Ci sono canti che le stelle di notte sussurrano alle orecchie di tutti i saiyan.
Sussurri di gloria e vittoria. Sussurri di morte e distruzione. Sussurri che nessuno di loro parrebbe sapere davvero come fare a ignorare. Come fare a resistere.
Eppure, con il tempo, Vegeta impara, per poi provare a sua volta a insegnare ai suoi eredi, che ciò che conta davvero è tutto quello che le stelle non dicono.
(Questa storia partecipa alla "Challenge al contrario" indetta da rya_2 e agli Oscar della Penna 2025 indetti sul Forum Ferisce la Penna.)

'A Vegeta non andò giù quella complicità dalla quale si sentì escluso. Si voltò tanto repentinamente che urtò una sedia facendola cadere all’indietro “ne ho abbastanza di voi due, non ho più voglia di stare qui ad ascoltarvi.” Sbraitò uscendo fuori casa.'

«Ho solo un po’ di mal di pancia».
«Mal di pancia?» ripeté Goku. «Il pesce che abbiamo mangiato ieri sera non era buono?»
«Non è… quel genere di mal di pancia» disse Chichi. «Non è colpa del cibo».
D’accordo, quindi che genere di mal di pancia era?
Di colpo, Goku provò la strana sensazione di aver già avuto una conversazione simile…

Ti ricordo che sono io suo padre. Non sei tu. Mio figlio fa quello che dico io.

La vibrazione di un cellulare la riportò alla realtà.
Yamcha aveva lasciato il proprio smartphone sul tavolo. Bulma volse un'occhiata distratta allo schermo: i suoi sensi si allertarono quando vi lesse un nome che non conosceva, un nome femminile.
Non avrebbe voluto farlo, non era un bel gesto, ma la curiosità – anzi, il sospetto – prese il sopravvento.
Yamcha non era capace nemmeno di impostare il blocco schermo. Afferrò il cellulare, premette il dito sulla notifica e i suoi sospetti si concretizzarono.
[Ovvero il naufragio della relazione tra Bulma e Yamcha. Questa storia ha partecipato all'iniziativa Italian P0rn Fest - Il DopoFest (No Smut)]

Notò anche che il suo abito da sera non era troppo audace; era legato dietro il collo da un nodo a fiocco e metteva sì in risalto le forme sinuose del suo corpo, ma eccetto le braccia, le spalle e metà della schiena lasciava molto spazio all'immaginazione. Strano, conoscendola si sarebbe aspettato qualcosa di assai più volgare.
« Su, non dire così. » civettò lei « Sai, là in mezzo a quella gentaglia non si respirava! Ho proprio caldo! »
Perplesso, Vegeta corrugò la fronte. Cosa stava farneticando? Doveva essere un bel po' brilla per sparare certe assurdità.
Bulma si portò una mano dietro la testa, sciolse il nodo dietro il collo e l'abito le cadde ai piedi.
Gli occhi di Vegeta si spalancarono, il fiato gli si fermò nei polmoni. Cominciò ad avvertire un'inconfondibile sensazione di durezza a livello dei lombi.
Che fosse dannata! Era una trappola! Sotto quel vestito, Bulma nascondeva ben altro.
[Scritta per il P0rn Fest #18 - Sequel di Vulgar Woman]

[Post-Dragon Ball Daima]
Chichi era a pochi passi da lui, uno scialle rosa sulle spalle. Gli dava la schiena, ma nel sentirlo arrivare sussultò e fece per girarsi… Goku colmò la distanza tra loro, abbracciandola da dietro e affondando il viso nell’incavo del suo collo, per metà contro la sua pelle e per metà contro il suo colletto alto.
Aveva sentito tanto la sua mancanza.
Dopo un momento di stupore, lei si abbandonò alla sua stretta e posò le mani sulle sue. «Bentornato» gli disse.

Goku gettò un’occhiata allo stuolo di persone alle spalle di suo suocero, quindi si grattò la testa. «Uh. A me piacerebbe fare un salto sul monte Paoz. È lì che vivevo con mio nonno, e non ci torno da un sacco di tempo».
Chichi si illuminò. «È un’ottima idea! Mi piacerebbe vedere dove sei cresciuto!»
Goku sbatté le palpebre. A dire il vero, non aveva pensato di andarci insieme a lei – si era persino dispiaciuto alla prospettiva di separarsi – ma era la soluzione ideale!
«Perfetto!» esclamò con sincero entusiasmo. «Quando partiamo?»

In passato, C-18 aveva dato la caccia a Goku per ucciderlo. Ora Goku era morto, ma qualcosa di lui restava: Gohan, e la creatura che Chichi portava in grembo. Possibile che C-18 volesse fare piazza pulita anche di loro?
E poi, di punto in bianco, Chichi si ritrovò con una borsa di carta piazzata davanti al naso.
«Ti ho riportato i tuoi vestiti» disse C-18, bruscamente.

«Meno male, era un regalo di compleanno a cui tenevo molto…»
L’espressione di Goku si fece interrogativa. «Che cos’è un compleanno?»
Bulma lo fissò, incredula, di colpo del tutto dimentica del guanto. «Non lo sai?!»
«No».

« Va' via, Bulma. »
Nessuna emozione nella sua voce.
Nel vederlo in tal stato, nudo, accartocciato su sé stesso, Bulma dimenticò tutto quel che aveva da dirgli. La collera, il rancore, si dissolsero come nebbia al sole. Non avrebbe avuto senso né sarebbe stato giusto infierire su un uomo già in balìa dei suoi demoni, del rimorso che lo divorava.
[Una shot Hurt/Comfort VegeBul post Cell Game. Questa storia ha partecipato all'iniziativa Italian P0rn Fest - Il DopoFest (No Smut)]

«Poi dopo mangiato riprenderemo le lezioni» aggiunse Chichi vivacemente.
«Dobbiamo proprio?» gemette Goku.
«Certo» disse Chichi senza esitare. «Devi saperle queste cose».
Lui aggrottò la fronte. «E chi lo dice?»
Chichi si girò un momento a mescolare il cibo sul fuoco e rispose: «Le persone della nostra età le sanno».
Per qualche motivo, quel commento lo prese assolutamente nel verso sbagliato.

Si stava quasi appisolando, quando Goku cominciò ad agitarsi, i respiri che si facevano più rauchi. Di colpo perfettamente sveglia, Chichi si tirò su in un istante.
Nel buio, trovò la sua fronte ed ebbe un sussulto allarmato: era bollente. La febbre si era alzata di nuovo.
Quel pomeriggio, quando le crisi erano cessate e Goku si era messo a dormire pacificamente, lei aveva sperato che fosse ormai ben avviato verso la guarigione. Ma a quanto pareva aveva cantato vittoria troppo presto.

Improvvisamente, Videl realizzò che nessuno di loro aveva portato una canna da pesca o un retino. Forse Goku li teneva in una capsula?
Prima che lei potesse chiedere, Goten si sedette per terra e si sfilò le scarpe e la tuta, rimanendo in boxer, per poi piazzarsi davanti a Goku e chiedere con una certa eccitazione: «Lanciami nel lago!»
Goku non si fece pregare, e in men che non si dicesse Videl dovette alzare un braccio per ripararsi dagli spruzzi.

Gli ultimi minuti di Goku sulla Terra prima di tornare nell'Aldilà

Dal testo:
[La trovava tenera quand’era arrabbiata.
Quando lo era con qualcun altro, sia chiaro.
«Se vuoi te ne preparo un bicchiere» si offrì gentilmente.
Lei scosse la testa, passandosi il bicchiere da una mano all’altra. «Volevo solo assaggiarla» disse con fare distratto. «Dovrei andare a farmi una doccia» disse più a se stessa che a lui.]

«Perché sei così contraria all’idea che Gohan vada su Namecc?»
«Perché tu non lo sei?» ribatté Chichi. «Con tutti i pericoli che ci saranno!»
«Dovrebbe essere un viaggio tranquillo» osservò Goku. «E credo sia ammirevole che Gohan voglia aiutare un suo amico».

Vegeta la guardò quasi senza volere; lei aveva un’espressione interrogativa, una ruga di ansia improvvisa tra le sopracciglia. Qualcosa, nella piega dolorosa delle sue labbra, nei suoi occhi arrossati, gli fece realizzare che non ignorava del tutto quanto era accaduto. Forse sapeva già della morte di Kakaroth. Forse anche di quella di Trunks.

Goku avrebbe preferito di gran lunga battersi con un nuovo nemico anziché trovarsi in quel corridoio.
A poco valeva il fatto di aver già portato Gohan a vaccinarsi in passato. All’epoca erano andati sia lui che Chichi, e per quanto lo riguardava era stata un’esperienza terribile.
D’altra parte, non aveva avuto molte opportunità di trascorrere del tempo da solo con Goten. Stavano ancora imparando a conoscersi, e questa era una buona occasione – per quanto terrificante – di fargli da papà.

Una chiacchierata nottura tra Gohan e Goten.

Pur di fargli prendere la patente ChiChi ha tenuto sveglio Goku tutta la notte. Ma come c'è riuscita?

Goku parte per allenare Ub, di punto in bianco, piantando in asso la famiglia per l’ennesima dipartita. La moglie del guerriero del calibro di Goku è più di un ruolo, ma una missione, la forza di Chichi si protrae negli anni sventolando il vessillo della devozione e della forza di una colonna. Il tempio era la sua casa. Il suo cuore, una brocca sempre scrosciante. Goku conosceva la strada di casa, ad occhi chiusi.

Vegeta non perse tempo in preamboli. «Perché Trunks e il fratellino di Gohan riescono a trasformarsi in super saiyan senza il minimo sforzo?»
Chichi sbatté le palpebre. «Buongiorno anche a te» gli disse, un po’ seccata per quella totale mancanza di buone maniere.

«Sì, be’, immagino che ora che Gohan è stato dimesso non la vedrai più da queste parti» commentò Bulma.
Goku aggrottò la fronte. «Certo che la rivedrò da queste parti. Dove dovrebbe andare?»
«Non lo so, tornarsene a casa?»
«Ma io sono ancora qui» obiettò Goku.

« Ma guarda un po' cosa abbiamo qui » commentò maliziosa « Sembra che nemmeno il principe dei Saiyan sia immune al mio fascino! »
Proprio lui, che l'aveva sempre definita una donna volgare. Adesso era tutto chiaro, era solo una scusa per non darle soddisfazione, per non farle capire che già, aveva fatto centro anche stavolta. Ma non si sbagliava mai, lei. L'aveva sottovalutata.
[Scritta per il P0rn Fest #17]

Di punto in bianco, Goku stridette furiosamente. Una, due volte.
«Ohi, ohi» disse Gohan, affrettandosi a chinarsi per prenderlo da sotto le ascelle e sollevarlo dal pavimento.
Goku non parve gradire. Emise una sorta di soffio contrariato, mentre i peli della sua coda si rizzavano tutti.
«Cosa vuoi che faccia, non posso lasciarti a terra tutto il giorno» si giustificò Gohan, e gli occhi neri di Goku si puntarono su di lui. «Oltretutto non mi sembravi contento nemmeno lì».

Fan Fiction di San Valentino Gohan/Videl.
Dal testo:
[Per la prima volta in vita sua, Videl avrebbe tanto voluto essere una ragazza come le altre.
Era sempre stata definita, ed era fiera di ciò, come una ragazza fuori dal comune.
Alle volte l’avevano definita pure un maschiaccio, ma poco le importava.
A lei piacevano le arti marziali, difendere i più deboli e sfogarsi in palestra.]

«C’è una cosa sui saiyan» disse Goku, la gola secca, «che ho scoperto soltanto durante lo scontro contro Vegeta».
Ci aveva pensato così tanto negli ultimi giorni. Aveva considerato l’idea di affrontare l’argomento coi suoi amici – perché era sicuro che loro già lo sapessero, aveva fatto due più due e aveva immaginato chi avesse distrutto il palazzo di Pilaf e il ring del torneo – ma non c’era riuscito.
«Che cosa?» chiese Chichi.

E dire che di esperienze ne aveva avute. Ma mai coinvolgenti come quella con Brà. Che era una principessa bellissima e per certi versi un po’ viziata, ma dall’acuta intelligenza e con un gran senso dell’umorismo. E anche con un carattere un po’ irascibile che alle volte lo spaventava. Ma tutte queste cose, lui le amava.
Goten/Brà per Bellaluna.

«Fratellone» chiese Goten, «è vero che è stato nostro padre a insegnarti a pescare?»
Gohan, che si era chinato per tirar fuori la canna da pesca dalla sua custodia, sollevò la testa per sorridergli. «Certo, te l’ho detto».
Era stato parecchio tempo prima – lui aveva solo quattro anni, l’età di Goten adesso – eppure lo ricordava molto bene.
«E ora imparerai anche tu» aggiunse. «Sei pronto?»

Dopo aver sconfitto Freezer, Goku decide di rimanere lontano un altro anno. Che accoglienza gli riserva ChiChi quando finalmente torna a casa?

Videl gettò un’occhiata al di sopra della propria spalla, verso il bancone dove il suo esperimento fallito sembrava torreggiare minacciosamente. «Sì, tutto bene, è solo che… volevo farti una sorpresa».
«Una sorpresa?» ripeté Gohan, interrogativo.
«Volevo prepararti una torta» confessò la ragazza.

Gohan ha litigato con Videl e ha bisogno di consigli. Chi potrà aiutarlo?

«Be’, ho pensato che a quello avrebbe provveduto il vecchietto» rispose Goku in tono di scuse, «poi lo sai, considerato che anche Vegeta si trova su Namecc, non c’era davvero tempo da perdere».
Chichi lo fissò, schiudendo le labbra e impallidendo, mentre nell’angolo dello schermo il padre di Bulma sussultava.
«Come sarebbe a dire, anche Vegeta si trova su Namecc?!» stridette Chichi.

[One-shot ambientata nell’universo della mia longfic “All’altezza di mio padre”]
Chichi sorrise. «Io vado allora… Gohan, posso lasciarti qui anche tua sorella?»
Lui guardò prudentemente verso Videl e verificò che la ragazza – intenta a mordere una focaccia ripiena – non sembrava contrariata di fronte a quella prospettiva.
«Certo» assicurò a quel punto.
Aliys era così placida che non avrebbe dovuto dargli troppo da fare. E chissà, magari avrebbe distratto un po’ Goten e Goten avrebbe smesso di venire a gironzolare attorno a lui e a Videl con sbuffi e sospiri teatrali.

Una leggenda, una favola, un momento normale per due bambini di quattro e cinque anni ma qualcosa di più per altri.

[Questa storia partecipa alla "Halloween Time!" indetta dal forum Torre di Carta | Trunks, Goten e Marron]
┈☆
❝«Già che ci siete perché non vi portate anche Marron?»
C18 era lì per fare visita alle amiche, inizialmente era contraria alla proposta di Bulma, ma anche Marron doveva pur fare qualcosa di diverso. In più, non poteva di certo lasciare che il suo costume da streghetta restasse inutilizzato tutta la sera.
«Cosa? Ma no, mamma! Lei è troppo piccola, e se cominciasse a lamentarsi non me ne prendo io le responsabilità!» si lamentò Trunks, «Vero, Goten?»
«Ah, certo, come no…» Bulma roteò gli occhi, ma la protesta di Trunks le fece venire un’idea, e incurvò le labbra in un sorrisetto furbo, «Io invece scommetto che Marron sia più coraggiosa di voi due. È figlia di C18, dopotutto.»❞

«Volevamo invitarti al cinema» rispose Goten, volenteroso.
«Oh». Marron sbatté le palpebre. «Grazie, ma non posso». Allargò le braccia come a comprendere tutta l’isola. «Non vedete che ho da fare?»
Loro guardarono, ma almeno sulla spiaggia non c’era molto se non sabbia, ghiaia, e alghe.
«Non si sono ancora schiuse?» indovinò Trunks.

Goku e Chichi erano sposati da più o meno tre settimane, si erano detti che si amavano, tutto procedeva a gonfie vele.
Eppure Goku sente che gli manca qualcosa e la vicinanza con Chichi non giova in suo favore e i suoi impulsi iniziano ad essere incontrollati.. mettiamoci anche che la sua inesperienza e ingenuità lo porteranno in crisi dopo che, Chichi,non gioca un pò con lui con del... solletico!

Si accorge che a separarli ci sono solo pochi centimetri e lui è sicuro, sicurissimo, di non esserle mai stato così vicino - nemmeno quando lo aveva soccorso dopo l’incidente nella camera gravitazionale.
Ne è sicuro perché è la prima volta che riesce a sentire distintamente il suo odore. Ed è insopportabilmente buono.