No church in the wild di malpensandoti (/viewuser.php?uid=400627)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - What about us ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno - Super(market) girls ***
Capitolo 3: *** Capitolo due - Heineken and Corona ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre - Monster ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro - Cliché ***
Capitolo 6: *** Capitolo cinque - Coco ***
Capitolo 7: *** Capitolo sei - Survive ***
Capitolo 8: *** Capitolo sette - Why I love you ***
Capitolo 9: *** Capitolo otto - Wake up ***
Capitolo 10: *** Capitolo nove - How are you ***
Capitolo 11: *** Capitolo dieci - Stop ***
Capitolo 12: *** Capitolo undici - Soldier ***
Capitolo 13: *** Capitolo dodici - Walls ***
Capitolo 14: *** Capitolo tredici - Internet girls ***
Capitolo 15: *** Capitolo quattordici - Please ***
Capitolo 16: *** Capitolo quindici - Normal girls ***
Capitolo 17: *** Capitolo sedici - Fast and Furious ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciassette - The Right Thing ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciotto - Hands ***
Capitolo 20: *** Capitolo diciannove - What now ***
Capitolo 21: *** Capitolo venti - Insomnia ***
Capitolo 22: *** Capitolo ventuno - Away ***
Capitolo 23: *** Capitolo ventidue - Breakfast ***
Capitolo 24: *** Capitolo ventitré - Bony Cheeks ***
Capitolo 25: *** Capitolo ventiquattro - Red ***
Capitolo 26: *** Capitolo venticinque - Touché ***
Capitolo 27: *** Capitolo ventisei - Home is wherever I'm with you ***
Capitolo 28: *** Epilogo - What about us ***
Capitolo 1 *** Prologo - What about us ***
A Dalila, Arianna, Giulia, Martina e Arianna.
Tutto questo, è per voi.
No church in the wild
Prologo - What about us
C’è odore di chiuso, rossetto e pelle. Pelle che si sfrega, che batte, pelle che si muove, che si colora, che prende aria, che suda, pelle che si lacera come i vestiti di qualche ragazza chiusa nel bagno con un altro ammasso di pelle, ossa, lingua, dita e occhi.
I suoi capelli rosa prendono vita alle luci psichedeliche della discoteca. Ha le mani in aria perché non s’appoggia a nulla e a nessuno. Megan balla sul cubo come una faraona sul proprio trono, gli altri ragazzi sono solo sudditi dai salari bassi e gli occhi lucidi per l’alcool. Sorride, il capo alto verso il soffitto e gli occhi chiusi per assaporare ogni nota di Play Hard. Il suo bacino ondeggia, le sue gambe lunghe e nude si piegano e si alzano esattamente come lo sguardo di chi la sta fissando dal pavimento. Perché è questo quello che Megan fa quando balla, quando parla, quando si lecca le labbra e sorride, quando ti guarda e quando sta in silenzio. È il compito di una regina, una faraona. Piega, spezza, uccide.
I capelli le arrivano quasi allo stomaco, ci passa le dita smaltate di nero e scuote la testa a ritmo di musica. Sono le tre di notte o forse è già mattino. Troppo presto per andare via e troppo tardi per scendere. Sorride, apre gli occhi e le pupille si restringono per la luce e il fumo. Inclina il mento, si volta verso il bancone in fondo alla sala gremita, cerca un paio di occhi ghiacciati e dei capelli biondi e crespi. Annuisce a vuoto, perché ha già capito. Torna col volto alto e gli occhi chiusi.
Cleopatra.
Ci sono ventisei gradi, qualche centinaio di persone, tredici casse impiantate alle pareti e sei cubi. India shakera l'ennesimo drink e continua ad osservare sempre e solo lo stesso soggetto, l'anima vera del locale, lo spirito e la musica, Megan. Serve i clienti da dietro il bancone, con un sorriso che non esiste e la divisa da lavoro che le sta larga sui fianchi.
Sono le tre del mattino, Megan si volta verso di lei e annuisce. Alcool, fumo e David Guetta non coprono quell'impercettibile movimento. India è scaltra, lo vede, lo nota. Ora è più tranquilla perché sa va tutto bene. Focalizza il ragazzo che ha davanti socchiudendo gli occhi per il buio, questo le urla un'ordinazione che legge sulle sue labbra. Dice: “Okay” e mischia un paio di alcolici tra di loro in un bicchiere lungo e pieno di ghiaccio.
È un tutto che si sussegue, stesse azioni, stessi adori, stessa vita.
Sono le tre del mattino da almeno un anno, e India ora scoppia.
Il plettro della sua chitarra sta tremando per il nervosismo. Dalia deglutisce, si schiarisce la voce e: “Buonasera a tutti” dice, al microfono. Il pub è pieno e in centro, uno di quelli irlandesi e caldi, con birre di marca e l'accoglienza famigliare. Le persone ai tavoli parlano e la guardano, qualcuno commenta già, Dalia rischia di cadere dallo sgabello come ogni sera. Prende un respiro profondo e accarezza le corde col plettro. La sua voce è bassa, lenta, così come i suoi movimenti. Chiude gli occhi perché ha le guance in fiamme, china appena la testa di lato e si lascia trasportare dalle parole che lei stessa ha messo in fila per comporre. Adesso non c'è più il bancone, l'odore un po' di fumo e un po' di birra, i due universitari al tavolo in fondo e l'uomo tozzo in prima fila. Non esiste la metropolitana che corre sotto Londra, nemmeno la luna che si vede perfettamente o i due fidanzati che stanno litigando dall'altra parte della strada. Non c'è più nemmeno lei. 78 sterline non valgono la sua voce, la sua passone, la sua vita, ma Dalia semplicemente senza musica non sa starci.
Ci sono ancora tredici pagine di storia da ripassare, la cena nel frigo e l'abat-jour accesa sul tavolo della sala. C'è la signora del piano di sotto che sta guardando un film e il picchiettio del suo piede contro la gamba della sedia. C’è il thè che bolle e la tv spenta, i capelli che si annodano attorno alle dita e le labbra schiuse. Candice svolta pagina, sbatte appena gli occhi da cerbiatta e si fissa in testa la prima data che trova scritta.
C’è la marmellata da ricomprare, il messaggio di Dalia che conferma che staccherà il telefono, Emma che già sonnecchia nel proprio letto e Olivia che è uscita da venti minuti. C’è il caldo confortante del loro loft, i mattoni ai muri e la tv al plasma comprata dai genitori di Emma.
Mancano undici pagine e tre quarti, e Candice ora sta sorridendo.
La monotonia della sua vita è perfetta.
C’è lo sfregamento di pagine, Olivia che sbatte la porta di casa e il thè che ora fischia sul fuoco.
Tutto è in ordine, e va bene così.
Il suo telefono costoso è pieno zeppo di foto sue e delle sue amiche con le facce buffe e gli occhi storti. Emma le sfoglia una ad una, ride ogni tanto per una faccia strana di Megan, si sistema meglio nel letto e sospira. C’è silenzio, il letto davanti al suo è ancora vuoto, Olivia non è ancora rientrata e il silenzio non le piace. I mattoni sono troppo rossi, le tende troppo bianche e l’abat-jour troppo spenta. Ad Emma non piace il silenzio, non ci trova nulla e la fa sentire esposta. Le piace ridere, fare ridere e le persone simpatiche. Ma il silenzio e il buio hanno una luce accecante che la fa tremare. Per questo motivo tasta il comodino affianco al suo letto e collega le cuffie al telefono, sfoglia la libreria musicale e si mette ad ascoltare Kanye West. Perché, anche se ride sempre e fa le facce buffe, il silenzio è il suo nemico e dei nemici bisogna avere paura. Specie se non parlano.
Il bagno del loro appartamento è la stanza più grande di tutto il loft. Ci sono due lavandini, una vasca con la tenda a stampa floreale e le mattonelle blu. Sono le undici e mezza di sera e il commesso del supermarket le ha detto: “In bocca al lupo” con il suo accento orientale e le pupille dilatate. Ora Olivia è rifugiata dentro la vasca in marmo che le sta stretta. Ha i piedi nudi, gli occhi stanchi e uno stecchino bianco tra le mani tremanti. La confezione dice di attendere tre minuti, lei lo ha fatto e ha subito voltato il bastoncino. E sono tredici minuti che è così. Sono tredici minuti in cui ha sentito i passi di Candice mentre dava la buonanotte ad Emma ed Emma che urlava perché non sa regolare il tono di voce mentre ascolta la musica. Ha visto sua madre strabuzzare gli occhi e inorridire, la delusione negli occhi di suo padre, una taglia più larga di pantaloni e i suoi sogni spezzarsi. Ha visto un lavoro decadente, la schiena a pezzi e Dalia farle la predica. Ha visto la paura, il rimpianto, la speranza e poi ancora la paura. E tutto questo in tredici minuti e ventidue secondi.
Ma quando le mani tremano un po’ di meno e si decide a voltare lo stecchino, Olivia vede solo una cosa.
“Incinta”
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Sorpresa!
Ahah è troppo presto, vero? Direi di sì, ma ormai non si può più tornare indietro.
Per chi non mi conosce e soprattutto non conosce queste ragazze, esse fanno parte della serie di one shot che ho pubblicato prima della long, ovvero Siccome pioveva. Non è necessario leggere le one-shot per comprendere la storia, ma vi consiglio di farlo per avere un chiarimento maggiore nella vostra testa, dato che parliamo pur sempre di sei protagoniste!
Sei, e le one shot sono ancora quattro (sigh), ma vi spiego il motivo: Liam Payne. Non riesco ancora a descriverlo come dovrei, perciò il missing moment suo e di Emma è ancora tutto da vedere, sia per voi che per me.
Ma questa long è nella mia testa e nel mio pc da troppo tempo, e se non la pubblicavo rischiavo seriamente di impazzire, quindi eccoci qui.
Molte - troppe - ragazze aspettavano la pubblicazione di questa storia, vi siete affezionate ai miei ragazzi e alle mie ragazze così tanto che ho il terrore di deludervi in qualche modo. Non so, le one shot sono tutto un altro mondo e le long mi spaventano perché è qualcosa che continua, e io con le cose a lungo termine non sono brava.
Per chi invece non ha mai letto nessuno dei missing moment, beh, benvenuta in questo mondo!
Sarà tutto un altro universo, perché voi tutte - me compresa - siete abituate a vedere Candice, Dalia, India, Megan e (a breve) Emma diverse, più mature e soprattutto innamorate. Le one shot sono il dopo, il futuro di queste ragazze. Ora siamo all'inizio, al come.
Ma non è tutto qui, perché nella storia, diversamente dai missing moment, troviamo anche Olivia. Olivia, un personaggio o forse il personaggio fondamentale, la colla di quest'amicizia.
So che sei personaggi sono tanti, forse troppi, ma sono tutti troppo importanti, ognuno coi suoi pro e i suoi contro, le sue paure e il suo carattere. Non avrei mai escluso nessuno. Per questo vi consiglio di leggere le one-shot, anche per conoscere meglio le protagoniste.
Come vi sono sembrate? Vi piacciono in "altre vesti"? Ve le aspettavate così o diverse?
Questo è solo il prologo, i capitoli saranno lunghi (parliamo di 2000 parole in media) e quindi gli aggiornamenti decisamente più lenti, ma spero che possiate affezionarvi a questa storia tanto quanto lo sono io.
Vi chiarisco alcuni passaggi prima di lasciare a voi i commenti: le ragazze sono tutte maggiorenni e vivono tutte insieme in un loft. I ragazzi - che, ahimé, saranno la mia rovina - non sono famosi e soprattutto non si conoscono tra di loro (ma col tempo, mai dire mai).
Sono sei storie di amore differente, amore per il prossimo, per la monotonia, per il divertimento, la musica e amore per altro amore.
Non voglio parlare troppo, rischio di allungarmi e annoiare e questa è l'ultima cosa che vorrei.
Spero solo di non aver deluso le vostre aspettative, e spero che possiate scegliere di seguire questa storia con la stessa passione che mi avete dimostrato nelle one-shot.
Siete le più belle, davvero.
Una montagna di abbracci (incrocio le dita per i vostri pareri!),
Caterina
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Capitolo 2 *** Capitolo uno - Super(market) girls ***
No church in the wild
Capitolo uno - Super(market) girls
“Biscotti al cioccolato o senza glutine?”
Candice alza entrambe le braccia, sventola le due confezioni di biscotti che ha in mano e osserva con pazienza il reparto colazione del supermarket. Le luci al neon sono di un verdastro chiaro, il soffitto è incrostato e il pavimento puzza di varichina. Dalia si volta verso di lei e ha l’espressione tipica di sua madre quando sta per rimproverarla per qualcosa: “Dico, ma scherzi? – esclama infatti – Siamo a dieta, siamo tutte a dieta!” poi sbuffa, picchietta una Converse rossa sul pavimento e incrocia le braccia al petto.
Candice ha ventun anni e un’infinità di pazienza sulle sue spalle magre. Quindi non si scompone minimamente davanti alla reazione aggressiva dell’amica e anzi, si concede un piccolo sorriso divertito mentre sceglie i biscotti senza glutine. Li appoggia delicatamente sul fondo del loro carrello e gira il capo più e più volte: “Dove sono le altre?” domanda, guardandosi intorno.
Dalia fa un gesto secco con la mano, senza staccare lo sguardo scuro dalle confezioni di tea inglese: “Megan sarà dai preservativi o a comprare un test di gravidanza, - borbotta sarcastica – Olivia ed Emma avranno visto qualcosa di bello al reparto cartoleria e India starà sbavando davanti ai superalcolici.”
Le sopracciglia di Candice si inarcano mentre lei riflette. Poi annuisce perché il ragionamento di Dalia non fa una piega.
Dal suo metro e settantasette, Candice ha sempre guardato il mondo dall’alto, letteralmente.
Candice Willow ha i Dr Martens taglia 41, gli occhi più azzurri che sua madre abbia mai visto e una responsabilità più forte di quella di tutti gli abitanti di Sosho messi insieme. Nei suoi ventun anni non ha solamente collezionato una varietà di complimenti per il suo fisico da modella e per gli occhi da cerbiatta, ma anche e soprattutto vari episodi di vita quotidiana che segretamente non deve l’ora di raccontare ai suoi futuri figli, Kendra e Peter. Candice è la ragazza perfetta che ogni donna vuole avere come cognata: è bella, intelligente, ingenua quanto basta, determinata e ha un sorriso delizioso che contrasta coi capelli scuri che ogni tanto si lasciano schiarire da qualche tinta di poco conto. Mai il trucco sbavato, il vestito sgualcito e la parola inadatta. Si sente in colpa quando dice parolacce ed è sempre contenta di sentire sua madre. Perfetta.
Dalia ha ormai deciso che la colazione in casa loro sarà di succo e aria, perciò afferra al volo il carrello e inizia a spingerlo con stizza: “Odio il cibo” grugnisce.
Candice la segue e sorride al suo comportamento, sicura del fatto che tra meno di un quarto d'ora la vedrà saltellare di gioia per lo sconto ai surgelati.
Dalia ha vent’anni e 32 giorni ed è sempre stata così. E ‘così’ è davvero il termine adatto per descriverla. Anche alle medie, durante i classici temi ‘descrivi una persona a te cara’, Candice faceva sempre fatica a trovare le parole giuste.
Dalia ha le fossette agli angoli della bocca che mostra quasi sempre solo nei giorni pari, i capelli castani sulle spalle, gli occhi scuri e l’accento veramente londinese. È cattiva ma ama i gatti, è scorbutica ma ha una voce emozionante, è affetta dal – soprannominato da India – ‘vittimismo convulsivo’ - che prevede una sfilza di “Ce l'hanno tutti con me!”, “Oggi sono più brutta del solito”, “Che capelli di merda” - , ma farebbe di tutto per consolarti. È determinata ma teme il confronto, ha delle gambe mozzafiato ma vorrebbe essere più alta, dice di non saper cantare ma vive grazie ai pub che la sera la ingaggiano e, cosa più ovvia di tutte, è lunatica.
Dalia è la personificazione dell’incoerenza, ma, in fondo, a chi importa?
Candice si morde il labbro e non smette di sorridere nemmeno quando passano davanti al bancone del pesce che puzza di mare aperto. Dalia lo nota, le rivolge un’occhiata obliqua e d’un tratto si ferma al centro del reparto bibite: “Che c'è?” sbuffa.
L’amica spalanca gli occhi e si inumidisce la labbra più volte: “Zayn” dice solo.
Dalia fa un breve calcolo all’indietro e pensa, oltre al nome osceno che questo povero Cristo possiede, anche a dove l’abbia già sentito.
“L’amico di Trevis – le viene incontro Candice, ovvia - Lo abbiamo conosciuto al suo compleanno la settima scorsa.”
Altri calcoli e Dalia giunge alla conclusione che: Festa di Trevis uguale a una montagna di ragazzi, uguale a sconosciuti che ci hanno spudoratamente provato, uguale al suo umore troppo nero per poter affiancare un nome ad un volto. Quindi scuote la testa e riprende a spingere il carrello, incitandola a continuare. Candice pensa che sia pazza perché è davvero impossibile di dimenticarsi di Zayn: “Ma come, non ti ricordi? – esclama, seguendola – Quello alto, carino, coi capelli scuri, mezzo orientale..?”
“Orientale cinese?” domanda l’altra, osservando i balsami e le creme per capelli.
“Orientale pakistano. Ce l’ha presentato Trevis a metà serata. Era con due ragazzi” Candice non riesce a crederci: davvero non si ricorda di Mister Mistery?
Dalia sbuffa: “Cosa ha fatto questo Zayn di così interessante?”
“Mi ha mandato un messaggio, prima. – risponde l’amica, euforica – Ci siamo sentiti fino a poco a fa e lui..”
“Frena, frena, frena. – Dalia è allibita – Gli hai lasciato il tuo numero di telefono? Così? Senza pudore?”
Finalmente, Candice si permette di roteare gli occhi chiarissimi: “Non è uno stupratore!” ribatte, accigliata.
“Non puoi saperlo” è la risposta secca di Dalia, mentre afferra un flacone di shampoo alle fragole.
“Di chi stiamo parlando?”
Una scatola rossa di preservativi che cade accanto ai biscotti nel carrello è ciò che segue la domanda di Megan, che ora sorride col suo fare malizioso ad entrambe.
I capelli rosa sono sciolti sulla giacca di pelle che indossa, e le sfiorano il seno prosperoso e la pancia piatta. Il trucco delle sette e un quarto di sera non riesce più a coprire il volto costellato di lentiggini, ma mette comunque in evidenzia le ciglia lunghissime, gli occhi verdi mare e le labbra scarlatte.
“Di un possibile violentatore” le spiega Dalia, lanciando un’occhiata ammonitrice a Candice, che sbuffa appena.
“Ed è carino?” domanda Megan, senza smettere di sorridere.
“Carinissimo” Candice annuisce soddisfatta e Dalia è sull'orlo di una crisi di nervi: “Pronto? Pianeta chiama ragazze! Parliamo la stessa lingua o no?” esclama, spalancando gli occhi.
Megan si sistema le calze scure che coprono le sue gambe e sospira con rassegnazione: “Ma non è Candice quella responsabile? – le domanda, dandole le spalle per osservare lo scaffale dei balsami – Lasciamo a Cesare quel che è di Cesare”
“Abbiamo perso Mum Candice quando si è messa a dare il suo numero a degli sconosciuti!”
La sottoscritta è sul punto di ribattere sul nome osceno che le è stato affibbiato che ricorda un po’ quello di una suora, quando d’improvviso la tasca del suo giaccone vibra. Tasta velocemente il capo d’abbigliamento e quando finalmente pesca l’iPhone usato di suo padre, Dalia ha intavolato l’argomento “bad girl” con Megan – Oh certo, ora sono io la lunatica, vero? Beh, quando avrai un figlio nella pancia perché ti piace divertirti,non aspettarti un consiglio sul nome! –
Ma Megan non si arrabbia. Un po’ perché è abituata, un po’ perché, in fondo, l’amica ha ragione.
Megan ha ventun anni e ventisei paia di tacchi che riesce misteriosamente ad indossare tutti in un solo mese. È alta il giusto, è bella, provocatrice e l’ultima volta che ha visto il colore naturale dei suoi capelli è stata sei mesi fa. La sua chioma infatti, che ora le sfiora lo stomaco, assume sfumature e tonalità differenti a seconda del tempo, dell’umore e dell’ultima hit di Rihanna. Ha la straordinaria fortuna di avere le curve al punto giusto, oltre che un intuito infallibile per quanto riguarda i ragazzi. Non è una sgualdrina, è solo una ventunenne a cui piace divertirsi la sera, che odia il cibo giapponese e che fa la ragazza immagine per una discoteca del centro. È persona più meravigliosa che possa esistere sulla terra, ma se vuole, è anche la più bastarda.
Il messaggio di Zayn è conciso e semplice: “Domani ho un impegno alle sei, poi sono libero. Prendiamo un aperitivo alle sette?” e Candice deve conficcarsi le unghie nel palmo della mano libera per non iniziare a saltellare come una scema perché, porca miseria!, Mister Mistery le ha appena chiesto d'uscire!
Megan si volta verso di lei, quel sorriso trattenuto lo conosce fin troppo bene: “È lui?” le domanda infatti. L’amica annuisce con forza e invia un messaggio di conferma che nasconde in un semplice ‘D’accordo’ tutta la sua emozione.
“Lui chi?”
Emma Buster sbuca da dietro lo scaffale delle tinte per capelli con un pacchetto di assorbenti e un tubetto di dentifricio tra le mani. I capelli biondo cenere sono legati in uno chignon di poco conto e la pelle di porcellana viene profanata dalla luce scarsa del supermarket che non le rende giustizia. Sorride, distratta, col suo modo spensierato e un po’ sopra le nuvole. Sta pensando a qualcosa che adesso non ricorda, troppo presa com’è dalla nuova linea di shampoo che Megan ha appena appoggiato nel carrello. Emma ha ventun anni e un mucchio di cose che non ha mai detto a sua madre. E nemmeno a sua sorella, a suo padre, sua zia, sua cugina e neanche alle sue amiche. O meglio, a loro ha detto tante cose, forse anche troppe. Emma ride e non si capisce mai quando scherza: ha gli occhi scuri, il viso delicato e un paio d’esami dell’università da terminare. È la bambina che completa il gruppo, lo scherzo che ci sta sempre. È il sorriso perenne che nasconde la tristezza. Emma è un mistero che non vuole essere mascherato e che soprattutto non vuole esserci. Emma è gli scheletri che ha nascosto dietro i vestiti per non far andare via le persone che ha vicino.
Imprigionata in una felpa dell’università e in un paio di jeans scuri, rivolge un’occhiata interrogativa alle due amiche: “Lui chi?” ripete, stavolta con più interesse.
“Zayn. – risponde Candice, con le guance in fiamme – Sai, l’amico di Trevis.”
“Quello gay?”
“No, quello mezzo orientale..”
Emma spalanca gli occhi e annuisce con enfasi: “Carino!” dichiara, a mo’ di approvazione, mentre Dalia sbuffa e fa finta di non sentire, perché, diavolo!, qua si stanno rincitrullendo tutte quante!
Poi gli auto-parlanti del supermarket assumono il suono di una chitarra e la ragazza si morde con stizza le labbra per non saltare come una fan animalesca.
“Oh, Dalia – esclama Megan, voltandosi verso di lei – Questo non è mica il cantante che ti piace?”
“Sì. – concorda Candice, pensierosa – Com’è che si chiama? Nicholas? Nir..?”
“Niall! – sbotta a quel punto Dalia – Si chiama Niall.”
Cala il silenzio, e Niall lo riempie divinamente. Ha la voce delicata, il timbro dolce, senza interferenze. Sembra che sorrida, anche mentre canta una canzone triste, anche mentre le corde della chitarra vibrano.
“Non male” commenta Megan, spezzando l’attino. Dalia vorrebbe dirle che ‘non male’ sono i suoi capelli rosa pallido, ‘non male’ sono i biscotti che mangiano alla mattina per colazione, il lavoro come commessa di sua cugina e non la voce di Niall Horan. Non Niall Horan. Poi però ci ripensa, perché la canzone le ha fatto tornare il buon umore, così sospira e scuote semplicemente la testa.
“Forza. – grugnisce piano, per non coprire il suono della chitarra – Andiamo a recuperare le altre stronze.”
“Non ci crederai mai, ma Dalia ha davvero mandato a quel paese…Olly?”
Emma ha un sorriso adesso appena incrinato, si ferma in mezzo al reparto infanzia e aggrotta le sopracciglia perché è sicura di aver parlato abbastanza forte da essere sentita. Olivia però non si è mossa, è rimasta in piedi davanti ad uno scaffale di pannolini, ma ha lo sguardo perso e i capelli sciupati.
Una borsa di studio alla University of East London, una montatura di occhiali da lettura spessa quanto un mattone, un fisico asciutto, qualche drink e sigaretta ogni tanto sono i tasselli che compongono Olivia Wood. Responsabile, altruista, buona e un’infallibile imitatrice di tutto ciò che respira.
“Olivia?” Emma le scuote appena un braccio, e lei si riprende dallo stato di trance in cui era immersa.
“Cosa hai detto?” le chiede, ma ha la voce distratta.
Emma la squadra da capo a piedi e parla con lentezza: “Che Dalia ha mandato a quel paese…Sei sicura di stare bene? In questi giorni sei…strana”
Emma e Olivia condividono – oltre che la stanza da letto – anche e soprattutto sedici anni di vita insieme. Olivia si ricorda il primo ragazzo di Emma, come era vestita per i diciotto anni di Candice e il suo colore preferito. Emma invece sa che Olivia non sopporta quando Megan alza troppo la musica sotto la doccia, che odia il cibo messicano e il loro vicino Stewe. E sa che quando non guarda in faccia il suo interlocutore come adesso, che quando si morde le labbra e sospira pesantemente, c’è qualcosa che non va.
E Olivia ha già gli occhi lucidi. Scuote energicamente la testa, “Non è niente” mormora.
“Non è vero, - Emma non è brava in queste cose, ci prova – cos’è successo?”
Olly chiude gli occhi, prende un respiro profondo e: “Sono incinta” dice, e le lacrime le bagnano il viso pallido. Ed è come se il mondo si fermasse per entrambe, come se, fino ad adesso, lo avessero sentito ruotare su se stesso e intorno al Sole, e solo ora si rendessero conto di quanto si siano mosse con lui. È tutto fermo, la luce al neon salta un decimo di secondo in cui Emma prega – scongiura – che sia solo uno scherzo. Ma Olivia poi comincia a piangere, singhiozza tra le sue stesse mani e l’unica cosa che lei le può dire è: “Diventerai grassa!”, con un tono scioccato e gli occhi spalancati.
“Lo so!” risponde Olivia, e ha la medesima voce e la stessa espressione.
“Ma tu cosa…Insomma non hai un rag…Hai già deciso di…?”
“Non lo so, - la interrompe, e sembra quasi una richiesta d’aiuto – ti giuro che non lo so”
Qualche scrittore che lei si è sicuramente scordato di studiare, diceva che gli occhi sono lo specchio dell’anima. India ha gli occhi grigi e non ci sono sfumature, non c’è un altro colore che si fonde al metallo, pagliuzze più scure che proteggano la pupilla. C’è il grigio che al sole diventa quasi azzurro e basta. Cammina con la sua solita lentezza per tutto lo scaffale degli alcolici, ogni tanto si ferma con le caviglie incrociate ad osservare le etichette e gira su se stessa per tornare indietro. India è un enigma e nessuno tranne Megan lo ha ancora compreso. Scaltra, intelligente senza laurea, sarcastica e senza peli sulla lingua che usa comunque raramente. Potrebbe avere una spalla lussata o il giorno più bello della sua vita, e la sua espressione apatica non cambierebbe.
Sono dieci minuti buoni che è incastrata in questo reparto, ma è l’unico che ha la vista completa sulla cassa, e anche se ha lo sguardo distratto, India è fin troppo concentrata.
“Ti sta fissando”
Sorride alle Heineken, si volta e: “Chi, scusa?” domanda, non capendo – meglio, fingendo di non capire. –
“Il tizio alla casa, - risponde Megan, alzando le spalle – è da quando siamo entrate che ti sta guardando”
India ruota la testa bionda oltre la sua spalla, s’imbatte in un fisico robusto chinato su uno sgabello di poco conto. È un ragazzo con le spalle larghe e un maglione di qualche taglia più grande e bianco panna, un cappellino di lana sulla testa castana e gli occhi verdi. Verdi con le pagliuzze, con le sfumature e la luce al neon che li scurisce. Ci sono un paio di fossette studiate ai lati di quel sorriso malizioso e bianco.
Ora India non sorride più.
“Lo so”
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E voi direte, ma non erano aggiornamenti lunghi? Ahahah
Avete ragione, ma il capitolo era già mezzo pronto da...un mese?, e non risciuvo proprio a tenerlo lì, senza pubblicarlo.
In più, i commenti che ho ricevuto su Ask, nelle recesioni e su Facebook mi hanno resa così felice, che mi sembrava anche doveroso aggiornare il primo capitolo in tempi record.
Un capitolo chilometrico per i miei standard, e cià mi terrorizza perché potrebbe risultare una schifezza e soprattutto annoiarvi a morte e/o confondervi.
Ci sto mettendo l'anima in questa storia, sto assillando le mie Megan, Dalia, Emma, Olivia e Candice affinché mi supportino (siete le migliori), e ho fatto leggere qualcosa perfino a mia sorella.
Ho voluto alternare scene divertenti e "leggere" (come la prima) ad altre un po' più impegnative come quella di Olivia e quella di India. In 2616 parole ho cercato di descrivere al meglio tutte e sei le ragazze, affinché chi non avesse letto le one-shot le imparasse a conoscere.
Nello spazio autore mi sento anche quasi "obbligata" ad analizzare il capitolo, per spiegarvi e chiarirvi il più possibile qualche passaggio.
Per esempio, abbiamo già una piccola apparizione - chiamiamola così - di Zayn. Candice è già visibilmente attratta da lui - ma chi non lo sarebbe? - e si sono addirittura scambiati i numeri di telefono! Forse questa cosa può risultare in qualche modo in contrasto con il carattere di Zayn che compare nella sua one-shot Quando tutto cade, ma non temete che fa tutto parte della storia :)
Cosa succederà all'appuntamento, secondo voi?
E vi ricordate quando ho specificato che i ragazzi non erano famosi? Beh, non è propriamente così. Niall Horan, per esempio, è un famoso cantautore di origini irlandesi. Avete presente Ed Sheeran, il suo carattere, il suo stile, il suo modo di vivere? Ecco, Niall in questa storia me lo immagino pari pari. E, oltre a questo, è anche la celebrity crush di Dalia, che è semplicemente una queen ahah
Per quanto riguarda il "misterioso" ragazzo alla cassa, spero abbiate capito tutte chi sia :)
Oltre a questo, ci tengo a soffermarmi su Olivia e sul suo ruolo all'interno del gruppo e della fan fiction in generale. Molte avete avuto dei problemi a capire il suo personaggio, e forse io ho sbagliato e non mi sono spiegata bene. Olivia è semplicemente un altro membro del gruppo, non avrà un ragazzo - non uno degli One Direction, comunque - ma sarà quel colpo di scena continuo che manderà avanti la storia.
Beh, credo di aver detto tutto, ma in caso contrario, sapete dove trovarmi :)
Vi ringrazio immensamente per aver già messo questa storia tra le seguite/ricordate/preferite. Non mi aspettavo un boom così grande, mi avete riempito il cuore di gioia, specie per le vostre parole nelle recensioni.
Non so, mi sembra di essere troppo sopravvalutata e mi faccio mille paranoie perché ho davvero la paura di deludervi tutte.
Spero che il capitolo vi abbia fatte sorridere e che abbiate capito qualcosa, fatemi sapere!
A presto,
Caterina
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Capitolo 3 *** Capitolo due - Heineken and Corona ***
No church in the wild
Capitolo due - Heineken and Corona
Candice è appena tornata a casa dal lavoro. Si è tolta i tacchi da segretaria, ha slegato i capelli e appoggiato le chiavi sull’isola rettangolare della cucina. Sono le sei e venti, sorride al corpo di India che dorme accovacciata sul divano e si fionda nel bagno.
Megan è seduta sul water con le gambe incrociate e un mini accappatoio rosa che dovrebbe coprirla. Ha due fette di cetrioli sugli occhi e una crema scura su tutto il volto.
“Ciao Meg” la saluta, senza smettere di sorridere. Il volto dell’altra si illumina in un sorriso puro, Candice si sveste e vorrebbe solo abbracciarla.
“Ciao tesoro! – ricambia Megan, mentre volta la testa per cercare di seguire i suoi movimenti – Come stai? Sei agitata?”
Ovviamente, il semi-appuntamento con Mister Mistery non è passato inosservato. Non dopo che Dalia s’è imbronciata per tutta sera, almeno. Tutte e sei hanno parlato di questo ragazzo per almeno due ore buone, poi sono sfociate nell’argomento ‘appuntamenti di merda’, in cui Megan si è potuta sbizzarrire in mille modi possibili perché “Ragazze, aveva un alito che ho dovuto chiedere al cameriere di aprire la finestra!”
“Sono parecchio agitata” ammette Candice, tirando la tenda della vasca e aprendo l’acqua. Sospira pesantemente e chiude gli occhi sotto il getto caldo.
“Non dovresti, - la rincuora Megan – sei una figa da paura e sei anche intelligente! Chi non ti vorrebbe?”
L’amica arrossisce, “Non essere così scurrile” la rimprovera, ma ha il tono così basso che il fruscio dell’acqua copre la sua pelle e la sua voce. Megan non la sentirebbe nemmeno, comunque, perché dopo un “Non farti sverginare!”, afferra la spazzola sul lavandino ed esce dal bagno.
Candice sorride.
“Dove stai andando?”
“Al supermarket”
“Ma abbiamo fatto la spesa ieri, India”
“Lo so”
Dalia sospira: “Non ti capirò mai”
Sono le sette e trenta, Candice è appena uscita di casa e India sta scendendo le scale del condominio con una lentezza esasperante. Il loro appartamento è all’ultimo piano prima della terrazza a cui hanno accesso solo loro e Will, il ragazzo del loro stesso pianerottolo, quello pieno di tatuaggi e con l’amico gay.
Emma è tornata un’ora fa dall’università, s’è gettata sul divano, ha acceso Facebook dal telefono e “Vaffanculo!” ha urlato. Megan le ha offerto una birra, si sono sedute a guardare Family Guy ed ora è tutto come prima. Olivia dorme, Dalia ha cercato di comporre qualcosa finendo per mangiare patatine sul divano e India è curiosa.
Brixton non è un quartiere per sei ragazze, glielo hanno ripetuto tutti, perfino il panettiere l’ha accennato qualche volta. Ma sono in sei, l’affitto è buono e la metro a un passo da casa, c’è Zara e c’è Topshop, Starbucks e Tesco, il supermarket.
Quando finalmente esce in strada, India si stringe nella giacca che le arriva a metà coscia e si accende una Pall Mall blu, passandosi la sigaretta da una mano all’altra. La borsa nera le pende da una spalla magra, i jeans le stringono le gambe affusolate e il maglione che si intravede sotto la giacca è di un bordeaux scuro. I suoi anfibi strisciano sull’asfalto e le caviglie si incrociano ad ogni passo lento e studiato.
Ha finito la seconda sigaretta, quando finalmente arriva a destinazione. Le porte si aprono in automatico, si scontra con una signora piena di buste di plastica che ha un forte accento francese mentre le chiede scusa. India stiracchia le labbra per non sembrare scortese e scuote appena la testa, entra nel supermarket e c’è odore di surgelati.
Non guarda verso la cassa, con la coda dell’occhio l’ha già visto. Si limita a strisciare gli anfibi verso il reparto degli alcolici, in attesa.
Passa l’indice sulle etichette come è solita fare, aggrotta le sopracciglia per qualche ingrediente sconosciuto, poi si volta e ripete la stessa operazione.
Attende che la signora che ora sta pagando prenda il resto ed esca dal negozio, che il signore calvo dietro di lei afferri la confezione di gomme da masticare che è indeciso di prendere e metta tutto sul banco. Aspetta che la ragazzina con le treccine che è appena entrata trovi gli spiccioli che ha nello zaino e paghi il suo succo di frutta.
Poi afferra una bottiglia di birra, e mentre i capelli dell'ultimo cliente svolazzano fuori dalle porte, arriva davanti alla cassa.
Alle luci giallastre appese al soffitto, gli occhi di lui oggi sono più liquidi, di un verde mare che sta sfociando nell’oceano. Ha la pelle leggermente abbronzata ma sempre chiara, il maglione nero intrecciato che lascia vedere squarci della canottiera bianca e le maniche tirate verso i gomiti. India continua a guardarlo negli occhi, ma ha notato un orologio col cinturino in pelle e un paio di tatuaggi nei polsi, forse qualcuno in più. Oggi, tra i capelli, c’è una fascia di stoffa rossa e sbiadita che gli scopre alla perfezione la fronte alta e mette in evidenzia i ricci dei suoi capelli.
Lui sorride storto, compare una fossetta che India vede con la coda dell’occhio, “Prendi solo l’Heineken?”
Lei non perde il contatto visivo e annuisce lentamente. Perché continua a sorridere? Cosa c’è di così divertente?
“Non sei una di tante parole, vero?”
“Non parlo con chi non conosco”
Il ragazzo digita qualcosa alla cassa, senza guardarla. Annuisce e sembra incassare il colpo, fa passare la bottiglia sul laser rosso e l’appoggia di nuovo. Tende la mano: “Sono Harry” si presenta, e continua a sorridere con le labbra storte, come un ghigno.
India fruga nella tasta continuando a guardarlo, priva di espressione. Sbatte sul bancone una moneta da due sterline e una da venti.
“Tieni il resto”
In realtà, mancano cinquanta centesimi.
Harry continua a sorridere.
Sono le nove e un quarto, e Candice continua a parlare ininterrottamente di quanto sia bello ma stancante il lavoro da segretaria d’ufficio ad Elle Magazine, di come abbia ricevuto l’incarico grazie alla sua professoressa di storia della moda, dei suoi capelli che non tingerà mai più per via dell’orrendo colore che sono diventati, di Dalia che “dovresti sentirla, è bravissima!”.
Zayn ascolta, sorride quando deve e ride quando può, passa l’indice sul bordo del bicchiere e la guarda con il capo leggermente inclinato. Candice può affermare con orgoglio e molto imbarazzo che sia il ragazzo più bello con cui abbia mai parlato. La pelle è leggermente scura, i capelli sono di un nero inchiostro, il viso è spigoloso ma perfetto.
Zayn Malik – Mister Mistery per India – è perfetto.
“Sei a piedi?”
“In metropolitana”
Zayn aggrotta le sopracciglia, apre la porta del locale e la fa passare per uscire: “Abiti a Brixton, vero? – Candice si stringe nel cappotto e annuisce – Vieni allora, ti do un passaggio”
“Non c’è n’è bisogno, davvero” è lusingata da tutte quelle attenzioni, ma è anche abbastanza orgogliosa da rifiutare. La metropolitana non le piace, sono le dieci e mezza – di già? – e le calze le prudono sulle gambe.
“Ma voglio farlo” ribatte Zayn, semplicemente.
Candice sta arrossendo.
La guida dall’altra parte della strada, la musica arriva attutita dai locali. C’è freddo, la luna è coperta dalle nuvole e Zayn indossa un cappotto blu di lana imbottita. L’accompagna verso un ritrovo improvvisato di moto sul ciglio del marciapiede. Si volta a guardarla, “Non hai paura, vero?” sorride, divertito.
“Neanche un po’”
La moto di Zayn è di un nero lucido, la marca è scritta in corsivo su un lato, è grande, pesante e inquietante. Lei deglutisce e afferra il casco che lui ha preso dal portapacchi e le sta gentilmente offrendo.
“Ti sta bene” le dice poi.
Candice gli si aggrappa al bacino con entrambe le braccia quando entrambi sono in sella. Lui prende gas, ride e “Tieniti stretta”.
Ma chi ti lascia?
Quando arrivano davanti al portone del palazzo, Candice ha le dita bruciate per il freddo. Le nasconde in tasta, deglutisce, “Grazie per la bella serata” dice, accennando un piccolo sorriso.
Zayn ha i piedi puntati sull’asfalto e la moto spenta sotto di sé.
“Grazie a te, mi sono divertito molto” ammette, annuendo.
Il gatto della signora O’Connell passa sotto al lampione con un cuore disegnato sopra, una macchina sfreccia accanto a loro e lei sospira: “Possiamo rifarlo, qualche volta…”
Megan sarebbe orgogliosa di lei.
Ma Zayn si morde il labbro inferiore, deglutisce e riporta le mani, prima sulle cosce, sul manubrio: “Grazie ancora, - mormora, lanciandole un’ultima occhiata – buonanotte”
Questo però, non se l’era aspettata.
Ma va bene, si ripete, va bene anche così.
Megan è in piedi davanti al divano nero, aggrotta le sopracciglia: “Perché hai un Heineken se ieri abbiamo preso solo la Corona? – le bastano due secondi, per capire – Oh santo cielo! Tu sei stata al supermarket anche oggi! Sei andata da lui!”
India ha le gambe incrociate, sorseggia la sua birra, sorride: “Le Corona non mi sono mai piaciute” mormora semplicemente, e Megan scuote la testa divertita, sedendosi accanto a lei e stendendo le gambe su quelle di Emma, che controlla il telefono e mordicchia un cornetto ormai finito. Il televisione danno Titanic, Dalia ha appena finito di comporre, sono le undici meno cinque e si stanno tutte e quattro rifacendo gli occhi davanti ad un poco più vent’enne Leonardo Di Caprio – “Me lo farei all’istante” “Finezza, il secondo nome di Megan Palmer” –
Si sentono le chiavi che girano, la serratura difettosa che scatta e subito dopo la testa scura di Candice s’intravede all’ingresso.
“Piccola Candice! – Megan agita una mano e le sorride affettuosa – Come è andata? Hai già esplorato i segreti del sesso?”
L’amica si sfila il cappotto e appoggia la borsa all’attaccapanni, si toglie le scarpe e gli orecchini pendenti: “È andata bene, - risponde, arrivando in salotto – e no, non ho esplorato nulla”
Megan ridacchia e le fa l’occhiolino, poi sposta lo sguardo verso il televisore e: “Olly, sei magra ma non invisibile” dice. Olivia ha coperto la scena del dito medio in ascensore, la nave affonda e lei ha gli occhi lucidi: “Devo parlarvi” mormora, deglutendo.
India ha un’impercettibile movimento delle sopracciglia, Dalia è improvvisamente attenta e Emma ha spento il telefono. Lo tiene in grembo tra le dita incrociate. Candice si siede all’estremità del divano, “Dicci tutto” la sprona, perché preferirebbe parlare di malattie imbarazzanti, piuttosto che del suo appuntamento – aperitivo –.
Olivia indossa un paio di pantaloni della tuta e una felpa del liceo larga. Ha delle occhiaie vistose sotto gli occhi chiari, i capelli sembrano sciupati, ci passa le dita e sospira: “La cosa non vi piacerà, - sibila, con lo sguardo basso – non piace neanche me. – deglutisce ma ha la gola secca – Per farla breve…sono incinta. Incinta e non so chi sia il padre.”
Poi chiude gli occhi, ma sa alla perfezione ogni singola reazione delle sue amiche.
India sta socchiudendo gli occhi, la sta osservando anche se in realtà non guarda lei. Megan ha la bocca spalancata e le mani che intrappolano la pelle finta del divano, Emma tiene lo sguardo fisso sulle sue calze, Candice ha gli occhi azzurri che fanno concorrenza alle labbra di Megan e la schiena ricurva in avanti.
E quando sente l’aria spostarsi accanto a lei, Olivia sa che Dalia si è alzata dal divano e sta andando nella sua stanza. La segue senza alzare lo sguardo, chiude appena la porta e scoppia a piangere.
“Porca troia” sussurra Megan, sconvolta.
“Questa serata sarà molto lunga” aggiunge India e l’altra annuisce con vigore, alzando una mano: “Tre, due, uno”
“Ma ti rendi conto di quello che hai combinato? Santo cielo, Olivia!”
La voce di Dalia non è mai stata così alta, Emma sospira e “Ci siamo” sussurra, chiudendo gli occhi.
“Me lo sarei aspettato da Megan, cazzo! Ma tu, tu! Si può sapere che cazzo hai nella testa? E adesso? Adesso cosa pensi di fare, eh?”
Candice si alza in piedi di scatto, corre in cucina e quando torna ha tre Corona tra le mani: “Emergenza” esclama, a mo’ di spiegazione.
E stanno tutte e quattro lì, con un Heineken e tre Corona tra le mani, lo sguardo perso sul tappeto orientale e la televisione senza volume. Dalia continua a strillare, si interrompe per prendere fiato e si sente Olivia che piange. Ma questa è la prassi, lei lo sa e non si stupisce delle parole che le vengono rivolte. Dalia non lo fa con cattiveria, ora piange anche lei perché ha paura, è preoccupata e ha paura.
Poi Megan si sistema meglio sul divano, sospira, spezza l’atmosfera.
“E visto che siamo in tema di confessioni, oggi ho rubato una maglietta da Primark e non me ne sono affatto pentita”
“Si chiama Harry. Uno che si chiama Harry, cosa cazzo ha da sorridere sempre?”
“L’esame è andato di merda, mio padre mi uccide. Anzi, prima mi toglie il conto in banca e poi mi uccide”
Tocca a Candice, e adesso?
“Probabilmente l’ha detto perché non gli piaccio. Non mi vuole più vedere, credo”
India accenna un sorriso che l’amica sa essere prezioso. Alza l’Heineken in aria: “Alla nostra”
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Buonasera a tutte!
Sono stranamente puntuale, no? Questa storia mi sta coinvolgendo tantissimo, e ne sono molto felice perché di solito tendo a stancarmi molto delle cose che io stessa scrivo.
Spero che le vostre vacanze stiano procedendo al meglio, al contrario delle mie ahahah
Questo capitolo mi ha portato via due intere notte, e non è uscito neanche lontanamente simile a come lo avevo immaginato, ma d’altra parte mi succede sempre così, quindi.
Iniziamo da Harry, che se non la smette di essere così schifosamente bello dappertutto inizierò seriamente ad odiarlo.
Il suo personaggio sarà uno dei più complessi della storia, e questo è uno dei tanti incontri che avrà con India prima che qualcosa scatti. O è già scattato?
India è esattamente come viene descritta nella sua one-shot ‘Qualcosa per te’, sempre sulla difensiva e molto, ma molto attenta.
Poi abbiamo Zayn e Candice, che sono così dolci e carini che mi faranno penare come non mai (chi ha letto la loro one-shot, sa di cosa parlo). Sì, andava tutto bene, poi così come è iniziato è finito tutto. Candice ha un cuore grande, tanta pazienza – lo si vede già dal primo capitolo – e molta premura, ma è anche tanto ingenua per quanto riguarda i ragazzi (basti vedere come si comporta Megan per incoraggiarla).
E, last but not least, abbiamo la confessione di Olivia, che, oltre ad aprire un’altra parentesi alla storia, svela un’altra particolarità dei caratteri delle ragazze e soprattutto del rapporto che hanno tra di loro. Si conoscono alla perfezione, o meglio, credono di conoscersi alla perfezione.
Ho notato con piacere che molte di voi hanno Dalia come preferita – la vera Dalia, ovvero Dalila, non perde tempo per vantarsene ahaha –, sono curiosa di sapere i vostri pareri riguardo la sua scenata. È stata esagerata per voi?
Come al solito, lo spazio autrice è lunghissimo, e mi dispiace, ma è una storia infinita e non potrei mai lasciarvi senza una spiegazione dettagliata.
Vi ringrazio immensamente per le recensioni, per le splendide parole e per tutto il supporto che mi date. Sto anche cercando di rispondervi alle one-shot, ma il fatto è che con il recupero, il caldo e i compiti, ho il tempo di scrivere solo di notte.
Ma sappiate che vi leggo, io e le mie amiche – quelle da cui ho preso ispirazione – ogni tanto ci mettiamo lì a leggervi tutte. Loro esultano quando si sentono prese in causa, quando dite di capirle, quando ci dimostrate quanto possiamo valere.
Grazie, davvero, grazie.
Spero con tutto il cuore che il capitolo vi sia piaciuto così come gli altri, e mi auguro di leggere i vostri pareri.
E, prima che mi dimentichi!, ho finalmente concluso la serie delle one-shot! L’ultima, quella di Emma, si chiama Non erano fiori. Basta cliccare sul titolo per leggerla!
Vi mando un bacio enorme e vi lascio un’immagine di Olivia!
A presto,
Caterina
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Capitolo 4 *** Capitolo tre - Monster ***
No church in the wild
Capitolo tre - Monster
Dalia controlla velocemente la pagina del suo profilo Twitter. Ha tre nuovi followers e un’interazione da parte di Megan. Ha le gambe incrociate sul divano nero del salotto, sono le dieci e mezza di mattina e in casa sono solo in tre.
Emma è andata in università e poi al lavoro – un piccolo impiego part time che la vede impegnata dietro le quinte delle sfilate. Che Candice sia benedetta – , Olivia è in biblioteca, è uscita presto senza dire niente a nessuno e Candice si è appena chiusa il portone di casa alle spalle.
India entra in salotto con ancora la camicia da notte addosso, sbadiglia appena e: “Buongiorno” miagola, stiracchiandosi.
Dalia la saluta con un gesto brusco della mano, continua a fissare il laptop che ha tra le gambe e digita frettolosamente qualcosa sulla tastiera.
Sono passati tre giorni da quando Olivia ha confessato di essere incinta e le due non si sono ancora rivolte parola. Olly conosce Dalia dalle superiori, sa quando e come prenderla, quali sono i suoi punti deboli e quelli che la rafforzano. Ha bisogno dei suoi tempi per metabolizzare la questione, e va bene. Va bene così.
La cucina e il salotto sono un’unica grande stanza, India apre il frigorifero e tira fuori il cartone di latte.
“Che stai facendo?” domanda, riempiendo una tazza.
“Controllo Twitter e, porca miseria!, dopo sei mesi ti sei degnata di seguirmi!” esclama Dalia, voltandosi di scatto verso di lei.
La bionda ride piano, scuote la testa: “Te l’ho detto, - ribadisce, forse per la millesima volta da quando le sue amiche si sono iscritte al social – non lo uso mai”
“Devo scriverlo nella mia biografia allora, - commenta l’altra, sarcastica – ‘India Miller followed me’”
“Sei un’idiota”
“Sono preoccupata”
India sospira: “Lo siamo tutte, Dalia. – mormora – Sai meglio di me quanto Olivia sia forte, ce l’ha può fare, ma ha bisogno di noi. Non puoi avercela con lei per sempre, quello che è fatto è fatto”
Dalia prende un respiro profondo, spegne il computer e lo appoggia per terra. Chiude gli occhi e sembra invecchiata di anni: “Incinta – sussurra – Olly è incinta”
“Lo so, Dalia”
Si alza di scatto dal divano, come punta da un insetto: “No, tu non capisci! – esclama, alzando la voce – Olivia è incinta! Aspetta un bambino! Santo cielo, possibile che sia l’unica a cui importi davvero? Siete tutte così calme, cazzo! Ha ventun anni, non trenta, ventuno! E porta dentro di sé un’altra vita, un’altra persona! Perché cazzo nessuno dice niente?”
“Cosa dovremo dire, Dalia? – India ha il tono basso ma è arrabbiata, un po’ ferita – Credi che ignorarla sia la soluzione al problema? Olivia non vu0le abortire, l’avrebbe già fatto e non ci avrebbe detto nulla, lo sai anche tu. È troppo tardi per dire qualcosa, non credi? Ha bisogno di noi, non del nostro silenzio”
Le lancia un’ultima occhiata fredda, afferra la tazza di latte a torna in camera da Megan, che ha sentito tutto e sta sospirando.
Dalia rimane ferma immobile in sala, all’altezza della vetrata che da sui tetti di Londra. India ha ragione, India ha sempre ragione e lei lo sa. Il fatto è che, porca troia, Olivia è incinta e lei sta piangendo.
Emma è molto esuberante, adora i colori vivaci e la moda. Studia economia e legge ma le piace la moda, sua madre dice di concentrarsi sull’università, “Non lavorare, ci siamo noi”. Ma lei non lo fa per i soldi. Emma è sempre stata rinchiusa nella bolla protettiva della sua famiglia, quella spasmata dalla ricchezza e dal silenzio, non ha bisogno di un lavoro per poter pagare l’affitto e la scuola. Emma lavora perché, probabilmente, se non lo facesse a quest’ora sarebbe già impazzita. Lo fa perché le piace scegliere le acconciature e sgridare le truccatrici troppo lente, perché l’aria che si respira dietro le quinte di una sfilata sa di tacchi alti e stoffa pregiata, camerini pieni e Chanel n.5.
Anche adesso, mentre apre il portone dell’appartamento e sente la televisione accesa in salotto, ha ancora addosso il sorriso professionale ma sincero che ha assunto tutto il giorno.
Sua madre non capisce, Emma però questo non gliel’ha mai detto.
In casa ci sono solo Olivia e Candice, sono le otto, è in ritardo ma non importa. È già buio, ciò vuol dire che resteranno in tre per almeno quattro ore.
Funziona così, ormai. Megan, Dalia e India lavorano la notte, tornano tardi e dormono la mattina, mentre le altre tre si svegliano e scappano o a lavoro o a lezione. Si incontrano durante la giornata e la sera a cena, o quando India non ha il turno in discoteca e quando Dalia ha giù la voce o l’umore.
“Come stai?” domanda subito ad Olivia, seduta sul divano con lo sguardo verso il telegiornale in tv. Questa si stringe nelle spalle piccole, “Dalia mi ha chiesto di prestarle un elastico, - risponde, senza guardarla – quindi direi bene”
L’amica le accarezza la schiena, le lascia un piccolo bacio sulla tempia: “Passerà tutto, lo sai” la rincuora.
Emma non ha mai riflettuto su cosa effettivamente poi passerà e su cosa sia questo ‘tutto’. Sa che però sua madre glielo ripeteva sempre quando si sbucciava le ginocchia e sgualciva i vestititi. Ora ha qualche piccola cicatrice che si vede solo se s’abbronza, ma è passato tutto. Tutto passa.
Olivia le sorride, “Grazie” mormora.
Emma ride.
“Megan?”
“Dalia! Piccola mia! Come stai?”
Alza gli occhi al cielo: “Riesco a sentire il tuo alito alcolizzato anche da qui, - picchietta una scarpa per terra – dov’è India?”
Megan è a dodici isolati dal pub in cui Dalia si è appena esibita, è mezzanotte e due e fa un freddo cane.
“Sta ancora lavorando, - può sentire l’amica sui trampoli che si ostina a chiamare tacchi – io mi sono presa la mia benedetta pausa sigaretta”
“Non fare stronzate” l’ammonisce, preoccupata.
“A quello ci ha già pensato Olly!” esclama Megan, poi scoppia a ridere e riaggancia.
Dalia sospira, chiude gli occhi e ripone il telefono nella tasca. Il locale è situato in una via interna del centro, dopo Piccadilly. Ha le pareti scure e le luci colorate, c’è odore di pizza e di birra, il bancone è in marmo nero e il bar-man le ha fatto l’occhiolino un paio di volte. Qualcuno è venuto a complimentarsi, “Ottima performance”, “Hai un talento innato! Coltivalo”, Dalia ha sorriso e si è seduta su uno sgabello.
Ordina una Coca-Cola – mi raccomando, Light che poi mi sento in colpa – e si guarda intorno, con aria stanca e la chitarra abbandonata tra i piedi.
Un ragazzo si siede sullo sgabello accanto al suo, ordina due Sambuche con ghiaccio e si gira verso di lei. Sorride: “Sei stata molto brava, complimenti”
“Grazie mille”
Lui ha un paio di occhi azzurri invidiabili, un sorriso strano e una dentatura leggermente storta. I capelli sono scuri, accuratamente in disordine, e i vestiti che indossa sono anonimi ma colorati. Dalia cerca di non inorridire alla vista dei suoi skinny jeans arancioni.
“Sei piaciuta molto anche al mio amico, - il ragazzo si guarda intorno tra il locale – è sparito in bagno da quasi un quarto d’ora”
La ragazza si morde le labbra, ringrazia il bar-man che le ha appena messo davanti la Coca-Cola e ne beve un sorso.
“Sono Louis, comunque” mormora lui, accennando un sorriso genuino.
“Dalia, piacere”
Louis sembra voler dire qualcos’altro, poi il suo guardo chiaro si sposta oltre la sua spalla magra, mentre i suoi occhi si spalancano e il suo braccio si alza sulla testa: “Oh, eccolo! Drogato, sono qui!”
“Cazzo Lou! Mi sono chiuso in bagno e la chiave non si girava! Santa merda, ho perso almeno trent’anni di vita”
Dalia si è sempre immaginata come potrebbe apparire la voce di qualcuno che è nel suo iPod – e nei cd, tra le pareti della stanza, in metro, nelle radio, nella testa, ovunque – dal vivo. Dal vivo, non in un concerto. Dal vivo mentre parla di sport o mentre mangia i biscotti nel latte, mentre impreca e mentre sorride.
Adesso, a mezzanotte e un quarto di un inutile venerdì sera, Dalia può appurare che la voce di Niall Horan, dal vivo, è anche più bella delle sue canzoni.
Prende un respiro profondo, stringe così tanto i pugni sul bancone da sentire le unghie graffiare i palmi delle mani. E, irrimediabilmente, sta invidiando l’apatia di India con tutta se stessa.
C’è uno spostamento d’aria al suo fianco, ha ancora gli occhi fissi in quelli di Louis ma lo sente. È seduto accanto a lei. A lei.
“Non che ti servano, comunque – ribatte Louis, sorridendole di sbieco – sappiamo entrambi che ti ritroveranno morto soffocato nel tuo appartamento”
Niall ordina una birra grande e sbuffa: “Perché, al posto di rompere le palle, non mi presenti la tua amica?”
Dalia si volta di scatto verso di lui quando capisce di essere stata interpellata e, porca troia!, è possibile che sia ancora più bello di quanto sia su Twitter?
“Ci siamo appena conosciuti” si sente in dovere di spiegare subito, ma la voce le esce più roca del dovuto. Ha le guance in fiamme, c’è troppo caldo.
Il ragazzo la studia per qualche secondo, poi spalanca gli occhi azzurro mare e si gratta il collo magro: “Ma tu sei la ragazza che ha cantato adesso! – esclama, con le parole che si aggrovigliano nel suo accento irlandese – Porca troia, sei un mostro!”
Dalia aggrotta le sopracciglia, e Niall alza subito le mani in segno di resa: “Era un complimento, tranquilla. Sei un mostro in senso positivo”
“Da quando essere un mostro è considerato positivo?” domanda lei, ed è orgogliosa di se stessa perché il suo lato cinico non l’ha ancora abbandonata. Come India, si ripete, Come India.
Niall sembra in difficoltà, leggermente spiazzato. Guarda prima lei, poi Louis e infine il suo bicchiere di Coca-Cola. Alla fine ritorna con gli occhi – e Dio, che occhi – sul suo volto magro: “Senti, - esordisce, e Dalia non capisce chi tra i due sia più rosso in viso – possiamo restare qui a decidere se essere un mostro sia o meno una bella cosa, oppure ti posso offrire qualcosa da bere per rimediare ad una figura di merda che credo comunque di non aver fatto”
Dalia si morde il labbro inferiore e scoppia a ridere, le sue amiche non ci crederanno mai.
Candice sa che Zayn non richiamerà. Lo sa perché Megan gliel’ha fatto capire e perché India gliel’ha detto chiaramente.
Zayn non richiamerà per il semplice fatto che non vuole farlo. Candice non c’ha mai capito granché di ragazzi, non è il suo campo né il suo mestiere.
Ma il succo è, che è ingenua, ma non è stupida.
Eppure, proprio perché non è stupida, la notte non riesce a dormire. Perché davvero non riesce a spiegarsi cosa sia andato storto, nel loro appuntamento – aperitivo! –
È perché ha stretto troppo la sua schiena in moto? Perché ha parlato troppo di lei, della sua vita? Perché ha gli occhi azzurri e i capelli scuri?
Candice è ingenua, ma adesso, mentre cerca disperatamente di prendere sonno tra le lenzuola del suo letto, si sente anche schifosamente stupida.
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Ed eccoci qui!
Dunque, questo capitolo è leggermente più corto rispetto agli altri, ma se aggiungevo la scena che ho in mente (che, tra parentesi, ho in mente da tempi ormai remoti) risultava tutto troppo complesso, con spazi di tempi troppo distanti tra di loro e, beh, altre cose noiose e confusionarie.
Per prima cosa, diamo il benvenuto al terzo e al quarto ragazzo della storia, ovvero Louis e Niall. Come vi sono sembrati? Ve li aspettavate così - da quel poco che avete letto - o in modo diverso?
Vi avviso che la loro amicizia sarà l'unica, tra i ragazzi. Si conosceranno tutti, certo, ma grazie alle ragazze.
Sto continuando a notare con stupore e orgoglio che Dalia vi piace sempre di più! La sua reazione nel capitolo precedente non vi è sembrata esagerata - alla maggior parte di voi - e questo mi rende molto felice.
In questo capitolo la situazione si ribalta, ovvero Dalia non è più quella che conduce ill discorso, ma India.
Le due hanno un carattere tanto uguale quanto diverso, ve ne accorgerete durante la storia :)
Poi abbiamo Emma. Ecco, Emma è il personaggio che molte credono di aver capito. Vi avviso ragazze, non avete colto proprio nulla di lei ahah :)
Emma è un mistero anche per me, sinceramente. Perché ci sarà sempre qualcosa che riuscirà a nascondere dietro un sorriso e una battuta.
E la scena di Dalia con Niall come l'avete trovata?
Molte di voi forse potrebbero ritenere questo incontro leggermente inverosimile, Niall è pur sempre il cantante preferito di Dalia, no? Tutto sta nel capire che lei è adulta e vaccinata - si fa per dire -, cerca sempre di avere tutto sotto controllo e soprattutto è più matura rispetto ad altre ragazzine che vivono la medesima situazione. Per non parlare del fatto che qui, Niall non è uno degli One Direction, non fa parte di una boy-band e non viene ricordato principalmente per i suoi occhioni o i capelli biondi. Niall qui è un cantuautore irlandese che impreca tre volte ogni due parole e coi vestiti mai stirati. Quindi, il rapporto che Dalia ha con lui, è diverso da quello di una fans degli One Direction.
E Louis, come l'avete trovato?
E, per concludere in bellezza, troviamo le riflessioni di Candice, un altro personaggio che adorate ahah :)
Come al solito, vi ringrazio immensamente - che, immensamente è riduttivo - per tutte le parole che mi avete scritto ovunque. Twitter, Ask, Facebook e nelle recensioni.
Sono ripetitiva, lo so, ma mi riempie il cuore di gioia e orgoglio, sapere di avervi fatto piacere una storia così complessa come questa.
Spero che i prossimi capitoli siano altrettanto così richiesti.
Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo e, perché no?, magari ditemi anche cosa secondo voi potrà capitare nel prossimo :)
Ah, a proposito, fino ad adesso, chi è il vostro personaggio preferito? E perchè? E' una domanda che io e le mie amiche ci stiamo ponendo da troppo tempo e volevamo un confronto direttamente con voi ahah
Vi lascio l'immagine di della splendida Dalia e il link della one-shot che ho pubblicato stamattina: Se mi pensi adesso
(Per chi segue l'altra mia storia, il capitolo arriva domani!)
Un'infinità di baci, e mille grazie ancora,
Caterina
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Capitolo 5 *** Capitolo quattro - Cliché ***
No church in the wild
Capitolo quattro - Cliché
India è nel retro del locale, ha gli occhi stanchi e il ronzio delle casse nelle orecchie. Si passa le mani tra i capelli, si toglie la divisa da lavoro e l’appende nel suo armadietto. Gli spogliatoi sono sempre bui, c’è odore di deodorante e vomito.
Dà un’occhiata al suo orologio sommerso dai braccialetti e sospira. Sono le sei del mattino ed il suo torno è appena finito.
Il suo lavoro come barista al ‘Lollipop’ le fa guadagnare duecento sterline a settimana, con un’aggiunta bonus di venti sterline per il sabato e il venerdì sera, in cui stacca sempre non prima delle cinque e mezza. Per il resto, India si occupa di baby-sitting il mercoledì e il lunedì pomeriggio, fa la cameriera in un piccolo pub il giovedì e ogni tanto porta fuori il cane della signora Gonzales, quella dei primo piano. Per un totale di millecento sterline al mese, centesimo più, centesimo meno.
Megan ha staccato alle tre, quando la gente ha iniziato a tornare a casa, le ha lanciato un’occhiata furtiva e le ha sorriso mano nella mano ad un ragazzo ben piazzato.
Con un gesto veloce della mano, India saluta tutti i suoi colleghi ancora presenti nel locale, si stringe nel giaccone ed esce in strada mentre si accende una sigaretta.
C’è già qualcuno alzato o qualcuno che proprio non è andato a dormire, il sole sta sorgendo piano e il vento freddo batte contro le insegne pendenti dei negozi. Mentre cammina verso la fermata più vicina della metropolitana, si concede finalmente – oltre che una sana bestemmia mentale – di accendere il proprio telefono.
Ha tre messaggi di Dalia, uno di Candice e un altro di Megan. Sono tutte rassicurazioni che ad India non possono nient’altro che riempire il cuore di gioia.
Stanno tutte bene anche oggi.
L’ultimo messaggio di Dalia, inviato appena dopo le cinque, recita solo un ‘Che cazzo di serata!’
India s’infila dentro la metropolitana, fa passare il proprio abbonamento e aspetta paziente che le scale mobili la trascinino sottoterra. Il tunnel è pressoché deserto, c’è qualche ragazza esattamente persa come lei e un signore tozzo con la giacca pesante e un berretto scuro in testa.
Sono le sei e ventitré quando finalmente la metro inchioda davanti a lei e i suoi capelli ondeggiano dietro le sue spalle magre.
Le porte le si aprono davanti con uno scatto e la voce bassa e meccanica annuncia il nome della fermata. Ce ne vogliono ancora dodici, per arrivare a Brixton.
India accavalla le gambe su uno dei tanti sedili liberi e sa già di essere osservata. Sa anche chi la sta osservando.
Il vagone è vuoto, ci sono solo lei, una signora anziana che sonnecchia e lui.
Il ragazzo del supermarket ha ancora quel sorriso impertinente sulle labbra, e la sta fissando senza nemmeno preoccuparsi di sembrare invadente.
India alza lo sguardo su di lui, priva di espressione, la bocca schiusa e le sopracciglia leggermente aggrottate.
Harry è seduto dall’altra parte del corridoio, verso destra. Non smette di sorridere, neanche adesso. Ha i capelli scompigliati, un cappello di lana e i denti bianchissimi. Indossa una camicia grigia sotto la quale s’intravede una canottiera bianca, una felpa blu scuro col cappuccio e una k-way beige. Le sue gambe sono lunghissime e fasciate dentro ad un paio di jeans stretti e neri, India è la prima volta che le vede, sono magre ma atletiche.
E lui continua a sorridere. Ha le fossette agli angoli delle labbra scure e screpolate, gli occhi sono verdi e sta continuando a sorridere.
Le sta dando fastidio. Le da fastidio il modo in cui la guarda, il fatto che sia sulla sua stessa metropolitana e che probabilmente faccia anche la sua stessa strada, che siano le sei del mattino, che abbia finito le sigarette e che quasi sicuramente pioverà.
Harry continua a guardarla, ma India è troppo orgogliosa per abbassare gli occhi per prima.
La cosa più fastidiosa, comunque, è che lui sia effettivamente bello.
È bello e ad India le persone in generale non sono mai piaciute.
Dalia non ha mai – ma proprio mai – bevuto così tanto.
Ha la testa che le scoppia, le guance in fiamme e i capelli scompigliati sul volto, ma porca troia!, si è ubriacata con Niall Horan!
Non si ricorda esattamente come la faccenda si sia evoluta – non in queste condizioni, semi sdraiata sui sedili dietro della macchina di Louis –, ha ricordi vaghi, un accento irlandese, il sapore della birra e quello della notte, Olivia che non è più incinta e Emma che passa l’esame, Megan con un ragazzo stabile, Candice che magari è la volta buona che s’arrabbia e India che apra la bocca un po’ di più.
A Dalia piace bere, è un po’ il suo tallone d’Achille. Non beve mai troppo, non alza il gomito più del dovuto e soprattutto non lo fa con degli sconosciuti. Perché, chissenefrega se ha sentito in totale di più la voce di Niall Horan nell’iPod che quella di India in più di sette anni d’amicizia, lui e Louis – Tomlin che? – sono comunque persone che lei ha incontrato solo stanotte.
Il fatto che sia troppo stanca anche solo per pensare alle disastrose conseguenze di quello che sia successo, è già comunque un passo avanti. Se non altro, non scoppierà a piangere prima delle due ore. O due giorni.
Niall è seduto nel sedile del passeggero, con l’alba che gli accarezza il volto rossissimo e stanco, appoggiato al finestrino con gli occhi chiusi e un ‘Santa merda, mai più’ incastrato tra i denti.
Louis invece sta sorridendo alla strada già trafficata, ha bevuto decisamente di meno ma ha parlato almeno il triplo.
Dalia è troppo stanca per ragionare lucidamente, ma ha capito diverse cose, tra il primo bicchiere di birra e il quarto shottino alla pesca e vodka. Ha capito che probabilmente non riuscirà a toccare alcool per almeno un paio di mesi – il tempo materiale per riprendersi -, che non si può bere un Heineken prima di un Martini, che Louis fa l’università e ha ‘un cazzo d’esame da portare a termine’, che una volta ha dormito davvero sotto un ponte come gli aveva gentilmente urlato sua madre quando ‘questa casa non è un albergo!’ e che Niall Horan è la persona più bastarda che abbia mai conosciuto.
Dalia non è scema, sa che lui è pur sempre un ragazzo di ventidue anni, che ha più alcool nelle vene che neuroni nel cervello e che probabilmente scrive i testi delle sue canzoni dopo essersi fatto almeno un paio di canne, ma, dopo una sera intera passata a parlare insieme, si è resa conto che mai e poi mai Niall Horan potrà essere il suo tipo di ragazzo. È rozzo, ha una risata troppo alta, ci ha spudoratamente provato almeno sei volte e non riesce a non imprecare mentre formula una frase di senso compiuto.
È stata una bella serata sì, ma ora è giorno, lei ha un mal di testa martellante e – se Dio è dalla sua parte – non si rivedranno mai più.
“Non è una zona un po’ troppo pericolosa Brixton, per delle ragazze? – Louis le lancia un’occhiata dallo specchietto retrovisore – Quante hai detto che siete? Cinque?”
Dalia sbatte le palpebre più volte, poi si passa una mano sul volto e scuote la testa: “Sei. – risponde, con la voce increspata e la lingua secca – Sei con una incinta”
“Incinta?”
“Oh, sì! – esclama, poi afferra il sedile di Louis e si mette a sedere compostamente, con un sospiro che assomiglia ad un gemito – Poi abbiamo una ragazza un po’ troia, una che ride in continuazione e non si sa mai per cosa, una che è vergine anche nel modo di vestire e un’altra che è stata picchiata dal proprio ragazzo e che ora non ha più sentimenti che si possono definire tali”
Ora anche Niall sembra più sveglio, volta il capo piano verso di lei, aggrotta le sopracciglia: “Picchiata?”
Dalia spalanca gli occhi: “Niente, lascia perdere” risponde subito, poi indica a Louis dove andare e si appoggia di nuovo ai sedili.
Arrivano al palazzo di Bedford Road dopo venti minuti.
Lei scende con difficoltà, inciampa sul marciapiede e tira fuori dalla macchina la borsa e la chitarra.
“Grazie di tutto” mormora, al finestrino aperto di Louis, che sorride e alza una mano.
Dalia afferra le chiavi, si trascina verso il portone e sbuffa. Perché è così difficile?
Sospira, voltandosi: “Sentite, le otto e venti, vi va un caffè?”
India ha le gambe stese davanti a lei, la schiena appoggiata al muro del corridoio, le caviglie incrociate e il telefono tra le mani.
Sono passati almeno venti da quando si è seduta sul pianerottolo di casa, ha gli occhi che ormai si chiudono da soli ma non ha ancora bussato. Ha le chiavi nella tasca della giacca e le orecchie attente. Sa che non è il momento adatto.
Megan è sempre puntuale, è uno dei suoi pregi. India sa che nel momento in cui Emma si è chiusa la porta alle spalle, dopo Candice e Olivia, questa mattina, lei abbia letteralmente trascinato dentro il loro appartamento il ragazzo con cui ha passato la notte. Lo avrà convinto a portarla a casa e sicuramente gli avrà fatto intendere che un secondo round è pur sempre gradito.
Megan è fatta così.
“India?”
Alza la testa di scatto, poi concede un piccolo sorriso appena visibile: “Buongiorno” mormora, piano.
Dalia ha le sopracciglia aggrottate e un aspetto pessimo, ha appena finito la rampa di scale e la sta guardando con confusione.
La bionda lancia una breve occhiata ai due ragazzi dietro l’amica: uno trascina una custodia di una chitarra, ha gli occhi azzurri e un sorriso di circostanza, i capelli scuri e un paio di orrendi jeans arancioni. L’altro, decisamente più stanco e malandato, ha i capelli biondo scuro e le guance rossissime.
“Ti spiego tutto dopo. – dice solo Dalia, e questo significa che le spiegherà perché è tornata alle otto e ventiquattro del mattino, perché ha il maglioncino sgualcito e perché ci sono due ragazzi dietro di lei – Piuttosto, perché non sei in casa?”
India sorride, appoggia la testa al muro e: “Tre, due, uno”
Le guance di Niall prendono un sfumatura che va dal rosso al viola, mentre i suoi occhi si accendono subito, come risvegliato. Il gemito di puro piacere di Megan attraversa la porta e le pareti in mattoni.
“Porca puttana! – impreca, ad alta voce – Scommetto che è quella un po’ troia”
“Chiudi il becco” ruggisce Dalia, prima di alzare gli occhi al cielo e sbuffare.
India aggrotta le sopracciglia ma non dice nulla.
Neanche cinque minuti dopo, comunque, la porta di casa si apre, e un ragazzo di colore esce col passo felpato, la maglietta arrotolata per la fretta sugli addominali e lo sguardo basso.
E Megan sospira, ride e si appoggia allo stipite, ancora in biancheria: “È durato poco” si giustifica soltanto, quando Dalia prova a parlare. Poi questa ringhia qualcosa, lascia passare Niall e: “Fortunatamente siamo amiche” sibila, piano.
India evita la mano che Louis le ha porto per alzarsi e sorride lascivamente: “Chiudi la bocca la prossima volta” mormora soltanto.
Perché sì, Megan è una dea e anche lui se n’è accorto.
Emma attraversa Hyde Park col passo felpato e Kanye West nelle orecchie. I tacchi da lavoro picchiettano sul viale alberato, tra le mani stringe le cartelle dell’organizzazione della prossima sfilata e il telefono. Olivia le ha appena mandato un messaggio sull’appuntamento con la dottoressa. ‘È andato tutto bene’ dice ‘procede tutto secondo i piani’.
Ed Emma non sa cosa rispondere, perché le situazioni complesse come queste la mettono sempre in soggezione. Quindi fruga nella cartelle delle immagini e le invia la fotografia di Candice che dorme con la bocca aperta.
E nel momento esatto in cui il messaggio viene spedito, la ragazza sente il cappotto firmato zuppo e pesante e un odore troppo forte di caffè macchiato.
Si toglie velocemente le cuffie dalle orecchie, spalanca gli occhi e: “Porca troia!” esclama, agitata.
Il ragazzo che le ha disastrosamente versato addosso il proprio Starbucks ha un faccia preoccupata e anche parecchio tenera. È buffo. “Scusami tanto, - mormora – non ti ho proprio vista.”
Emma scuote la testa energicamente, non ha proprio voglia di arrabbiarsi: “Tranquillo. È tutto a posto.”
“Non è vero, - ribatte lui – il cappotto che indossi costerà almeno come un affitto a Camden Town, in più il caffè era bollente, c’è il rischio che tu possa esserti ustionata da qualche parte”
La ragazza stringe la labbra, ripone il telefono nei jeans e si concede di guardarlo con più attenzione. È alto, più di lei che indossa un paio di Louboutin tacco 14. Ha i capelli a spazzola, le guance lisce, le labbra piene e gli occhi color miele. Emma odia il miele.
“Non fa niente, sul serio – tenta di alzare gli occhi al cielo – Si può sempre lavare e fortunatamente non mi sono fatta nulla”
Lui annuisce, per nulla convinto. Emma gli sorride appena, poi lo supera e riprende a camminare.
“Sono Liam, comunque”
Si volta di nuovo, e ora sta davvero sorridendo: “Emma, piacere”
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Buongiorno a tutte!
Mi stupisco tutte le volte della mia puntualità ahahah :)
Ecco qui il nuovo capitolo, che a mio parere è osceno. Anzi, più che osceno è molto confusionario, e ci ho messo anche parecchio a scriverlo.
Per prima cosa abbiamo l'incontro - se così si può definire - di India e Harry.
Secondo voi perché lui continua a sorridere ogni volta? Ci avete mai pensato?
Già nel prossimo la situazione si ribalterà, quindi avremo un altro incontro e anche qualcosa di più (sto parlando troppo).
Poi, abbiamo Dalia. La mia piccola Dalia.
Ve l'aspettavate? L'avete tutte inquadrata come un personaggio molto responsabile e adulto. La cosa potrebbe risultare un po' strana, ma Dalia non è un angioletto, assolutamente. Non è una brava ragazza come Candice. Per non parlare del fatto che le piace bere, le piace Niall Horan e soprattutto, come viene anche detto, si è dimenticata per una sera di tutti i problemi.
E, quello che pensa su Niall, come l'avete trovato? Vi ha stupito?
Vi avviso che questa coppia sarà forse la coppia più travagliata di tutte, quindi vi faranno penare fino all'inverosimile ahaha
Nel prossimo capitolo invece vedremo Megan e Louis. Secondo voi come e cosa succederà?
E il discorso di Dalia in macchina, e la confessione che h fatto accidentalmente su tutte le ragazze, è forse il tassello di questo capitolo.
Si viene a sapere quasi tutto - in modo non propriamente adatto - dei caratteri delle ragazze, e di quello che Dalia in primis pensa di loro.
Che cosa ne pensate al riguardo? Vi siete fatte un'idea?
Nella scena sul pianerottolo, per chi non l'avesse capito, Megan sta facendo sesso in casa con un ragazzo. Per questo India non entra.
E Louis comunque è già innamorato perso ahahahaha
E, per ultimo, abbiamo l'incontro di Liam ed Emma. Lui si dimostra subito apprensivo e serio, lei cerca di deviare lui e lasciare perdere la conversazione, come è solita fare.
Per chi voleva il riappacificamento tra Olivia e Dalia, dovrà attendere ancora un po'. Non sarebbe una cosa veritiera, altrimenti.
E, siccome ho visto che Zayn e Candice sono i preferiti di molte, vi posso assicurare che nel prossimo capitolo vedremo sia lei e lui, insieme :)
Passando ai ringraziamenti, vorrei dire grazie con tutto il mio cuore a tutte le ragazze che ogni volta, una volta o quando capita, si fermano a recensire il capitolo. E' la cosa che mi rende più felice di tutte, perché ho il confronto diretto con voi, ed è la cosa migliore di tutte. Grazie.
Poi, grazie a chi ha inserito questa storia tra le seguite - preferite - ricordate, siete tantissimo e spero di non deludervi ogni volta!
Fatemi sapere i vostri pareri, e tutto quello che vi passa per la testa. Ci conto!
Vi lascio con un'immagine di India, e spero che il capitolo vi sia piaciuto!
A presto,
Caterina
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Capitolo 6 *** Capitolo cinque - Coco ***
No church in the wild
Capitolo cinque - Coco
È sicuramente il caffè peggiore che Dalia abbia mai bevuto, ma con la bocca ancora imbrattata di alcool e il mal di testa pulsante, risulta quasi piacevole.
Sono tutti seduti sul tavolo della sala, Niall ha ripreso miracolosamente conoscenza, ora sta ridendo come un matto per qualcosa che Louis ha detto e lei davvero non capisce come diavolo faccia ad avere ad avere il buon umore anche – e soprattutto – adesso.
Megan ha fatto un salto in camera per raccattare la sua vestaglia, ora ha le gambe affusolate appoggiate al legno bianco del tavolo e un bicchiere di succo alla pesca tra le dita. Tiene lo sguardo fisso sugli occhi chiari di Louis, si morde il labbro quando lui sorride e interviene quando è necessario.
India invece ha le ginocchia al petto e i piedi sulla sedia, ha in mano una sigaretta e sta osservando la scena con un sopracciglio alzato e l’espressione beffarda.
“Aspetta un attimo, - Megan spalanca gli occhi e punta l’indice verso Niall – tu sei…aspetta, com’è che ti chiami? Niall Horman?”
Il sottoscritto ride: “Horan, sì, sono io”
La ragazza si volta verso Dalia, raggiante: “E tu hai passato la notte col tuo cantante preferito e hai quella faccia da funerale?”
L’amica si alza di scatto, il mal di testa aumenta drasticamente e le viene da vomitare. Con le guance in fiamme, mormora un “Scusate un attimo” e corre in bagno. I suoi passi e le sue ginocchia piantate poi sul pavimento sono le poche cose che si sentono per qualche istante.
“Non siamo sempre così” tende a precisare poi Megan, con un sorriso di scuse verso i due ragazzi.
“Esatto, - concorda India, con uno sbuffo divertito – di solito siamo anche peggio”
Candice sorride al portinaio di Elle Magazine che le ha gentilmente aperto la porta in vetro per farla passare.
Fuori c’è vento, si stringe nella sciarpa blu che indossa e infila le mani nelle tasche del suo cappotto imbottito.
Sono le sei e trenta e, dopo una mattinata nella biblioteca dell’università e un pomeriggio tra le scartoffie dell’ufficio, è pronta a tornare a casa, farsi una doccia, cercare di parlare con Olivia e con Dalia e dormire sogni tranquilli.
Londra è annuvolata, il cielo è grigio come lo smog e le macchine viaggiano veloci, i pedoni attraversano senza semaforo e c’è ancora qualche ragazzina con la divisa scolastica e una bottiglia di succo in mano.
Dalla sua Stella McCartney regalata da Emma per i vent’anni, Candice pesca il telefono che sta vibrando vicino alle chiavi di casa.
Blocca il passo e il respiro, la signora che cammina dietro di lei quasi le finisce addosso con un commento non troppo carino.
Deglutisce, prende un respiro profondo e accetta la chiamata.
“Pronto?”
Dall’altra parte si sente un sospiro, e Candice deve per forza mordersi il labbro inferiore per non sorridere.
O piangere.
O entrambe le cose.
“Mi dispiace” sente solo.
Tentenna appena su un tacco e l’altro, riprende a camminare piano: “Lo so”
“Vorrei rivederti”
Arrossisce ma si nasconde dentro la sciarpa per non farsi vedere da nessuno.
Sorride, “Mi piacerebbe molto, Zayn”
Megan è sdraiata sul suo letto con i capelli sparsi sul cuscino e lo sguardo perso al soffitto. Dalia sta mettendo l’acqua per la pasta sul fuoco, Emma è sotto la doccia e Olivia in terrazza al telefono con i suoi genitori.
India entra nella propria stanza e si sdraia sul letto della sua amica dai capelli rosa, che le sorride amorevolmente e si scosta per farla stare comoda.
India ha preso confidenza, non ha paura delle sue amiche ma Megan è attenta e sa che comunque il contatto le dà fastidio.
“È carino” borbotta la bionda, e l’altra ride perché ha già capito tutto, perché non c’è bisogno di un soggetto per capire la frase o capirsi in generale.
“Molto carino” concorda.
“E ti muore già dietro”
“E sì, mi muore già dietro”
India ride a denti scoperti: “Cos’hai intenzione di fare?” le domanda.
“Ho il suo numero nel telefono, - risponde Megan, beffarda – quindi aspetterò pazientemente che sia lui a chiamarmi.”
“E poi?”
“Sei troppo piccola per sapere queste cose” mormora, arruffandole i capelli biondi.
“Però, devi ammettere che sembrava gay” borbotta India, voltandosi a guardarla.
Megan aggrotta le sopracciglia, riflettendo: “I gay sono sempre i più dotati” risponde poi, qualche istante dopo.
India scoppia a ridere perché con Megan può non aver paura.
“Emma chiudi la bocca quando mangi…e non alzare gli occhi al cielo!”
“Perdonala Em, Dalia oggi ha scoperto che il suo principe azzurro è uno scaricatore di porto e ora se la prende col mondo”
“Megan tappati quella macchina per fare pom-”
“E buon appetito a tutte voi” sorride angelica India, fermando così l’ennesima strillata di Dalia. Questa lancia un’ultima occhiata di fuoco a tutto il tavolo, poi afferra la propria forchetta e la immerge quasi con rabbia nel proprio piatto.
È lunedì sera, lei ha mal di testa, Megan la serata libera e India non lavora.
Il tavolo del salotto è costellato di forchette e bicchieri colorati dell’Ikea, le luci di Londra entrano dalle vetrate delle finestre e la tv trasmette MTV Hits.
“Parlando di cose serie, - borbotta poi Megan a capotavola, indicando Candice con la propria posata – a che ora arriva Mister Mistery?”
L’amica arrossisce: “Alle otto – deglutisce – E si chiama Zayn”
“Ma Mister Mistery è più…” Megan arriccia le labbra in cerca di parole.
“Misterioso” le viene incontro Emma, convinta, e Olivia si trattiene dal ridere: “Certo, Em, certo”
“A dire la verità, comunque – sibila Dalia, con le spalle alla finestra e di fianco a Megan e Olivia – ci sono parecchie cose da chiarire”
“Parla” incita allora Candice, col piatto ancora pieno.
“Punto primo, perché tu – e indica Emma con fare accusatorio – sei tornata a casa con Coco sporco di caffè?”
L’altra spalanca gli occhi, poi batte una mano sulla superficie del tavolo e: “Cazzo! Hai visto? – strilla, infuriata – Me l’ha rovesciato addosso un ragazzo stamattina! Sono stata tutto il giorno con il cappotto da buttare, è stato un incubo!”
“Oh no, - Megan scuote freneticamente la testa e si porta le dita sulla bocca, scioccata – non dirmi che Coco è quel Coco”
Emma annuisce, grave: “Esatto – esala, con fatica – Cappotto Chanel, collezione autunno inverno 2013”
“Non dovevi dirmelo – Megan ha gli occhi lucidi – Cazzo, non dovevi”
Candice apre il portone di casa e pensa che, sotto quel lampione e appoggiato alla sua moto, Zayn sia ancora più bello di quanto si ricordi.
Le sue Converse bianche la portano davanti a lui, che con un gesto rapido lancia la cicca di sigaretta dentro un tombino e si aggiusta appena il colletto della giacca in pelle.
“Hey” accenna un sorriso un po’ imbarazzato.
È bellissimo.
“Ciao” risponde Candice, con le guance già in fiamme. Si morde il labbro inferiore, tentenna appena sul silenzio che si è già creato.
Il gatto della signora O’Connell attraversa veloce la strada e s’infila nella ringhiera a lato del palazzo, Zayn lo segue con lo sguardo spostandolo poi sulla figura sinuosa davanti a lui.
Sospira, “Mi dispiace non essermi fatto sentire in questi giorni”
La ragazza si stringe d’istinto nelle spalle magre, ha solo voglia di piangere sulla spalla di Dalia: “Non ti devi scusare! – esclama, forse con troppa enfasi – Non è colpa tua, non ti devo interessare per forza”
Zayn aggrotta le sopracciglia, lei si schiarisce la voce e riprende: “Insomma, non si richiama una persona a cui non si è interessati”
“Credi che non ti abbia richiamato perché non m’interessi?” domanda lui, collegando i tasselli. Fa un passo avanti, le sfiora il braccio e il maglioncino azzurro che indossa.
Candice trema appena.
“Non è così?” chiede di rimando, la voce bassa e gli occhi imprigionati dentro quelli scuri di lui, che adesso sorride.
“Tutt’altro” sussurra Zayn, scuotendo la testa.
“Vuol dire che ho un’altra possibilità?”
A lei formicolano le mani che vorrebbero incastrarsi con quelle di lui, le chiude a pugno e lo guarda, la differenza d’altezza quasi inesistente.
Zayn le accarezza una guancia: “Tutte quelle che vuoi”
India esce dal portone con già la sigaretta in bocca e l’accendino in mano. Sono le nove e venti di sera e lei ha bisogno di respirare.
Lo fa spesso, specie in questo ultimo periodo. India ha bisogno di isolarsi in un modo che solo lei riesce a capire. Le sue amiche stanno in silenzio, Megan dice “Stai attenta” e Olivia le lascia un bacio sulla fronte, ma nessuna ha il coraggio di fermarla.
Semplicemente perché, India non la fermi.
Le luci di Brixton sono accese ma fioche, passa davanti ai pub ancora aperti e si blocca quando vede l’insegna del supermarket ancora lampeggiante.
Si morde le labbra secche, prende un respiro profondo e mastica un’imprecazione mentre lancia il mozzicone di sigaretta sull’asfalto e si pulisce le mani sui jeans neri.
Le porte le si aprono in automatico, India cammina a passo spedito verso lo scaffale degli alcolici.
Harry non c’è.
Al bancone, infatti, stanzia una donna in carne, coi capelli ricci e scuri legati dietro la testa e gli occhi piccoli, quasi orientali.
La ragazza affonda le unghie nei palmi delle sue mani, prende un respiro profondo e quasi le viene da ridere.
Patetica.
Si volta, fa un passo avanti e un altro che la fa bloccare di nuovo.
Lui le sta di fronte, il cartellino col nome appeso al maglione blu scuro e un grembiule da lavoro che gli copre parte dei jeans neri e sbiaditi. In testa ha una cuffia di lana e sul volto il solito sorriso bastardo.
“Sei qui per me”
E non è una domanda. India continua a stare in silenzio, lo sguardo impenetrabile e i pugni serrati che ormai le fanno male.
Harry annuisce piano, si lecca le labbra e: “Stacco tra dieci minuti – informa, tranquillo – Vuoi venire con me?”
India si sente così vulnerabile e codarda sotto il suo guardo, nel suo sorriso che ancora non l’ha abbandonato mentre lei gli dà le spalle ed esce in strada.
Harry ha ancora i denti scoperti e sembra dannatamente felice.
“Mi dispiace”
“L’hai già detto”
Olivia sospira: “Non so cosa dire, non so più come fartelo capire… - si morde il labbro e sbuffa, frustrata – Ascolta Dalia, ho fatto un casino e lo so. Puoi giudicarmi, puntarmi il dito contro e anche strozzarmi se vuoi. Ma sono incinta, l’ho accettato io e l’hanno accettato le altre. Ti prego, per favore. Parlami”
Il bagno non è mai stato così caldo e soffocante, Dalia ha appena finito di asciugarsi i capelli davanti allo specchio e Olivia è seduta sul bordo della vasca.
“Per dirti cosa?” domanda la ragazza in piedi, stanca.
“Quello che pensi”
“Sai già quello che penso, - le ricorda, poi afferra il phon e arrotola il filo delle la presa elettrica – non c’è bisogno di dirlo ad alta voce”
“Non ti voglio perdere” sussurra Olivia, con gli occhi lucidi e la voce bassa.
Dalia sospira: “Dammi ancora qualche giorno per riflettere” le dice soltanto, poi esce dalla stanza e, al sicuro nella sua camera, si concede di piangere.
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Ciao a tutte!
Ecco qui il nuovo capitolo, puntualissimo :)
Come vi è sembrato? Avete capito qualcosa? Ahah ho sempre il terrore che la storia sia troppo incasinata!
Partiamo subito con l'analizzare le scene: nella prima scena - che può sembrare inutile - abbiamo una piccola dimostrazione d'apprezzamento di Megan nei confronti di Louis.
Secondo voi cosa succederà tra di loro? Louis è già cotto, si capisce, e anche lei lo ha già adocchiato.
E Niall e Dalia? Ho notato con piace che questa coppia vi ha stupite e ne sono molto soddisfatta! A vostro parere, la loro situazione come si evolverà?
Poi, per la gioia di molte, abbiamo il ritorno di Zayn. Zayn che è sempre più misterioso ma anche sempre più preso.
Candice è ingenua, si lascia trascinare senza dire niente e, come vedete, fa fatica a controllarsi.
Lo so, è tutto un casino ahah ma la storia in generale lo è, quindi bisogna accontentarsi :)
Ed India e Harry, come li avete trovati? Io, personalmente, sono follemente innamorata di Harry ahahahahahah
Per ultimo, abbiamo Dalia e Olivia, e la loro discussione che non ha ancora trovato un equilibrio.
Secondo voi, chi ha ragione? E perché?
Stavolta vi chiedo qual è il vostro personaggio maschile preferito!
Passando ai ringraziamenti, volevo dire grazie di cuore alle ragazze che mi lasciano i propri pensieri nelle recensioni. Siete preziose.
Grazie anche a chi ha messo la storia tra le seguite - ricordate - preferite, che mi lasciano i commenti su Ask e che aspettano pazientemente i capitoli.
Spero che questo capitolo non vi abbia deluse, fatemi sapere!
Vi lascio un'immagine di Emma
A presto,
Caterina
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Capitolo 7 *** Capitolo sei - Survive ***
No church in the wild
Capitolo sei - Survive
Emma Buster odia i bambini, perfino sua cugina di dieci anni, quella con le treccine chiare e le lentiggini è insopportabile. Li odia, li detesta, li rinnega e li disprezza.
Urlano, scalciano, tirano, parlano, gesticolano e si sporcano, sono sporchi e urlano ancora.
E lei, proprio Emma Buster, non riesce ancora a capire, dopo due ore di ragionamento, Facebook e Instagram, come abbia potuto accettare la richiesta d’aiuto di India, che “Ti prego Em, non ti chiedo mai nulla! Fammi questo favore e ti offro da bere tutti i giorni”.
Ha cercato di rifiutare – Chiedi ad Olivia, deve pur sempre prepararsi a queste cose! –, ma poi India ha preso un respiro profondo, lo stesso che fa quando sta per rimproverarla, ed Emma ha sospirato, corrucciato le labbra e “Okay, d’accordo, vado io!” ha detto, prima che l’amica parlasse.
E l’ha fatto davvero, ha accettato di andare a prendere il bambino a cui India fa da baby-sitter a scuola.
Quindi adesso si ritrova davanti alla Rick Hansen Public School, il telefono in mano e la tuta da studio sotto una giacca di pelle che ha afferrato al volo sull’attaccapanni dell’ingresso. Ha gli occhiali da sole, una Stella Mccartney al gomito e le Converse chiare ai piedi.
È orribile, ha dormito male, preso la metropolitana e odia i bambini.
Nel cortile esterno della scuola ci sono già parecchi genitori che chiacchierano tra di loro, Emma si guarda intorno e legge di nuovo la descrizione del bambino che India le ha mandato per messaggio.
“Alto, magro, ha i capelli biondi scuri e tantissime lentiggini sulla faccia. Ha sempre la camicia della divisa fuori dai pantaloni e lo zaino rosso. Se la vedi dura, il suo insegnante è un ragazzo, l’unico che trovi. Chiedi a lui, o, mal che vada, grida ‘Callum’ e guarda chi si gira. Buona fortuna! Xx”
Sospira, blocca lo schermo e alza lo sguardo in contemporanea con la campanella della scuola, e le vengono quasi le vertigini a ripensare a quando era lei, quella dietro i banchi e dentro la scuola. È stato alle elementari che ha conosciuto India. Erano amiche, sempre in competizione, così diverse da sembrare di due pianeti diversi, ma pur sempre amiche.
Le porte dipinte di blu dell’edificio in terracotta vengono aperte brutalmente da un paio di ragazzini coi capelli scompigliati e la divisa sgualcita.
Emma socchiude gli occhi per la concentrazione e osserva tutti i marmocchi che stanno uscendo con furia.
Non lo troverà mai.
Il cortile si riempie e si svuota velocemente, lei inizia a camminare avanti e indietro e si sente tremendamente un’idiota e no, mai più un favore ad India.
Ci sono decine e decine di bambini tutti uguali, biondi, alti e magri, che strillano e ridono come se fosse il giorno più bello del mondo.
Emma si avvicina all’entrata, vede un ragazzo – l’unico che sembra avere più di vent’anni – che parla tranquillamente con quella che sembra una madre particolarmente presa dalla conversazione.
Si schiarisce la voce nervosamente, i due si voltano verso di lei e “Emma!” esclama lui, con una tranquillità disarmante. La donna si allontana con un sorriso quando riesce ad afferrare il polso del figlio, Emma fissa il ragazzo davanti a lei con le sopracciglia aggrottate.
“Ci conosciamo?” domanda, accennando un sorriso. È un volto famigliare, l’ha già visto anche se non ricorda bene dove. Gli occhi grandi, le labbra carnose, la pelle chiara e i capelli rasati.
“Ti ho versato il caffè addosso qualche giorno fa, ricordi? – le risponde, ha la voce profonda ma tranquilla – Sono Liam”
Emma s’illumina di colpo e il telefono rischia quasi di cadere dalle sue mani. Come ha fatto a dimenticarsi del ragazzo che, con 3 sterline di caffè, ha mandato letteralmente a puttane il suo Coco da 1200 euro? Perché sì, l’aveva ordinato direttamente da Parigi.
Stringe i denti solo a pensarci.
“Adesso mi ricordo! – esclama però – Lavori qui?”
Liam annuisce: “Da quest’anno – risponde – Insegno inglese e storia. Tu invece?”
Emma ci mette qualche secondo a rispondere, perché lui ha una bellissima pelle e una bocca davvero invitante, oltre che una voce molto virile.
“La mia coinquilina ha accavallato due impegni e così mi ha chiesto di venire a prendere il bambino a cui fa da baby-sitter, ma non l’ho mai visto e…”
“Hai bisogno di una mano?” la interrompe Liam, inclinando la testa e sorridendole dolcemente.
È bello, banale, ma bello.
La ragazza annuisce sconsolata: “Si chiama Callum, dovrebbe essere alto, magro e avere le lentiggini”
Lui aggrotta le sopracciglia folte e scure, ragionando. Qualche secondo dopo annuisce e le sorride: “Callum, certo. È quel ragazzino con lo zaino rosso vicino al cancello”
Emma annuisce, sorride: “Ti ringrazio molto” mormora, facendo un passo indietro.
“Nessun problema – ribatte Liam, alzando le spalle – E...ah!, se mai ti venisse voglia di berlo, un caffè, adesso sai dove trovarmi”
La ragazza è confusa, stanca e non ha davvero voglia di decifrare la sua frase.
Si inumidisce le labbra e pensa al perché non le abbia chiesto semplicemente il numero, sarebbe stato meno patetico e lei avrebbe impiegato molto meno a capire.
“D’accordo” dice però, ricambiando il sorriso.
Candice sta camminando per Hyde Park con la sciarpa attorno al collo e le mani infilate nelle tasche del cappotto nero. Zayn, di fianco a lei, le sta parlando della sua famiglia, del viaggio che spera di fare in Spagna, del tempo, dei suoi disegni, di lui.
È venuto a prenderla all’università dopo lezione, Candice ha rischiato di cadere dalle scale per la sorpresa.
“Deve essere dura essere l’unico maschio con tre sorelle”
Lui sorride, guarda lei e poi la ghiaia sotto i piedi: “Sì, beh, ero convinto che l’ultima sarebbe stata un maschio – sospira, senza perdere l’espressione serena – Ogni tanto mi sentivo impotente, specie per il fatto che fossi solo. Poi con gli anni mi sono adattato, anzi, credo che addirittura mi piaccia un po’, essere l’unico uomo”
Candice gli sorride intenerita, è il terzo giorno che escono e tutto va bene.
Zayn non l’ha ancora baciata e tutto va bene.
S’è accorta di un particolare interessante. Lui fa tante domande, è curioso ma mai invadente, l’ascolta attentamente, la osserva parlare, la studia, la fa deglutire e sorridere.
E un po’ le dispiace, perché oltre che ad essere tremendamente timida, Candice è anche curiosa, ed è soprattutto curiosa di Zayn.
E per ora sa solamente che ha ventidue anni compiuti, tre sorelle, un appartamento in centro, una moto fiammeggiante e una collezione di fumetti d’epoca. E sa anche che non è un amante della carne, che ama guardare film in bianco e nero e fuma tanto, forse troppo.
“Tu invece cosa fai nella vita?” chiede, qualche istante dopo. Si può già immaginare il piccolo sorriso orgoglioso di India.
Lui aggrotta le sopracciglia, infila le mani dentro le tasche dei suoi jeans scuri e sorride a labbra chiuse: “Sopravvivo” risponde.
La ragazza non smette di camminare, anche se è rimasta sorpresa.
“È un lavoro molto duro” mormora, gli occhi luminosi.
Zayn è sorpreso, si blocca in mezzo al viale alberato e la guarda arrossire, perché lui è serio, ha lo sguardo concentrato e la bocca socchiusa per lo stupore. Le sorride, scuote la testa: “Hai ragione”
Le mattonelle della terrazza sono fredde ma non sporche, i capelli biondi di India sono sparsi per la superficie color terracotta, ha una mano sullo stomaco e l’altra che regge una sigaretta, le gambe sono stese per terra come la schiena e le caviglie sono, inevitabilmente, incrociate.
Sono le tre del mattino e lei n0n riesce a chiudere occhio. Ha staccato dal lavoro all’una e mezza, è tornata a casa, appoggiato la borsa all’ingresso e s’è sdraiata sul pavimento del terrazzo, a fissare – o meglio, a cercare – le stelle e respirare piano.
India ha detto in tutto tredici parole, oggi.
“Buongiorno”
“No”
“Ci vediamo dopo”
“Okay”
“Cosa hai detto?”
“Io vado”
“Sono qui”
È una di quelle giornate in cui non sente niente, l’apatia totale che la ricopre le fa pesare le gambe magre e gli occhi stanchi. Solo tredici parole perché, semplicemente, non aveva nient’altro da dire. Perché non le importava.
Ed è una cosa fin troppo dolorosa, solo che questo non lo dice.
Aspira un altro tiro di sigaretta, inclina la testa di lato e sente il collo troppo esposto.
La luce del salone si accende e si spegne in una frazione di qualche secondo, India tende le orecchie e aggrotta le sopracciglia senza smettere di fissare il cielo.
“Credevo non fossi ancora rientrata”
Megan ha le Louboutin nere in mano, il vestito fatto di strass sopra le ginocchia appuntite e un giacchetto di pelle sotto i capelli rosa e lunghi.
India sospira, chiude gli occhi: “Non riuscivo a dormire”
Diciassette parole.
L’amica esce del tutto in balcone, trascina i piedi sulla superficie fredda e le si sdraia accanto senza aggiungere altro.
Come al solito, non ce n’è bisogno.
Si accende la sigaretta che India le sta porgendo, copre la fiamma con le mani perché fa freddo e: “Neanche una stella” afferma, quasi dispiaciuta.
India rimane in silenzio, il vento si alza e le fa tremare le gambe.
“Domani Dalia va con Olivia in ospedale, spero riescano a chiarire una volta per tutte” continua Megan, come se nulla fosse.
La bionda sta quasi sorridendo.
“Emma invece ha incontrato quello stronzo che le ha rovinato Coco, sai? E Candice! Candice era tutta rossa quando Zayn l’ha riportata a casa. È completamente persa per quel ragazzo. – ride appena, prendendo una boccata di fumo – Non la biasimo per nulla, voglio dire, l’hai visto? È il sesso”
India sorride all’aereo che sta passando sopra le loro teste. Socchiude gli occhi, getta il mozzicone nel posacenere che s’è ricordata di prendere e si accende un’altra sigaretta.
In silenzio.
Passa un altro aereo, prima che riesca a parlare.
“Credo di aver fatto una cazzata”
Megan chiude gli occhi e si morde le labbra per non sorridere.
Lo sapeva.
Aspira un altro tiro.
“Credo di averlo cercato…di essermi fatta trovare. Che schifo i sentimenti”
La sente sospira con frustrazione, con la coda dell’occhio la vede stringere la sigaretta con forza.
“Lo vedo ovunque e ovunque lui sorride. Cioè sorride, il mondo fa schifo e lui sorride. E non è un sorriso normale…sembra che voglia studiarmi. Mi guarda con quel cazzo di sorriso come per dire ‘ti conosco’. Mi fa paura Meg. Mi sento…nuda”
Megan si volta verso di lei, appoggia la testa sul palmo di una mano e il gomito sulle mattonelle. La osserva nel buio, si inumidisce le labbra e sorride: “Magari è la volta buona, India” sussurra, piano. Le sue dita spengono la cicca sul pavimento, poi si fanno vedere dagli occhi chiari dell’amica con movimenti lenti, per non spaventarla.
India serra le palpebre mentre sente le dita fredde di Megan accarezzarle il collo, il segno lungo e bianco che da sotto l’orecchio arriva quasi alla scapola sporgente.
“Le cicatrici non se ne vanno” mormora, tremante.
“Ma se le si bacia, il dolore ogni tanto scompare”
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Sono in super ritardo!
Ci ho messo un po' di più ad aggiornare stavolta, e credo che d'ora in poi sarà sempre così, ve l'avevo detto all'inizio.
Sto partendo in questo momento, perciò non mi posso fermare come al solito ad analizzare il capitolo.
Capitolo osceno, lo so!
Mi dispiace molto ahahahah
Spero che a voi non faccia così schifo come faccia a me, e soprattutto che abbia capito qualcosa!
Come l'avete vista Emma? E Liam?
Zayn è sempre misterioso, Candice sempre più cotta e India terrorizzata.
Nel prossimo capitolo le cose si spiegheranno molto meglio, torneranno Louis e Niall e anche Dalia e Olivia!
Lo scorso capitolo ha avuto ben 15 recensioni e ciò mi fa riempire il cuore di gioia, grazie mille a tutte!
Vi risponderò non appena avrò il tempo per farlo, siete state meravigliose!
Grazie anche a chi segue questa storia in silenzio, siete tantissime :)
Un grazie mille anche alla mia Megan per aver corretto questo capitolo e soprattutto per essersene uscita con una frase come: "Cosa vuoi dallamia vita? Io beto fan fiction"
Buon ferragosto a tutte quante!
Vi lascio un'immagine appunto, di Megan :)
A presto,
Caterina
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Capitolo 8 *** Capitolo sette - Why I love you ***
No church in the wild
Capitolo sette - Why I love you
Megan passa il pennellino dello smalto sull’indice della sinistra. L’unghia assume subito una sfumatura di rosso acceso che la fa sorridere spensieratamente. Alle spalle ha i tetti di Londra rinchiusi fuori la vetrata del terrazzo, in casa c’è solo Emma che studia in cucina e sono le undici di mattina.
Dalia e Olivia sono uscite da almeno un’ora, Candice è andata in ufficio per finire di lavorare ad un progetto di cui nessuno ha ancora capito niente – Ve l’ho detto ragazze, quando sarà il momento vi dirò tutto! – e India è uscita chissà quando e chissà dove.
Megan sospira.
Il boccetto di smalto si sbilancia leggermente quando il telefono sul tavolo inizia a vibrare rumorosamente. La ragazza alza gli occhi al cielo contrariata, rimette il pennellino a posto e afferra il cellulare.
Si lecca le labbra sorridendo, orgogliosa di se stessa.
Lo sapeva.
“Pronto?”
“È una buona giornata per la splendida Megan?”
Ed è proprio la voce di Louis Tomlinson quella che sente dall’altro capo. Il tono solare, l’accento ormai londinese e il timbro alto, giocoso.
La ragazza soffia sulle unghie rosse, mordendosi le labbra: “Dipende – risponde, appoggiando le gambe sul tavolo – Per te è una buona giornata, Louis?”
“Ora che sento la tua meravigliosa voce, direi proprio di sì”
Megan quasi arrossisce.
“Sei un ruffiano” borbotta, scuotendo la testa. Lo smalto inizia ad asciugarsi.
Emma gira la pagina del suo libro.
“Sono solo molto sincero – lo può sentire sorridere – Come stai, comunque?”
“Bene, e tu?” lei soffia ancora una boccata, poi si alza in piedi e si butta sul divano.
Emma sbuffa.
“Sono un po’ indaffarato, a dire la verità – Louis sospira, forse si sta leccando le labbra – Ascolta, ti ho chiamato perché Niall vuole a tutti i costi il numero di Dalia, e mi ha praticamente costretto a chiedertelo. Mi dispiace disturbarti, ma si tratta della sua e soprattutto della mia salute mentale, quindi…”
Megan appoggia la mano sulla sua coscia nuda, aggrotta le sopracciglia e: “Tutto qui?” domanda, sinceramente sorpresa.
“Beh, per ora credo che si accontenti del numero di telefono, ma se vuoi dargli anche la taglia di reggiseno non credo che si arr-”
“No! – la ragazza scuote la testa, mordendosi le labbra – Intendo dire… - poi sospira e chiude gli occhi – Niente, lascia perdere”
Gli detta il numero che sa a memoria ed evita accuratamente di mostrare qualche tipo di delusione nella sua voce.
“Grazie mille – dice poi Louis, qualche minuto dopo – Sei un angelo”
Megan rotea gli occhi al cielo, seccata.
“Per così poco”
Emma bestemmia e volta pagina del libro.
“Okay – Louis deglutisce – Allora ciao”
Megan stringe il pugno sulla coscia e chissene frega se lo smalto non s’è ancora asciugato. Si morde il labbro con più forza, “A presto” dice, ma il suo tono è sempre gentile e malizioso.
Sta quasi per riattaccare, ma la voce di Louis la richiama velocemente, ponendo fine alle sue domande – e imprecazioni – silenziose.
Lei sorride, si lecca le labbra e riporta il telefono all’orecchio: “Domani. Alle otto. Sii puntuale”
Il St. Mary Hospital dista undici fermate della metropolitana dal loro appartamento.
Dalia continua a fare avanti e indietro per il piccolo corridoio, supera le tre signore col pancione e Olivia, rannicchiata sulla sedia.
I capelli di entrambe sono scuri e raccolti in trecce scombinate, sono le undici e qualcosa della mattina e Olivia ha una fame tremenda.
Non si sono rivolte parola, Dalia ha semplicemente fatto finta che l’amica non esistesse.
Olivia ha il cappuccio tirato sulla testa, gli occhiali spessi sul naso piccolo e le mani in grembo.
Sospira.
Le pareti sono azzurre chiaro, l’odore è inconfondibilmente quello di disinfettante e le infermiere di questo piano hanno i camici gialli e dei sorrisi rassicuranti.
Dalia non le sopporta.
La porta in fondo al corridoio si apre per la quinta volta da quando sono arrivate, esce prima una donna giovane e poi la solita dottoressa di sempre, che sorride e le stringe cordialmente una mano.
Quando poi si affaccia verso la sala d’aspetto e chiama: “Olivia Pickett”, Dalia inizia seriamente a sentire freddo.
La sottoscritta alza appena una mano, afferra la propria borsa posata tra le gambe e segue l’amica nello studio della dottoressa.
La donna deve avere almeno una quarantina d’anni, è alta e slanciata, con qualche ruga sul viso pallido e ovale e i capelli biondo cenere inceppati in uno chignon elegante.
“Hai portato un’amica?” sorride, fa distendere Olivia sull’apposito lettino e s’infila i guanti.
La ragazza si schiarisce la voce, a disagio. Sono ancora amiche?
Dalia coglie la sua esitazione, le afferra quasi rudemente la mano e “Ha portato l’Amica” afferma, col respiro pesante.
Le due si guardano, entrambe troppo testarde.
Non c’è nessun ‘Scusa’ o un ‘Mi dispiace’, perché non importa a nessuno, non più.
Olivia sorride, ricambia la stretta.
L’appartamento della famiglia Buster è affacciato su Primrose Hill. Due piani più mansarda di lusso e antiquato, camini nelle stanze e marmo italiano in cucina. In salotto si erge una maestosa collezione di libri, mentre nella zona da pranzo il tavolo in legno è circondato da affreschi rinascimentali.
Emma è seduta con le gambe incrociate sul divano in pelle, ha in mano il proprio telefono e aperta la conversazione con Megan, che le sta dicendo di non preoccuparsi, che suo padre non è così male, che non le toglieranno i fondi e soprattutto che i suoi genitori capiranno.
Emma però vuole solo piangere, deglutisce e alza lo sguardo quando sente i passi di suo padre arrivare dal corridoio.
Odia questa casa.
Ivan Buster è un uomo di quarantacinque anni, di bell’aspetto, con un viso giovanile e i capelli biondo cenere. Indossa una camicia di lini bianco, dei jeans chiari e un paio di scarpe nere e lucide.
“Ciao Em, - la saluta mentre le scompiglia i capelli – che onore vederti in questa casa”
La figlia si morde l’interno della guancia per non replicare e si appoggia stancamente allo schienale del divano, incrociando le braccia come faceva da bambina. L’uomo invece si posiziona sulla poltrona davanti a lei, accavalla elegantemente le gambe e continua a sorriderle.
È irritante.
“Veramente è stata mamma a chiamarmi – sbuffa – Io col cavolo che venivo a trovarvi”
“Ci odi così tanto?” Ivan ridacchia, scuotendo la testa.
“Non ridere! – esclama Emma, arrabbiata – Non prendermi in giro papà! È un periodo di merda anche senza che tu t’intrometta”
“È per questo che non hai passato i due esami?”
La ragazza si alza in piedi di scatto ed è come se stesse perdendo l’unico appiglio di aria rimasto.
Sta soffocando dentro queste mura.
“Dì a mamma che sono passata” dice soltanto, col fiato corto. Afferra la borsa e il cappotto.
Le viene da piangere.
Harry sta scrivendo qualcosa su un diario, quando India entra nel supermarket.
Gli scaffali sono silenziosi, il ronzio della radio che trasmette una hit del 2004 si confonde con quello dei frigoriferi funzionanti.
Lei indossa una gonna lunga e nera a vita alta e un crop top grigio fumo sotto una giacca leggera di denim.
Non si volta a fissarlo, trascina gli anfibi verso lo scaffale degli alcolici, afferra quattro bottiglie di Heineken con le sue dita esperte e raggiunge velocemente il bancone della casa.
I capelli sono – come da consueto – sciolti sulle spalle e lungo la schiena, lo sguardo è più vitreo del solito e adesso punta dritto la testa china del ragazzo.
Non ha tempo da perdere, e lui non accenna a muoversi.
La mano destra tiene quasi con violenza una penna nera, le pagine hanno un colore tendente al giallo e la scrittura è fitta e obliqua.
India non sa nemmeno se lui l’abbia notata. Continua a guardargli la fronte, i capelli dentro una cuffia grigia, il fisico imbottigliato in un maglione nero e largo, le maniche sui gomiti che scoprono i tatuaggi, le mani grandi.
“Harry”
Lui si blocca improvvisamente, la parola lasciata incompleta. Aggrotta le sopracciglia, posa la penna sul bancone alza la testa, piano.
India lo sta guardando con gli occhi leggermente più aperti del solito, le labbra tremanti e l’espressione stravolta dal panico.
“Ciao” mormora Harry, in un bisbiglio.
La ragazza prende un respiro profondo, lo stomaco le si chiude in una morsa opprimente, appoggia le birre sul bancone e serra le mani a pugno.
Lui chiude il diario, lo infila sotto il ripiano e continua ad osservarla.
Non sorride.
Il suo volto è serio, concentrato, la schiena è ricurva sullo sgabello e gli occhi sono verdi scuri.
India percepisce i palmi delle mani bruciare per il troppo dolore, deglutisce più e più volte e vorrebbe solo tornare a casa e piangere.
Ed è come se riuscisse a sentire ogni cosa intorno a lei e non vedesse nient’altro che lui.
Le porte del supermarket che adesso si sono aperte, il fruscio della borsa della signora appena entrata a contatto col giubbotto, il ronzio dei neon al soffitto, la voce di Ed Sheeran agli altoparlanti, le macchine fuori, il vento, la rabbia, la paura, il rimpianto, il sangue nelle vene, il tremito alle gambe alle labbra, lui.
Il suo scudo di apatia s’è frantumato sotto un paio di occhi verdi.
C’è freddo.
“Sono dodici sterline” dice Harry, attimi dopo.
India infila velocemente la mano dentro la tasca della giacca e sfila le due banconote da cinque e da dieci sterline. Aspetta che lui metta le bottiglie dentro al sacchetto plastica che inevitabilmente si romperà tornando a casa e appoggia i soldi sul marmo.
“Mi piace come dici il mio nome”
Harry continua a fissarla anche mentre le passa la borsa e prende il resto. Lei non risponde, serra le labbra e s’irrigidisce.
Quando ormai è fuori dal supermarket e il vento invernale le fa quasi girare la testa, India capisce di essere scappata di nuovo.
E, qui fuori, la sua corazza c’è ancora.
L’appartamento sa di pasta al sugo e anche di bruciato, Olivia e Dalia stanno apparecchiando, Emma è stesa sul divano con le gambe nude, Megan si sta improvvisando cuoca e India è seduta sul ripiano delle cucina, con una sigaretta in bocca e il sorriso spento.
Candice è in piedi, sono le sei e quaranta e non ha per niente fame.
Si morde il labbro, a disagio. Avanza di qualche passo verso la zona cottura, si appoggia al frigorifero.
Sospira.
“Piccola Candice – Megan le rivolge un’occhiata serena – Che ti succede?”
L’amica tentenna un po’ sulle sue gambe chilometriche, gioca con la treccia dei suoi capelli e sospira di nuovo.
“Come…come sai quando bisogna dire ‘ti amo’?”
Megan appoggia di scatto il mestolo in ferro, guarda prima lei e poi India, che ricambia lo sguardo.
Candice inizia ad arrossire furiosamente, e le due scoppiano a ridere.
“Oh, piccola Candice! – esclama Megan, affettuosa – Quanto sei ingenua”
“Che c’è? – sbuffa l’altra, risentita – Era una semplice domanda”
India tossica il fumo che l’è andato di traverso: “Scusaci Candy – ridacchia, cercando di rimanere seria –È che, voglio dire, ti sembriamo davvero due ragazze che dicono ‘ti amo’?”
“Esatto! – concorda Megan, sistemandosi la maglietta scollata che indossa – Perché dire ‘ti amo’ quando puoi avere tutti gli uomini di questo mondo? Perché avere una relazione quando puoi avere esclusivamente il sesso? Tanto sesso”
Candice ha le guance porpora, gli occhi spalancati e l’espressione terrorizzata.
India scuote la testa esasperata e rifila piccolo calcio nel sedere di Megan: “Quello che Meg sta cercando di dirti, Candice – spiega – è che hai chiesto alle due persone meno adatte per questo genere di cose”
“Intendi l’amore?”
“Intendo i sentimenti – India sospira – Facciamo schifo in questo campo”
Megan aggrotta le sopracciglia e la guarda: “In realtà facciamo schifo in tutto” la corregge.
“Lo so – la bionda sorride, fa l’occhiolino a Candice – Ma siamo comunque le migliori”
Tutte e tre scoppiano a ridere.
La pasta poi, si è inevitabilmente bruciata.
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Eccomi qui!
Come state? Non ho neanche ritardato così tanto!
In questi giorni scrivere mi risulta davvero difficilissimo e non so perché ahah
Comunque sono qui, con un capitolo decisamente movimentato.
Prima di tutto, per la vostra gioia, abbiamo il primo vero momento Louis/Megan.
Come li avete trovati? Avete capito perché Megan inizialmente è sorpresa?
Può essere che Louis vi abbia dato l’impressione di essere timido. In realtà è esattamente il contrario ahahah
Io me lo immagino esattamente come lo descrivo, ovvero schietto e diretto, ma anche molto elegante e, perché no, anche un po’ ruffiano ahah
Nel prossimo capitolo li vedremo insieme nell’appuntamento (:
Poi abbiamo la riappacificazione – se così si può chiamare – di Dalia e Olivia.
Molte di voi probabilmente si aspettavano un vero e proprio confronto, e a dire la verità anche io. Ma il fatto è che ho riflettuto a lungo sui loro caratteri ed entrambe sono molto testarde e orgogliose, e mai e poi mai si sarebbero chieste scusa con l’intenzione di essere perdonate.
Ma il pezzo stranamente mi piace ahah e spero possa piacere anche a voi (:
La new entry del capitolo è la casa natale di Emma. Emma che è sempre allegra anche quando non vuole, si sente soffocare dalla sua famiglia e da suo padre. So che non viene spiegato niente, e probabilmente dovrete aspettare un po’ prima di conoscere esattamente tutto ciò che Emma pensa, ma volevo introdurvi questo stato d’animo di Emma, per conoscerla un po’ più a fondo.
Voi cosa ne pensate?
Poi abbiamo India, sempre più terrorizzata, e abbiamo Harry, che scrive. Ecco, la scrittura sarà un altro tassello fondamentale per questa coppia, specie per lui.
Come li avete trovati? Le vostre impressioni?
Per ultimo abbiamo la piccola Candice confusa. So che è molto affrettato un ‘ti amo’, ma Candice è totalmente inesperta e Zayn è una rivoluzione per lei.
Nel prossimo capitolo troveremo senza dubbio Dalia e Niall, Louis e Megan e ancora Zayn.
E, visto che adesso Olivia è più serena, il suo personaggio diventerà fondamentale.
E, porca miseria!, siamo già al capitolo sette! Ahahaha
Vi ringrazio immensamente, di cuore, mille volte, per tutte le recensioni che mi lasciate ad ogni capitolo, per i commenti su Ask e su Facebook.
Grazie mille, senza di voi non saprei davvero come fare :’)
Grazie anche a chi segue silenziosamente la storia, siete speciali!
Spero che il capitolo non vi abbia deluse!
Vi lascio alla meravigliosa Candice :)
A presto,
Caterina
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Capitolo 9 *** Capitolo otto - Wake up ***
No church in the wild
Capitolo otto - Wake up
Le sue corde vocali vibrano lente assieme a quelle della chitarra.
Dalia soffia nel microfono nero e ha le palpebre serrate, la fronte che si aggrottata e la voce bassa, quasi sussurrata.
Worn Me Down è una delle sue cover preferite, adora ogni singolo suono di quella canzone e ogni volta è come se la stesse cantando per se stessa.
Le parole le tremano nell’ultima strofa, si zittisce con un rumore secco della chitarra e il pub scoppia in un applauso caloroso. Lei prende un respiro profondo come se stesse riemergendo e apre gli occhi, sorride.
“Grazie mille a tutti – mormora, schierandosi la voce – Buon proseguimento di serata”
Si alza dal panchetto su cui è seduta e scende dal piccolo palco da cabaret con la chitarra tra le mani. La sistema con cura nella custodia e poi si trascina al bancone, dove ordina una Diet Coke.
Il pub si trova in periferia, è stile anni ’80 e alle pareti spiccano tutti i volti dei più grandi artisti della storia.
Dalia sorride a Bob Marley e sospira.
“Sei stata bravissima, come al solito”
Niall Horan le si è appena seduto di fianco, ha i capelli biondo scuro scompigliati e una felpa pesante e verde che gli accentua il colore oceano degli occhi.
Dalia si lecca le lebbra, poi le stringe in una linea dura e sospira ancora: “Credevo che fossi stata abbastanza chiara – dice – Prima vuoi il mio numero, adesso ti presenti qui… Se non ti ho risposto ai messaggi, Niall, è perché non voglio avere nulla a che fare con te”
Niall la guarda con la bocca spalancata e l’espressione sorpresa. Poi scuote la testa e le sorride: “Tu sei tutta matta” mormora, prendendo un sorso della sua birra.
“Non sono matta – Dalia inizia già a spazientirsi, non è proprio serata – Semplicemente non m’interessi, tutto qui”
“Proprio per questo sei matta! – esclama Niall, ridendo – Ascoltami principessa, io non so quali castelli tu ti sia fatta su di me, ma non sono il tipo che rincorre le ragazze e le corteggia. Non ti ho chiesto di sposarmi, ci mancherebbe altro! Sei una bella ragazza, mi piacciono molto le tue gambe e il tuo fondoschiena, ma volevo semplicemente sentirti cantare e magari chiacchierare un po’ con te. È così terribile?”
Dalia stringe i pugni per evitare di mettergli le mani addosso. Stanotte non ha dormito granché, sta sicuramente per piovere e lei deve tornare dall’altra parte della città in metro.
“Ascoltami tu! – ruggisce – Sei libero di seguirmi su Twitter, di avermi nella tua rubrica e di venire a vedermi cantare, ma non voglio avere nulla a che fare con te. Te lo ripeto Niall, non m’interessi. Non m’interessa la tua vita né quello che sei o quello che fai”
Niall è chiaramente senza parole. Si lecca le labbra secche e guarda il locale, ma nessuno sembra averlo riconosciuto.
“Sono il tuo cantante preferito” biascica poi, confuso.
“Già – Dalia si alza in piedi e afferra la custodi della sua chitarra – Sei il mio cantante preferito. Tu sei dentro il mio iPod. Tu devi rimanere lì”
La signora del tavolo quattro alza gli occhi dal suo drink in tempo per vedere la ragazza uscire dal locale.
Megan ha un braccio di Louis attorno alla vita e un sorriso sincero dipinto sul volto.
Stanno vagando per il centro di Londra ormai da qualche ora, senza una metà precisa. Sono passati già due volte davanti a Buckingham Palace e Louis ha il terrore di non sapere più dove abbia lasciato la macchina.
Hanno mangiato dal cinese, Megan ha cercato di non ridere quando lui si è quasi strozzato con il riso e ha protestato quando Louis ha pagato per entrambi.
C’è il vento, ma i suoi capelli sono legati in uno chignon stretto e il ragazzo le ha gentilmente offerto la propria giacca in denim imbottito.
È comoda.
“Le più piccole hanno sei anni – sta dicendo Louis, tenendola stretta – Si chiamano Pheobe e Daisy, sono gemelle e sono davvero troppo uguali”
La sua voce è aperta come le sue vocali, Megan lo ascolta continuando a fissargli il profilo spigoloso ma attraente. Con le Louboutin sono alti uguali, lei sorride al pensiero ma non lo interrompe.
“Felicité ha quattordici anni, ed è completamente fuori di testa – Louis scuote la testa e ride –È iperattiva, logorroica ed è sempre felice e disponibile con tutti”
“Saranno tutte bellissime” mormora Megan, in un sussurro. Lui la stringe più forte e le lascia un bacio tra i capelli: “La più grande è Charlotte – conclude poi, continuando a camminare – Ha quasi diciassette anni ed è perennemente…”
“Incazzata col mondo? – indovina Megan, sorridendo – O pigra? Disobbediente? Volgare? Antipatica?”
“Esattamente! – esclama Louis, poi sospira – La minaccia del collegio in Svizzera non serve più a niente. Spero che questa fase finisca presto”
Megan ride sui tacchi e dentro il paio di jeans neri che indossa, gli accarezza una guancia e: “Non passerà – spiega semplicemente – E anzi, peggiorerà. Dovrai rinchiuderla in casa per evitare che combini qualche guaio”
“Sembri molto esperta” le fa notare Louis, alzando un sopracciglio.
“Te l’ho detto – s0rride lei, passandogli un braccio attorno alla vita – L’adolescenza non finisce, peggiora”
Olivia è al telefono coi suoi genitori da quasi due ore e mezza. È seduta sul cornicione della terrazza, le gambe scoperte, la felpa dell’università e un fazzoletto ormai consumato chiuso nel pugno della destra.
Fuori soffia il vento e lei ha chiuso la finestra per evitare di farsi sentire piangere da Candice, è troppo orgogliosa e comunque troppo disperata.
Una gravidanza a ventun anni non è una bella cosa per nessuno, specialmente per sua madre e suo padre, che stanziano a Parigi ormai da sei anni. Lei rimane in silenzio, ogni tanto singhiozza e ascolta la voce carica di delusione di entrambi i suoi genitori.
Candice la osserva di tanto in tanto, alza gli occhi dal libro che sta leggendo sul divano e addolcisce lo sguardo, senza bene sapere cosa fare. Poi sospira, scuote la testa e torna alla pagine.
Il campanello di casa suona all’improvviso un paio di volte, facendola sobbalzare per lo spavento. Gli occhi chiari di Candice corrono all’orologio appeso al muro della cucina.
Le undici e quattro di sera.
L’ansia le fa trattenere il respiro per diversi secondi. Le ragazze hanno tutte le chiavi, lei non aspetta nessuno e neanche Olivia.
Candice odia queste situazioni, per questo blocca tutti gli utenti che vogliono seguirla su Instagram e non accetta mai richieste d’amicizia su Facebook.
Anche se lei lo chiama ‘prevenzione’, in realtà è una gran fifona.
Si alza lentamente, osserva circospetta il salotto e la terrazza e cammina velocemente verso la porta d’ingresso e quindi al citofono.
“Sì?”
“Ehm, Candice”
Zayn.
Sorride: “Ciao”
“Puoi…puoi venire giù? Devo parlarti. Per favore”
Candice ha perso il sorriso, e mentre rispondere con un: “Arrivo” un po’ balbettato, spera con tutto il cuore di non esserci troppo dentro.
Emma è al quinto bicchiere di Sambuca, quando Dalia le si siede vicino al bancone.
India inarca le sopracciglia e la guarda con confusione, serve un ragazzo dai capelli neri e lunghi e la raggiunge: “Ciao!” esclama, alzando la voce.
Dalia fa un gesto di saluto con la mano, “Ho lasciato la chitarra nello spogliatoio – dice, arrabbiata – Adesso dammi da bere che odio la mia vita”
Emma ride apertamente e le circonda il collo con un braccio, lasciandole un bacio umido sulla guancia.
India rilassa le spalle, sorride ad entrambe e torna al suo lavoro.
Il ‘Lollipop’ stasera non è del tutto pieno, la musica scorre quasi bassa tra le pareti e non c’è bisogno di urlare per farsi sentire. Il concerto che si è appena svolto era di una certa band non troppo conosciuta.
Adesso Joy, il dj, sta passando le hit degli anni ’90, Emma si esalta ogni volta che riconosce una canzone e: “Te la ricordi?” esclama verso India, che le sorride e annuisce.
“Sembra che ti abbiano appena ucciso il gatto, Dalia” ride Emma, appoggiandosi al bancone con entrambe le braccia.
“Noi non abbiamo gatti – sibila l’amica in risposta – E comunque non è serata, quindi ubriacati e taci come ogni altro essere vivente”
“Fortuna che ti vogliamo bene, D” sorride India, e le porge un mojito blu.
Dalia alza gli occhi al cielo e sospira, si guarda intorno.
Non c’è praticamente nessuno sulla pista da ballo.
“Che mi sono persa?” domanda poi, cambiando argomento.
India si allontana per prendere del nuovo ghiaccio e una bottiglia trasparente. La divisa le sta ancora larga sulle spalle e nei fianchi. Ci sono almeno venticinque gradi ma i suoi capelli sono inevitabilmente sciolti e mossi.
È struccata ma pur sempre bellissima.
Dalia un po’ la invidia.
“Megan non ha ancora finito con Louis – spiega Emma, controllando il proprio telefono appoggiato sul bancone – Olivia ha detto ai suoi di essere nella merda e…Ah! Domani rivedo Liam”
“Il professore?”
“Il professore sexy – mormora l’amica, abbassando il tono della voce – È il classico tipo che dorme in piedi”
“E allora perché vuoi a tutti i costi tornare a scuola da lui?” domanda India dietro al bancone, uno strofinaccio in mano e un bicchiere dall’altra.
“Perché è sexy! – il tono di Emma è fin troppo ovvio – E perché voglio capire come mai non mi abbia chiesto il numero”
“Forse non gli piaci” dice Dalia, stringendosi nelle spalle.
“O forse è perché ho ragione io – l’amica blocca il telefono e lo ripone nella tasca dei jeans – È il classico tipo che dorme in piedi”
Candice è una fifona, ma ha un cuore d’oro. E, oltre a questo, ha anche un paio di gambe mozzafiato e delle mani lunghissime e magre, un paio di occhi da cerbiatta e la pelle liscia e bianca.
Apre il portone del palazzo e prende un respiro che sa di freddo e di notte. La strada è deserta e buia, le finestre dei condomini sono quasi tutte accese, c’è qualche radio che va ancora e perfino un telegiornale di mezzanotte.
Candice non lo vede neanche arrivare perché Zayn è già lì.
Non lo vede ma lo sente.
Sente le sue mani tra i capelli che ha cercato di sistemare fino ad adesso, sente le sue dita sugli zigomi sporgenti, la sua bocca avida e disperata sulla sua, la lingua sapiente di chi parla poco ma pensa troppo.
Candice è una fifona, ma ha un cuore abbastanza grande per Zayn. E delle mani lunghissime e magre che adesso gli accarezzano le spalle ampie, un paio di occhi da cerbiatta che ora sono serrati, le gambe affusolate che tremano per troppe emozioni troppo grandi e troppo belle.
Non ha mai baciato nessun ragazzo come sta baciando Zayn in questo momento. Non si è mai sentita così tanto stretta e vicina ad una persona, così tanto da soffocare e chiedere un altro bacio, e poi un altro ancora fino a quando le labbra non le faranno male.
Candice è una fifona, ma ha un cuore d’oro adesso che è fatto apposta per Zayn.
|
Eccomi qui con il nuovo capitolo!
Scusatemi se ci ho messo un po’ ma questa storia richiede più tempo e attenzione che altre, e in più voglio fare le cose con calma quindi me la prendo un po’ più “comoda” (:
Partiamo subito con il primo pezzo, ovvero quello di Dalia e Niall. Prima che qualcuna mi voglia uccidere (perché so che lo volete fare) voglio ricordarvi ancora una volta che questa sarà una coppia che darà il filo da torcere a tutti, nel bene e nel male. In più, Dalia è una mina e se avesse ceduto senza fare storie non sarebbe stata minimamente credibile!|
Non vi voglio anticipare niente, lascio tutte le supposizioni a voi (:
Poi abbiamo il famoso appuntamento di Megan e Louis! Non sono l’amore?
Io li amo un sacco non potete capire ahaha
Ovviamente non potevo descrivere dettagliatamente ogni singolo passaggio, così ho optato anche questa volta per la famiglia (:
Nel prossimo capitolo ci saranno i pensieri e le riflessioni di Megan riguardo l’uscita.
Vi piacciono insieme?
Poi abbiamo Olivia, Olivia che nel prossimo capitolo avrà uno spazio apposta per sé! Tra l’altro, la mia ‘Olivia’ mi ha fatto notare che sarebbe bello se ci fosse una one-shot anche per lei. E io ho pensato che sarebbe molto bello, anche per il fatto di conoscere qualcosa di più riguardo questo personaggio, no?
La one-shot ce l’ho già in mente, ma non la pubblicherò prima di un certo capitolo per evitare spoilers inutili (:
Emma è sempre sorridente, e Dalia è arrabbiata (strano, vero?).
Nel prossimo capitolo vedremo di nuovo Emma a contatto con Liam, la situazione famigliare ricomparirà più avanti, assieme agli esami e alla scuola.
India l’ho lasciata da parte in questo capitolo e ho voluto portare avanti il resto delle coppie, ma vi avviso che Harry ricomparirà subito e sarà uno dei capitoli decisivi per la loro “relazione”.
Mi auguro con tutto il cuore che questo capitolo vi sia piaciuto così come gli altri, non potete capire quanto sia orgogliosa nel ricevere tutte le volte queste lunghissime e bellissime recensioni!
Se m’impegno così tanto per questa storia è anche e soprattutto per voi, grazie di cuore (:
Siete in tantissime a seguirmi e, beh, grazie mille a tutte, non so proprio cosa dire!
Vi lascio con un’immagine di India e spero che gli esami (per chi li ha avuti) siano andati bene!
A presto,
Caterina
|
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Capitolo 10 *** Capitolo nove - How are you ***
No church in the wild
Capitolo
nove - How are you
“Non
sento niente”
“È
ancora presto, Dalia”
“Ma
sei sicura di essere incinta? Magari
sei solo ingrassata”
Olivia
sbuffa e colpisce con un piccolo
schiaffo il braccio di Dalia, che ha la testa sul suo ventre e gli
occhi
socchiusi.
“Non
mi rovino la vita per del grasso, D –
protesta – E, anzi, sono fin troppo incinta,
fidati. Perfino i miei professori
l’hanno notato”
Probabilmente
sta per piovere. Sono le
quattro e venti di pomeriggio e in casa ci sono solo lei, Dalia e
Megan.
Quest’ultima
si sistema meglio sul divano,
incrocia le caviglie e le osserva, una sigaretta in mano e il
telecomando
nell’altra.
“Non
è così terribili essere incinta, Olly
– la rincuora, aggrottando le sopracciglia – I
bambini sono…belli”
Ma
neanche lei crede a quello che dice,
perché in una frazione di secondo tutte e tre scoppiano a
ridere.
“Okay
questa era bella, Meg” borbotta
Dalia, respirando forte.
“Bella
come Niall Horan, D?” mormora allora
Megan, mordendosi le labbra già ricoperte di rossetto.
Dalia
si alza di scatto dal divano,
stizzita.
Non
ci vuole pensare e soprattutto non
vuole parlarne.
“Dove
sono i tuoi jeans? – cambia infatti
argomento, dirigendosi verso il corridoio – Quelli chiari che
stanno anche a
me”
Megan
ride appena e scuote la testa: “Non
lo so – risponde poi – O sono nel mio armadio o in
camera di Emma, stanno anche
a lei. Altrimenti prova nei cassetti di Candice, li ha
messi due giorni fa”
Olivia
si accarezza il ventre, inclina la
testa con un sorriso che non sfoggia da un po’.
“Quattro
amiche e un paio di jeans?” esclama
Dalia, dall’altra stanza.
Megan
spegne la sigaretta nel posacenere
sul mobile accanto al bracciolo del divano, poi sospira e aggrotta le
sopracciglia: “Guarda che siamo in sei!” urla poi,
alzando la voce. Fa un
occhiolino ad Olivia che le sorride di rimando, in silenzio.
Dalia
torna in salotto qualche secondo
dopo, in mano tiene un paio di jeans chiari e arrotolati sulle
caviglie: “Sì –
risponde, ovvia – ma tanto lo sapete che India e Olivia mi
stanno sul cazzo”
Inizia
a piovere, e Megan ride.
Se
la signora che sta osservando i pacchi
di biscotti alzasse lo sguardo verso di lei, noterebbe che il labbro
inferiore
di India è più rosso del solito. E screpolato. E
sta sanguinando un poco.
La
ragazza indossa un paio di jeans stretti
e i suoi anfibi neri, un maglione un po’ troppo largo e il
suo giaccone verde
scuro.
Sospira,
fa un passo avanti e si ferma di
nuovo.
Il
supermarket è quasi affollato, ci sono
un paio di famiglie al completo, qualche signora anziana e diversi
ragazzini
con la divisa scolastica.
India
sta leggendo attentamente tutte le
marche di brioche che riesce ad individualizzare sullo scaffale, i
capelli sono
ancora umidi per il freddo e gli occhi sono stanchi e di chi non li
chiude
da un po’.
Stinge
con più forza il cestino che tiene
nella sinistra, afferra una confezione lilla di brioche alla marmellata
e ce la
infila dentro quasi con rabbia. Poi sospira, scuote la testa e riprende
a
camminare.
La
signora dal cappello rosa e il cappotto
dello stesso colore alzo lo sguardo e lo punta un attimo sul corridoio,
poi
aggrotta la fronte e spinge il carrello verso un altro reparto.
Lui
sbuca da dietro lo scaffale qualche
minuto più tardi.
Oggi indossa un berretto di lana arancione, un grembiule
legato sui fianchi rosso scuro e un cartellino impigliato sul maglione
grigio
che dice ‘HARRY’.
Tra le braccia tiene uno scatolone pieno di barattoli di marmellata.
India
lo osserva ed è già arrabbiata.
Stanotte
non ha chiuso occhio e il labbro
le brucia tantissimo ed è colpa sua.
Harry
si blocca in mezzo al corridoio non
appena la nota, e sembra fin troppo sorpreso.
Si
lecca le labbra, sorride.
È
ancora colpa sua.
“Sai
quello che mi piace di te? – fa un
passo avanti, le arriva vicino ma le da il tempo necessario per
scappare – Il fatto
che io sono bravo a capire le persone. Le persone, in fin dei conti, mi
piacciono anche. Sono banali, fatte con lo stampino, noiose, ma non
così male.
Poi arrivi tu, un giorno scherzi con le tue amiche, poi torni e osservi
tutti
senza dire una parola. Vieni qui, mi guardi, mi studi e te ne vai di
nuovo. Un
giorno hai la gonna lunga, quello dopo sembri anoressica da quanto i
tuoi jeans
siano stretti. Non parli, certo, ma è come se… -
sospira, appoggia lo scatolone
sul pavimento e si passa una mano dietro il collo, in
difficoltà – Mi fai
incazzare, terribilmente. E non ti conosco! So a malapena il tuo nome
perché
l’ho sentito da una delle tue amiche, ma il resto? Ti fai
cercare, io ti trovo
e poi mi allontani di nuovo. A che gioco stai giocando? Sei
così…così strana e
così… - una pausa, un sospiro, un tremito
– Per favore, non…parlami India.
Dimmi qualcosa.”
Ad
India le persone e le parole non
piacciono tanto, e non capisce se abbia più paura delle
prime o delle seconde.
Adesso
però, davanti a lei non c’è nessun
altro che Harry di cui nemmeno sa il cognome ma conosce le sfumature
dei suoi
occhi.
E
lei stanotte non ha dormito. Ed è colpa
sua.
È
arrabbiata.
Per
questo gli ultimi passi per
raggiungerlo – raggiungersi – li fa lei. Per questo
gli afferra i polsi
lasciati vicino ai fianchi e glieli stringe, li ferma e forse glieli
graffia
anche. Harry non lotta, sopporta il dolore che inevitabilmente stanno
sentendo entrambi.
Lei
si alza sulle punte, chiude forte gli
occhi e lo bacia.
È
ancora arrabbiata e stanotte, ancora, non
dormirà.
A
Candice non piacciono i ritardi. È
paziente, sì certo, ma ci vuole rispetto e ci vuole
puntualità e no, non le
piacciono i ritardi.
Tuttavia,
per Zayn potrebbe fare
un’eccezione.
Per
Zayn comunque, potrebbe fare anche
altro.
Arrossisce
per il doppiosenso involontario
dei suoi pensieri, stringendosi nella sciarpa scura che ha preso dal
cassetto
di India.
Hyde
Park è affollato e freddo. La panchina
dove è seduta si affaccia sulla ghiaia del sentiero, lei si
passa le mani sulle
gambe magre e cerca calore e cerca Zayn.
Lui
è in ritardo, ma Candice è paziente.
Sono
due ore e mezza che è paziente.
Gli
ha anche mandato un messaggio – cinque
– e ha provato a chiamarlo un paio di volte –
quattro -, ma il suo telefono è
staccato e lei sta morendo di freddo.
Magari
gli è successo qualcosa. Magari ha
fatto un incidente, magari dorme, magari mangia,
s’è scordato. Di lei.
Lei
che sta aspettando.
Sospira,
chiude gli occhi per il vento e la
delusione.
Le
labbra di Zayn sono ancora attaccate a
lei da qualche parte, perché il bacio che si sono dati
l’ha fatta sorridere per
tutta la notte e dentro la metro e in ufficio e anche in riunione.
Due
ore e tredici minuti.
È
ancora lì, Candice.
Ci
sono parecchie famiglie, troppi bambini
che corrono, qualche anziano mano nella mano o solo, coppie di
adolescenti e
non.
C’è
il vento, il tempo perfetto per un
acquazzone e il cielo grigio.
Manca
Zayn.
Ma
per lui, realizza, potrebbe fare
un’eccezione.
Solo
che, effettivamente, l’ha già fatta.
Emma
ha l’ombrello dentro la borsa e
l’ombretto sugli occhi.
Stavolta
indossa un paio di jeans stretti, le
Jeffrey di Megan e gli orecchini di Candice. I capelli li ha stirati,
il
cappotto è firmato e lei è davanti alla Rick
Hansen Public School da cinque
minuti.
Il
tragitto da scuola a casa di Callum dura
un paio di fermate della metro, ma da quello che ha potuto capire dai
resoconti
di India, i genitori del ragazzino sono iperprotettivi.
Emma
non se le scorderà mai le litigate isteriche
con sua madre per l’outfit da sabato sera. E comunque, anche
se per qualche
strano caso dovesse dimenticarle, India e Olivia sono sempre ben
disposte e
ricordargliele tutte.
Dannate
loro e sua madre!
La
campanella suona nel momento in cui Emma
fa un passo avanti, decine di ragazzini in divisa escono dalle porte
ora
spalancate e lei trema perché i bambini non le sono mai
piaciuti e mai le
piaceranno.
Liam
li segue in cortile subito dopo,
indossa una camicia tirata sopra i gomiti e un paio di pantaloni
stretti e
scuri.
Sorride,
un sorriso che coinvolge anche gli
occhi grandi e dorati.
Emma
si morde il labbro, un altro sospiro e
individua Callum già
in
disparte con un paio di ragazzini.
“Emma!”
Liam
alza un braccio nella sua direzione,
contento. Lei sorride di riflesso e si avvicina lentamente per dare il
tempo
alle due madri che lui ha di fianco di farsi da parte.
Olivia
ha scommesso venti sterline che non
le chieda il numero, Dalia venticinque.
Emma
è sicurissima che stavolta
è la volta
buona.
“Ciao”
lo saluta, quando è abbastanza
vicina.
“Mi
fa piacere rivederti – dice lui, senza
perdere il sorriso – Come stai?”
Sembra
sinceramente interessato, lei si
sente già più in difficoltà.
“Bene
grazie”
È
una bugia, ma chissenefrega.
Liam
annuisce e continua a sorriderle, poi
scompiglia la testa di una ragazzina che gli passa di fianco e rilassa
le
spalle: “La tua coinquilina è di nuovo
impegnata?” s’informa, curioso.
Emma
ci mette qualche secondo a collegare,
ha appena scoperto che lui possiede una piccola voglia sul collo.
Megan direbbe
assolutamente ‘sexy’.
“Già
– risponde poi, agitata – Non è un
problema, comunque. Mi piacciono i bambini”
Non
è vero, ma chissenefrega ancora.
“Mi
fa piacere – le sorride ancora Liam –
Adesso scusami ma devo parlare con la madre di un mio alunno. Spero di
rivederti, uno di questi giorni”
Non
si avvicina, non l’abbraccia. Aspetta
solo che lei annuisca – come un’imbecille
– e poi si allontana.
Emm
ha appena perso quarantacinque sterline.
Forse
se gli avesse chiesto come stava...
Forse.
|
Eccomi
qui con il nuovo capitolo!
Un
capitolo molto ricco, vero?
Sinceramente
non mi dispiace, sarà per le tematiche che affronta, non lo
so. L'importante, comunque, è che possa piacere anche a voi.
Non
mi voglio soffermare troppo come le volte passate, perché
vorrei lasciare a voi lo spazio necessario per analizzare tutto, per
comprendere i fatti e i personaggi.
Per
quanto riguarda Candice e Zayn, beh, dovevate aspettarvelo!
Non
ci sarebbe stata una quiete continua, e lui scappa. O si dimentica.
Il
disorso di Harry vi dovrebbe aiutare a capire il suo carattere,
nonostante sia abbastanza complesso anche per me.
E
Liam ancora non chiede il numero di telefono ad Emma! Ahaah
Grazie
di cuore per i commenti che mi lasciate ovunque, è sempre un
piacere sapere ciò che pensate di questa storia!
Vi
avviso che dopo il prossimo capitolo, ci sarà la one-shot a
parte anche per Olivia :)
Non
vedo l'ora!
Fatemi
sapere se il capitolo vi è piaciuto almeno un po' di come
è piaciuto a me scriverlo :)
Vi
lascio un'immagine di Olivia!
A
presto,
Caterina
|
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Capitolo 11 *** Capitolo dieci - Stop ***
No church in the wild
Capitolo
dieci - Stop
Fa un freddo
cane in terrazza, India
sospira a pieni polmoni e s’irrigidisce nel cercare conforto
dentro il maglione
di lana intrecciata che indossa.
Una sigaretta
tra le labbra screpolate e
Megan di fianco a lei che ride a bocca aperta.
Sdraiata accanto
a quest’ultima,
Emma spiega la figuraccia con Liam con
il rossore nelle guance e il fumo nei polmoni. Dalia le ride vicino, le
ripete
quanto sia cogliona e ogni tanto posa lo sguardo sul cornicione,
alzando un po’
la testa, dove Olivia e Candice sono sedute e gambe incrociate coi
giacconi a
tenere caldo.
Il pavimento
sotto di loro è gelido quasi
quanto il vento che soffia contro le loro guance.
Quattro sdraiate
sotto al cielo – Gelo
non ti temo! – e le altre due sedute
compostamente accanto ad un vaso di
terracotta – Vedremo
se parlerai ancora così quando domani avrai la febbre, Meg
–.
“È
stato terribilmente…orrendo – sta
dicendo ancora Emma, la voce lamentosa e un braccio sul volto
– Avevo indosso
il nostro affitto mensile!, e questo idiota
mi ha liquidata sorridendo. Ma vaffanculo va’!”
Dalia ride anche
più della prima
versione, quella in cui Liam è stato chiamato il
‘diversamente abile’, si
sistema meglio contro il pavimento e appoggia con più vigore
la testa nel
cappuccio caldo: “Deve essere un ragazzo con una morale, o
con dei principi”
borbotta.
“Già!
– esclama Emma, continuando a
fissare il cielo scuro con rabbia – Un imbecille!”
“Non
ti abbattere, Em – la rincuora Megan,
voltandosi verso di lei per darle un piccolo abbraccio –
L’oceano è pieno di
pesci e Megan piena di amici”
“Non
chiamare amici
quelle
persone, Meg! – Candice la guarda grazie alle luci di
Londra e del salotto lasciate accese, ha lo sguardo quasi preoccupato
– Non è
bella gente e tu meriti di meglio, molto
meglio”
“Concordo”
soffia piano India, per la
prima volta da quando si sono accampate in balcone.
Non è
la prima volta che qualcuno dice a
Megan una roba del genere. Lei la maggior parte delle volte indurisce
lo
sguardo, alza gli occhi al cielo senza farsi vedere, gonfia le guance
ma non
replica. E questo perché lei non ci crede, perché
ha avuto un solo fidanzato in
tutta la sua vita, in quarta elementare e perché si sono
lasciati dopo che lei
ha dato un bacio sulla guancia ad un altro ragazzino. Megan non
è brutta, sa di
non essere brutta e anzi, la gente pagherebbe per avere la sua voce
così
suadente, lo sguardo così malizioso e le curve
così dannatamente al posto
giusto.
Stop.
Il suo cervello
non connette altro, Megan
è bella perché ha un bel viso e
nient’altro. È bella perché quando fa
sesso non
deve parlare o esprimere la propria opinione sulle radiazioni e
perché dopo il
quarto Martini nemmeno ricorda cosa siano le radiazioni.
Megan
è bella, fa sesso e ha delle
Louboutin, più meritato di così?
Olivia fa finta
di non notare il telefono
stretto dentro le mani di Candice e si rivolge a Dalia, che ora ha gli
occhi
chiusi e il volto stanco: “Ancora non mi è chiara
come mai tu non voglia vedere Niall
Horan, dopo che sono quanti?, tre anni?,
che gli muori dietro come una ragazzina”
Dalia si mette a
sedere di scatto,
aiutandosi con le braccia e imprecando contro il pavimento
completamente
ghiacciato: “Prima
di tutto
– esala,
già sulla difensiva – io non muoio dietro a
nessuno. Semplicemente è un
cantante che mi piace. Stop.”
“Neanche
fosse una stella di Hollywood
montato da fare schifo, Dalia! – esclama ancora Olivia, e
Megan sorride –
Sembra un ragazzo a posto, a cui piace cantare e bere esattamente come
te”
“Anime
gemelle” mormora Emma, ridendo.
“Anime
di merda! – strilla Dalia, e
poi sbuffa di nuovo, sdraiandosi ancora –
Sentite, non mi va di conoscerlo. Ho passato con lui una serata a
pensare a
quanto sia rude, arrogante, sfacciato e ignorante. Mi è
caduto un mito, capite?
Non ci tengo a rincontrarlo, basta così”
Cala il
silenzio, Megan soffia il fumo nell’orecchio di Emma e questa
ride e le dà un buffetto sul braccio.
Olivia prende un
respiro profondo per non
replicare e rilassa i muscoli, scuotendo la testa:
“Idiota” borbotta,
appoggiandosi alla ringhiera.
“Ma
pensa! Detto da una ragazza incinta
di uno sconosciuto è davvero d’aiuto!”
Olivia decide di
lasciare perdere,
incrocia le braccia al petto e guarda verso il cielo scuro, sperando di
essere
inghiottita.
La lingua
morsicata dai denti per evitare
di parlare.
Candice sospira
pesantemente e India si
alza in piedi, pulendosi i jeans scuri:
“Buonanotte” dice soltanto, poi si
china un’altra volta per spegnere la sigaretta – la
quarta di un’ora – e
trascina gli anfibi slacciati dentro casa.
“Buonanotte
piccola!” grida Megan, più
forte delle altre.
Aspettano
sapientemente di sentire la
luce del corridoio spegnersi e la porta del bagno chiudersi, poi Dalia
alza il
busto: “Abbiamo un problema”
“In
realtà siamo piene di problemi”
ribatte Emma.
“Intende
dire che India oggi è stata più
strana del solito, Em – spiega Olivia – Non hai
notato? Era distratta e India
non è mai distratta volutamente.
Dev’essere successo qualcosa”
“Qualcosa
che non ci ha detto” aggiunge
Candice, il solito cipiglio un po’ troppo preoccupato.
“Qualcosa
che non ha detto a me” mormora Megan,
ferita.
Emma spegne la
sigaretta dentro il
posacenere sul pavimento e l’abbraccia:
“C’è di peggio, Meg, non ti
preoccupare”
“E
cioè?”
“Liam
Payne, ovviamente!”
È
ancora buio ma già mattina quando
Olivia si sveglia. I dolori allo stomaco non riescono a farla dormire
tranquilla, metà della sua notte la passa con il volto
contro il cuscino
cercando di non urlare e l’altra metà a piangere
dal nervoso, dalla gioia e dalla
rabbia.
Olivia non lo
vuole questo bambino.
O forse
sì. Anzi no. Beh, magari sì. È
tutto un casino nella sua testa e nel suo stomaco, si sente ancora
più stanca e
molto più affamata e vecchia.
Ha paura, ha
più che paura. Ha una paura
fottuta di non esserne all’altezza. È giovane,
ancora studia, si fa mantenere
dai propri genitori con la minaccia
dell’università e tutto sommato, le piace
divertirsi.
È
segretamente una romanticona, anche se
lo dimostra solo davanti a Zac Efron o dopo il terzo bicchiere di birra.
Sogna le cose in
grande, un giorno una
bella casa e un bel giardino e un bel marito e un bel figlio.
Adesso ha un
appartamento, cinque amiche,
un esame che deve assolutamente dare e una pancia che sta crescendo.
E tanta voglia
di gelato e di piangere e
di piangere sul gelato.
Apre il
frigorifero che sono le cinque e
venti del mattino, sbadiglia rumorosamente e tira fuori il cartone del
latte e
uno yogurt alla fragola.
“Ti
mordi la lingua”
Sobbalza di
colpo, facendo cadere sul
pavimento il cucchiaio che teneva già mano. Si volta verso
il muro della
cucina, India è appoggiata con una spalla, le braccia
incrociate e i capelli
legati in una coda. La cicatrice è pallida e lunga, Olivia
deglutisce e prova a
non guardarla: “India smettila di essere così
inquientante” la rimprovera,
sorridendo.
La bionda scuote
appena la testa: “Ti
mordi la lingua – ripete, con più convinzione
– Quando Dalia dice quelle
stronzate sul padre del tuo bambino. Ti mordi la lingua, si vede che
muori
dalla voglia di dire qualcosa, eppure rimani in silenzio”
L’empatia
di India è qualcosa che ad
Olivia ogni tanto fa paura.
Esattamente come in questo momento.
Si morde le
labbra, lo stomaco brucia
ancora di più. Prende aria, fa un passo indietro e i suoi
occhi si riempiono di
lacrime.
Beccata.
India sorride a
labbra chiuse: “Come
pensavo – mormora semplicemente – Tu sai chi
è il padre del tuo bambino. Lo
conosci. E probabilmente non glielo hai nemmeno detto, vero?
– l’amica non
risponde, e lei continua – Ti conosco come le mie tasche
Olly. Hai aspettato
che diventasse una cosa seria, poi lui non ti ha richiamata e tu hai
fatto il
test. E sai la cosa che più mi fa dà fastidio? Il
fatto che non ti opponi.
Bruci dentro dalla voglia di dire a tutte noi chi cazzo è lo
stronzo che ti ha
lasciata così su due piedi eppure non lo fai”
“Ho
imparato dalla migliore, vero?”
ribatte piano Olivia, con le lacrime agli occhi e un sorriso amaro.
Anche India
sorride, intenerita: “Noi ci
siamo sempre, anche se siamo tutte e cinque delle stronze,
sai?”
Sospira, guarda
il pavimento e poi le
volta le spalle, tornando in camera.
“E tu?
– la blocca Olivia, la voce
tremante perché non vuole spaventarla – Tu come
stai?”
India si volta
piano, ha un sorriso più
obliquo e meno convincente: “Starò bene,
giuro”
Olivia non
replica, si morde le labbra e
aspetta che sia di nuovo sola.
Chiude gli
occhi.
Il suo segreto,
lei lo sa, è al sicuro.
|
Buonasera!
Mi
dispiace per il ritardo, purtroppo con l'inizio della scuola la mia
voglia di scrivere è pressoché inesistente.
Comunque
sono qui, con questo capitolo che ci voleva proprio!
E'
un capitolo che stabilizza le acque, in mezzo alla storia. Dovevo
mettere in chiaro alcuni punti fondamentali, perciò questo
è completamente un capitolo in rosa :)
Per
prima cosa, vorrei che notaste i pensieri di Megan, il telefono di
Candice nelle proprie mani (come se stesse aspettando qualcosa) e
Olivia.
E
poi Dalia, Emma e India. Hanno tutte i loro caratteri e i loro segreti,
chi parla e chi dice qualcosa, chi rimane in silenzio e chi si
arrabbia.
Non
è tutto rose e fiori, vero? :)
Olivia
in questo capitolo direi che è la protagonista per
eccellenza!
Ho
aspettato così tanto per una sua one shot proprio
perché non volevo anticipare nulla sul padre del bambino,
adesso che si sono venuto a sapere altri particolari, direi che
è il momento di buttare giù qualcosa ahahah
Spero che il capitolo non vi abbia deluse, e preparatevi
perché nel prossimo ci sarà la prima 'bomba' vera
della storia!
Sarà un capitolo davvero movimentato - o almeno spero! -
Ho notato un piccolo calo di recensioni (anche nelle altre storie), ma
direi che con la scuola è più che comprensibile!
Grazie comunque, perché siete davvero troppo gentili per me!
Per chi segue l'altra mia storia, ho il capitolo in testa ma non riesco
a buttarlo giù, mi dispiace!
Ho ancora pensato di sospendere la storia...o comunque ripostarla in
un'altra versione...
Santo cielo che brutta bestia l'ispirazione ahahhaha
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Vi lascio un'immagine di Megan :)
A presto,
Caterina
|
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Capitolo 12 *** Capitolo undici - Soldier ***
No church in the wild
Capitolo
undici - Soldier
Grazie
per essere arrivate
e arrivate in tempo.
Il
Mary Rose
è totalmente diverso in tutto e per tutto dal Lollipop.
Al
Lollipop
perfino Dalia riesce a divertirsi senza fare battutine troppo
graffianti, e India ha preso così confidenza con quelle mura
che il senso di
claustrofobia che ha perennemente si è scemato ad ogni
alcolico che ha servito.
Il
Mary Rose
– e soprattutto, la gente che adesso è al suo
interno – è
un’altra storia.
Kevin
Gale ha compiuto ventidue anni questo martedì, la sua festa
di
compleanno ad Emma ricorda un po’ quelle che ha sempre
invidiato alle sedicenni
di MTV. Lo spazio è immenso e il reddito di chi sta ballando
è pari a quello di
almeno tre famiglie inglesi.
Emma
ha conosciuto Kevin ad una cena che sua madre è solita ad
organizzare durante l’inverno. Tutto sommato, non
è neanche un cattivo ragazzo,
se evitasse di palpeggiare qualsiasi cosa sia un po’ soda e
smettesse di
atteggiarsi da finto ribelle.
Questo
non glielo ha mai detto, e adesso si ritrova al suo compleanno,
con un quintale di gente e le sue amiche che si stanno lamentando da
una
quarantina di minuti.
Sono
al secondo piano, nella saletta che s’affaccia sulla pista,
la
musica è orripilante e stanno tutte e sei schiacciate in due
divanetti piccoli
e neri.
“Vado
fuori a fumare” dice India dopo qualche secondo, lo sguardo
duro
che fa sentire in colpa Emma e i tacchi che l’hanno obbligata
ad indossare.
Nessuno
sente la sua voce ma tutte afferrano il suo labiale.
“Non
facciamo le asociali, però” rimbecca Emma,
tentando un sorriso.
Dalia
davanti a lei alza la schiena e sbuffa: “Questa festa fa
schifo! –
esclama, arrabbiata – Si può sapere chi cazzo
conosci, Emma? Sono tutti drogati e ubriachi marci”
“Facciamolo
anche noi, allora!” dice Emma, con la stessa enfasi per farsi
sentire.
Megan,
di fianco a lei, stende le gambe lunghe e alza un braccio:
“Io ci
sto”
Le
due si alzano in piedi, Olivia si morde il labbro e scuote la testa:
“Bimbo a bordo” borbotta, facendo sorridere
Candice, che adesso ha il divanetto
tutto per sé.
Dalia
tentenna, digrigna i denti e poi si alza sui tacchi: “Fanculo
a
voi. Questa me la paghi”
Emma,
suo malgrado, sorride.
India
sfrega le mani sui gomiti e sulle braccia, infila le mani nelle
tasche posteriori dei suoi jeans e sfila il pacchetto di Lucky Strike
che ha
rubato dalla borsa di Megan qualche giorno fa.
Si
accende una sigaretta, c’è un freddo cane. La
musica rimbomba anche in
strada, un mucchio di gente è ancora in fila e altri stanno
fumando o ridendo
con gli occhi lucidi per l’alcool.
Il
Mary Rose
è un vecchio capannone abbandonato in periferia, revisionato
e trasformato in una delle discoteche più costose di tutta
Londra.
India
vuole solo tornare a casa.
C’è
qualche ragazzo che le sorride un po’ troppo maliziosamente,
lei
arretra di colpo e abbassa la testa.
I
capelli le cadono sul viso pallido, il mascara le irrita gli occhi e il
rossetto rosso le ha seccato le labbra.
Non
è più tornata al supermarket. Ci ha mandato
Candice, una volta
addirittura Emma!, ma non c’è più
tornata. I motivi sono fin troppo semplici ma
così complessi che ancora fatica a dormire durante la notte.
Harry
ha l’odore di tabacco per chi fuma quando è
nervoso, dopobarba
fresco, profumo di marca e menta.
I
suoi polsi, che lei ha stretto così tanto da fermare il
sangue, sono spigolosi
e magri, lo ha sentito trattenere il respiro per tutto il tempo. Poi lo
ha
guardato, lo ha guardato di nuovo ed è scappata via.
Probabilmente, a conoscerla,
qualcuno si potrebbe stupire perché India sembra tutto meno
che una ragazza che
bacia gente nei supermarket, ma lei stessa sa che se mai avesse parlato
con
Megan di Harry e di tutto il resto, l’amica avrebbe
spalancato gli occhi,
esclamando semplicemente: “Lo sapevo!”
E
questo perché, non solo Megan conosce India, ma anche e
soprattutto la
capisce. E non è cosa da poco, ci vuole tatto e pazienza e
tanto amore.
Sospira,
il fumo denso della sua sigaretta si mischia con il gelo del suo
respiro.
Non
ha voglia di tornare dentro, vuole solo tornare a casa e magari farsi
una canna in balcone o guardare l’ultima puntata di American Horror Story
che
Candice si è ricordata di registrarle.
Alza
gli occhi dai suoi tacchi e li punta esattamente davanti a lei,
dall’altra parte della strada, dove un gruppo di ragazzi e
ragazze sta ridendo
e scherzando con il fumo delle sigarette che ronza intorno.
Sta
distrattamente pensando di non aver amici maschi se non un paio,
quando riconosce due gambe lunghe e magre appoggiate al muro
dell’edificio
davanti al locale. L’insegna del Mary Rose illumina
la strada assieme
ai lampioni e alle macchine che ogni tanto passano piano.
Aguzza
la vista come è solita a fare, socchiude le palpebre e
lascia
andare la sigaretta ormai consumata a terra.
Harry,
esattamente lui, sta ridendo a bocca aperta ad una decina di metri da
lei,
una camicia bianca stretta fino ai polsi – quei polsi
– e i pantaloni neri e
attillati che finiscono su un paio di scarpe lucide e costose.
È
accerchiato da almeno sei persone vestite esattamente come lui, ma la
cosa che la lascia più perplessa – basita, confusa, terrorizzata,
rabbiosa – è
la sua lunga mano posata sul fianco di una ragazza minuta e bassa, che
ha i
lineamenti eleganti e i capelli scuri legati. Gli sta esattamente di
fianco,
con il capo appoggiato alla sua spalla e un sorriso genuino tra le
labbra.
Le
ossa di India reagiscono di conseguenza, il suo stomaco si attorciglia
e la sua mente si chiude. C’è un lieve aumento di
battito cardiaco, poi tutto
si spegne nel momento in cui le labbra di Harry – quelle labbra
– si posano
prima sulla guancia e poi sulla bocca di quella ragazza.
Tutto
si spegne, e India capisce, proprio qui e proprio ora, che forse
è
meglio così.
Megan
batte i denti e la portiera rosso arrugginito: “Grazie per
avermi
salvato da quell’inferno!” è il suo
saluto, seguito da un bacio sulla guancia.
Louis
le sorride calorosamente con una cuffia di lana sulla testa e il
giubbotto di jeans a coprire il fisico robusto: “Non
preoccuparti, piccola –
dice, accendendo di nuovo il motore – Non avevo niente di
meglio da fare. Le
tue amiche hanno bisogno di un passaggio?”
Megan
schiocca la lingua e si allaccia la cintura di sicurezza quando lui
esce dal parcheggio vicino al Mary
Rose: “No – risponde, mentre dalla
borsa
tira fuori il telefono – Emma e Dalia restavano ancora un
po’, Candice è già
andata via così come Olivia”
È
mezzanotte e ventitré e Londra è super
trafficata. Megan ha chiamato
Louis per disperazione. È una rarità che una
festa non le piaccia, ma è
cresciuta nei bassifondi della città e i party da ricconi
non l’hanno mai
coinvolta. Lui ha risposto al terzo squillo, non si sono ancora
baciati.
“Non
ne manca una? – domanda Louis, fermandosi ad un semaforo
– India,
giusto?”
Lei
annuisce e si lecca le labbra: “È stata la prima
ad andare – spiega –
Saranno tutte e tre a casa”
Louis
fa un segno con il capo, sorride alla strada e gli occhi chiari gli
si illuminano contro l’asfalto: “Sarò
sincero – biascica – Non me l’aspettavo
una tua chiamata. Non che non mi abbia fatto piacere, anzi”
Megan
sta quasi per arrossire perché non è da lei
cercare. La sua
filosofia consiste nel attendere impaziente ma senza darlo a vedere.
Poi non
arrossisce comunque, perché lei è Megan e
perché non ne varrebbe comunque la
pena. Però sorride, un po’ colpevole e un
po’ vittima, e sospira: “Questo
dovrebbe farti capire la mia disperazione del momento!” dice
quindi,
osservandogli il profilo marcato.
Louis
Tomlinson è, dopo Kendrick Lamar e prima di Zayn Malik, il
sesso
che cammina. O, come in questo momento, sesso che guida una macchina
piccola e
rossa.
“Lo
prendo come un complimento, comunque – ammette lui dopo aver
sorriso
– Intendo, il fatto che tu abbia chiamato me”
Si
volta a guardarla quanto basta per farla fremere un pochino, Megan
sorride a labbra chiuse e: “Forse è una bella
cosa” dice semplicemente.
Candice
è sul punto di piangere. Olivia sospira arrabbiata e
incrocia le
braccia sul ventre che crescerà così tanto da far
paura: “Non andare –
s’impunta – Non merita un’altra
possibilità”
Olivia
non ha mai visto Candice, la piccola Candice, così tanto
presa da
un ragazzo. Il che è un bene ma è pure un male.
Specie
in momenti come questI e specie esattamente in questo
momento, dopo che il telefono di
Candice è vibrato per un nuovo messaggio di Zayn Malik.
Zayn
Malik. Olivia odia anche solo il suono del suo nome.
“So
che è sbagliato – ammette Candice, già
in piedi al centro della sala
– Ma vorrei sapere cos’è
successo…Vorrei almeno una motivazione sul perché
sia
finito tutto ancora prima di iniziare seriamente”
Olivia
si morde le guance all’interno della bocca e nel suo pigiama
pesante si sente una mamma protettiva. Anche lei sa che è
sbagliato, ma il
fatto è che farebbe e penserebbe esattamente come Candice.
Quindi
tentenna appena, sospira: “D’accordo –
dice, e sembra che le costi
fatica. Candice sorride – Hai ragione, hai bisogno di
spiegazioni. Ma non
abboccare di nuovo!”
L’amica
ride, ci sono solo loro in casa: “Non ti preoccupare! So
essere
spietata anch’io”
Olivia
si alza dal divano sul quale si sono sdraiate non appena tornate:
“Io faccio una telefonata e poi vado a fare la doccia
– l’avvisa poi, mentre
Candice è già all’ingresso e si sta
infilando la giacca e le scarpe – Prendi le
chiavi e non fare tardi!”
Candice
annuisce, apre la porta di casa e si volta per sorridere.
Vorrebbe dire ‘ti voglio bene’, ma Olivia annuisce
ancora prima che possa
aprire la bocca: “Lo so, stronza” mormora, prima di
ridere.
Zayn
è seduto sul marciapiede accanto ad un palo della luce.
È di spalle,
ma Candice riesce comunque a capire che sta fumando e che forse sta
pure
tremando.
Fa
un freddo bestiale, lei si lecca le labbra e sente ancora un
po’ il
sapore del rossetto. Si avvicina piano con le Converse scure ai piedi,
i
collant che le avvolgono le gambe lunghe e la giacca grande che la fa
sentire
piccola piccola.
Si
schiarisce la voce per farsi notare, lui si gira un attimo e poi balza
in piedi, lasciando cadere la sigaretta e pulendosi i jeans scuri quasi
con
nervosismo.
“Ciao”
le dice, con voce pesante.
Candice
non risponde ed indietreggia quando lui prova a farsi più
vicino.
Zayn
deglutisce: “Sei arrabbiata, vero?” domanda, come
se conoscesse già
la risposta.
“Mi
hai dato buca, hai evitato le mie chiamate, non hai risposto ai miei
messaggi. Sono ingenua, non scema”
“Non
l’ho mai minimamente pensato” ribatte subito lui,
aggrottando le
sopracciglia.
Candice
gonfia le guance, sospira e l’alito si condensa.
“Non
è difficile – mormora, il tono quasi cattivo
– Devi semplicemente
dire che non t’interesso”
“Ma
tu m’interessi, Candice – Zayn si passa una mano
tra i capelli scuri
come la pece e lei pensa che il suo nome detto da lui sia ancora
più bello – Il
problema è questo”
Allora
lei esplode, la rabbia le fa ribollire il sangue e alzare la voce.
Sente di odiarlo così tanto che potrebbe piangere per la
disperazione:
“Smettila, santo cielo! – urla, e Zayn si paralizza
sul posto, scioccato –
Tutte queste parole, questi messaggi…Smettila! Mi dici che
mi vuoi, mi baci
come se ne dipendesse la tua esistenza e poi mi lasci sola non appena
iniziamo
a…ad essere qualcosa! – stringe i pugni con forza,
le guance bagnate e la voce
che trema – Mi illudi di provare interesse e poi non ti fai
sentire per
settimane. Torni qui e mi dici solo ‘ciao’? Sei
davvero così…così stronzo?”
Poi
c’è solo silenzio e una luce del palazzo di fronte
che si accende.
Candice respira forte, tira su col naso e chiude gli occhi.
“Non…non
puoi semplicemente lasciarmi stare”
Lo
sente sospirare, probabilmente si è toccato i capelli.
“Faccio
parte dell’esercito inglese da quando ho diciannove anni
–
Candice spalanca gli occhi, lui continua – Non ti ho
mai…non ti ho mai mentito.
Non lo farei mai. Quando ti ho detto che nella vita sopravvivo, era la
verità.
Faccio questo di mestiere, uccido per sopravvivere. Cerco di tenere gli
occhi
aperti, la notte non riesco a dormire, ho i timpani perforati e una
pallottola
nella spalla. Ho solo questo… - parlare sembra costargli
fatica, lo fa con la
voce rotta – Poi ho te. Ho te e so che non è
giusto perché non siamo ancora
niente, perché sono il ragazzo meno adatto ad una persona
bella e solare come
lo sei tu. Eppure non ce la faccio a starti lontano, Candice, non ci
riesco
perché mi fai dormire la notte e perché mi fai
sentire…bene. Bene sul
serio. Bene che mi sembra di non meritarlo, e allora
scappo di nuovo e fingo che sia tutto okay”
Il
petto di Candice si alza e si abbassa lentamente, la gola è
arida e la
mente confusa.
Zayn
respira forte con gli occhi bagnati di un dolore infinito.
“Però
non è tutto okay” sussurra lei, come se fosse un
segreto.
Lui
annuisce velocemente, china il capo verso l’asfalto.
Candice
lo guarda con amore, un amore che è così grande e
così giovane da
farle tremare le ginocchia spigolose. Gli si avvicina lentamente, i
loro
respiri si sfiorano così come le loro mani.
Zayn
la guarda con confusione, rabbia e un po’ di paura, lei gli
sorride
solamente: “La vuoi una tazza di thé?”
Megan
dà una spallata contro la porta d’ingresso e
questa si apre con un
rumore un po’ inquientante. Accenna un sorriso:
“Cigola un po’”
Louis,
dietro di lei, le mani infilate in tasca e la cuffia ancora in
testa, sorride di rimando e aspetta il permesso per entrare:
“Non ti
preoccupare – mormora, pulendosi le scarpe sul tappetino
– la mia è pure peggio”
Megan
si sfila il cappotto ma non i tacchi, gli fa cenno di lasciare il
giubbotto sull’attaccapanni e si volta verso il salotto:
“Hola?” esclama,
facendo un passo avanti.
Si
sente l’acqua della doccia dal bagno in fondo al corridoio,
l’aria
gelida di Londra che entra dalla finestra del balcone socchiusa e odore
di thé
e biscotti in salotto.
“Vieni”
dice quindi a Louis, che la segue senza fiatare.
Seduti
al tavolo della sala, Candice e Zayn – Malek o qualcosa
del genere
– stanno bevendo del thé caldo, sorridendo quasi
con timidezza come due
fidanzatini beccati dai genitori.
Megan,
se rimane interdetta, non lo dà comunque a vedere.
Le luci sono
tutte accese, la tv è spenta e i biscotti ancora sul
piattino.
“Ciao”
saluta,
sorridendo.
Zayn
si alza in piedi e le tende una mano, sicuro: “Zayn,
piacere”
Megan
ricambia la stretta, e così pure Louis, che sembra
leggermente
intimidito.
Le
due amiche si guardano ed entrambe capiscono: parleranno dopo.
“State
con noi – dice Candice, alzandosi in piedi e sorridendo, le
guance
rosse – Olivia credo sia sotto la doccia e Dalia mi ha
scritto che sono ancora
in discoteca”
Lo
spiraglio della finestra fa irrigidire le spalle di Megan, che si volta
appena in tempo per vedere Olivia rientrare in casa con il telefono in
mano e
il viso pallido per il freddo.
Qualcosa
non quadra.
“Oh,
ciao!” esclama sorpresa, alzando gli occhi verso di loro.
Poi
succede tutto troppo velocemente.
Megan guarda Louis che guarda
Candice che fissa Zayn che ha lo sguardo su Olivia.
I
tacchi di Megan battono contro il pavimento con insistenza, mentre lei
ha le mani che tremano e la voce rabbiosa: “Non ti sei
accorta che Olivia era
in balcone?” urla, iniziando a correre verso il bagno.
“Le
luci erano spente! – si difende Candice, in imbarazzo e tesa.
La segue,
deglutisce – Qual è il problema?”
L’altra
è già davanti alla porta del bagno e
l’acqua scorre più rumorosa:
“Il problema è che se Olivia non è in
bagno, sotto la doccia c'é India”
Candice
capisce poi, quando la porta è chiusa a chiave, di star
vivendo
uno dei suoi peggiori incubi.
Il respiro accelera mentre Megan batte le mani smaltate
contro il legno bianco.
“Ragazze?
– il tono di Olivia è grave – Che
succede?”
Tre
paia di occhi fissano lo spiraglio della porta che lascia passare
rami d’acqua gelati.
I tacchi di Megan si bagnano nelle suole.
Candice corre a chiamare Zayn
e Olivia un’ambulanza.
|
Buonasera
a tutti.
Finalmente
ce l'ho fatta ad aggiornare! Scusate per il ritardo, ma - come potete
vedere - questo capitolo è infinito e per scriverlo mi
serviva tempo.
Comunque
eccomi qui, con uno scritto che non mi convince per niente.
Probabilmente
con questo ultimo capitolo la storia non ha solo preso una piega
più seria ma anche più banale, però
è una cosa che dovevo mettere.
Sono
molto curiosa dei vuoi pareri :)
Non
mi voglio allungare troppo, questo capitolo va interpretato da voi
soltanto, però vorrei ribadire il fatto di non guardare solo
le cose "grandi", ma concentrarvi pure sui dettagli (Harry alla festa,
Dalia che non torna a casa e l'ambiente di Emma).
Riguardo
l'ultima scena, vorrei solo dirvi di non pensare che ciò che
può aver fatto India sia per Harry, perché non
è così. India non è il tipo e comunque
il rapporto tra i due non è ancora troppo importante.
Nel
prossimo capitolo credo che verrano svelati gli ultimi importanti
dettagli del carattere di India, poi tornerà Niall - mi
manca tantissimo! - e le reazioni delle verie ragazze :)
Non
voglio anticipare nulla di più!
Grazie
di
cuore
per le recensioni nel capitolo precendente, mi avete fatto un piacere
immenso, sia a me che alla mia autostima!
Spero
con tutta me stessa che questo capitolo non sia un disastro come lo
vedo io, mi dispiace per non aver descritto bene la scena come forse
meriterebbe, ma mi sono immaginata i pensieri di ognuno dei personaggi
che non si rendono conto di quanto sia succedendo, ed eccoci qui.
Ah,
per la os di Olivia....arriverà, giuro! Devo ancora
delineare bene tutto ma arriverà :)
Fatemi
sapere i vostri pensieri!
A
presto,
Caterina
|
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Capitolo 13 *** Capitolo dodici - Walls ***
No church in the wild
Capitolo
dodici - Walls
I suoi capelli sono sbiaditi, tendente ora
al platino e non al rosa confetto, legati in una coda stretta.
Megan
ha una mano dentro quella cortese di
Louis, gliela sta stringendo tanto da fargli male, lui
l’accarezza con il
pollice e non fiata.
Sono
le due del mattino e l’ospedale è
silenzioso ma affollato. La sala d’aspetto ospita fin troppe
persone, persone
che a Candice, appiattita contro la parete, fanno paura.
Hanno
gli occhi stanchi, qualche testa
appoggiata ad altre spalle, le mani tremanti.
Emma
ha il volto completamente nascosto tra
i capelli di Olivia, che la sta stringendo mentre piange
silenziosamente, cercando
di restare calma.
Dalia
è l’unica in piedi, continua a
camminare sul corridoio avanti ed indietro. Ogni tanto si blocca,
singhiozza e
poi ricomincia.
Zayn
è seduto tra Olivia e Candice, ha un
braccio attorno alle spalle di quest’ultima e lo sguardo
serio, riflessivo.
Megan
non ha ancora pianto, non ha avuto il
tempo e la forza di farlo. È salita
sull’ambulanza, ha scostato i capelli dalla
fronte gelata di India e le ha stretto la mano tutto il tempo. Poi si
è fatta
portare da Louis al bar dell’ospedale, lui l’ha
costretta a prendere un caffè
ed ora è seduta accanto a lui, un po’ tremante.
Dalia
si ferma di nuovo, una signora
sussulta sulla sua sedia e la ragazza le rivolge uno sguardo di scuse.
“Perché?”
chiede poi, guardando Megan, che
la osserva a sua volta.
I
suoi occhi sono scavati, le guance hanno
perso colore, lo sguardo è neutro: “No”
risponde soltanto, inflessibile.
Candice
si stringe tra le spalle forti di
Zayn, in attesa. Olivia invece prende un respiro che sembra costarle
fatica,
guarda Megan seduta davanti a lei e:
“Meg…” sussurra.
“No. –
l’altra si alza in piedi, freme di
rabbia – Lei non l’ha fatto per…non
è andata così”
“Non
puoi saperlo” ribatte Dalia,
aggressiva.
Megan
la guarda, il bianco di quelle mura
la sta mandando fuori di testa: “No, tu
non puoi saperlo. Conosco India, so come è fatta, non lo
farebbe mai, non si
odia così tanto. Smettetela di pensare così,
non…non è vero”
Si
lecca le labbra spente, batte i piedi
sul pavimento e afferra la borsa: “Vado a prendere qualcosa
da bere” mormora,
la voce ruvida.
Louis
fa per alzarsi e seguire i suoi
tacchi, Zayn lo guarda e scuote appena la testa, accennando un sorriso.
Louis
annuisce perché sa che l’altro ha ragione.
Non si sono rivolti ancora parola se
non per presentarsi, ma sembra un tipo abbastanza a posto.
Si
alza a sua volta, infila le mani nelle
tasche della giacca di jeans e sospira: “Faccio una
telefonata”
“Tesco
Tierney Road, sono Nora, posso
esserle utile?”
Megan
chiude gli occhi per il sollievo e la
stanchezza.
Sono
le otto e ventitré del mattino, il
caffè dell’ospedale inizia ad affollarsi e lei ha
lo sguardo sul proprio thè
ormai freddo.
È
il numero giusto, che Google sia
benedetto.
“Buongiorno,
cercavo Harry…è lì?”
I
medici hanno detto che India è fuori
pericolo, le pasticche ha preso erano solo medicinali di poca
importanza. Le
quantità erano eccessive ma non abbastanza per parlare di
un’overdose. Il suo
terzo grado di ipotermia ha portato i medici a ricoverarla per una
settimana
intera, Olivia ha avvisato la famiglia di India e questa non
è ancora arrivata.
“Sì,
glielo chiamo subito – Megan
percepisce nella cornetta un fruscio indistinto, poi qualcuno bisbiglia
e si
schiarisce la voce – Pronto?”
Megan
non è scema. Lo può sembrare,
all’apparenza. Ma non lo è, è furba,
è intelligente, ed è preoccupata e
arrabbiata.
“Tu
forse non mi conosci, ma io ho bisogno
di parlare con te”
Harry
rimane in silenzio per qualche
istante, Megan si morde il labbro per paura di essere stata troppo dura
e
troppo terrorizzante perché venga ascoltata davvero, ma poi
lui trattiene un il
fiato: “Sei l’amica di India?”
“Sì”
“Ci
vediamo qui?”
“Raggiungimi
tu appena puoi. 369 Fullhman
Road”
“Ma
è l’ospedale”
“Lo
so”
Dopo
quasi sette ore dalle telefonate e i
messaggi di Louis, Niall Horan apre le porte del corridoio del terzo
piano con
i capelli appiattiti sulla testa ed una felpa grigia a stampa e un paio
di
jeans neri e stretti. Indossa gli occhiali da sole post-bronza, ha il
respiro
corto e le sopracciglia aggrottate.
Candice
non ha dormito, ma sorride comunque
contro la spalla di Zayn, che non ha smesso un momento di accarezzarle
la
gamba.
Emma
invece sonnecchia docilmente sulle
cosce di Olivia, che le passa le mani tra i capelli e chiacchiera piano
con
un’altra ragazza nella sala d’aspetto.
India
sta bene, questo è l’importante.
Louis
alza un braccio nella direzione del
suo migliore amico, Megan è tornata al bar e lui –
Olivia lo sa
– non vede
l’ora di raggiungerla.
“Hey”
dice Niall quando si avvicina al loro
gruppo, ma in realtà sta guardando solo la testa china di
Dalia.
“Ciao
amico” borbotta Louis, sorridendogli
di sbieco.
Dalia
alza gli occhi dal suo telefono, è
seduta al posto di Megan e sembra parecchio sorpresa. No, è
arrabbiata.
“Che
ci fai tu qui?” esclama, il tono di
voce alto.
Niall
è parecchio confuso, si toglie gli
occhiali da sole e li incastra nel colletto della felpa. Sta per
rispondere –
che cosa non si sa -, ma Louis si alza di scatto, lo affianca a si
passa una
mano tra i capelli: “Hai bisogno di calmarti
– dice a Dalia, in fretta – India sta
bene, siamo tutti sollevati, ma tu se anche più rigida di
prima. Niall è un
bastardo, puoi tranquillamente sfogarti con lui”
Il
suddetto bastardo ha appena teso
la mano verso Zayn Malik, presentandosi
come quello che si è svegliato tardi, ma voleva venire
prima! Si presenta anche a
Candice, ad Olivia e poi si concentra di nuovo su Dalia, che ancora non
ha
risposto.
Allarga
le braccia, sorride: “Sono tutto
tuo, babe”
La
ragazza alza gli occhi al cielo, ma
quando Louis imbocca la strada per le scale, lei sorride.
Megan
stringe le labbra e svia lo sguardo
di Louis, si sente orrenda e tremendamente fragile: “Non
è necessario che resti
qui” mormora.
Il
ragazzo le accarezza il volto con le
nocche: “Sì, lo so”
Il
loro tavolo è il numero 08 del bar
dell’ospedale, è in plastica, così come
le sedie gialle dell’Ikea.
Harry
arriva minuti più tardi. Ha un
maglione verde scuro di lana intrecciata, un paio di jeans chiari e
stretti e
delle Converse nere ai piedi. I suoi ricci sono infilati dentro un
cappellino
invernale grigio, si guarda intorno con confusione, Megan alza appena
un
braccio e lui annuisce, raggiungendola.
“Come
sta?” è la prima cosa che chiede, con
la voce ruvida e il suono della sedia che copre appena il tono stanco
della sua
voce.
“Si
riprenderà” risponde Megan, piatta.
Louis
tende una mano al nuovo arrivato: “Louis
Tomlinson” si presenta, cortese, e l’altro gliela
stringe con più nervosismo
del dovuto: “Harry Styles, piacere”
Megan
lo osserva con gli occhi vigili e le
mani sotto al tavolo. Deglutisce, aspetta che Harry dica qualcosa e poi
sospira: “Non vuoi sapere niente?” domanda quindi.
Harry
gonfia le guance, picchietta la gamba
contro il pavimento:
“Cosa…cos’è
successo?”
Sembra
nervoso, un po’ spaventato della
risposta, Megan non riesce ancora ad inquadrarlo.
“Siamo
andate ad una festa – comincia –
India è uscita fuori per fumare. Poi mi ha mandato un
messaggio dicendo che tornava
a casa. C’è
stata…un’incomprensione con le altre ragazze con
cui viviamo,
quando l’abbiamo trovata in bagno era ghiacciata e priva di
sensi”
Le
viene da piangere, la voce si è incrinata
verso l’ultima frase, Harry la osserva attentamente e lei
sente la mano di Louis
sulla sua gamba.
“Ha
tentato di…?” il riccio deglutisce e si
sistema meglio sulla sedia.
Megan
scuote la testa con veemenza: “No.
India non lo farebbe mai”
Harry
non sembra essere d’accordo perché
aggrotta le sopracciglia e si schiarisce la voce: “India vive
dentro una bolla”
mormora.
La
ragazza abbassa la testa, poi punta gli
occhi verso Louis, che le sorride leggermente ed annuisce:
“Sono dagli altri,
se hai bisogno” le dice, ancora prima che lei possa spiegare.
Le bacia la
fronte, le accarezza la schiena e si alza, lasciandoli soli.
Lei
gonfia il petto, si stringe dentro la
giaccia del ragazzo appena andato via, si lecca le labbra e guarda il
bancone
dei dolci: “Non è sempre stato così
– spiega – India è sempre stata una
ragazza
particolare, diversa, ma mai così…distaccata. Tu
la vedi dentro una bolla,
lontana, così come il resto del mondo. Pensi che sia una
ragazza insicura, una
di quelle che non si piacciono, che sono alla ricerca del vero amore,
degli
abbracci, di tutte quelle stronzate lì, ma non è
così”
Harry
annuisce: “La terrorizzano” mormora.
Megan
continua: “Al terzo anno di liceo ha
conosciuto Alec. Aveva un anno in più di lei, mi ricordo che
ne parlava sempre
con gli occhi lucidi. Sono stati insieme fino all’anno
scorso. Lei era a casa
sua, era sera. Hanno iniziato a litigare, non so cosa sia successo
né cosa si
siano detti. Lei non ne parla mai. – passa qualche minuto
prima che riesca a
riprendere, le fa male il petto a parlare ancora di queste cose
– Alec non è
mai stato un tipo violento, l’abbiamo sempre tutte adorate.
Era un bravo
ragazzo, con la testa a posto, credo studi ancora design a Manchester.
La
sorella di India ci ha chiamate dall’ospedale e Dio, non mi
scorderò mai quel
giorno”
Harry
è serio lei quando si concede di nuovo di
guardarlo. Ha la mascella rigida, le mani congiunte sul tavolo e il
respiro
leggermente più veloce: “Per questo si comporta
così? Ha subito un trauma?”
Megan
annuisce: “Non ne parla mai, o se lo
fa è così tranquilla da far male. Il contatto
fisico non le è mai piaciuto in
generale, le dava fastidio anche alle medie. Dopo quella notte
però, ha
iniziato ad avere attacchi di panico in metropolitana, a non dormire la
notte,
a non parlare, passava dei giorni senza dire una cazzo di parola e
questo non
ha fatto altro che rendere più resistente il suo muro. Non
è insicura, non ha
mai avuto problemi di autostima, se le fai un complimento è
capace di
risponderti che ne è consapevole piuttosto che negare. Ma
è fragile, tanto
fragile. Non si voleva togliere la vita, non credo fosse questo il suo
intento”
Il
brusio attorno a loro è indistinto e
Harry sembra esageratamente calmo.
“Voleva
semplicemente distrarsi da
qualcosa, spegnersi. – adesso Megan sembra quasi arrabbiata,
il suo tono è più
aggressivo – Io non so cosa sia successo tra di voi, non so
cosa tu abbia di
così speciale per far reagire India così. Non
è colpa tua quello che è
successo, ma da quando ci sei tu…lei è diversa.
Lei è strana, sembra stare
meglio”
“Non
mi sembra – ribatte Harry, arcuando le
sopracciglia – O non ci troveremmo in questa
situazione”
“India
non è facile da gestire – spiega la
ragazza – Sa quali sono i suoi limiti. Ha avuto un crollo di
qualcosa, e ha
cercato la via meno dolorosa”
Harry
sembra riflettere per quelle che
paiono ore. Si morde le labbra, si toglie il cappello si appoggia una
mano
dietro il collo. Deglutisce un paio di volte più del
necessario e sembra una
bomba pronta ad esplodere.
“Hai
detto che eravate ad una festa,
giusto? – Megan annuisce alla sua domanda – Era la
festa di Kevin Gale?”
“Come
fai a saperlo?” chiede lei, e sembra
quasi ringhiare.
“Perché
c’ero anch’io – mormora Harry,
piano – Ero con la mia ragazza”
Megan
socchiude gli occhi per la rabbia,
stringe i denti, i pugni, lo stomaco e la mente.
È in un ospedale, riflette,
non può ucciderlo.
Si alza di scatto dalla sedia,
come se il
tavolo avesse preso a bruciare di colpo: “Puoi avere anche
tremila fidanzate
per quello che mi riguarda, ma prova a fare del male ad India ed io ti
spezzo
le gambe”
|
E'
tardissimo!
Mi
dispiace, non mi allungherò come le altre volte
perché oggi sono particolarmente giù e molto
molto stanca.
Spero
che il capitolo vi sia piaciuto, mi auguro che l'abbiate apprezzato un
po' anche per me, dato che non mi convince per nulla.
Abbiamo
una dettagliata spiegazione di ciò che è India, e
questo per adesso è sufficiente per iniziare a capirla
davvero :)
Nel
prossimo capitolo, molto meno triste, trovermo ancora Niall Horan, per
la gioia di tutte voi!
Grazie
di cuore per le belle parole delle recensioni e per chi continua a
tenere duro per questa storia, siete troppo buone!
A
presto,
Caterina
|
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Capitolo 14 *** Capitolo tredici - Internet girls ***
No church in the wild
Capitolo
tredici - Internet girls
Dalia
respira lentamente e stringe con forza
l’orlo della sua gonna nera.
Le calze sono bucate sulle ginocchia magre e la
cintura dell’auto è fastidiosa per il suo
nervosismo incessante.
Però, per lo
meno, respira, e a Niall sembra bastare. Lui guida la sua Range Rover
nera da
una decina di minuti, in silenzio e senza radio.
Olivia
in ospedale ha convinto Dalia a
farsi portare a casa, l’amica non ha avuto la forza di
ribattere ed adesso si
trovano entrambi vicino ad Hyde Park, tra i passanti ed il traffico
londinese
delle sei del pomeriggio.
Niall
è rimasto in ospedale tutto il
giorno. Ha scherzato con Zayn, sorriso con Louis, firmato due braccia
ingessate
e provato a stringere Dalia.
Tre volte.
Lei
ora ha le guance rosse per l’imbarazzo
ed il suo cantante preferito che le guida accanto.
È parecchio masochista, ma
le è mancato e non poco.
“Ti
spiace se passiamo un attimo da casa
mia? – Niall spezza il silenzio ad una curva, le sorride
affettuoso per un paio
di secondi – Devo prendere degli accordi che poi vado in
studio direttamente.
Registro meglio, di sera”
Dalia
sente una vampata di calore
diffondersi nello stomaco perché oddio
parla dei suoi accordi? Deglutisce
rumorosamente, poi annuisce: “Non ti preoccupare”
risponde, guardando fuori dal
finestrino.
La
mano di Niall corre sulla sua barba
chiara appena accennata e poi ritorna sul cambio, lui ride piano e
scuote la testa: “Un po’
come te, insomma” mormora, sovrappensiero.
“Come?”
“Dico
– Niall si ferma ad un semaforo e si
volta a guardarla, il sorriso amplio che lei non capisce se amare od
odiare –
anche tu sei…meglio, di
notte. Ora
sei rigida, imbarazzata. Quando ti ho conosciuta per poco non mi
ringhiavi
addosso! Di notte sei più tu, capisci?”
La
guarda attentamente, Dalia non riesce a
capire quanto e se stia scherzando. Fa schioccare la lingua sul palato
e fissa
di nuovo fuori dalla macchina: “Non è la notte
– afferma – è
l’alcool”
“Dovrei
farti bene più spesso allora –
esclama lui, ridendo – Ti preferisco molto di più
senza freni”
“Io
ti preferisco molto di
più senza lingua, invece” borbotta Dalia ma
già sente
l’ansia del giorno affievolirsi.
“Così
mi piaci!” strilla Niall, facendola
ridere. Abbassa il finestrino mentre il suo piede scatta
sull’acceleratore e il
semaforo sul verde. Si
affaccia con la
testa fuori e: “È tornata Dalia!” urla.
Lei
si copre il volto con le mani e cerca
di non pensare che, dannato
Louis Tomlinson!, aveva ragione.
Emma
appoggia il capo sui sedili in pelle della – una delle tante
– Mercedes di suo
padre.
L’autista,
Heric, è un uomo paffuto ma
elegante, con un sorriso uguale e pulito da almeno quindici anni.
“Grazie
per aver fatto in fretta, Heric”
dice Olivia accanto all’amica, esibendo un sorriso che non
coinvolge gli occhi.
L’uomo continua a zigzagare docilmente tra il traffico
londinese: “Non si
preoccupi, signorina Olivia – risponde gentilmente
– è un piacere per me”
E
sono anche parecchi
soldi, pensa Emma ma
non dice niente e continua a guardare l’applicazione di
Facebook sul suo
telefono.
Olivia
sbuffa: “Puoi alzare gli occhi da quel
coso, Emma? Ti giuro che te lo rompo”
“Non
sto facendo quello che pensi –
chiarisce l’altra, stizzita – Sto guardando le foto
della festa di Kevin”
“Ed
è esattamente
quello che penso”
Emma
fa schioccare la lingua: “Non per noi! – esclama,
senza guardarla – Cerco
Harry, il tipo di India. L’ho già visto da qualche
parte”
“Da
Tesco – ribatte ovvia Olivia, ma si
sporge comunque verso il telefono – Lui lavora
lì”
Emma
continua a sfogliare le foto con il
pollice allenato, scuote la testa: “Sì, lo so. Ma
oggi, mentre era seduto
davanti a me in sala d’aspetto mi è venuto un
flashback o come cavolo si
chiama”
Olivia
sembra improvvisamente più
interessata: “Cioè?” domanda, slittando
sul sedile per farsi più vicina.
Emma
non risponde subito, aspetta di aver trovato
la foto esatta, per poi sospirare pesantemente e porgerle il telefono:
“Guarda”
L’immagine
ritrae quello che deve essere
Harry con un sorriso sghembo e stanco, e un altro ragazzo
più tarchiato, che ha
un braccio avvolto al collo del riccio. Come sfondo, qualche persona
presa per
sbaglio dal flash abbagliante della macchina fotografica.
“È
lui – dichiara Olivia – non esistono
altri capelli come i suoi”
“Fortunatamente”
sottolinea Emma, in un
tono così marcato da ricordare il cipiglio di Dalia.
Le
dita di Olivia corrono al profilo di
Harry Styles, taggato nella foto. L’immagine che ha usato lo
ritrae in bianco e
nero, in piedi in una via deserta e buia, con una sigaretta in bocca e
le mani
nel cappotto.
“Foto
artistica – riflette Emma – profilo
chiuso, senza immagine di copertina…è proprio da
India”
Olivia
annuisce, poi sospira e storce la
bocca: “Uno che lavora da Tesco non può andare
alla festa di Kevin Gale, è una
cosa illegale”
Emma
ride, annuendo, poi le toglie il
telefono dalle mani e apre l’applicazione di Google.
“Cosa
stai facendo adesso?” domanda
l’altra.
Emma
digita qualcosa sul telefono, sfoglia
un paio di pagine e apre qualche link. Poi sorride apertamente e le
porge di
nuovo il telefono: “Dopo una Céline,
ciò che ti sarà sempre fedele è
Internet”
“Scusa
il disordine, è un po’ che non passo
l’aspirapolvere – Niall aggrotta le sopracciglia,
riflettendo – In realtà, non
so neanche se ce l’ho, l’aspirapolvere”
Appoggia
le chiavi sul tavolo del salotto,
Dalia si guarda intorno, stupita.
Nella
sua misera vita da fan di Niall
Horan, ha sempre immaginato il suo ipotetico appartamento come un
enorme loft
in pieno centro, o magari affacciato su Primrose Hill o sulla City.
Quello
su cui sta camminando però, è il
pavimento di un misero monolocale. La porta d’ingresso
dà direttamente sul
salotto, che contiene un televisore al plasma appoggiato su un mobile
in legno
bianco e un divano sotterrato da vestiti e fogli tutti scritti e
macchiati.
L’entrata alla cucina è un piccolo arco senza
porta, Dalia riesce ad
intravedere un frigo piccolo ed arancione e qualche pentola lasciata
sul
fornello.
Le
pareti sono pallide, c’è odore di chiuso
e un piccolo balcone.
È
abbastanza sicura che Niall possa
permettersi ben più di questo appartamento, e lei stessa fa
fatica a crederci,
ma questo monolocale è pessimo.
Lui
inizia a cercare tra i vestiti e le
pieghe del divano, sembra abbastanza imbarazzato della confusione e
ciò la fa
quasi sorridere. Si volta poi verso di lei, aggrottando le sopracciglia
per la
sua espressione stupita: “È così
orrenda come casa?”
“No
– Dalia scuote la testa, infilandosi le
mani dentro le tasche del cappotto rosso – Assolutamente.
È solo…piccola, ed
incasinata”
“Oh
– Niall si lecca le labbra secche, poi
si schiarisce la voce – Beh, gli spazi grandi non mi
piacciono granché”
Lei
annuisce e la conversazione si spegne.
Passano
dieci minuti prima che Niall trovi
i suoi accordi – Dalia non ha voluto sapere perché
si trovassero sopra la
mensola del bagno – ed insieme escano di nuovo
dall’appartamento.
Lui
con la confusione in casa e lei nella testa.
“Non
si preoccupi, signora Crouse – Candice
sorride così ampliamente contro la cornetta del telefono che
la sua voce è
quasi storpiata – Alle nove, puntuale”
“Puntualissima.
– ribatte la donna dall’altra
parte, il tono serio e professionale che ha usato tutto il tempo
durante la
telefonata – A Miss Blanc non piace aspettare. Mai”
La
ragazza ci mette cinque minuti buoni per
riportare il telefono nella borsa e realizzare ciò che
è appena successo.
Zayn
è ancora seduto sulla panchina di Hyde
Park dove lo ha lasciato, lei però deve pur sfogarsi con
qualcuno che la
capisca.
Davvero.
Lui
alza il capo verso di lei e le sorride.
“Un
minuto” scandice Candice con le labbra,
e Zayn annuisce.
Il
parco è già pieno di gente, fa freddo ma
quasi quasi spunta il sole.
Ripesca
di nuovo il telefono e cerca tra i
contatti preferiti quello giusto, le parole della signora Crouse ancora
in
testa.
Promozione.
Promozione. Vogue.
“Pronto?
Mamma! Sono Candice…”
La
flebo attaccata al suo braccio sinistro
le prude e un po’ brucia, India cerca di non pensarci mentre
sfoglia
svogliatamente un numero vecchio di un qualche tabloid inglese.
È
sola da qualche ora.
Sua
madre non è riuscita a venire
perché Oxford sì,
non è distante, ma
i giorni di ferie non te li danno sempre!,
o meglio, così le ha detto al
telefono, in lacrime.
Suo padre
le ha mandato un messaggio lungo che lei non ha aperto e sua sorella
è da
qualche parte nel mondo e India, comunnque, non ha voluto disturbarla.
Però ha
costretto Louis a portare Megan a prendere un caffè o
prendere una birra
lontano dall’ospedale, le altre sono già andate
via e sono le sei del
pomeriggio.
È
stanca, spossata, le gira un po’ la testa
e ha la gola secca.
Ma sta bene ed è viva e respira.
Volta
pagina del giornale e qualcuno bussa
alla porta della sua stanza. È una camera piccola, con una
finestra serrata, le
tende chiare ed il letto duro e alto.
“Avanti”
dice, con il tono di voce roco per
il troppo non parlare (non dire).
La
porta si apre lentamente, India spalanca
gli occhi quando Harry entra nella stanza, la testa china e la piccola
agenda
infilata nella tasta inferiore dei jeans.
È
sorpresa di ritrovarselo lì, parecchio.
Ed,
oltre a questo, è pure scocciata, felice, euforica,
imbarazzata, rabbiosa,
triste, spezzata, fragile.
Dice
solo: “Non aspettavo nessuno”
Bugia.
Harry
alza gli occhi su di lei, poi si
lecca le labbra e sorride sghembo: “Aspettavi me”
Verità.
|
Ce l'ho fatta, scusate il
ritardo.
In questi giorni mi
dimentico pure di scrivere. Questo capitolo l'ho ricopiato dopo averlo
quasi del tutto buttato giù durante le ore scolastiche,
è parecchio di passaggio ma ci sono tanti di quei
particolari importanti da farmi preoccupare.
Non ve li
elencherò perché vi rovinerei tutta la sorpresa,
però volevo solo dirvi che questi personaggi, i miei, non
sono come sembrano. Sono persone, e le persone hanno mille
sfaccettature che io stessa, ahimé, sto imparando a
conoscere solo in questo periodo.
Scrivere questa
storia mi risulta davvero complesso sotto questo punto di vista.
Nonostante
ciò, però, sono contenta di sapere che io non
stia cadendo nel banale.
Mi è
venuta l'impressione che questa storia sia meno seguita, forse
è il mio periodo d'insicurezza che mi fa pensare solo in
negativo, ma se non vi piace come scrivo, se non vi piace qualcosa in
generale, per favore: ditelo. Potrò non
condividere quello che dite, ma sapere i motivi per cui non piaccio
ciò che scrivo è quasi d'aiuto.
E' un periodo molto particolare,
mi
dispiace per i capitoli che non mi soddisfano neanche un po'.
Abbiamo il ritorno
di Dalia/Niall, i miei tesori :) Spero che le loro scene vi siano
piaciute (un particolare simbolo della loro relazione è
proprio in uno dei loro dialoghi), poi abbiamo l'accenno di Candice
alla sua promozione lavorativa ed infine l'inizio dell'incontro
India/Harry.
Per quanto riguarda
Candice, il rapporto con la sua famiglia era già stato
accennato in precendenza. Well, da adesso in poi
diventerà una parte integrante della storia in generale.
Sto parlando troppo,
scusate :)
Spero con tutto il
cuore che il capitolo vi sia piaciuto, grazie di cuore per le parole
meravigliose delle recensioni, risponderò appena
avrò tempo.
La os di Olivia
è work in progress, in settimana sarà pubblicata,
promesso.
E, siccome la mia
Dalila ha compiuto gli anni, il mio piccolo regalo personale
è una os Dalia/Niall scritta (probabilmente) dal punto di
vista di Niall. Anche questa sarà a breve pubblicata :)
Vi lascio
un'immagine di Dalia :)
Vi adoro infinitamente,
Caterina
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