Un nuovo destino

di Vanilla_91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo compagno ***
Capitolo 2: *** Conoscersi.. ***
Capitolo 3: *** Salvataggio e.. ***
Capitolo 4: *** Strane verità ***
Capitolo 5: *** Chiarimenti..interrotti ***
Capitolo 6: *** Attacchi..a sorpresa?! ***
Capitolo 7: *** Doppie visite, doppi baci (1 parte) ***
Capitolo 8: *** Doppie visite, doppi baci (2 parte) ***
Capitolo 9: *** Una luce nel buio! ***
Capitolo 10: *** Strade divise. ***
Capitolo 11: *** Non c'è mai limite al peggio! ***
Capitolo 12: *** Bivio. ***
Capitolo 13: *** Graffi al cuore. ***
Capitolo 14: *** Pericolosi sospetti. ***
Capitolo 15: *** Le cose non vanno mai come credi! ***
Capitolo 16: *** Anche gli incubi diventano realtà! ***
Capitolo 17: *** Il prezzo della vittoria ***
Capitolo 18: *** Frammenti di vita, frammenti d'anima. ***



Capitolo 1
*** Un nuovo compagno ***


-A cuccia Inuyasha, adesso basta. Sono ore che camminiamo, sono stanca e in più piove. Non avverto nessuna traccia dei frammenti della sfera. Non possiamo fermarci per la notte?-chiese la moretta esasperata.
Il mezzo demone, non senza fatica, riuscì a rialzarsi da terra e con sguardo omicida guardò la ragazza.
-Quando fai così non ti sopporto, Kagome. Ti sembra un buon motivo per sbattermi a terra? E poi questa due gocce non si possono di certo chiamare pioggia. Tsk, certo che voi esseri umani siete davvero deboli-disse con aria superiore.
-Ah si, davvero? Allora trovati qualcuno più resistente che sappia rilevare la presenza dei frammenti-
Un po’ più distanti rispetto ai due litiganti, Sango, Miroku, Shippo e Kirara guardavano la scena con aria annoiata.
-Possibile che quei due debbano sempre litigare? È tutta colpa di Inuyasha..- sentenziò il piccolo demone volpe.
-Che cosa hai detto, volpino?-chiese il mezzo demone, avvicinandosi minaccioso a Shippo, che impaurito si nascose dietro le spalle della sterminatrice.
-Avanti, smettiamola adesso. Sta cominciando a piovere più forte, perché non chiediamo ospitalità in quel villaggio laggiù?- chiese il monaco, indicando un agglomerato di case poco lontano
-E perché, monaco, credi che offriranno alloggio ai primi sconosciuti che capitano?- domandò con tono sospetto la sterminatrice.
-Perché non respingeranno la nostra richiesta, dopo che avrò esorcizzato la nube di sventura che è concentrata sulla casa del capo villaggio..- rispose con tono sicuro lui.
-Ci risiamo, maledetto bonzo. Ogni volta che noi cerchiamo un posto per passare la notte, tu avverti nubi di sventura sempre sulle abitazioni degli uomini più ricchi del villaggio.. non ti sembra strano?-chiese con tono di chi la sapeva lunga Inuyasha..
-Non stare sempre lì a precisare, Inuyasha. Piove e una piccola bugia non ha mai ucciso nessuno. Adesso basta perdere tempo, sono stanca e affamata. Andiamo!- ordinò Kagome voltandosi e cominciando a incamminarsi verso il villaggio. Sango, Miroku e gli altri la seguirono, indietro rimase solo Inuyasha.
-Ehi, e non vi importa di quello che penso io?- urlò.
-Muoviti, Inuyasha, altrimenti ti lasciamo lì..- dichiarò in risposta Kagome.
-Che antipatica- sussurrò il mezzo demone.
-A cuccia! Non so cosa tu abbia detto, ma sono sicura che non mi sarebbe piaciuto sentire- disse Kagome continuando a camminare, mentre ascoltava soddisfatta il suono del mezzo demone che per l’ennesima volta veniva schiantato a terra.
Arrivarono al villaggio e,  proprio come il monaco aveva previsto, grazie al fasullo rito di purificazione furono invitati a trascorrere la notte nella casa del capo villaggio. Mangiarono a sazietà e dopo cena le ragazze decisero di fare un bagno in una delle sorgenti lì vicine.
-Ah Sango, siamo state davvero fortunate, era da molto che non facevamo un bagno in una sorgente termale..-
- È proprio vero. Inoltre, visto che Miroku è impegnato con il suo rito di purificazione fasullo, possiamo stare tranquille che non ci spierà- squittì la sterminatrice.
Si guardarono in faccia e scoppiarono a ridere.
-Kagome, ecco mi chiedevo, hai mai pensato a cosa fare una volta che la sfera sarà ricomposta e Naraku sconfitto?- chiese cauta, sapendo quanto quel discorso fosse delicato per l’amica.
-In realtà, non lo so, Sango. Io non appartengo a questa era e la mia famiglia vive dall’altra parte del pozzo, ma io ora considero anche voi la mia famiglia. Tuttavia, quando prenderò la mia decisione, terrò conto anche di altre..cose.- disse, restando vaga.
-Mi dispiace Ka-chan, non volevo farti abbattere..-
-Non dire sciocchezze, Sango. Siamo amiche o no? Se non mi confido con te con chi potrei mai farlo?- chiese facendo sorridere la bella sterminatrice. Quel clima così piacevole fu bruscamente interrotto da rumori. Entrambe le ragazze si voltarono preoccupate e determinate a sapere chi si nascondeva dietro quei cespugli. Sango uscì velocemente dall’acqua e, incurante della sua nudità, afferrò il suo Hiraicotsu.
I passi si avvicinavano sempre di più e dai cespugli si stagliò la figura di..
-Piccolo Shippo, sei tu.. ci hai fatto prendere uno spavento-disse la ragazza rilassandosi.
-Mi dispiace. Sono venuto a vedere cosa facevate, è molto che siete fuori e Inuyasha sta borbottando già da un po’-
Le due ragazze si guardarono e sorrisero, si asciugarono rapidamente e si rivestirono.
Kagome notò che Sango si guardava intorno come in cerca di qualcuno o qualcosa.
-C’è qualcosa che non va, Sango?- domandò.
-Non lo so, ho come la sensazione di essere spiata e i passi che ho sentito prima non mi sembravano quelli di Shippo. Erano troppo pesanti per essere quelli di un bambino-
-Dimmi, Shippo, mentre venivi qui hai incontrato qualcuno?- chiese Kagome al demone volpe che si affrettò a negare.
-Non preoccuparti Ka-chan, deve essere stata una mia impressione. Su torniamo indietro, quel monaco maniaco deve ormai aver finito la sua finta purificazione e non vorrei che stesse già facendo proposte oscene alle figlie del capo villaggio- disse animandosi improvvisamente.
Kagome  le sorrise e tornarono verso la casa.
-Era ora! Quanto tempo ci avete messo?- urlò spazientito Inuyasha.
-Qual è il problema, Inuyasha? Non possiamo nemmeno più fare un bagno?- rispose piccata Kagome.
-Tsk-
-Che cosa? Voi avete fatto il bagno?- chiese Miroku scioccato.
-Sì. C’è forse qualche problema?- domandò la sterminatrice incerta.
-Non posso crederci, ho perso l’occasione di vedere la divina Kagome e la mia splendida Sango nude.. quale atroce destino-
-Brutto maniaco! Sei fortunato, ti sei risparmiato dolori inutili-rispose livida dall’imbarazzo per le parole del giovane monaco.
-Avanti, basta perdere tempo con queste sciocchezze. Sarà meglio mettersi a dormire, ho intenzione di partire presto domani mattina. Chi non è pronto lo lascio qui, è chiaro Kagome?- intervenne Inuyasha.
-Ehi, cosa vorresti dire?- chiese indispettita la ragazza.
-Che la sera fai sempre tardi per studiare per quelle cose che tu chiami esami.. e la mattina non riesci mai ad alzarti presto-
-Già, scusami se dall’altra parte io sono costretta anche ad andare a scuola..-
-Trovare la sfera è più importante..- ribatté il mezzo demone.
-Per me lo sono tutte e due le cose.. possibile che tu..-si interruppe lasciando la frase a metà.
-Cosa ti prende, Kagome?-chiese Sango.
-Sento la presenza dei frammenti della sfera. Sono molti e sono qui vicino..-spiegò.
Tutti si fecero immediatamente più attenti.
-Dove sono, Kagome?- domandò Inuyasha.
-Proprio al di fuori del villaggio. All’inizio del bosco.- disse.
 Recuperate rapidamente le armi si avviarono verso il bosco. Inuyasha fece scendere Kagome dalla sua schiena e sfoderò Tessaiga.
-È qui, Kagome?- domandò il mezzo demone.
-Si, è vicino. Dietro quegli alberi-disse indicando un punto proprio avanti a sè.
-Sì, ne sento l’odore! Ehi tu, esci fuori..- intimò con tono duro il mezzo demone.
-E così è vero quello che si dice di te, ragazza. Sei in grado di percepire i frammenti della sfera.-
 A parlare fu un demone gatto. Era molto alto, i capelli neri gli superavano di poco le spalle ed erano raccolti in una coda fermata da un laccetto scuro, i suoi occhi erano neri come il carbone e profondi come il mare più scuro. Tutto quel nero era in netto contrasto con la sua carnagione pallida e con il sontuoso Kimono bianco e azzurro che indossava. Le sue braccia erano muscolose, le mani terminavano con lunghi artigli affilati e una lunga e folta coda schioccava ritmicamente al suolo. Al fianco portava legata una lunga spada.
Kagome e Sango rimasero per un attimo intontite a fissarlo. Il demone era davvero bello,ma a fargli riprendere concentrazione furono le brusche parole di Inuyasha.
-E tu chi sei, maledetto?- domandò.
-Il mio nome è Nekosan. Tu devi essere Inuyasha, ho sentito molto parlare di tutti voi.  Mi sembra che ciò che si racconta sia vero: sei un tipo burrascoso- disse ghignando.
-Bastardo, non mi interessano i pettegolezzi. Consegnaci i frammenti della sfera e sparisci se non vuoi morire.- ringhiò il mezzo demone.
 Il demone gatto ignorò le sue minacce e fece scorrere lo sguardo su tutto il gruppo.
-Calmati, mezzo demone. Non sono qui per combattere, quindi riponi la tua spada e ascolta quello che ho da dirti-
-Non mi interessano i tuoi discorsi. Ti ho detto di consegnarci i frammenti- ribadì.
-Calmati Inuyasha, e ascoltiamo cosa vuole dirci..-intervenne Kagome cercando di placare il mezzo demone.  
Le sue parole sembrarono sortire l’effetto sperato, visto che Inuyasha ripose la spada, ma rimase comunque vigile.
-Avanti, sentiamo cosa hai da dirci e fa in fretta- 
-È da molto che viaggio, e da vari demoni e umani ho sentito parlare di voi. Un gruppo molto variegato devo dire, un mezzo demone, due piccoli demoni, un monaco, una sterminatrice e una sacerdotessa..- cominciò il demone.
- Ho sentito che state dando la caccia a Naraku e che state raccogliendo i frammenti della sfera..-
 -Quello che dici è vero. Ma non vedo come la cosa potrebbe interessarti- chiese guardingo Miroku.
-È molto semplice.. voglio unirmi a voi..- dichiarò.
-Che cosa stai dicendo?- strillò Inuyasha.
-Io e Naraku abbiamo un conto in sospeso, e so che anche voi lo state cercando. Perché non unire le forze?-
-Perché dovremmo fidarci di te?- domandò Kagome.
-Avanti sacerdotessa, grazie al tuo potere spirituale percepisci chiaramente che non ho cattive intenzioni..- le disse sorridendole.
-In ogni caso la tua offerta non ci interessa, consegnaci i frammenti della sfera e poi sparisci- disse brusco il mezzo demone.
-Aspetta Inuyasha, perché no? Più siamo, meglio è. Del resto abbiamo un obiettivo comune- intervenne saggiamente il monaco.
-Come mai hai con te dei frammenti della sfera?- domandò Sango.
-Avevo sentito che tra voi c’era un’umana in grado di percepirli, ed entrare in possesso di alcuni frammenti era l’unico modo per farmi trovare da voi.. anche se devo dire che stasera sono stato fortunato e vi ho trovate lo stesso- disse sorridendo sornione.
-Cosa vuoi dire?- chiese ancora Sango.
-Hai dei sensi davvero sviluppati, sterminatrice. Prima alla sorgente, ti sei accorta immediatamente di essere spiata e hai capito con la stessa semplicità che i passi che avevi udito non erano quelli del piccolo volpino-
-Vuoi dire che ci stavi spiando?- chiese arrossendo.
-Maledetto maniaco..- ringhiò Inuyasha.
-Calmati, cagnolino, è stato un caso, non avevo nessuna intenzione di spiarle. Mi sono trovato casualmente a passare di lì e ho udito i loro discorsi. Non che la scena mi sia dispiaciuta, è chiaro..-
Inuyasha ringhiò e il demone gatto gli sorrise.
-Allora cosa ne dite accettate la mia proposta?-chiese avvicinandosi a Kagome.
Inuyasha si parò subito dinnanzi alla ragazza.
-Non avvicinarti a lei. Non mi fido di te.-
- Calmo, volevo solo consegnarle i frammenti che ho. Questo dovrebbe servirvi da prova per farvi capire che non ho nessuna intenzione di imbrogliarvi e che le mie parole sono sincere..-disse porgendo a Kagome 5 piccoli frammenti.
-Come mai prima quando eri vicino alla sorgente non ho percepito i frammenti?- chiese curiosa la ragazza.
-Non li avevo con me. Non volevo attirare troppa attenzione, e quei dannati cosi attirano troppi demoni..-
-Tsk, hai forse paura di affrontare qualche demone? In questo caso è meglio se ti ritiri subito- esclamò con tono canzonatorio Inuyasha.
-Quando ce ne sarà l’occasione, le mie doti ti lasceranno a bocca aperta, mezzo demone- ribadì il demone.
-Ancora una cosa, perché stai dando la caccia a Naraku?- chiese il monaco.
L’espressione di Nekosan, fino a quel momento spavalda e sicura, cambiò; un’ aria di puro odio si dipinse sul suo volto.
-Naraku è in debito con me. Mi ha portato via una persona a me cara. Per il momento vi basti sapere questo..-
Kagome gli sorrise benevola.
-Il mio nome è Kagome, lui è Inuyasha non dargli peso è un po’ burbero, loro sono Sango e Miroku e infine ci sono il piccolo Shippo e Kirara la fedele compagna di Sango. Benvenuto nel gruppo.-
-Sarà un piacere viaggiare con due belle ragazze- ghignò, facendo arrossire le due giovani in questione e ottenendo un ringhio e uno sguardo duro da parte di Inuyasha e Miroku.




Angolino dell'autrice: Lo so, lo so, credo che qualcuno vorrà uccidermi ho tre storie ancora all'inizio e ne ho cominciata una quarta, ma non ce la facevo a resistere. Giuro comunque che fino a quando non le avrò finite tutte non inizierò a scrivere più nulla. Spero che questa storia vi piaccia e che continuiate a sopportare la mia presenza su questo meraviglioso sito.
Fatemi sapere cosa ne pensate della nuova storia, quindi mi raccomando recensite in molti :D
Baci Vanilla ^^

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Capitolo 2
*** Conoscersi.. ***


La notte non fu delle più tranquille; il capo villaggio non fu molto contento di dover ospitare nella sua casa un altro demone, ma capì di non poter mandare via il monaco che aveva impedito che una nube di sventura si addensasse sulla sua casa e provocasse le nefaste conseguenze che il giovane gli aveva predetto. Inuyasha continuava a non fidarsi del nuovo arrivato e la notte non chiuse occhio per controllare i movimenti del demone gatto, che al contrario dormì tranquillamente. Il mattino successivo si rimisero in cammino poco dopo il sorgere del sole.
-Che bella giornata, quando il tempo è così mi viene voglia di non far nulla e di passare tutta la giornata a rilassarmi..- disse Kagome.
-Tsk, c’è qualche giorno in cui fai qualcosa di diverso?-
 Kagome indispettita fece per rispondere, ma fu preceduta dal demone gatto.
-Che scorbutico! Non è certo questo il modo di rispondere ad una bella fanciulla. In più se fossi in te ricorderei che è solo grazie a lei che puoi trovare gli altri frammenti-
-Fatti gli affari tuoi, maledetto, non è con te che stavo parlando- gli ringhiò contro il mezzo demone.
Qualche passo più indietro il resto del gruppo osservava la scena con occhio critico.
-Mmm.. come inizio non è certo dei migliori. Credo che Nekosan abbia messo gli occhi addosso alla divina Kagome..- disse con fare pensieroso Miroku.
-Già, lo credo anche io- convenne Sango.
-E non credo che la cosa farà piacere ad Inuyasha, anche se non lo ammetterà mai. Forse così capirà che non può fare sempre l’eterno indeciso tra Kagome e Kikyo..-disse con voce da saputello il demone volpe, prima che un pugno lo tramortisse e gli facesse perdere i sensi.
-Tsk, così impara ad impicciarsi in affari che non lo riguardano-
-Inuyasha, insomma ma che modi? Il piccolo Shippo è solo un bambino..- disse Kagome, prendendo tra le braccia il piccolo demone volpe.
-Tsk, quello diventa un bambino solo quando gli fa comodo-si difese, dando le spalle alla ragazza che lo stava letteralmente fulminando.
-Sei davvero incorreggibile..- si lamentò Kagome massaggiando la testa di Shippo ancora intontito.
-è sempre così manesco?- chiese canzonatorio alla ragazza Nekosan.
-Possiamo dire che non è un paciere.. non è esattamente il tipo che evita le questioni- rispose con tono volutamente alto Kagome.
-Tsk..-
Proseguirono il viaggio, poche ore ancora di cammino e avrebbero poi raggiunto il villaggio della vecchia Kaede. Durante il tragitto Nekosan dimostrò di essere un tipo allegro e coinvolse quasi l’intero gruppo nei racconti dei suoi viaggi, l’unico che se ne stava in disparte era proprio il mezzo demone che non faceva altro che lanciare occhiatacce al demone che per i suoi gusti andava troppo d’accordo con Kagome.
-Siamo quasi arrivati..- annunciò il monaco.
-Esattamente dov’è che ci stiamo dirigendo? L’unico odore che sento qui intorno è quello di umani..- chiese Nekosan.
- È esatto! Oltrepassato questo bosco ci troveremo nel villaggio della venerabile Kaede..- spiegò Miroku.
-E chi sarebbe?-
-Una sacerdotessa..- disse Kagome.
-Mmm.- si limitò a rispondere.
-C’è forse qualcosa che non va, Nekosan?-
-Sapete di solito noi demoni non siamo accolti nei migliori dei modi nei villaggi umani.. non che mi importi avere l’approvazione di un branco di umani-
-Ti lasci forse intimidire da qualche contadino? Se è così come pensi di poter sconfiggere Naraku?- gli chiese beffardo Inuyasha.
-Credi davvero che io tema qualche essere umano? Mi preoccupa più il fatto che quando vengo attaccato mi infurio, e a volte mi lascio un po’ andare..-disse evasivo.
-Non credo di aver capito bene quello che ha detto..- esordì Shippo grattandosi la testa confuso.
-Quello che vuole intendere è che se lo attaccano senza un motivo potrebbe perdere la pazienza e non rispondere più delle sue azioni..- chiarì Miroku.
- È esatto..- confermò Nekosan.
-Se sei un tipo così instabile farai meglio ad andar via da subito, non ci servono inutili problemi..- lo avvisò il mezzo demone.
-Credo che voi vi stiate creando un problema che nemmeno esiste.. è vero Nekosan, magari inizialmente le persone potrebbero essere impaurite da te non conoscendoti, ma sta sicuro che nessuno di loro ti attaccherebbe e poi conoscono noi..- gli disse sorridendo gioviale Kagome.
- Se lo dici tu, mi fido della tua parola..-
- Non perdiamo altro tempo allora.- disse riprendendo il cammino
- Scusa Nekosan..posso farti una domanda?- chiese timidamente la ragazza.
- Tutte quelle che vuoi..-
- Mi è sembrato di capire che tu non nutri una simpatia particolare per gli esseri umani..-disse un po’ a disagio.
-È vero.-
Allora come mai hai deciso di unirti a noi? Siamo più esseri umani che demoni..-
-E’ vero anche questo, ma perché dovrei avercela con voi?-
La ragazza lo guardò confusa.. non erano forse anche lei, Sango e Miroku esseri umani?
- Mi spiego meglio.. sono un demone, fin da quando ero bambino mi hanno insegnato a disprezzare gli esseri umani, a vederli come creature deboli e insensate. Non lo nascondo, ne ho eliminati diversi, quando uno di loro mi ha ostacolato o irritato, poi però qualcosa è cambiato..-
Lei lo guardò aspettando, curiosa, che continuasse..
-Mi sono innamorato, di un’umana.. lo so ti sembrerà assurdo, ma è successo. Quando l’ho incontrata la prima volta era solo una bambinetta. Si era persa nel bosco..- disse sollevando gli occhi al cielo perso nei suoi ricordi
-..quel bosco era il mio territorio. Ero curioso di sapere quale essere umano avesse avuto il coraggio di avventurarsi fin lì.. la trovai sotto un albero, piangeva disperata. Quando compresi che si trattava solo di una bambinetta, la ignorai, ero conscio che a breve sarebbe sicuramente stata divorata da qualche belva. Lei, però, non appena si accorse della mia presenza cominciò a seguirmi, chiedendomi come uscire da quel posto. Mi spazientì, non la smetteva mai di parlare e la sua voce stridula mi urtava i sensi, ero deciso ad ucciderla.. ma quando incontrai i suoi occhi qualcosa mi fermò.. occhi così dolci non ne avevo mai visti. Non so cosa mi spinse quel giorno, ma fermai la mia mano e le indicai la strada per tornare al villaggio, scortandola di nascosto per assicurarmi che non si perdesse nuovamente. Dopo di allora, lei è tornata nel bosco tutti i giorni, non le importava quanto io la respingessi e la trattassi male, lei era sempre lì a sorridermi.. alla fine ho ceduto al suo sorriso. È cresciuta rapidamente sotto i miei occhi e un giorno guardandola bene non vidi più traccia della bambinetta che piangeva sotto quell’albero, era diventata una donna, una bellissima donna.-
- E poi?- chiese Kagome totalmente rapita dalle parole del demone.
-E quello fu l’inizio della fine.. ho lottato contro la mia stessa famiglia per lei, contro altri demoni. Il fatto che lei fosse una sacerdotessa rendeva tutto ancor più difficile..-
Kagome sussultò a quelle parole. Fu inevitabile che all’immagine che si era creata mentalmente della donna amata da Nekosan, si sovrapponesse per un momento quella di Kikyo.
-.. non potevamo farci vedere insieme, sarebbe stato uno scandalo e probabilmente lei sarebbe stata costretta ad abbandonare il villaggio. Ma non ci importava, il nostro era un legame troppo forte per essere incrinato da una sciocchezza del genere.. ma si sa tutte le cose belle durano poco..- concluse cupo.
- Se hai finito con i tuoi discorsi d’amore, potremmo anche proseguire..- disse più burbero del solito il mezzo demone, che si voltò e proseguì senza badare agli altri. Nekosan notò che anche il viso di Kagome aveva perso un po’ del solito buonumore e che sul resto del gruppo era calato uno strano silenzio..
- Ho detto qualcosa di sbagliato?-
- No, è solo che credo che tu e Inuyasha vi assomigliate più di quanto crediate..- disse con un sorriso tirato Kagome.
- Sarà meglio proseguire adesso, altrimenti non arriveremo mai..-
Al villaggio della vecchia Kaede furono accolti come sempre con calore e nonostante qualche sguardo impaurito e curioso nessuno osò dire nulla riguardo Nekosan.
- Siamo tornati, vecchia.- annunciò entrando nella piccola capanna Inuyasha.
- Sempre il solito irrispettoso, Inuyasha..- sibilò la vecchia sacerdotessa.
- Tsk..-
- È permesso? È un piacere rivederla, venerabile Kaede..- salutò più educatamente Kagome.
- Salve Kagome, bentornati a tutti..- l’anziana si fermò poi a guardare il demone gatto che ricambiò lo sguardo.
- E lui chi è?- chiese.
- Lui è Nekosan, si è aggiunto da poco al nostro gruppo..- spiegò Kagome.
-Benvenuto, ragazzo..- disse cordiale l’anziana donna.
Il demone leggermente a disagio si limitò ad un cenno del capo..
- Immagino siate affamati..- affermò rigirando il contenuto di un’enorme pentola già sistemata sulle braci..
-Tu che ne pensi, vecchia?-
-Inuyasha, un po’ di rispetto.. Nekosan questa è la venerabile Kaede è qui che torniamo ogni volta che abbiamo bisogno di un po’ di riposo e tranquillità-disse andando a sedersi vicino il demone che si era sistemato in disparte, per quanto la piccola capanna lo permettesse, rispetto al resto del gruppo.
- È qui che veniamo ogni volta che Kagome torna nel suo mondo per gli esami..- disse il demone volpe sistemandosi sulle gambe di Kagome.
-Nel suo mondo? Cosa vuol dire?- chiese confuso Nekosan.
- Ecco, è un po’ complicato..-
- Farò uno sforzo..-
- Non vedo perché la cosa dovrebbe interessarti..- esplose Inuyasha, che non faceva altro che far scivolare lo sguardo accigliato da Kagome al demone gatto
- Inuyasha.. a cuccia! Non c’è bisogno di essere sempre così maleducato.. Nekosan adesso fa parte del gruppo, non vedo perché dovrei tenergli nascosta una sciocchezza del genere..- disse fissando il ragazzo ancora schiantato al suolo.
 Si concentrò poi sul demone gatto che aveva osservato tutta la scena con un sorrisino dipinto in volto.
- Io non appartengo a quest’ epoca. Lo so è un po’ difficile da credere, ma vengo dal futuro..-
- Che cosa? E come faresti ad essere arrivata qui?-
- Attraverso il pozzo, è una specie di passaggio temporale, ma gli unici che riescono ad attraversarlo sono Kagome e Inuyasha..-
- E cosa ti ha portato qui?- domandò curioso ed interessato il demone gatto.
- Un giorno dal pozzo di casa mia è sbucato un demone e sono stata trascinata anche io all’interno del pozzo. Successivamente ho scoperto che la sfera dei quattro spiriti era celata nel mio corpo.. sono stata io a riportare la sfera in quest’epoca..-
- Non capisco.. se tu appartieni ad un’epoca futura, cosa hai a che fare con la sfera? Perché era nascosta nel tuo corpo?- chiese confuso.
- È semplice: perché Kagome è la reincarnazione di Kikyo..-esclamò allegro il demone volpe, mentre ancora una volta il silenzio scese su tutto il gruppo.
- Kikyo?- chiese ancor più confuso -e chi è?-
- La cosa non ti riguarda..- sibilò furioso Inuyasha, uscendo dalla capanna.
- Kikyo è mia sorella, era la protettrice della sfera e Kagome è la sua reincarnazione..-
-Inizio a capirci qualcosa..- disse fissando Kagome che a sua volta guardava il punto in cui il mezzo demone era scomparso
- E perché il mezzo cane appena ha sentito quel nome ha reagito così?-
- È complicato..- rispose evasivo il monaco
- Non c’è nulla di complicato.. Kikyo e Inuyasha erano innamorati, finché non sono finiti vittima di un tranello di Naraku. Kikyo è morta ed Inuyasha è rimasto sigillato ad un albero per più di 50 anni..-
- finché Kagome non l’ha liberato..- disse svelto Miroku tentando di alleggerire un po’ la situazione cambiando argomento
- Scusate, ho bisogno di un po’ d’aria..- si congedò Kagome.
Nekosan vide la ragazza uscire e dopo qualche minuto sotto lo sguardo curioso di tutti i presenti la seguì. Grazie al suo olfatto, distinguere l’odore di Kagome tra i mille che impregnavano l’aria non fu difficile.. lo seguì e la trovò seduta sull’asse del pozzo intenta a fissarne l’interno..
- È questo il pozzo di cui mi hai parlato?- chiese facendola sobbalzare.
- Non volevo spaventarti, credevo mi avessi sentito arrivare..-
- Non importa- rispose lei, sorridendo senza allegria -ma cosa ci fai qui?-
- Ti ho seguita..- affermò.
- E perché?- domandò Kagome confusa.
-Ne sei innamorata?-
- C..come? di chi parli?-chiese fingendo di non aver capito e arrossendo.
 Nekosan sorrise, il rossore della ragazza era già un evidente conferma. La guardò bene e notò che per essere un’umana era davvero molto carina. Alta e slanciata, con le curve ben evidenziate da quello strano Kimono corto che portava. Le gambe lunghe e snelle attirarono il suo sguardo, i capelli neri e lunghi creavano un delicato contrasto con la sua carnagione chiara e quegli occhi nocciola erano un libro aperto. Il rossore che le imporporava le guancie la rendeva ancora più delicata e minuta..sì, era decisamente bella e quel mezzo demone forse non si era reso conto di essere fortunato..
- Parlo di Inuyasha, ovviamente..-
- E’ così evidente?- chiese distogliendo lo sguardo Kagome.
- Abbastanza, i tuoi occhi sono molto espressivi.
 Scusa, ma non capisco dov’è il problema.. la sacerdotessa di cui parlavate, se ho ben capito, è ormai morta, vero? Stiamo parlando di avvenimenti accaduti più di 50 anni fa..-
- Sì, teoricamente Kikyo è morta.. ma vedi un po’ di tempo fa una strega di nome Urasue, sfruttando un frammento della mia anima, l’ha riportata in vita, donandole un corpo fatto di terra e ossa. Si potrebbe definire una rediviva.-
-Mi stai dicendo che quell’imbecille ti ignora per una bambola di terra?- chiese allibito.
- Ehm.. se vogliamo metterla in questi termini, ma la cosa è molto più complicata. Inuyasha e Kikyo si amano ancora. Quando lei è morta, era piena di rancore, credeva che Inuyasha l’avesse tradita, ma ora che entrambi hanno scoperto dell’inganno di Naraku, sembra che i loro sentimenti siano tornati ancora più forti di prima. Entrambi vivono con il rimorso di quell’amore che è stato interrotto così bruscamente per i desideri di un essere malvagio..-
- Già, ma ormai lei non è più una creatura di questa terra.. non ha neppure un vero e proprio corpo..come pensano di poter stare insieme?-
-Si amano davvero, Nekosan. Inuyasha era pronto a diventare un essere umano per stare con lei. E lei, non aspetta altro che Inuyasha si decida a morire con lei.-
-Già e di te chi si preoccupa? Non gli importa se a soffrire sei tu?- chiese con tono duro, infastidito da quella situazione.
 Quel mezzo demone era uno sciocco! Aveva trascorso pochissimo tempo con quella ragazza, eppure aveva immediatamente capito che in lei v’era qualcosa di speciale.
- Credo di aver un po’ esagerato e poi Inuyasha non lo fa certo di proposito. So perfettamente quello che lui prova per Kikyo, sono stata io a decidere di rimanere al suo fianco in ogni caso..-disse arrotolando un filo d’erba che aveva tra le mani.
Nekosan sorrise. Quella ragazza gli piaceva e se il mezzo demone era troppo impegnato a rimpiangere il suo amore perduto per accorgersi di lei, cos’altro gli impediva di farsi avanti? Del resto anche lui sapeva cosa significava soffrire per amore..
- Perdonami se ti parlo in modo così aperto, ma io credo tu sia troppo buona. Lui è a conoscenza dei tuoi sentimenti, in questo caso dovrebbe tenerne conto anche quando reagisce in quel modo solo nel sentir nominare la sua morta preferita.-
Riuscì a strappare un sorriso sincero alla ragazza.
- E poi che problema c’è? Non sarà mica l’unico uomo presente sulla terra. Potresti trovare un non-morto anche tu, visto che da queste parti vanno così di moda.. non so magari un monaco o qualcosa del genere giusto per rimanere in tema.-
 Kagome rimase per un po’ allibita, poi scoppiò in una risata divertita. Nekosan sorrise, era riuscito nel suo intento. Le si avvicinò mentre Kagome ancora si teneva la pancia per le risate.
- Se ti sentisse Inuyasha.-gli disse continuando a ridere.
- Ecco, questa è l’espressione che dovresti avere sempre.-
 Kagome lo fissò perplessa.
- Che espressione?- chiese confusa.
- Serena e sorridente. Hai un sorriso così bello che è un vero peccato non poterlo guardare in ogni istante.- le disse facendola arrossire. Le sorrise e poi andò via, lasciando la ragazza sorpresa e meravigliata per quelle parole.





Angolino dell'autrice:Ciao a tutti :D
Eccomi qui con un nuovo capitolo, mi raccomando recensite e fatemi sapere cosa ne pensate :)
Alla prossima =D
Baci Vanilla ^^

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Capitolo 3
*** Salvataggio e.. ***


Kagome rimase vicino al pozzo cercando di dare un andamento logico ai suoi pensieri.  Inuyasha, era ormai già da un po’ sicura di essere innamorata del mezzo demone e aveva deciso di restare al suo fianco in qualunque caso, non aveva mai pensato però che tutto si sarebbe rivelato così difficile. Lui che al solo sentir nominare Kikyo mollava tutto e tutti e scappava via, sospirò. La domanda che Sango le aveva posto la sera prima era giusta. Una volta ricomposta la sfera e sconfitto Naraku, cosa avrebbe fatto? Il pozzo si sarebbe richiuso? Lei avrebbe dovuto scegliere tra i due mondi? Da una parte c’era la sua famiglia, sua madre, suo nonno e Sota. Come avrebbe potuto rinunciare a loro? Ma lei adesso aveva anche un’altra famiglia. All’inizio di tutto c’era per l’ennesima volta lui.. Inuyasha, ma non solo, Sango, Miroku, Shippo, Kirara, la vecchia Kaede, erano entrati tutti nel suo cuore.. e poi adesso c’era anche Nekosan. Sorrise ripensando al demone gatto, grazie a lui per pochi secondi aveva ritrovato il sorriso. Sobbalzò al suono di una voce familiare.
-Cosa ci fai qui?-
- Inuyasha.. Nulla avevo bisogno di riordinare un po’ le idee.-
Il mezzo demone annusò l’aria e mise su un espressione disgustata.
- La palla di pelo è passata di qui da poco. Mi chiedo cosa stesse cercando.- chiese pensieroso.
- Ti riferisci a Nekosan? L’hai ribattezzato palla di pelo?-
- Esatto, è proprio a lui che mi riferisco. Non mi fido di quel tipo. Che motivi aveva per spingersi fin qui?-
- Che mal fidato che sei, Inuyasha. Forse Nekosan stava dando un’occhiata in giro, del resto ora che anche lui si è unito al nostro gruppo questa diventerà per lui una specie di seconda casa, come lo è per tutti noi.- disse benevola - E poi non mi sembra di aver capito o notato che lui cercasse qualcosa di particolare. È vero, sappiamo poco e niente del suo passato, ma perché non dargli la possibilità di farsi conoscere?-
- Tu sei troppo buona, Kagome, ti fidi troppo facilmente. E poi come fai a sapere che non cercava nulla di particolare?- le chiese aggrottando le sopracciglia.
- Semplice, perché era qui a parlare con me fino a qualche minuto fa.- rispose tranquilla.
- Che cosa?- quasi urlò –E cosa diavolo avevate da dirvi? Avanti, voglio sapere quello che ti ha detto.- ringhiò.
Kagome boccheggiò, non poteva certo dirgli che avevano parlato di Kikyo e dei sentimenti che lei provava per Inuyasha.
- Di nulla di importante.. e poi non credo siano affari tuoi.- disse stizzita.
- Sì che lo sono.. potrebbe aver detto qualcosa di utile su Naraku..-
- Mi credi tanto stupida? Se così fosse ve lo avrei già detto.-
- Magari eri troppo impegnata a guardargli i muscoli.- sibilò.
Kagome arrossì di botto.
- Ma che diavolo stai dicendo?-
- Soltanto la verità. Ho visto come lo guardi..-
- Inuyasha.. sei davvero uno stupido..A CUCCIA!!- urlò.
Dopo aver osservato con soddisfazione il mezzo demone schiantarsi a terra, si allontanò da lui nervosa. Non aveva voglia di tornare al villaggio, doveva sbollire la rabbia e l’imbarazzo per quello che il ragazzo le aveva detto. Persa nei suoi pensieri, camminò per diverso tempo senza mai fermarsi. Troppo impegnata a borbottare contro Inuyasha inciampò in una radice e cadde malamente sul piede.
- Ahi,maledizione.-
 Cercò di muovere il piede, ma fitte acute di dolore la bloccarono. Si guardò in giro e si rese conto solo allora che era ormai il tramonto e che si doveva essere allontanata molto dal pozzo perché non aveva idea di dove si trovasse.
- Accidenti, ma come faccio a finire sempre in queste situazioni?- si lamentò.
 Tentò di alzarsi, ma la caviglia le impediva di restare in piedi. Dei rumori provenienti dal fitto della foresta la ridestarono e Kagome si irrigidì.
- Chi è la? C’è nessuno?- chiese preoccupata.
Dal retro di un albero fece la sua comparsa un demone.
- Ma cosa abbiamo qui? Una piccola umana.. Cosa ci fa una come te in un posto del genere?- chiese guardandola con la bava alla bocca.
Kagome rabbrividì, constatando che il demone non aveva per nulla un aspetto amichevole. Lei era sola e non era aveva nemmeno il suo arco..
-C..cosa vuoi da me?- chiese cercando di nascondere la paura.
- Nulla,solo divorarti. Sta tranquilla farò in fretta e non sentirai dolore…
- S..stammi lontano..-gli ingiunse, ma il demone la ignorò e prese ad avvicinarsi lentamente.
La ragazza tentò più volte di rialzarsi, ma il piede dolorante glie lo impedii. Si guardò disperatamente intorno alla ricerca di qualche oggetto da poter utilizzare per difendersi dal demone.
L’enorme creatura l’ afferrò per il collo e la sollevò di diversi metri da terra.
- Come preferisci morire? Strangolata? dissanguata? Lascerò a te la scelta.. Anzi, visto che oggi mi sento molto buono ti decapiterò. Cosa ne pensi?-
- Lasciami andare, brutto mostro.- urlò dimenandosi, cercando di sfuggire alla sua presa.
- Sta ferma, farò subito.- le disse mostrandole gli artigli.
- Questa è la tua fine, umana.-
 Kagome serrò gli occhi per non vedere. Alcuni schizzi di sangue le raggiunsero il volto, ma non provò alcun dolore.
- Kagome stai bene?Sei ferita?- chiese una voce preoccupata.
Nel sentire quella voce la ragazza aprì gli occhi e guardò incredula il suo salvatore.
- Nekosan.- sussurrò.
- Sì, sono io. Stai tranquilla.- le disse rinfoderando la spada e correndole vicino.
- E il demone?- chiese sotto shock.
Nekosan le indicò i resti del cadavere poco lontani, la ragazza pallida si limitò ad annuire.
- Non ti ha ferita, vero?- chiese guardandola in cerca di ferite.
- N..no. Grazie, mi hai salvato la vita.- gli disse guardandolo riconoscente.
- Non è nulla. Su, torniamo a casa adesso. Stai tremando e sei tutta sporca di sangue, hai bisogno di un bagno.-
 La ragazza si limitò ad annuire e a ringraziarlo ancora una volta timidamente quando lui le posò la parte superiore del suo abito sulle spalle per riscaldarla.
- Non posso muovermi, Nekosan.-
- Hai le gambe che ti tremano? È normale.-
- No, non è quello. Prima sono caduta e credo di essermi slogata una caviglia.-
- Lasciami vedere.- le disse prendendole delicatamente il piede tra le mani. Le tolse la scarpa e la calza e le girò lentamente il piede.
- Per fortuna non è nulla di grave. Basterà solo non sforzarla troppo.- le disse rimettendole velocemente la scarpa, dopo averla studiata per un momento. Si avvicinò alla ragazza e Kagome in un solo momento si ritrovò al caldo tra le sue braccia,  arrossendo per quel contatto improvviso e inaspettato.
- N..Nekosan ma cosa fai? M..mettimi giù!-
- Avanti, non essere così timida. Il bosco è pieno di demoni e tu non ce la fai a camminare. Ti porterò io fino al villaggio e mi sentirei di aggiungere che a me non dispiace per nulla tenerti tra le braccia e starti così vicino.-  
Kagome arrossì alle parole del demone e cercò di cambiare argomento.
- Piuttosto, Nekosan, cosa ci facevi qui? Siamo abbastanza lontani dal villaggio.-
-Esploravo il territorio. Non ero mai stato da queste parti. E tu? Potrei farti la stessa domanda.. perché ti sei spinta fin qui? In più da sola e disarmata..-
- Io, ecco in realtà non mi ero nemmeno accorta di essermi allontanata così tanto. Ho discusso con Inuyasha e avevo bisogno di restare un po’ sola.-
- Capisco,il meticcio ti ha fatto arrabbiare.-
- Nekosan, non chiamarlo così. Non è carino.- lo rimproverò con tono gentile.
- Come vuoi- acconsentì.
Viaggiarono per qualche tempo in silenzio. Non avvertirono la necessità di coprire quel silenzio con parole che sarebbero risultate inutili e senza senso, finché la curiosità di Kagome prese il sopravvento.
- Nekosan, è una spada demoniaca quella che porti al fianco?-
- Certamente. Si chiama Satsugai..-
- Colei che uccide..- disse traducendo il nome della spada.
- Esatto. È una delle poche cose che mi resta della mia famiglia.-
- È potente?- chiese curiosa.
- Lo vedrai appena ce ne sarà l’occasione.-le disse sorridendo sornione.
- Anche quella del cane è potente? Ne ho sentito molto parlare.- aggiunse poi.
- Tessaiga dici? Sì, è molto potente e Inuyasha diventa ogni giorno più abile nell’impugnarla..- spiegò, cominciando a sentirsi stanca.
- Riposa, Kagome, penserò io a te. Questa brutta esperienza deve averti sfinita.-
- Grazie, Nekosan.. di tutto- disse, poggiando esausta la testa sul petto del demone e cedendo al sonno. Il demone gatto la osservò.  Nonostante  fosse pallida e sporca di sangue e fango, la trovò innegabilmente bella. La sacerdotessa che il mezzo demone amava doveva essere davvero uno spettacolo, altrimenti il cagnolino doveva aver qualche serio problema per lasciarsi sfuggire Kagome, pensò. A lui di certo non importava, era intenzionato a portare quella situazione a proprio vantaggio. Baciò la fronte di Kagome che dormiva beata tra le sue braccia e continuò a camminare.
- Con te non farò lo stesso errore che ho fatto con lei.. ti avrò e non ti lascerò andare via..- sussurrò, continuando ad osservare il viso della ragazza.
Quando si trovava ormai nelle vicinanze del villaggio sentì avvicinarsi rapidamente Inuyasha,  pensò che sicuramente il mezzo demone doveva aver fiutato il suo odore e quello di Kagome..dopo pochi secondi se lo ritrovò di fronte.
- Kagome..- esclamò, vedendola immobile tra le braccia del demone.
- Cosa le hai fatto, maledetto?- gli ringhiò contro, portando una mano sulla spada.
- Pensi di attaccarmi mentre ho ancora lei tra le braccia?- chiese con tono provocatorio.
- Allontanati immediatamente da lei e dimmi cosa le hai fatto..-
- Non le ho fatto un bel niente. E’ stata attaccata da un demone, fortunatamente mi trovavo lì e sono intervenuto.-
- Sta bene? È ferita? Non sento l’odore del suo sangue- chiese il mezzo demone sbiancando e avvicinandosi preoccupato-
- Tranquillo, quello che vedi è il sangue del demone che ho ucciso. Sta bene, è solo esausta. Ha bisogno di riposare.- gli rispose il demone gatto cercando di avviarsi verso la capanna, ma Inuyasha gli sbarrò la strada.
- Dove credi di andare?- sibilò minaccioso.
 - Mi sembra di avertelo detto, no? Sei stolto per caso, mezzo demone? Non che tenerla tra le braccia mi dispiaccia, ma credo che su un futon starebbe più comoda..-
- La prendo io, non voglio che tu le stia così vicino..- disse il mezzo demone cercando di prendere la ragazza dalle braccia di Nekosan, il quale con un gesto nervoso si allontanò.
- Queste non sono cose che ti riguardano. Tu hai già la tua sacerdotessa non-morta, a Kagome ci penso io..-
- Ti ho detto di starle lontano.. e poi non immischiarti in cose che non t riguardano. A Kagome ci penso io..- ringhiò mostrando le zanne, ma Nekosan lo ignorò.
- Vedremo, lei mi piace. Per il momento la porterò nella capanna, ha bisogno di riposare e se veramente tieni a lei lasciami passare. Non le fa bene prendere tutto questo freddo.-
Rabbioso e frustato, ma consapevole della veridicità delle parole del demone gatto, lo vide allontanarsi con Kagome addormentata tra le braccia. Quella scena non gli piaceva per nulla, la gelosia gli faceva ribollire il sangue nelle vene. Avrebbe tenuto quel demone arrogante lontano dalla ragazza, era una promessa che stava facendo a sè stesso.
Nekosan entrò nella capanna cercando di non far rumore, adagiò delicatamente la ragazza su uno dei futon liberi e la coprì. Kagome si svegliò e i suoi occhi incontrarono quelli neri del demone.
- Nekosan..- sussurrò con voce impastata dal sonno.
- Shh.. torna a dormire. Sei al sicuro, al villaggio.- le sorrise.
- Non so come ringraziarti.-
- Io un’idea ce l’avrei..- le disse, sorridendo sornione.
- Cioè?-
Rapidamente il demone gatto si chinò sulla ragazza e le sfiorò le labbra in un bacio delicato. Fu un contatto rapido e quasi impercettibile, ma quando il ragazzo si allontanò lei arrossì terribilmente e si portò una mano alle labbra..
- Come ringraziamento per il momento penso che possa bastare. Buonanotte, Kagome..- le disse dolcemente, prima di uscire dalla capanna.
Kagome fissò l’entrata della capanna incredula, di colpo il sonno era svanito e lei si sentiva bruciare dall’imbarazzo. Nekosan l’aveva baciata.. sapeva che non si era trattato di un vero e proprio bacio, ma di un semplice sfiorarsi di labbra che lui non aveva nemmeno tentato di approfondire, ma era comunque un bacio.
Imbarazzata e confusa si sistemò meglio nel futon e promise a sè stessa che ci avrebbe pensato meglio il giorno dopo. Magari ragionando con più lucidità avrebbe trovato una motivazione al comportamento del demone. Sfinita dalla giornata trascorsa si lasciò cullare dalle braccia di Morfeo.
 

Ciao a tutti :D
Ecco un nuovo capitolo anche di questa storia :)
Ancora una volta grazie a chi legge, a chi mette la storia tra le seguire, le preferite e le ricordate e soprattutto un grazie enorme a chi recensisce!! Non sapete che piacere mi fa sapere cosa ne pensate della storia, ricevere consigli ecc ecc, siete un forte sostegno e un grande stimolo a continuare :D Quindi se vi fa piacere fatemi sapere il vostro parere anche sul nuovo capitolo :D
Alla prossima =D
Baci Vanilla ^^

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Capitolo 4
*** Strane verità ***


 
Quando il giorno dopo Kagome si svegliò notò subito di essere sola nella capanna, da fuori sentiva provenire le voci dei suoi compagni di viaggio che probabilmente dovevano essere già svegli da un po’ visto il sole alto in cielo..
Si alzò dal futon, stirò con le mani la sua divisa scolastica e scostando la stuoia uscì dalla capanna della vecchia Kaede. La scena che si ritrovò dinnanzi le sembrò alquanto strana..
Sango, Shippo e Miroku se ne stavano comodamente seduti sul prato a parlottare tra loro, di Inuyasha e Nekosan non c’era nemmeno l’ombra.. cosa che insospettì molto la ragazza.
 Appena la videro i tre smisero immediatamente di bisbigliare.
- Oh Kagome, buongiorno, sei sveglia..- la salutò Sango.
- Buongiorno a voi..- rispose gioviale la ragazza, ma guardandoli con un misto di curiosità e confusione. Perché avevano smesso di parlare appena lei era arrivata?
- C’è forse qualcosa che non va? Come mai non mi avete svegliata?-
- Vedi Kagome, Nekosan ci ha raccontato quello che è accaduto ieri, e allora eravamo tutti d’accordo sul fatto che lasciarti riposare un po’ fosse la scelta più saggia..-
Nel sentire le parole del monaco la ragazza arrossì terribilmente, cosa che non sfuggì all’occhio attento dei suoi amici. Kagome si stava tormentando chiedendosi che cosa avesse raccontato loro Nekosan..o meglio quanto dettagliato fosse stato il suo racconto..che cosa avrebbero pensato gli altri? E Inuyasha? Un senso di agitazione la travolse e frenetica si guardò intorno sperando di incontrare due occhi color ambra.
- Dov’è Inuyasha?-
- e’ andato via questa mattina presto.-
 Kagome annuì e Sango la guardò indecisa, poi continuò.
- E Kagome credo dovresti sapere che stamattina era più scorbutico del solito..-
Kagome si sentì travolgere da una sensazione negativa. Che lui sapesse del bacio che Nekosan le aveva dato?
- Capisco, credo che andrò a cercarlo..-
Si avviò verso la radura, ma poi si fermò e si voltò a guardare ancora una volta i propri amici.
- E Nekosan? Lui l’avete visto?-
- Sì, anche lui si è allontanato questa mattina presto, ma a differenza di Inuyasha sembrava essere di ottimo umore..- le rispose il monaco, malizioso, ottenendo subito una poderosa cinquina da Sango. Kagome sentì ancora una volta le guancie farsi calde e senza rispondere fuggì via..loro sapevano!!
Proseguì verso la radura, si sentiva confusa e ansiosa. Come si sarebbe dovuta comportare con Nekosan? Che cosa aveva significato per lui il bacio della sera prima? E Inuyasha? Che cosa gli avrebbe detto?
Lo vide immediatamente su uno dei rami più alti dell’albero che era stato testimone del loro primo incontro.. sapeva perfettamente che lui era cosciente della sua presenza, ma non si era minimamente mosso, né aveva spiaccicato parola; la ragazza timorosa e insicura si andò a sedere ai piedi dell’albero poggiando delicatamente la schiena contro il suo tronco. Aveva bisogno di parlare con Inuyasha, di conoscere i suoi pensieri, ma il fatto che il mezzo demone non le avesse ancora detto nulla, non faceva altro che agitarla..cosa avrebbe potuto dirgli? Qual era il modo più adatto per cominciare la conversazione?
A rompere quel silenzio carico di tensione fu a sorpresa proprio il mezzo demone.
- Come ti senti?- le chiese con tono brusco senza minimamente cambiare la sua posizione.
Kagome sobbalzò.
- Sto bene, grazie..e tu?- gli chiese esitante.
A quella domanda il mezzo demone sbarrò gli occhi e incontrò quelli color nocciola di lei, il suo sguardo si indurì e con un balzo le atterrò davanti.
- Tsk, perché me lo chiedi? Non sono di certo io quello che è stato attaccato..-
Kagome lo fissò a lungo, rimanendo per diversi secondi incantata dalla sua bellezza, come al solito ogni volta che i loro sguardi si incrociavano il cuore cominciava a battere all’impazzata e la consapevolezza che con il suo finissimo udito il mezzo demone percepisse ogni volta quella cosa la fece arrossire.
 
Inuyasha la guardò stranito. Perché adesso arrossiva? Il suo odore dolce e delicato gli arrivò ancora una volta al naso. Adorava quel profumo ma subito si irrigidì, il suo odore era mischiato con uno più forte e deciso, un odore maschile..quello di Nekosan, strinse i pugni e serrò la mascella. Il fatto che Kagome avesse addosso l’odore del demone gatto che la sera prima l’aveva tenuta tra le braccia, gli faceva ribollire il sangue nelle vene, sapere che lei si era trovata in pericolo e che lui non era lì per proteggerla gli aveva impedito di dormire la notte precedente e il rimorso gli rodeva la coscienza.. lui aveva promesso di proteggerla, lui..il fatto che quello stupido gatto ronzasse troppo intorno alla ragazza non gli piaceva per nulla..Nemmeno il lupastro riusciva a fargli perdere la calma fino a quel punto..
- I..io..- cominciò Kagome.
 - Mi dispiace..- sussurrò a fatica il mezzo demone, segno che quelle poche parole gli erano costate care.
Kagome lo guardò stranita. Inuyasha le aveva chiesto scusa? E per cosa poi?
- Non capisco..-
- E invece hai capito bene, se ieri non avessimo litigato tu non ti saresti allontanata e non saresti stata attaccata da quel demone. Hai corso un pericolo e la colpa è mia..- le disse stringendo i pugni fino a far diventare bianche le nocche e distogliendo lo sguardo da quello della ragazza.
Kagome rimase stupita e compiaciuta da quelle parole. Inuyasha non era arrabbiato con lei, si sentiva in colpa per non averla protetta. Il suo cuore aumentò ancora una volta il ritmo dei battiti e lei per l’ennesima volta si sentì travolgere dal profondo sentimento che provava per il ragazzo. Gli sorrise.
- Non sentirti in colpa, Inuyasha, sono stata stupida io ad allontanarmi così tanto dal villaggio. E poi non importa, adesso sto bene- replicò con voce convinta.
- Sì, ma..-
- Inuyasha, sto bene..-
- Ma solo perché..-
- Inuyasha, ho detto che sto bene..- replicò un po’ stizzita la ragazza.
Possibile che quel caparbio volesse sempre avere l’ultima parola?
- Ehi stupida, non alzare la voce con me..- le rispose scocciato il mezzo demone.
- Stupida a chi? L’unico stupido qui sei tu, ti ho detto che sto bene..-
- Non darmi dello stupido, dannata..- ringhiò.
- Inuyasha.. a cuccia!- l’unica risposta che udì la ragazza fu il gemito strozzato del ragazzo che era finito schiantato a terra.
- Così impari a voler avere sempre ragione, stupido!- gli disse prima di voltarsi e tornare verso il villaggio.
Le cose con Inuyasha non erano cambiate. Un sorriso le si disegnò sulle labbra mentre udiva le proteste del mezzo demone che era finalmente riuscito a risollevarsi.
- Dannata, torna subito qui. Come hai osato? Ehi Kagome, sto parlando con te, mi..-
- A cuccia!-
Un sussurro di Kagome fu la risposta a tutte le urla del ragazzo.
Arrivata al villaggio e dopo aver ricambiato i saluti di vari contadini impegnati a lavorare nei campi, Kagome era consapevole di aver altre due questioni da risolvere..doveva parlare con Nekosan e spiegare le cose ai suoi amici.
- Bene, devo trovare Nekosan..- bisbigliò e sobbalzò quando una voce dietro di lei parlò.
- Basta chiamarmi e io arrivo..-
- N..Nekosan..-
La ragazza lo fissò e non poté fare a meno di arrossire quando il ricordo delle loro labbra che si sfioravano la travolse. Scosse la testa e scacciò quei pensieri, prestando attenzione alla conversazione.
 - In persona! Mi cercavi?-
- S..sì, ecco io volevo parlarti..- cominciò cercando di trovare le parole giuste, ma quando si accorse che il demone gatto la stava annusando si bloccò confusa.
- C..che stai facendo?- disse, arretrando un po’.
- Hai il mio odore addosso.. e la cosa mi piace da impazzire. In più il tuo che è così dolce si lega perfettamente con il mio che è decisamente più forte e meno femminile. Sì, proprio come pensavo: un’ottima unione..- sorrise sornione.
La ragazza arrossì per l’ennesima volta in quella mattinata, era impossibile non cogliere il doppio significato in quelle parole.
- Nekosan, ecco vedi io..-
- Volevi parlarmi del bacio di ieri per caso?-
Kagome, se possibile, arrossì ancora di più.
 Come faceva a parlarne così facilmente?
 - S..sì, ecco vedi io..-
 - Sei innamorata di Inuyasha, lo so..-
- Sì..-
- E credi che questo dovrebbe fermarmi?-
- Cosa?-
- Lui è perfettamente a conoscenza dei tuoi sentimenti Kagome, perché allora fa finta di nulla?-
La ragazza chinò il capo.
- Te l’ho già spiegato, Nekosan..è complicato!-
 - Andiamo Kagome, non c’è nulla di complicato, è semplicissimo. Tutti hanno capito che tu non aspetti altro che un suo cenno.-
 La ragazza non seppe cosa rispondere.
 - In ogni caso sono felice di questa situazione..-
- Cosa vuoi dire?- chiese inasprendo leggermente il tono.
- Non fraintendere, mi dispiace che tu soffra per lui. Ma io ho deciso, ti voglio. Se anche Inuyasha ricambiasse i tuoi sentimenti io non avrei alcuna speranza, non ti accorgeresti nemmeno della mia presenza, ma visto il suo comportamento posso ben sperare..-
- Ti sbagli Nekosan, mi dispiace ma è di lui che io sono innamorata- rispose la ragazza con tono sicuro.
- Non lo metto minimamente in dubbio, ma dimmi quanto altro dolore riuscirai a sopportare? Io sarò tutto ciò di cui hai bisogno Kagome, un amico con cui confidarti, con cui divertirti, con cui piangere. Sarò tutto quello che lui non sa essere e riempirò ogni buco che lui lascia, curerò ogni ferita che lui ti provocherà. In quel momento capirai che per te la scelta più giusta sono io.-
La ragazza tacque, non sapendo cosa rispondere colpita dalla profondità di quelle parole.
- Tu lo stai aspettando. Ti sei mai chiesta cosa potrebbe accadere se mentre aspetti  incontrassi qualcuno che è capace di darti tutto ciò che vuoi subito? Pensaci..- le disse sorridendo sornione. Si avvicinò poi al suo viso e le sussurrò all’orecchio.
- Gli hai detto del bacio che ti ho dato ieri sera?-
 Kagome fu scossa da un brivido, non riuscì a spiegarsi se dovuto alla sua voce sensuale che le solleticava l’orecchio o al ricordo di quel dolce sfiorarsi di labbra della sera precedente.
- No, non ne vedevo il senso..- disse con voce che risuonò rotta e incerta.
- Io credo che il motivo sia un altro.-
- Davvero? E quale sarebbe?- rispose piccata.
- Quel bacio ti è piaciuto, Kagome. Se non avessi provato nulla, glie lo avresti detto. Ma come avresti potuto spiegargli il fatto che quando ti ho baciata il tuo cuore ha cominciato a  battere più veloce?-
La ragazza si irrigidì.
- Se non gli ho detto nulla è stato solo perché altrimenti sarebbe corso qui a sfidarti..- disse cercando di convincere prima di tutto se stessa
Lui la guardò e sorrise
- Passabile come scusa,ma ti consiglierei di cercarne una migliore. Questo non spiega perché il tuo cuore ha cominciato a battere così forte..- sicuro delle sue parole e della mancata reazione della ragazza le sorrise e si allontanò.
Kagome sentiva il viso scottare e le lacrime premere per uscire, perché quelle parole l’avevano scossa così tanto? Quello che Nekosan aveva detto, non aveva alcun senso. Lei era innamorata di Inuyasha e su questo non aveva alcun dubbio. Sicuramente se il suo cuore aveva cominciato a battere più forte era stato solo perché non era abituata a quel tipo di contatto con un ragazzo..
Una voce che la chiamava ansiosa la riscosse, sollevò il volto e vide Sango correre da lei preoccupata.
- Sango, che cosa sta succedendo?- le chiese ansiosa.
- Kagome, devi venire subito con me..- disse la sterminatrice afferrandole il polso e cominciando a trascinarla.
- V..va bene, ma dimmi cosa succede? Mi stai facendo preoccupare.-
- Inuyasha.. riguarda lui..-
- C..che cosa è successo a Inuyasha? L’ho visto qualche minuto fa e stava bene..- chiese ansiosa.
-Ecco credo che la colpa sia mia e degli altri..-
Kagome spazientita e preoccupata si fermò, costringendo anche Sango a stoppare la sua corsa.
- Sango, non riesco a capire. Spiegami cosa è successo.-
- Shippo ieri sera ha visto Nekosan che ti baciava..- le disse senza abbassare lo sguardo - stamattina è corso a dirlo a me e Miroku, in effetti è di questo che parlavamo quando ci hai visto stamattina. Poco fa Inuyasha è tornato e come al solito ha cominciato a litigare con Shippo; non so come, le cose sono degenerate e Shippo gli ha detto tutto ciò che è accaduto ieri tra te e Nekosan..-
Kagome tremò, sentì le gambe cederle e si accasciò malamente al suolo.
Inuyasha sapeva, lui lo sapeva!
 Cosa sarebbe successo ora? La paura di poter perdere l’affetto del mezzo demone la invase e non riuscì in alcun modo a ricacciare indietro le lacrime che le avevano annebbiato la vista.
Sango le si inginocchiò di fronte e la scosse.
- Kagome, mi dispiace davvero tanto, ma ora devi reagire. Inuyasha era furioso, per poco non ammazzava Shippo e ora starà sicuramente cercando Nekosan, ha malmenato persino Miroku che ha cercato di fermarlo. Kagome tu sei l’unica che può fermarlo.-
- Io? Ma cosa dici, Sango? Sarò di sicuro l’ultima persona che vuole vedere..- disse consapevole della verità di quelle parole.
- Ma cosa dici, Kagome? Avanti che fine ha fatto tutta la tua forza? Dov’è finita la mia migliore amica? La ragazza che non si arrende mai, quella che crede in Inuyasha, quella che farebbe di tutto per aiutarlo. Kagome, in questo momento lui ha bisogno di te.-
- Perché sei così preoccupata, Sango? Non è certo la prima volta che vedi Inuyasha furioso.-
- Lui, Kagome..i suoi occhi. Nonostante Tessaiga fosse al suo fianco ho avuto la sensazione che stesse per trasformarsi..- disse abbassando il volto, interrompendo il contatto visivo.
- è impossibile..-
- Lo spero! Dobbiamo trovarlo, Kagome.. prima che faccia qualche sciocchezza.-
- Sì, hai ragione, Sango. Andiamo!- si rialzò e insieme alla sterminatrice si allontanò di corsa cercando di seguire le tracce di Inuyasha.

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Capitolo 5
*** Chiarimenti..interrotti ***


- Inuyashaaaa..Inuyashaaaaa- urlò il monaco, ormai quasi privo di voce.
- Sono ore che lo cerchiamo, Miroku, abbiamo controllato tutto il villaggio e le zone limitrofe. Dove si sarà cacciato?- chiese disperato il demone volpe.
- La colpa è tutta mia..se solo avessi tenuto la bocca chiusa, tutto questo non sarebbe successo- continuò singhiozzando.
 La mano del monaco si posò dolcemente sul capo di Shippo, in segno di conforto. Cercando di essere convincente rispose al cucciolo di demone.
- Non preoccuparti, Shippo, sono sicuro che Inuyasha sta bene. E poi Kagome e Sango non sono ancora tornate, forse loro sono state più fortunate di noi e l’hanno trovato- disse con tono speranzoso.
- Io non ho mai visto Inuyasha così furioso. E se facesse qualche sciocchezza?-
- Sì, Inuyasha era indubbiamente furioso, ma sai bene che è una testa calda. Non appena avrà sfogato la rabbia, sono sicuro che Kagome riuscirà a parlargli..- disse sicuro della sua teoria.
- Già solo lei può farlo.- 
“Spero solo che non incontri Nekosan prima” pensò il monaco, ma evitò di esporre il suo pensiero a voce alta per non impensierire ulteriormente il cucciolo. Miroku sollevò la testa al cielo, il sole stava ormai per tramontare, e loro non avevano smesso per un solo attimo di cercare Inuyasha, preoccupati per quello che sarebbe potuto accadere. Il ragazzo aveva ormai ben capito come funzionava la mente del suo amico..nonostante il suo carattere burbero e scorbutico, Inuyasha era una persona che faceva fatica a fidarsi e a relazionarsi con le persone. Era un tipo irascibile e poco paziente, ma non per questo violento senza un vero e proprio motivo. Probabilmente, se le cose fossero andate in modo diverso, Inuyasha giorno dopo giorno avrebbe finito con l’abituarsi alla presenza di Nekosan, non lo avrebbe mai ammesso a nessuno, ma sarebbe arrivato a considerarlo una persona di cui poteva fidarsi, un compagno con cui ridere e scherzare, qualcuno su cui contare nei momenti di difficoltà..proprio come aveva fatto con lui, con Sango e con il piccolo Shippo..peccato che il demone gatto avesse toccato una delle poche cose che il mezzo demone considerava intoccabili..Kagome.
Nonostante quei due non facessero altro che litigare e tirarsi frecciatine a vicenda, era impossibile non notare quanto il mezzo demone fosse legato alla ragazza, impossibile dire fino a che punto si sarebbe spinto per proteggerla..o per reclamarla.
Non aveva confessato a nessuno i suoi pensieri, nemmeno a Sango, ma sapeva che se non avessero trovato presto Inuyasha o Nekosan quei due si sarebbero uccisi a vicenda, e forse questa volta nemmeno Kagome sarebbe stata in grado di fermare Inuyasha.
Un ruggito gli fece perdere il filo dei suoi pensieri..a poca distanza da lui Kirara era appena atterrata con un leggero tonfo, Sango e Kagome scesero rapidamente dal dorso del demone e raggiunsero Miroku.
- Allora l’avete trovato?- chiese Kagome ansimante.
M: - No, mi dispiace. Abbiamo setacciato tutto il bosco, il villaggio e il territorio circostante, ma non c’è traccia né di Nekosan, né di Inuyasha.- disse fissandola con occhi tristi.
- Neanche voi avete trovato nulla?- domandò Shippo.
- No, abbiamo perlustrato la zona dall’alto, ma trovarli è stato impossibile.-
- Spero solo che quei due non si incontrino fino al calare del sole..-
- Che differenza farebbe?- chiese il monaco, non capendo il senso delle parole dell’amica.
-Questa è una notte di luna nuova, Inuyasha perderà i suoi poteri demoniaci non appena il sole sarà tramontato.-
- E’ vero..e ormai al tramonto manca solo qualche minuto, così non dovremo temere..- esclamò con ritrovato buonumore il piccolo demone.
- Non credo che le cose siano così semplici.- negò Miroku.
-Già,se conosco bene Inuyasha è talmente impulsivo e infuriato che tenterebbe di attaccare Nekosan anche con sembianze umane.- disse preoccupata la sterminatrice.
-E’ vero, è tipico di Inuyasha! Ma una volta tramontato il sole potremmo stare lo stesso più tranquilli.- constatò la ragazza.
-Scusa, Kagome, ma non riesco a capire il tuo ragionamento.- disse la sterminatrice confusa dal discorso apparentemente incoerente dell’amica.
- Vedi, sono solo pochi giorni che conosco Nekosan, ma se ho ben capito come è fatto, possiamo star tranquilli che se anche Inuyasha lo attaccasse lui lo ignorerebbe, considerando l’esito dello scontro troppo scontato avendo Inuyasha perso la forza demoniaca. Quei due dicono di non sopportarsi, ma sono più simili di quanto si creda.- esclamò pensierosa.
- Posso essere d’accordo solo in minima parte. Sono sicuro che a nessuno dei due piacerebbe questa frase. Io e il mezzo cane non ci assomigliamo per nulla- disse con tono serio ma sorridendo il demone gatto.
Tutto il gruppo sobbalzò nell’udire quella voce e si voltarono a fissarlo.
- Nekosan..- esclamò la moretta, correndo poi in direzione del demone.
- Stai bene, vero?-
- Sono felice che tu ti preoccupi così tanto per me- disse malizioso - Comunque si
ì, è ovvio che sto bene. È forse successo qualcosa?- chiese facendosi più attento.
 
- Tu..non..hai incontrato nessuno?- chiese la moretta, attendendo impaziente la risposta del demone.
-No, sono stato in giro. Avevo..delle cose da fare-
- Capisco..- sospirò la ragazza, non prestando particolare attenzione alla frase del ragazzo.
- Ora sareste così gentili da spiegarmi cosa sta succedendo?- chiese rivolgendosi a tutti, ma tenendo lo sguardo fisso su Kagome.
- Ecco, in realtà sono successe un po’ di cose. Non riusciamo a trovare Inuyasha..sono ore che lo cerchiamo- disse evasiva, cercando di trovare le parole più adatte per far comprendere al demone la situazione.
-Temi sia andato dalla sacerdotessa imbalsamata?- chiese facendosi più attento per captare ogni cambiamento d’espressione sul viso della ragazza.
- Cosa? No,no Kikyo non c’entra..il motivo è un altro..- disse imbarazzata.
- E perché sei diventata rossa?- chiese confuso.
Kagome boccheggiò..non sapeva come spiegargli la situazione..quel discorso, e la consapevolezza della presenza dei suoi amici alle sue spalle, la imbarazzavano oltre qualsiasi immaginazione.
- Shippo ieri ha visto cosa è successo tra te e Kagome- esclamò Miroku tentando di aiutare l’amica in evidente imbarazzo. Cercò in tutti i modi di assumere un’espressione seria richiesta dalla situazione, ma il ghigno malizioso che gli nasceva spontaneo ogni volta che si parlava di argomenti simili, gli comparve in volto.
- Ahah..e lasciatemi indovinare..il cane è venuto a saperlo, non è vero?- chiese senza scomporsi.
- S..si- rispose agitata Kagome.
- A quel punto si è infuriato ed è corso a cercarmi..-
Il gruppo annuì.
- Mi dispiace, ma non so dirvi dove sia. Non lo vedo da quando ho lasciato il villaggio, questa mattina presto. Non affannatevi a cercarlo, però, se è me che vuole arriverà presto qui seguendo il mio odore..- disse sicuro delle sue parole
- Non è così semplice..- dichiarò la ragazza, osservando ormai il cielo buio e privo di luna.
- Cosa vuoi dire? Ti preoccupi troppo Kagome, il cane sa cavarsela da solo.-
-Ci sono alcune cose che non sai di lui..- esclamò in difficoltà non sapendo come fargli comprendere la situazione.
Poteva rivelargli il segreto di Inuyasha?
- Non mi interessa, non è esattamente il mio tipo. Preferirei sapere qualcosa in più su di te, se proprio dobbiamo starcene qui a parlare- disse sorridendo sornione.
- N..non prendermi in giro Nekosan..sto parlando seriamente.-
- Anch’io..ed ero serio anche questa mattina, e anche ieri sera..-
- Dovresti ascoltarla, Nekosan..- si intromise il cucciolo di demone volpe.
-Avanti, sentiamo. Cos’è che dovrei sapere di così importante su quel mezzo demone?- chiese contrariato.
- Non dovrei essere io a dirtelo, ma vista la situazione credo non ci siano alternative.- disse tormentandosi le mani in evidente difficoltà - Inuyasha è un mezzo demone e in alcune notti lui..lui perde..-
- Non ti affannare a spiegarglielo, Kagome. Sta per vederlo da solo..- tuonò una voce fredda.
- Inuyasha- soffiò la ragazza, seguita poi dai suoi amici. L’unico a non essersi minimamente scomposto per l’arrivo del ragazzo fu proprio il demone gatto che continuava a fissare Kagome.
- Oh, cagnaccio, hai fatto un bagno? Il tuo odore è meno intenso stasera- disse provocandolo.
- Maledetto, è proprio te che stavo cercando.- ringhiò, portando una mano sull’elsa della spada.
Kagome capendo l’intenzione del ragazzo si frappose tra i due.
-Fermati, Inuyasha, quello che vuoi fare è inutile.-
-Levati di mezzo, non sono affari che ti riguardano. Non ho voglia di discutere con te.- disse fissandola con astio.
Kagome si sentì morire,non si aspettava certo che Inuyasha le corresse incontro felice di rivederla, ma trattarla così.
- Non dovresti parlarle in questo modo..ma cosa? Cosa diavolo ti è successo?- esclamò il demone stupito, rendendosi conto solo in quel momento dei tratti umani del ragazzo.
Tutte le “caratteristiche” demoniache come i capelli argentati, gli occhi color ambra, le zanne e gli artigli erano scomparsi, rendendo il ragazzo simile in tutto e per tutto ad un comune essere umano.
-Avanti, Kagome, stavi per dirglielo, no? Continua pure il tuo discorso.- esclamò con tono gelido il mezzo demone.
- Ragazzi, potreste lasciarci soli?- chiese la ragazza, fermamente intenzionata a chiarire la questione..non avrebbe tollerato ancora per molto il comportamento freddo del mezzo demone.
-Niente da fare, quello che mi interessa in questo momento è far sparire dalla faccia della terra quella palla di pelo. Quindi togliti di mezzo!-
Kagome tentò di rispondere, ma fu preceduta da Nekosan.
- Guardati, sei ridicolo!- esclamò con tono duro, affiancando la ragazza.
- Nekosan, ti prego..- gli disse guardandolo con occhi supplici.
- Me ne vado, solo perché è Kagome a chiedermelo. E quando ti dico che sei ridicolo, non alludo al fatto che tu voglia sfidarmi nonostante in questo momento tu non sia altro che uno stupido umano, ma mi riferisco al fatto che sei un idiota. Hai saputo che ho baciato Kagome e come un bambino a cui è stato portato via il giocattolino, sei corso a cercare me per litigare e non lei.-
-Chiudi quella boccaccia e preparati a combattere..- ringhiò furioso come non mai.
-Sei davvero ostinato. Anche adesso, pensi a me piuttosto che a lei. Fossi in te ci farei l’abitudine cagnolino, Kagome mi piace e se tu non sai apprezzare ciò che hai non sono problemi miei..vorrà dire che sicuramente io l’apprezzerò molto di più- disse sorridendo e facendo ringhiare per l’ennesima volta il mezzo demone,
-Adesso basta- disse sfoderando Tessaiga, che rimase nella sua forma di katana vecchia e arrugginita e scattando verso il demone gatto che era rimasto immobile nella stessa posizione.
- A cuccia!- urlò Kagome.
- Nekosan, Sango, Miroku, vi prego lasciateci soli..- tentò di nuovo.
Sango e Miroku si limitarono ad annuire e montando rapidamente su Kirara, insieme al piccolo Shippo sparirono dalla radura. Inuyasha tentò faticosamente di rialzarsi, ma un altro “ a cuccia” di Kagome lo immobilizzò momentaneamente al suolo.
- Nekosan, ti prego- riprovò.
- Non mi va di lasciarti sola con lui. È troppo furioso, potrebbe fare qualche sciocchezza.-
- Non dirlo nemmeno per scherzo, Inuyasha non mi farebbe mai del male e poi sono in grado di badare a me stessa. Adesso và ti prego..- disse con tono fermo, ma gentile.
 Il demone gatto fissò per un momento il ragazzo ancora bloccato al suolo, annuì e con un balzò sparì.
Kagome sospirò, adesso sarebbe arrivata la parte più difficile..far ragionare Inuyasha..
Si avvicinò al ragazzo che con fatica stava tentando di rimettersi in piedi.
-è inutile che tu lo aiuti a fuggire..prima o poi lo troverò..- disse con occhi colmi di rancore il mezzo demone.
- Non dire assurdità. Li ho mandati via, perché noi due dobbiamo parlare.- disse con una sicurezza, che era ben lungi dal provare.
- Non abbiamo nulla da dirci, tutto ciò che dovevo sapere l’ho saputo questa mattina.- disse con tono duro allontanandosi di qualche passo..
- Inuyasha, fermati, ti prego..-
- Non ho voglia d’ascoltarti..- replicò cupo continuando a camminare.
- Bene, se non vuoi collaborare. A cuccia!- l’unica risposta che si udì fu l’ennesimo tonfo.
- Ma che diavolo combini?- chiese ancora più nervoso, rialzandosi.
- Ho detto che dobbiamo parlare e se tu non vuoi ascoltarmi ti manderò a cu..Beh, sì dirò quella frase fin quando non ti sarai deciso ad ascoltarmi..non ti muoverai di un solo millimetro..-
-Bel tentativo..- esclamò lui insicuro, voltandosi e riprendendo a camminare. Kagome sospirò e..
- A cuccia! Non sto scherzando..non ti muoverai di qui fin quando non mi avrai ascoltato- esclamò sicura, avvicinandosi.
- Dannata..ora mi sto arrabbiando sul serio. Vuoi forse farmi perdere la pazienza?- esclamò irato.
- Non mi importa..Solitamente sono io che me ne sto buona ad ascoltarti, questa volta ribalteremo le situazioni- disse seria mettendo a tacere il mezzo demone.
- Bene, allora parla e fa in fretta. Così la smetteremo con questa pagliacciata- esclamò accigliato, mettendosi però a sedere. Kagome sospirò, lo raggiunse e si posizionò di fronte a lui, lo osservò per un minuto e poi cominciò a parlare.
- Mi dispiace di non averti detto nulla, ma se non l’ho fatto è stato solo perché..- si bloccò incapace di continuare.
- Perché? Ma infondo cosa importa? Non devi mica dare spiegazioni a me..- esclamò in tono fintamente convinto.
Kagome lo ignorò e continuò il suo discorso.
- Se non te l’ho detto, è solo perché non sapevo come farlo. Temevo la tua reazione, avevo paura che tu mi allontanassi e poi è stata una cosa del tutto inaspettata. Non so perché Nekosan abbia fatto una cosa del genere.-
Lui la fissò e sollevò un sopracciglio.
- Forse perché tu sei sempre ben disposta verso tutti?- esclamò duro.
Kagome si accigliò.
- Mi stai dando della poco di buono?-
I: - N..no, non è questo che volevo dire, davvero.- si affrettò a rispondere.
- E cosa allora, Inuyasha?-
- Era chiaro a tutti che quella palla di pelo fosse interessato a te..se solo tu fossi più chiara, meno propensa nell’aprirti con le persone..-
- Il tuo discorso non ha senso. Mi stai accusando ingiustamente. Inuyasha. Io non ho fatto nulla per incoraggiarlo. L’ho trattato da amico..non capisco perché non dovrei farlo..- rispose piccata. Inuyasha scattò in piedi, strinse i pugni e serrò la mascella..
- Non dovresti farlo, perché questi sono i risultati. Lui ti ha baciata Kagome, se ancora non l’hai capito è chiaro a tutti che non ti considera un’amica- esclamò furioso.
- Tutta questa situazione non mi piace, non mi piace il fatto che lui ti stia così vicino, che si prenda tutte queste confidenze. Lo conosciamo da pochi giorni. Non sappiamo chi è, cosa ha fatto prima di incontrare noi, se stia mentendo o altro e invece tu ti fidi già incondizionatamente di lui..non mi piace..- esclamò guardandola negli occhi.
- Perché? Perché reagisci così?- chiese lei consapevole di toccare un punto delicato.
 I sentimenti di Kagome erano chiari a tutti, aveva ormai ammesso esplicitamente di provare qualcosa per il mezzo demone ma Inuyasha? Cosa provava per lei? Erano amici, o cos’altro? Lui la proteggeva, la sosteneva, ne era geloso..ma cosa provava realmente per lei? Quel continuo altalenare tra Kikyo e lei la consumava..Pregò affinché il ragazzo le desse una risposta..una qualsiasi risposta, ma voleva sapere..doveva sapere
- Che razze di domande fai?- esclamò in evidente difficoltà.
- Questa non è una risposta, Inuyasha..- esclamò sicura.
Ormai non si poteva tornare indietro..
- E’..è normale che io mi preoccupi per te..- rispose evasivo.
- Neanche questa è una risposta alla mia domanda.-
- Cosa vuoi che ti dica?-
 “ Ciò che provi” pensò : - La verità- si limitò a rispondere.
- Bene. Sappi allora che io..- cominciò, ma un rumore alle loro spalle li fece sobbalzare. Inuyasha portò immediatamente la mano all’elsa della spada parandosi dinnanzi a Kagome per proteggerla da qualunque pericolo. Entrambi sgranarono gli occhi quando dai cespugli uscirono due spettri bianchi.
- Gli schimidamachu..- sussurrò la ragazza, ben sapendo a chi appartenessero quegli spettri.
- Kikyo..- sussurrò Inuyasha. Kagome alzò il volto e lo fissò mentre lui continuava a guardare attento gli spettri.
 - Và Inuyasha..-
- C..cosa?-
- Se gli spettri sono qui è perché è stata Kikyo a mandarli.. potrebbe aver bisogno del tuo aiuto- disse.
-V..va bene. Tu torna subito al villaggio, stare qui potrebbe essere pericoloso..-
- Aspetta..porta Miroku con te, se ci fossero dei demoni? L’alba è lontana, non potrai contare sulla tua forza demoniaca..- disse sinceramente preoccupata.
 - Tzè..non saranno un paio di demoni a fermarmi! E poi voglio andarci da solo..- la fissò per un attimo e poi cominciò a correre seguendo i due spettri che si erano inoltrati nella profondità della foresta..
Kagome lo osservò andare via..Inuyasha le aveva detto di tornare al villaggio, ma non ne aveva alcuna intenzione..non se la sentiva di dire a tutti che lui era andato via..di nuovo e sempre per lo stesso motivo..Kikyo..
Era stanca di vedere lo sguardo impietosito e preoccupato dei suoi amici ogni volta che accadeva, era stanca di vivere nella paura di un suo non ritorno, era stanca di vivere nell’incertezza. Eppure quella volta c’erano andati così vicini, Inuyasha stava per dirle qualcosa, ma poi erano stati interrotti..appena lo spettro di Kikyo si era inserito per l’ennesima volta tra loro lui si era completamente dimenticato, sia della loro conversazione che di lei..Ogni volta che lui doveva scegliere se andare o restare lui andava; certo ogni volta tornava, ma cosa le garantiva che sarebbe sempre andata così? Ogni volta che c’era da scegliere tra lei e Kikyo, la scelta era sempre la stessa: Kikyo. Era inutile illudersi,la scelta sarebbe sempre stata lei.
Sospirò, era inutile continuare a negarlo, nel cuore di Inuyasha ci sarebbe stata sempre e solo Kikyo.. non metteva in discussione l’affetto che Inuyasha provava per lei, lui glie ne aveva dato prova in diverse occasioni, mapuò l’affetto competere con l’amore?
Ovvio che no..era inutile continuare a sperare! In più,  lei che nei confronti di Inuyasha provava amore non poteva accontentarsi dell’affetto..sarebbe stato un lento, doloroso e continuo consumarsi. Per lei nel cuore d’Inuyasha non ci sarebbe mai stato posto, o almeno non come lei avrebbe desiderato..era meglio farsene una ragione. Certo era una consapevolezza dolorosa, ma accettarlo l’avrebbe aiutata ad andare avanti.. perché nonostante tutto questo di una cosa era sicura, non sarebbe mai riuscita a vivere lontana da lui..
Una lacrima le rigò il viso..unico segno esterno del suo tumulto interiore.

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Capitolo 6
*** Attacchi..a sorpresa?! ***


Se ne stava lì, raggomitolata contro un albero, da diverso tempo. Forse troppo ormai, per quantificarlo. Stanca di pensare aveva imposto al suo cervello di tacere, la quiete in quel momento era forse l’unica cosa che poteva donarle un po’ di pace. Aveva pensato di far ritorno al villaggio, ma l’idea che Inuyasha potesse esserci o non la spaventava in egual modo. Se lui non fosse ancora tornato, significava sicuramente che era ancora in compagnia di Kikyo. Quell’ulteriore consapevolezza, l’ennesima prova di quanto il loro legame fosse forte, l’avrebbe resa ancora più schiava del suo dolore. Allo stesso tempo se Inuyasha avesse fatto ritorno, lei avrebbe dovuto affrontarlo, parlargli e magari anche continuare quel discorso interrotto, ma in quel momento proprio non se la sentiva..e proprio non voleva sentirsi ripetere dalla sua voce verità che la sua coscienza da troppo tempo le sussurrava! Si era poco prima ripromessa di non pensare, di lasciarsi cadere in uno stato di inattività celebrale, per ritrovare un po’ di calma e invece la sua mente ed il suo cuore non facevano che urlargli continuamente una sola parola, un solo nome: Inuyasha!
Non c’era proprio nulla da fare..sempre e solo lui!
Un rumore di passi provenienti dal fitto della foresta fecero riacquistare lucidità alla ragazza. Si chiese chi potesse essersi spinto fin lì. Capì subito che non era Inuyasha, colui che sarebbe comparso tra un po’ dalla profondità della foresta, sia perché ormai lo conosceva talmente bene da aver imparato a riconoscere anche la cadenza dei suoi passi, sia perché di solito dopo aver visto Kikyo non aveva mai il coraggio di guardarla negli occhi e di parlarle..occorrevano sempre diversi giorni e svariati tentativi della ragazza prima che il loro rapporto tornasse lo stesso di sempre!
Che fossero forse Sango e/o Miroku preoccupati per il suo tardare nel bosco? O Nekosan? Le sue supposizioni si interruppero di colpo, quando riconobbe il viso dell’ultima arrivata..
- E..e tu cosa ci fai qui?- chiese scattando in piedi e rabbrividendo per lo shock.
- Allora è proprio vero..mi era giunta voce che tu potessi trovarti qui tutta sola..-
Kagome sbatté diverse volte gli occhi per assicurarsi di non star sognando. La signora del vento, Kagura, fasciata nel suo sontuoso chimono, era lì di fronte a lei, che se ne restava immobile sorpresa e disarmata. Quando vide l’avversaria sorridere divertita e spavalda, si riscosse e si diede un minimo contegno.
- Cosa ci fai qui, Kagura? Cosa vuoi?- chiese con voce che suonò ferma nonostante il suo tremare interiore. Del resto sapeva perfettamente cosa lei volesse..
- Ti hanno lasciata sola ed indifesa, eh ragazzina?- ghignò
- Non ho bisogno della balia, so cavarmela da sola..- disse Kagome muovendo alcuni passi e cercando di allontanarsi il più possibile. In realtà sapeva bene di non avere scampo.
- Non ho tempo da perdere, consegnami i frammenti della sfera..- ordinò Kagura aprendo, in un gesto deciso ed elegante, il suo ventaglio in una tacita minaccia.
- Davvero? E cosa ci guadagno se te li consegno?- chiese la ragazza tentando di guadagnar del tempo.
- Potrei dirti che ti risparmierei la vita..- cominciò a dire, curvando le labbra rosse in un sorriso divertito - ma sarebbe una bugia! Ho avuto ordini precisi, Naraku ti vuole morta.-
Kagome continuò ad osservarla senza fiatare.
- Quindi non farmi perdere tempo e deciditi a morire!- quasi urlò, prima di dirigere il primo attacco verso la ragazza.
Kagome non si fece cogliere impreparata e, anche se con fatica, riuscì ad evitarlo. Le lame di vento di Kagura tranciarono di netto molti alberi, creando uno spazio desolato tutto intorno a loro.. La signora del vento non si perse d’animo e continuò ad attaccarla.  Sapeva di essere nettamente superiore in combattimento alla ragazza ,che oltretutto non essendo armata, non poteva nemmeno far affidamento sul suo potere spirituale. Si sarebbe potuta lanciare in un corpo a corpo, e allora la ragazzina non avrebbe avuto scampo, ma nel vederla scappare da un lato all’altro, nel tentativo disperato di evitare i suoi attacchi, provava un certo piacere..una sensazione di dominio, a cui di solito era abituata a sottostare! Kagome dal canto suo aveva ben capito che Kagura per il momento stava solo giocando con lei, i suoi attacchi seppur potenti non erano mai veramente precisi o letali.
- Per quanto ancora dovremo continuare questo gioco? Sai comincio a staccarmi..- sussurrò con voce quasi annoiata, prima di lanciare l’ennesimo attacco che colpì di striscio Kagome. Le lame di vento di Kagura le avevano provocato un profondo taglio alla gamba e al braccio sinistro, tentò di rimettersi in piedi ma il dolore alla gamba era troppo forte.
 - A quanto vedo non hai più forze, sacerdotessa..- ghignò consapevole della propria imminente vittoria e avvicinandosi a passo lento.
- Direi che possiamo anche smettere di giocare allora, Addio! Danza del dragone serpente!-
Kagome osservò impaurita due forti tornado, avvicinarsi sempre di più a lei..serrò gli occhi pregando solo che tutto finisse in fretta. Rivolse un veloce pensiero alla sua famiglia che non avrebbe più rivisto, ai suoi amici che erano diventati per lei una seconda famiglia e uno in particolare a lui, sperando che non si incolpasse per quello che tra pochi attimi sarebbe accaduto! Sentì una forte brezza investirla e, seppur consapevole dell’inutilità di quel gesto, portò le braccia a coprire il viso. Quando, diversi secondi dopo lo spostamento d’aria, si accorse di non sentir nessun dolore, aprì lentamente gli occhi e si accorse della grande quantità di detriti e polvere che vorticavano intorno a lei, causati sicuramente dalla potenza devastante dell’attacco di Kagura. Tossì e in mezzo alla nebbia creata dalla polvere riuscì a distinguere solo una cascata di lunghi capelli neri, situati dinnanzi a lei. Il suo cuore perse un battito, Inuyasha era tornato e l’aveva protetta! La paura l’attanaglio quando, ricordando la sua perdita di poteri demoniaci, temette potesse essere stato ferito.
- Inuyasha- bisbigliò tentando inutilmente di muovere qualche passo verso di lui.
- Spiacente di deluderti, piccola!- esclamò una voce divertita.
Nell’udire quella voce, ormai divenuta familiare,  Kagome sobbalzò e un senso di sicurezza l’invase..lui l’avrebbe protetta!
Quando finalmente il fastidioso polverone si fu diradato, la ragazza poté osservare bene il suo salvatore. Nekosan era piazzato proprio dinnanzi a lei in una posa protettiva, e tra le mani brandiva la sua spada, Satsugai. Probabilmente proprio grazie a quella era riuscito a respingere l’attacco di Kagura, che ora lo fissava arrabbiata ed evidentemente scocciata per l’interruzione.
- E tu chi saresti?- domandò la signora del vento.
- Il mio nome è Nekosan..e dalla puzza, direi che tu devi essere una delle emanazioni di Naraku..-esclamò serio e concentrato
 - E allora? La cosa non ti riguarda..Sparisci e non immischiarti!- ribadì pronta a scagliare un nuovo attacco
- Cosa vuoi da Kagome?- chiese serio
 - Non sai che è maleducazione impicciarsi negli affari degli altri?- chiese con tono di scherno e ricorrendo di nuovo alle sue lame di vento.
- Fa attenzione, Nekosan..- urlò preoccupata Kagome.
Nekosan osservò per qualche istante Kagura, poi sorrise divertito. Con un semplice movimento della spada respinse gli attacchi della nemica, facendo rimanere a bocca aperta sia la demone che Kagome.
- Cosa? Ma come?-
- Se è tutto qui ciò che sai fare..ti consiglio di andare via alla svelta! Che delusione, mi sarei aspettato qualcosa in più da una serva di Naraku..- la schernì
- Maledetto..ti faccio vedere io! Danza del drago serpente!-urlò
Ancora una volta Nekosan non si fece cogliere impreparato e proprio come successo prima, respinse senza difficoltà alcuna l’attacco della signora del vento.
- Pff, questa mossa l’avevi anche giù usata..Adesso è il mio turno- ghignò trionfante
Afferrò l’elsa della spada con ancora più decisione, la portò al livello del fianco e con un movimento dell’ampiezza di un angolo retto lasciò che una potente scia di fuoco fuoriuscisse dalla spada e si dirigesse ad una velocità assurda verso Kagura, che osservava la scena sorpresa. Kagura si riscosse all’ultimo istante, riuscì a scansare solo in parte l’attacco facendo ricorso alla sua piuma.
 Osservò per un attimo incollerita il demone gatto, indecisa sul da farsi, ma conscia delle proprie condizioni senza dire nulla fuggì via.
- Maledizione è fuggita..- esclamò Nekosan riponendo la spada nel proprio fodero, e dirigendosi poi velocemente in direzione di Kagome. La ragazza se ne stava immobile a fissare ciò che rimaneva della foresta..l’attacco di Nekosan aveva praticamente mutato il paesaggio, scagliando via tutto ciò che aveva incontrato al suo passaggio, finché la sua potenza distruttiva non si era esaurita.
- Kagome, stai bene?- chiese ansioso
- N..Nekosan ma tu..la tua spada..- disse indicando il paesaggio deturpato.
Nekosan voltò per un attimo il capo a fissare lo spazio che li circondava e poi lo riportò nuovamente su Kagome.
- Non avrai paura di me ora, vero?-
- N..no, certo che no! Solo, tanta potenza è inaudita..-
- Pensavo ci fossi abituata, visto che hai assistito a diversi scontri del cagnolino..Ma questo adesso non è importante..tu stai sanguinando!- disse indicando la gamba della ragazza
- Non è nulla, basterà una semplice medicazione!-
- Bene, allora ti porto dalla vecchia sacerdotessa..- senza attendere altro la sollevò tra le braccia e si diresse al villaggio.
- Ti ringrazio Nekosan, mi hai salvata..di nuovo!- esclamò grata
N- In effetti proteggerti potrebbe diventare un’occupazione a tempo pieno..ma che non mi dispiacerebbe per nulla- ghignò facendo arrossire la ragazza.
Dolorante e stanca per l’estenuante giornata, senza neanche rendersene conto Kagome si abbandonò contro il forte petto del demone gatto, lasciandosi andare in un dormi-veglia fastidioso. Capì di essere giunta al villaggio, quando si svegliò a causa di un urlo preoccupato della sua migliore amica.
- che cosa le è accaduto?- chiese preoccupata Sango a Nekosan
- Tranquilla Sango, sta bene..è solo esausta! È stata attaccata da Kagura, ma per fortuna sono arrivato in tempo..- disse immergendo i suoi occhi scuri in quelli confusi e assonnati di Kagome.
- Ha però un taglio abbastanza profondo sulla gamba, credo che la vecchia sacerdotessa dovrebbe vederla e medicarla-
- Sì, portiamola dentro..- assentì d’accordo la sterminatrice, precedendolo e indicandogli la strada.
La portarono dentro e mentre Kaede si occupava delle sue ferite, tutti insieme cercarono di ricostruire l’accaduto.
- Hai detto che è arrivata all’improvviso non è vero, Kagome?- le chiese il monaco.
- Sì Miroku, ed è scontato che volesse i frammenti della sfera..- disse accarezzando distrattamente il gioiello incompleto che portava legato al collo.
- e quell’idiota di Inuyasha dov’è quando serve?- chiese Shippo preoccupato per le condizioni della sua amica. A quelle parole Kagome sobbalzò e il silenzio calò sul gruppo.
La ragazza sospirò e parlò conscia di essere l’unica che poteva spiegare l’accaduto.
- Lui ha seguito degli shimidamachu..- disse solo, consapevole del fatto che gli altri avrebbero capito.
- Quello stupido ti ha lasciata da sola nella foresta per andare dietro a Kikyo? È proprio un cane infedele..- sussurrò il piccolo di demone volpe, inveendo contro il ragazzo assente.
- L..la colpa non è sua..mi aveva detto di tornare al villaggio, ma io sono rimasta nel bosco esponendomi così ad un pericolo inutile..- disse tentando di difendere Inuyasha.
 Nekosan arricciò le labbra infastidito dalle parole della ragazza, nonostante tutto continuava a difenderlo..
A cambiare argomento, alleggerendo così la tensione, fu Miroku..
- Questo vuol dire che ci spiano..Naraku sapeva che in quel momento avrebbe colto Kagome impreparata e vulnerabile..-
- Hai ragione, monaco..- convenne Kaede, trovando fondate le parole sagge del ragazzo.
- Va bene, al resto penseremo domani..adesso Kagome ha bisogno di riposare e recuperare le forze..- proferì Nekosan. Tutti gli altri assentirono e uscirono dalla capanna per lasciar riposare la ragazza..con lei restò solo Nekosan..
- Grazie ancora, Nekosan..prometto che d’ora in poi farò più attenzione..- esclamò già mezza addormentata.
- Dormi piccola e non preoccuparti, ti proteggerò ogni volta che ce ne sarà bisogno..-
Il mattino successivo a svegliare Kagome fu il cinguettio di alcuni uccelli, posatisi probabilmente sul tetto della vecchia capanna. Aprì gli occhi lentamente e si guardò intorno, la prima cosa che vide furono due occhi d’ambra che la guardavano ansiosi.
- Kagome, finalmente ti sei svegliata! Come ti senti? Ti fa male qualcosa?- chiese apprensivo
- Inuyasha- biascicò la ragazza con voce ancora impastata dal sonno e tentando di mettersi a sedere. Subito un paio di mani artigliate le si avvicinarono, pronte a sostenerla in caso di bisogno.- Tranquillo, ce la faccio..sto bene!- disse sorridendo appena e ignorando il dolore al braccio e alla gamba.
- No che non stai bene! Sei ferita e hai bisogno di riposare..-la corresse subito il mezzo demone.
- Sono solo graffi..gli altri dove sono?- chiese quando si accorse di essere sola con il mezzo demone. Stranamente a quella consapevolezza una lieve sensazione di disagio la colse..proprio lei che solitamente agognava a poter trascorrere qualche minuto da sola con lui!
- Kaede si è recata ad un villaggio qui vicino, Miroku e Sango stanno perlustrando la zona.. e il gattino è andato via poco dopo il mio arrivo..-
- Capisco..Nekosan stava bene vero?-
- Si..- esclamò senza aggiungere altro.
Il silenzio calò su di loro, fin quando non parlarono contemporaneamente.
- Inuyasha..-
- Kagome..-
Lei sorrise e lo invitò a continuare per primo.
- I..io mi dispiace per l’accaduto..ho commesso ancora una volta lo stesso errore. Ti ho lasciata sola e indifesa..-
- Non importa..- sussurrò tranquilla la ragazza, cercando di placare il senso di colpa del ragazzo.
- Si che importa, invece. Se non ci fosse stato il demone gatto..- lasciò la frase incompleta, incapace di contemplare eventuali ipotesi dell’accaduto e stizzito dal fatto che ancora una volta fosse stato Nekosan a salvare la ragazza e non lui..
- Ma non è accaduto..quindi non pensiamoci più. Piuttosto..- cominciò. Voleva sapere del suo incontro con Kikyo, ma la paura la bloccò.. Capendo cosa la ragazza volesse sapere, Inuyasha distolse lo sguardo e cominciò a parlare..
- Non l’ho trovata..-
- Come?- chiese la ragazza sorpresa.
- Ho seguito gli spettri allontanandomi molto. Ho corso fin quasi all’alba, ma poi li ho persi di vista. Una volta riacquistati i miei poteri demoniaci pensavo di ritrovarli grazie all’olfatto, ma non c’era traccia né del loro odore, né di quello di Kikyo..è come se fossero spariti nel nulla!- bisbigliò, esponendo i propri dubbi..
Kagome ripensò per qualche secondo alle parole del ragazzo, finché la frase successiva del mezzo demone non gli fece collegare tutti i tasselli di quella strana vicenda..
- è come se si fosse trattata di un’illusione..- continuò.
- Ma certo! Biakuya..- quasi urlò.
- Che cosa?-
- Biakuya..il suo potere è quello di generare illusioni, no?-
- E..esatto- replicò il mezzo demone, non riuscendo ad afferrare il senso delle parole della ragazza.
- E se quegli shimidamachu non fossero appartenuti a Kikyo? Se si fosse trattato di una semplice illusione?-
- A che scopo?- chiese non riuscendo ancora a capire.
-Probabilmente Naraku sapeva che tu li avresti seguiti, lasciando Kagome indifesa e disarmata. A quel punto ha mandato quella donna, Kagura, per tentare di recuperare i frammenti..- continuò Nekosan apparso nella capanna insieme al resto del gruppo.
- Essendo privo di poteri demoniaci e non potendo quindi contare né sul suo olfatto, né sul suo udito non si sarebbe mai reso conto della presenza di Kagura..- aggiunse il monaco.
 - e non avrebbe avuto quindi nessun motivo di tornare indietro.- terminò la sterminatrice.
- O almeno non fino al giorno successivo, quando ormai sarebbe stato troppo tardi!- gli fece notare.
Inuyasha ringhiò alle parole del demone gatto, ma troppo impegnato a prendere in considerazione quell’ipotesi non replicò..
 - Sì, le cose sono sicuramente andate così..d’ora in poi dobbiamo fare molta più attenzione-
- Sì, credo sia anche arrivato il momento di ripartire..se Kagome se la sente ovviamente..- disse avvicinandosi alla ragazza, sotto lo sguardo attento e per nulla felice del mezzo demone.
- Va bene, ripartiremo presto..ma prima ho bisogno di tornare nel mio tempo...-
- Che cosa? E perché mai, Kagome?- chiese sul punto di arrabbiarsi.
- I..io ho bisogno di organizzare alcune cose, Inuyasha..devo riflettere. Non c’è nulla che tu possa dire o fare per fermarmi..- esclamò con sguardo deciso.
Inuyasha fu sul punto di ribattere, ma le parole di Miroku lo fermarono.
- Inuyasha! Lasciala andare, si tratta in fin dei conti solo di un paio di giorni, ne approfitteremo per fare dei preparativi..-
- D’accordo, ma se tra tre giorni non sei tornata, ti vengo a prendere io..-
Kagome si limitò ad annuire..
- Vieni Kagome, ti accompagno io al pozzo..non puoi ancora camminare!- si offrì il demone gatto, tentando di sollevarla tra le braccia, ma le mani di Inuyasha allontanarono prontamente le braccia di Nekosan dal corpo di Kagome..
- Non toccarla, ci penserò io. Del resto cosa conti di fare? Buttarla nel pozzo, e poi? Come pensi che risalirebbe dall’altro lato?- latrò tentando di tenere a freno la rabbia.
- Parli di quel posto dove si trovano quelle strane ed alte capanne?- ghignò Nekosan.
Tutti si zittirono immediatamente capendo l’accaduto.
- T..tu sei riuscito ad oltrepassare il pozzo?- chiese sorpresa.
- Sì, mi avevi detto che solo tu e il cane ci riuscivate e allora ero curioso di tentare..ora capisco cosa vuol dire che vieni da un altro mondo, lì è tutto così diverso..-
- Come è possibile una cosa del genere, Miroku? Noi non siamo mai riusciti ad attraversarlo!- chiese Sango curiosa.
- Non lo so, Sango, non lo so.-
- Al momento non è questa la cosa più importante..Kagome la riaccompagno io.- esclamò sicuro il mezzo demone.
- No!- negò la ragazza.
- Cosa?- chiese sorpreso
- Andrò con Kirara..sono abbastanza in forze da riuscire a risalire il pozzo. Faremo così..-
- Ma..- tentò Inuyasha
- Inuyasha! Lasciala andare..- lo bloccò ancora una volta il monaco. Il mezzo demone fissò prima la ragazza e poi il resto della compagnia, dopo aver sussurrato un burbero “come vuoi” uscì velocemente dalla capanna..
- Ci vediamo tra tre giorni allora..- la salutò Nekosan mentre l’aiutava a montare su Kirara..
- Sì e grazie ancora di tutto..- gli sussurrò prima di volare via con Sango. Giunta al pozzo salutò la sterminatrice e la gattina, senza perdere poi altro tempo si gettò nel pozzo desiderosa di riabbracciare la sua famiglia. Durante quei tre giorni avrebbe avuto tutto il tempo di riflettere..



Angolo autrice:
Ciao a tutti :D
Ed ecco qui il nuovo capitolo, lo so sono un pò sadica a Kagome non do un attimo di tregua..e Nekosan approfitta del mio essere sadica xD
Come capita un pò a tutti, credo, Kagome ha avvertito la necessità di allontanarsi per alcuni giorni e riflettere..per riordinare le idee, insomma! Quello che mi chiedo è..a che conclusioni arriverà? riuscirà a risolvere i suoi dubbi? Ma soprattutto le permetteranno di stare in pace per qualche giorno?!? :D
Ora che credo di aver detto anche troppo, mi dileguo..non prima però di aver ringraziato ancora una volta ( e non mi stancherò mai di farlo) tutti coloro che dedicano qualche minutino alla mia fic..ma soprattutto tutti coloro che sono così gentili da lasciare una recensione..GRAZIE DAVVERO *_*
Detto questo alla prossima :)
Baci Vanilla ^^

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Capitolo 7
*** Doppie visite, doppi baci (1 parte) ***


Stesa sul comodo materasso Kagome non faceva altro che rigirarsi. Quando aveva fatto ritorno a casa, aveva deciso che le poche ore di luce di quel pomeriggio le avrebbe dedicate a lei e a nessun’altro. Si era concessa un lungo e rilassante bagno caldo, comodità di cui non poteva certamente usufruire nell’era medievale,  aveva fatto una lunga e rilassante chiacchierata con sua madre e suo nonno e aveva dedicato poi un po’ del suo tempo all’affezionato fratellino. Ma ora, Stanca e senza alcuna attività che la tenesse impegnata, fu impossibile per Kagome non concentrarsi sullo stesso onnipresente pensiero..Inuyasha. Sospirò pensando a lui. Molte volte aveva cambiato pensiero nei confronti del mezzo demone, o per meglio dire più volte aveva cambiato idea su quello che riteneva il modo più giusto e adatto per rapportarsi a lui. Troppo spesso aveva pensato che sarebbe stato meglio lasciar perdere la cosa, ma non era mai stata capace di rispettare fino in fondo la sua decisione. Perché lei, infondo, Inuyasha lo amava davvero, è quella era di certo una cosa che non sarebbe mai cambiata. Non avrebbe saputo definire il rapporto che li univa..non erano amici ma non erano fidanzati, non erano amanti ma non erano indifferenti l’uno all’altra.. Il problema risiedeva effettivamente in ciò..loro non erano nulla. Quel continuo altalenare di sentimenti e situazioni, quel continuo chiedersi se lei in fondo non fosse altro che un peso per il mezzo demone, la logoravano internamente. Tuttavia Inuyasha non faceva assolutamente nulla per confermare o smentire i suoi dubbi e le sue supposizioni. I suoi comportamenti erano sempre ambigui.. la rimproverava costantemente, sembrava trovare ogni pretesto per litigare e la cosa che più di tutte la faceva soffrire sembrava sempre disposto ad abbandonarla per correre dalla sacerdotessa non-morta, ma sapeva anche essere dolce e premuroso..con lei era protettivo e tremendamente geloso. Le sue labbra si curvarono in un leggero sorriso, quando ripensò alle continue litigate con Koga, e adesso anche con Nekosan.
Si fermò qualche istante a riflettere sul nuovo arrivato del gruppo. Nonostante il bel demone gatto fosse apparso dal nulla e del suo passato si sapesse ben poco, Kagome non trovava nessun motivo per non fidarsi di lui.
Persa nello scorrere dei suoi pensieri finì con l’addormentarsi, ma il suo non fu un sonno tranquillo. Strane immagini le affollavano la mente. Una donna, che era sicura di non aver mai conosciuto in vita sua, continuava a piangere e chiedere aiuto e avvertiva una fastidiosa e dolorosa sensazione di ansia, impotenza, rabbia e paura.. uno strano mix di sentimenti che era sicura non appartenessero a sé stessa. Non aveva motivo di provare quei sentimenti. Scossa dai brividi e ancora intorpidita dal sonno aprì lentamente gli occhi. Un senso di sicurezza la pervase, realizzando di essere al sicuro nel proprio letto. I brividi, pensò, erano dovuti alla finestra aperta dalla quale entrava un fresco venticello..eppure era sicura di averla chiusa prima di appisolarsi. Solo quando i suoi sensi si fecero più vigili, si rese conto di non avere freddo e che qualcosa di pesante, ma non fastidioso, era poggiato sul suo fianco. Si irrigidì e con un balzo saltò via dal letto. Spalancò gli occhi e la bocca si aprì, in un’eloquente espressione di sorpresa e sconcerto, quando capì che il peso che aveva avvertito null’altro era che il braccio di Nekosan, che se ne stava immobile a fissarla.
- N..Nekosa..ma come? Cosa? Quando?- chiese, incapace di formulare una frase di senso compiuto.
- Ehi, Kagome, calmati! Sei balzata via come se avessi il diavolo alle spalle..- rispose con la voce impastata dal sonno, probabilmente doveva essersi abbandonato al sonno anche lui.
Kagome fece un profondo respiro, tentando di riacquistare un po’ di lucidità.
- Mi spieghi cosa ci fai qui? O meglio, mi spieghi che diavolo ci fai nella mia camera e più precisamente nel mio letto?- chiese pronta a dare in escandescenza.
- Ero venuto per vedere come stavi. Le tue ferite mi preoccupavano..volevo solo accertarmi che tu stessi bene..- spiegò.
- Ti ringrazio. Ma ciò non spiega come tu sia finito nel mio letto nel cuore della notte.- replicò, per nulla soddisfatta della spiegazione ricevuta.
- Tremavi di freddo e non sapevo in quale altro modo riscaldarti.- rispose con un’espressione angelica dipinta in volto.
- Avresti potuto chiudere la finestra o magari trovare una coperta..- disse lei, decisa a non farsi rabbonire dalla sua faccia d’angelo.
- Non riuscivo a chiudere quella strana porta.- disse, riferendosi alla finestra - Continuava ad aprirsi a causa del vento. Mi dispiace averti spaventata, ma non avevo brutte intenzioni..- disse sincero.
- Ti credo Scusa ho esagerato, ma mi hai..colto di sorpresa.-
Rispose ammansita dalle spiegazioni del demone gatto.
Tornò a sedersi sul letto, facendo però attenzione a non entrare in contatto con il corpo di Nekosan.
- Avevi un sonno agitato, Kagome..- disse lui, per spezzare il silenzio.
- In verità ho fatto un sogno molto strano.- confidò lei.
- Strano?- chiese curioso Nekosan.
- Già, ho sognato una donna che sono sicura di non aver mai visto..-
- Chissà, forse è qualcuno che hai incontrato durante il tuo viaggio. Hai conosciuto molte persone, immagino. Non potrai di certo ricordarle tutte..- rispose, poggiando tranquillamente le spalle al muro.
- Di una come lei, mi sarei ricordata sicuramente.-
- Cosa vuoi dire?-
- Era una sacerdotessa. Non ne ho conosciute poi così tante..-
- Non sarà stata la donna di Inuyasha?!- replicò tranquillo.
Quella affermazione fece irrigidire Kagome. Ovviamente Nekosan si stava riferendo a Kikyo, ma quello che la ragazza si chiedeva era se effettivamente Kikyo potesse essere ancora considerata la donna di Inuyasha.
- No, no..non era lei! Conosco molto bene Kikyo, invece sono ben sicura di non aver mai visto questa donna..-
- Come sai che si trattava di una sacerdotessa?-
- Indossava i colori e i costumi tipici delle miko. Era molto giovane e bella. Anche il suo nome era molto insolito..-
- Ti ha detto anche il suo nome?- chiese sorpreso Nekosan
Kagome si trattenne dal ridere.
- Non me l’ha detto lei, Nekosan. Ho fatto un sogno, non ho mica avuto un’apparizione spiritica.- spiegò divertita.
- E come fai allora a conoscere il suo nome?-
- Non so, è difficile da spiegare. In realtà è come se lo avessi sempre saputo. Anche le emozioni che provavo non erano le mie..-
- Emozioni? Ma che razza di sogni fai?-
- In realtà è la prima volta che mi capita. Ricordo solo che avvertivo una sensazione opprimente di rabbia e paura mentre sentivo Ai piangere.-
- Ai?- chiese Nekosan fattosi bianco in volto.
- Si, era questo il suo nome.- disse, voltandosi a fissarlo.
- Nekosan, stai bene?- chiese preoccupata vedendo la faccia pallida del demone e il suo corpo fattosi rigido.
-Sei sicura di quello che dici?- chiese scattando in avanti, con un movimento velocissimo,  afferrandola per le spalle.
- S..si- sussurrò lei, troppo sconvolta dalla reazione del demone.
- Non è possibile, non è possibile..-disse continuando a stringere la presa sulle spalle di Kagome.
- Nekosan, mi fai male..- bisbigliò, tentando inutilmente di sottrarsi alla ferrea presa del demone.
- Stai mentendo..- ringhiò lui, mentre la fissava con occhi rabbiosi, ma non vedendola davvero.
- Nekosan, ma cosa dici. Perché dovrei mentirti?- chiese lei improvvisamente spaventata.
- Ti prego lasciami, mi stai facendo male.- lo pregò, mentre una lacrima incontrollata le solcava il viso.
Riscossosi improvvisamente, il demone la liberò immediatamente dalla sua presa. Kagome indietreggiò di vari passi, massaggiandosi la parte lesa.
- Perdonami. Scusami, Kagome..non era mia intenzione farti del male. Ho perso il controllo..- disse muovendo qualche passo incerto ed esitante verso la ragazza. Kagome vedendo il dispiacere nei suoi occhi non lo respinse.
- N..non importa. Ma cosa ti è successo? Perché hai reagito così quando hai sentito quel nome?- chiese ancora scossa.
- Vuoi davvero saperlo?-
- Solo se ti va di dirmelo..non sei obbligato.-
- Credo di doverti una spiegazione per il mio comportamento e solo raccontandoti tutto potrai capire.- disse atono.
Tornò a sedersi sul letto e con un gesto della mano invitò Kagome a fare altrettanto. Non appena la ragazza fu al suo fianco cominciò a parlare.
- Ricordi quando ti ho raccontato di essere stato innamorato di una sacerdotessa?- domandò
- Si, ricordo anche che mi hai detto che hai dovuto lottare contro la tua stessa famiglia per lei..- disse, per dimostrargli che ben ricordava il discorso avvenuto pochi giorni prima.
- Esatto, per lei ho quasi ucciso mio padre. L’amavo Kagome, per lei avrei fatto di tutto.- disse con tono duro
- l..lei non ricambiava i tuoi sentimenti?- chiese con delicatezza, curiosa di conoscere l’accaduto.
- Oh no, anche lei mi amava. Abbiamo passato momenti unici ed intensi insieme. Con me ha condiviso le sue prime esperienze..il suo primo bacio, il suo primo amore. Si è persino concessa a me..- disse fermandosi un attimo per sorridere del rossore che aveva imporporato le guancie di Kagome. La fissò per qualche secondo e a vederla così imbarazzata gli sembrò ancora più bella e delicata.
- Sono poi però cominciati i problemi..- disse riprendendo il suo discorso.
- Legati forse al fatto che lei era una sacerdotessa?- azzardò Kagome.
- Esatto. Non si è mai pentita di quello che avevamo condiviso, o almeno è ciò che mi ha sempre detto ma..si sentiva colpevole. Colpevole per aver tradito i suoi voti e suo padre..-
- Suo padre?- chiese confusa
- Già, suo padre era un’importante monaco..è stato lui a spingerla verso il sacerdozio. Lui voleva che sua figlia diventasse un’importante e stimata sacerdotessa. Ed era proprio ciò che era Ai, prima di incontrare me..-
- I sensi di colpa ci hanno portato a litigare sempre più spesso e le liti ci allontanavano sempre più.. ma eravamo innamorati e riuscivamo sempre a trovare una soluzione, un modo per ritrovarci. Finché non è comparso lui..-
- Lui?-
- Un giorno Ai mi disse di aver incontrato un monaco e che questo gli aveva raccontato di poterle regalare, attraverso un potente e complicato rito, un potere spirituale ancor più forte di quello di cui era dotata..-
- In questo modo avrebbe reso fiero di sé suo padre..- continuò Kagome
- Già, ma non è tutto. Aveva deciso di rinunciare ai voti per restare al mio fianco, ma di continuare,in ogni caso, a proteggere il villaggio grazie ai poteri che il rito di quel monaco le avrebbe donato. Le ho detto dal primo momento che tutto ciò non mi piaceva. Mi sembrava al quanto improbabile che un monaco fosse così improvvisamente caduto nella sua vita, offrendole tutto ciò che lei voleva. Era troppo insolito, troppo strano. Ma lei non volle credermi, mi accusò di volerla volutamente ostacolare solo perché mi piaceva vederla sofferente ed indecisa. Mi accusò di averla usata e presa in giro..- disse, evitando lo sguardo di Kagome.
- Sono sicura che lei non pensasse tutto ciò. Credo che lei abbia detto tutte quelle cose, solamente perché spinta dalla rabbia..- proclamò, prendendo le difese di Ai.
- Già, ma io fui ancora più stolto di lei. Troppo furioso e orgoglioso per dirle quanto lei fosse importante per me, e quanta paura avessi di perderla per quello stupido rito, confermai le sue parole. Mentii, dicendole di averla sedotta solo per divertimento. Le ho detto cose orribili e quando volevo riparare era ormai troppo tardi.-
- Non ti ha perdonato?-
- Magari. Erano giorni che non la vedevo, ero furioso, preoccupato, ma soprattutto impaurito all’idea di perderla. Spinto dall’urgenza di vederla andai a cercarla fino al suo villaggio..mai prima d’allora mi ero avvicinato tanto ad un villaggio umano. Chiesi “gentilmente” sue informazioni e quando mi dissero che lei era morta, tenere a freno la rabbia fu impossibile.-
- Cosa vuoi dire?-
- Non ti piacerà sentirlo.- l’avvisò.
- Mi dissero che era morta mentre quel monaco la sottoponeva al rito. Spinto dalla furia e dal dolore devastai il villaggio..non risparmiai nessuno Kagome. Era solo colpa di quella gente, colpa delle stupide aspettative di suo padre se Ai era morta.- disse stringendo i pugni.
- Chi era quel monaco?- chiese Kagome, centrando il nucleo del discorso.
- E’ questo il mio conto in sospeso con Naraku..- disse soltanto
- Che cosa? È stato Naraku ad uccidere Ai? E perché? In più perché si è finto un monaco?- chiese, mentre la rabbia per l’accaduto la invadeva.
- Il potere spirituale di Ai era molto forte, non quanto il tuo, ma ugualmente degno di nota. Naraku la temeva..- disse atono
- Si, ma perché non attaccarla direttamente?- chiese
- Sapeva di me, sapeva che non avrei mai permesso a nessuno di far del male ad Ai. Naraku un po’ di tempo prima, aveva già avuto una disputa con il clan di mio padre e ne era uscito sconfitto. Sapeva che non gli conveniva sfidarmi apertamente, ha così aggirato l’ostacolo.-
-  È tipico di lui, agire servendosi di altri o di stupidi inganni. Mi sembra di risentire la storia di Kikyo e Inuyasha..- disse rabbrividendo automaticamente.
- Mi dispiace Nekosan, devi aver sofferto molto..- disse realmente dispiaciuta e avvicinandosi un po’ a lui, come se questo potesse, in qualche modo, offrirgli conforto.
- Si, ma sono ormai trascorsi molti anni. Ho giurato di vendicare Ai e finché non avrò ucciso Naraku la mia vendetta non sarà completa. Più volte ci sono andato vicino ma, usando i suoi sporchi trucchi, il bastardo è sempre riuscito a fuggire prima che io gli infliggessi il colpo di grazia..- disse stringendo i pugni.
- Lo prenderemo, Nekosan. Naraku ha fatto troppo male per restare impunito.- disse Kagome con tono determinato.
- Lo so, Kagome. Questo è uno dei motivi per cui mi sono unito a voi. Ho sentito parlare molto del vostro strano gruppo, avete dato filo da torcere a Naraku.-
- Purtroppo lui riesce sempre a sfuggirci, in un modo o nell’altro. Quanto più a lungo vivrà, tanta più sofferenza causerà.- disse pensierosa
- C’è una cosa che non capisco..- sussurrò
- Cosa?- chiese
 - Come ho fatto a sognare Ai, se io non l’ho mai conosciuta? E soprattutto come ho fatto a percepire le tue emozioni?- chiese pensierosa
- Credo di avere io una risposta alle tue domande. Stavo sognando Ai, prima- ammise con un tono colpevole, che la ragazza non riuscì a spiegarsi.
 Cosa c’era di male nel sognare la donna di cui era innamorato?Che ancora, dopo tutto quel tempo, si incolpasse dell’accaduto?
- Credo, Kagome, che i tuoi poteri siano talmente forti da permetterti di capire il mio turbamento, anche inconsciamente.- disse avvicinandosi alla ragazza.
Kagome si limitò ad annuire, per nulla convinta della spiegazione del ragazzo. Una cosa del genere prima non era mai avvenuta e non credeva fosse possibile. Doveva senz’altro esserci un’altra spiegazione.
- In ogni caso devo ringraziarti..-
- Davvero? E per cosa? Io non ho fatto proprio nulla..- disse confusa la ragazza
- Hai fatto molto invece. Quando ancora mi capita di risognare Ai, mi sveglio di soprassalto e di pessimo umore. Mentre avevo te tra le braccia, invece, ho continuato a dormire tranquillamente.- disse con espressione terribilmente seria.
- Nekosan..- sospirò Kagome, in evidente difficoltà.
 - Grazie, Kagome.- disse il demone gatto, mentre con un gesto fulmineo le circondava la vita e se la stringeva al petto.
Kagome arrossì e si irrigidì per quel contatto improvviso.
- Nekosan..io..- cominciò lei, ma lui la bloccò.
 - Ti chiedo solo di ascoltarmi, Kagome.- disse lui, rafforzando la presa intorno alla sua vita per impedirle di divincolarsi.
- So che tu credi di essere innamorata di Inuyasha, e probabilmente lo sei davvero, ma lui non può darti ciò che posso offrirti io. Probabilmente ti sembrerò uno stupido, fin’ora non ho fatto altro che dirti quanto io abbia sofferto per la morte di Ai..
Tutto quello che ti ho raccontato è ormai accaduto molto tempo fa, una volta che avrò vendicato Ai, non potrò far più nulla per lei. È ormai giunto il momento di andare avanti. Kagome tu mi piaci davvero..sei dolce, generosa, compassionevole..qualità rare da trovare in una persona. Ti voglio al mio fianco, voglio renderti felice. Tutto ciò che ti chiedo è una possibilità..sento che tu sei la persona giusta. Solo con te io riesco a dimenticare Ai, la rabbia, la vendetta..con te trovo la pace.- disse serio
Kagome, ancora stretta a Nekosan, sospirò. Inutile negare che le sue parole avessero avuto un certo impatto su di lei. Nekosan era bello, forte e probabilmente l’avrebbe resa felice..ma lui non era Inuyasha.
- Nekosan..io..- tentò di spiegarsi lei
 - Dimmi Kagome, hai più ripensato al bacio che ci siamo scambiati?- chiese
E dopo quella domanda, tutto ciò che Kagome era pronta a dirgli per respingerlo, sparì. Kagome si irrigidì. Era vero, aveva più volte ripensato al dolce sfiorarsi di labbra avvenuto qualche sera prima, ma aveva sempre sepolto e tentato di ricacciare indietro quel pensiero. Che veramente si stesse affezionando a Nekosan?
Ma lei era innamorata di Inuyasha. Come poteva essere?
- Sono qui, Kagome..qui per te..-
E Kagome si sentì morire dentro quando capì, che in modo del tutto involontario, Nekosan gli aveva fornito una risposta alla sua domanda.
Nekosan c’era..Inuyasha invece no.
Nekosan c’era stato quando negli ultimi giorni lei si era trovata in difficoltà, c’era stato quando aveva bisogno di essere consolata e abbracciata, c’era stato quando lei aveva avuto bisogno di confidarsi con qualcuno e c’era in quel momento mentre la teneva tra le braccia. Inuyasha invece era andato via, come quella sera nel bosco.
Nekosan era una certezza, Inuyasha era un continuo punto interrogativo.
Rabbrividì, mentre comprendeva ciò che inevitabilmente stava accadendo e mentre ammetteva i suoi sentimenti a sé stessa. Era innamorata di Inuyasha, ma si stava affezionando a Nekosan. Ciò che la opprimeva era l’incessante chiedersi se tutto ciò fosse un bene o un danno.
Sollevò il volto per guardare Nekosan, e non appena i loro occhi si incontrarono, petrolio nel cioccolato, le labbra del demone gatto coprirono quelle della ragazza in un gesto dolce e possessivo allo stesso tempo.
Sorpresa Kagome aprì le labbra per protestare, ma Nekosan ne approfittò, e fece incontrare le loro lingue. L’invasione stupì Kagome, quel contatto nuovo era così dolce ed eccitante che decise di lasciarsi andare a quelle nuove emozioni. Il suo primo vero bacio, lo stava dando a Nekosan.
Seppur una parte di sé si sentisse in colpa, quasi come se stesse tradendo i suoi sentimenti per Inuyasha, d’altra parte avvertiva una sensazione diversa..una gioia nuova, fresca ed elettrizzante..la voglia di lasciarsi andare a qualcosa che forse le avrebbe portato la felicità.
Quando si staccarono, Kagome era troppo confusa ed imbarazzata per fare o dire qualunque cosa. Cercò e trovò rifugio nel suo petto, mentre Nekosan continuava a stringerla e accarezzarla.
- Nekosan..io..- cominciò
- Non devi dirmi nulla ora, Kagome. Anzi credo sia arrivato per te il momento di riposare.-
Con la velocità di un fulmine la sollevò tra le braccia e la depose delicatamente sotto le coperte.
- Buonanotte, piccola.-  le sussurrò.
Le sfiorò velocemente le labbra e, senza aggiungere altro, con un balzo sparì dalla finestra. Kagome sbatté gli occhi confusa per la rapida e insolita uscita di scena del demone gatto. Sospirò. Era tornata nel suo mondo per riflettere e cercar di fare chiarezza nei suoi pensieri..dopo l’accaduto di quella sera, tentare di capirci qualcosa in quella massa ingarbugliata che erano diventati i suoi pensieri, sarebbe stata una cosa molto molto difficile.
 




Note autrice: Ok,ok..siete in troppi a volermi uccidere, gentilmente mettetevi in fila xD
Bene, bene..Kagome è iper confusa e Nekosan, ovviamente, approfitta di ciò..anche se devo dire Kagome non ha poi fatto tanto per respingerla. Non trovate strano che Nekosan sia scappato così velocemente dopo ciò che è accaduto? Avete qualche idea sul perchè del suo comportamento?
Per farmi perdonare, vi anticipo che nel prossimo capitolo sarà Inuyasha ad andare a "trovare" Kagome e anche lì ne vedremo delle belle..Non vi dico più nulla :D
Come al solito ringrazio tutti coloro che leggono la storia, che la inserisce tra le preferite, seguite o ricordate..ma un grazie speciale a chi le recensisce :D
Grazie davvero e mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate :)
Baci Vanilla ^^

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Capitolo 8
*** Doppie visite, doppi baci (2 parte) ***


Con aria stanca ed afflitta Kagome richiuse la porta d’entrata. Sospirò, se l’epoca Sengoku era terribilmente dura e faticosa, la sua certo non era da meno. Nel passato era costretta a combattere contro demoni e poteri oscuri, a tormentarla nel presente c’era la scuola e per essere ancora più precisi lei..la matematica.
- Sono tornata..- urlò per avvisare la famiglia del suo rientro.
La giornata era già stata faticosa di sé, i continui pensieri che le avevano affollato la mente non avevano fatto altro che rendere tremenda ed interminabile quel mercoledì. Nekosan ed Inuyasha..due nomi le riempivano la mente. Non faceva che pensare all’uno e all’altro chiedendosi come avesse fatto per finire in quella situazione.
Era stato il demone gatto in così poco tempo a trovare un modo per inserirsi tra lei ed Inuyasha, o il suo rapporto con il mezzo demone si era in qualche modo deteriorato senza che lei nemmeno se ne rendesse conto?
L’una o l’altra ipotesi conducevano al medesimo risultato..si era, in qualche strano modo, affezionata a Nekosan e, contemporaneamente, amava Inuyasha.
Ovviamente, al momento, non c’era termine di paragone tra i due sentimenti, ma una parte della sua coscienza continuava a tormentarla chiedendole cosa sarebbe accaduto se quel sentimento, ancora nuovo, fosse pian piano cresciuto sino a diventare qualcosa di più profondo ed importante.
Quando si accorse che dall’interno della casa non era giunta nessuna risposta si avviò per informare la madre ed il nonno del suo ritorno. Si stupì di trovare tutti gli ambienti vuoti e un’unica luce accesa in cucina..diede un’occhiata in giro e si avvicinò poi al tavolo quando notò su di esso un foglio per gli appunti.
Kagome,
ieri ho dimenticato di dirti che oggi sarei andata a scuola di Sota per incontrare i suoi insegnanti..il nonno è venuto con me.
Non so a che ora rientreremo, per precauzione ti ho quindi lasciato in frigo qualcosa di già pronto.
                                                                       Mamma”
La ragazza sospirò dopo aver letto il biglietto..era sola. Sfumarono così tutti i suoi piani di mettere a tacere la mente aiutando la mamma in qualche faccenda domestica o il nonno con qualche lavoretto al tempio..studiare era, ovviamente, l’ultima delle sue opzioni.
Salì nella sua camera e si sbarazzò della divisa della scuola, optando per un abbigliamento più pratico, legò i capelli in una coda di cavallo e decise di rilassarsi guardando un po’ la tv..si sarebbe almeno informata su ciò che stava accadendo nel suo mondo..era sempre nell’altra epoca tanto che seppure nel mondo moderno si fosse scatenata una terza guerra mondiale lei non l’avrebbe mai saputo. Accese la tv e cominciò a seguire distrattamente un notiziario.
- Cos’è quella strana scatola?- le domandò il mezzo demone comparendo silenziosamente al suo fianco.
Kagome sobbalzò spaventata e i battiti del suo cuore si calmarono solo quando si rese conto che a parlare era stato Inuyasha.
- Inuyasha ma sei forse impazzito? Volevi farmi morire di infarto?-
- Infa che?- domandò confuso
- Infarto..è un arresto cardiaco, capita quando.. oh, lascia perdere quello che volevo intendere è che mi hai spaventata.- disse accigliata
- Fhè, pensavo avresti percepito la mia presenza..- proclamò mentre, risentito, incrociava le braccia sotto le ampie maniche del suo haori.
- Ero distratta..- mise fine all’inutile discussione Kagome.
- Come mai sei qui?- domandò poi curiosa
- Bisogna riprendere la ricerca dei frammenti e, come al solito, se non vengo a prenderti io tu torni sempre in ritardo..- proclamò
- Ti avevo detto che avevo intenzione di restare nella mia epoca per qualche giorno e sono tornata solamente ieri. Se sei qui, quindi, perché speri che io decida di tornare con te, sappi che non accadrà.- disse risentita e determinata a far valere le sue ragioni.
- Non è solo per questo..- ammise imbarazzato il mezzo demone
- È forse accaduto qualcosa dall’altro lato?- chiese per spronarlo a continuare.
- Nulla di cui tu debba preoccuparti..- esclamò laconico evitando di guardarla
- Dimmi la verità Inuyasha..- cominciò lei mentre una strana ansia la invadeva. Di solito quando Inuyasha si rifiutava di guardarla in volto era perché c’era di mezzo Kikyo.
- Lascia stare. Sono venuto qui solo per sapere come procede la guarigione delle tue ferite..- disse
- Sto molto meglio, grazie. Grazie alle medicine della mia epoca i tagli si cicatrizzano più velocemente.-
- Mi fa piacere saperlo..-
Si limitò ad annuire mentre si chiedeva il perché di quella strana tensione che serpeggiava tra loro. Aveva timore nel porgli quella domanda, paura di sentire la sua risposta, ma la voglia di conoscere la verità risultò essere più forte di ogni incertezza.
- Hai..incontrato Kikyo, vero?- domandò, cercando di assumere un tono neutrale.
Inuyasha si voltò di scatto a fissarla spalancando gli occhi.
- E..e tu come fai a saperlo?- esclamò scioccato, rendendosi conto troppo tardi di aver con quella frase risposto affermativamente alla domanda della ragazza.
- Lo immaginavo..- rispose atona Kagome.
- K..Kagome..- tentò lui
- Non mi devi spiegazioni, Inuyasha.-
Per un momento il silenzio calò nella stanza, mentre i due occupanti sembravano impegnati a guardare in due punti completamente opposti.
- C..come hai fatto a capirlo?- domandò per spezzare il silenzio.
Kagome sorrise..a quel punto perché non dire le cose chiaramente?
- Ogni volta che vai da Kikyo non riesci per alcuni giorni a fissarmi in volto..- esclamò tranquilla spostando lo sguardo sul mezzo demone.
- Questo non è vero..- cominciò irato lui, ma non appena i suoi occhi incontrarono quelli della ragazza non riuscì a reggere il suo sguardo e abbassò il volto.
- Ecco vedi..- replicò apparentemente tranquilla Kagome.
Sospirò, se fuori tentava di mantenere un’espressione tranquilla e pacata, dentro di sé avvertiva la solita matassa di sensazioni: dolore, gelosia, tristezza, risentimento, rabbia.. Probabilmente fu proprio quest’ultima emozione che la spinse a parlare senza troppo preoccuparsi delle possibili conseguenze.
- Non riesci a guardarmi perché in me vedi lei.- bisbigliò
- Come?- domandò il mezzo demone sicuro di non aver sentito bene.
- Ogni volta che incroci i miei occhi, ogni volta che guardi me vedi lei. Per te non sono altro che un’altra versione di lei..ma Inuyasha quando capirai che io non sono Kikyo?- domandò risentita.
- K..Kagome ma cosa stai dicendo? Io so perfettamente che tu non sei Kikyo..tu e lei siete due persone diverse..- replicò il mezzo demone
- Davvero? E allora perché ogni volta che stai con lei non riesci poi a guardare me negli occhi? Pensi forse che se non fossi nata io la donna che ami potrebbe riavere la sua anima? Vedi me come ladra di un qualcosa che prima apparteneva a lei?- chiese esponendo tutti i suoi dubbi.
- Non dire mai più nulla del genere..- urlò, lasciando la ragazza di stucco.
- Non voglio sentirti mai più dire scemenze del genere. Come puoi, dopo tutto il tempo passato insieme, chiedermi una cosa del genere? Quando io guardo te..vedo Kagome e nessun ’altra.- proferì serio sostenendo senza esitazione lo sguardo della ragazza e avvicinandosi ulteriormente a lei.
Quelle parole a Kagome sembrarono le più belle mai sentite, lui non la considerava “un’altra versione” di Kikyo. Per lui lei era Kagome e basta.
- Mi fa piacere saperlo..- esclamò più tranquilla e leggermente imbarazzata.
Decise comunque di approfittare di quel momento..aveva fatto 30, perché non fare 31?
Nel futuro c’erano solo loro due, quella era l’unica possibilità di parlare senza temere che, ancora una volta, il fantasma di Kikyo si insinuasse tra loro.
- Spiegami il perché allora, Inuyasha..- lo pregò
- K..Kagome i..io..- cominciò lui in evidente difficoltà.
La fissò poi per qualche secondo e leggendo tristezza e dolore in quegli occhi che adorava decise di essere sincero, di sforzarsi mettendo da parte il suo orgoglio per dare una risposta a quella splendida ragazza che se ne stava immobile a fissarlo.
- Se non riesco a sostenere il tuo sguardo è perché in quelle occasioni io..mi sento in colpa. So di ferirti ogni volta che corro da lei, ma ogni volta che si parla di Kikyo finisco per concentrarmi sempre unicamente sulla mia sofferenza, sui miei bisogni. E sapere che ogni volta che torno tu sei sempre lì ad aspettarmi Kagome mi fa sentire ancora peggio, mi fa capire quanto io non meriti di averti accanto..- proclamò esponendo per una volta i suoi sentimenti.
- Sarò sempre lì ad aspettarti. Ricordi, ho promesso che sarei restata per sempre al tuo fianco..- disse lei commossa dalle parole del ragazzo
- Kagome..- si limitò a rispondere lui tentando di farle capire attraverso quel semplice chiamarla, attraverso una sola parola quanto lei per lui fosse importante.
Senza che i due se ne rendessero conto i loro visi cominciarono ad avvicinarsi. Il rossore imporporava le loro guancie e le menti di entrambi erano in subbuglio..Kagome agognava di sentire quel leggero tocco, si era più volte domandata che sensazioni le avrebbe provocato far incontrare le loro labbra. Aveva per troppe notti sognato e desiderato quel contatto e adesso, finalmente, stava per accadere.
Un secondo prima che le loro labbra si sfiorassero Inuyasha arretrò bruscamente, impedendo quel sospirato contatto.
- K..Kagome io m..mi dispiace ma..- cercò di spiegarsi
- Ti prego..non c’è bisogno di dire nulla..- rispose atona la ragazza
- K..Kagome..- cercò di spiegarsi e di incontrare i suoi occhi, ma la frangia corvina della ragazza gli impediva di perdersi in quelle iridi nocciola.
- Ti prego va via..- lo pregò la ragazza
Inuyasha esitò muovendo qualche passo incerto verso la moretta, tentando, o meglio sperando, di poter dire o fare qualcosa che cancellasse o almeno spiegasse il suo gesto..ma sapeva che non sarebbe stato possibile.
Chinò il capo e con un movimento rapido fuggì via lasciandola lì.
Le gambe di Kagome cedettero e in pochi secondi si ritrovò a piangere disperata sul pavimento della cucina.. che stupida! Le cose con lui sarebbero sempre andate così, pensò.
 Qualche bella parola, qualche gesto deciso e lei pronta ad illudersi che lui fosse disposto a darle di più. Ma, ogni volta, nel momento della verità lui fuggiva..fuggiva perché pensava a lei, fuggiva perché Kagome non era lei..
Le risultò tutto chiaro, dopo quella sera ancora di più.
 Per lui sarebbe esistita sempre solo e soltanto Kikyo.. né nel passato, né nel futuro, da nessuna parte c’era posto per lei ed Inuyasha.
 
Con un movimento agile si rigettò nel pozzo mentre sentiva la testa dolergli a causa dei troppi pensieri.
Come aveva fatto a trovarsi in quella situazione? Come c’era finito?
Era stato sul punto di baciare Kagome, ma il pensiero di ciò che era avvenuto qualche ora prima lo aveva bloccato. Non voleva baciare Kagome quando sapeva perfettamente che poche ore prima aveva stretto tra le braccia e baciato un’altra donna. Si maledì ripensando alla voce atona di Kagome pochi minuti prima..doveva sicuramente averla ferita.
Kikyo e Kagome, Kikyo e Kagome, Kikyo e Kagome..possibile che il suo cuore e la sua mente fossero sempre divisi ed inconciliabili riguardo alle due donne? Che tutto ciò fosse da attribuire alla sua natura ibrida?
Il cuore quasi gli si fermò in petto quando realizzò una cosa..di tutta quella confusione, di tutto quell’altalenare, di tutta quell’incertezza l’unica a farne le spese era Kagome..
Kagome..non avvertire il salato odore delle sue lacrime fu impossibile. Si maledì, lei per lui era fonte di gioia, di sicurezza e coraggio, lui per lei era solo fonte di angoscia e dolore.
 



Note dell'autrice:
Hello people,
ed ecco il nuovo capitolo anche di questa storia..
Spero non me ne vorrete per come sono andate le cose, ma tutto ciò era necessario per il seguito della storia :)
Sarei curiosa però anche di sapere le vostre opinioni..cosa pensate accadrà quando Kagome farà ritorno nel futuro? Come gestirà le cose tra Nekosan ed Inuyasha??
Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate :D
Baci Vanilla ^^

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Capitolo 9
*** Una luce nel buio! ***


Decidere di far ritorno, il giorno successivo, nell’era Sengoku, rispettando così la scadenza prefissata, non fu una cosa semplice per Kagome. Più volte si era interrogata su quale fosse il modo più giusto e corretto d’agire; ogni volta che giungeva ad una qualche conclusione,però, presto trovava in questa numerose falle e mancanze.
Il comportamento di Nekosan l’aveva sorpresa, quello di Inuyasha delusa.. il risultato finale era solo un enorme e dirompente confusione, che le causava un gran mal di testa.
Quello col demone gatto era stato il suo primo bacio, quello mancato con Inuyasha un qualcosa tanto desiderato.
Sospirò.  Sciogliere quell’intricata, complessa e delicata matassa di sentimenti, emozioni e rapporti non era per nulla semplice. Il cuore pulsava, alternativamente, di gioia e dolore, sorpresa e rancore, dubbio e gelosia a seconda che pensasse all’uno o all’altro. Pensò che tutto sarebbe stato più semplice se fosse potuta rimanere ancora qualche giorno nella sua epoca e ragionare scrupolosamente sull’accaduto, ma sapeva anche che ciò non era possibile. Inoltre, rimandare il problema non l’avrebbe di certo risolto. Optò quindi per la soluzione che le sembrò essere la più adatta e delicata. Se proprio era costretta alla loro costante presenza, avrebbe cercato, almeno per il momento, fin quando non avesse dato una linea logica ai suoi pensieri, di tenere distante sia l’uno che l’altro.
Sospirò ancora.
 Di certo “allontanare” Inuyasha non sarebbe stato difficile, pensò tristemente. Visto l’accaduto il mezzo demone per alcuni giorni se ne sarebbe stato sulle sue, imbarazzato e corrucciato per il suo stesso comportamento. Trattenere la vitalità e l’irruenza di Nekosan sarebbe stata cosa ben più complicata.
Di una sola cosa era certa: una soluzione andava trovata.
Terminò di inserire nello zaino tutto ciò che reputò potesse esserle utile e dopo aver salutato la sua adorata famiglia prese un bel respiro e si lanciò nel pozzo.
Non ebbe nemmeno il tempo di risalire completamente lo stretto condotto che una mano artigliata le afferrò il polso e, come se pesasse meno di una piuma, la sollevò e le fece toccare delicatamente terra. Prima ancora che potesse capire chi l’avesse aiutata, si ritrovò attirata in un abbraccio caloroso. Le guancie le si imporporarono quando riconobbe quel profumo..Nekosan.
-N..Nekosan..- si limitò a dire, ancora confusa e sorpresa per quell’espansivo benvenuto.
-Ciao, Kagome. Era da questa mattina all’alba che mi aggiravo per la foresta in attesa della tua venuta. Quando ho sentito il tuo odore farsi più forte, sono corso a darti il benvenuto..- disse entusiasta, allontanandola leggermente da sé per guardarla in volto.
-Già..- riuscì solo a replicare Kagome ancora imbarazzata.
Colse però l’occasione per fare qualche passo indietro e mettere qualche centimetro in più di distanza tra sé e il demone gatto.
-Va tutto bene?- le domandò Nekosan, scrutandole attentamente il volto.
-C..certamente.- rispose, accompagnando le sue parole con una risatina nervosa.
- Dove sono gli altri?- domandò con tono deciso, avviandosi con finta noncuranza verso il villaggio.
- Al villaggio, naturalmente.- rispose, affiancando immediatamente la ragazza e continuando a fissarla.
Kagome continuò a camminare per diversi minuti tentando di ignorare il profondo sguardo fissato ostinatamente su di sè, ma alla fine si spazientì.
- Insomma, Nekosan, perché continui a fissarmi?- gli chiese decisa.
- Mi chiedevo per quanto tempo ancora volessi evitare la questione.- rispose lui rapidamente, come se non stesse aspettando altro che lei gli porgesse quella domanda.
- Quale questione?- domandò finta sorpresa Kagome.
- Del bacio, ovviamente.- proferì semplicemente lui scrollando le spalle.
Kagome si bloccò. Raddrizzò la schiena, strinse i pugni e arrossì tremendamente, contemporaneamente sorpresa e infastidita. Non era certo abituata alla schiettezza e alla sincerità del demone e in più il suo tono noncurante mentre parlava dell’argomento l’aveva leggermente infastidita e offesa. Mentre pensava a quale fosse il modo più adatto per ribattere, e soprattutto negare, Nekosan la precedette.
- Se per te è ancora così difficile e imbarazzante affrontare l’argomento, aspetterò. Ma sappi che non potrò dimenticare quello che è accaduto.- le disse ad un soffio dal viso.
Senza lasciare il tempo a Kagome di capire cosa stesse per accadere, le prese delicatamente il viso tra le mani e la baciò a fior di labbra. Sorrise poi all’espressione sconvolta della ragazza e con un balzò sparì. Kagome si sfiorò con aria distratta le labbra, che risultarono calde al tocco, e con la mente ancora in subbuglio decise poi di proseguire verso il villaggio. Sorrise quando cominciò a intravedere le figure spigolose delle vecchie capanne, le lunghe strisce di terreno riservate alla coltivazione, e numerosi uomini intenti a lavorare nei campi. Durante il tragitto che la separava dalla dimora di Kaede, rispose educatamente ai saluti che le venivano rivolti da donne occupate in svariate attività e allegri bambini che si godevano la spensieratezza tipica della loro età. Sentì una sensazione di pace e leggerezza invaderla mentre attentamente scrutava quel paesaggio così familiare. Nulla era cambiato e proprio quella visione di costanza, coerenza e in un certo modo monotonia le regalava una sensazione di certezza, sicurezza e stabilità. Ormai anche quello era il suo mondo, la sua casa.
Salutò felice il piccolo Shippo, che le si gettò tra le braccia, abbracciò affettuosa Sango e si limitò a rivolgere un cenno con la mano al monaco..chissà che un contatto troppo ravvicinato non avesse scatenato le sue tendenze maniache, mai opportunamente celate.
Nonostante l’accaduto si guardò intorno riscoprendosi, come sempre, desiderosa e impaziente di rivedere il mezzo demone. Capendo la motivazione del comportamento dell’amica, Sango con un cenno del capo le indicò la capanna alle loro spalle. Kagome sorrise lieta, avrebbe potuto rivederlo con l’eventuale scusante di essersi recata lì per porgere i suoi saluti all’anziana sacerdotessa.
Si avvicinò, con passo incerto e battito irregolare, alla capanna. Ancor prima di essere giunta dinnanzi all’ingresso, la stuoia venne sgarbatamente scostata rivelando la figura del mezzo demone. Kagome si irrigidì e stupidamente arrossì.
- I..Inuyasha..- biascicò incerta.
Dal canto suo Inuyasha la osservò per qualche secondo titubante, indurì poi i lineamenti dello sguardo e la oltrepassò con apparente noncuranza.
- Come sempre sei in ritardo..- le fece notare con tono indispettito.
Kagome si paralizzò quando udì quel tono brusco e irato. Non le si rivolgeva in quel modo da quando era cominciato il loro viaggio. Ebbe la sensazione di esser tornata a diversi mesi prima, di aver fatto mille passi indietro.
- I..io..ecco.. In verità ho fatto tardi per preparare il pranzo.- tentò di spiegare, ricacciando indietro le lacrime e mostrando, come prova alle sue parole, i cestini che con cura aveva preparato prima di far ritorno.
- Non era affatto necessario.- proferì lui - Perdi sempre tempo in queste sciocchezze, senza curarti di quello che è il nostro scopo principale. Sei qui per ritrovare i frammenti della sfera e non per partecipare ad un’allegra scampagnata.- disse, senza nemmeno guardarla.
Il silenzio calò sulla compagnia. Sango e Miroku fissavano accigliati e sconvolti Inuyasha, mentre il piccolo Shippo indignato si ribellò.
- Inuyasha, ma come ti per- - cominciò il cucciolo di demone volpe con tono indignato.
- Taci!- lo interruppe il mezzo demone con tono perentorio.
Kagome si indignò.
- Adesso basta! Non conosco il motivo del tuo malumore, né mi interessa conoscerlo. Non hai alcun diritto di parlarci così. Sono in ritardo e ti chiedo scusa per questo. Dunque, non indugiamo oltre e partiamo.. in modo che io mi renda utile nello svolgere il mio compito.- proferì con voce rotta, ma decisa.
Inuyasha la osservò per qualche secondo e senza dir nulla si voltò e si incamminò.
Miroku e Sango lanciarono un’eloquente occhiata a Kagome e recuperate le loro cose si misero in cammino. La ragazza prese un bel respiro e, con uno Shippo ancora spaventato tra le braccia, seguì gli amici.
- Ehi, aspettate un attimo. Dov’è Nekosan?- domandò a nessuno in particolare guardandosi intorno.
- Se il demone gatto non è qui, vuol dire che partiremo senza di lui..- disse con tono di chi non ammetteva repliche Inuyasha.
- Non c’è bisogno di misure drastiche, mezzo demone. Sono qui..- disse con tono irato il demone gatto, mentre atterrava proprio accanto a Kagome.
- Non indugiamo oltre..- ringhiò il mezzo demone, dopo aver lanciato un’occhiata di puro odio a Nekosan.
Il viaggio proseguì nel più assoluto silenzio. Inuyasha camminava dinnanzi a tutti, perso nel suo malumore, Nekosan tentava disperatamente di instaurare una conversazione con Kagome che si limitava a rispondere a monosillabi, Shippo e Kirara si limitavano a camminare senza restare indietro e infine Sango e Miroku chiudevano la fila marciando in silenzio, probabilmente, contagiati dal malumore generale.
L’aria furiosa ed indispettita di Inuyasha celava in realtà un profondo risentimento e una profonda collera verso sé stesso. Non riusciva a credere di aver detto quelle parole a Kagome. Da quando era tornato nel suo mondo non aveva fatto altro che ripensare a lei, a quello che stava per accadere, all’odore delle sue lacrime e alla pressante voglia di chiederle perdono. Quando l’aveva rivista si era improvvisamente sentito completo, aveva raggiunto quella quiete interiore che solo Kagome sapeva donargli ma, l’aver subito dopo sentito, l’odore del demone gatto sulla ragazza l’aveva fatto infuriare. Non era stato solo quello a spingerlo a comportarsi in quel modo. Quella trascorsa era stata una notte molto lunga.. il mezzo demone più volte aveva ripensato alle due donne della sua vita e alla sofferenza che infliggeva a Kagome. Più volte la sua coscienza gli aveva suggerito che lasciarla andare con Nekosan sarebbe stata probabilmente la scelta più sana e giusta per il futuro della ragazza, ma lui non voleva nemmeno prenderla in considerazione un’idea del genere. Non voleva rinunciare a Kagome, ma non avrebbe mai potuto dire addio a Kikyo. L’imbarazzo per quanto stava accadendo il giorno precedente aveva ulteriormente complicato la situazione..portandoli fino a quel punto.
- A cos’è dovuto tutto questo malumore?- chiese la voce spazientita di Nekosan.
Il mezzo demone si irritò ancor di più nell’udire quella voce, che alle sue orecchie arrivava stridula e stonata. Si voltò con l’intento di rispondergli a tono ma le parole gli morirono tra le labbra. Un odore conosciuto gli solleticò le sviluppate narici. Il tanfo di un’accozzaglia di demoni, un’aura demoniaca potente e malvagia..il fetore di Naraku.
Si accorse immediatamente che anche i suoi compagni di viaggio avevano percepito l’imminente arrivo del loro nemico giurato. Miroku, Sango e Kagome si erano fatti più vigili ed attenti, Nekosan si era irrigidito e aveva portato una mano sull’elsa sua misteriosa spada, mentre Kirara, avvolta da una vampata di fiamme, aveva assunto un aspetto decisamente più minaccioso di quello solito.
- Sembra che a breve avremo visite..- esclamò divertito Nekosan.
Il demone gatto si parò dinnanzi a Kagome, in una posizione difensiva. Quel gesto irritò non poco il mezzo demone. Si sentiva surclassato, c’era già lui a proteggere la ragazza. Pensò, tuttavia, che ciò gli avrebbe permesso di affrontare più liberamente Naraku.. per quanto gli costasse ammetterlo Kagome sarebbe stata ben protetta e lui si sarebbe potuto concentrare completamente nell’eliminare il loro avversario.
Naraku non si fece attendere a lungo; comparve al centro della radura in un turbine di miasma causando il sollevamento di ciottoli e sassi che costrinse tutti i presenti a ripararsi gli occhi per non subire danni.
- Naraku..bastardo..- lo accolse ringhiando Inuyasha.
- Mhmh, vedo che ho l’onore di essere accolto dal gruppo al completo.- disse col solito tono beffardo fissando tutti i presenti Naraku. Concentrò poi la sua attenzione sull’ultimo arrivato del gruppo.
- Nekosan, vedo che sei caduto davvero in basso. Eri così disperato da unirti ad un gruppo di perdenti? Di certo la cosa non ti gioverà.- lo derise.
- Tu già lo conoscevi?- domandò Inuyasha con tono accusatorio al demone gatto.
- Non esserne così stupito, mezzo demone. Mi sembra di averti già detto che il bastardo qui presente ha un conto in sospeso con me..- replicò.
Inuyasha ringhiò, ma tornò poi a prestare attenzione a Naraku.
- Naraku, questo è il giorno della tua fine.- annunciò.
Il demone scoppiò in una risata divertita, che fece ancor più infuriare il mezzo demone.
- Inuyasha, sempre il solito impulsivo. Mi dispiace deluderti, ma oggi non sono qui per combattere.-
- Davvero? Sei giunto fin qui solo per una visita di cortesia?- domandò Miroku, tentando di capire le intenzioni del demone.
- Ne avrei fatto volentieri a meno,monaco. Tuttavia credo che gradirete, specialmente Inuyasha, essere informati di ciò che sta accadendo..-
- Sentiamo, maledetto, cos’è che vorresti dirci?- domandò, mantenendo la posizione d’attacco.
Naraku sorrise, mentre un’espressione di pura goduria e soddisfazione si dipingeva sul suo viso.
- Credete davvero che vi dirò ciò che so così facilmente? Saprete tutto se riuscirete a sopravvivere..- chiese con tono sadico e derisorio.
Mentre ancora il demone parlava il cielo si oscurò a causa del passaggio di una moltitudine di demoni.
- I demoni di Naraku..- constatò Sango, rafforzando la presa sulla sua arma.
- Esatto, Sango. È con loro che dovrete scontrarvi..- annunciò.
- Ci prendi forse in giro? A chi credi facciano paura queste mezze cartucce?- urlò, prima di scagliare una cicatrice del vento che si infranse, senza nessun effetto, contro la barriera che proteggeva Naraku.
Naraku non attese oltre, bastò un suo cenno e il numeroso gruppo di demoni si scagliò implacabile contro Inuyasha e gli altri.
- Ci penso io..- si offrì Miroku, cominciando a snodare il rosario che teneva sigillato il vortice del vento.
- Non sarà così semplice, monaco.- disse Naraku, che venne immediatamente circondato dai suoi insetti velenosi.
- Maledizione..- bisbigliò, sigillando nuovamente il vortice.
- Non preoccuparti, Miroku. Saranno anche in molti, ma basterà poco per eliminarli.- urlò Sango, mentre il suo Hiraikotsu tranciava di netto il corpo di numerosi demoni.
Miroku sorrise, incoraggiato dalle parole della donna che amava, e non esitò a lanciarsi anche lui nella lotta.
Eliminare quei demoni risultò un’impresa semplice, seppur lunga a causa dell’elevato numero degli avversari.
- Tsk. Naraku, erano questi i demoni con cui tentavi di tenerci impegnati?- lo derise, mentre fissava i cadaveri dei nemici.
Sorprendendo tutti, Naraku scoppiò in  una risata colma di divertimento.
- Che hai da ridere, maledetto?- ringhiò.
- Quei demoni, Inuyasha, non erano altro che un modo per tenervi occupati. Mentre tu sei qui occupato a combattere contro quelle nullità la tua bella sacerdotessa si sta per spegnere consumata dal mio miasma..- ghignò.
Inuyasha, così come il resto del gruppo, sbiancò nel comprendere il senso delle parole di Naraku. Quel combattimento era stato solo un espediente per tenerli impegnati e lontani, così da impedire che arrivassero in soccorso di Kikyo.
- Dannato! Cosa hai fatto a Kikyo?- urlò, mentre si scagliava contro il demone tentando di infrangere la sua barriera.
- Ahahah.. capisco la tua rabbia, Inuyasha. Per tale motivo ti darò la possibilità di sfogarti..-
Bastò un suo cenno e i cadaveri dei demoni, che precedentemente avevano eliminato, si rialzarono pronti a combattere ancora una volta.
- Come è possibile una cosa del genere?- domandò sorpreso il demone gatto.
- Questa è la danza dei cadaveri di Kagura..- spiegò Kagome.
La ragazza osservò Inuyasha che ancora ripetutamente tentava di attaccare Naraku. Vide la furia dipinta sul suo viso, miscelata ad un evidente preoccupazione per la sorte della sacerdotessa.
Osservò il demone allungare un tentacolo del suo corpo tentando di trafiggere il mezzo demone che fu costretto ad arretrare per non essere colpito. Approfittando della momentanea disattenzione di Inuyasha, rivolse un sorriso sadico al gruppo e poi sparì. Il mezzo demone imprecò. Naraku era fuggito ma in quel momento tutto ciò che gli importava era trovare Kikyo e assicurarsi che stesse bene. Aveva bisogno di assicurarsi che le parole di Naraku non fossero altro che fandonie, altrimenti non sarebbe più riuscito a vivere. Non avrebbe permesso che a Kikyo fosse fatto ancora del male.
Si voltò a fissare i suoi amici impegnati a combattere i demoni. Incrociò per un momento lo sguardo preoccupato di Kagome, ma in quel momento aveva un’altra priorità. Sapeva che i suoi compagni ce l’avrebbero fatta e avrebbero capito il suo gesto.
- Miroku, occupatevi voi di questi demoni di basso rango.- urlò, rinfoderando Tessaiga.
- Cosa hai intenzione di fare, Inuyasha?- domandò il monaco, impegnato ad evitare gli attacchi nemici.
- E me lo chiedi? Devo andare da Kikyo..- annunciò e senza aggiungere altro spiccò un salto e sparì.
Kagome lo vide andar via, ma non ebbe il tempo di pensare a nulla e continuò a combattere accanto ai suoi amici.
Al termine della battaglia tutti risultarono essere esausti. Era stato necessario purificare o ridurre i demoni in brandelli per impedire a questi di rialzarsi e tornare ad attaccare. Era stato uno scontro semplice, ma logorante.
- Sono esausto..- si lamentò il cucciolo di demone volpe, lasciandosi cadere a terra.
Sango e Miroku imitarono il cucciolo, limitandosi ad annuire.
- Certo che voi umani vi stancate facilmente..- disse tranquillo Nekosan, mentre fissava gli amici sorridente e per nulla provato dalla lotta.
Si voltò poi a fissare Kagome e ciò che vide lo fece infuriare. La ragazza se ne stava immobile a fissare con occhi lucidi e corpo rigido il punto in cui il mezzo demone era sparito per partire alla ricerca della sua donna. Quando la ragazza si accorse dello sguardo del demone, si voltò a fissarlo e chinò subito il capo per impedirgli di leggere la sua sofferenza.
- Scusate. Ho bisogno di.. acqua..- bisbigliò.
Si rese conto da sola di quanto le sue parole suonassero assurde, ma non le importò. Tutto ciò che desiderava in quel momento era restare sola. Inuyasha era ovviamente partito alla ricerca di Kikyo non appena aveva saputo che la sacerdotessa poteva essere in pericolo, e anche se da un punto di vista razionale riusciva ad accettare la cosa, in concreto il tutto era estremamente doloroso. Non si chiese il perché del “magnanimo” gesto di Naraku.. in quel momento non le importava. Quando pensò di essersi allontanata abbastanza dal resto del gruppo, si lasciò andare facendo sgorgare tutte le lacrime che sino a quel momento aveva faticosamente trattenuto. Era normale che in quel momento Inuyasha fosse con Kikyo, ma faceva così dannatamente male quella consapevolezza. Quando le lacrime si fecero più insistenti e i singhiozzi più rumorosi, non si oppose alle due braccia forti che la strinsero in un caldo abbraccio. Ancora una volta aveva riconosciuto il profumo di Nekosan e nonostante odiasse farsi vedere in quelle condizioni, in quel momento tutto ciò di cui aveva bisogno era essere consolata.
- Piangi quanto vuoi, Kagome. Io sono qui con te!- le disse il demone gatto prima di stringerla ancora più forte a sé.
Trattenere tutto il fiume di dolore fu a quel punto impossibile e Kagome pianse senza ritegno, senza vergogna, senza freni. Tutto ciò di cui aveva bisogno in quel momento era di liberarsi di quel mare di dolore. Essere stretta tra le braccia del demone le diede la sensazione di avere un appiglio, una piccola speranza per non perdersi nella sua disperazione. Una lieve luce nel buio più profondo.



Angolino dell'autrice:
Ehm..si, sono io!
Salve a tutti,
nonostante le vostre speranze non sono ancora sparita xD
Sono tremendamente in ritardo sia con gli aggiornamenti, sia con le recensioni che con tutto il resto..la causa? Sempre quella maledettissima università..se poi ci aggiungiamo anche la connessione internet potete avere un quadro della situazione disperata xD
Prometto che recupererò il prima possibile..ho un bel pò di storie da recensire :)
Intanto vi lascio al nuovo capitolo sperando che vi piaccia..anche se immagino che dopo averlo letto avrete voglia di picchiarmi xD
Baci Vanilla ^^

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Capitolo 10
*** Strade divise. ***


Dall’alto del pendio Kagome si fermò a rimirare il paesaggio sottostante. Il piccolo villaggio era in pieno fermento data la tarda ora mattutina e ogni suo abitante sembrava svolgere in completa serenità le proprie mansioni. Le sembrò strano che il respirare quell’aria così pura e salutare rispetto a quella del suo mondo, non la colmasse questa volta di tranquillità e buon umore. Far ritorno al villaggio di Kaede le aveva sempre provocato una piacevole sensazione, una sorta di pace interiore, ma questa volta non fu così. Nulla riusciva a contrastare l’inquietudine che le si era annidata nel cuore dal momento in cui Inuyasha era sparito, senza dire una parola, alla ricerca di Kikyo. Accompagnata dal gruppo che viaggiava in un insolito e pesante silenzio attraversò il villaggio fino a giungere dinnanzi alla capanna della vecchia sacerdotessa. Quando l’ingresso fu accessibile, una volta rimossa la stuoia, si stupirono tutti della scena che si disegnava dinnanzi ai loro occhi: Kaede ed Inuyasha sembravano assorti in un’importante discussione, ed entrambi avevano in viso disegnata un’espressione che non prometteva nulla di buono.
-Inuyasha..- bisbigliò avanzando verso il mezzo demone.
-Finalmente siete arrivati. Diamoci una mossa sono qui ad aspettarvi da molte ore ormai.- disse sbrigativo e senza degnare di troppa attenzione la ragazza il mezzo demone.
-Cos’è tutta questa fretta, Inuyasha?- domandò il monaco fissando intanto con la coda dell’occhio la reazione di Kagome.
-Sedetevi, così Inuyasha potrà dirvi ciò che deve.- li invitò Kaede.
Silenziosamente presero tutti posto intorno alle fiamme che ardevano al centro della capanna. Kagome studiò attenta il mezzo demone tentando di capire il motivo di tutta quella fretta. Molte domande premevano per uscire, ma comprese che sarebbe stato meglio prima di parlare ascoltare ciò che il ragazzo aveva da dire.
-Avanti, cagnolino, siamo tutti ansiosi di sapere ciò che hai da dirci.- lo esortò Nekosan.
Kagome si sorprese non poco quando il mezzo demone ignorò completamente le parole del demone gatto e cominciò istantaneamente il suo racconto.
-Dopo ciò che Naraku ci ha detto durante l’ultimo scontro ho cercato Kikyo in lungo e in largo, ma non sono riuscito a trovarla.- disse stringendo i pugni.
-Non sei riuscito a fiutare il suo odore?- gli domandò Sango atona.
-Si, ma ogni volta che giungevo nel luogo in cui questo si faceva più intenso era già troppo tardi. Kikyo era già andata via. Ho corso per tutta la notte sperando di trovare altre tracce, ma sembra sia scomparsa nel nulla.-
-Crediamo abbia eretto una barriera per nascondersi a Naraku e recuperare nel frattempo le forze.- aggiunse Kaede.
-Ho domandato a molti viaggiatori se avessero nel loro cammino incontrato una sacerdotessa e molti di loro mi hanno raccontato di aver visto una sacerdotessa gravemente ferita dirigersi verso sud. Tutti loro mi hanno detto che Kikyo vessava in gravi condizioni, ma che nessuno è stato in grado di convincerla a fermarsi. Non riesco a comprendere i piani di Kikyo, ma so che si è allontanata già molto..- concluse.
-Cosa hai intenzione di fare?- gli domandò Miroku.
-La seguirò, naturalmente. Se Kikyo è stata ferita potrebbe aver bisogno del mio aiuto.- spiegò a tono alto, quasi infastidito da quella domanda.
-E la ricerca dei frammenti della sfera?- chiese Shippo.
-Già, non possiamo interromperla. Sono ormai pochi i frammenti rimasti e non possiamo permettere che questi cadano nelle mani di Naraku.- aggiunse Nekosan.
-Trovare Kikyo in questo momento è la cosa più importante.- urlò Inuyasha facendo sobbalzare tutti, in particolare Kagome.
-Tuttavia capisci che ciò che hanno detto Shippo e Nekosan è giusto, vero?- gli domandò Miroku.
-Si.- bisbigliò lui. –In effetti è proprio per questo che sono tornato qui.-
-Cosa vuoi dire?- chiese Kagome, prendendo per la prima volta parte alla conversazione.
-Sapevo che sareste tornati ad aspettarmi qui. Non possiamo abbandonare in questo momento la ricerca dei frammenti, ma io non posso abbandonare Kikyo.- affermò con tono serio e deciso.
-Come conti dunque di procedere?- si intromise Miroku tentando di comprendere le idee del mezzo demone.
-Ci separeremo. Io andrò verso sud alla ricerca di Kikyo, mentre Kagome sarà in grado di condurvi verso i frammenti rimasti.- disse, evitando appositamente lo sguardo della ragazza.
-Non c’è altro da dire allora, no?- chiese atona Kagome.
-No, infatti. Io partirò immediatamente e anche voi dovreste fare altrettanto.-
Senza attendere oltre si alzò, assicurò Tessaiga alla cintura, lanciò un’occhiata a tutti i presenti nella capanna e senza dire altro andò via.
-Va via così?- chiese infastidito Shippo mentre tutti gli altri erano ancora intenti a fissare sbalorditi l’ingresso della capanna.
-In questo momento tutto ciò che gli importa è ritrovare Kikyo.- esclamò con voce spettrale Kagome uscendo anch’essa dall’abitazione.
 
 
Osservando il cielo calmo e stellato Miroku lasciò la mente libera di divagare. Erano trascorsi ormai quindici giorni da quando Inuyasha si era separato dal gruppo per partire alla ricerca di Kikyo. Si domandò se fosse riuscito infine a trovare la sacerdotessa e quanto tempo ancora avesse impiegato per far ritorno. Quelli trascorsi erano stati giorni difficili. Subito dopo la partenza del mezzo demone Kagome si era chiusa in un ostentato mutismo, alternava momenti di rabbia a momenti di tristezza e nulla riusciva a consolarla. Durante le lotte, se si imbattevano in qualche demone, era diventata estremamente combattiva e terribilmente pericolosa per i loro nemici. Le notti rappresentavano il momento peggiore della giornata. Non appena si addormentava cominciava a piangere nel sonno “costringendo” gli altri ad assistere al tormento che la stava dilaniando. Da quando Sango, preoccupata, le aveva raccontato di ciò che accadeva mentre dormiva, la ragazza non sonnecchiava più di tre ore a notte, passava il resto della nottata seduta costantemente in direzione sud. Né Sango, né Shippo, né Nekosan erano riusciti, nonostante gli innumerevoli tentativi, a riscuoterla da quello strano torpore in cui si era lasciata andare.
-C’è qualcosa che non va, Miroku?-
Il monaco tornò al presente, sorridendo alla figura di Sango che gli si era seduta accanto.
-No, Sango. Stavo pensando a quanto sia difficile questa situazione.- bisbigliò, indicando con un cenno del capo la figura di Kagome che se ne stava immobile a scrutare l’oscurità.
-Povera Kagome. Mi fa davvero male vederla ridotta in quel modo.- constatò con tono triste accarezzando distrattamente il folto manto di Kirara che sonnecchiava beata tra le sue braccia.
- È in quello stato da quando il cagnolino è andato via.- affermò Nekosan, atterrando con un balzo alle loro spalle.
-Di sicuro non deve essere piacevole sapere che l’uomo che ami sta disperatamente cercando un’altra donna..- sussurrò Sango fissando Nekosan.
Il demone gatto, dal canto suo, si limitò ad annuire mentre tornava a fissare il profilo di Kagome. Durante quei quindici giorni aveva tentato in diversi modi di parlare a Kagome, ma la ragazza rendeva difficile qualsiasi tentativo di conversazione. Non volendo forzarla, Nekosan aveva preso a passare tutte le notti sui rami degli alberi così da poterla osservare e sorvegliarla senza infastidirla o indispettirla.
Prestò maggiore attenzione a ciò che lo circondava quando un odore simile a quello del mezzo demone, ma in qualche modo più marcato, gli solleticò le narici.
-C’è qualcosa che non va, Nekosan?- gli domandò Miroku, vedendo l’espressione dubbiosa del demone.
-Monaco, sento un fetore molto simile a quello del tuo amico mezzo demone. Nell’odore che percepisco però non vi è traccia umana. Possibile che il tuo amico sia diventato un demone completo?-
-Sesshomaru.- disse Kagome con voce atona avvicinandosi al gruppo. – È sua l’aura che sento avvicinarsi.-
Tutti rimasero stupiti nel constatare quanta padronanza avesse assunto Kagome nell’utilizzo dei suoi poteri grazie agli ardui combattimenti che si erano trovati ad affrontare in quei giorni.
-Cosa vorrà? Grazie al suo fiuto avrebbe dovuto già aver compreso che suo fratello non si trova qui.- sibilò Nekosan.
Non ci fu tempo per aggiungere altro perché l’altezzosa ed elegante figura del demone cane si stagliò dal profondo della foresta, accompagnata da quella meno appariscente di Jaken, Rin e Ah-Un.
-Vedo che il mio fratellino effettivamente non è qui..- disse il demone maggiore.
-Come puoi vedere.- gli rispose fredda Kagome.
-Dov’è quel buono a nulla?- domandò ancora.
-A cos’è dovuto tutto questo improvviso interessamento nei confronti di tuo fratello?- domandò la ragazza.
Sesshomaru assottigliò gli occhi probabilmente infastidito dalla sfrontatezza della ragazza.
-Kagome.- la ammonì Miroku.
-Non è lui che stavo cercando.-
-Allora cosa ti ha spinto fin qui?- gli domandò il monaco.
- Sembra che quel mezzo demone sia talmente stolto da non accorgersi di avere ciò che cerca già dinnanzi agli occhi.- affermò il demone maggiore ignorando la domanda di Miroku e fissando Nekosan.
-Andiamo.- ordinò poi rivolto ai suoi accompagnatori.
-Aspetta! Che significato avevano le tue parole?- gli domandò il monaco richiamandolo.
-Non sono qui per rispondere alle tue domande.- si limitò a dire in risposta il demone cane sparendo nel folto della foresta.
 
 
Note dell’autrice: Ciao a tutti,
e dopo meno di 24 ore rieccomi qui! Il capitolo effettivamente non è avvincente o altro, tuttavia era necessario per introdurre il prossimo che, vi assicuro, porterà un bel colpo di scena! In più i lettori più attenti potrebbero trovarci un fondamentale indizio per il futuro della storia :D
Detto ciò ringrazio ancora una volta chi legge le mie storie, chi le recensisce o le inserisce tra le seguite/ricordate/preferite. Grazie davvero!!
Baci, Vanilla.

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Capitolo 11
*** Non c'è mai limite al peggio! ***


Erano ormai trascorsi più di tre giorni da quando il gruppo si era imbattuto in Sesshomaru; Miroku, Sango e tutti gli altri avevano provato, insieme o per proprio conto, a dare un’interpretazione a quelle criptiche parole sperando di comprendere il senso di quell’enigmatica affermazione. A preoccupare, però, più di ogni altra cosa il gruppo di amici era il comportamento di Kagome. Di Inuyasha non avevano ancora avuto nessuna notizia e Kagome era caduta in una sorta di trance. Della ragazzina testarda, allegra e determinata non restava che una pallida imitazione. Kagome si era autoimposta uno stato di isolamento nella speranza di non contagiare con il suo malumore anche i suoi amici. Le lunghe ore passate a pensare, ricordare e riflettere le avevano concesso, ancora una volta, di scavare a fondo nei propri sentimenti. Durante i lunghi giorni trascorsi lontano da Inuyasha non aveva mai sorriso, aveva perso la sua vitalità e la voglia di guardare al domani con ottimismo; l’unica cosa che le aveva impedito di sprofondare in un baratro di disperazione erano stati i suoi amici e, in particolar modo, il sostegno silenzioso di Nekosan. Aveva apprezzato il modo non invadente di starle vicino del demone gatto e glie ne era grata. Rovistando in quel luogo confuso che era la sua mente si era accorta di aver sviluppato un rapido e genuino affetto nei confronti del demone, ma nemmeno quello aveva impedito che il dolore, la preoccupazione e la gelosia derivanti dalla lontananza da Inuyasha la sopraffacessero. Era solita consolarsi col pensiero che prima o poi Inuyasha sarebbe dovuto tornare e che peggio di com’erano le cose non sarebbero potute andare. Fu proprio mentre era persa in questi infausti pensieri che percepì l’aura familiare del mezzo demone avvicinarsi rapidamente. Il suo cuore fece una capriola per la felicità, ma l’ansia l’assalì immediatamente. Inuyasha era tornato per restare? E Kikyo? Cosa le avrebbe detto? Cosa era successo tra loro due?
Non ebbe tempo di porsi altre domande che la figura possente ma scombinata del mezzo demone fece capolino dal fitto della foresta. Kagome si beò di quella vista che mai la saziava, ma si allarmò quando capì che qualcosa non andava. I capelli arruffati, gli abiti logori e scomposti  così come il frenetico spostarsi delle orecchie suggerivano una certa fretta e tensione.
 -Kagome..- la richiamò atono.
-Inuyasha..- sospirò lei, lasciando che la sua voce si colmasse del calore che rivederlo le aveva suscitato.
-Devi venire con me.- esclamò sbrigativo l’altro.
-C..come?- domandò confusa la ragazza.
Il tono autoritario e sbrigativo bloccarono qualsiasi facoltà di pensiero della ragazza.
-Sei sorda per caso? Non abbiamo tempo da perdere!- affermò afferrandole il polso e trascinandola verso la direzione da cui era apparso.
-Ma che fai? Inuyasha vuoi dirmi cosa sta succedendo?- domandò mentre a fatica tentava di mantenere il frenetico passo di lui.
-Kikyo è ferita. È stata attaccata da Naraku ed è in gravi condizioni. Solo tu puoi purificare il veleno che minaccia la sua vita. Lo farai Kagome, vero?- le chiese fermandosi per la prima volta a guardarla.
Kagome boccheggiò. Inuyasha era appena tornato ed era corso da lei solo perché era l’unica in grado di prestare aiuto alla donna che amava.. quella consapevolezza aggiunse una notevole dose al dolore che già provava. Chinò il viso per non permettere al mezzo demone di cogliere dai suoi occhi l’amarezza e il risentimento che provava in quel momento e restò in silenzio per tentare di placare quel mare di sensazioni negative che l’avevano invasa.
-Kagome..- la richiamò –l’aiuterai?- le domandò.
Kagome conosceva già la sua risposta. Non importava quanto ciò che stava per fare le costasse sofferenza, non avrebbe lasciato Kikyo morire. Non l’avrebbe fatto perché era l’unica in grado di salvarla e perché sapeva che se la sacerdotessa si fosse spenta Inuyasha ne avrebbe sofferto terribilmente.
-Ovviamente. Dov’è adesso Kikyo?-
- È con Miroku e gli altri. Quando sono arrivato tu non eri con loro e così sono venuto a cercarti.- le spiegò.
-Bene, non perdiamo altro tempo.- disse atona e senza attendere oltre si avviò.
Proseguirono verso la radura dove il gruppo si era fermato per trascorrere la notte in assoluto silenzio. Una volta giunti Kagome individuò senza difficoltà il corpo della sacerdotessa, circondata dai suoi amici, si avvicinò e osservò con sguardo serio le condizioni della donna: la pelle era più cerea di quanto non fosse solitamente e una brutta ferita, da cui fuoriusciva miasma, partiva dal collo e le deturpava il corpo.
-Puoi aiutarla, Kagome?- le domandò Shippo.
-Farò tutto ciò che è in mio potere.- asserì con tono convinto la ragazza.
La compassione per le sorti della sacerdotessa le fecero dimenticare in fretta la propria sofferenza; alle sue ferite avrebbe pensato dopo, per il momento la sua principale preoccupazione era salvare la vita di Kikyo.
Si chinò accanto alla donna scostando le vesti sacerdotali e esponendo maggiormente la ferita per valutarne la gravità.
-Kikyo..- la chiamò.
La sacerdotessa riaprì faticosamente gli occhi e Kagome rabbrividì quando si specchiò in quelle iridi così simili alle sue. Erano accomunate dallo stesso, caldo, color nocciola, ma mentre gli occhi della sacerdotessa erano  attenti, colmi di conoscenza, riflessivi e terribilmente malinconici quelli di Kagome erano luminosi e traboccanti di gioia e vita. La ragazza si domandò come potesse Inuyasha voler bene a due persone così simili eppure così diverse, ma scacciò quei pensieri e si concentro nuovamente sulla sua missione.
-Dimmi cosa devo fare per aiutarti..- le chiese.
-Ti basterà toccare la mia ferita. Il tuo potere purificherà il miasma di Naraku.- rispose a fatica.
Kagome non esitò oltre e seguendo le indicazioni di Kikyo poggiò le proprie mani sulla ferita della sacerdotessa; nell’esatto istante in cui la sua mano toccò il freddo corpo furono circondate da un’abbagliante luce violetta. Pregò intensamente di essere in grado di salvarla e si rilassò solo quando il miasma prese a farsi sempre più rado e la ferita a saturarsi lentamente. Quando la pelle della sacerdotessa non-morta fu nuovamente liscia e compatta questa perse i sensi mentre Kagome si sarebbe accasciata esausta al suolo se Nekosan non si fosse affrettato a sostenerla.
-Cos’è accaduto? Perché non riprende conoscenza?- domandò Inuyasha, chinandosi accanto al corpo di Kikyo e fissandola con aria preoccupata.
- La ferita è stata purificata, ma Kikyo ha bisogno di recuperare le forze. Ci vorrà qualche giorno affinché la sua energia spirituale ritorni forte come lo è sempre stata.- spiegò Miroku.
-Come faremo quindi? Non possiamo spostarla ma nemmeno sospendere la ricerca dei frammenti.- constatò Sango.
-Io resterò con Kikyo. Naraku ricomincerà a cercarla non appena capirà di non essere riuscito a darle il colpo di grazia e io non permetterò mai più a quell’essere schifoso di toccarla.- annunciò Inuyasha con tono serio e senza distogliere lo sguardo dalla sacerdotessa svenuta.
L’attenzione del gruppo si spostò su Kagome.
La ragazza fremette domandandosi quale fosse il modo più giusto d’agire. Sospendere la ricerca dei frammenti in un momento delicato come quello sarebbe risultato pericoloso e probabilmente devastante e non aveva voglia di restare a fare da spettatrice all’amore di Kikyo e Inuyasha, ma non riusciva nemmeno a trovare la forza per allontanarsi di nuovo dal mezzo demone, non voleva ripiombare in quello stato angosciante. Senza perdere altro tempo a pensare parlò, decidendo che si sarebbe curata delle conseguenze poi.
-Ho io la soluzione: resteremo tutti insieme. Kikyo non può essere spostata e io non so dire se nei prossimi giorni potrebbe aver ancora bisogno del mio aiuto. Ci accamperemo qui finché lei non sarà di nuovo in grado di muoversi.-
-E la ricerca dei frammenti?- domandò quasi con timore Shippo.
-Troveremo una soluzione anche per quello.- dichiarò con tono fermo Kagome. Senza attendere oltre si rialzò e si allontanò dal gruppo sotto lo sguardo attento di Nekosan.
 
Con il trascorrere dei giorni Kikyo recuperò sempre di più le forze; Inuyasha non abbandonava mai il suo capezzale e lui e Kagome erano riusciti a scambiare qualche parola solo riguardo alle condizioni della sacerdotessa. Una strana tensione aleggiava sul gruppo e quando Kagome stessa era stata testimone diretta degli sguardi malinconici e lancinanti che i due si scambiavano non aveva retto. Si era sentita un’estranea, un’intrusa in quell’amore così vittima del fato e per distrarsi aveva preso a passare sempre più tempo lontano da loro con la scusa di continuare la ricerca dei frammenti della sfera.
Fu proprio durante una delle tante mattinate trascorse in compagnia di Nekosan che Kagome riuscì a parlare del suo dolore.
-Non capisco perché tu abbia deciso di infliggerti questa punizione.- le disse con tono finto disinteressato mentre erano intenti a passeggiare nei pressi della radura.
-Non capisco di cosa tu stia parlando.- negò Kagome guardandosi intorno sperando di avvertire la presenza di nuovi frammenti.
-Sai bene a cosa mi riferisco. Ho visto quanto la lontananza dal cagnolino ti abbia fatta soffrire, ma non credi che vederlo tutti i giorni insieme al suo amore passato sia peggio?- insistette.
La ragazza trasalì per quelle parole che erano state così schiette e brutali per i suoi sentimenti feriti. Avrebbe potuto negare, ma a Nekosan aveva già confessato i suoi sentimenti per il mezzo demone e così si arrese e parlò con sincerità.
-Non riesco nemmeno io a capirmi ormai, Nekosan. Inuyasha mi è mancato tantissimo, non volevo ripiombare in quello stato di depressione e così ho creduto che averlo vicino, anche se con lei, sarebbe stato più sopportabile.. ma mi sbagliavo.- confessò mentre continuava a camminare.
-Per questo passi tutto il giorno fuori?- indagò il demone.
-Vederli insieme mi fa sentire un’estranea e non so perché quasi colpevole.- ammise triste.
-Non hai motivi per sentirti in colpa. Mi dispiace tu stia soffrendo Kagome, ma sei una ragazza forte e riuscirai a superare tutto.- le disse il demone gatto poggiandole le mani sulle spalle in segno di sostegno.
-Ti ringrazio, Nekosan.- gli rispose Kagome sorridendo.
-E poi non dimenticare che hai sempre un’alternativa..- le sussurrò oltrepassandola.
L’argomento da allora non fu più sollevato e i giorni tornarono a susseguirsi con la solita routine, fu mentre Kagome e Nekosan ritornavano da una delle loro spedizioni che la situazione degenerò.
La ragazza e il demone apparvero sorridendo dal folto della foresta che circondava la radura e la scena non piacque per nulla al mezzo demone che li attendeva impaziente.
-Kagome.- la richiamò autoritario.
-Inuyasha..- rispose sorpresa la ragazza perdendo immediatamente il sorriso.
-Allora dov’è che siete stati?- domandò.
-Che ne pensi, cagnolino? Forse a cercare i frammenti della sfera?- lo sbeffeggiò Nekosan.
-Non l’ho chiesto a te.- ringhiò in risposta Inuyasha.
-Allora, Kagome, ti ho chiesto dove sei stata..-
-Che domande sono? Come faccio tutti gli altri giorni sono uscita per cercare i frammenti.- spiegò a disagio la ragazza.
-Davvero? Peccato che siamo fermi qui da 10 giorni e in tutto questo tempo sei stata capace di recuperare un solo frammento.- l’accusò.
-Di cosa mi stai accusando?- urlò la ragazza.
-Dico solo che dovresti impegnarti di più. Passi tutta la giornata fuori con questo bell’imbusto invece di concentrarti sul tuo dovere. Sei stata tu a rompere la sfera dei quattro spiriti e l’unico motivo per cui ti trovi nel nostro tempo è quello di ricomporla. Allora fallo e non tergiversare.- urlò.
Si pentì delle sue parole non appena le ebbe pronunciate. Era frustrato, angosciato per le sorti di Kikyo e tremendamente infastidito dal fatto che quella palla di pelo girasse troppo attorno a Kagome sempre pronto a farle le fusa. La rabbia, come troppo spesso gli succedeva, aveva prevalso sulla ragione e quando al suo naso sensibile arrivò il pungente e amaro odore delle lacrime di Kagome si maledì. Mosse un passo in avanti con l’intenzione di riparare in qualche modo, ma Kagome non glie ne diede il tempo perché corse via.
-Kagome..- la richiamò inutilmente.
Quando capì che la ragazza non si sarebbe fermata si preparò a spiccare un balzo per raggiungerla, ma la voce di Kikyo lo bloccò.
-Inuyasha, lasciala andare. In questo momento ha bisogno di restare da sola mentre io..io ho bisogno di te.- lo pregò la sacerdotessa con aria supplice.
Il mezzo demone si sentì diviso in due. Una parte gli urlava di correre da Kagome e chiederle perdono, ma la vista del suo primo amore sofferente che gli chiedeva di restare non gli lasciò margine di scelta. Sospirò e si avvicinò a Kikyo per sostenerla, ripromettendosi che più tardi si sarebbe riappacificato con la ragazza del futuro.
Kagome corse via senza curarsi dei continui richiami da parte dei suoi amici. Sapeva che le parole di Inuyasha erano state dettate esclusivamente dalla rabbia e da quella strana e dolce gelosia che provava nei suoi confronti, ma facevano ugualmente male. Si fermò presso le rive di un ruscello, si rannicchiò stringendo le gambe al petto e lasciò i suoi pensieri liberi di correre con la speranza di espellere così anche il sordo dolore che provava. Ripensò al suo assurdo comportamento dei giorni passati e a quanto scioccamente avesse fatto preoccupare i suoi amici. Si disse che se in quel momento la sua mamma fosse stata lì l’avrebbe spinta a rialzarsi, recuperare le forze e continuare a lottare per i suoi sogni e le sue convinzioni. Fu quando finalmente riuscì a recuperare un po’ di calma che si accorse che la notte era ormai calata. Si rialzò per tornare dai suoi compagni, ma una strana sensazione la paralizzò. Il cielo, quieto fino a pochi istanti prima, si era improvvisamente e sospettosamente annuvolato, il bosco taceva come privo di vita e una potente aura maligna si stava avvicinando. Iniziò a correre con la speranza di raggiungere i suoi amici, ma un vortice nero di miasma le bloccò il passo. Naraku, nella sua temibile e possente figura, le sbarrava la strada insieme ad un’annoiata Kagura e un’assente Kanna.
Kagome indietreggiò consapevole della propria inferiorità e della vulnerabilità derivante dall’essere disarmata.
-Naraku..-
-Kagome, che piacere trovarti qui tutta sola.- ghignò per nulla sorpreso.
-C..che cosa vuoi?- domandò tentando di assumere un tono sicuro.
-Che domanda sciocca. Ovviamente il mio obiettivo sono i frammenti che porti al collo.-
La mano della ragazza corse automaticamente a coprire il gioiello.
-Perché non me lo consegni senza perdere altro tempo?-
-Mai!- ribatté sicura, rafforzando la presa sul gioiello.
-In questo caso..- ghignò.
Fece un cenno a Kagura, che, con un semplice movimento del suo ventaglio, creò una corrente d’aria che sbalzò Kagome diversi metri indietro facendola ricadere violentemente sulla schiena.
La ragazza si sollevò a fatica sui gomiti, tentando di ignorare il dolore lancinante diffuso in tutto il corpo.
-Sapevo che sarebbe andata così, sai?- le domandò Naraku.
-Di che cosa stai parlando?-
-Avevo già previsto che Inuyasha sarebbe corso da Kikyo e che prima o poi avrei trovato te sola e indifesa.- le spiegò con tono tronfio.
-Vuol dire che avevi già progettato tutto?-
-L’ora di Kikyo non era ancora giunta, prima mi prenderò la tua vita. Se la cosa può rassicurarti Inuyasha e Kikyo non staranno mai insieme perché li eliminerò presto.- disse scoppiando in una risata divertita.
-Prima, però, voglio esaudire un tuo desiderio- cominciò attirando l’attenzione di Kagome che continuava a guardarsi intono in cerca di una via di fuga.
-Scommetto che prima di soccombere vorresti rivedere ancora una volta il tuo amato Inuyasha. Per festeggiare la mia imminente vittoria ti concederò questo favore.-
Kagome sapeva di essere spacciata, se qualcuno non fosse corso in suo aiuto non aveva possibilità di salvezza, ma la prospettiva di poter rivedere ancora una volta Inuyasha la rasserenò. Era incredibile il potere che il mezzo demone esercitava su di lei anche in punto di morte. Kanna si avvicinò silenziosamente a Kagome e un istante dopo nel suo specchio fu possibile vedere le figure di due corpi avvinghiati e di braccia intrecciate.
A Kagome non risultò difficile riconoscere Kikyo e Inuyasha e a quella visione il suo cuore si spezzò. Arrivò a pensare che probabilmente la morte per mano di Naraku le avrebbe arrecato meno dolore di ciò che aveva appena visto; la considerò quasi un sollievo, una liberazione.
Il demone scoppiò in una risata divertita di fronte alla faccia vitrea e pallida della ragazza e approfittando del suo stato confusionale le strappò senza cerimonie il pezzo della sfera. La ragazza rimase immobile incapace di reagire.
-Finisci tu il lavoro, Kagura.- ordinò Naraku alla sua emanazione sparendo in un vortice di miasma.
-Ci risiamo, sempre a me toccano i lavori ingrati.- si lamentò la demone mentre osservava con espressione infastidita il suo padrone e sua sorella allontanarsi sempre più.
-Spero che non te la prenderai se non perdo tempo a giocare con te.- affermò rivolgendosi alla ragazza e aprendo il suo ventaglio pronta ad attaccare.
Kagome pregò i Kami affinché proteggessero i suoi amici e li aiutassero in quell’ardua battaglia contro Naraku. Quando il secondo attacco di Kagura la colpì in pieno fu nuovamente sbalzata indietro, atterrando su un braccio che cominciò immediatamente a sanguinare. Tentò di risollevarsi ma il dolore glie lo impedì..pensò di avere sicuramente qualcosa di rotto.
-Addio..- bisbigliò Kagura mentre lanciava in direzione di Kagome un terzo attacco più potente dei precedenti che non avrebbe lasciato scampo alla ragazza.
Kagome serrò gli occhi, ma l’unica cosa che avvertì fu un brusco spostamento d’aria. Era talmente mal ridotta che persino la brezza che si infrangeva contro il suo corpo le causava dolore. Tentò di racimolare le ultime forze rimastole per capire cosa stesse accadendo; aprì gli occhi e ciò che vide la sorprese piacevolmente.
-Tu..qui?- riuscì a dire mentre la vista le si offuscava.
Prima di perdere completamente i sensi riuscì solo a sentire la familiare voce che diceva:
-Non era così che dovevano andare le cose.-





Angolino dell'autrice: Salve a tutti :D
so di essere in ritardo ma la bellezza della Puglia mi ha rapita per più di una serrimana *_* Riguardo al capitolo non ho molto da dire..non so perchè ma l'ho corretto moltissime volte e il risultato finale continua a non convincermi. Di avvenimenti ce ne sono, ma posso dirvi che accadrà ancora altro.. Chi credete sia il "misterioso" salvatore di Kagome?
Beh, detto ciò non mi resta che salutarvi e ringraziare per l'ennesima volta tutti coloro che spendno un pò del loro prezioso tempo per leggere le mie storielle..grazie davvero!
Spero mi farete conoscere le vostre opinioni che mi spronano a fare ogni volta meglio.
Baci, Vanilla.
P.s. A breve arriverà anche l'ultimo capitolo di "Questioni d'amicizia o d'amore?"

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Capitolo 12
*** Bivio. ***


ATTENZIONE: Nel capitolo potrebbero essere presenti errori (o anche orrori xD) visto che è il frutto di una sola rilettura veloce. Provvederò a correggerlo il prima possibile! Scusate per l'inconveniente :)



Le fitte di dolore che le traversavano il corpo erano così acute e costanti che Kagome avrebbe preferito perdere completamente  i sensi per non avvertire quel dolore lancinante, ma gli scossoni, involontari, causati dalla folle corsa del demone gatto non glie lo consentivano. Il sangue inoltre non smetteva di sgorgare, copioso, dalla ferita al braccio contribuendo a farla sentire ancora più debole.
Grazie alle lunghe e logorroiche spiegazioni del suo professore di scienze sapeva che avvertire dolore poteva essere un segnale positivo, ma in quel momento avrebbe fatto qualunque cosa per far cessare quel bruciore insistente.
Si sforzò di riaprire gli occhi, ma la velocità sostenuta del demone le permetteva di vedere solo chiazze di marrone e verde scuro.
In quel miscuglio sfocato e chiazzato di colori, riuscì comunque ad incontrare il nero tenebroso degli occhi di Nekosan.
Lo richiamò a fatica.
-Shh, riposa.- la esortò dolcemente lui.
-Mi hai di nuovo salvato la vita, non è vero?-
-Mi trovavo solo nel posto giusto al momento giusto.- sdrammatizzò.
-E Kagura?- domandò a fatica lei.
-Ha avuto la fine che le spettava-
-V..vuoi dire che tu..?-
-Io..? Mi stai chiedendo se l’ho uccisa? Sì. Non avrei dovuto, forse?-
-E hai fatto tutto da solo?-
-Vedi forse qualcun’ altro?- gongolò fiero.
-Come ci sei riuscito? Kagura diverse volte è stata capace di crearci situazioni ostiche e molte altre volte è riuscita a fuggire prima che riuscissimo a darle il colpo di grazia.-
-Ti avevo detto che al momento giusto ti avrei mostrato la potenza della mia Satsugai. Peccato tu fossi troppo dolorante per renderti conto di ciò che accadeva intorno a te.-
Kagome si limitò ad annuire, mentre sentiva la testa farsi sempre più pesante e una strana nebbia inebetirle i sensi.
-Mi sorprende comunque, visto la tanto decantata potenza del cagnolino, che voi abbiate trovato difficoltà a sbarazzarvi di una yasha del livello di Kagura.-
Poco lucida, ma fermamente decisa a difendere gli sforzi compiuti da lei e i suoi compagni, Kagome lo provocò.
-Se sei così forte come mai non hai sconfitto Naraku da solo? Come mai ti sei unito al nostro gruppo?- domandò, biascicando alcune parole.
-La cosa è ben diversa. Se parliamo di Naraku le cose si fanno più complesse..e delicate. Con lui non potrei agire d’istinto; ci sarebbe troppo da perdere.- sussurrò.
Kagome annuì. Avrebbe voluto prestare maggior attenzione alle parole del demone, sapere qualcosa in più, ma vittima della stanchezza e del dolore perse i sensi.
Nekosan continuò a correre lanciando di tanto in tanto delle occhiate a Kagome e pregando affichè le sue ferite fossero meno gravi di quanto sembrassero.
Quando raggiunse la radura dove il gruppo aveva deciso di accamparsi, urlò a gran voce per far accorrere Inuyasha e gli altri.
-Che diavolo le è accaduto?- urlò il mezzo demone, atterrando con un balzo accanto a Nekosan e protendendo le mani per attirare Kagome tra le sue braccia.
Nekosan fece un passo indietro per ostacolare il suo movimento e Inuyasha ringhiò infastidito. Si sarebbe scagliato contro il demone gatto se quest’ultimo non si fosse affrettato a spiegare.
-Calmati. Ti ho impedito di prenderla solo perché ha il braccio ferito e gli spostamenti le provocano dolore.-
-Che diavolo le è accaduto?- domandò ancora il mezzo demone, mentre l’ansia non gli permetteva di pensare con lucidità.
-Era sola e Naraku l’ha attaccata. Quando sono giunto lì Kagura stava per finirla.-
-Dannata! Ucciderò entrambi per ciò che le hanno fatto.- promise Inuyasha.
-Temo che ti sarà difficile eliminare Kagura.- replicò distratto il demone senza staccare gli occhi dal viso di Kagome.
-Cosa vorresti insinuare?- sbottò, recependo le parole di Nekosan come un’offesa.
-C’ho già pensato io a farla fuori. Quella maledetta era già riuscita a sfuggirmi una volta.-
-Hai davvero eliminato la signora del vento?- chiese perplessa Kikyo.
-Sì, ma in questo momento l’unica cosa importante è Kagome. Del resto ci occuperemo poi.-
-Kagome-chan, riesci a sentirmi?- la richiamò Sango.
Kagome strizzò gli occhi tentando di riemergere da quell’oscurità che l’aveva avvolta. Sentiva le voci dei suoi amici e avrebbe voluto rassicurarli, ma aprire gli occhi, tornare lucida, le costava una fatica immensa.
-Si sta svegliando.- dichiarò felice Shippo.
La ragazza sollevò lentamente le palpebre e si stupì di vedere tanta gente intorno a sé. Ciò su cui si focalizzò,poi, particolarmente l’attenzione della ragazza furono due paia d’occhi.
Le teste di Nekosan ed Inuyasha quasi si sfioravano, tese com’erano in avanti per incontrare lo sguardo semi-assente della ragazza.
Oro e nero, sole e notte, caldo e freddo.  Gli occhi del mezzo demone l’avevano sempre incantata. Sapevano risplendere di dolcezza, collera, determinazione, forza e gioia a seconda della situazione. Associava quel demoniaco color ambra al sole caldo.
Quelli neri di Nekosan, invece, l’avvolgevano come morbida seta e la travolgevano come un torrente in piena. Erano bui, misteriosi e terribilmente sensuali.
Kagome scosse la testa, attribuendo quegli strani pensieri allo shock.
Da quanto paragonava Inuyasha e Nekosan? Da quando aveva cominciato a pensare a Nekosan in quel modo? Si domandò.
-Lui mi ha rubato i frammenti.- ammise Kagome.
-Non importa. Li recupereremo, Kagome.- si affrettò a rassicurarla Inuyasha.
-Kagome ha bisogno di essere medicata immediatamente.- si intromise Miroku, scrutando con sguardo critico le ferite che ricoprivano il corpo della ragazza.
-Portiamola da Kaede. Lei saprà cosa fare.- propose Sango.
-Quelle ferite sono molto gravi. I tagli vanno ricuciti e potrebbero infettarsi. Noi non disponiamo di ciò di cui necessità.- intervenne Kikyo con voce atona.
-Stai forse suggerendo di aspettare che il sangue smetta di scorrere per magia? O dovremmo lasciarla morire dissanguata senza far nulla?- replicò indignato Nekosan.
-Riportala nella sua epoca. Lì sapranno cosa fare.- disse Kikyo.
-La venerabile Kikyo non ha  tutti i torti. Nel tuo tempo, Kagome, ci sono curatori più esperti e medicine più potenti. Non è così?- le chiese Miroku.
Kagome annuì, mentre sentiva l’indignazione infuriarle dentro. Comprendeva la preoccupazione di Miroku per la sua sorte, mentre le parole di Kikyo le sembravano dettate più dalla voglia di potersi liberare di lei rispedendola nel suo tempo che da una vera e reale preoccupazione per la sua salute.
-D’accordo. Riporterò io Kagome nella sua epoca. Ritornerò non appena mi sarò sincerato delle sue condizioni.- dichiarò Inuyasha.
Kagome, con una forza che non credeva d’avere, s’affettò a negare scuotendo con veemenza il capo.
Non voleva risentire la sensazione delle braccia di Inuyasha che stringevano il suo corpo, non voleva inebriarsi ancora del suo profumo e vedere il suo viso preoccupato. Non voleva che lui andasse con lei sapendo che dopo l’avrebbe lasciata ancora una volta per tornare da Kikyo.
-Cosa significa quel no?- si infuriò Inuyasha.
-Tu servi qui. Kikyo non si è ancora ripresa del tutto ed è uno dei principali bersagli di Naraku. Ora che lui può disporre della sfera quasi interamente ricomposta Sango e Miroku non potrebbero farcela da soli.-
-E tu? Le tue ferite?-
-Ci penserà Nekosan a riportarmi a casa.- dichiarò di getto.
-Non se ne parla. Non mi piace saperti sola con lui.-
-Non abbiamo tempo per..- tentò di dire Miroku, cercando di troncare sul nascere la discussione.
-Se vuoi portare tu a casa Kagome, sappi che se Naraku dovesse attaccare io non sprecherò energie nel tentativo di difendere la tua donna. Il mio obiettivo è uccidere quel bastardo, non proteggere una già morta. Valuta bene la tua decisione, dunque. Se tu vai via, la tua sacerdotessa resta indifesa.- 
-Come osi, dannato?- sbottò il mezzo demone portando una mano sull’elsa della spada.
-Non c’è tempo per questo.- intervenne nuovamente Miroku, con un tono, questa volta, maggiormente perentorio.
- È necessario che tu resti qui- ribadì Kagome.
-Sappiate che questa situazione non mi piace per nulla.- si lamentò il mezzo demone. Si voltò poi a fissare Nekosan.
-Se le accade qualcosa, me la pagherai cara. Bada a ciò che fai.-
-Contaci, cagnolino.-
Inuyasha lanciò un ultimo sguardo a Kagome, poi andò via senza aggiungere altro.
Nekosan permise a Sango, Miroku e Shippo di scambiare poche parole con la ragazza, prima di imboccare correndo la strada che li avrebbe condotti al pozzo. Durante il tragitto Kagome sentì nuovamente le forze venirle meno e sentendosi al sicuro tra le braccia del demone gatto si lasciò andare al sonno.
 
 
Quando riaprì gli occhi non si stupì di ritrovarsi in quell’ambiente familiare. Riconobbe senza difficoltà l’arredamento semplice e familiare, così come i colori vivaci della sua camera. Si accorse, con sollievo, di non avvertire più quel dolore lancinante, seppur sentiva il suo corpo ancora debole e debilitato. Quando la porta della sua camera si aprì, sorrise al demone appena arrivato senza stupirsi per la sua presenza.
-Sai, ho impiegato un po’ di tempo per capire come funzionassero.- le disse  Nekosan indicando la porta.
-Sì, sono un po’ diverse da quelle che comunemente si trovano nell’epoca Sengoku.- rispose la ragazza.
-Come ti senti?- le domandò il demone sedendosi sul letto e poggiandole una mano sulla fronte per sentirne la temperatura.
Kagome arrossì, ma non si sottrasse a quel contatto.
-Molto meglio, grazie. Non credo di avere la febbre, ma mi sento ancora un po’ debole.-
-Sì, quello strano curatore aveva detto a tua madre che quel puzzolente rimedio che ti ha dato avrebbe fatto scendere la temperatura.-
-Curatore? Vuol dire che mi ha visitato un dottore? E ho avuto la febbre?- chiese confusa Kagome.
-Sì, immaginavo non avessi ricordi di ciò che ti è accaduto. Quando sono giunto qui la tua famiglia si è molto preoccupata per le tue condizioni. Hanno chiamato quel curatore e per fortuna dopo d’allora sei stata meglio.-
-Come hanno spiegato le mie ferite?-
-In realtà erano, per fortuna, meno gravi di quanto pensassimo. Il taglio sul braccio ha richiesto qualche punto di sutura, ma per il resto hai solo un polso slogato ed una brutta contusione alla caviglia. Tua madre ha comunque detto a quello strano medico che te l’eri procurate cadendo dalle scale del tempio.- spiegò il demone.
-Sì, senza dubbio una scusa plausibile visto quante volte ho rischiato davvero. Il dottore è andato via da molto?- chiese ancora Kagome.
-Beh, direi proprio di sì. Hai dormito per quasi cinque giorni.-
-C..cinque giorni?- domandò con aria sconvolta.
-Sì, ogni tanto riprendevi conoscenza, ma avevi la febbre talmente alta che non facevi altro che delirare. Ho temuto per te.-
-Mi dispiace di averti fatto preoccupare.- si scusò.
-Non importa. Stando qui ho avuto modo di conoscere la tua famiglia e molte delle cose strane che ci sono in questo tempo.-
Kagome sorrise per l’entusiasmo mostrato dal demone. Trascorsero qualche altro minuto a parlare delle cose che più avevano impressionato Nekosan, ma quando la ragazza avvertì nuovamente le palpebre pesanti il demone la lasciò riposare.
Con il passare dei giorni Kagome riacquistò completamente le forze. La guarigione delle sue ferite proseguiva perfettamente e persino essere costretta per tanto tempo a letto non le pesava grazie all’allegra compagnia del demone.
Fu circa dieci giorni dopo il risveglio di Kagome che si ritrovarono a parlare della spinosa questione dell’epoca Sengoku.
-Ora che sono in grado di muovermi non pensi che dovremmo far ritorno, Nekosan?- domandò Kagome al demone un pomeriggio.
-Non hai ancora recuperato le forze, Kagome. Appena torneremo sono sicuro ci imbatteremo presto in Naraku. Ora che il bastardo ha quasi interamente ricomposto la sfera è molto potente ed estremamente pericoloso. Perciò torneremo lì soltanto quando sarò sicuro della tua completa guarigione.-
-Sono preoccupata però per Sango e gli altri. Come se la staranno passando? E se avessero bisogno del nostro aiuto? Se Naraku li avesse attaccati?- chiese esponendo le sue preoccupazioni.
-Sono degli abili combattenti, non si faranno cogliere impreparati. E poi da quanto ne so sono tutti in gran forma.-
-E tu come fai a saperlo?- chiese sorpresa la ragazza.
-Questa notte mentre dormivi sono tornato lì per vedere con i miei occhi quale fosse la situazione. In più ero sicuro del fatto che avrebbero voluto avere tue notizie.-
-E dimmi, stavano tutti bene?-
-Sì, come ti ho detto, erano tutti in gran forma. Sono anche riusciti a mettere le mani su un frammento della sfera che custodiva un demone. In più li ho sentiti dire che avrebbero voluto raggiungere un certo Koga per chiedergli qualcosa riguardo i frammenti.-
-Questo vuol dire che Kikyo è ancora con loro.- constatò Kagome.
Nekosan si accorse subito di come nel nominare la sacerdotessa gli occhi della ragazza si fossero incupiti.
-Chi è questo Koga?- domandò tentando di cambiare argomento.
-Koga è un demone lupo. Un giovane capo della tribù Yoro.-
Il demone storse il naso con aria contrita. Evidentemente non gradiva molto i demoni lupo, pensò Kagome.
-E cosa ha a che fare con i frammenti della sfera?-
-Koga possiede due frammenti, uno per ogni gamba.-
-Cosa? E perché mai non glie l’avete ancora strappati?-
-Koga è un amico. Se davvero si stanno recando da lui per recuperare anche i suoi frammenti la situazione è molto critica.-
-Credi che glie li cederà senza fare storie?-
-Se a chiederglielo sarà Inuyasha non lo farà mai.-
-Ci penseremo quando sarà il momento.- tagliò il discorso Nekosan.
-Sono stanca di restare chiusa in casa.- si lamentò la ragazza scrutando il paesaggio oltre la finestra.
-Beh, non possiamo ancora oltrepassare il pozzo, ma non per questo sei costretta a rimanere in casa.- le fece notare il demone.
-Cosa vuoi dire?- gli domandò voltandosi a fissarlo.
-Perché non usciamo un po’? Mostrami questo tuo strano mondo.- le propose Nekosan.
-I..io non saprei.- disse indecisa la ragazza.
Il pensiero di uscire sola con Nekosan un po’ la imbarazzava. Di cosa avrebbero parlato? Come si sarebbe dovuta comportare?
Sarebbero stati soli per davvero.
-Avanti non farti pregare, Kagome.- le sussurrò lui con tono suadente e quasi miagolando.
La ragazza sorrise e si lasciò convincere dall’entusiasmo del demone.
-D’accordo, ma un giro veloce. E poi dovrai cambiarti.-
-Cambiarmi?- chiese confuso.
-Sì, i tuoi vestiti darebbero troppo nell’occhio.-
-E cosa credi che dovrei indossare? Preferisci che io vada in giro nudo?-
-C..certo che no.- sbottò imbarazzata al solo pensiero.
-Aspettami qui vedrò di recuperare qualcosa che possa fare al caso nostro.- gli disse prima di lasciare la stanza.
Grazie all’aiuto di sua madre riuscì a recuperare dalla cantina alcuni abiti che erano appartenuti a suo padre e che si sarebbero potuti adattare al fisico del demone. Gli consegnò un semplice paio di jeans e una camicia nera. Spiegò al demone il modo giusto per indossarli e si rintanò poi nella sua camera per prepararsi a sua volta.
Rimase per alcuni istanti immobile a rimirare il suo riflesso allo specchio. La gonna blu, corta, che aveva scelto di indossare le arrivava poco sopra il ginocchio e il maglioncino bianco la faceva sembrare più magra. Non era mai stata una ragazza particolarmente vanitosa, ma non riusciva a smettere di fissare l’immagine di sé stessa perché si trovava inspiegabilmente cambiata. Fece scorrere una mano tra i lunghi e vivaci capelli neri, riconoscendone la consistenza al tatto, ma quando la sua mano sfiorò con una carezza impercettibile il suo stesso viso, capì cosa in lei ci fosse di diverso..gli occhi!
Né il colore, né la forma, erano, ovviamente, mutati, ma quegli occhi così giovani erano spenti. Non v’era vitalità, gioia o emozione alcuna in essi. Erano semplicemente e terribilmente spenti.
È proprio vero che gli occhi sono lo specchio dell’anima, pensò.
Realizzando che probabilmente Nekosan la stava già attendendo si allontanò dallo specchio e sforzandosi di sorridere raggiunse il demone gatto e la sua famiglia all’ingresso. Ciò che vide la sorprese oltre modo. Nekosan indossava dei semplici jeans chiari, aderenti come la moda richiedeva, e una camicia nera che aderiva alle sue spalle possenti e perfettamente gli fasciava il petto muscoloso e compatto. I capelli neri, solitamente trattenuti da un laccetto, erano sciolti per coprire le orecchie a punta tipicamente demoniache e gli carezzavano la base del collo addolcendo i lineamenti decisi del suo volto. Kagome si ritrovò stupidamente ad arrossire dinnanzi a quella nuova versione del suo compagno di viaggio e fu costretta ad ammettere che vestito in quel modo il demone era molto attraente.
Nekosan, dal canto suo, trovò che Kagome vestita con quegli abiti del suo tempo, che valorizzavano le belle forme del suo corpo procace, fosse ancora più bella del solito.
-Sei molto graziosa.-
La ragazza arrossì ancor di più udendo la lusinga del demone.
-T..ti ringrazio. Stai molto bene anche tu.-
Cogliendo l’imbarazzo di Kagome, Nekosan si affrettò a cambiare discorso per rimettere a proprio agio la ragazza.
-Allora, dov’è che mi porterai?- le domandò.
-C’è qualcosa in particolare che vorresti vedere?-
-Tutto in quest’epoca per me è nuovo ed affascinante. Andrà bene qualsiasi luogo.-
-Portalo ai giardini pubblici a vedere gli alberi in fiore, sorellina.- consigliò Sota.
Kagome divenne livida per l’imbarazzo al solo pensiero. L’idea di passeggiare con Nekosan, circondata da uno scenario tanto intimo e romantico, la disturbava.
Agli occhi di tutti sarebbero apparsi come una coppia e lei non se la sentiva.
-Forse sarebbe meglio mostrare a Nekosan qualcosa che nella sua epoca non possa vedere.- intervenne la madre di Kagome, cogliendo e comprendendo l’imbarazzo della figlia.
-Potreste allora andare al luna-park.- propose ancora Sota.
Kagome provò ad esaminare tutti i pro e i contro di quella probabile scelta. Il luna-park sarebbe stato sicuramente affollato e loro non si sarebbero,quindi, trovati ad affrontare minuti di imbarazzanti silenzio e il divertimento che le attrazioni presenti offrivano avrebbero sicuramente permesso a Nekosan di conservare un ricordo piacevole di quella giornata.
-Luna-park?- domandò confuso il demone –Cos’è?-
-Lo vedrai presto e sono sicura che ti piacerà.- lo invogliò la ragazza.
Salutarono la famiglia della ragazza e passeggiando tranquillamente percorsero la strada che li avrebbe condotti alla loro meta.
Nekosan si mostrò affascinato da molte delle cose che lo circondavano e Kagome pazientemente gli spiegò il funzionamento e lo scopo di quegli oggetti che per lei erano del tutto naturali, tentando di ignorare le continue occhiate ammirate che le donne rivolgevano al demone che camminava al suo fianco.
Quando raggiunsero il luna-park Nekosan rimase colpito da quell’esplosione di luci e suoni.
-Wow.- riuscì solo a dire.
-Tutti questi rumori non ti creano fastidio, vero?- domandò la ragazza improvvisamente preoccupata per quella possibilità.
-No,no sto bene. Questo luogo mi incuriosisce. Avanti, pensiamo a divertirci,- esclamò felice, afferrando la mano di Kagome e trascinandola verso l’interno.
La ragazza, sorpresa, avrebbe voluto protestare, ma vedendo l’espressione entusiasta e serena sul volto del demone, lasciò correre, limitandosi a sorridere.
Trascorsero un divertente pomeriggio. L’inarrestabile curiosità e vitalità del demone gatto, li trascinò da una giostra all’altra. Fu quando scesero, diverse ore dopo l’arrivo, dalle montagne russe che Kagome sentì l’esigenza di fermarsi. Si accomodarono su una panchina per placare il tremore alle gambe e i giramenti di testa.
-Kagome, questo posto è uno spasso. È stato divertente quasi quanto combattere!- disse, entusiasta.
La ragazza sorrise per quello strano paragone.
-Kagome.- la richiamò lui. –Guarda!- le disse, indicando una bancarella. La ragazza si voltò e rimase sorpresa nel vedere un banco che proponeva il tiro con l’arco.
-Che ne dici di provare?- le domandò il demone.
-Beh, non lo so. Sarà il caso?-  chiese esitante.
Nekosan non le diede il tempo di protestare. La prese per mano e la trascinò accanto al banco.
-Volete provare?- domandò il gestore.
-S..sì.- rispose esitante la ragazza, accennando un sorriso.
L’uomo, corpulento, le porse un arco, indicandole con un cenno del capo il bersaglio.
Kagome senza difficoltà, e quasi senza pensarci, tese l’arco posizionando la freccia, prese la mira e centrò il bersaglio lasciando tutti a bocca aperta.
-Hai a disposizione altri tre tiri per ottenere il massimo punteggio.- le comunicò il proprietario dell’attrazione. L’uomo stentava a credere che una ragazzina del genere fosse dotata di una tale abilità e aveva attribuito l’ottima mira alla sola fortuna. Kagome altre due volte centrò perfettamente il bersaglio sotto lo sguardo divertito ed elettrizzato del demone.
-Perché non provi tu?- domandò a Nekosan.
-Io? La mia specialità è la spada, non so tirare con l’arco.-
-Ti mostrerò io come fare. È molto semplice.- lo incoraggiò Kagome tendendogli l’arco. Il demone l’afferrò e tentò di posizionarlo come precedentemente aveva visto fare alla ragazza. La ragazza lo aiutò a posizionare l’arco nell’esatto modo e quando il demone lasciò andare la freccia, il gestore si complimentò con entrambi per la mira perfetta e li ricompensò con un peluche gigante che Kagome gradì molto.
-Sono un po’ stanca. Che ne dici di tornare a casa?- chiese la ragazza osservando il cielo ormai buio.
Nekosan si limitò ad annuire perso in chissà quali pensieri. Camminarono per un po’ in silenzio, fin quando a spezzare quella tranquillità non fu il demone.
-Mi sono divertito molto.-
-Anch’io.- rispose Kagome sincera.
-Ci sono molti di questi posti nella tua epoca?-
-In effetti quest’epoca offre molte possibilità. Ci sono musei da visitare, paesaggi da ammirare e ancora ristoranti, bowling, cinema. Potrei mostrarti molte cose.-
-Magari un giorno lo farai.-
Il silenzio tornò a calare pesante e il demone per non rovinare quella giornata piacevole si affrettò  a cambiare argomento.
-Sei una maestra nel tiro con l’arco.- la lodò.
Kagome sorrise, ma si sentì morire quando ricordò che parole simili erano state pronunciate da Inuyasha poco dopo il loro incontro. Per quanto provasse a scacciare il mezzo demone dai suoi pensieri, questi tornava prepotente. Le notti continuava a rivedere la scena che Kanna, attraverso il suo specchio, le aveva mostrato, come in un incubo infinito.
Il demone si accorse subito della patina di tristezza che oscurò gli occhi della ragazza, ma preferì non toccare l’argomento fino a quando non raggiunsero casa di Kagome e si ritrovarono soli nell’intimità della camera della ragazza.
-Ho detto o fatto qualcosa di sbagliato?- chiese con timore il demone.
-N..no. Perché mi chiedi una cosa del genere?-
-Non appena siamo andati via dal parco sei diventata improvvisamente triste. Mi chiedevo se fosse a causa di qualcosa che ho fatto.-
Kagome sospirò. Non sapeva se fosse giusto confidare i suoi tormenti proprio al demone gatto, ma sentiva l’esigenza di sfogarsi. Sperò che il dolore scivolasse via insieme alle parole.
-Non hai fatto nulla, Nekosan, le ragioni del mio malumore sono da attribuirsi ad altra causa.-
-Inuyasha, ovviamente.-
-Già. Vedi, quando Naraku mi ha attaccata, prima di darmi il colpo di grazia, ha voluto mostrarmi una cosa.-
Nekosan non disse nulla, invitandola silenziosamente a continuare.
-Kikyo ed Inuyasha si stavano baciando in modo piuttosto..appassionato.- confessò, stringendo al petto il cuscino che aveva tra le braccia, quasi come se quel morbido oggetto potesse proteggerla dal dolore che i suoi ricordi le provocavano.
-Mi dispiace che tu abbia dovuto assistere.-
Kagome si limitò a scrollare le spalle.
-Ero cosciente del fatto che loro due si amassero. Mi trovo nella vostra epoca per raccogliere i frammenti, ma questa è una cosa che potrebbe fare anche Kikyo. Se io restavo lì era per lui, ma adesso mi domando persino se sia giusto tornare.-
-Mi chiedo se lui realmente comprenda fino a che punto riesce a ferirti.- sibilò il demone,
-L’intrusa sono io. In realtà temo di aver sempre saputo di non avere possibilità. Loro due si pensavano in continuazione quando erano lontani e ora che sono insieme..beh, l’ho visto.- spiegò con lo sguardo ottenebrato dal dolore e dall’amarezza.
-Niente ci ferisce quanto una delusione, perché è un male che nasce da una speranza svanita. Eppure certe persone svaniscono dal cuore, mentre ingoi una delusione dopo un’altra.-
Kagome non rispose, non sapendo come controbattere.
Le sembrava impossibile cancellare Inuyasha dal suo cuore.
-Col tempo l’assenza di quelle persone, potrebbe diventare il tuo punto di partenza. Un nuovo inizio, un nuovo destino.- tentò ancora Nekosan avvicinandosi alla ragazza.
-Cosa stai tentando di dirmi?- domandò diretta Kagome.
-Voglio solo una possibilità di darti ciò che meriti. Sei una persona incredibile, Kagome, e meriti di essere felice.-
-Nekosan, io..-
-No, ascoltami prima.- la pregò.
-Io amo lui.- confessò Kagome non ascoltando la sua preghiera.
-Lo so, ma non potrai vivere per sempre di promesse e speranze infrante. Dammi la possibilità di curare le tue ferite.- le disse con tono sincero e sentito.
Kagome boccheggiò. Se il cuore le urlava di negare, la mente, più fredda e lucida, valutò la situazione. Non amava Nekosan, ma gli si era affezionata molto. Era bello, forte e diceva di volere solo lei. Inuyasha non le apparteneva e mai sarebbe stato realmente suo, perché era di Kikyo che era innamorato. Non aveva senso vivere in una speranza che le provocava solo dolore.
Sarebbe stato difficile, ma avrebbe provato a dare una svolta alla sua vita.
-Io..non so se sarò mai in grado di dimenticarlo.- confessò, chinando il capo sconfitta.
-Provaci, Kagome. Prova ad essere felice con me.- le sussurrò lui, avvicinandosi lentamente e prendendola tra le braccia.
Kagome, per quanto tentasse di evitarlo, scoppiò in lacrime. Dicendo di sì a Nekosan, aveva per sempre detto addio a Inuyasha e quella consapevolezza faceva dannatamente male.
E nonostante le lacrime che le inondavano il viso e i singhiozzi che le squarciavano il petto, fu costretta ad ammettere che tra quelle braccia si sentiva al sicuro. Senza rendersene conto, mentre ancora piangeva, si lasciò andare al sonno.
Nekosan la tenne stretta a sé per tutta la notte, ripromettendosi che d’ora in poi nulla avrebbe più ferito quella preziosa ragazza che in così poco tempo gli aveva fatto battere il cuore.




Angolo dell'autrice: Fiuuuu, scrivere questo capitolo è stata una faticaccia. Dopo il nuovo di "Come te..nessuno mai" ecco il nuovo anche di "Un nuovo destino". Direi che accadono un bel pò di cose, ma lasciatevi dire che avvenimenti decisamente più significativi ci saranno nel prossimo capitolo che coinvolgerà in toto il nostro bel quadrato:) Sarà un capitolo..esplosivo xD
Chiedo scusa per eventuali errori, ripetizioni ecc, ma non ho proprio avuto tempo di rileggere con attenzione il capitolo, ma prometto che entro domani correggo sia questo che quello di "Come te..nessuno mai".
Ringrazio ancora una volta dal profondo del cuore tutti coloro che leggono e seguono la mia storia! Grazie davvero!
E se vi fa piacere lasciatemi un commentino..sappiate che per me non c'è nulla di più bello di scoprire i vostri pensieri e le vostre opinioni :)
Baci, Serena ^^
P.s. Sono un pò indietro con le recensioni, ma anche a questo porrò rimedio entro domani :) P.p.s. -10 capitoli alla fine di questa storia!

 

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Capitolo 13
*** Graffi al cuore. ***


ATTENZIONE: Ho dato una rilettura veloce al capitolo e non dovrebbero esserci grandi errori, ma qualcosa potrebbe essermi sfuggito. Domani in ogni caso provvederò a controllare con maggior attenzione.




Erano diversi giorni che passava le notti su quell’albero. Inuyasha si era scelto un ramo alto, uno di quelli che grazie alla sua posizione privilegiata gli consentiva di starsene per conto suo, ma contemporaneamente di vegliare sul sonno dei suoi amici e di Kikyo.
Erano trascorsi dieci giorni da quando Kagome era andata via con Nekosan e a lui erano sembrati un’eternità.
Moriva dalla voglia di vederla, di parlarle, di sapere delle sue condizioni, ma non poteva lasciare i suoi amici senza protezione.. in più c’era Kikyo.
Spostò lo sguardo sulla bella sacerdotessa addormentata e il suo animo si colmò di malinconia. La vita di Kikyo era stata spezzata precocemente, e nonostante molti credessero che la Kikyo di ora non fosse che un pallido riflesso del passato, lui sapeva che non era così. Il suo corpo poteva non essere più di carne, poteva non emanare calore, ma quegli occhi così malinconici lui li riconosceva..non si stava sbagliando.
Quando ripensava al suo passato con Kikyo, non poteva che farlo con una certa amarezza. Il ricordo del modo in cui Naraku era riuscito ad incrinare il loro rapporto, la loro fiducia, facendoli cadere nel suo meschino piano, ancora gli bruciava. Spesso si domandava cosa sarebbe accaduto se le cose fossero andate diversamente, che genere di futuro avrebbe riservato loro il destino, e l’unica risposta che riusciva a darsi era che in quel caso non avrebbe mai conosciuto Kagome.
Kikyo e Kagome. Kagome e Kikyo.
Due facce di una stessa medaglia: erano così simili nell’aspetto e così opposte nel carattere e nello spirito. Pensando alle due ragazze non poteva che sentirsi diviso a metà, chiedendosi se anche ciò non fosse da associare alla sua odiata natura ibrida.
Come poteva amare due creature così opposte?
Kikyo era la notte. Potente, quieta, riflessiva e misteriosa. Sfuggevole e malinconica come il vento.
Kagome era il giorno. Allegra, solare, disponibile, altruista. Il suo animo riscaldava come il sole d’estate.
E lui si sentiva realmente completo solo quando poteva averle entrambe.
Ma poteva un giorno fermarsi al tramonto?
Esatto, lui era il tramonto..l’unico punto di congiunzione tra il giorno e la notte.
 
-Sei sicura di sentirti bene, Kagome?- domandò la signora Higurashi alla sua unica figlia.
-Sì, mamma. Sta’ tranquilla, ormai sono completamente guarita.- la rassicurò.
-Sorellina, come mai questa volta il tuo zaino è ancor più pesante del solito?- chiese Sota, osservando l’enorme ed ingombrante zaino giallo che Nekosan aveva sollevato senza difficoltà.
Fu lo stesso demone a rispondere.
-Questa volta tua sorella dovrà trattenersi più a lungo nella nostra epoca, Sota.-
-Oh,Kagome, sono così preoccupata. Promettimi che farai attenzione.- la pregò la madre.
-Non preoccuparti, mamma. Ti prometto che farò attenzione e che tornerò molto presto.- promise.
La ragazza si era spesso sentita colpevole per l’ansia e la preoccupazione a cui sottoponeva la sua famiglia durante i lunghi periodi d’assenza, ma sapeva di non poter fare diversamente.
Ricomporre la sfera e sconfiggere Naraku era un suo dovere.
-E poi non sarò sola.- aggiunse, tentando di rassicurare ulteriormente la donna.
-Nekosan, ti prego, veglia su di lei.- lo pregò il nonno di Kagome.
La moretta arrossì a quelle parole, ma non replicò. Comprese che il fatto che qualcosa fosse mutato, o meglio si fosse evoluto, nel loro rapporto fosse ormai chiaro a tutta la sua famiglia.
Si chiese se fosse stata colpa di quella mattina, a colazione, quando non era riuscita ad incontrare lo sguardo di Nekosan senza arrossire, oppure delle esplicite premure che il demone le aveva riservato o forse il malumore che aveva palesato quando Sota aveva provato a intavolare “l’argomento Inuyasha”.
-Non preoccupatevi, non la perderò mai di vista.- promise il ragazzo.
-Andiamo, Kagome?- chiese poi rivolto a lei.
La ragazza annuì, risalutò calorosamente tutta la sua famiglia e si lasciò cadere nel pozzo.
Fu circondata, come sempre, da una strana aria frizzante, da qualcosa che le ricordava la magia, il mistero, l’arcano.
Appena oltrepassata quella mistica barriera temporale, Nekosan, senza preavviso, le circondò la vita e con un sol balzo le fece delicatamente toccare terra.
-G..grazie.- balbettò, ancora un po’ a disagio per quei gesti confidenziali.
Si guardò intorno e non ebbe la sensazione di essere giunta in un posto estraneo, ma in un luogo familiare come può esserlo solo una seconda casa.
Moriva dalla voglia di riabbracciare Sango, il piccolo Shippo e Miroku, voleva rivedere Inuyasha ma ancora temeva lo spettro di Kikyo.
Le immagini riflesse nello specchio di Kanna erano ancora vivide e dolorose nella sua mente. Continuava a domandarsi quale fosse il modo più giusto per comportarsi: far finta di nulla o urlare, protestare e piangere?
-Non si sono allontanati di molto.-
La voce di Nekosan la riportò al presente.
-Riesci a fiutare i loro odori?-
-Sì, sono pressoché vicini al luogo dove li abbiamo lasciati l’ultima volta.-
-Probabilmente Kikyo non si è ancora rimessa del tutto.-
-Ti senti pronta ad affrontarlo?- le domandò il demone, incamminandosi.
La ragazza esitò per un momento, non avvezza alla disarmante schiettezza del ragazzo.
Ancora una volta si ritrovò a domandarsi quale fosse la risposta più giusta da dare, ma rimproverò infine se stessa per tutta quella rigidità, per tutto quello schemismo che si era autoimposta.
Lei e Nekosan avevano deciso di darsi un’opportunità, ma le parole sarebbero rimaste solo tali se lei non si fosse decisa ad essere semplicemente se stessa.
Lasciò quindi libero di parlare il suo cuore, pregando comunque di non commettere errori.
-Non lo so. Ma forse non sarò mai realmente pronta.- ammise.
Il demone si voltò a fissarla, regalandole un sorriso mozzafiato, e la prese per mano, cogliendola di sorpresa.
-Kagome, tu per me sei davvero importante. Io con te non voglio sbagliare. Capisco quanto per te sia difficile e complessa tutta questa situazione, per questo non voglio obbligarti a nulla. Se tu, per il momento, preferisci mantenere segreto il nostro legame io non mi opporrò.-
-No!- si affrettò a negare –Io ho ormai preso la mia decisione. Vorrei solo far le cose con calma, rispettando i giusti tempi.-
-E sarà esattamente così che le faremo.- la rassicurò lui.-
-Grazie.-
Nekosan si limitò a sorriderle e mantenendo la mano della ragazza ben stretta nella sua prese a percorrere il sentiero che li avrebbe condotti dal resto del gruppo. Sfruttarono la loro posizione controvento per cogliere il gruppo di sorpresa.
Si erano accampati nel fitto della foresta, usufruendo della protezione offerta loro dagli alti alberi e dalla fitta vegetazione. Sango era intenta a mescolare qualcosa su un focolare improvvisato, Miroku la osservava poco distante con uno sguardo rapito dipinto in volto e il piccolo Shippo e Kirara osservavano il tutto con cipiglio annoiato. A Kagome si scaldò il cuore nel vedere una scena così semplice, quotidiana, che aveva però un intenso sapore di famiglia.
-Dovreste essere più discreti, i vostri schiamazzi si odono dal limitare della foresta.- li schernì Nekosan.
Nel sentire quella voce familiare tutti i presenti si voltarono di scatto; restarono per un istante immobili, impalati, prima di correre incontro ai nuovi arrivati.
-Kagome! Kagome!- squittì entusiasta il cucciolo di demone volpe, catapultandosi tra le braccia tese della ragazza, già pronte per accoglierlo.
-Nekosan, Kagome, bentornati.- li salutò in modo più composto il monaco.
-Sango, Miroku, che gioia rivedervi.- ricambiò la ragazza, stringendo entrambi in un abbraccio affettuoso.
-Le tue ferite sono guarite, vero Kagome? Non sarai stata tanto imprudente da tornare qui prima di quando fosse opportuno.- si preoccupò la sterminatrice.
-Sta’ tranquilla, Sango, l’ho costretta a restare nella sua epoca fin quando non sono stato certo delle sue condizioni.- la rassicurò Nekosan.
-E voi state bene? Naraku vi ha attaccati?- chiese.
-No, non abbiamo avuto notizie di Naraku da quando siete andati via- spiegò Miroku.
-E il cagnolino? Si è nascosto per fare i suoi bisognini?- domandò sarcastico il demone gatto.
Kagome sussultò a quelle parole. Si era resa conto dell’assenza del mezzo demone da subito e nello stesso istante aveva notato anche l’assenza della sacerdotessa di cui era la reincarnazione.
Sul gruppo calò un imbarazzante silenzio.
-Ecco lui..- cominciò a dire Miroku, grattandosi la nuca in un tipico gesto di nervosismo.
- È con Kikyo, vero?- domandò Kagome.
Si stupì della facilità con cui riusciva ad affrontare l’argomento. Certo le faceva male sapere che i due erano insieme, da soli, ma la vicinanza di Nekosan le faceva bene, rendeva in qualche modo la situazione più accettabile.
Si voltò a guardarlo e arrossì, ma non distolse lo sguardo quando si accorse che anche il demone la stava fissando.
Sango e Miroku li osservarono per alcuni secondi, scambiandosi subito dopo un’occhiata allarmata e confusa.
-C’è qualcosa che dovremmo sapere?- ebbe il coraggio di chiedere Miroku,
-Ehm..noi..ehm..- balbettò imbarazzata Kagome, arrossendo ulteriormente.
Sospirò, per calmare i battiti impazziti del cuore e per ritrovare un minimo di lucidità.
Non sapeva se fosse prematuro parlarne, ma non aveva motivi per nascondere la verità ai suoi amici.
Tanto, si disse, prima o poi l’avrebbero comunque scoperto.
Aprì la bocca per parlare, per spiegare tutto, per liberarsi di quel peso, ma qualcosa la fermò.
-Kagome!-
Una voce profonda la richiamò e la ragazza si voltò a fissare quel volto perfetto che tante notti aveva sognato.
Le era mancato. Lo capì quando guardandolo tornò a percepire il solito magone allo stomaco e il nodo alla gola; lo capì quando sentì la voglia di risentire il suo profumo, il calore delle sue braccia, la morbidezza dei suoi capelli d’argento. Lo capì quando sussurrò il suo nome con tutto l’amore che provava per quel mezzo demone.
-Ciao, Inuyasha.-
Rimasero a fissarsi, a studiarsi per molto tempo..tutto quello necessario per saziare gli occhi dell’altro. Il primo a distogliere lo sguardo fu Inuyasha.
-S..stai bene? Ti sei ripresa? Le tue ferite sono guarite?- le chiese.
Kagome si rabbuiò. Rimproverò se stessa, dandosi della sciocca. Le era bastato rivederlo per scordarsi dei suoi buoni propositi, delle sue intenzioni.
E poi tutto quello che sai fare è chiedermi delle mie ferite?” si domandò.
-Sì, sono perfettamente guarita.- rispose.
Lo sguardo di Inuyasha si spostò poi su Nekosan, indurendosi.
Non sopportava il fatto che il demone fosse rimasto accanto a Kagome, odiava il modo in cui le parlava, la confidenza che avevano, soprattutto il modo in cui la stava guardando in quel momento.
-Beh, e tu perché non sei tornato subito? Che diavolo hai fatto per tutto questo tempo nell’epoca di Kagome?- ringhiò.
-Nekosan mi è stato vicino. Mi è stato di grande aiuto.- replicò la moretta.
Le parole della ragazza infastidirono ulteriormente il mezzo demone, che serrò i pugni in una ferrea stretta.
-E Kikyo dov’è?- chiese Kagome.
Si guardò meglio intorno per essere sicura di non sbagliarsi, ma non v’era traccia della sacerdotessa.
Inuyasha chinò il capo, irrigidendo la mascella e nascondendo gli occhi sotto la frangia scomposta.
- È andata via.- bisbigliò.
-C..cosa vuol dire?- chiese confusa.
-Kikyo aveva ormai recuperato le forze e ha deciso di andare a cercare Naraku per conto suo.-
Kagome si limitò ad annuire, troppo persa in altri pensieri per commentare l’accaduto.
- È giunto anche per noi il momento di rimettersi in cammino. Questa volta non ci fermeremo finché non avremo stanato ed eliminato quel bastardo.- sibilò il mezzo demone.
-Dove ci dirigeremo?- chiese Shippo.
-Nel territorio degli Yoro, sarà necessario convincere Koga a cederci i suoi frammenti.- spiegò il monaco.
- È per questo che abbiamo aspettato te, Kagome. Pensavamo che se gli avessi parlato tu, lui avrebbe ceduto più facilmente.- aggiunse Sango.
-Ci proverò.- disse Kagome.
-Ci consegnerà quei frammenti..con le buone o con le cattive.- si intromise il mezzo demone.
-Koga non è un nemico. Non dimenticarlo, Inuyasha.- lo rabbonì la ragazza.
-Sarà meglio incamminarci.- tagliò corto Nekosan.
-Dovremo fare in fretta, quindi sali sulla mia schiena, Kagome.- le propose il mezzo demone.
Kagome si guardò intorno, in difficoltà. Non voleva viaggiare abbracciata ad Inuyasha; se lo avesse fatto le sarebbe sembrato poco giusto nei confronti di Nekosan, in più una sensazione più profonda,qualcosa di più viscerale, le suggerì che se avesse riassaporato ancora quel piacevole torpore, quella sensazione di benessere totale, allora non sarebbe più riuscita a distaccarsene. Tuttavia, non voleva viaggiare neanche sulla schiena di Nekosan, molte volte il demone l’aveva trasportata, ma mai sulla schiena, mai nel modo in cui era solito fare il mezzo demone e a lei sembrava di infrangere un’usanza, un vincolo se avesse permesso al demone gatto di fare lo stesso.
Rimpianse la sua bicicletta, andata perduta in uno dei tanti combattimenti affrontati.
A sollevarla da quella difficile situazione fu colui che da un po’ di tempo era diventato il suo personale salvatore.
-Se a Miroku non dispiacerà correre sarebbe meglio farla viaggiare con Sango e Kirara.- propose Nekosan.
-E perchè mai? Ho sempre portato io Kagome, perchè non dovrei farlo anche ora?- rispose già adirato Inuyasha.
-Correre abbracciata a te le causerebbe scossoni che potrebbero riaprire le sue ferite, cagnolino. Cosa che non accadrebbe se viaggiasse con Kirara.-
Il mezzo demone ringhiò , ma fu costretto a tacere, consapevole della veridicità di quelle parole.
-Allora, Miroku?-
-Ecco, in verità pensavo che ovviamente sarebbe meglio se viaggiassi anche io accanto a queste due splendide creature. Magari potrei stringere Kagome tra le mie braccia e sostenerla.- propose, chiudendo gli occhi e pregustando già la beatitudine e il piacere che gli avrebbe dato palpare quelle morbide e giovani carni.
Fu crudelmente, e brutalmente, riportato alla realtà.
Un pugno deciso calò sulla sua testa, accompagnato da due voci minacciose.
-Ovvio che no.- negò con veemenza Nekosan.
-Non pensarlo nemmeno.- aggiunse, contemporaneamente Inuyasha.
I due si fissarono con cipiglio, quasi a voler silenziosamente rimproverare, e sfidare, l’altro.
Sango percepì subito quella tensione crescente e decise di intervenire.
-Il cammino è lungo. Sarà meglio partire immediatamente.- propose.
-S..sì,sì, sarà meglio andare.- convenne Kagome, desiderosa di fuggire da quella scomoda situazione.
Si affrettò a salire su Kirara e tirò un sospiro di sollievo solo quando poté constatare con i suoi stessi occhi che Inuyasha, Nekosan e Miroku avevano preso a correre accanto alla nekomata, chiudendo lei e Sango in una posizione protetta.
Trascorsero gran parte della giornata viaggiando, fermandosi esclusivamente per abbeverarsi.
Kagome viaggiò in silenzio, divorata dai suoi dubbi. Le parole di Inuyasha le occupavano i pensieri..
Kikyo era andata via. Ma perché? E dove?
Sentiva l’incessante curiosità, se non la necessità, di chiedere spiegazioni alla sua migliore amica, ma sapeva di dover attendere il giusto momento.
L’occasione le fu concessa poco dopo.
-E’ quasi il tramonto. Sarebbe meglio trovare un posto riparato dove trascorrere la notte.- propose Sango.
Gli altri membri del gruppo acconsentirono, in particolare Miroku stanco della lunga corsa. Continuarono ad avanzare fin quando non giunsero nei pressi di un fiumiciattolo.
-Qui dovrebbe andar bene.- constatò Nekosan.
Si accamparono e consumarono la cena in silenzio.
-Sango, che ne dici di fare un bagno?- propose Kagome, ansiosa di trascorrere un po’ di tempo sola con la sua migliore amica.
-Certamente.- acconsentì la sterminatrice.
-Non allontanatevi troppo. Potrebbe essere pericoloso.- le reguardì Nekosan, senza distogliere gli occhi da Kagome, che si limitò ad annuire.
Camminarono in silenzio, inoltrandosi nella vegetazione, fin quando non trovarono un punto sufficientemente coperto.
Tra le due ragazze si respirava una strana aria. Entrambe soffrivano di una curiosità repressa e ambedue erano avide di risposte, ma troppo timorose per porgere domande.
Si spogliarono in silenzio e solo quando l’acqua tiepida permise ai loro nervi di distendersi, entrambe raccolsero il coraggio per dar vita alla conversazione.
-Sango, c’è una cosa che vorrei chiederti.-
La sterminatrice annuì, attenta.
-Ecco..tu..sai dirmi qualcosa su Kikyo? Sul perché così improvvisamente abbia deciso di andare via?-
-Non so dirti molto, Ka-chan. So solo che in questi ultimi giorni Kikyo appariva del tutto guarita e che questa mattina noi tutti siamo stati svegliati dalla discussione che lei ed Inuyasha stavano avendo. Lei sosteneva di aver totalmente recuperato le forze e di essere quindi pronta a proseguire per la sua strada, ma Inuyasha..ecco..lui le ha chiesto di restare.-
Kagome aveva trattenuto il fiato per tutto il tempo, per poi rilasciarlo in uno sconsolato sospiro quando Sango ebbe finito di parlare. Le sue parole, quelle consapevolezze, facevano male, ma non come le altre volte che si era ritrovata nella stessa situazione.
Era quasi come se il suo cuore si fosse ormai abituato a quegli scossoni che lo costringevano ad arrestarsi per non rischiare di scoppiare, di spezzarsi.
-Capisco- si limitò a rispondere.
-Potrei farti io una domanda ora?- chiese esitante la sterminatrice.
Kagome annuì, credendo di aver già intuito cosa la sua migliore amica volesse sapere.
-Ho notato un certo affiatamento tra te e Nekosan. È forse accaduto qualcosa tra voi?-
-Non so se queste siano le parole più adatte per descrivere ciò che lega me e Nekosan, ma in effetti sì, qualcosa è cambiato. Sei una persona sensibile, Sango, e sono sicura che tu abbia ben compreso quanto siano profondi i miei sentimenti per Inuyasha, così quanto male mi causasse ogni volta che tra noi si inseriva lo spettro di Kikyo. Ogni volta che lo vedevo correre via da me, io sentivo di star perdendo una parte di me stessa, qualcosa che non sarebbe più tornato. Non potevo più continuare così, altrimenti avrei rischiato di smarrirmi completamente nei meandri del mio dolore. Nekosan ha saputo tendermi una mano, ha saputo farmi ridere quando avevo voglia solo di piangere, ha saputo darmi un barlume di speranza.- ammise a cuor aperto.
-Kagome, tu sei innamorata di lui.- asserì Sango, sconvolta ma sicura.
-No, io non posso essere innamorata di lui.- negò con veemenza.
La sua migliore amica la corresse.
-Non devi chiederti se puoi, ma se lo sei.-
Kagome ancora una volta tentò di negare, ma le parole le morirono in gola. Guardando nelle profondità del suo cuore, fu costretta ad ammettere l’assoluta e disarmante verità.
I suoi sentimenti per il demone si erano acuiti in quegli ultimi giorni in cui erano stati così vicini, durante i quali Nekosan le aveva mostrato il suo lato più premuroso, più tenero.
Come aveva confessato alla sterminatrice il demone gatto le aveva concesso di vedere una fievole speranza, di scappare a quel baratro in cui sprofondava giorno dopo giorno a causa del suo dolore e senza accorgersene aveva finito con l’innamorarsi di lui.
Com’era possibile amare due persone contemporaneamente?
Non lo sapeva, ma ammettere i suoi sentimenti ad alta voce, confidarli a qualcuno, l’avrebbe forse aiutata a rendere le cose più chiare, più vere.
-Sì, forse in qualche modo sono innamorata anche di lui. Non so come sia possibile, ma provo dei sentimenti per entrambi. Ma questo non cambia di molto le cose, ciò che sento per Inuyasha, non lo provo per Nekosan. Ma questo mio sentimento, questo mio incontenibile amore, è inutili perché lui amerà e rimpiangerà per sempre Kikyo e io non posso amare un uomo che si strugge per un’altra donna. Questo mi consuma, mi logora ed è per questo che ho decso di andare avanti..con Nekosan!-
-Come pensi di dirlo ad Inuyasha? Non la prenderà bene.-
-Non lo so, ma non permetterò che la situazione degeneri. Non permetterò che combattano ferendosi a vicenda. Lui dovrà accettare questa mia decisione, così come io ho accettato per tutti questi mesi i suoi sentimenti per Kikyo.- dichiarò categorica.
Si trattennero in quel luogo per qualche altro minuto, decidendo di comune accordo di non toccare più quell’argomento. Quando la temperatura notturna cominciò a farsi più umida e fredda, entrambe si rivestirono e si avviarono lungo il sentiero che le avrebbe condotte dagli altri.
-Oh, no!- esclamò Kagome lungo il tragitto.
-Cosa succede, Kagome?-
-Nulla di importante, Sango. Ho solo dimenticato il fiocco della mia divisa al fiume. Torno indietro a riprenderlo.-
-Vuoi che ti accompagni? Non è prudente girare di notte da sola.-
-No, non preoccuparti ricordo bene la strada e il fiume è vicino. Avviati pure, vi raggiungerò presto.-
Si voltò e cominciò a correre nella direzione opposta. Il sentiero era ben battuto e la ragazza non ebbe difficoltà a ripercorrerlo. Nonostante fosse ormai calato il buio, Kagome ritrovò subito il suo fiocco, che grazie al suo colore vivo spiccava netto tra le pietruzze in cui era rimasto incastrato. Lo raccolse, lo ripulì e lo riannodò alla parte superiore della sua divisa scolastica. Si voltò pronta a tornare dai suoi amici, ma un urlo le sfuggì dalla gola quando finì dritta tra due muscolose braccia.
Si spaventò, temendo che fosse un nemico, ma si tranquillizzò  riconoscendo quel particolare profumo delicato ma deciso.
-Nekosan, mi hai messo paura.- si lamentò.
Il demone non rispose, si limitò a stringerla di più tra le braccia, fin quando la schiena della ragazza non toccò il suo petto. Kagome, dal canto suo, si sentiva imbarazzata da quella situazione, ma non l’allontanò.
Era una sensazione nuova quella che stava provando, strana ma piacevole.
-Sango mi ha detto che eri tornata indietro e così ho deciso di venire a cercarti.-
-Non era necessario. Stavo proprio tornando da voi.-
-Vista la tua tendenza ad essere attaccata ogni volta che rimani per un istante sola, ho preferito evitare.-
-So badare a me stessa.- replicò, sciogliendo l’abbraccio e voltandosi per fronteggiarlo.
Nekosan la fissò per qualche istante e la trovò estremamente tenera con quella buffa espressione imbronciata.  Scoppiò a ridere, non riuscendo a trattenersi.
Kagome si risentì per quella reazione ingiustificata, tentò di andare via, ma il demone la bloccò cominciando a farle il solletico. Per non cedere la ragazza tentò di respingerlo e di allontanarlo, ma alla fine cedette e lo pregò di smetterla.
Nekosan fu catturato dal suono di quella risata e smise solo quando sentì le ginocchia della ragazza cedere per l’eccesso di risa. La tenne stretta a sé, per sostenerla.
-Questa è stata una tattica sleale per farmi cedere, Nekosan. – bisbigliò la ragazza sollevando il volto.
Nel momento in cui i suoi occhi si incatenarono a quelli tenebrosi del bel demone sentì una strana scossa percorrerle la schiena. Il ragazzo la stava scrutando con una strana espressione dipinta in volto, che le aggrovigliò lo stomaco.
-C’è qualcosa che non va?- chiese a disagio.
-C’è che sei bella e mi piace da morire sentirti ridere.- bisbigliò, scostandole una ciocca dal viso arrossato.
Il tempo sembrò fermarsi, mentre le loro labbra si avvicinavano lentamente. Kagome non sapeva se ciò che stava per accadere fosse giusto, ma non riusciva a distogliere i suoi occhi da quelli affilati e misteriosi del demone, mentre sentiva una strana energia, una misteriosa alchimia spingerla verso quelle labbra morbide.
Erano estremamente vicini quando una voce profonda frantumò l’atmosfera creatasi.
-Che diavolo sta succedendo?- ringhiò Inuyasha.
-Inuyasha.- bisbigliò imbarazzata e ansiosa la ragazza, staccandosi dal demone.
-Cos’è non hai gli occhi per vedere, cagnolino? O non sei abbastanza intelligente per comprendere?- lo sbeffeggiò Nekosan.
Inuyasha ringhiò. Non riusciva a credere a ciò che aveva appena veduto. La sua mente gli ripeteva come innumerevoli flashback, l’immagine di Kagome stretta tra le braccia di un altro. Il sangue ribolliva nel suo corpo, i muscoli erano tesi pronti a scattare, e la mascella gli doleva tanto era serrata. Era impossibile sbagliare, quei due erano stati troppo vicini, troppo stretti per potersi confondere. Kagome era stata sul punto di baciarlo e lui non poteva e non voleva tollerarlo. Voleva estrarre Tessaiga e conficcarla nel cuore di quell’insulso moscerino, ma non lo fece.
Più che mostrare la sua gelosia, la sua vulnerabilità, preferì esporre la sua ira dirigendola verso chi l’aveva ferito.
-E così, Kagome, hai deciso di rifarti con la palla di pelo.- sibilò.
-Non sfogarti su di lei.- sibilò Nekosan, ma Kagome lo bloccò.
-No, Nekosan, questa è una cosa che riguarda me ed Inuyasha.-
Si sentiva nervosa, agitata ed impaurita. Sapeva che il suo rapporto con Inuyasha sarebbe inevitabilmente cambiato dopo quella notte.
Tremava per la paura di perderlo, ma era giunto il momento di affrontare la realtà.
-Che cosa c’è tra voi? Che cosa è accaduto?- ringhiò.
-Io e lui..- tentò di dire la ragazza.
Il mezzo demone la bloccò di nuovo. Non sopportava nemmeno il fatto che lei associasse la sua figura a quella del demone gatto.
Non doveva succedere.
-Tsk, non voglio sentir nulla.-
-Non puoi farmi questo, Inuyasha. Ho il diritto di spiegarmi!- ribattè lei.
-Spiegarti? E perché mai dovresti dare delle spiegazioni a me? Sei qui per ricomporre la sfera, il resto a me non importa. Sei stata tu l’illusa che ha creduto che tra noi potesse esserci qualcosa in più. L’ unica donna della mia vita è Kikyo, non mi importa di nessun’altra. Sei stata una sciocca. Per tutto questo tempo hai inseguito un sentimento impossibile e unilaterale.- urlò.
Parlò per dar libero sfogo alla sua rabbia, ma si bloccò non appena quel familiare odore salato giunse al suo naso.
La figura di Kagome tremante, pallida e in lacrime si stampò inesorabilmente nella sua mente. Tutta la rabbia, la gelosia, l’ira scemarono, sparirono, mentre si rendeva conto del peso delle sue parole. Mentre si rendeva conto, per l’ennesima volta, di quanto l’aveva ferita.
-Kagome, scusa. Scusami, davvero io..- tentò di dire.
Non terminò il suo discorso perché uno schiaffo raggiunse la sua guancia sinistra. Non provò dolore fisico, non poteva quella creatura tanto delicata ferirlo fisicamente, ma provò un tale stordimento interiore, una sofferenza al cuore che era ben più terribile di tutte le peggiori ferite che avevano ferito il suo corpo.
Rivide i suoi occhi tristi come mai, prima che la ragazza si voltasse per correre via. Si sentiva vuoto, arido dentro. Solo.
Kagome corse via, incurante delle urla di Nekosan ed Inuyasha. Era troppo sconvolta per curarsi di loro, di un’eventuale battaglia.
Ciò che lui le aveva urlato contro era stato peggiore di tutte le loro liti, di tutte le volte che lui era andato via. Aveva ammesso di non aver mai provato nulla per lei, di aver amato sempre solo Kikyo e quello faceva male, terribilmente male.
Le sue parole erano stati graffi al cuore, una ferita che non si sarebbe più rimarginata. Fermò la sua corsa per non allontanarsi troppo e rischiare di incorrere in qualche pericolo. Sentì le gambe cedere e si accasciò al suolo, incurante delle pietre appuntite che le graffiavano la pelle esposta delle gambe.
Singhiozzava rumorosamente, sentiva l’esigenza incontrollabile di piangere ma le lacrime non volevano più scendere, sembravano essersi prosciugate.
Le era quasi impossibile respirare a causa di quei tremendi singhiozzi, tutto faceva male, troppo, troppo male.
Si domandò se il dolore che in quel momento le squarciava il petto potesse arrivare ad ucciderla.
E poi giunse. Così inaspettato, imprevedibile, semplice, eppure perfetto. Tutto ciò di cui aveva bisogno in quel momento, glielo stava ora dando Nekosan. Un semplicissimo abbraccio era quello che chiedeva.
E nel momento in cui il suo corpo poté contare su un altro più solido, più forte, i singhiozzi cessarono e le lacrime presero a scendere copiose.
-Perché? Perché fai tutto questo per me? Perché asciughi le mie lacrime se sai che sono versate per lui?- domandò, sollevando il volto per fissarlo.
Nekosan la strinse più forte.
-Ricordi ciò che ti ho detto un po’ di tempo fa? Ti dissi che io avrei curato ogni ferita che lui ti avrebbe inferto. Lo sto facendo e continuerò a farlo.-
Kagome ascoltò le sue parole, le impresse a fuoco nella mente e lasciandosi trasportare solo dai suoi sentimenti feriti lo baciò. Fu un bacio diverso da quelli che si erano scambiati. Sapeva di disperazione, ma anche di speranza.
Staccò ogni collegamento tra testa e corpo, decisa ad ignorare quel dolore e lasciò che a guidarla fossero solo le sensazioni che le stava trasmettendo quel bacio.
Nekosan la baciò a lungo, con dolcezza, con trasporto e sentì la passione crescere. La distese delicatamente sul terreno umido e prese timidamente a familiarizzare con il corpo della ragazza. Accarezzò le sue spalle, le sfiorò la schiena, le strinse i fianchi. Sapeva di star sbagliando, di doversi trattenere, ma la desiderava, disperatamente.
Kagome, dal canto suo, sapeva di starsi inoltrando su un terreno pericoloso, ma non voleva che lui si fermasse. Le carezze di Nekosan erano gentili, misurate.
Era in lotta contro se stessa. Se la mente le urlava di fermarsi perché era troppo affrettato compiere un passo del genere, il suo corpo la esortava a lasciarsi andare. Ancora una volta decise di affidarsi al suo cuore.
 Le parole di Inuyasha erano state chiare, non l’avrebbe mai amata. Rabbia.
Lui voleva solo Kikyo. Rinuncia.
Quello stesso pomeriggio, grazie a Sango, si era scoperta innamorata di Nekosan. Sentimenti.
Il suo corpo si stava risvegliando sotto quelle mani esperte, ma gentili. Passione.
Un mix letale e confusionario di sentimenti che la portarono però a non opporsi mentre il demone le sfilava cauto la maglietta.
-So che non dovrebbe essere adesso, non così, ma io ti voglio disperatamente, Kagome.-
La ragazza lo guardò negli occhi e riuscì a leggere la tenera passione che lo infiammava.
-Non fermarti.-
Nekosan si rituffò sulle invitanti labbra delle ragazze. La spogliò delicatamente, come fosse il più delicato e fragile dei fiori primaverili, e fu catturato da quelle forme perfette e dal tenero rossore che colorava le guancie della ragazza. Scese a baciarle il collo mentre la sua mano risaliva lentamente dal suo ventre piatto fino a giungere al seno prosperoso.
Kagome era assuefatta da quel mare di sensazioni, mai conosciute, che l’assaliva.
Tremava e non sapeva se fosse per la paura o per il desiderio che Nekosan abilmente aveva saputo accendere in lei.
Riusciva a paragonare quel misterioso demone solo al mare in tempesta. Era implacabile, tumultuoso, avvolgente, appassionante, pericoloso.
Non sapeva che genere di magia stesse tessendo sul suo corpo, ma  sentiva di non averne più il controllo. Una strana smania le si era accesa nel ventre e sussultò quando le mani del demone si spostarono sulle sue gambe, spingendosi sempre più verso l’interno.
-Tranquilla, piccola, non ti farò male.- la rassicurò, baciandola sulle labbra tentatrici.
Le sue mani si fecero più decise, più audaci, e facendo attenzione a non ferirla con gli artigli la penetrò con un dito, cominciando un lento e struggente movimento.
-Shhh..- le sussurrò all’orecchio quando la sentì gemere per la sorpresa.
-Sei così stretta, Kagome. Brucio per il desiderio di te. Se vuoi che mi fermi, dillo ora.- le disse, mentre si sistemava tra le sue gambe.
Kagome esitò. Il quel momento la verità delle conseguenze che tutto quello avrebbe comportato la schiaffeggiò. Dopo quella notte avrebbe dovuto dire addio per sempre ad Inuyasha.
“Sei stata tu l’illusa che ha creduto che tra noi potesse esserci qualcosa in più. L’ unica donna della mia vita è Kikyo, non mi importa di nessun’altra. Sei stata una sciocca. Per tutto questo tempo hai inseguito un sentimento impossibile e unilaterale.”
 
Le urla del mezzo demone rimbombarono nella sua mente come un eco doloroso ed infinito.
-Fallo!- lo esortò.
Nekosan esitò, leggendo l’incertezza nei suoi occhi lucidi.
Si sistemò meglio tra quelle gambe tremanti, finchè la punta del suo pene non sfiorò l’intimità della ragazza, ma poi una triste realtà lo schiaffeggiò. Si allontanò di colpo da lei, come se qualcosa l’avesse trafitto.
-Non posso farti questo, non a te. Non posso farlo così.- ringhiò, irato con se stesso.
Kagome si sollevò a sedere, coprendo con una mano il seno nudo, e lo guardò totalmente confusa.
-Che cosa ti prende?- gli domandò.
Nekosan tentò di rispondere, di spiegarsi, ma fu interrotto.
Un boato spaventoso e una luce rossastra illuminarono la radura, come un lampo nel sereno cielo notturno.
-Cos’è stato? Cosa sta succedendo?- chiese spaventata Kagome.
-Questo è l’inizio della fine.- proclamò, enigmatico, Nekosan.




Angolo dell'autrice:
ehm, ehm, buonasera a tutte :D
Immagino che a questo punto molte di voi vorrebbero conoscere il mio inidizzo per massacrarmi xD Sì, il capitolo non è certamente dei migliori per Inuyasha e Kagome, ma confido nel fatto che nel prossimo renderò felice molti di voi per ciò che accadrà :P
Vi inviterei a focalizzare la vostra attenzione sul fatto che sebbene Kagome abbia ammesso di provare qualcosa per Nekosan, continua a misurare i suoi gesti e le sue scelte per paura di perdere Inuyasha..e questo di certo è una cosa essenziale. Inoltre cosa sarà accaduto proprio alla fine?
Invito chiunque volesse saperne di più, chiunque abbia voglia di fare amicizia ad iscriversi a questo gruppo https://www.facebook.com/groups/758064124210814/ Potremmo socializzare, chiacchierare, scambiarci punti di vista e inoltre ci saranno tanti spoiler :) Quindi se vi fa piacere, vi aspetto numerosi. Ringrazio tutti coloro che leggono la storia :) Grazie davvero :D
E se vi fa piacere, vi invito anche a farmi conoscere il vostro parere su questo capitolo :D
Baci, Serena ^^

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Capitolo 14
*** Pericolosi sospetti. ***


Tutto era immobile: il vento non osava soffiare, gli animali tacevano, le foglie non avevano l’ardire di muoversi, persino i respiri erano trattenuti.. tutto era quieto, silenzioso, freddo e moribondo.
Fu questo il paesaggio che si ritrovarono dinnanzi al loro arrivo Kagome e Nekosan. Il profondo boato aveva spinto i due a rivestirsi in tutta fretta, ignorando l’imbarazzo dettato dalla situazione.
Correndo, le loro menti avevano elaborato diverse teorie: un attacco, un pericolo, ma mai avrebbero potuto immaginare uno scenario del genere: Kikyo, se possibile, ancor più pallida del solito, se ne stava immobile e protetta tra le braccia di Inuyasha, con il volto tirato in un’espressione di dolore e sfinimento. I volti di chi la circondava erano altrettanto desolati: Sango e Miroku erano sconsolati, impietositi, Shippo quasi impaurito, ma l’espressione che più tramortì Kagome fu quella di Inuyasha.
Il suo volto era una maschera di dolore: gli occhi avevano perso ogni traccia di fierezza e forza e le labbra erano serrate in una linea dura.
-Che cosa è accaduto?- urlò la ragazza, avvicinandosi alla coppia.
Non si curò del dolore che vederli così le vicini le causava, in quel momento le sue priorità erano altre.
-Kagome, Nekosan, siete qui.- li accolse Sango, accortasi solo allora del loro arrivo.
-Che cosa è successo? Cos’era quel tremendo trambusto?- domandò ancora, mentre guardava con occhio attento la ferita della sacerdotessa.
-Kikyo è stata attaccata da Naraku, è stato quel dannato ad infliggerle quella ferita. Quando è giunta qui era sfinita ed inseguita da un’orda di demoni.- spiegò, atono, Inuyasha.
Mentre parlava non distolse mai lo sguardo dalla donna che stringeva tra le braccia, ma annusò insistentemente l’aria, come alla ricerca di un odore particolare, e un basso ringhio gli sfuggì dalle labbra. Kagome arrossì, pregando internamente affinché il comportamento del mezzo demone non fosse dovuto o collegato a ciò che era accaduto tra lei e Nekosan.
Scrollò la testa, tornando a concentrarsi su compiti più imminenti e si accigliò quando notò che Naraku aveva ferito Kikyo ancora una volta nello stesso punto.
Scostò leggermente il candido kimono e in un gesto involontario, e d’allarmismo, portò una mano alla bocca nel rendersi conto della gravità della ferita.
-Non c’è tempo da perdere.- affermò risoluta.
-Puoi fare qualcosa?- le domandò Inuyasha.
-Farò tutto il possibile.- dichiarò, mettendo a tacere i pensieri negativi.
Poggiò il più delicatamente possibile le mani sull’orrenda ferita, tentando di purificarla. Sentì una sensazione sgradevole, nauseante, pervaderle il corpo..curare quella ferita era doloroso e faticoso anche per lei.
Il miasma, seppur con difficoltà, venne purificato, ma la ferita non sembrava intenzionata a richiudersi.
Scostò le mani, esausta, e guardò l’apertura con occhi disperati.
Sussultò, quando la sacerdotessa aprì gli occhi, lucidi.
-Kikyo.- la chiamarono contemporaneamente lei ed  Inuyasha.
La donna accennò un leggero sorriso.
-Kagome.- la richiamò il cucciolo di demone volpe –perché la ferita non si è richiusa?- domandò, timoroso.
Un gemito, incontrollabile, di pura angoscia e paura, scappò alla ragazza. Non voleva ammettere la propria impotenza, non voleva rassegnarsi, non voleva pensare a cosa sarebbe accaduto.
-Kikyo, dimmi cosa devo fare! Cosa posso fare?- la pregò.
La sacerdotessa fissò per alcuni secondi Inuyasha, per poi spostare lo sguardo sulla sua reincarnazione.
-Lasciateci sole, per favore.-
Kagome allargò gli occhi per quell’inaspettata richiesta.
-Cosa? Non se ne parla! Io di qui non mi allontano.- protestò con veemenza il mezzo demone.
-Inuyasha, ti prego.- bisbigliò, a fatica.
Lui serrò la mascella, lottando contro il prepotente impulso di protestare e replicare. Non voleva lasciarla, non quando era nuovamente così vicino a perderla, ma non si oppose alla volontà della donna che amava.
Poggiò col massimo riguardo il corpo freddo e ferito della sacerdotessa sul prato umido, senza mai distogliere gli occhi dai suoi.
-Non ci vorrà molto.- lo tranquillizzò Kikyo.
Il mezzo demone si limitò ad annuire e rivolgendo un cenno del capo ai suoi amici, si allontanò senza aggiungere altro.
-Kikyo, perché l’hai mandato via? Io..- si bloccò, non volendo ammettere ad alta voce la propria disperazione.
Voleva salvarle la vita, ma non sapeva come fare.
-Che cosa posso fare? Ci sarà pure un modo..- disse, sforzando la mente alla ricerca di una qualsiasi soluzione.
-Kagome, non crucciarti, non c’è nulla che tu possa fare.-
-No, io..- tentò di negare.
-Il miasma di Naraku questa volta è penetrato troppo in profondità. Un corpo fatto di terra ed ossa, già precedentemente colpito, non può guarire..neanche grazie ai tuoi poteri.-
-Ma io..-
-Non insistere, non farlo. Sappiamo entrambe che prima o poi questo momento sarebbe arrivato.. il mio posto non è più in questo mondo.-
Kagome singhiozzò.
-Perché allora hai mandato via Inuyasha?- trovò la forza di chiedere.
-Perché è a te che in questo momento devo rivolgermi. Kagome, tu sei l’unica che abbia il potere di fermare Naraku, nessuna oltre te ne ha la forza.- disse a fatica.
-Non puoi arrenderti, Kikyo. Cosa pensi che accadrebbe ad Inuyasha se tu morissi?-
-Troverà la forza dentro sé. Grazie a te, lui non è più solo. Sarà confuso, sperduto, irato e si accuserà della mia morte, ma sono sicura che tu riuscirai a donargli ancora una volta la pace e la serenità che merita..solo tu puoi farlo.-
La ragazza abbassò gli occhi, conscia di ciò che in realtà la sacerdotessa le stava chiedendo.
-I..io non so se posso farlo, se ne sarò capace.-
-Lo farai Kagome, perché solo tu ne hai la forza. Devi promettermi che ti prenderai cura di lui, che gli resterai accanto come hai fatto fin’ora.-
Kagome si morse la lingua. Avrebbe voluto replicare dicendo che per quanto lei avrebbe voluto farlo, sarebbe stato Inuyasha a respingerla, ad allontanarla, perché colei che il mezzo demone voleva era Kikyo.
-Devi promettermelo.- le ingiunse la sacerdotessa.
La ragazza esitò ancora un attimo, ma poi annuì.
-Te lo prometto.- si limitò a rispondere, tenendo le proprie riserve celate nel cuore.
-Bene! E ora ascoltami, quando Naraku mi ha attaccata mi ha rivelato qualcosa.-
Kagome si fece più attenta. Sentiva la voce della sacerdotessa affievolirsi di secondo in secondo e sapeva di dover fare in fretta.
-Che genere di cose?-
- Ha confessato di aver ordito un piano perfetto, intessendo una complicata ragnatela di sentimenti in cui inevitabilmente tutti noi saremmo caduti come api attratte dal miele. Mi ha rivelato di poter contare sul prezioso aiuto di qualcuno di impensabile, a noi vicino, che è fin troppo coinvolto in questa situazione per commettere errori. Le sue esatte parole sono state “Lui non sbaglierà perché avrebbe troppo da perdere”.-
La ragazza sbiancò.
-Q..qualcuno a noi vicino?- balbettò, prendendo in considerazioni mille ipotesi.
-Questo è ciò che ha detto, ma io non ho saputo dare un senso alle sue parole. Tra di voi si cela un traditore..-
-Questo è impossibile.- ribatté, sicura.
-La sterminatrice ed il monaco hanno combattuto al vostro fianco troppe battaglie per essere traditori, ma cosa mi dici del demone che si è da poco aggiunto a voi?-
-Nekosan? No, no, è impossibile. Anche  lui come noi detesta Naraku e ha giurato di ucciderlo.- protestò, decisa a difenderlo a spada tratta.
Non conosceva Nekosan da molto, ma voleva fidarsi di lui. Non voleva prendere in considerazione quell’ipotesi priva di fondamento.
-Toccherà a te svelare questo mistero, Kagome.- sussurrò la sacerdotessa, chiudendo gli occhi.
Kagome tentò di replicare, ma esitò quando uno strano bagliore cominciò ad avvolgere il corpo della sacerdotessa.
-K..Kikyo cosa sta succedendo?- chiese spaventata.
-E’ quasi giunto il momento.- bisbigliò quell’altra, ormai priva di forze.
-Inuyasha.- strillò.
Il mezzo demone non impiegò più di qualche secondo per raggiungerle e osservando il corpo della donna amata non ebbe bisogno di parole per comprendere quello che inevitabilmente stava per succedere.
-Non puoi fare null’altro?- domandò con tono spento a Kagome, senza voltarsi a fissarla.
La ragazza sentì il peso allo stomaco farsi ancor più pesante e inspiegabilmente avvertì un senso di colpa e disagio pervaderle il corpo.
Si limitò a scuotere il capo.
-Inuyasha..- bisbigliò.
Sentiva la necessità di dire o fare qualcosa per alleviare quel dolore insopportabile.
Cos’era a farle tanto male? L’imminente morte di Kikyo? Il suo non poter far nulla o la sofferenza esplicita di Inuyasha?
-No, non c’è bisogno di dire nulla. Se non vi dispiace vorrei restare solo con lei.- annunciò agli amici, con voce fredda.
Si chinò accanto al corpo sempre più debole della sacerdotessa e delicatamente la sollevò tra le braccia, per poi  allontanarsi di qualche metro dalla radura.
Non riusciva a credere che una cosa del genere stesse accadendo, ancora. Il corpo di Kikyo era quasi senza peso e calore tra le sue braccia. Lei stava per morire e lui non aveva fatto nulla, per l’ennesima volta, per salvarla.
Quando si trattava di salvare la vita della donna che aveva amato, si trovava a sfidare sempre il tempo, perdendo ineluttabilmente per pochi secondi, per pochi attimi.
Kikyo era caduta vittima delle trappole di Naraku troppe volte e lui non era mai riuscito a salvarla..anche quello, senza dubbio, era colpa della sua natura ibrida.
Il senso di inadeguatezza, di frustrazione, di risentimento verso se stesso tornarono più potenti che mai, fondendosi con il dolore sordo che provava, trasformandosi in una devastazione interiore totale. Le mani erano strette a pugno, la mascella serrata in modo innaturale e gli occhi celati dall’indomita frangia.
-Inuyasha..- lo richiamò Kikyo.
-N..non sforzarti..-balbettò.
-Quella volta, ti ricordi di quella volta, Inuyasha? È accaduto molto tempo prima che Naraku riuscisse a separarci.-
-Come potrei dimenticare? Allora ero pronto a diventare un umano, per vivere la mia vita al tuo fianco.-
-E io, adesso, sono diventata una donna qualunque.- sussurrò.
Il cuore di Inuyasha tremò a quel ricordo, a quelle parole.
-Kikyo, tu non potrai mai diventare una qualunque, perché sei la prima ragazza a cui abbia voluto bene. Eppure io, non ho potuto fare nulla.-
Una lacrima gli sfuggì dagli occhi, andandosi a posare sul viso della sacerdotessa.
-Questa è la prima volta, Inuyasha. È la prima volta che ti vedo versare una lacrima.-
Il mezzo demone la strinse un po’ più forte a sé, celando gli occhi sotto la frangia argentata.
-Kikyo, io..io non me lo perdono. Non sono riuscito a salvarti.-
-Tu..sei venuto per me. Mi basta questo.-
-Kikyo..- sussurrò, con voce carica di dolore.
 
 
Kagome li fissò con sguardo affranto. Si sentiva così tanto male, e per così tanti motivi, che si domandò come le sue esili gambe potessero ancora sostenere quell’enorme peso di colpevolezza, rimorso e dolore. Vedere l’uomo che amava andare via, con una versione alternativa e preferita di se stessa, era la concretizzazione dei suoi peggiori incubi; Ma a causarle il dolore peggiore era la consapevolezza del dolore di Inuyasha. Continuava a chiedersi se il mezzo demone sarebbe riuscito a sopportare il carico dell’ennesimo, e ormai definitivo, addio alla sacerdotessa, in che modo avrebbe potuto aiutarlo, sostenerlo e per quanto tempo il ragazzo non sarebbe riuscito a guardarla in volto senza associare la sua figura a quella della persona  che stava morendo tra le sue braccia.
Tornò alla realtà quando gli spettri di Kikyo comparvero dal bosco e il corpo della sacerdotessa fu avvolto da una luce evanescente, perdendo nitidità. Assistette con occhi spalancati al loro ultimo bacio, a quel gesto tanto disperato, amorevole e irripetibile.
Un’altra dolorosa immagine d’amore, di cui lei non era protagonista, si stampò a sangue nella sua mente e nel suo cuore.
La radura si illuminò di una luce splendente, pura, calda, e il corpo di Kikyo si dissolse..quella volta era morta davvero.
Sentì calde lacrime rigarle il volto, ma mosse qualche passo per avvicinarsi al mezzo demone.
 Inuyasha se ne stava immobile, a pugni chiusi, con lo sguardo rivolto al cielo stellato, quasi a cercare anche lì la figura della donna amata.
Kagome si arrestò, il suo avanzare le diede la sensazione di essere un’intrusa, una spettatrice indesiderata, una profanatrice di spazi che non le appartenevano.
-Inuyasha..- bisbigliò.
-Non volevo che soffrisse ancora. Avrei voluto proteggerla, per sempre.-
Non aggiunse altro e trascorse l’intera nottata in quella posizione.
 
Al sorgere del sole, nessuno sapeva in che modo si sarebbe svolta la giornata o come comportarsi, ma, a sorpresa, a smuovere la situazione fu proprio il mezzo demone.
-Andiamo! È ora di rimetterci in viaggio.- annunciò con tono deciso, sistemando meglio Tessaiga e puntando solo per un attimo lo sguardo sui corpi stretti di Kagome e Nekosan.
I suoi compagni di viaggio lo fissarono a occhi sgranati.
-Vuoi già rimetterti in cammino?- domandò Miroku.
-Non mi sembra che ci sia altro da fare qui- sibilò.
Si voltò di scatto e imbarcò il sentiero.
Il monaco tentò di fermarlo, di aggiungere altro, ma un cenno negativo di Kagome lo fermò.
 
Trascorsero giorni a viaggiare a ritmo serrato. Tutti i rapporti erano quasi stati sospesi e nessuno osava parlare più del necessario, per paura di rompere quel precario equilibrio. Nei brevi momenti in cui si fermavano, per mangiare o per riposare, il mezzo demone si allontanava, estraniandosi dagli altri. Lui e Kagome quasi non avevano più scambiato una parola, se non per questioni urgenti. Sembrava che insieme a Kikyo fosse morto anche lui.
Tutti, tranne Nekosan, erano stremati e segnati per quella maratona imposta, ma nessuno aveva avanzato proteste intuendo la necessità del mezzo demone di non fermarsi. La situazione subì un brusco strappo, qualche mattina dopo.
Una leggera e fastidiosa pioggerella aveva reso il terreno fangoso e scivoloso e, forse a causa della stanchezza o della distrazione, Kagome cadde, slogandosi la caviglia.
 Nekosan le fu subito accanto, preoccupato.
-Kagome, stai bene?-
-S..sì, non preoccuparti.-
La ragazza accennò qualche movimento con il piede, ma fitte acute glielo impedirono.
-Sarà meglio fermarci per riposare.- suggerì Nekosan.
-Non è necessario.- negò Kagome.
Nonostante fosse stanca e addolorata, non voleva che a causa sua il mezzo demone fosse costretto a restare inattivo, permettendo così a tutto il suo dolore di uscire allo scoperto.
-E invece ci fermeremo. Sono giorni che viaggiamo a velocità sostenuta e voi siete tutti stremati.- la contraddisse Inuyasha, anticipando Nekosan.
Kagome avrebbe voluto protestare ancora, ma i volti stanchi dei suoi compagni, la voce atona e decisa di Inuyasha, l’espressione corrucciata del demone gatto e infine la sua stessa caviglia, la portarono a tacere.
Si sistemarono alla meglio, cercando un posto sufficientemente coperto che gli permettesse anche di trovare riparo dalla pioggia.
-Sento un terribile fetore di lupo.- si lamentò improvvisamente Nekosan.
-Siamo nel territorio degli Yoro.- spiegò, con voce indifferente, Inuyasha.
-Questo vuol dire che..- cominciò a dire Kagome, ma non ultimò la frase, perché un voluminoso e conosciuto turbine si abbatté su di loro.
-Non mi ero sbagliato, allora.. quello che sentivo era davvero il tuo tanfo, cagnaccio.- esordì una voce sicura.
Il gruppo sgranò gli occhi quando l’enorme polverone si depositò e la figura amica di Koga fu visibile a tutti.
-Koga.- lo salutò Kagome, felice di rivederlo sano e salvo.
-Kagome.- contraccambiò felice questo, avvicinandosi alla fanciulla.
-Ho sentito il tuo splendido profumo e ho deciso di venire a porgerti i miei saluti.-
Com’era sua abitudine fare, prese le mani della ragazza tra le sue, aspettandosi la reazione immediata e furente del mezzo demone, che non arrivò.
-Allontanati da lei..- sibilò una voce sconosciuta al demone lupo.
Koga si voltò a fissarlo, inarcando le sopracciglia per lo sconcerto.
-E tu chi saresti?-
-Forse dovrei chiedertelo io, visto il modo in cui stringi le mani di Kagome.- ringhiò il demone gatto, allontanando, con poca delicatezza, il demone dalla ragazza.
Kagome, percependo l’aria ostile, avanzò, frapponendosi tra i due.
-Koga, credo che le presentazioni siano d’obbligo. Lui è Nekosan, si è da poco aggiunto al nostro gruppo.- spiegò.
Mentre parlava i suoi occhi si spostarono per cercare la figura del mezzo demone, che guardava la scena con aria assente, quasi annoiata. Le si formò un groppo in gola al pensiero delle mille volte in cui a litigare col demone lupo, per lei, era stato proprio lui.
-Non mi importa chi è. Perché interferisci mentre saluto la mia donna?-
Un enorme gocciolone si disegnò sulla testa della ragazza, che rise nervosa.
-La tua donna?- scandì furioso il demone gatto.
Portò la mano all’elsa della spada, pronto a punire il demone, che a suo parere, aveva pronunciato parole inopportune.
-Smettila di renderti ridicolo, Koga. Kagome non è mai stata la tua donna. Tra di voi non ci sono state altro che parole proferite unicamente da te. Col gatto, invece, lei fa sul serio.-
La voce priva di inflessione di Inuyasha fu chiaramente udita dai tre, che reagirono in maniera diversa.
Koga digrignò i denti infastidito da quella verità scomoda, Nekosan sorrise soddisfatto al pensiero che anche il mezzo demone avesse intuito ed accettato il loro legame, mentre Kagome si limitò a contrarre lo stomaco, in difesa.
Chiarita, per quanto fosse possibile, la situazione, si accamparono in una grotta indicatagli dal demone lupo. Trascorsero il pomeriggio a scambiarsi informazioni reciproche, fare provviste e soprattutto a riprendere le forze dopo quei giorni di corsa continua. Kagome, a causa della caviglia dolorante, fu costretta a dover assistere immobile al continuo stuzzicarsi e provocarsi di Koga e Nekosan, ma ogni tanto la sua mente si estraniava rincorrendo il pensiero di Inuyasha, presente fisicamente ma distante da tutti.
Il mezzo demone se ne era rimasto immobile per tutto il lungo pomeriggio. Il brusio delle chiacchiere consumate dai suoi amici, nemmeno tangeva la sua mente lontana. I suoi pensieri erano un continuo logorarsi di dolore. Neanche ora che Kikyo era morta il suo cuore riusciva a tracciare una linea retta, unica..si sentiva ancora diviso e dolorante. Il senso di inadeguatezza per non aver saputo proteggere la sacerdotessa, la rabbia, l’odio verso Naraku, la nostalgia, il rimpianto, si univano alla gelosia bruciante, all’ira e alla sofferenza che gli causavano la rottura del rapporto con Kagome.
In una sola notte aveva perso, a causa della sua inadeguatezza, le uniche due donne, che erano state capaci di toccare ed accettare le profondità della sua anima ibrida.
Kikyo era irrimediabilmente morta, era una cosa che non poteva mutare, ma anche il suo legame con Kagome era stato davvero infranto irreparabilmente?
Davvero un qualcosa che aveva sopportato tanti affronti, tanti insulti, tanto dolore e prove, uscendone sempre vittorioso e saldo, questa volta aveva ceduto?
Ringhiò, irato, attribuendo la colpa oltre che a se stesso, al demone che continuava a girare intorno alla ragazza. Vederla stretta tra le sue braccia era una pugnalata, vederla sorridere e ridere, apparentemente felice, con qualcuno che non era lui gli provocava un dolore forte solo quanto quello che aveva provato alla morte di Kikyo.
Eppure, rimproverò se stesso, continuava a restarsene immobile, come spettatore distaccato e disinteressato, senza far nulla. Il vortice di confusione che gli vorticava dentro e il dolore, lo inchiodavano, lasciandolo inerme per la paura di sbagliare ancora, di pentirsi di parole future, o forse, per il timore di perderla inesorabilmente.
Stanco e scocciato per il filo dei suoi stessi pensieri, si alzò, deciso ad andare via, a stare lontano da colei che per lui era al contempo fonte di gioia e dolore.
-Ehi, cagnaccio, dove stai andando?- tuonò la voce di Koga.
-Che vuoi, lupastro? Non sono forse più libero di andare dove voglio?- replicò, irritato.
-Sarei più che lieto di cacciarti, ma prima ho bisogno di parlarti.-
Inuyasha si voltò a fissarlo, sorpreso.
Cosa poteva volere da lui?
-Hai finito di esibirti nelle tue schermaglie d’amore?- lo provocò.
-Taci! E seguimi..- borbottò, stizzito.
Il mezzo demone lo osservò allontanarsi e con una scrollata di spalle decise alla fine di seguirlo, concedendogli il beneficio del dubbio.
Camminarono a lungo, allontanandosi dalla grotta, incuranti della pioggia. Quando poi Koga si lasciò cadere, sorreggendosi contro un grosso masso, Inuyasha sbuffò irato e infastidito da quell’allontanamento inspiegabile e da quel silenzio inconcepibile.
-Insomma, si può sapere perché siamo qui?- sbraitò.
-Smettila di guaire, botolo ringhioso. Se ti ho portato fin qui è per parlare di una cosa importante.-
Il mezzo demone non parlò, in attesa.
-Kagome mi ha raccontato ciò che è accaduto.- incominciò, il demone lupo.
Non era pronto a parlare con altri della sacerdotessa. Il ricordo del volto pallido, degli occhi spenti e del loro struggente bacio gli attanagliarono lo stomaco in una morsa improvvisa ed estremamente dolorosa.
-Non sono cose che ti riguardano queste.- sibilò mentre si voltava, intenzionato ad andare via.
-Sì, che mi riguarda. Non mi importa se tu stai male per la tua sacerdotessa, ma per ciò che ho da dirti mi riguarda.- strillò l’altro.
-Koga, stai passando il segno.-
-Non mi importa, ciò che ho da dirti è molto importante.-
-Allora fallo e poi non rompere più.-
-Quel gatto non mi piace!-
Inuyasha ghignò, trattenendosi a mal appena dal rispondergli con un chiaro “Sapessi a me”.
-Non è a me che dovresti dirlo..-
-Smettila! Per quanto io l’abbia desiderato, ho sempre saputo che non avrei mai potuto avere Kagome per me, perché ciò che prova per te è immensamente più forte.-
-Questi discorsi sono inutili. Non sai che ora lei ed il gatto sono legati.- sibilò.
Il ricordo dell’odore di Nekosan mischiato, in modo inconfondibile, con quello dolce ed amato di Kagome, gli provocò un incontrollabile brivido di rabbia. Sapere ciò che tra quei due sarebbe potuto accadere era il suo peggiore tormento.
-E tu intendi permetterlo? Kagome non ha il suo marchio,lei non è stata sua.- contestò Koga.
Ringhiò, irato e incredulo. Era impensabile, assurdo, inconcepibile il pensiero del corpo della giovane segnato, marchiato, in modo così inscindibile da una persona che tanto odiava. Raddrizzò la schiena, consapevole che non gli importava di cosa avrebbe dovuto fare, era disposto anche ad uccidere la palla di pelo, a farsi odiare da Kagome, ma lui non avrebbe mai permesso nulla del genere.
 Kagome meritava di meglio, non avrebbe permesso che si sprecasse così. Era una promessa che faceva a se stesso.
-Finalmente!- ghignò soddisfatto Koga.
Si voltò a fissare il demone lupo, sorpreso, non comprendendo quel commento improvviso.
-Non ne potevo più di vederti con quell’espressione da imbecille malinconico dipinto in volto. Kagome merita al suo fianco una persona che sia disposta a lottare per lei. Non mi fa piacere doverlo ammettere, ma se non posso averla io, al mio fianco, credo che sia tu la persona adatta a farla felice.-
Il mezzo demone arrossì, per quelle parole inaspettate.
Fu costretto ad ammettere con se stesso che, nonostante le continue litigate, i battibecchi, la spocchia e l’affetto che provava per Kagome, il lupastro non era poi così male. Un certo rispetto lo provava per lui, a differenza dell’odio incontrastato nei confronti di Nekosan.
-Se è questo che vuoi sentirti dire, il gattaccio non avrà Kagome.- dichiarò, risoluto ed orgoglioso.
-Bene, ma questa non è l’unica cosa di cui volevo parlarti. Immagino che siate giunti fin qui anche per avere i miei frammenti.-
Si irrigidì, sperava che l’ingrato compito di strappare i frammenti a Koga non toccasse a lui.
Lo guardò, silente, in attesa.
-Ve li cederò. La mia tribù ha bisogno di me, troppo a lungo, animato dalla vendetta, ho rimandato i miei doveri nei confronti degli Yoro e di Ayame. È giunto per me il momento di assumermi le mie responsabilità.-
-Cosa intendi fare, dunque?-
-Consegnerò a Kagome i miei frammenti, ma a determinate condizioni.-
-Ovvero?-
-Voglio che quel gatto stia lontano dalla mia don..ehm, da Kagome. E in più voglio che la vendetta dei miei compagni sia compiuta attraverso le vostre mani. Finchè Naraku vivrà, loro non troveranno pace e questo io non posso permetterlo.-
-Se sono queste le tue condizioni, puoi star certo che verranno rispettate. Naraku avrà presto ciò che merita e Nekosan non avrà mai Kagome.-
-Mmm..ma c’è ancora altro che dovresti sapere!-
-Altro?- chiese Inuyasha, leggermente scocciato.
-Ascoltami bene. Qualche giorno fa il puzzo di Naraku è giunto fin qui.-
Il mezzo demone si fece immediatamente più attento.
-Naraku è stato qui?-
-Sì, pensavo fosse venuto qui per i miei frammenti o per qualcuno dei suoi loschi piani, ma quando ho raggiunto il punto in cui il suo tanfo era più forte, di lui non c’era traccia. Per ore ho setacciato il bosco, alla ricerca di qualche traccia, qualche indizio, ma non ho trovato altro che un odore mai fiutato prima.-
-Sarà stata un’altra delle emanazioni di quel bastardo.-
-No, l’odore era nettamente diverso e il mio fiuto non sbaglia. Non sapevo a chi appartenesse, ma adesso lo so.-
-Cosa? Di chi si tratta?-
-All’inizio non pensavo che fosse possibile, ma ora non ho più dubbi. L’odore che ho sentito appartiene alla palla di pelo che ti porti dietro.- dichiarò sicuro.
Inuyasha ringhiò, irato come non mai. Nekosan non gli era mai piaciuto, non aveva voluto fidarsi di lui e ora sapeva di aver fatto bene. Si era unito al loro gruppo, si era fatto amici Miroku e Sango, aveva circuito Kagome, solo per tradirli e lui aveva permesso tutto questo. Tremò al pensiero del rischio che aveva corso Kagome tutto il tempo che erano rimasti soli..e tutto era accaduto perché lui non si era curato della donna che amava.
Serrò i pugni e ghignò..avrebbe messo fine a quella storia immediatamente.
-E’ morto!- sentenziò.



Note dell'autrice: Bonsoir, ed ecco a voi il nuovo capitolo :)
Beh, succedono un pò di cosine. Kikyo è definitivamente morta, e sono sicuro che non dispiacerà a molti, il rapporto di Kagome ed Inuyasha è ad un punto critico e in più sia Koga che la sacerdotessa hanno avanzato delle accuse nei confronti di Nekosan. Ma le loro parole saranno fondate? Nekosan è davvero colpevole, è davvero un traditore? E se non è lui chi potrebbe essere? Sono aperte le scommesse :p
In ogni caso, se siete curiosi, non dovrete attendere a lungo per saperlo,  visto che al termine della storia mancano 5 capitoli, più l'epilogo ^^
Mmm..che più? Ah sì, il dialogo tra Kikyo ed Inuyasha è ovviamente ripreso dall'anime, è una scena talmente bella, intensa e commovente che non me la sono proprio sentita di stravolgerla più del dovuto.
Invito, ancora una volta, tutti coloro che ne abbiano voglia ad iscriversi al gruppo:https://www.facebook.com/groups/758064124210814/. Oltre a spoiler, discussioni ecc, potrete trovare un gruppo di pazze, divertimento assicurato e tante delle vostre autrici preferite :D Vi aspettiamo ^^
Ringrazio ancora una volta tutti coloro che leggono, commentano e seguono le mie storie. Grazie, siete tanti e tutte estremamente gentili..non ho parole per dirvi quanto vi sono grata..Ora, basta parlare e spero mi facciate sapere cosa ne pensate del capitolo :D
Baci, Vanilla ^^

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Capitolo 15
*** Le cose non vanno mai come credi! ***


Hello, prima di lasciarvi al capitolo, vorrei rinnovare a tutte/i l'invito ad iscriversi al gruppo: https://www.facebook.com/groups/758064124210814/. La nostra pazza famiglia cresce e si solidifica ogni giorno di più, e si sa..più siamo meglio è. Quindi, vi aspettiamo ^^
Buona lettura!




Il cielo cupo e il clima rigido sembravano riflettere in modo perfetto l’umore di Inuyasha.
Il mezzo demone, dopo aver saputo del presunto coinvolgimento di Nekosan, era determinato ad ottenere vendetta. Avrebbe agito, com’era suo solito, in modo diretto ed impulsivo se a placare, o meglio a frenare, la sua irruenza non ci fossero stati la determinazione di Koga e la saggezza di Miroku e Sango.
Era stata un’idea del demone lupo quella di coinvolgere anche i compagni di viaggio del demone cane nella discussione, al fine di elaborare la migliore strategia.
-Voglio vederlo morto, stecchito. Non avrò pace finché non avrò lavato la mia Tessaiga con il suo sangue, finché  non avrò trapassato il suo corpo da parte a parte.- sibilò Inuyasha.
Il pensiero del modo in cui  si erano fatti abbindolare, di come il gatto si fosse accattivato Kagome, gli bruciava da morire.
-Inuyasha, non essere così cruento.- lo riprese Sango.
-Non ho tempo per le gentilezze. Mentre noi ce ne stiamo qui a parlare, quel traditore è con Kagome. Chi ci assicura che non la stia consegnando proprio in questo momento a Naraku?- ringhiò.
Al solo pensiero i suoi muscoli si tesero, pronti a scattare e proteggere la ragazza da un pericolo partorito dalla sua stessa mente.
-Non dire sciocchezze. Non abbiamo nessuna prova che testimoni la colpevolezza di Nekosan.- gli fece notare il monaco.
-Prove? Di che altre prove hai bisogno, Miroku? Ti aspetti forse una testimonianza scritta e firmata? Basta, ho perso sin troppo tempo qui a parlare con voi. Ora vado lì e l’ammazzo.- sbraitò, portando una mano all’elsa dalla spada.
Troppo preso dal suo vaneggiare, non si accorse del movimento di Koga, che con un pugno potente alla mascella, lo sbalzò indietro di diversi metri.
Il mezzo demone si rialzò ringhiando, deciso a farla pagare al demone per quell’affronto immotivato.
-Che diavolo ti passa per la testa, dannato?-
-Smettila di guaire, cagnolino, la mia non era che una carezza. Sei uno stupido impulsivo. Credi che io non sia in ansia per Kagome o che i tuoi amici non abbiano voglia di scoprire la verità? Agire in modo frettoloso non servirà a nulla se non a peggiorare la situazione.-
-Che vuoi dire?-
-Se al momento tu accusassi il gattino senza nessuna prova, Kagome si schiererebbe dalla sua parte e di certo impedirebbe qualsiasi lotta tra voi. In più, se il micetto scoprisse che sospettate di lui, starebbe molto più accorto e sarebbe impossibile sperare in un suo passo falso. Ricorda che se è vero ciò di cui lo accusiamo, lui è riuscita a farvela sotto il naso per tutto questo tempo senza che voi vi accorgeste di nulla.-
Grugnì, in un incomprensibile assenso.
Per quanto per lui fosse difficile da ammettere, sapeva che le parole di Koga avevano una logica. Moriva dalla voglia di farla pagare al gatto per tutto, ma avrebbe dovuto attendere. Promise, però, a se stesso che quando il momento della vendetta sarebbe infine giunto lo avrebbe gustato a pieno.
Avrebbe ucciso il gatto e Naraku nel modo più crudele possibile, godendo di ogni spasmo dei loro corpi feriti e vendicando così tutti i torti subiti.
-Cosa intendete fare, dunque? Dovremmo portarcelo dietro come se nulla fosse?- domandò, incrociando le braccia all’altezza del petto.
-E’ improbabile che Naraku rischi ancora, incontrandolo nello stesso posto ed essendo a conoscenza della nostra presenza.- osservò Sango.
-Allora partiremo il prima possibile, domani stesso.- annunciò il mezzo demone.
-Questo non è il nostro unico problema.- dichiarò il monaco.
-Cosa vuol dire, Miroku?- chiese, confusa, la sterminatrice.
-Sango, so che è ingiusto quello che ti sto chiedendo di fare, ma non abbiamo altra scelta..-
-D..di che stai parlando?-
-Al momento il nostro vero problema è Kagome, non Nekosan. Il legame che li unisce si è rinforzato e sappiamo tutti che la divina Kagome non tollera le ingiustizie e la violenza. Non ci permetterà di avanzare accuse o costringerlo a parlare.-
-Cosa c’entro io in tutto questo?-
-Kagome con te si confida. Solo tu puoi dirci fino a che punto lei si spingerebbe per difenderlo. Il loro legame è davvero così profondo? Kagome ne è innamorata?- chiese.
Inuyasha avvertì l’impulso di tappare le orecchie per non udire quella risposta, di scappare lontano chilometri pur di non avere la conferma ai suoi peggiori timori.
Strinse i pugni per combattere quell’istinto.
Vide Sango chinare il capo, probabilmente sobbarcata del peso della colpevolezza. Capiva che non doveva essere di certo facile per lei rivelare segreti sussuratigli,  confidenze tra amiche, ma era sicuro che la sua compagna di viaggio avrebbe capito che dalla sua risposta sarebbero dipese moltissime cose..prima tra tutte la salvezza per il suo cuore.
-Sango..- la richiamò, amorevolmente, Miroku, spronandola dolcemente a parlare.
-Sì, io credo di sì. Lo ama, a modo suo, ma sapete bene quanto me che se Nekosan fosse davvero un traditore Kagome avrebbe il diritto di conoscere la verità e ci appoggerebbe.- aggiunse frettolosa, in difesa dell’amica.
Le parole della sterminatrice crearono uno strano vuoto nella sua mente. Non sentì la tristezza, la gelosia, la rabbia, o meglio, le avvertì in minima parte. Si sentiva consumato, strano, terribilmente ed inesorabilmente scarico.
-Non capisco perché ce ne stiamo ancora qui a parlare. Io propongo di ucciderlo subito, senza sprecare ulteriore tempo.- propose, motivato ancor di più dalle parole di Sango.
-Certamente, va pure, Inuyasha..così facendo non faresti altro che farti odiare ancor di più da Kagome.-
Le parole del monaco lo paralizzarono. Mai, in nessuna vita, in nessuna ipotesi, avrebbe potuto tollerare e sopravvivere ad una simile evenienza.
Già le condizioni in cui vessava il loro rapporto gli causava una grande sofferenza, non avrebbe potuto reggere ad ulteriori strappi o allontanamenti.
-Cosa proponi allora di fare, Miroku? Non so per quanto tempo riuscirò a restarmene buono con le mani in mano sapendo la verità!- dichiarò.
-Non ti chiedo questo. Dovremo essere abili e furbi. Nekosan non sospetta di noi, ma è anche molto accorto, non commetterà passi falsi. Tutto ciò che possiamo fare è tenerlo d’occhio e sperare di trovare delle prove.-
-E Kagome? Non è pericoloso anche per lei stargli accanto?- domandò, preoccupato, il cucciolo di volpe.
-Io credo che non sia intenzione di Nekosan farle del male, altrimenti l’avrebbe già fatto. Non dimentichiamoci che sono rimasti molti giorni nell’epoca di Kagome, soli.- fece notare, saggiamente, Miroku.
-Bisognerebbe tentare di avvertirla in qualche modo.- insistette Koga.
Il monaco scosse il capo.
-Al momento questo non è nelle nostre possibilità. Dobbiamo solo aspettare e le risposte che cerchiamo ci verranno fornite.-
-In effetti qualcosa che potremmo fare ci sarebbe.- aggiunse la sterminatrice.
Il gruppo la guardò, in attesa che lei continuasse.
-Ultimamente le cose tra Kagome ed Inuyasha non vanno molto bene.- dichiarò – ma se Inuyasha tentasse in qualche modo di riavvicinarsi a Kagome, di chiarire con lei, questo la porterebbe a trascorrere meno tempo con Nekosan.- osservò.
-Mi sembra un’ottima idea la tua, Sango.- si complimentò il monaco.
Il mezzo demone, dal canto suo, prese a valutare le parole della sterminatrice. Era già sua intenzione tentare di porre rimedio a quella situazione, ma ciò che gli causava un enorme grattacapo era il non sapere come farlo. Sarebbe stato difficile trovare un modo, ma l’avrebbe fatto.
In più, se la loro riappacificazione sarebbe stata utile anche per tenere la palla di pelo lontano dalla ragazza e fornirgli le prove del tradimento del gatto, si sarebbe concentrato in quella missione mettendoci tutto il proprio impegno.
Il giorno successivo il gruppo lasciò il territorio degli Yoro, sobbarcati del peso di due nuovi frammenti. Koga non aveva opposto resistenza e aveva consegnato i pezzi del gioiello a Kagome, raccomandandole di far ritorno sana e salva dalla battaglia.
Erano trascorsi da allora diversi giorni: i ritmi di viaggi non erano più così estenuanti e i rapporti meno tesi, ma null’altro era cambiato.
Inuyasha era più vicino che mai al perdere la pazienza. Aveva tentato, si era impegnato, di riavvicinarsi a Kagome, ma il mondo e i Kami sembravano avercela con lui. Ogni volta che tentava di avvicinarsi alla ragazza, di parlarle, qualcosa andava storto e lei si ritrovava inesorabilmente e casualmente tra le braccia del demone gatto, che compariva sempre nel momento più opportuno..come il giorno precedente, si erano accampati per la notte, Kagome si era offerta volontaria per andare a cercare della legna e lui l’aveva seguita, nella speranza di poter passare qualche minuto con lei. Aveva tentato di aiutarla, di portare un po’ dei pesanti ciocchi che la ragazza aveva raccolto, ma nell’indietreggiare, per evitare un contatto con lui, Kagome era inciampata e sarebbe caduta rovinosamente a terra se il gattaccio non fosse comparso dal nulla pronto a sorreggerla. E quello era stato solo l’inizio di una lunga fila di episodi.
Era stanco, infuriato ed amareggiato. Voleva agire, urlare al mondo intero, e in particolar modo a Kagome, la verità su quell’essere infame che continuava a starle accanto. Non sopportava che quello che lui riteneva un demone da quattro soldi occupasse un posto che desiderava per sé.
Erano giorni che Miroku gli diceva di aspettare, di quietarsi, di attendere, ma lui era stufo di assecondarlo. Voleva urlare al mondo la sua gelosia, voleva rivedere quel sorriso che gli scaldava il cuore e stringere tra le braccia la ragazza di cui terribilmente sentiva la mancanza.
Con le sue stesse mani, a causa dei suoi rimpianti, del suo orgoglio, si era strappato un pezzo di cuore, ma era intenzionato a riprenderselo. Perché se Kikyo ormai era morta, se per lei ormai non poteva far più nulla, aveva una vita intera per godere dell’amore di Kagome, per sussurrarle ogni giorno, ogni notte, il suo pentimento, quanto fosse dispiaciuto per tutto il male che le aveva fatto.
Il cuore gli doleva per quel sentimento che cresceva senza freni.
Scattò a sedere, attirando su di sé gli sguardi dei suoi compagni. Si sollevò, sistemò meglio alla cinta che la supportava Tessaiga e si guardò intorno. Le sopracciglia si aggrottarono quando i suoi occhi non incontrarono la figura di colei che incessantemente occupava i suoi pensieri e del suo più acerrimo nemico.
-Dove sono?- grugnì.
-Kagome si è allontanata e Nekosan l’ha seguita qualche minuto fa..- spiegò Shippo.
-Inuyasha, cosa significa quello sguardo? Cos’hai intenzione di fare?- domandò, allarmato, il monaco.
-C’è bisogno di chiederlo? Sono stanco d’aspettare. È arrivato il modo di far conoscere la verità a Kagome ed uccidere quel bastardo.- dichiarò convinto.
 
Poco più in là, protetti dalle alte fronde degli alberi, Kagome e Nekosan se ne stavano tranquillamente seduti sull’erba morbida, godendo del romantico e suggestivo paesaggio.
-Sai, mi sono accorto che nel tuo mondo le stelle non si vedono così bene.- fece notare il demone alla ragazza.
Kagome si costrinse a sorridere, mentre la sua mente correva indietro nel tempo. Erano tempi diversi quelli che la vedevano ad affrontare un argomento simile con Inuyasha. Tempi forse non pienamente felici, ma colmi di speranza.
Quante volte si era ripromessa di dimenticare l’amore per il mezzo demone? E quante volte si era poi ritrovata a pensare che un sentimento così forte non poteva essere messo a tacere?
Si ritrovò a sorridere con amarezza, pensando a quanto lo scorrere del tempo fosse soggettivo. Da quella notte erano trascorsi circa tre mesi, forse quattro, e tutto era cambiato. E nonostante non esistessero dubbi sul fatto che quelli trascorsi erano stati circa 120 giorni, per lei erano valsi quanto una vita intera.
-Kagome, mi stai ascoltando?-
La voce del demone la costrinse a tornare al presente.
-Certo che sì. Nella mia epoca le stelle non si vedono bene a causa dei grattacieli, dell’inquinamento atmosferico e luminoso. –
Nekosan l’attirò a sé, facendole poggiare la testa sulla propria spalla.
La ragazza arrossì, ma non si discostò.
Ancora le causava un po’ di imbarazzo quella vicinanza ravvicinata, ma non per questo le dispiaceva. Il corpo del demone era caldo e la proteggeva dall’umido della notte, inoltre, non dimenticava che quelle braccia si erano strette intorno al suo corpo, protettive, rassicuranti, ogni volta che più ne aveva avuto bisogno.
-C’è una cosa che dovrei dirti.- le sussurrò tra i capelli.
Kagome si voltò appena, il necessario per guardarlo in volto. Nekosan le carezzò il volto, in un gesto dolce e di venerazione.
-Mille volte ti ho ripetuto quanto tu sia speciale, quanto mi piacerebbe starti accanto e renderti felice.- cominciò.
-Nekosan, tu lo fai , se io ti ho lasciato intendere che non è così..- tentò di dire lei.
-No, no, fermati. Quando è cominciata questa..cosa tra di noi, io sapevo che non sarebbe stato semplice, che tu eri, o meglio sei, innamorata di un’altra persona, ciò che non sapevo, che non avrei potuto prevedere, è che mi sarei innamorato di te. Sì, Kagome, mi sono innamorata della splendida persona che sei.- ribadì di fronte all’espressione sconcertata della ragazza.
Una serie di emozioni, prepotenti, inarrestabili, inaspettate,intense, attraversarono, contemporaneamente, il corpo della ragazza,  destabilizzandola e lasciandola intontita e disorientata.
C’era sollievo nel sapere che qualcuno era capace d’amarla, gioia per la speranza di un futuro diverso, paura nello scorgere nei propri sentimenti più profondi, amarezza perché il suo cuore continuava a non essere soddisfatto, delusione nel sapere che quella parte di sé che ricambiava i sentimenti del demone gatto non era che un riflesso, una vacua imitazione di quella che invocava a gran voce il nome del mezzo demone.
Com’era possibile scegliere tra quella marea di emozioni? Qual era il giusto modo di mettere ordine e dare priorità a quei sentimenti?
Decise, ancora una volta, di seguire la strada del cuore, aprendolo, e parlando con sincerità.
-Nekosan, tu mi sei stato vicino in così tanti momenti, in quelli più brutti, i più difficili..quelli di fronte ai quali chiunque altro sarebbe fuggito. Mi hai protetta, consolata, sostenuta..sei riuscito a farmi ridere quando volevo solo piangere.-
-Kagome, se tu..-
-No, lasciami finire. Dopo tutto quello che hai fatto per me, dopo aver capito che splendida persona tu sia, sarebbe impossibile per il mio cuore non amarti, ma, sì, c’è un ma.. io non so se sono ancora capace d’amare. Il mio cuore è irrimediabilmente marchiato. Io non smetterò mai di amare Inuyasha. Sarebbe giusto condannarti ad un amore a metà?-
-Hai un cuore così immenso, amore mio, che per te è impossibile amare a metà. Potrò non essere l’unico al centro dei tuoi pensieri, l’unico uomo che desideri al tuo fianco, ma, per il momento, a me basta sapere che, anche se solo in parte,  tu ricambi i miei sentimenti.-
Kagome sorrise, non sapendo cos’altro fare. Era fastidiosa, terribile, la sensazione di sentirsi divisa a metà, era doloroso struggersi in un sentimento che non aveva via d’uscita, che la faceva girare intorno per poi ricondurla sempre nello stesso punto.
Nekosan colse il disagio della ragazza, e non resistendo più al desiderio, la baciò. Era un bacio dolce, ma che in breve li condusse in uno spiraglio di passione. Le labbra del demone si muovevano bramose, pretenziose, contro quelle della ragazza, e le mani chiedevano di più, un contatto più profondo, più intimo.
Finirono stesi sull’erba e il brivido di gelo che attraversò il corpo della ragazza, le permise di risvegliare la propria lucidità. Sapeva cosa desiderava Nekosan, sapeva dove quelle carezze febbrili li avrebbero condotti, conosceva la magia che le mani del demone sapevano tessere sul suo corpo, le emozioni che regalavano, ma non era sicura di volerlo. Capiva che, questa volta, Nekosan non si sarebbe fermato; non ci sarebbe stato nessun’ attacco, nessun problema, ma lei non poteva chiedere al suo cuore di spingersi fino a tanto.
Concedersi a Nekosan, diventare sua, in ogni senso, in ogni modo, equivaleva a dire addio per sempre ad Inuyasha e lei non poteva..non voleva!
Quando le mani del demone si fecero più audaci, risalendo il ventre di Kagome, la ragazza prese la sua decisione.
-N..Nekosan, no…aspetta, fermati!- sussurrò, sollevandosi a sedere e sistemando contemporaneamente la parte superiore della sua divisa scolastica.
-C’è qualcosa che non va?-
-I..io..n..- balbettò.
-Kagome, non c’è nulla di cui io mi penta più del non averti fatto mia quando ne ho avuto la possibilità, ma se tu no vuoi, se non te la senti, non ti costringerò a far nulla.-
Fu in quel momento che arrivò Inuyasha.
Il mezzo demone non riusciva a comprendere la dinamica della situazione che li aveva condotti ad assumere quelle strane posizioni, né il rossore di Kagome, ma il solo vederli così vicini, così complici, gli incendiò il sangue. La gelosia lo divorava, consumando il sangue, la carne, la pelle..il cuore.
-Kagome.- la richiamò con tono forte, facendo sobbalzare la ragazza.
-I...Inuyasha.- sussurrò lei, arrossendo ancor di più.
Nekosan ringhiò per quell’interruzione non gradita.
-Che cosa vuoi, cagnolino?-
-Ucciderti, palla di pelo, ma per il momento mi accontenterò di parlare con Kagome.-
-Non vedi che siamo impegnati?- replicò impertinente il gatto.
Il mezzo demone arrossì per la furia. Sarebbe bastata un’altra singola parola del demone per mandare all’aria i suoi buoni propositi e cedere all’ira.
-No, Nekosan. Inuyasha, di cosa hai bisogno?- si intromise la ragazza, tentando di ristabilire la pace.
-Devo parlarti. Da solo.-
Kagome non riuscì a comprendere quell’irruenza, quella nota impaziente e stonata nella voce del ragazzo.
-Nekosan, ti dispiacerebbe..lasciarci soli?- chiese.
Il demone guardò prima l’uno e poi l’altra, ma non disse nulla. Si limitò ad annuire e con un balzo scomparve  nel buio della notte.
-E’ successo qualcosa?- domandò Kagome apprensiva.
Inuyasha le si avvicinò, beandosi di quella vista. Il forte odore di Nekosan presente nell’aria lo irritava, ma era troppo perso nella contemplazione di Kagome per darci peso.
Da quanto tempo non le stava così vicino? Da quanto non si specchiava in quei caldi occhi marroni?
-Inuyasha.- lo richiamò lei, preoccupata dal mutismo di lui.
-Devo parlarti, Kagome.-
-Dimmi!-
Molte volte il mezzo demone aveva pensato al modo giusto di farlo, ad un mezzo per farsi ascoltare, per non ferirla, ma sapeva che non c’era un modo per indorare la pillola.
Così lo disse, diretto, deciso, sicuro.
-Nekosan è un traditore. Lui lavora per Naraku.-
Il viso di Kagome si corrucciò. Faceva fatica a dare un senso alle parole pronunciate dal mezzo demone, ma quando finalmente ci riuscì, si inalberò
-Ma che cosa stai dicendo?- urlò.
-Soltanto la verità. Nekosan è un servo di Naraku.-
-Non dire assurdità, Inuyasha. Nekosan passa ogni attimo della sua giornata con noi, con me. Ha combattuto ogni volta che Naraku ci ha attaccati al nostro fianco, ha ucciso Kagura per difendere me. Perché lo accusi di una cosa tanto vile?-
La rabbia che animava Kagome fece infuriare Inuyasha; non sopportava che lei si fidasse tanto del demone gatto, che lo difendesse in modo così solerte.
-Dì piuttosto che non vuoi sentirtelo dire. Non abbiamo prove schiaccianti sulla colpevolezza di quel bastardo che tanto ti piace, ma è un po’ che lo teniamo d’occhio. Non aspettiamo che un suo passo falso.-
-Aspettiamo? Tu e chi? Anche Sango e Miroku ti accompagnano in questa follia? La morte di Kikyo deve averti fuso il cervello.- strillò.
Kagome sapeva che quelle pronunciate erano parole forti, dure, ma le erano sfuggite dalle labbra, incontrollate. Non riusciva a credere che Inuyasha stesse accusando Nekosan di una colpa tanto grave senza nemmeno averne le prove.. non voleva contemplare quella possibilità.
Il mezzo demone boccheggiò, mentre si abituava all’amaro e al dolore che quelle parole portavano con sé.
Non avrebbe voluto ferirla, ma se era l’unico modo per aprire gli occhi a Kagome, allora non aveva scelta.
I suoi occhi si fecero più freddi e la sua voce uscì dura e tagliente.
-Se quel bastardo c’entra davvero anche con la morte di Kikyo, la mia vendetta sarà ancora più dura e la sua morte più atroce. Ti sei fatta incantare dai suoi occhi scuri, ma la verità è che tu non vuoi vedere oltre il tuo naso. Cosa sappiamo di quest’individuo? Nulla, solo che da un giorno all’altro è comparso dal nulla portando scompiglio. Kagome, Koga ci ha confidato di aver sentito l’odore suo e di Naraku nei boschi dove ci siamo fermati. Se Nekosan non fosse stato un suo complice quali altri motivi avrebbero avuto per incontrarsi? Se il loro fosse stato uno scontro, l’avremmo saputo di sicuro.-
La ragazza aprì le labbra, pronta a protestare, ma nessun suono ne uscì.
In un attimo la sua mente fu assalita da una serie di eventi collegati al demone e contornati da un alone di vaghezza. Quante volte le erano sembrati strani, equivoci e misteriosi i discorsi e gli atteggiamenti di Nekosan?
Tutte le volte che lei ed Inuyasha avevano litigato, lui era stato nei paraggi pronto a consolarla, quasi avesse già previsto la cosa.
 
- Piuttosto, Nekosan, cosa ci facevi qui? Siamo abbastanza lontani dal villaggio.-
-Esploravo il territorio. Non ero mai stato da queste parti.
 
- Tu..non..hai incontrato nessuno?- chiese la moretta attendendo impaziente la risposta del demone.
- No, sono stato in giro. Avevo..delle cose da fare-
- Capisco..- sospirò la ragazza, non prestando particolare attenzione alla frase del ragazzo.
 
Ogni volta che Naraku aveva sferrato uno dei suoi attacchi, era sempre stato capace di coglierli nel momento in cui erano più vulnerabili.
 
-E..e tu cosa ci fai qui?- chiese scattando in piedi e rabbrividendo per lo shock.
- Allora è proprio vero..mi era giunta voce che tu potessi trovarti qui tutta sola..-
Kagome sbatté diverse volte gli occhi per assicurarsi di non star sognando. La signora del vento, Kagura, fasciata nel suo sontuoso chimono, era lì di fronte a lei
 
-Questo vuol dire che ci spiano..Naraku sapeva che in quel momento avrebbe colto Kagome impreparata e vulnerabile..-
- Hai ragione, monaco..- esclamò l’anziana sacerdotessa, trovando fondate le parole sagge del ragazzo.
 
Le parole di Sesshomaru.
 
-Allora cosa ti ha spinto fin qui?- gli domandò il monaco.
- Sembra che quel mezzo demone sia talmente stolto da non accorgersi di avere ciò che cerca già dinnanzi agli occhi.- affermò il demone maggiore ignorando la domanda di Miroku e fissando Nekosan.
Quelle di Naraku..
 
-Sapevo che sarebbe andata così, sai.- disse Naraku.
-Di che cosa stai parlando?-
-Avevo già previsto che Inuyasha sarebbe corso da Kikyo e che prima o poi avrei trovato te sola e indifesa.- le spiegò con tono tronfio.
 
E quelle di Kikyo..
 
-Bene! E ora ascoltami, quando Naraku mi ha attaccata mi ha rivelato qualcosa.-
Kagome si fece più attenta. Sentiva la voce della sacerdotessa affievolirsi di secondo in secondo e sapeva di dover fare in fretta.
-Che genere di cose?-
- Ha confessato di aver ordito un piano perfetto, intessendo una complicata ragnatela di sentimenti in cui inevitabilmente tutti noi saremmo caduti come api attratte dal miele. Mi ha rivelato di poter contare sul prezioso aiuto di qualcuno di impensabile, a noi vicino, che è fin troppo coinvolto in questa situazione per commettere errori. Le sue esatte parole sono state “Lui non sbaglierà perché avrebbe troppo da perdere”.-
La ragazza sbiancò.
-Q..qualcuno a noi vicino?- balbettò, prendendo in considerazioni mille ipotesi.
-Questo è ciò che ha detto, ma io non ho saputo dare un senso alle sue parole. Tra di voi si cela un traditore..-
-Questo è impossibile.- ribatté, sicura.
-La sterminatrice ed il monaco hanno combattuto al vostro fianco troppe battaglie per essere traditori, ma cosa mi dici del demone che si è da poco aggiunto a voi?-
 
E tanti altri avvenimenti strani.
-Tu..qui?- riuscì a dire mentre la vista le si offuscava.
Prima di perdere completamente i sensi riuscì solo a sentire la familiare voce che diceva:
-Non era così che dovevano andare le cose.-
 
-Mi hai di nuovo salvato la vita, non è vero?-
-Mi trovavo solo nel posto giusto al momento giusto.- sdrammatizzò.
-E Kagura?- domandò a fatica lei.
-Ha avuto la fine che le spettava-
 
-Se sei così forte come mai non hai sconfitto Naraku da solo? Come mai ti sei unito al nostro gruppo?- domandò, biascicando alcune parole.
-La cosa è ben diversa. Se parliamo di Naraku le cose si fanno più complesse..e delicate. Con lui non potrei agire d’istinto; ci sarebbe troppo da perdere.- sussurrò.
 
E c’era poi quell’ultimo, inspiegabile, evento.
-Non posso farti questo, non a te. Non posso farlo così.- ringhiò, irato con se stesso.
Kagome si sollevò a sedere, coprendo con una mano il seno nudo, e lo guardò totalmente confusa.
-Che cosa ti prende?- gli domandò.
 
Per giorni aveva tentato di dare un senso a quel tentennamento, a quell’esitazione, ma non c’era riuscita.
Le parole di Inuyasha le permisero di dare un significato nuovo a tutti quegli eventi sospetti, ma sperava di sbagliarsi.
-Ammetto che da quando lui si è aggiunto al nostro gruppo sono accadute cose strane, avvenimenti a cui non riesco a dare una spiegazione, ma come puoi, senza prove, affermare che la colpa sia di Nekosan?- chiese, calando il tono di voce.
-Se sono delle prove quelle che vuoi, le avrai.-
Non le diede il tempo di ribattere; l’afferro per il polso e la trascinò nel punto dove Miroku e Sango si erano sistemati per trascorrere la notte.
Spiegò velocemente ai compagni di gruppo ciò che era accaduto e le perplessità di Kagome. Fu la mente rapida e furba di Miroku a fornire una soluzione.
-Potremmo attirarlo in una trappola.-
-Che genere di trappola?- chiese interessato Inuyasha.
-Se Nekosan è realmente alle dipendenze di Naraku, dovranno pur comunicare in qualche modo. Mi risulta difficile credere che ogni volta Naraku corra il rischio di abbandonare il suo rifugio sicuro per dare istruzioni a Nekosan e per quest’ultimo sarebbe invece impossibile correre sempre dal suo alleato senza che noi ce ne accorgessimo. Devono utilizzare qualche metodo, qualcuno, che gli permetta di rimanere in contatto e scambiarsi informazioni.-
-Sarà difficile scoprire come fanno. Non stiamo parlando di due sempliciotti..- osservò Sango.
-Non sarà necessario farlo.- la rassicurò il monaco. –Non sappiamo che metodo abbiano utilizzato fin’ora loro per comunicare, ma ci basterà crearne uno.- dichiarò puntando la sua attenzione sul cucciolo di demone volpe.
Il resto del gruppo seguì, stranito, la direzione del suo sguardo.
-Potresti spiegarci cosa c’entrerebbe Shippo nel tuo piano?- chiese confusa Kagome.
-Basterà che Shippo assuma le sembianze di uno dei demoni che normalmente vorticano intorno Miroku e consegni un messaggio d’incontro a Nekosan.-
-Mi sembra una buon’idea. Ma come facciamo a sapere chi è il missionario di Naraku?- domandò Sango.
-Non sarà necessario farlo. Mi risulta difficile credere che Naraku invii Biakuya o qualcuno dei suoi più ristretti alleati per svolgere un compito tale, basterà che Shippo si trasformi in uno dei suoi insetti velenosi.-
-Potrebbe funzionare.- concordò Sango. –Cosa ne pensi, Kagome?-
La ragazza esitò. Stava tramando alle spalle della persona che più di tutte ultimamente le era stato vicina, ma quello era l’unico modo per trovare delle risposte, delle smentite ai suoi dubbi.
-Facciamo ciò che dobbiamo, ma se tutto ciò non porterà a nulla, se tutto ciò proverà la sua innocenza, non tollererò più che vengano mosse accuse a suo carico.-
Inuyasha grugnì, infastidito, ma non replicò.
-Avanti, Shippo, che cosa stai aspettando? Trasformati!- ordinò, con tono perentorio.
-Eh? Ma io sono solo un bambino! Cosa farei in caso di pericolo?- replicò intimorito, nascondendosi dietro Kirara.
-Non è il momento di essere fifoni.- lo rimproverò il mezzo demone.
-Non temere Shippo, noi saremo vicini e interverremo subito in caso di necessità.- lo rassicurò Sango.
Occorsero diverse rassicurazioni, e incitamenti non propriamente gentili da parte di Inuyasha, per convincere il cucciolo. La volpe provò diverse volte la trasformazione, fin quando riuscì a nascondere anche la soffice e tenera coda.
-Che ne dite?- domandò.
-E’ incredibile, se non sapessi che sei tu trasformato crederei di trovarmi di fronte uno degli insetti di Naraku.- disse Sango.
-L’odore non sarà un problema?- chiese Kagome –Nekosan dopotutto ha un olfatto molto sensibile.-
-Basterà trovare  un punto controvento.- spiegò Miroku.
-Come procediamo adesso?- domandò Inuyasha.
-Shippo dovrà recapitare un messaggio a Nekosan, che quest’ultimo crederà ovviamente scritto di pugno da Naraku, in cui gli chiede di presentarsi la notte successiva, cioè domani, nel bosco per un appuntamento importante.-
-Eh? Domani notte? Perché aspettare tanto?- irruppe il mezzo demone, infastidito.
Fremeva dall’impazienza di provare la colpevolezza del demone e allontanarlo così, definitivamente, da Kagome.
-Non essere frettoloso. Nekosan potrebbe insospettirsi se facciamo anche un solo passo sbagliato.- lo riguardì la sterminatrice.
Fu difficile convincere sia Shippo a fare il suo dovere che trattenere l’irruenza di Inuyasha, ma alla fine vi riuscirono.
Shippo tornò poco dopo e giurò di aver consegnato il suo messaggio a Nekosan senza che il demone gatto battesse ciglio, ma, impaurito, non si era trattenuto oltre per vedere la reazione del demone.
-Il fatto che abbia accettato il messaggio non è forse una prova?- domandò il mezzo demone.
-Potrebbe esserlo, o forse no. Dovrai tenere a freno la tua collera ed esercitare la pazienza fino a domani, Inuyasha.- proclamò, autoritario, il monaco.
Per il mezzo demone le ore della notte e quelle del giorno successivo sembrarono non trascorrere mai. Si erano trattenuti nello stesso posto per mettere in atto il loro piano, con la scusa di raccogliere provviste, e la cosa non sembrava aver insospettito il demone gatto. Nekosan mostrava, infatti, il carattere gioviale  di sempre, ma non aveva fatto parola col gruppo del messaggio ricevuto. Sango e Miroku osservavano la scena come “spettatori coinvolti” e quasi si sentivano a disagio per essere stati inevitabilmente risucchiati in quel triangolo spinoso. Kagome era, forse, quella che più risentiva di quella mancata attività. Fingere con Nekosan che tutto fosse normale, mentre stava tramando alle sue spalle, era eccessivamente difficile per una persona limpida e sincera come lei.
Continuava a ripetersi, e a voler credere, che le accuse di Koga ed Inuyasha  fossero infondate, ma la sua coscienza continuava a roderle. Non riusciva, inoltre, a spiegarsi perché il demone avesse taciuto la verità sul messaggio ricevuto.
-C’è qualcosa che non va, Kagome? È da stamattina  che hai la testa tra le nuvole.- le chiese Nekosan.
Era ormai calata la sera e tutti si erano riuniti intorno al fuoco per consumare la cena. Seppur ad un occhio esterno quella sarebbe sembrata una scena normale, intima, i commensali erano tutti spiritualmente assenti.
Il sospetto, l’ansia e l’impazienza avevano reso l’aria tagliente.
-Eh? No, no, è tutto ok.- rispose, sorridendo nervosa. –Stavo pensando che tra un po’ dovrò tornare nel mio tempo per dare gli esami. Sai, io odio la matematica.- disse, tentando di inventare una scusa convincente.
Continuarono a cenare così, scambiando parole vuote tra un boccone e l’altro, mentre lo sguardo adombrato e irato di Inuyasha rimaneva puntato sul demone gatto.
-Mi sembra di ricordare che da queste parti ci sia una sorgente calda. Se vi va di fare un bagno, posso andare a controllare.- propose Nekosan qualche minuto dopo.
Kagome fremette, avrebbe voluto dir di no, dirgli non allontanarsi perché quella sarebbe stata una probabile prova della sua colpevolezza, ma si costrinse ad annuire per non mandare all’aria il piano.
-Allora ci vediamo tra poco.-
Si chinò per posare un bacio sulla guancia di Kagome, ignorando il ringhio di Inuyasha, e spiccò un balzo, sparendo nell’oscurità notturna.
-E’ proprio come credevo..sta andando ad incontrare Naraku!- urlò il mezzo demone, scattando in piedi.
Silenziosi, ma rapidi, tutti si diressero verso il bosco in cui si sarebbe dovuto tenere l’incontro. Il giorno precedente avevano avuto cura di esaminare al meglio tutte le possibilità: le strade da percorrere per giungere prima di Nekosan, il punto dove appostarsi per nascondere la propria presenza ecc.
Giunsero quasi contemporaneamente a Nekosan sul luogo e Inuyasha temette di aver perso in quei secondi mancati l’opportunità di incastrare il demone.
Il gatto si guardava intorno, silenzioso ed attento. Aveva ricevuto lo strano messaggio di Naraku che lo invitava a presentarsi lì, ma c’era qualcosa nell’aria, qualcosa che faceva stare in allerta i suoi sensi, che non riusciva a spiegarsi. Aveva voglia di tornare da Kagome, non gli era piaciuto lasciarla sola col mezzo demone. Aveva la sensazione che, ora che la sacerdotessa che tanto aveva amato fosse definitivamente morta, Inuyasha avesse aperto appieno gli occhi, rendendosi conto dei propri sentimenti per Kagome; ma lui non gli avrebbe permesso di portargliela via.
Spazientito e irritato, lasciò da parte la prudenza e agì lasciandosi trasportare dall’irruenza.
-Insomma, Naraku, dannato, si può sapere dove ti nascondi? Esci fuori e non farmi attendere, come tuo solito. Sono stanco di fare i tuoi comodi!-
Brevi parole, pronunciate in pochi secondi, divennero la prova schiacciante che Inuyasha tanto cercava. Sguainò la spada, uscendo allo scoperto, e lasciando Nekosan esterrefatto.
-Lo sapevo che eri solo un vile traditore.- lo accusò il mezzo demone.
-Ma che sta succedendo?- domandò esterrefatto il demone gatto, mentre vedeva anche le figure di Sango e Miroku lasciare il proprio nascondiglio.
-Sei caduto nella nostra trappola, Nekosan.- lo informò il monaco.
-Stavate tramando alle mie spalle?- ringhiò irato.
Fu la voce che rispose alla sua domanda che lo paralizzò. Kagome, pallida e triste, si affiancò ai suoi compagni.
-Non è forse quello che hai fatto anche tu?- chiese, atona, la ragazza.
-I..io..- cominciò esitante.
-Non c’è scusa che tenga. Preparati a morire.- sibilò Inuyasha, fremente.
-Ha diritto a spiegarsi.- lo reguardì la sterminatrice.
-Eeeh? Quali altre spiegazioni ci servono? Abbiamo le prove della sua colpevolezza!-
Kagome ignorò quel vociare insistente. Mosse qualche passo nella direzione di Nekosan, ma si fermò un attimo prima che il mezzo demone la afferrasse per riportarla in una posizione protetta.
Era presente, ma si sentiva lontana mille miglia. La sua mente era ancora troppo scossa, troppo colpita, per elaborare un ragionamento lucido. Parole troppo complesse, motivazioni troppo elaborate, non sarebbero state in quel momento comprensibili per lei. Per questo, pose una sola, semplice e schiacciante domanda.
-Sei davvero un alleato di Naraku? –
Nekosan esitò. Mai avrebbe voluto vedere quell’espressione fredda e delusa in quelle iridi nocciola, ma comprese che mentire, in quel momento, avrebbe ulteriormente appesantito la questione e lui non ne avrebbe tratto nessun giovamento.
-Sì, ma non è come sembra. Se mi ascolterete, capirete che le cose sono molto diverse da quello che sembrano.-



Angolino dell'autrice:
Rieccomi :D
Ho intenzione di non stressarvi come al solito con i miei monologhi, quindi lascio a voi qualsiasi commento o giudizio. Vi invito però a riflettere sulle parole finali di Nekosan: dice di essere colpevole, ma che le cose non sono come sembrano...come potrebbero essere allora?
Grazie a tutti voi che avete letto il capitolo, dedicandomi per l'ennesima volta un pò del vostro prezioso tempo ^^
Alla prossima :D
Baci, Vanilla ^^
P.s. Volevo ricordarvi che tra cinque capitoli conosceremo il finale anche di questa storia :D

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Capitolo 16
*** Anche gli incubi diventano realtà! ***


La notte fredda non riusciva a placare il rovente furore del gruppo.
-Ascoltarti? Cosa mai potrebbe cambiare? Hai ammesso di essere un dannato complice di Naraku, cos’altro dovremmo sentire? L’unica cosa che puoi fare è sguainare la tua spada giocattolo e provare a difenderti.- sbraitò Inuyasha, impugnando Tessaiga.
Nekosan lo ignorò, quasi non avesse neanche parlato. Concentrò la propria attenzione su Kagome, coltivando la speranza che almeno lei si dimostrasse disposta ad ascoltarlo.
Aveva bisogno di spiegarsi, di farle capire le motivazioni del suo comportamento, ma soprattutto di far sparire quell’espressione ferita che le spegneva gli occhi.
-E’ suo diritto spiegarsi, Inuyasha.- lo riprese Miroku.
-Che cosa vai blaterando, bonzo? Dovremmo stare qui ad ascoltare le sue parole a quale scopo? Non mi importa il perché del suo gesto, ciò che ha fatto non cambia. Ci ha spiati, ci ha ingannati, ci ha venduto a Naraku.-
Kagome sospirò, la sua mente era in preda alla confusione e il battibecco che le vorticava intorno non le era di aiuto nel ritrovare la concentrazione. Cercò di stilare una lista silenziosa delle cose da fare per affrontare al meglio quella situazione e al primo posto trovò come necessità quella di ascoltare ciò che aveva da dire il demone gatto.
Avanzò di qualche passo, posando una mano sulla spalla del mezzo demone nel tentativo di placare la sua furia. Quel lieve contatto fece sobbalzare entrambi.. da troppo tempo le loro pelli non entravano in contatto.
-Spiegaci, ti ascoltiamo..- disse la ragazza, tentando di mantenere una voce neutra.
Nekosan la fissò per un istante prima di cominciare il suo discorso.
-Tempo fa, poco dopo il nostro incontro, vi dissi che io e Naraku avevamo un conto in sospeso e vi dissi anche che anni orsono ho avuto un’umana come compagna. È una cosa che ho raccontato solo a Kagome, ma il mio debito con Naraku riguarda proprio Ai, la donna che un tempo ho amato.- esordì, puntando il suo sguardo su Kagome.
Il gruppo restò in silenzio, attendendo che continuasse.
-Ai è morta cadendo in un tranello di Naraku, lui era intimorito dal suo potente potere spirituale. Per anni ho cercato di stanarlo spinto dal desiderio di vendetta e quando ero finalmente riuscito a trovarlo lui mi ha offerto l’unica cosa a cui non potevo rinunciare.-
-Cioè?- domandò il mezzo demone.
-Naraku mi ha proposto di aiutarlo a ricomporre la spera. Se lo avessi fatto, lui avrebbe ridato la vita ad Ai.- spiegò senza esitazione.
-E tu ci hai creduto? Naraku è un essere infimo che gioca con la vita delle persone.- bisbigliò la sterminatrice.
Le parole del demone gatto avevano inferto una nuova stilettata a quella ferita mai rimarginata. Kohaku, il suo dolce fratellino, era ancora sotto l’influenza del loro peggior nemico e quella situazione era tremendamente dolorosa per lei. Sango tentava di farsi forza giorno dopo giorno, animata dalla costante speranza di riuscire a salvarlo, ma la paura di un probabile fallimento e delle inevitabili conseguenze non l’abbandonava mai.
Provava pietà per il demone gatto, comprendeva quello che probabilmente provava, e le sue parole le portarono alla mente il ricordo di quella volta in cui aveva rubato Tessaiga ad Inuyasha nella speranza di liberare così Kohaku.
Infondo quello che aveva fatto Nekosan non era stato così diverso.
-Lo so, Sango. Sono anche consapevole del fatto che lui tenga in scacco la vita di tuo fratello, ma non sono mai stato così stupido da credergli. Se anche mi avesse restituito Ai, non l’avrei mai perdonato per averle precedentemente tolto la vita. La mia vera intenzione era quella di strappare a Naraku la sfera prima che potesse usarla per i suoi piani.-
-E cosa ne avresti fatto poi di quel potente monile?- domandò il bonzo.
Nekosan esitò, arrossendo impercettibilmente.
-Non avevo ancora pensato a questo. O meglio, l’avrei usata per riportare in vita Ai e successivamente l’avrei affidata a lei o avrei trovato un modo per distruggerla.-
-Chi ti garantisce che la sfera avrebbe riportato in vita la donna che amavi?- chiese ancora Miroku.
-L’anima di Ai è intrappolata in quel gioiello.- confessò.
-Come ti sei guadagnato la sua fiducia?- domandò Sango.
-Non è stato difficile. Il bastardo credeva di avermi in pugno conoscendo la mia voglia di riavere Ai e in più mi controllava per assicurarsi che io svolgessi in modo scrupoloso i compiti che mi venivano assegnati.-
Qualcosa nella mente di Kagome scattò.
-E noi cosa siamo stati? L’ennesimo compito?-
Il demone gatto sbarrò gli occhi, probabilmente sorpreso e ferito dal tono insieme freddo e stizzito della moretta. Mosse un passo in avanti tentando di avvicinarla, ma prontamente Inuyasha gli sbarrò la strada con Tessaiga, rendendogli Kagome irraggiungibile.
-Non avvicinarti!- ringhiò.
-Che ordini ti ha dato Naraku? Cosa avresti dovuto farne di noi?- sbraitò il mezzo demone.
-Nulla, per il momento. Mi aveva ordinato di unirmi al vostro gruppo e di aiutarlo, nel momento che avrei ritenuto più opportuno, a soffiarvi i frammenti della sfera. Quell’essere abietto voleva usare me per comprendere fino a che punto i vostri legami fossero saldi, fin dove vi sareste spinti per proteggervi l’un l’altro. Ho immaginato che intendesse sferrare un attacco puntando proprio sulle vostre debolezze..-
-Dannato! Ho una voglia matta di farti a pezzi.- sibilò Inuyasha, mentre Tessaiga tremava pericolosamente nelle sua mani a causa della furia mal trattenuta.
-E per cosa, mezzo demone? Vi avrò anche mentito, ma le cose sono cambiate..io non vi avrei traditi. Ho deciso di non dirvi nulla perché altrimenti, comprensibilmente, avreste perso la fiducia in me e contemporaneamente speravo di riuscire ad ingannare anche Naraku per poi coglierlo impreparato.-
-E che cosa ti avrebbe spinto a questo cambiamento?- chiese il monaco.
-Non è forse chiaro?- ringhiò infastidito Nekosan, puntando lo sguardo su Kagome. –Ho amato Ai e avrei fatto di tutto per proteggerla, ma adesso le cose sono cambiate. Sono innamorato di Kagome, e seppur conserverò per sempre un bel ricordo del mio primo amore, preferisco vivere il presente.-
Quelle parole pronunciate con tenero ardore provocarono differenti reazioni nel gruppo.
Sango e Miroku sussultarono puntando lo sguardo su Inuyasha.
Kagome avvertì il proprio cuore cominciare una corsa frenetica per poi fermarsi bruscamente. Nekosan aveva detto di amarla, ma li aveva traditi, le aveva mentito.
Qual era la verità?
Inuyasha, dal canto suo, perse totalmente la pazienza. Tessaiga vibrava prepotentemente tra le sue mani a causa del ribollire frenetico del suo sangue demoniaco. Era difficile mantenere la calma mentre una folle gelosia mista a stizza ed ira lo assaliva. Non sopportava che il demone gatto pronunciasse parole d’amore, non tollerava che lui avesse preso in considerazione l’idea di un futuro con Kagome.
Kagome era sua, era sempre stata al suo fianco..era quello il posto più adatto per lei.
Kagome aveva giurato che per sempre sarebbe rimasta al suo fianco.
-Tzè! Si può sapere che vai blaterando? Come osi parlare d’amore se hai appena ammesso il tuo tradimento? Hai tramato alle sue spalle fin’ora e poi dici di amarla?
Ma chi credi di prendere in giro?- urlò, acquattandosi, pronto a scattare.
-Aspetta!- gridò Kagome, fermando l’imminente attacco del mezzo demone.
Tentò di parlare, ma le parole colme di rabbia urlate da Nekosan glielo impedirono.
-Proprio tu parli, mezzo demone? È necessario che io ti ricordi tutte le lacrime che Kagome ha versato a causa tua? Riesci a contare il numero di volte che le hai voltato le spalle per correre dalla tua sacerdotessa non-morta? Io non sono stato totalmente sincero con lei, le ho mentito, ma a differenza tua non l’ho mai abbandonata. Hai idea di quanto dolore tu sia stato capace di infliggerle?- urlò, indignato.
Kagome boccheggiò. Quelle parole urlate al vento erano la concretizzazione di tutto il dolore sopportato. Quel senso di inadeguatezza, quella morsa al cuore e allo stomaco, la gelosia, la rabbia, il senso di abbandono, tutte quelle sensazioni che aveva tentato di arginare, di controllare, esplosero in lei più potenti che mai.
Aveva creduto di poter imparare a conviverci, di poter mitigare quel mare di sofferenza contando sull’aiuto e sulla dolcezza di Nekosan e invece per l’ennesima volta si trovava sola. Era quasi ironico il destino..ironico e crudele, perché infondo anche Nekosan aveva preferito il suo primo amore, Ai, a lei.
Ed era terribile sentir Nekosan ed Inuyasha rinfacciarsi il male che le avevano fatto, le sofferenze che le avevano inferte, perché mai come in quel momento si chiedeva come avesse fatto il suo esile corpo, il suo fragile cuore, a reggere all’assalto e al dolore che avevano saputo causargli quei due potenti demoni.
Non avvertiva la solita voglia di piangere, di urlare o di inveire contro il destino. Si sentiva vuota, quelle parole urlate, quell’incolparsi a vicenda, le avevano prosciugato la vita. Era un guscio vuoto, ma voleva sapere tutta la verità.
-Fate silenzio!- ordinò con voce spettrale.
Benché quello della ragazza fosse stato solo un sussurro accennato, placò subito quelle urla risonanti.
-Ho una domanda da farti, Nekosan. Anche il mio “corteggiamento” era previsto nel piano di Naraku?-
Il demone gatto sbiancò per quella domanda inaspettata. Esitò alcuni istanti, ma infine decise di essere totalmente sincero. Voleva avere la possibilità di recuperare le cose con Kagome e se avesse mentito ancora non avrebbe mai potuto farlo.
-Sì, Naraku sapeva che il triangolo che vedeva coinvolti te, Kikyo ed Inuyasha rappresentava una situazione per lui ottimale. Ha usato me per trasformarlo in un quadrato, nella speranza che la reciproca gelosia portasse te ed Inuyasha ad allontanarvi sempre più, inevitabilmente ciò avrebbe influito anche sul resto del gruppo. Cogliendovi soli, piuttosto che in gruppo, sarebbe stato più facile eliminarvi.- ammise –ma, Kagome, le cose sono poi andate diversamente. Passare del tempo in tua compagnia, proteggerti, consolarti, vederti sorridere, sono diventati per me motivo di gioia. Se ti ho tenuta lontano dal mezzo demone è stato perché io non sopporto di vedervi insieme e non perché è stato Naraku ad ordinarmelo.-
-Basta! Non occorre aggiungere altro..- lo interruppe con voce tranquilla, ma fredda.
-Ho bisogno di stare un po’ da sola.- annunciò al resto del gruppo.
Si voltò, pronta ad andare via, ma le parole di Nekosan ebbero il potere di incollarle i piedi al suolo freddo.
-E’ per questo che quella volta dopo averti baciato sono fuggito senza darti spiegazioni. È per questo che quella notte non ti ho fatta mia, non volevo che fosse così.-
Il viso della ragazza prese fuoco, mentre il ringhio sordo di Inuyasha copriva le esclamazioni di stupore di Miroku e Sango.
Imbarazzo, delusione, risentimento e umiliazione, solo questo avvertiva. Capiva che probabilmente era stata la voglia di spiegarsi a far parlare il demone, ma avrebbe decisamente preferito che quelle cose restassero tra loro. Non aveva il coraggio di voltarsi, aveva paura di cogliere un’espressione di delusione o repulsione sui volti dei suoi amici, in particolar modo su quello del mezzo demone.
-Bene, Nekosan, hai parlato anche troppo.- sibilò, stringendo i pugni. –Ora, se permetti, voglio stare sola! SOLA!-
Non attese una risposta e corse via.
Il demone gatto si preparò a spiccare un balzo per raggiungerla, ma un pugno del mezzo demone colpì la sua guancia destra, impedendoglielo. Arretrò di vari passi, colto di sorpresa, ma non ebbe il tempo di far nulla che un pugno ancor più potente lo colpì in pieno stomaco mandandolo a sbattere contro una delle robuste querce.
Ringhiando, scansò l’ennesimo colpo del suo avversario e si preparò a contrattaccare.
Non aveva voglia di perdere tempo a combattere, seppur l’idea di pestare Inuyasha non lo infastidisse per nulla, ma sentiva che in quel momento la sua principale priorità doveva essere Kagome.
-Che diavolo fai, mezzo demone? Non ho tempo da perdere con te.- ringhiò.
-Bastardo! Se vuoi andare da qualche parte dovrai prima passare sul mio cadavere.- sibilò Inuyasha, sbarrandogli la strada con Tessaiga.
-Si può sapere che c’entri tu in tutto questo? È una questione che riguarda solamente me e Kagome.-
-Solo te e Kagome? Tu hai osato toccarla! E come se non bastasse il tuo era un corteggiamento ordinato da quel viscido di Naraku.-
I nervi di Nekosan si tesero a quell’accusa.
-Ciò che accade tra me e Kagome non è affar tuo, mezzo demone. Ti fa impazzire il pensiero di lei tra le mie braccia, vero? Muori sapendo che ho avuto il privilegio di accarezzare la sua pelle setosa?- lo provocò.
Non fece in tempo ad evitare l’ennesimo pugno del mezzo demone.
Dal canto suo Inuyasha faceva una fatica tremenda a controllarsi. Aver sentito l’odore del demone sulla pelle della fanciulla era già stata per lui una prova inquietante, ma le immagini che la propria mente gli aveva mostrato, spinta dalle parole di Nekosan, erano peggiori di qualsiasi prospettiva.
Il sangue ribolliva, gli artigli e le zanne si appuntivano reclamando sangue e neanche il potente potere di Tessaiga lo aiutava a restare completamente lucido.
-Mai più la toccherai.- ordinò, digrignando i denti.
-Io la amo, e troverò il modo per farmi perdonare. Pensi di essere migliore di me? Pensi forse di meritarla più di me? Hai idea di quanto abbia sofferto a causa tua? Immagini quanta sofferenza gli abbia causato l’immagine di  te che le rivolgevi la schiena per correre a cercare la tua sacerdotessa non morta? Mezzo demone, non sei degno di lei!-
Nekosan estrasse la sua affilata spada pronto ad ingaggiare un combattimento senza esclusione di colpi, ma l’Hiraikotsu di Sango, che volteggiava tra i due, costrinse ambedue ad allontanarsi per non venire colpiti.
-Che ti salta in mente, Sango? Non intrometterti- la reguardì Inuyasha.
Miroku, con espressione accigliata, avanzò di vari passi, per rendere la propria voce più chiara.
-Siete due imbecilli! Non abbiamo tempo per starcene qui a discutere su chi sia l’uomo più adatto a stare accanto alla divina Kagome. A mio parere, visti i vostri precedenti comportamenti, nessuno di voi due la meriterebbe. Il punto in questo momento è un altro: sono sicuro che Naraku sarà già venuto a conoscenza del chiamiamolo “tradimento” di Nekosan e non attenderà molto per agire. Non possiamo permetterci queste schermaglie all’interno del gruppo.-
-Stai dicendo che ti fidi di lui, Miroku? Vuoi che combatta al nostro fianco?- ringhiò, esterrefatto, il mezzo demone.
-Non giustifico l’agire di Nekosan, ma in questo momento Naraku è forte e abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile per sconfiggerlo. Sappiamo che Nekosan non ha scelto di propria volontà di schierarsi dalla sua parte e sono sicuro che non ci tradirà.- spiegò saggiamente il monaco.
-Non è saggio che Kagome rimanga sola.- si intromise la sterminatrice –Non dimentichiamoci che fino a questo momento è stata la preda prediletta di quel bastardo.-
La preoccupazione per l’amica le rendeva gli occhi lucidi e la voce tremolante.
-Vado a cercarla!- si offrì Nekosan.
-Non pensarci nemmeno! Non ti avvicinerai a lei!- lo bloccò il mezzo demone, pronto a riprendere da dove erano stati interrotti.
Il monaco sospirò.
-Nekosan, Kagome ha detto chiaramente di non volerti vedere, non credo sia saggio mandare te a cercarla.-
-Dovrebbe andarci lui, allora?- replicò, indicando con un artiglio il mezzo demone. –Non potrebbe andarci Sango?- propose.
-Feh! Metteresti in pericolo la vita di Sango per non vedermi accanto a Kagome. Che vile!- ringhiò, riponendo Tessaiga nel proprio fodero e avviandosi nella direzione in cui era scomparsa Kagome, senza curarsi di altro.
Non fu difficile seguire l’odore dolce della ragazza. Non avvertiva l’odore salato delle sue lacrime e la cosa lo preoccupò.
Nessuno, meglio di lui, sapeva quanto tenere la sofferenza imbrigliata nel proprio cuore indurisse le persone, quanto ciò portasse l’anima giorno dopo giorno a morire sempre un po’ di più.
Non si era mai totalmente fidato di nessuno prima di incontrare Kagome e non avrebbe permesso che anche la ragazzina colma di speranza e fiducia nel prossimo che amava perdesse quella gioia di vivere e quella vivacità che tanto la rendevano speciale.
La trovò rannicchiata sotto le fronde di un albero dalla robusta corteccia, che la facevano apparire ancor più esile e fragile. Le gambe rannicchiate al petto e strette dalle esili braccia, i capelli scuri a proteggerle il viso ed uno spicchio di luce lunare ad illuminare quel ritratto di sofferenza.
Esitò per alcuni istanti, non sapendo cosa dire o fare.
-Inuyasha, va via! Voglio stare sola..-
Boccheggiò nel sentire quella voce atona, ma si fece coraggio ed avanzò fino a trovarsi dinnanzi a lei.
-Ti prego, và via!- lo pregò ancora la ragazza, serrando maggiormente la presa intorno alle proprie gambe.
-Dimmi tutto quello che ti sta passando per la testa in questo momento..-le domandò, diretto, il mezzo demone.
Kagome sollevò il volto, sorpresa per quella richiesta così schietta, ed Inuyasha ne approfittò. Le afferrò delicatamente i polsi e in un istante ribaltò le loro posizioni. La ragazza, senza capire come, si ritrovò seduta sulle ginocchia del mezzo demone con le braccia del ragazzo che le stringevano la vita,i loro busti erano così vicini che i loro respiri si annodavano e i loro battiti si confondevano.
Kagome boccheggiò, non si sarebbe mai aspettata una mossa del genere. Tentò di divincolarsi, ma Inuyasha era intenzionato a non lasciarla andare.
Si rassegnò, arrendendosi di fronte all’evidente forza del mezzo demone e con un sospiro lasciò cadere tutte le sue barriere. Il dolore le squarciò il petto inumidendole gli occhi e costringendola a terribili singhiozzi. Il suo corpo prese a tremare, scosso da una sofferenza troppo forte per restare intatto.
-Perché? Vorrei solo capire il perché..- riuscì a dire tra un singhiozzo e l’altro.
-Non è assolutamente colpa tua..- tentò di dire lui, prendendo ad accarezzarle i capelli.
-Certo che è colpa mia, ci deve essere qualcosa che non va in me. Inuyasha, io non capisco, il mio destino è forse quello di restare sola.-
-Tu non sei sola. Tu non resterai sola.- la contraddisse il mezzo demone.
-Davvero? Forse non ti rendi conto di quanto ciò che mi accade sia un circolo vizioso. Ti amo, Inuyasha, più di quanto credevo fosse possibile per un cuore umano, ma il tuo cuore e il tuo animo si struggono per una donna di cui io sono soltanto il riflesso. Troppo tempo mi ci è voluto per pensare di lasciarti andare, mille volte c’ho provato, ma non ci sono mai riuscita.-
Quelle parole ferirono Inuyasha, ma non disse nulla, intenzionato a sentire fino in fondo il discorso di Kagome. Voleva capire quanto realmente fosse stato capace di far soffrire quell’anima pura.
-Non ci riesco Inuyasha, non riesco in nessun modo a dimenticarti. E Nekosan? Solo lui, per un solo istante, è stato capace di illudermi..concedendomi la speranza di un futuro diverso. Ma, purtroppo, si è trattato solo di un inganno, un’effimera illusione.-
-La colpa non è tua! Non c’è nulla che non vada in te!-
-Dici? Eppure non ti sembra strano, forse anche comico, ciò che mi accade? Ho concesso il mio cuore solo a te e Nekosan e, sebbene so che anche io per voi sono importante, non sarò mai la vostra scelta. Il tuo destino è legato a Kikyo, Inuyasha, il tuo cuore appartiene a lei. E Nekosan? Il ricordo della donna che un tempo ha amato, Ai, è stato l’unica vera ragione che l’ha spinto verso noi, verso me. In ogni caso io sarò sempre la riserva, non sarò mai la scelta. Non sono fatta per essere amata! Sarò sempre un’ipotesi, mai una scelta!- singhiozzò.
Il mezzo demone ringhiò, facendo sobbalzare la ragazza. Si era ripromesso di ascoltarla, di consolarla, di starle vicino come mai era riuscito a fare, ma quel fiume di sofferenza che ininterrotto fluiva dalle labbra scarlatte della ragazza glielo impedirono.
Le afferrò il viso in una presa decisa, ma delicata, facendo attenzione a non ferirla con gli artigli e fece incontrare i loro sguardi. Se quelli cioccolato della ragazza erano sperduti e tristi, quelli oro del mezzo demone erano fieri e risoluti.
-Mai più parole del genere dovranno uscire dalle tue labbra. Io ti chiedo perdono per tutta la sofferenza che ti ho causato, per l’aver approfittato della tua pazienza e bontà. Mi vergogno per essermi concentrato unicamente sulla mia sofferenza, ma ti assicuro che non era mia intenzione causarti dolore. Kagome, è solo grazie a te se io ho cominciato ad aver fiducia nelle persone, solo merito tuo se adesso ho degli amici. Sei la persona più altruista che io abbia mai conosciuto e non amarti sarebbe impossibile.-
Arrossì mentre parlava, ma si fece coraggio e continuò.
-Ti amo, Kagome, e se me ne darai la possibilità passerò il resto del mio tempo a chiederti perdono, a trovare un modo per farmi perdonare.-
Sapeva che quello non era il modo giusto, forse nemmeno il momento più adatto, ma non resistette a quella dolce e peccaminosa tentazione. Quelle labbra rosse, tremolanti e screpolanti per i continui morsi, erano un richiamo troppo invitante.
Le assaggiò, delicatamente, restando incantato da quel sapore di ciliegia. Le lambì, in un tenero assalto, sperando di non spaventarla. Sentiva l’esitazione della ragazza, ma sperò non si tirasse indietro perché quelle labbra erano appena diventate per lui ragione di vita.
Kagome era paralizzata. Quelle labbra carnose mille volte l’avevano risucchiata in sogni e fantasie e ora che stavano incrociando le sue, si rese conto, erano capaci di donar sensazioni che nessuna fantasia avrebbe saputo eguagliare. Erano rudi, ma rese morbide dalle sue lacrime e il loro agire tenero e timido la conquistò. Spense il cervello, abbandonandosi a quei baci febbrili.
Le loro lingue si incontrarono, cercandosi, imparando a conoscersi, poi,più esperte, cominciarono una danza  seducente. La passione repressa scoppiò e il dolore, la rabbia e la sofferenza mutarono lentamente in qualcosa di più viscerale e incontrollabile. Le dita tremanti di Kagome scivolarono lente tra i capelli argentati del mezzo demone e le mani artigliate di quest’ultimo strinsero i fianchi della ragazza, strappandole un gemito. Le sollevò lentamente la maglietta della divisa scolastica desideroso di accarezzare quella pelle di porcellana e quando le loro pelli entrarono in contatto si sentì perduto.
Voleva averne di più, sempre di più. Lei non gli sarebbe bastata mai.
Fece scorrere un dito artigliato per tutta la schiena della ragazza, godendo del suo brivido. Si ritrovò poi, quasi senza accorgersene, a stringere dolcemente il seno di Kagome. Alzò il viso per incontrare quello della donna e quando lei annuì, le parole divennero superflue.
Affidandosi unicamente all’istinto l’aiuto a stendersi sull’erba fredda e la spogliò lentamente. Incoraggiò i movimenti accennati di Kagome e in breve si ritrovarono nudi, imbarazzati e tremanti sull’erba fredda.
Si concesse un istante per imprimersi nella mente ogni centimetro di quel corpo perfetto. Il viso era arrossato e gli occhi resi liquidi dal desiderio, il suo petto si alzava e riabbassava seguendo un ritmo non normale e attirando inevitabilmente i suoi occhi sulle rotonde forme dei suoi seni pieni. La vita stretta, i fianchi morbidi e le gambe toniche e lunghe, completavano in modo perfetto quell’opera d’arte.
-Sei la creatura più bella che io abbia mai vista.- le confessò, arrossendo.
Kagome, riusciva perfettamente a percepire lo sguardo di Inuyasha che scivolava sul suo corpo, soffermandosi sui punti per lei più intimi. Più volte sentì nascere in lei l’incontrollato istinto di coprirsi, ma cogliendo il desiderio e l’ammirazione negli occhi dell’uomo che la stringeva, respinse la paura e la vergogna. Si concesse anche lei di studiare quel corpo che tante volte l’aveva protetta.
Il torace che tante volte aveva medicato era ben definito, compatto e virile. Risalì con lo sguardo le gambe muscolose, serrando gli occhi di fronte alla prorompente eccitazione del mezzo demone.
Passarono interminabili minuti a superare la vergogna, a strapparsi gemiti a vicenda e a venerare il corpo dell’altro.
-Ho paura, Inuyasha.- sussurrò Kagome,  mentre lui si posizionava tra le sue gambe.
-Non potrei mai farti del male.- la rassicurò lui,  scendendo a baciarle il collo.
Cominciò a farsi lentamente strada nel corpo virginale della ragazza, soffrendo per la smorfia di fastidio che distorceva i dolci lineamenti di lei.
-Ti sto facendo male. Non è questo che voglio, mi fermo!- annunciò, tentando di ritrarsi.
Ma Kagome fu più veloce: strinse le ginocchia intorno al suo corpo, impedendogli di allontanarsi, e serrando gli occhi fletté i fianchi verso il membro di Inuyasha, permettendogli di entrare totalmente in lei.
Una scarica di dolore scosse il suo esile corpo e due lacrime abbandonarono i suoi occhi, ma si rilassò immediatamente mentre le braccia del mezzo demone tornavano a stringersi protettive intorno al suo corpo.
-Oh, Kagome.- sussurrò Inuyasha, colto da inspiegabile tenerezza.
La amò dolcemente, senza mai abbandonare quelle labbra che lo avevano stregato. Quando il piacere si fece più intenso, quasi frenetico ed insopportabile, per entrambi, la strinse più forte sussurrando il suo nome in una dolce preghiera.
Persero il contatto con la realtà quando il piacere di entrambi giunse al culmine.
Inuyasha aprì gli occhi lentamente quando il suo respiro era ormai tornato regolare e li posò sulla figura tremante di Kagome ancora avvinghiata a lui. La vide riaprire gli occhi, le sorrise teneramente e la strinse a sé non riuscendo a dare un significato al sospiro frustato della ragazza.
-Ti ho fatto male?- le domandò.
-No, sono stata e sto bene.- lo rassicurò lei.
-Avrò cura di ciò che mi hai donato.- le disse fissando le cosce magre macchiate di sangue.
Kagome si irrigidì tra le sue braccia e con un gesto stizzito si allontanò.
-Non c’è nulla di cui ti debba preoccupare.- bisbigliò, raccogliendo rapidamente i propri vestiti.
Inuyasha si sollevò a sedere, confuso dal comportamento della ragazza.
-Che stai facendo?-
-Mi vesto. Quello che è accaduto, Inuyasha, è stato bello, ma non ha significato nulla.-
-C..che dici? Che significa che non ha significato nulla?-
-Me ne andrò, Inuyasha.- confessò, finendo di rivestirsi. –Non appena la battaglia contro Naraku sarà terminata, tornerò nel mio tempo e di tutto questo non mi resterà che un bel ricordo.-
-Non puoi dire sul serio.- urlò lui, ferito e spaventato da quelle parole.
-Tutto questo non basterà a farmi dimenticare quello che è stato. Ho sofferto troppo, troppo a lungo, per poter dimenticare o perdonare.. Non so se sono ancora capace d’amare, Inuyasha.-
Non attese oltre e dopo averlo guardato un’ultima volta si allontanò.
Inuyasha, dal canto suo, restò fermo a vedere la figura di lei allontanarsi. Non riusciva a credere che un istante prima stava stringendo Kagome tra lei braccia e l’istante dopo se l’era lasciata scivolare tra le dita.
Lei voleva andare via, e lui si sentiva morire pensando all’eventualità di non poterla vedere mai più.
Si rivestì in fretta, deciso a trovarla e a convincerla del proprio amore.
Fu quando era ormai totalmente vestito che un odore sgradevole ed odiato gli solleticò le narici..l’odore di Naraku.
Il pensiero di Kagome sola e vulnerabile gli tempestò la mente, mandandolo nel panico più assoluto. Non riusciva a ritrovare la scia della ragazza e decise così di tornare dal gruppo, nella speranza di trovarla lì.
Corse, a perdifiato, ma quando raggiunse i suoi amici, il terrore lo consumava.
-Dov’è? Dov’è Kagome? Sento l’odore di Naraku, è vicino!- urlò.
-Inuyasha, calmati!- lo pregò Miroku.
-Non dirmi di calmarmi, Bonzo. Devo trovare Kagome.- urlò.
La paura lo paralizzava, l’ansia lo divorava.
-Lui l’ha presa.- si intromise una voce odiata.
-Che cazzo dici?- ringhiò.
-L’ha rapita. Naraku ha rapito Kagome.- sibilò la voce atona di Nekosan.
I suoi peggiori incubi erano appena diventati realtà.
 



Note autrice:
Ehm, salve :D Il capitolo è lunghino e direi che succedono un pò di cosine...Che goduria, per una volta è Kagome che scarica Inuyasha...e ciliegina sulla torta, finisce poi tra le mani di Naraku..qualcosa mi dice che non si tratterà di un pernottamento piacevole!
Bene, non aggiungo altro e lascio a voi il giudizio.
Ringrazio tutti coloro che leggono la storia, che tra 3 capitoli terminerò, tutti quelli che l'hanno inserita tra le seguite/preferita/ ricordata e chi, attraverso una ricensione, mi lascia conoscere il proprio parere! Grazie davvero ^^ Siete tutte splendide :)
Rinnovo l'invito ad iscriversi alla nostra famiglia virtuale in continua crescita. Troverete spoiler, le vostre autrici preferite e un gruppo di pazze a briglie sciolte.
Se volete, ci trovate qui.https://www.facebook.com/groups/758064124210814/
Baciiiii ^^

 

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Capitolo 17
*** Il prezzo della vittoria ***


Non avrebbe mai saputo dire con precisione da quanto tempo si trovasse in quella scomoda posizione e in quel dannato luogo. Potevano essere trascorsi solo pochi minuti, forse alcune ore, un giorno, un mese o una vita intera.
Il corpo le doleva, ma le ferite al cuore erano cosa ben peggiore.
Naraku le aveva sottratto i frammenti, solo dopo essersi divertito a ferire il suo corpo in ogni punto e aveva, oltretutto, ricomposto la sfera strappando, senza delicatezza o pietà alcuna, la vita al giovane Kohaku.
Aveva trasformato la risplendente gemma in uno strumento di pura malvagità.
Aveva la sensazione di esser precipitata in un terribile incubo, ma tutto ciò che la circondava e l’acuta sofferenza trasmessale dal proprio corpo avevano il crudo sapore della realtà.
Sapeva che lo scontro era cominciato. Lo capiva dalla sfera sempre più prossima a diventare una sola cosa con Naraku, dai profondi scossoni che scuotevano la struttura che stava ospitando lo scontro e dall’indistinguibile suono del clangore delle spade che si incrociavano che giungeva sino a lei.
Era lo scontro finale, il momento in cui si sarebbe deciso del trionfare del bene o del male. Si sarebbe dovuta trovare al fianco di Inuyasha, pronta a combattere con lui e sostenerlo, invece era ancora troppo lontana e il suo corpo ferito non le consentiva un passo più sostenuto.
Avrebbe voluto stringere e consolare Sango, incoraggiare Miroku a starle accanto, dire a Nekosan che lo perdonava e non serbava rancore nei suoi confronti ed urlare ad Inuyasha che lo amava. Desiderava profondamente scusarsi per il modo in cui l’aveva trattato e confessargli che sì, voleva restare al suo fianco, ma Naraku non glielo aveva permesso.
Un gradino più ripido e mal ridotto dei precedenti la fece incespicare e le gambe stanche e ferite non riuscirono a mantenere l’equilibrio. Ruzzolò malamente per l’intera scala, per poi scontrarsi contro il muro laterale che dava accesso alla rampa successiva.
La caduta violenta la lasciò per qualche istante priva di sensi, ma quando il dolore si accese, anche la sua mente tornò lucida.
Tossì, macchiando di sangue lo scuro pavimento.
Ogni spigoloso scalino aveva intaccato il suo corpo, scavando una voragine all’altezza dello stomaco e aggiungendo escoriazioni e contusioni sui pochi anfratti di pelle non ancora striati di rosso.
Rimase immobile per alcuni secondi, aspettando che il dolore tornasse a livelli quantomeno normali. Tutto le doleva, non era mai stata tanto consapevole del proprio corpo come in quel momento in cui ogni muscolo, tendine e nervo urlava dolore.
Una vibrazione destabilizzante, un boato, un solo istante..la fine sempre più vicina.
 Non aveva più tempo, non ora che Naraku aveva inglobato la sfera.
Si rialzò, ignorando il dolore. Avrebbe avuto in seguito il tempo per riposarsi, forse addirittura un tempo infinito.
Lasciando una scia di sangue dietro di sé, cominciò a camminare pronta a raggiungere i propri amici ad ogni costo.
 
Era stata una lotta contro il tempo. Dal momento in cui Inuyasha aveva saputo del rapimento di Kagome, aveva compreso che ogni secondo in più della ragazza trascorso con Naraku poteva esserle fatale. Aveva messo da parte qualsiasi remora o protesta  su una collaborazione col demone gatto, solo dopo essersi convinto che anche questo aveva come scopo principale ed assoluto la salvezza di Kagome.
Avevano combattuto senza sosta, senza esitazione, strappando la vita senza pietà a chiunque aveva osato contrapporsi tra loro e Kagome, tra loro e Naraku.
Kanna, Biakuya, Hakudoshi, tutti erano periti sotto i colpi di Nekosan, Inuyasha, Miroku e Sango.
Non avevano indugiato, non si erano fermati, fino a quando non erano giunti al cospetto del mezzo demone nemico.
Erano crollati un po’ tutti,però, quando Naraku aveva mostrato loro la sfera ormai completa e contaminata.
Le urla di Sango avevano smosso anche i cuori più sordi e se la notizia della morte di Kohaku aveva lasciato inerme e spossata la sterminatrice, aveva animato di furia omicida i suoi compagni di viaggio.
Si erano scagliati contro il mezzo demone chiedendo a gran voce di Kagome e tentando di restar concentrati, nonostante il forte odore del sangue della ragazza che impregnava l’aria.
-Deve trattarsi di una trappola.- aveva urlato Miroku, stringendo Sango tra le braccia.
-Non riesco a capire dove si trovi, ma Kagome è ancora viva. Riesco a percepire la sua energia spirituale.-
Quando poi Naraku aveva inglobato la sfera, spaventato dal continuo attaccare dei suoi nemici, anche Sango si era rianimata.
La determinazione aveva acceso le sue iridi scure, rendendola, agli occhi di Miroku, nuovamente la fiera sterminatrice che gli faceva battere il cuore e non più una copia pallida e addolorata della donna che tanto amava.
La rabbia per la prematura ed ingiusta fine del fratello, la frustrazione per non essere riuscita a dirgli addio, la preoccupazione per la sua più cara amica, si fusero in un unico sentimento che diede nuova forza al suo spirito battagliero.
Avrebbe avuto il giusto tempo per piangere Kohaku, per seppellire il suo corpo e accettare quel lutto, ma in quel momento le interessava solo vendicarlo, estirpando dal mondo la minaccia di Naraku. Si rialzò, pronta a combattere.
Le potenti spade di Inuyasha e Nekosan, coadiuvate dall’enorme boomerang di Sango, non facevano che fendere ininterrottamente il corpo di Naraku, che restava però tranquillo nonostante l’apparente svantaggio. Miroku aiutava i suoi amici risucchiando col suo foro del vento le parte staccatesi dal corpo del mezzo demone..precauzione inutile, visto il potere rigenerativo della sfera.
-Maledizione! Continuando così non andremo da nessuna parte- si lamentò Nekosan, tranciando l’ennesimo tentacolo.
-Stiamo perdendo tempo. Quel bastardo continua a ricomporre il suo corpo a causa del potere di quella dannata sfera.- concordò il mezzo demone.
Erano impegnati a lottare per le sorti del mondo intero, ma entrambi con la mente lontana.
Non sapere dove Kagome si trovasse, come stesse e il non riuscire a danneggiare in modo serio Naraku, cominciava a demoralizzarli.
-Allora, Naraku, per quanto credi di poter andare avanti così? Non potrai ricomporti all’infinito. Dicci subito dove si trova Kagome!- urlò il mezzo demone.
-Inuyasha, la tua stupidità mi sorprende sempre di più. Ora che la sfera è diventata un’unica cosa con il mio corpo demoniaco, voi non potete fare più nulla. Solo una sacerdotessa dalla potente forza spirituale potrebbe, forse, danneggiarmi in questo momento, ma ho fatto sì che una cosa del genere non accadesse.
Ai, Kikyo e Kagome, le uniche tre donne che possedevano un simile potere, sono tutte morte..tutte e tre per mano mia.- esclamò con tono tronfio, godendo del pallore dei suoi nemici.
Sorrise, deciso a prolungare le loro sofferenze.
-Inuyasha, Kikyo è morta tra le tue braccia; hai potuto piangere le tue lacrime e dirle addio, ma tu, Nekosan, non hai avuto lo stesso privilegio. Sai, l’anima di quella donna per tutti questi anni è rimasta vigile all’interno della sfera, ma oggi si è definitivamente spenta. Ai non esiste più.-
Nekosan sussultò impercettibilmente.
-Che significa che non esiste più? Ai è morta molti anni fa. Che senso hanno le tue parole?- domandò, infuriato.
Sentire Naraku parlare in quel modo della donna che un tempo aveva amato, gli faceva una gran rabbia.
Il mezzo demone attese qualche istante prima di concedergli una risposta, godendo dell’evidente frustrazione del suo avversario.
-Intendo proprio ciò che ho detto! Quando ho ucciso Ai ho fatto in modo di servirmi del suo spirito. La sua anima, se macchiata d’odio, sarebbe stata un’ottima fonte di nutrimento per la mia sfera contaminata. Ma oggi la tua Ai si è completamente spenta.-
-Che vuol dire che si è spenta? Cosa le hai fatto? Dov’è Ai?-
-Non pensavo che quella sacerdotessa avesse ancora un tale potere. Quella sciocca ha trovato un modo per raggiungere l’anima di Kagome e insieme hanno pensato di poter sconfiggere me, Naraku! Quanta ingenuità!
Hanno pagato a caro prezzo il loro affronto.- ghignò.
-Che vuol dire? Cosa hai fatto, Naraku?- domandò Miroku preoccupato.
-Ai ha concesso quell’ultima scintilla del proprio potere a Kagome, per aiutarla, finendo così per spegnersi. Si è trattato di una speranza vana, perché i tentativi di Kagome non hanno avuto, purtroppo per lei, buon esito. Credi forse, bonzo, che l’odore di sangue che impregna l’aria sia solo un’illusione?- domandò divertito.
-Avrei potuto uccidere Kagome e mostrarvi il suo corpo come prova, ma così sarebbe stato troppo semplice. Ho goduto di ogni ferita inferta a quel corpo esile, di ogni sussulto strappato a quelle labbra. Tuttavia, il vostro amico monaco ha ragione, non l’ho uccisa. Quando l’ho lasciata non aveva più la forza di muoversi, ho pensato così, magnanimamente, di lasciarla morire dissanguata.-
La rabbia e la paura scossero tutti i presenti.
-Kagome!- urlò Inuyasha, come se quell’invocazione disperata potesse restituirgli la ragazza.
Nekosan si preparò a spiccare un balzo, ma non ne ebbe il tempo. Una luce rosata illuminò quel luogo tetro e un dardo carico di potere spirituale attraversò la barriera di Naraku ferendolo al fianco destro.
-Perdonami, Naraku, sono stata una gran maleducata ad interrompere il tuo discorso, ma ero stanca di sentirmi dare della sciocca.- proferì la nuova arrivata, tentando di dare un tono forte e sicuro alle proprie parole.
La freccia sacra che aveva illuminato l’ambiente tetro aveva paralizzato tutti. Nemico e alleati avevano sollevato i volti alla ricerca dell’abile arciera, incontrando la figura di Kagome.
-Dannata! Dovresti essere morta.- sibilò Naraku, spaventato in modo evidente dalla comparsa della sacerdotessa.
-Se non avessi sprecato tempo ad ingiuriare me ed Ai forse ti saresti accorto prima della mia presenza. Il sacrificio di Ai non è andato perduto: la sua forza vive dentro me. È grazie a lei se sono ancora viva, ed è grazie al potere di entrambe che ti spedirò all’altro mondo.-
Il mezzo demone non si profuse in inutili discorsi. Tentò di trafiggere la ragazza con uno dei suoi aculei velenosi, ma Nekosan si mostrò più scaltro e rapido, riuscendo a proteggerla.
Inuyasha si sentiva paralizzato, i suoi piedi erano diventati un’unica cosa col pavimento freddo e polveroso. Durante quelle ore di angoscia aveva creduto che rivedere e riavere Kagome avrebbe alleviato ogni pena, ma non aveva mai preso in considerazione l’idea di poterla trovare nello stato in cui era.
Il corpo tremante, i capelli arruffati e gli abiti logori, erano solo un chiaro preavviso delle pene che aveva dovuto subire. La matassa corvina, solitamente lucida e ordinata, era ora incrostata di fango, sudore e sangue, il corto kimono che la ragazza era solita indossare era stato strappato in diversi punti e le gambe lisce e magre, che solo la sera precedente aveva potuto accarezzare, faticavano a reggersi.
Kagome era il ritratto del dolore. Ogni centimetro di pelle candida era macchiato di sangue, coperto e deturpato da lividi e graffi ancora sanguinanti. Il braccio sinistro ricadeva scomposto al lato del corpo, in una posizione innaturale e sicuramente dolorosa.
Quando il demone gatto atterrò al suo fianco, poggiando nel modo più delicato possibile la ragazza al suolo, Inuyasha si risvegliò di colpo.
-Kagome!- urlò, strappando il corpo di Kagome dalle braccia di Nekosan, che non si oppose.
-Inuyasha..-bisbigliò la ragazza tentando di piegare le labbra in un sorriso convincente.
Restarono qualche istanti a fissarsi, persi in un mondo che apparteneva solo a loro, catapultati lontano dal male che li circondava.
Furono i singhiozzi di Sango a risvegliarla.
-Non dovete preoccuparvi per me, sto bene. Il nostro unico obiettivo adesso deve essere sconfiggere Naraku.- sussurrò, guardando uno per uno i suoi compagni di viaggio.
-Dobbiamo? Non vedi come sei ridotta?- ringhiò Nekosan, intuendo i pensieri della ragazza.
-Avete bisogno del mio potere spirituale se volete vincere. Ai si è sacrificata per me, per darmi la possibilità di sbarazzarmi di Naraku, non renderò vano il suo sacrificio a causa di qualche graffio.- si ribellò.
Le sue parole erano trascinate, pronunciate a fatica e le causarono potenti colpi di tosse.
Le sue condizioni erano critiche, ormai tutti l’avevano capito.
-Kagome ha bisogno di cure. Bisogna eliminare Naraku in fretta.- osservò Miroku.
-Restate con lei! Ci penseremo io e Nekosan ad occuparci di quel dannato!- dichiarò, con tono fermo Inuyasha.
Kagome tentò di ribellarsi, ma un’occhiata ferma del mezzo demone la convinse, bloccando anche le proteste degli altri due umani.
-Proteggetela!- chiese al monaco e alla sterminatrice Nekosan, dopo aver fissato per un’ultima volta la donna.
-Sarà tutto finito tra poco.- le annunciò Inuyasha, sforzandosi di addolcire la voce e lasciandole un tenero bacio sulla fronte.
Doveva allontanarsi da lei, combattere Naraku e riportarla subito da Kaede perché si occupasse delle ferite che le ricoprivano il corpo, ma lasciarla andare proprio ora che era più fragile che mai, gli risultava tremendamente difficile.
La poggiò delicatamente sul freddo pavimento, dove Miroku si era premurato di poggiare parte del proprio abito da monaco.
Si voltò pronto ad andare via, ma la debole presa della mano di lei sulla manica della sua casacca, lo bloccò.
-Inuyasha.- lo richiamò lei.
-D..dimmi.- sussurrò, stranamente a disagio, voltandosi a guardarla.
Si perse di nuovo in quegli occhi nocciola, non resistendo alla tentazione di riprenderla tra le braccia, anche solo per pochi secondi.
Kagome colse l’occasione e slanciandosi leggermente fece incontrare le loro labbra, fece quello che aveva voluto fare da quando Naraku l’aveva condotta in quel luogo.
Fu un bacio delicato, ma che lasciò ad Inuyasha un leggero, ed inspiegabile, retrogusto amaro.
Si staccarono, restando per qualche istante a guardarsi negli occhi, senza sentir però la necessità di coprire quel silenzio con parole che tra loro sarebbero state scontate.
Il mezzo demone lambì ancora una volta quelle labbra, ora secche e screpolate, prima di rivolgere un’occhiata al demone gatto e lanciarsi all’attacco.
Tentarono di sorprendere il comune nemico attaccando su fronti diversi e con maggiore veemenza.
Naraku, dal canto suo, aveva perso l’iniziale sicurezza, spaventato dalla comparsa improvvisa della sacerdotessa. Anche nelle sue critiche condizioni, Kagome riusciva a fargli paura.
Sapeva di dover eliminare lei per prima se voleva avere una speranza di distruggere tutti gli altri.
-Cicatrice del vento!-
Il potente attacco di Inuyasha lo colse di sorpresa. Non riuscì ad evitare quella dirompente onda d’energia demoniaca che finì col tranciargli di netto l’arto sinistro.
-Dannato!- ringhiò, osservando l’espressione soddisfatta del suo più feroce nemico.
Si scansò in tempo, evitando così l’onda d’ardente fuoco proveniente dalla spada del demone gatto che aveva mirato all’altezza del suo cuore.
-Così non va bene!- commentò Kagome.
Si sforzava di tenere gli occhi aperti, seguendo a fatica gli spostamenti rapidi dei tre demoni. Naraku era in difficoltà, ma Nekosan ed Inuyasha cominciavano a risentire della stanchezza e non avrebbero retto ancora a lungo.
-Kagome, ma che dici? Inuyasha è riuscito a ferirlo gravemente e Nekosan c’è andato vicino.- le fece notare Sango.
-Non basta! Per quanto ancora credi che potranno reggere? Immagino sia da ieri notte, dalla mia scomparsa, che combattono senza tregua. Saranno anche demoni, ma sono al limite. A Naraku basterà un solo attimo d’esitazione per rovesciare la situazione.-
Tacquero per qualche istante, trattenendo il fiato mentre Nekosan veniva brutalmente atterrato da un tentacolo.
L’aria cominciava a farsi irrespirabile a causa del potente miasma, la struttura minacciava di cedere da un momento all’altro deturpata dai potenti attacchi e Kagome percepiva la sfera farsi sempre più nera a causa dei violenti sentimenti che animavano i combattenti.
-Dovete aiutarli.- sentenziò la ragazza, rivolgendosi ai suoi compagni.
-Non se ne parla! Noi restiamo qui con te.-  negò Sango.
-Se ti accadesse qualcosa Inuyasha e Nekosan vorrebbero le nostre teste. Noi non ce lo perdoneremmo mai..- la appoggiò il monaco.
I tratti di Kagome si indurirono.
-Non capite? Hanno bisogno anche del vostro aiuto se vogliamo avere una speranza di vincere. Gli attacchi scoordinati di Nekosan ed Inuyasha lo indeboliscono, ma non fanno altro. Sango, il tuo Hiraikotsu può fendere l’aura demoniaca, puoi aiutarli a distruggere il corpo di quel dannato. Miroku, col tuo vortice potrai risucchiarlo, assicurandoti che quell’essere non possa far più ritorno in questo mondo.-
-Che farai tu? Sei ferita, non puoi difenderti. Se Naraku ti attaccasse..-
-Non ne avrà il tempo. Se le cose vanno come penso, tra poco sarà tutto finito. In ogni caso, sarà necessario anche il mio intervento. Se vogliamo esser davvero sicuri di aver distrutto Naraku, dobbiamo distruggere anche la sfera che gli dona tutto questo potere. E questo posso farlo solo io..-
-Ma come farai? Sei stremata, non hai energie.- chiese preoccupata la sterminatrice.
-Ti sbagli! Il potere di Ai scorre dentro me, unito al mio sarà sufficiente per eliminare Naraku. Ora, però, non c’è più tempo per le parole, bisogna intervenire.- esclamò sicura.
-Kagome ha ragione, Sango.- la appoggiò il monaco.
La sterminatrice esitò qualche istante, preoccupata per le possibili sorti dell’amica.
-Usciremo da qui tutti insieme. Te lo prometto, Sango.- sussurrò la sacerdotessa, per incoraggiare l’amica.
La sterminatrice annuì, regalando un flebile sorriso alla sua compagna di viaggio.
Non ci fu più tempo per le parole.
Kagome, dalla sua posizione protetta, osservò il suo piano prendere vita.
Come aveva previsto, l’attacco di Sango lasciò totalmente disorientato Naraku, che, per difendersi dal boomerang gigante che minacciava di tranciarlo a metà, fu costretto a dare le spalle ai suoi avversari.
Superata l’iniziale sorpresa, grazie al pronto richiamo di Miroku che li invitava ad agire in fretta, i due demoni colsero al volo l’occasione. La scia di fuoco lanciata da Nekosan colpì in pieno il corpo di Naraku che fu sbalzato lontano, impattando con violenza il muro di pietra. Nello stesso istante in cui riuscì a rialzarsi, ebbe appena il tempo di udire un sibilo, prima che il boomerang della sterminatrice tranciasse il suo corpo di netto.
-Dannati!- ringhiò, frustrato.
Gli occhi di Kagome avevano seguito vigili e attenti l’accaduto. Sapeva che adesso tutto era nelle sue mani. Aveva l’energia necessaria, sperava, per lanciare una sola freccia, se avesse sbagliato tutti gli sforzi fatti dai suoi amici sarebbero stati inutili, tutto sarebbe andato perduto.
A fatica, afferrò una delle frecce sparpagliate intorno a sé, fuoriuscite dalla faretra semidistrutta.  Incoccò l’arco, tentando di fermare il tremore alle mani e mantenere salda la presa sul dardo. Sentiva il proprio corpo sempre più debole, ma pregò i Kami di darle la forza necessaria.
Richiamò ogni briciolo di forza che le restava, pregò Ai e Kikyo di aiutarla, e la incanalò nella freccia. Fu sufficiente una sola occhiata tra lei ed Inuyasha, perché il piano fosse chiaro ad entrambi, senza bisogno di parole. L’alchimia che c’era tra loro, l’affiatamento raggiunto dopo decine e decine di battaglie combattute fianco a fianco, fece il resto.
In perfetta combinazione, il mezzo demone lanciò il proprio attacco e la sacerdotessa lasciò scivolare via la freccia.
-Bakuriuhaaaa!-
-Vai e colpisci!-
Di quello che accadde dopo, Kagome non percepì che sbiaditi spezzoni: il castello che veniva illuminato da una mistica luce violetta, il volto sconfitto di Naraku, la sfera che cessava finalmente d’esistere, il vortice di Miroku che ne risucchiava i resti prima di richiudersi per sempre e il castello che franava.
Inuyasha e gli altri non ebbero tempo per godere dell’agognata e sofferta vittoria, le macerie del maniero minacciavano di seppellirli.
-Dobbiamo andare via! Subito!- urlò Miroku, tentando di non farsi colpire dai possenti macigni.
Inuyasha rinfoderò Tessaiga, sollevò il corpo di Kagome tra le braccia, tentando di non badare alla sua immobilità o al liquido vischioso che gli bagnava le braccia, e affiancato dai suoi amici prese a correre verso l’uscita.
Solo quando furono tutti al sicuro, si concessero, per pochi istanti, di assaporare il sapore della vittoria, mentre osservavano il castello, e con esso il dominio di Naraku, crollare definitivamente.
La fretta e la preoccupazione tornarono imminenti e potenti nel mezzo demone, quando posò lo sguardo sul corpo immobile della donna che stringeva tra le braccia.
-Dobbiamo portare immediatamente Kagome da Kaede.- proclamò.
-Credo sarebbe più saggio condurla nella sua epoca. I curatori del futuro sono più esperti, potrebbero far di più.- propose Nekosan.
-La mia famiglia..mi sarebbe piaciuto tanto rivederla un’ultima volta.- sussurrò a fatica Kagome.
-Zitta! Non dire assurdità..- la rimproverò Inuyasha, con tono più duro di quanto avesse voluto.
-Dobbiamo partire immediatamente!- proclamò, riferendosi ai suoi compagni, preparandosi a spiccare un balzo.
-Inuyasha, aspetta!- lo fermò il monaco. –Forse, ecco, dovresti ascoltare ciò che ha da dire Kagome..-
Il significato insito nelle parole di Miroku fu chiaro a tutti.
-Che stai insinuando, bonzo? Non c’è tempo da perdere. Non azzardarti a..- urlò il mezzo demone, cedendo alla furia.
-Inuyasha..- lo richiamò Kagome.
Il suo sussurro mise a tacere ogni discussione.
-Mi piacerebbe riposare per qualche minuto sotto quell’albero.- bisbigliò, sollevando il braccio quel tanto che era necessario per indicare una quercia robusta poco lontana.
-Ti prego..solo per qualche momento.- sussurrò, mettendo a tacere la pronta protesta del demone.
Seppur contrariato, Inuyasha l’accontento e continuando a stringere il corpo tremante della donna tra le braccia, seguito dai suoi compagni, si accomodò ai piedi della pianta.
-Perché siamo fermi qui? Le tue ferite hanno bisogno di essere medicate subito.- protestò con veemenza.
Kagome non badò alle sue parole troppo concentrata su altro. Inspirò con forza, ignorando il dolore al petto, imprimendosi bene nella memoria il profumo di quell’epoca che ormai era diventata anche sua, l’odore dell’erba bagnata e la fragranza virile dell’uomo che amava..si lasciò cullare e rasserenare dal canto immaginario di qualche uccello dal piumaggio colorato prima di parlare.
-Ho alcune cose da dirvi.- cominciò – No, Inuyasha, lasciami parlare.-
-Non capisco perché dobbiamo starcene qui come degli idioti a dialogare quando tu stai sempre peggio. Io non..- cominciò, sordo alle richieste della ragazza.
-Non c’è nulla che Kaede o i dottori della mia epoca possano fare per me. Il mio tempo è finito. Con le forze che mi rimangono non riuscirei ad affrontare neanche metà del viaggio.- ammise, pentendosi subito dopo della crudezza delle proprie affermazioni.
-Ti prego, Inuyasha, ho bisogno di dirvi alcune cose. Voglio che sappiate che io non mi pento di ciò che ho fatto. Lo rifarei mille volte..-
-Se tu non avessi lanciato quella freccia..- ringhiò spinto dalla disperazione.
-..ora Naraku sarebbe ancora vivo, grazie al potere della sfera.- lo interruppe lei.
-Lo sai, Inuyasha, solo il mio potere spirituale poteva distruggere il gioiello.-
-Sì, ma a quale costo?- sibilò Nekosan.
- Un sacrificio umile, rispetto ai vantaggi che ne verranno. Tutte le persone che Naraku ha ucciso sono state vendicate, tutti coloro che per mano sua hanno sofferto potranno riposare in pace. Kohaku, i compagni di Koga, Ai, Kikyo, hanno perso la vita in questa battaglia, io ero solo l’ultimo tassello da sacrificare prima che tutti gli altri potessero godere della pace. Forse è per questo che l’anima di Kikyo si è rincarnata in me, che la sfera si è celata nel mio corpo e che io sono stata trasportata in quest’epoca.-
-Ora, dovete ascoltarmi, perché ho delle cose da dire a voi tutti.-
Si schiarì la gola,sforzandosi di rendere chiara la voce gracchiante e debole.
-Sango, posso solo immaginare il dolore che stai provando, ma sappi che Kohaku non ha sofferto. Piangilo e poi godi fino in fondo della gioia che questa vita può donarti, la meriti tutta. Ho molte amiche nell’epoca in cui sono nata, ragazze che conosco da molti anni, ma il rapporto che mi lega a te è più saldo d’ogni altro. Mi sei stata vicina, mi hai consolata, mi hai incoraggiata. Sei più che un’amica, una sorella.- sussurrò, trattenendo a fatica le lacrime.
-Oh, Kagome, è lo stesso anche per me. Sorelle..- solo questo riuscì a dire la sterminatrice, messa a tacere dalle lacrime che le inondavano il viso.
-Miroku.- cominciò, spostando lo sguardo sul bel monaco –sei un uomo saggio e a te ho tre compiti da affidare. Devi fare in modo che vadano avanti, che non facciano sciocchezze. Solo tu puoi spingerli a tanto. A Shippo, devi assicurare che non sarà mai solo. Digli, che così come già fanno il suo papà e la sua mamma, io gli sarò sempre vicina. E Sango, sposala e godete di tutta la felicità che riuscirete a donarvi e che fino a questo momento Naraku vi ha portato via. Devi promettermelo, Miroku.-
-Io te lo prometto, Kagome.- affermò con tono sicuro il monaco, accogliendo Sango tra le braccia ma senza distogliere gli occhi dalla ragazza che gli sorrise, riconoscente.
-Nekosan.- continuò poi, ma nel pronunciare il nome del demone non riuscì a trattenere alcuni singhiozzi. –Sappi che non nutro nessun rancore nei tuoi confronti. Ai, prima di svanire..ho potuto percepire chiaramente il suo rimorso. Ti amava tantissimo.-
Il demone annuì, continuando a fissarla.
-Solo questo hai da dirmi?- domandò.
-No, c’è altro che devi sapere. Tu sei stato l’unico capace di offrirmi una nuova possibilità, l’unico con cui mi sono concessa di pensare ad un futuro diverso, ad un nuovo destino.- ammise.
-Io ti amo.- dichiarò Nekosan, incurante del basso ringhio proveniente dal mezzo demone.
Kagome lasciò che le lacrime bagnassero anche il suo viso prima di riprendere a parlare.
-Ed io ricambio il tuo sentimento. Sì, forse in modo strano, ma anche io provo lo stesso per te. Se non pronuncio quelle parole è perché, nonostante tutto, il mio cuore continua a pronunciare soltanto un nome..il tuo Inuyasha.- dichiarò, voltandosi a fissare il mezzo demone.
-Non puoi farmi questo, non puoi lasciarmi adesso.- sussurrò, aumentando la presa sul corpo sempre più freddo della sacerdotessa.
-Non vado via. Finchè sarò viva nei tuoi ricordi, non morirò mai.-
A fatica sollevò una mano, per seguire in una leggera carezza la curva delineata della mascella.
La forza le mancò e il braccio ricadde malamente.
-Non mi basta! Non mi basta! Voglio averti accanto a me, viva.-
- Non potrò parlarti, ma sarò sempre al tuo fianco. Il vento che scivolerà tra i tuoi capelli sarà il mio tocco, la mia carezza, il suo brusio, la mia voce. Non potrei mai abbandonarti.-
-Devi vivere! Se non vuoi farlo per me, allora fallo per la tua famiglia. Cosa vuoi che gli dica?- urlò, disperato.
-Raccontagli di come sono felice al tuo fianco. Di come, insieme, abbiamo sconfitto Naraku e di come, innamorati, abbiamo deciso di creare una famiglia.-
-V..vuoi che gli menta?- chiese, incredulo.
-Che senso avrebbe farli soffrire? Non potranno vedermi mai più, ma almeno sapranno che sono felice.-
-Sarebbe una menzogna.-
-Soffriranno in ogni caso, ma non meritano di patire una simile sofferenza. Il nonno, la mamma, Sota si accuserebbero di colpe che non hanno. Dì loro che il pozzo non mi permette più di passare, ma che io sto bene. Piangeranno lacrime di nostalgia, ma saranno felici per me, per la vita che ho scelto.-
-E a me? A me non pensi?- bisbigliò, cominciando a piangere, incurante di mostrarsi così fragile dinnanzi a tutte quelle persone.
Il dolore che sentiva dentro lo prosciugava. Aveva perso tante persone nella sua vita, era rimasto solo, ma mai il dolore era stato così insopportabile. Kagome era fonte di vita per lui e ora che la scintilla in lei si stava esaurendo, anche lui si stava spegnendo.
Che senso avrebbe avuto svegliarsi la mattina se non avesse più potuto vedere il suo sorriso o sentire il suo profumo?
Senza di lei vivere non avrebbe avuto più senso.
-Sì che ci penso a te, Inuyasha. A te penso sempre. Le cose che quella notte ti ho detto, non le penso. Restare in quest’epoca, amarti per tutto il resto della mia vita, creare una famiglia con te, era tutto ciò che potessi volere, ma il mio destino non era questo.-
-Il destino ce lo facciamo da soli! Sbagliavi anche quando dicevi che nessuno probabilmente ti avrebbe mai amata davvero per volere del fato..che saresti rimasta sola. Io ti amo, dannazione! Il dolore che sento dentro mi uccide, perché senza di te nulla ha senso.-
Sorrise, mentre il cuore batteva più forte a causa di quella dichiarazione così sentita.
-Sai, dopo avermi rapita Naraku mi ha detto una cosa.-
Il mezzo demone spalancò gli occhi, sorpreso per il cambio d’argomento.
-“Non trovi ironica la situazione, Kagome? Entrambi sono pronti a proteggerti, entrambi darebbero la vita per salvarti, eppure quegli stolti non si rendono conto di esser per te il peggior pericolo. È da loro che avresti bisogno d’esser protetta, dal male che sanno farti al cuore.”-
-Non avrei mai voluto farti soffrire..-
-Non è questo che mi interessa. Quelle parole mi hanno fatto riflettere, mi hanno aperto gli occhi. Nekosan mi ha ferita. Mi sono sentita tradita, messa da parte,umiliata, ma l’unico che sia riuscito a comandare il mio cuore sei tu, Inuyasha. L’hai fatto battere, battere più forte, l’hai fermato, l’hai spezzato e poi l’hai medicato. Non importa quante volte sia accaduto..il mio cuore è tuo, batte solo per te, Inuyasha. Solo a te io posso dire ti amo! Te e nessun’altro.-
-Ti amo anch’io, Kagome.- sussurrò il mezzo demone, prima di far incontrare le loro labbra.
Fu un bacio dolce, debole per le energie che scemavano, amaro per un domani distrutto, frustrato per un sogno scivolato via troppo velocemente, morto a causa di un destino infranto e di un respiro spezzato.
Gli occhi nocciola lasciarono scivolare via un’ultima lacrima, prima che la testa corvina della sacerdotessa ricadesse all’indietro e le labbra esalarono l’ultimo respiro, sussurrando l’unico nome possibile “ Inuyasha.”.
Non ci furono urla, né imprecazioni, non era quello che lei avrebbe voluto.
Inuyasha si limitò a stringerla più forte, posando l’ennesimo bacio su quelle labbra ormai fredde e tentando di non soffocare per il dolore che gli attanagliava il cuore.
Piansero, dicendo ognuno a proprio modo addio a Kagome che grazie al suo sacrificio, aveva permesso a tutti di coltivare la speranza per un domani migliore, per un nuovo destino.




Angolo dell'autrice:
Bene, se siete arrivati fino a qui immagino avrete voglia d'uccidermi. Sì, Kagome è morta, ma manca ancora un capitolo e chissà potrebbe succedere tutto oppure nulla.
Mi devo scusare per la lunga attesa, ma per scrivere il pezzo finale ho impiegato davvero tantissimo tempo.
Lascio al prossimo ed ultimo capitolo i "ringraziamenti in grande", ma intanto voglio davvero dire GRAZIE a chi ha dedicato qualche minuto alla lettura della mia storia, a chi l'ha inserita tra le seguite, ricordate o preferite a chi mi ha permesso di conoscere il proprio parere e ha continuato a seguirrmi nonostante i lunghi tempi d'attesa.
GRAZIE DAVVERO!
Prima di lasciarvi, se vi va, vi lascio il link delle mie nuove storie:
Tra presente e passato: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1859389
Torrida passione: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2243829

Se vi va, fateci un salto e gradirei davvero conoscere il vostro parere. :D
Inoltre, mi farebbe davvero piacere accogliervi nella nostra pazza cyber family. Se volete unirvi a noi, rinunciate alla tranquillità e alla normalità, perchè troverete minacciatrici che si avvalgono della collaborazione di mafiosi immaginari, richieste continue di spoiler e un gruppo di pazze scatenate xD
Se volete, ci trovate qui: https://www.facebook.com/groups/758064124210814/

Ok, ho finito il mio discorso logorroico. Alla prossima :D
Bacii


Vanilla 

 

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Capitolo 18
*** Frammenti di vita, frammenti d'anima. ***


Sono viva. 
Viva quando corro con il vento trascinando via le foglie secche, viva quando la mia voce diventa quella del vento, viva quando con la brezza accarezzo e asciugo le lacrime di chi per me ancora le versa.
So di non essere morta quando tutte le mattine Sango si premura di strappare piante che potrebbero diventare erbacce e deturpare la lapide eretta in memoria mia e di Kohaku, so di non essere stata dimenticata quando Miroku le cinge le spalle e prega al suo fianco, so che mi ricorderà la loro discendenza, che, pur non avendomi conosciuta, rallegra quella pietra fredda con fiori colorati e profumati.
So di essere viva quando la mia anima ancora si strugge e lacera vedendo quegli occhi ambrati, che ancora tanto amo, tristi e spenti.
-Ciao, Kagome, sono trascorsi dieci lunghissimi anni da quel giorno. Oggi fare le scale è stato un po’ più faticoso, forse sto invecchiando.- ridacchia.
Quanto amo sentire quella risata cristallina. Adoro il fatto che continui a parlare con me, che creda ancora nella nostra amicizia.
-In realtà credo che il motivo sia un altro..non l’ho ancora detto a Miroku, non l’ho ancora detto a nessuno, perché sono corsa qui a dirlo a te..dovevi essere la prima a saperlo. Sono di nuovo incinta, amica mia. Il tuo sacrificio mi ha permesso di mettere al mondo cinque, o forse ormai dovrei direi sei, meravigliosi bambini, di crearmi una famiglia felice con l’unico uomo che io abbia mai amato, ma tu lo sai che quel giorno non abbiamo perso solo te. Nekosan è fuggito via, trovando pochi motivi per restare dopo la tua assenza. Non l’ho più incontrato, eppure sono sicura che non ci abbia dimenticati. Ma lui, Kagome, lui è morto insieme a te. I suoi occhi si sono spenti quando ha scoperto che neanche Tenseiga ti avrebbe riportata da lui. Forse ci ha odiati quando ha scoperto che di te restavano solo le ceneri, che un corpo senza vita non avrebbe potuto resistere intatto per tutti gli otto giorni che gli sono occorsi per ritrovare Sesshomaru. Anche noi c’abbiamo sperato, l’ho desiderato con tutta me stessa. Lui parla, respira, si nutre, ma non vive. Quando i tuoi occhi si sono chiusi, la sua esistenza è cessata.-
Gli occhi le si velano di tristezza e vorrei solo poterla abbracciare.
-Ora devo andare, amica mia. A domani!- mi saluta, rialzandosi.
Fa qualche passo per poi voltarsi di nuovo.
-Kagome, io me la sento che questa è la volta buona. Questa piccolina sarà femmina e avrà il tuo nome.- confessa al vuoto, per poi fuggire via.
Sono viva perché sento di esser felice.
 
Corro tra i rami, scivolo sulle onde del mare, vago lontano, libera di tornare sempre da lui. Libera, ma incatenata al nostro amore.
Se solo potesse sapere che il vento che gli smuove i capelli sono le mie mani e che la pioggia che gli bagna il viso le mie lacrime. Sento il dolore che gli stringe il cuore, il male che si fa da solo. Conosco gli incubi che la notte lo tormentano e i nemici che distrugge per placare la rabbia . So che cerca i miei occhi ovunque, ritrovandoli solo nel mio ricordo.
-Almeno la tua famiglia è felice, Kagome. Credano tu stia vivendo una vita felice al mio fianco. Anche prima di morire il tuo unico pensiero è stato quello di far soffrire tutti il meno possibile. Dieci anni e ancora ricordo il sapore delle tue labbra e il tono della tua voce. Dieci anni e ancora sento il tuo profumo delicato nel vento.- sospira, annusando l’aria.
Sono viva, perché il suo dolore è anche il mio.
Tutto ha un inizio, tutto ha una fine, del nostro passaggio su questa terra non resta che il ricordo di chi ci ha amati.
Tutto nasce, tutto muore.
Il mio corpo non esiste più, Kagome Higurashi è morta, ma un frammento della mia anima apparterrà per sempre a lui.
 
 
Dodici anni e ancora il suo ricordo non mi abbandona. Il mio cuore soffre, ma il destino ancora gioca con me. So che è assurdo, ma il suo profumo mi ha portato qui, in questo paesino sperso e protetto dalle montagne.
Ho osservato gli abitanti per giorni, ma di lei, ovviamente, non c’è traccia.
L’ho creduto, fin quando non ho rincontrato i suoi occhi. Quelli che ho scrutato, che ho amato e che troppo presto sono stati chiusi.
Rincontrarti nella figura traballante di una bimbetta di due anni fa male. La tua anima si è rincarnata, donando nuova vita.
Che beffa! I tuoi occhi, la tua anima, il tuo nome.
-A quanto pare siamo destinati a rincontrarci ancora, mezzo demone. Anche tu ti sei accorto di lei? Tornerai a reclamarla? -
Nello stesso momento in cui mi pongo la domanda, gli occhi nocciola della bambina incontrano i miei. Mi guarda con una serietà incomprensibile per i suoi giovani anni, ma non è lei.
Quella non è Kagome.
Corro via, sapendo che sono destinato a cercarla per sempre, inutilmente.
 
Sono viva, perché lo sono loro.


Note dell'autrice:
Se siete arrivati fin qui, vi meritate già un gigantesco grazie. So che molte di voi si aspettavano un finale diverso, un lieto fine, e spero di non avervi deluso prendendo una decisione diversa. Premetto che all'inizio le cose dovevano seguire una direzione diversa, ma come spesso mi accade, la storia ha preso vita propria portandomi fin qui :)
Desidero ringraziarvi dal più profondo del cuore. GRAZIE a chi ha letto la storia e chi l'ha recensita, GRAZIE  a chi l'ha inserita tra quelle seguite, da ricordare o tra le preferite. GRAZIE a chi ha avuto la costanza di leggere tutti questi 18 capitoli e ancora GRAZIE per aver atteso e sopportato la mia mancanza d'ispirazione, la mancanza di tempo ecc.
GRAZIE DAVVERO!
Un grazie speciale lo devo anche alla mia fantastica cyber family!

Invito ancora chi ne avesse voglia ad unirsi a noi. Troverete tantissime autrici, succosi ed intriganti spoiler e tantissime nuove amiche.
Ci trovate qui: https://www.facebook.com/groups/758064124210814/

Se ancora avete voglia di leggere i parti della mia mente deviata, vi lascio i link delle storie che attualmente ho in corso:
Torrida passione: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2243829&i=1
Tra presente e passato: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1859389&i=1
Il seguito di Questioni d'amicizia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2330226&i=1
Amore contro Amore: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2490844&i=1 

 
Baci
Vanilla
 

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