Erano passate settimane da quando Ballister era fuggito dal mondo, ferito, tradito, e confuso, per rifugiarsi nel bosco, in quella casa abbandonata e isolata, dove nessuno pensasse di cercarlo.
Erano stati giorni difficili, grigi e dolorosi, molto dolorosi.
Lui era riuscito a ricostruirsi una protesi per il braccio che aveva perso (che gli era stato amputato da Ambrosius) il giorno della morte (dell’uccisione) della regina Valerin per mano della sua spada, ma non era ancora riuscito a rimettere insieme il suo cuore spezzato, il suo onore distrutto e l’enorme senso di colpa per aver tolto la vita alla persona che forse, più di tutti, aveva creduto in lui, forse ancor prima che ci credesse lui stesso.

[https://it.m.wikipedia.org/wiki/Nimona_(film)]
Lo scudiero e il cavaliere
Da quando aveva fatto vedere a Ballister e Nimona quel video salvato sul suo cellulare, Diego provava un misto di emozioni diverse, e tra tutte prevaleva la vergogna.
Si vergognava per tre motivi diversi: per aver tenuto nascosto quel video che avrebbe potuto scagionare Ballister dall’accusa di Omicidio della regina Valerin, e aver permesso così, che dessero la caccia ad un uomo innocente.
Si vergognava per aver girato quel video così sciocco in cui faceva bella mostra di sé, mentre si provava l’armatura di Ballister con atteggiamenti piuttosto ammiccanti, si sentiva un vero pollo.
E, in ultimo, si vergognava di provare qualcosa di più del semplice rispetto e deferenza per Ballister Boldheart.

[https://it.m.wikipedia.org/wiki/Nimona_(film)]
Ambrosius Goldenloin era un diretto discendente di Gloreth, possedeva quindi sangue divino, sacro, in più aveva sempre un portamento nobile, fiero ed era acuto e intelligente, oltre ad avere lunghi capelli biondi e occhi chiari a completare il quadro di quasi perfezione. Non poteva esserci essere umano più lontano e più diverso da lui: Ballister era sempre stato povero, un’estrazione umile, da quartieri bassi, per non dire bassifondi, capelli, occhi e pelle scuri e tanta ribellione e rabbia repressa verso le ingiustizie.
Se non fosse stato notato, da bambino, dalla regina Valerin, e non fosse stato ammesso come primo cittadino comune all’instituto d’élite per diventare Cavalieri, Ballister era convinto sarebbe morto malato e sudicio in qualche vicolo, ancor prima di aver compiuto nove anni.
Adesso, di anni ne aveva più del doppio, e si accingeva a sottoporsi all’esame di cultura generale e di storia, per poi poter finalmente accedere alla cerimonia di investitura da Cavaliere.