren Week 2024] Quando Kyojuro aveva trovato una sirena, imprigionata tra delle reti trascinate a riva, aveva onestamente pensato di essere impazzito, perché nemmeno nelle sue fantasie più sfrenate avrebbe potuto immaginare quanto quell’incontro sarebbe stato in grado di stravolgere la sua vita che, fino a quel momento, era stata avvolta da scale di grigi e dall'inevitabile monotonia dei suoi doveri.

Dopo i fatti del treno Mugen, Muzan e Akaza si scambiano una battuta sul fatto che quest'ultimo è capitato sul luogo del disastro perché "era nei paraggi". Invece, ho pensato che forse un motivo per cui Akaza si è imbattuto in Rengoku potrebbe esistere, e questo è il piccolo brano che ho dedicato alla vicenda.
Attenzione: ci sono descrizioni fisiche, ma presumo che se vorrete leggere il brano è perché conoscete già la situazione. A ogni modo, lascio alla vostra immaginazione anche il personaggio originale che anima la storia.

Kara è una ragazza che ha deciso di trasferirsi in giappone per avere una vita diversa. Purtroppo, la sua imbarcazione affonda proprio vicino alla costa del giappone e solo lei e pochi altri superstiti sopravvivono. Ma la sventura non è ancora finita: l'attacco di un demone uccide tutti i suoi compagni sopravvissuti.
Kara, unica superstite, cercherà allora il suo ruolo nel mondo in una terra diversa da come l'aveva immaginata, piena di demoni e avversità. Vuole riscattare i suoi compagni morti, ma non ha capacità in combattimento. E così capirà che sono i suoi sentimenti, la sua capacità di capire i sentimenti altrui e la sua attitudine a vedere il bene in qualsiasi individuo a essere la sua arma più potente.

Ragazzi, mi chiamo Niki ho 33 anni, sono un'eterna Peter Pan e mi piace alimentare la mia fantasia, che dire questa é una storia con personaggi non miei (o meglio la maggior parte)ma presi dalla bellissima opera di Demon Slayer, un personaggio particolare ha catturato la mia attenzione, l'inquietante e incompreso Sanemi Shinazugawa
Inserisco un personaggio creato da me, o meglio...detto con sincerità inserisco una parte di me, vi lascio al prologo.
Buona lettura gente!
"Successivamente a quell'occasione Sanemi l'aveva rivista al suo allenamento per preparare i Cacciatori di Demoni alla battaglia contro Muzan.
Non sapeva bene perché ma quella ragazza lo stuzzicava, una sera avevano anche scambiato qualche battuta provocatoria ma poi, la ragazza il giorno seguente si era praticamente schierata difendendo suo fratello Genya insieme a Tanjiro, così insieme ai due e a Zenitsu si era recata all'allenamento del pilastro della roccia, Himejima.
Poi tutto cambiò, la battaglia finale...i morti,i demoni,la fine di tutto e da lì iniziava la loro storia senza più demoni, senza più un vero scopo nella vita, non era rimasto niente se non il peso di essere sopravvissuti.
E ora diamo via alla storia
Niki.

Il suo odore…
«Rengoku-san-»
Era cambiato qualcosa, forse, in quei pochi istanti?
A quel flebile lamento, Kyojuro si era fermato di colpo e si era allontanato dal suo viso quel tanto che bastava per guardarlo. Stava cercando un’ombra di indecisione, la traccia del dubbio in lui, con un’apprensione tale che Tanjiro non riuscì a frenarsi dal sorridere.
Quella sera era la sua dolcezza, non il suo ardore, a scaldarlo.
«Rengoku-san…»
Ripetè il suo nome piano, prima di colmare la distanza tra di loro. Il respiro del pilastro era flebile, e caldo, e il rossore sulle sue guance era ancora più intenso alla luce di quella lampada da notte.
Tanjiro si chiese quante volte avesse baciato nella sua vita – forse era la prima volta anche per lui, dopotutto.
[Raccolta RenTan - RengokuTanjiro - What if, Rengoku lives]

~ One-shot scritta per la AkaRen Week 2024 ~
Da quando Akaza gli aveva coperto gli occhi con una maschera in seta nera, annodandola stretta tra i suoi folti capelli biondi, Kyojuro si era trovato immerso in un vortice di sensazioni travolgenti e contrastanti. Messo carponi sul pavimento, aveva iniziato a contare silenziosamente i secondi che sembravano dilatarsi all'infinito, i sensi in allerta per cercare di percepire qualsiasi movimento, qualsiasi suono che potesse svelargli cosa stesse accadendo intorno a lui. Provò a capire dove si trovasse Akaza e cosa stesse facendo, perché ci mettesse tanto a raggiungerlo, ma il silenzio della stanza era rotto soltanto dal martellante ritmo del suo cuore che gli rimbombava nelle orecchie con la stessa forza di un tamburo.

~ One-shot scritta per la AkaRen Week 2024 ~
L’Omega non era riuscito a portare avanti nessuna delle gravidanze e la cosa non aveva fatto altro che lacerargli il cuore e debilitarlo fisicamente. Akaza aveva allora deciso di fermarsi, di smettere di provare per il bene del suo compagno – perché, in fondo, lui non aveva bisogno di altro all’infuori dell’uomo che amava per considerarsi una famiglia –, ma Kyojuro non aveva voluto sentire ragioni, chiedendogli di provare un’ultima volta. E lui non aveva saputo dire di no di fronte allo sguardo che gli aveva rivolto, di fronte alla silenziosa supplica che aveva letto nelle iridi vermiglie di renderlo la madre dei suoi figli.

~ One-shot scritta per la AkaRen Week 2024 ~
Kyojuro si trovava in procinto di spegnere il lume presente nella stanza, preparandosi per la notte, quando un fruscio delicato raggiunse le sue orecchie. Un sorriso spontaneo si dipinse sul suo viso, caldo e luminoso più della fiammella racchiusa nella lampada a cui si era avvicinata. Non ebbe bisogno di girarsi per capire chi o cosa avesse spostato lo shoji per introdursi furtivamente in camera sua: sapeva perfettamente chi era appena arrivato.

~ One-shot scritta per la AkaRen Week 2024 ~
Il sole era tramontato già da un po' oltre le verdeggianti colline del piccolo paesino di campagna situato proprio lì, tingendo per un breve istante il panorama di oro e magenta, lasciando così spazio alle prime stelle che avevano iniziato a brillare alte nel cielo. Solo quando anche la luna fece capolino da dietro una sottile coltre di nuvole, padre Rengoku riuscì finalmente a chiudere le porte della chiesa a cui lo avevano assegnato e a concedersi un attimo di respiro.
Decise di fermarsi in prossimità del primo banco e di sedersi, raccogliendosi in religioso silenzio proprio di fronte alla croce lignea finemente lavorata. Giunse le mani di fronte al proprio viso, chiuse gli occhi e appoggiò la fronte sulle dita intrecciate. Iniziò a pregare e tutto il resto sparì, lasciandolo solo con sé stesso e con il Signore che ascoltava le sue suppliche dall'alto dei cieli.
Fu proprio mentre cominciava a recitare l'ennesimo "Pater Noster" che qualcuno lo affiancò senza produrre il minimo rumore, sedendosi vicino a lui con un fruscio appena percettibile.
«Padre, perdonami, perché ho molto peccato.»