In Time

di Defiance
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


In Time


Capitolo 1


 
 
“Il mio nome sarà Edith Prior, e ci sono molte cose che sono felice di dimenticare.”
Prior.
Il video si interrompe e il proiettore illumina la parete di una luce azzurra. Io afferro la mano di Tobias. Per un momento regna un silenzio assoluto, come di fiato sospeso.
Poi comincia il finimondo.
 

Insurgent’,
Veronica Roth

 

 
Rimango immobile a fissare il punto sul muro dove il video è appena scomparso. La battaglia attorno a me sembra produrre rumori lontani, come se stessi attraversando un ricordo e non mi trovassi veramente lì.
Tobias mi lascia la mano e mi scuote, cercando di farmi reagire, poi mi spinge di lato e si avventa su Evelyn, riuscendo a strapparle la pistola di mano.
Ritorno alla realtà e mi ritrovo in un caos generale, i membri delle fazioni stanno lottando contro gli Esclusi.
“Tris! Tris!” urla Tobias, “Scappa!”
Cos’ha detto? ‘Scappa’?!
Così, senza di lui? Senza Uriah e Christina? No, è fuori discussione.
Fermo un pugnale che è appena scivolato verso di me con il piede, e lo raccolgo, giusto in tempo per infilzarlo nel petto di un Escluso che mi stava per aggredire; mi volto e lo lancio in fronte ad un altro.
“Scappa, Tris! Non fare la stupida!” grida ancora Tobias, mentre cerca di tenere Edward a bada. Nonostante la sua ferita, se la cava ugualmente bene.
“Va’ via di qui!”
Mi gira la testa, sono confusa.
All’improvviso, mi sento afferrare per le spalle da due forti mani e mi volto: è Peter.
Cerco di dimenarmi e mi giro per chiedere aiuto a Tobias, ma proprio in quel momento noto il loro cenno d’intesa.
Il mio cuore manca qualche battito.. mi sta sul serio lasciando nelle mani di Peter?
Mi sento trascinare via e non ho la forza di impedirlo.
Dopo circa cinque minuti, sono fuori dal Quartier Generale degli Eruditi, verso la ferrovia, ad aspettare il treno.
“Sei impazzito?” urlo a Peter.
“Non possiamo abbandonarli così! Hanno bisogno di aiuto!”
“No. Tu hai bisogno di aiuto. Devi scappare, o ti uccideranno. È per questo che stanno combattendo, lo sai? Per te. E non appena si accorgeranno che tu non ci sei, cesseranno di lottare e cominceranno a cercarci, per questo dobbiamo fare in fretta” mi risponde lui, con il tono di voce più ansioso che gli abbia mai sentito usare.
“No, non capisco..” mormoro.
Sono ancora troppo stordita da tutto quello che è successo.
“Christina  ed io abbiamo elaborato questo piano-emergenza nel caso voi foste state scoperte. Per metterti in salvo” mi spiega.
Sento la rabbia ribollirmi dentro.
“Vuoi dire, per salvare le tue di chiappe” preciso.
“Cosa?” sbotta lui, sgranando gli occhi.
“Non hai scelto da che parte stare, quindi probabilmente, chiunque ne esca vincitore, potrebbe decidere di ucciderti”
Si intravede il treno avanzare verso di noi.
“Preparati a saltare” mi ordina Peter.
Incrocio le braccia, come una bambina che vuole fare i dispetti, e scuoto la testa.
“No, no e ancora NO!” grido.
“Mi aspettavo una maggiore partecipazione da parte tua. Non capisci, Rigida? Non hai scelta. Fuggi e vivi, o resta e muori. Queste sono le alternative!” mi urla contro, di rimando.
“Beh, preferisco morire con le persone a cui tengo!” gli rispondo, con le lacrime che minacciano di sgorgare dagli occhi.
Chi altro era coinvolto in questa storia? Chi altro aveva preso parte alla realizzazione di questo piano assurdo e immorale?
“Ma non presentavi affinità anche per gli Eruditi?” mi schernisce Peter, inarcando le sopracciglia.
Socchiudo gli occhi. Sto per mollargli un pugno, me lo sento.
Loro staranno bene! I membri superstiti delle fazioni muoveranno guerra contro gli Esclusi se sarà necessario e li rimetteranno al loro posto. I primi non ci cercheranno, ma gli altri . Se non ti è chiaro, ti vogliono morta, Rigida.”
Come se non l’avessi capito anche da sola.
“Voglio lottare al loro fianco!” ribatto cocciuta.
“Ci hai pensato, che magari sono loro a non volere che tu lo faccia? Un’Intrepida che non riesce a usare una pistola non è molto d’aiuto” mi offende.
“Mettimi alla prova” lo stuzzico.
Se lo faccio arrabbiare abbastanza, mi lascerà in pace, mi lascerà tornare indietro.
“Svegliati! Persino Quattro ti ha detto di andartene.. magari nemmeno lui ti vuole al suo fianco!” dice, ed è come ricevere un pugno in pieno stomaco.
Sento l’eco della voce di Tobias riecheggiarmi nella mente “va’ via di qui!”. Era questo che intendeva?
Il treno si avvicina e Peter, approfittando della mia debolezza, mi prende di peso e si lancia in un vagone, trascinandomi con lui.
Ora non potrò più tornare indietro.
“Lasciami!” grido, e lui lo fa.
Si siede in un angolo e tira fuori una pistola, uno strano oggetto di cui non conosco la funzione e due pugnali; me ne passa uno.
“Dove gli hai presi?” chiedo sgarbatamente, sono troppo arrabbiata per contenermi.
“Dagli Esclusi morti” mi spiega, senza troppi giri di parole.
 
Restiamo in silenzio per quelle che sembrano ore e nel frattempo la mia rabbia si affievolisce.
“Qual è il tuo piano?” gli chiedo, con lo sguardo fisso sul paesaggio che sfreccia confuso attorno a noi.
“La recinzione. La troveremo e la oltrepasseremo. Ci rifugeremo nell’ultimo posto che si aspettano: il mondo che c’è là fuori. Non ci cercheranno mai, . È un’idea di Christina”aggiunge quando nota la mia espressione sgomenta.
“Voi siete pazzi! Probabilmente saremo più in pericolo là fuori, che a casa!” ribatto.
“Moriremmo in ogni caso, se così fosse. Tanto vale provare!” constata lui.
“Quando le fazioni vinceranno, non potremo più tornare” gli faccio notare.
“Non lo faremo, infatti” mi risponde, lasciando cadere il pugnale con cui stava giocando.
“Quindi, dovremo lasciarci tutto alle spalle? La nostra fazione, i nostri… i miei amici, Tobias…” comincio io, ma Peter mi interrompe.
“Fatti un favore. Smettila di pensarci. Accetta che se vuoi vivere è l’unica possibilità che hai. Fa ciò che loro vogliono per te, una buona volta!”
Chiudo gli occhi e lascio che le lacrime fuoriescano.
Non mi importa che lì, davanti a me, ci sia proprio l’ultima persona al mondo dalla quale dovrei farmi vedere piangere.
Non mi importa.
Tutti coloro a cui tengo mi hanno appena tradita, mi hanno mandata via e affidata a ‘Peter Lo Psicopatico’.
Grandioso.
Il treno comincia a rallentare e noi saltiamo giù.
So dove siamo: è il vecchio quartiere degli Abneganti.
“Credi che potremmo usare casa tua?” mi domanda.
“Ehm, si” rispondo “ma non dovremmo..”
“No. Ci sposteremo al buio. Siamo troppo riconoscibili, alla luce del giorno” mi dice.
Annuisco e lo conduco verso quella piccola abitazione che mi è tanto familiare… la mia casa.
Cerco del cibo e preparo un pasto veloce: mancano poche ore al tramonto.
Riempio uno zaino di scorte mentre le uova si cucinano, poi le sistemo nei piatti e raggiungo Peter.
È seduto nel salotto.
Gli passo un panino e il suo piatto e mi accovaccio accanto a lui.
“Grazie” mi dice, abbassando lo sguardo.
Beh, questa si che è una sorpresa.
Lui che ringrazia me.
“Beh, sai. Sono una Rigida, è il mio dovere” rispondo ironica.
Non riesco a trattenere un sorriso e, quando incrocio il suo sguardo, scoppiamo entrambi a ridere.
Mi fa male il fianco e gli occhi mi lacrimano.. era da tanto che non ridevo così.
Quando ci calmiamo, rimaniamo in silenzio per parecchio tempo, un po’ sotto shock per quello che è appena successo, credo.
“Cerchiamo di non farci uccidere, va bene?” mormora all’improvviso,voltandosi verso di me.
Mi domando per la prima volta, se Peter non sia esattamente ciò che ha sempre dimostrato di essere: un ragazzo violento, senza valori e privo di sentimenti… ma se ci fosse di più?
Se ci fosse una parte di lui che cerca di mascherare attraverso quell’atteggiamento spietato e cattivo?
Annuisco, ma non riesco a trattenermi e gli chiedo:
“Perché lo fai?”
Non so cosa mi abbia spinto a rivolgergli questo quesito.
“Perché tu mi hai salvato”  mi risponde, piantando i suoi occhi dentro i miei.

**************************Angolo dell'autrice*******************************

Ciao a tutti :)
Dopo la mia Tris/Uriah, ho deciso di scrivere e pubblicare una storia che vede come protagonisti Tris e Peter... devo essere seriamente malata! xD
Spero ugualmente che vi piaccia, e che mi farete sapere cosa ne pensate lasciandomi qualche recensione, sia positiva che negativa, accetto le critiche come una spinta per migliorare :)
Vi ringrazio in anticipo,
cercherò di aggiornare presto,
alla prossima!

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
 
 
 
“Perché lo fai?”
Non so cosa mi abbia spinta a rivolgergli questo quesito.
“Perché tu mi hai salvato” mi risponde, piantando i suoi occhi dentro i miei.
Inarco un sopracciglio.
“Credevo che fossimo pari.. mi hai salvata da Jeanine” gli faccio notare.
Lui sbatte due, tre, quattro volte le palpebre, velocemente, e poi scuote il capo.
“Lascia perdere, Rigida. È ora di andare” mi dice, porgendomi la mano.
Fuori è buio.
Mi alzo, rifiutando il suo aiuto con un’occhiataccia e lui si ritrae facendo un’appena percettibile smorfia.
Non so cos’ha in mente, ma è Peter e anche se dice di volermi aiutare, anche se si comporta in maniera meno odiosa con me, non ho intenzione di fidarmi di lui.
 
Scrutiamo a fondo il paesaggio, per assicurarci di non essere visti; non è un lusso che possiamo permetterci.
Ci spostiamo evitando le strade principali, sfruttando la mia conoscenza dei dintorni, intrufolandoci in vicoli stretti e bui.
Non riesco a vedere bene dove metto i piedi, così, quando inciampo in un masso e sto per cadere, Peter mi afferra per un braccio e mi sostiene.
“Sta attenta!” mi rimprovera col suo usuale tono brusco, alza gli occhi al cielo e infine sposta il suo sguardo dall’altro lato.
Vorrei che fosse un po’ più gentile.
D’accordo, nessuno dei due probabilmente vorrebbe essere qui con l’altro, ma dato che ormai ci siamo dentro, potremmo cercare di rendere le cose più facili, o quantomeno più sopportabili.
A quanto pare, però, lui non la pensa come me.
Raggiungiamo un ex accampamento di Esclusi, e, nel riconoscerlo, trasalgo: è lì che solo poco tempo fa ho avuto quell’inquietante incontro con quell’uomo che mi ha spaventata a morte.
Peter sembra accorgersene perché dischiude le labbra, come se volesse proferire parola, ma io glielo impedisco dicendogli di proseguire dritto e imboccare una strada secondaria: l’ultima cosa che voglio, è fargli credere che io sia mai stata impressionabile o che abbia avuto degli istanti di debolezza.. tutto ciò che sa di me, mi si può ritorcere contro; più affondo gli permetto di conoscermi, più modi per ferirmi avrebbe.
Tutt’a un tratto, mi prende per le spalle e mi sbatte dietro una colonna.
Spalanco gli occhi, sorpresa.
Sento il suo respiro su di me e le sue mani sono strette sulle mie braccia.
“Cos..” provo a dire, ma mi fa segno di tenere la bocca chiusa e, cautamente, mi volta, per farmi vedere un gruppo di Esclusi che pattuglia la zona.
Sicuramente, stanno cercando noi.
Le mani di Peter si posano sui miei fianchi e vengo percorsa un brivido.
La spalla ferita mi fa male, ma non mi lamento, in primo luogo perché rischierei di farci scoprire, e secondo, perché non voglio dargli alcuna soddisfazione.
Gli Esclusi si guardano intorno e per un istante i loro occhi si soffermano verso di noi.
Mi si toglie il respiro; il mio cuore, che batte all’impazzata, mi ostruisce i timpani.
Decido di chiudere gli occhi e respirare a fondo, per calmarmi; decido di fingere che si tratti di una simulazione.
Passano pochi secondi, ma a me sembrano ore, e Peter mi sussurra all’orecchio che se ne sono andati.
Per la prima volta, mi rendo conto di quanto siamo vicini; mi accorgo di percepire il pulsare del suo cuore contro di me e di essere schiacciata tra il muro e il suo corpo.
Il suo respiro affannato mi solletica la nuca scoperta dalla treccia che mi sono fatta prima di rimetterci in viaggio.. mi irrigidisco.
Lui se ne rende conto e mi lascia andare immediatamente, arretrando di qualche passo, poi si sporge oltre la colonna per controllare se la via è libera.
“Forza” mi dice, facendomi cenno con la mano di seguirlo.
 
Imbocchiamo un sentiero che non conosco.. stiamo camminando alla ceca, me ne rendo conto.
Se io, che ho passato la maggior parte della mia vita in questo quartiere, non so dove stiamo andando, figurarsi se può saperlo lui…
È notte fonda, saranno tipo le tre e comincia a fare davvero molto freddo.
Ogni volta che espiro, una nuvoletta bianca fuoriesce dalla mia bocca; mi sfrego le braccia con le mani.
“Vieni” mi dice Peter a un certo punto, conducendomi in una piccola abitazione, probabilmente disabitata da anni.
“Ci fermiamo?” chiedo e lui annuisce.
So che preferirebbe proseguire, ma anche se non lo dico, gli sono grata per quel gesto.
Spalanca la porta con una spallata e per l’ennesima volta mi scopro a domandarmi quanta forza deve possedere.
La casetta è composta da una sola stanza, ed è completamente ricoperta di polvere; c’è un divano, con il tessuto lacero e consumato dal tempo. Un camino mezzo distrutto e nell’aria aleggia odore di abbandono.
“Non possiamo rischiare di accendere un fuoco, però” mi avverte e io gli rispondo che non importa, non si sta così male qui. Almeno, non fa freddo quanto all’esterno.
“Secondo te che ore sono?” gli chiedo mentre poggio lo zaino con le provviste per terra.
“Cos’hai? La fissa per gli orologi?” mi sfotte e io gli faccio una linguaccia.
“Molto matura” commenta lui, sarcastico.
Faccio una smorfia stizzita e gli tiro un pugno sul braccio, né troppo piano, né troppo forte.. di quelli che si danno agli amici quando ci si prende in giro.
Mi irrigidisco. Quello non è un mio amico. Quello è Peter, è tutto il contrario!
Quasi certamente mi prenderà a botte, adesso.
E infatti lo vedo allungare le mani verso di me… ma poi le lascia ricadere lungo i fianchi e china la testa.
Sospira.
“Hai paura di me” afferma, lasciandosi cadere sul divano.
Lo fisso con gli occhi sgranati.
“Non ho paura di te. Se ne avessi avuta, saresti stato nel mio Scenario. Ma non c’eri. Non ci sei. Non ci sarai mai” ribatto.
C’era Tobias, però.
Reprimo il pensiero.
Per un momento, Peter mi guarda come se fosse indeciso se dire o meno qualcosa, ma poi si stende e si gira dall’altro lato.
Siccome non ho intenzione di dormire per terra, mi raggomitolo dall’altra parte del divano, tanto siamo abbastanza distanti da non sfiorarci nemmeno.
Chiudo gli occhi, anche se sono sicura che non riuscirò a dormire.
Nella mia mente, si susseguono una marea di immagini, ripercorro  la giornata a ritroso.
Penso a Christina, a Uriah e a Tobias. Non posso credere che non li rivedrò mai più.
Sento le lacrime graffiarmi le palpebre, desiderose di venir fuori.
Forse è quello che dovrei fare, lasciarle cadere, svuotarmi… non mi rendo conto di stare tremando.
Percepisco Peter muoversi alle mie spalle e quando sento il suo petto aderire alla mia schiena e le sue braccia circondarmi, sobbalzo.
Lui si ritrae di scatto e alza le mani per aria.
“Volevo solo riscaldarti” si scusa.
Sono indecisa se tirargli un pugno o se lasciare che mi stringa a sé.. fa così freddo che potrei anche ammalarmi e non è un contrattempo in cui conviene imbattersi, ora come ora. 
Gli permetto di avvicinarsi e di cingermi nuovamente.
È una situazione così strana..
 
“Non hai paura di me, ma questo non vuol dire che ti fidi, giusto?” mi chiede dopo qualche minuto di silenzio.
Traggo un respiro profondo e cerco di controllare il rancore che minaccia di venir fuori. Rispondo alla domanda con un’altra domanda.
“Tu ti fideresti di qualcuno che ha cercato di ucciderti? Che ti ha pestata a sangue e poi ha tradito la propria fazione per unirsi a Jeanine? Ti fideresti di qualcuno che ha lanciato un coltello in un occhio a un ragazzo mentre dormiva solo perché aveva ottenuto un punteggio più alto di lui? Ti fideresti..”
“Basta.” Mi interrompe, con voce gelida. Sento le sue mani chiudersi e formare dei pugni.
Mi rivedo nel dormitorio degli Intrepidi trasfazione, mentre lui mi toglie di dosso l’asciugamano e mi lascia nuda, davanti a tutti.. poi sullo strapiombo, poco prima che cercasse di buttarmi giù, percependo di nuovo la sua palpata ad uno dei miei seni e le sue battute di scherno riguardo alla mia taglia.
La rabbia mi monta nel petto inarrestabile e scatto.
Mi volto verso di lui e gli prendo la mano, per posarla poi con forza sul mio seno.
Questo te lo ricordi?!” gli urlo contro, con le lacrime agli occhi.
Lui spalanca la bocca e mi fissa sorpreso e.. ferito?!
Mi volto nuovamente dall’altro lato e cerco di non scoppiare a piangere.
Quella è stata una delle più brutte esperienze della mia vita e ora sono tra le braccia di colui che l’ha fatta accadere.
Sento il suo respiro irregolare e sto per tirargli una gomitata nello stomaco, quando lo sento sussurrare, con voce spezzata:
“Tutti fanno degli errori, Tris. E io conosco bene i miei. Non c’è bisogno che tu me li ricordi”
Tris.
È la prima volta che mi chiama così.
Tris, non Rigida.
Mi fa uno strano effetto... mi da i brividi.
Li sento ripercorrere tutta la schiena, fino ad arrivare alla nuca. E non dipende dal freddo, perché il suo corpo emana così tanto calore da eguagliare quello del fuoco che mamma e papà ci concedevano durante l’inverno.. anche se non era molto, in quanto usufruire troppo di qualunque cosa era considerato un atto di egoismo, mi scaldava a sufficienza.
La rabbia va via così com’è arrivata e io mi addormento, sentendomi al sicuro.
Protetta, tra le braccia del mio nemico.
Mi chiedo cosa penserebbe Tobias di me, se mi vedesse adesso.
 
“Tris, Tris, svegliati! Maledizione!”
Apro gli occhi di scatto: Peter mi sta scrollando per le spalle, ha i muscoli del corpo tesi e sul volto riesco a leggergli l’ansia.
“Che succede?” domando con voce roca, rimettendomi subito in piedi.
“Ci hanno trovati” mi informa.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3
 
 
 
“Tris, Tris, svegliati! Maledizione!”
Apro gli occhi di scatto: Peter mi sta scrollando per le spalle, ha i muscoli del corpo tesi e sul volto riesco a leggergli l’ansia.
“Che succede?” domando con voce roca, rimettendomi subito in piedi.
“Ci hanno trovati” mi informa.
“Cosa?” bofonchio, ancora assonnata.
“Dobbiamo filarcela” dice.
Mi alzo e vado a guardare fuori dalla finestra: riesco a distinguere tutto ciò che nella notte non avevo colto.
Ci troviamo in un’isolata casa nel pieno di quello che sembra un enorme prato dall’erba alta e qualche rado albero, nel bel mezzo del nulla.
In lontananza, scorgo un gruppo di Esclusi che avanza a ritmo di marcia verso di noi: non accelerano, forse ci credono in trappola.. il che vuol dire che la recinzione non può essere molto distante da qui, forse possiamo ancora farcela.
Sbatto le più volte le palpebre, prima di realizzare che più i nostri nemici si avvicinano, più sembrano crescere di numero.
Dieci, venti, trenta… comincio a singhiozzare forte e mia accascio sul pavimento.
Piango a dirotto.
“No, basta… voglio che questo finisca!” urlo, portandomi le mani sul viso.
“Tris! Tris!” mi chiama Peter, afferrandomi per le braccia e scuotendomi nel tentativo di farmi ragionare.
Sono in preda a una crisi di panico mista ad isteria, stanchezza e un’improvvisa voglia di arrendermi.
“Sono mesi che scappo, non ce la faccio più.. se la mia vita vale così tanto per loro, che se la prendano pure..” sussurro con voce strozzata.
Lui mi alza il mento, facendo sì che i nostri occhi s’incontrino.
No” ribadisce.”Ascoltami, Tris. Ascoltami bene”.
Quando pronuncia il mio nome, mi sento sprofondare: è come se bastasse a distruggere ogni distanza, ogni barriera, ogni dissapore passato presente tra di noi.
Mi sento molle, e non riesco a fare a meno di cedere alla sua volontà.
“Devi fare tutto ciò che ti dico. Tutto. E con questo intendo anche scappare, se te lo ordino. Raggiungi la recinzione senza di me, se è necessario”
“Cosa?!” sbotto, spalancando la bocca.
Lui mi fissa e nei suoi occhi riesco a leggere tutta la sua determinazione, la sua determinazione nel cercare a tutti i costi di mettere in salvo me.
Ma perché?
Osservo i suoi capelli biondi, il suo corpo muscoloso… non è la prima volta che mi ci soffermo. Ricordo di essermi chiesta come potessi voler fare a pezzi qualcuno di così bello.
“C’è un motivo se Christina ha accettato che venissi io con te e non Uriah. Ed è perché, se ce ne fosse stato bisogno, sapeva che non ti saresti fatta scrupoli a lasciarmi indietro e a fuggire” mi rivela.
La rabbia comincia a salire, il sangue mi affluisce sul volto.
Sono sicura di essere diventata rossissima.
“Come puoi solo pensare..” comincio, ma Peter non mi lascia proseguire.
“Non c’è tempo, Tris. Tu mi odi, ricordi? Ti ho fatto tanto male ed è per questo motivo che non devi preoccuparti per me, né dovrai mai avere dei sensi di colpa nei miei confronti, qualunque cosa succeda, va bene?” mi chiede.
È troppo. Scuoto la testa e lascio scorrere le lacrime sulle mie guance.
Peter è da due giorni la mia unica costante, ciò che non mi ha permesso di impazzire fino ad ora, ciò che mi ha distratta dal pensiero dei miei amici e di Tobias, l’unico legame con il mio mondo che mi sia rimasto.. non posso perderlo.
Come hanno potuto solo pensare che sarei stata capace di abbandonarlo?
Una voce nella mia testa mi rammenta: ‘hai ucciso Will. È normale che ti credano perfettamente in grado di farlo.”
Mi costringo a mandarla via, non posso lasciarmi buttare giù proprio ora.
“Tris. Ti prego.” Mi supplica lui.
Annuisco, solo per dargliela vinta. Per cominciare a fuggire.
Stiamo perdendo tempo.
 
Afferro lo zaino e prendo in mano il pugnale che Peter mi ha dato l’altro giorno.
Usciamo dalla porta sul retro, guadagnando così un piccolo vantaggio sui nostri inseguitori.
Corriamo rapidi, tra gli steli delle piante e saltando qua e là per evitare di inciampare nei grossi massi presenti sul terreno.
Ci troviamo la strada sbarrata da un Escluso, che comincia subito a lottare con Peter.
Scappa” mi ordina.
Ovviamente, non lo faccio.
Prestando molta attenzione lancio il pugnale, che si conficca nel petto dell’uomo, che si accascia al suolo.
Peter mi squadra, sorpreso.
“Ti avevo detto di fuggire!” esclama, arrabbiato.
Recupera il pugnale e mi raggiunge in fretta, prendendomi per mano.
Ricominciamo a correre, tra gli alberi, questa volta.
Non sappiamo quale strada prendere.
A cosa ci porterà, tutto questo?
Mi guardo alle spalle e il cuore mi balza in gola.
“Peter! Ci stanno raggiungendo!” lo avverto, e cerchiamo di andare più veloci.
Un dolore lancinante mi attraversa la spalla e si spande per tutto il corpo.
Cado per terra e stringo gli occhi, cercando di reprimere un urlo di dolore; istintivamente, mi porto una mano sulla ferita e tocco un bastoncino di legno.. è una freccia, conficcata nell’esatto punto in cui la pallottola mi ha perforato la spalla…
Peter di fionda su di me ed estrae il dardo, che lancia nella direzione degli Esclusi: spero ne abbia colpito uno.
Mi prende in braccio e ricomincia a correre.
“Dovresti lasciarmi qui e metterti in salvo, lo sai? È quello che avresti fatto fino a qualche giorno fa” gli faccio notare, ma lui non sembra ascoltarmi.
“Tris”
Dice il mio nome con estrema fermezza.
“No, stammi a sentire. Non so perché tu ti stia comportando così ma… Ti sto rallentando. E non m’importa di qualsiasi cosa tu abbia fatto in passato, non voglio che qualcun altro muoia per causa mia! Per favore, Peter..
Mi interrompe.
“Tris, guarda” mormora.
Il suo volto mi appare illuminato e dalla sua voce non percepisco solo un’eccitazione palpabile, ma anche.. speranza. Noto che mi sta indicando un punto a pochi metri da noi.
La recinzione. Ce l’abbiamo fatta.
 
Una miriade di pallottole e dardi cominciano a sfrecciarci attorno.
Siamo morti, penso. Non ce l’abbiamo fatta. È finita.
Siamo a due passi dalla salvezza, ma altrettanto vicini alla morte.
Da un lato, il mondo sconosciuto e spaventoso che ci aspetta la fuori, dall’altra, una trentina di Esclusi con l’ordine di ammazzarci.
“Copriti il volto!” mi ordina Peter, posandomi a terra.
Tira fuori quell’oggetto strano che gli avevo visto sul treno, preme un pulsante e lo lancia contro i nostri nemici.
Si eleva un alto fumo che mi annebbia la vista.
“Forza, dobbiamo scavalcare la recinzione e correre il più lontano possibile!” grida Peter, cercando di sovrastare gli schiamazzi di stupore, rabbia e dolore degli Esclusi.
Annuisco, e mi faccio forza.
Ancora un ultimo, piccolo, sforzo, penso.
Mi arrampico sulla rete e dopo tre falcate ne raggiungo la cima; mi lascio cadere dall’altro lato, col cuore che batte con un ritmo decisamente accelerato.
Sento le braccia di Peter cingermi e mi lascio trasportare da lui.
 
Corre per diversi minuti, ma poi si ferma.
Gli Esclusi non avranno mai il coraggio di scavalcare la recinzione.
Mi rimette a terra, ma senza smettere di reggermi con un braccio.
“Stai bene?” mi domanda e io annuisco, con le lacrime agli occhi.
Dinnanzi a noi si staglia il più bel spettacolo che abbia mai visto in vita mia, lo giuro: enormi palazzi illuminati, edifici costruiti in vetro, di estrema raffinatezza, una montagna di auto che si muovono sulle strade.. luci, luci ovunque, che illuminano tutto.
Istintivamente, mi volto verso Peter e gli sorrido.
Anche lui mi guarda e ricambia.
“Ce l’abbiamo fatta, Tris” mi dice.
“Mi chiedo quando riprenderai a chiamarmi Rigida” confesso, senza smettere di sorridergli.
“Probabilmente, mai” ammette.
Siamo l’uno di fronte all’altra adesso.
“Ce l’abbiamo fatta” ripete “siamo salvi”.
Mi abbraccia e appoggia delicatamente la sua fronte sulla mia.
Poi mi prende il viso tra le mani, chiude gli occhi e mi bacia.
E io bacio lui.
Peter posa dolcemente le sue labbra sulle mie, e io non mi ritraggo.
Peter.
Non dura a lungo, perché si stacca da me dopo pochi secondi e mi scosta una ciocca di capelli dal volto.
Lo guardo negli occhi.
“Cosa significa?” gli chiedo, con voce roca.
Ho il fiato mozzato, per gli eventi dell’ultima ora, per quello che ha appena fatto.
Per quello che abbiamo appena fatto.
Non credevo fosse possibile, ma il mio cuore accelera ancora di più il suo battito.
Lui sostiene il mio sguardo e mi sorride, accarezzandomi la guancia.
“Te l’ho già detto, Tris. Tu mi hai salvato.” Sussurra.
Rimaniamo a fissarci per quelli che sembrano minuti, poi si decide a posare le sue labbra sulle mie, di nuovo, con più sicurezza e questa volta non solo per la gioia di avercela fatta, di essere vivi.
È un bacio più intenso e passionale… chiudo gli occhi, e l’ultima cosa che sento sono le sue braccia che mi afferrano e la sua voce che sussurra il mio nome.
 
 
Mi risveglio su un comodo letto a due piazze, in una stanza accogliente e calda.
Peter è seduto su una sedia, a due passi da me; è appoggiato sui gomiti, con le mani incrociate sulla sua fronte.
“Peter?!” lo chiamo.
Lui scatta e vedo una lacrima gli scivolargli sul viso.
“Tris” mormora, “sei sveglia”.
La sua mano cerca la mia e io la stringo forte.
Sposto lo sguardo sulla spalla e lui mi informa che un medico mi ha disinfettato la ferita e sistemato i punti.
Ora avrà tutto il tempo di guarire.
“Dove siamo?” gli chiedo.
“In un piccolo paesino vicino alla nostra vecchia città.. mi hanno detto che si chiama Chicago, tu lo sapevi?” mi domanda a sua volta.
Scuoto la testa.
“Di chi è questo posto?” continuo.
“È un bed&breakfast… affittano le stanze e offrono tre pasti al giorno” mi spiega.
“Peter..” cerco di ricordargli che non abbiamo denaro con noi, ma lui mi dice che ha fatto il giardiniere per i padroni del posto per tutto questo tempo.
Ho dormito tre giorni e nessuno è mai venuto a cercarci.
Siamo al sicuro.
“Cosa facciamo ora?” domando ancora, fissando un punto fuori dalla finestra.
Viviamo” mi risponde, sorridendo.
“Ci creeremo una nuova identità e ricominceremo da capo”.
Mi volto verso di lui e incrocio il suo sguardo.
Insieme, spero.” aggiunge.
Rimango in silenzio per diversi istanti, poi mi sposto di lato e lascio che lui si stenda al mio fianco.
Appoggio la testa sul suo petto, sorrido e sussurro:
Insieme.”
Mi stringe forte a sé ; alzo il viso e lo bacio.
È la prima volta che prendo l’iniziativa.
Quando mi stacco i miei occhi si posano  involontariamente sulla sua gamba e porto istintivamente la mano sulla cicatrice che gli ho procurato quando l’ho sparato.
Il senso di colpa comincia ad inghiottirmi.
Lui mi blocca, prendendo la mia mano tra le sue e mi bacia.
No”  mormora.
“Peter..” comincio io, ma ancora una volta non riesco a parlare, perché i si mozza il fiato nel notare il modo in cui mi sta guardando.
I suoi occhi verdi sembrano più luminosi e fissano intensamente i miei.
“Ti amo, Rigida” mi dice e sento che niente ha più importanza di questo, adesso.




************* Angolo dell'autrice***********************

Salve a tutti :)
Spero che la mia storia vi stia piacendo e che mi lasciate qualche recensione per farmi sapere cosa ne pensate... domani o dopo domani pubblicherò l'epilogo :)
Non vi rubo altro tempo, 
a presto,
Bell :D

 

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Capitolo 4
*** Epilogo ***


Epilogo
*Four’s Pov*
 
Sono passati sette lunghi mesi dall’ultima volta che ho visto Tris;
l’ultimo ricordo che ho di lei è uno sguardo ferito e tradito nel constatare che la stavo affidando a Peter.
Peter, che aveva già cercato di ucciderla in passato… Peter che però poi ci ha salvati.
Non so quanto sia stata una buona idea permetterle di scappare insieme a lui, nonostante Christina mi abbia assicurato che il suo piano era infallibile, che aveva delle buone ragioni per lasciare che fosse lui e non Uriah ad accompagnare Tris verso la salvezza, ma questi motivi per me sono ancora un punto interrogativo.
Ci ho messo un po’ affichè lei mi raccontasse dove avevano portato Tris e, quando me l’ha detto, sono rimasto di stucco.
Le fazioni hanno sconfitto gli Esclusi, ma hanno deciso di ignorare il video di quella donna; naturalmente, se fosse stato per gli Intrepidi e gli Abneganti, la decisione sarebbe diversa, ma noi non costituiamo la maggior parte della popolazione.
Così, se non fossi uno dei nuovi capi del governo, finirei in pessimi guai se venissi scoperto a fare ciò che effettivamente sto per fare.
Uscire dalla recinzione.
Harrison e Tori mi coprono, adesso credono a Tris; Uriah e Christina non vogliono che vada cercarla, perché sono sicuri che a quest’ora si sarà rifatta una vita ormai, ma lei mi ha comunque procurato una foto di Peter.
Essendo cresciuta tra gli Abneganti, Tris non ne possiede una, ma Peter, che era un Candido, si. Quindi posso solo affidarmi a un ipotetico lato buono di quell’essere idiota e sperare che non si siano separati.
Raggiungo una città fatta di enormi palazzi, raffinati edifici e abbaglianti luci.. è fantastica, devo ammetterlo, e sembra splendere di vita propria.
Vago tra la gente senza avere la minima idea di dove andare, finchè sbatto involontariamente contro una vecchietta e la foto di Peter mi cade dalle mani.
Lei la raccoglie ed esclama “Oh! Conosci gli Hutcher?”
“Chi, scusi?” le domando, confuso.
“Questo è Jason Hutcher! È stato al mio bed&breakfast parecchi mesi fa… a quest’ora sua moglie dovrebbe già aver partorito il loro bambino” mi risponde, sorridendo.
Inarco le sopracciglia.
Si sta confondendo con qualcun altro, sicuramente.
“Signora, non credo che…” provo a obiettare ma lei si lancia in un racconto dettagliato della storia di queste due persone delle quali non ho la più pallida idea di chi possano essere.
“Così giovani, così giovani! Una storia così toccante! Fuggire dalla propria città perché il padre di lei non approvava la loro relazione.. molto romantico, davvero! Sono rimasti da me per due mesi, ma poi si sono trasferiti ad Aberdeen, una città a circa quaranta miglia da qui, perché volevano sistemarsi prima che nascesse il bambino. Oh, Hayley era una così brava ragazza.. mi aiutava sempre nelle faccende domestiche, anche se aveva un po’ troppi tatuaggi per i miei gusti” racconta la vecchietta.
“Tatuaggi? Quali tatuaggi?” chiedo, all’erta.
“Tre uccelli in volo verso il cuore.. e due simboli strani” mi dice.
È lei. È Tris.
Gli Hutcher? Un bambino? Devono aver fatto le cose per bene.
Sorrido, pensando a quanto astuta è la mia Tris.
“Come ci arrivo in quella città, signora?”  domando, carico di eccitazione.
L’ho trovata.
 
La vecchietta mi dice che può darmi il denaro per un biglietto andata e ritorno per Aberdeen, se gli faccio un piccolo lavoretto domestico e io accetto; sono mezzo Abnegante, in circostanze normali non mi sarei fatto pagare, ma questa non è affatto una circostanza normale.
Ora sono sul bus che mi ricondurrà da Tris.
Non faccio che chiedermi se sia cambiata, come se la passi… ora potrà tornare a casa, potrà tornare da me.
 
Arrivo in città dopo circa un’ora.
Scendo alla prima fermata e comincio a interrogare i passanti mostrando loro la foto di Peter.
Un uomo di mezza età sostiene di essere un collega della compagna di ‘Jason’, Hayley; mi dice di essere un pediatra e di averla assunta cinque mesi fa come assistente.
Mi lascia il suo indirizzo di casa.
Mi dirigo verso la via indicatami da quell’uomo e raggiungo un grande palazzo con circa una decina di appartamenti.
Non so perché, ma mi nascondo dietro una macchina quando noto il portone aprirsi.
La vedo. È la mia Tris.
Indossa un paio di pantaloni neri aderenti, che sembrano un ricordo della sua vita da Intrepida, e una felpa grigia, che rammenta gli abiti degli Abneganti.
I capelli le sono ricresciuti, li tiene indietro grazie a un fermaglio.
Il suo corpo ha ancora le tracce dell’allenamento, lo vedo attraverso i vestiti.. ma ha un po’ più di forme.
È bellissima.
Sto per correrle incontro, quando dietro di lei spunta Peter, che la cinge da dietro, posandole le labbra sulla tempia destra.
Lei ride e si volta verso di lui, gettandogli le braccia al collo; lui ride di rimando e poi china il volto su quello di lei, e la bacia.
Cosa? La bacia? E lei non si ritrae?
Il cuore mi si ferma.
Capisco. Non è più la mia Tris.
È Hayley Hutcher, la compagna di Jason Hutcher; la verità mi colpisce dolorosamente allo stomaco: Tris e Peter stanno insieme.
Sì, hanno davvero fatto le cose per bene. Si sono lasciati tutto e tutti alle spalle, proprio come Christina e Uriah desideravano.
Non sarei dovuto venire.
Reprimo le lacrime e comincio a correre, per ore e ore e non so come mi ritrovo nella mia stanza al Quartier Generale degli Intrepidi.
Il mio mondo è crollato, l’ho persa.
Avrei dovuto fidarmi di lei; sarei dovuto scappare io con lei.
È colpa mia, mi ripeto.
Afferro tutto ciò che mi trovo sotto tiro e lo lancio dove capita, con forza.
Poi non mi sento più le gambe e crollo sul letto: finalmente, decido di lasciare che le lacrime cadano dai miei occhi, e piango, sperando che il vuoto che ne seguirà, mi aiuti a non crollare.

 
 
 
*************Angolo dell’autrice**************
Salve a tutti :)
Questo è l’ultimo capitolo di ‘In Time’.. ho già cominciato a scrivere una raccolta di flash-fic che riveleranno i pensieri di Peter durante determinati momenti di questa storia...
Il primo momento l’ho giù pubblicato e lo potete trovare qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2223135
Ancora mille grazie a tutti coloro che hanno letto, seguito e recensito la mia storia,
alla prossima,
Bell :)
 
Vi lascio i link delle altre mie FF ;)

Sezione 'Divergent':
- "We Are Lost, But Together": 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2220133&i=1
- "Without Inhibitions": http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2214123&i=1

Sezione 'Harry Potter':
- "Halfblood" (Crossover con Percy Jackson): http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2076898&i=1
- "Halfblood 2 - Città dei Demoni" (Crossover con Percy Jackson e Shadowhunters): http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2141260&i=1

Sezione 'Shadowhunters':
- "L'Ombra del Passato": http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2211190&i=1

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