You're my end and my beginning

di Shine_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Primo capitolo ***
Capitolo 3: *** Secondo capitolo ***
Capitolo 4: *** Terzo capitolo ***
Capitolo 5: *** Quarto capitolo ***
Capitolo 6: *** Quinto capitolo ***
Capitolo 7: *** Sesto capitolo ***
Capitolo 8: *** Settimo capitolo ***
Capitolo 9: *** Ottavo capitolo ***
Capitolo 10: *** Nono capitolo ***
Capitolo 11: *** Decimo capitolo ***
Capitolo 12: *** Undicesimo capitolo ***
Capitolo 13: *** Dodicesimo capitolo ***
Capitolo 14: *** Tredicesimo capitolo ***
Capitolo 15: *** Quattordicesimo capitolo ***
Capitolo 16: *** Quindicesimo capitolo ***
Capitolo 17: *** Sedicesimo capitolo ***
Capitolo 18: *** Diciassettesimo capitolo ***
Capitolo 19: *** Diciottesimo capitolo ***
Capitolo 20: *** Diciannovesimo capitolo ***
Capitolo 21: *** Ventesimo capitolo ***
Capitolo 22: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


You're my end and my beginning

 

« Cause all of me
Loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me
I'll give my all to you. »

 

Prologo:

 

 

 

Liam James Payne aveva ventisei anni, viveva nel quartiere di Brooklyn - in una di quelle villette a schiera dai mattoncini a vista - e aveva appena concluso la specializzazione alla Columbia per poter diventare dentista, come aveva sempre sognato; aveva persino aperto il suo studio in centro e stava andando tutto per il meglio.

In quella sua piccola stanzetta passavano bambini di ogni tipo: chi con carie per colpa delle fin troppe caramelle ingerite, chi per regolare il nuovo apparecchio per denti e poi le solite visite di controllo.

Il mese precedente era stato contattato dal sindaco della città, gli aveva chiesto un favore sull’accettare il figlio come stagista, e lui aveva più volte rifiutato.  Ci aveva pensato spesso a quel che era giusto da fare, il sindaco era un suo vecchio amico e si trattava di aiutarlo con quel ragazzino che si trovava a dover educare.

Quello che lo convinse a mettersi volontariamente in tutto quel casino furono due avvenimenti: il ricordo che era stato proprio il sindaco ad aiutarlo a trovare un posto per lo studio e la segretaria, Anne, che aveva dovuto chiedere delle ferie anticipate per via della gravidanza.

In quel periodo, con l’anno scolastico quasi concluso, avrebbe avuto proprio bisogno di una mano; da solo non ce l’avrebbe mai fatta. E poi si trattava di far un favore ad un amico, per giunta sindaco di New York. Non poteva succedere nulla di male.

Quella mattina si svegliò con in mente l’idea che avrebbe dovuto far rigare dritto quel ragazzo fin da subito, come gli aveva consigliato al telefono il giorno prima l’amico.

Gli aveva detto che in fondo era un bravo ragazzo, un po’ casinista e con qualche amicizia sbagliata, ma non un caso irrecuperabile. L’aveva persino informato che quel periodo doveva essere una specie di punizione per il suo comportamento da nullafacente, il suo essere arrogante e l’aver preso fin troppe sospensioni a scuola.

Si era vestito lentamente, allacciandosi con cura la camicia, mentre pensava all’identità di questo strano ragazzino di quasi diciotto anni che avrebbe passato con lui tutti quei mesi estivi. Sperava solamente di non finire in casini più grandi di lui.

 

 

 

 

 

Era appena sceso dalla metropolitana, aveva fatto quel pezzo di strada a piedi, e in lontananza aveva intravisto, di fronte all’edificio che ospitava il suo studio, un gruppetto di ragazzini. E sì, avevano quell’aria tipica di adolescenti dai mille problemi; uno in particolare attirò la sua attenzione - una giacca di pelle con quel caldo non poteva certo passare inosservata - ma fu quando si avvicinò maggiormente, e riuscì a vederlo in viso, che pensò di non aver mai visto una bellezza simile.

Oltre alla giacca di pelle, che aveva notato immediatamente, indossava un paio di pantaloni neri strappati sulle ginocchia, una sigaretta tra le dita lunghe e sottili ed un sorrisino di chi è fin troppo sicuro di sé.

Andò a passo spedito fino al portone d’ingresso, cercando di non restare fermo di fronte a quei ragazzini, e si chiuse la porta alle spalle; era pronto a giurare di aver sentito un commento sul proprio fondoschiena, ma aveva deciso di ignorare tutto e tutti ed evitare un qualsiasi tipo di scenata.

Se ne stava seduto alla scrivania della sua segretaria, cercando di sistemare le ultime cose che Anne gli aveva lasciato - si trattava perlopiù di completare qualche documento -, quando sentì lo scampanellio della porta che veniva aperta.

Sollevò lo sguardo dal computer, aggrottando la fronte in un’espressione confusa nel vedere due dei ragazzini di quel gruppetto, e si alzò in piedi, infilando le mani nelle tasche del camice.

Il suo sopracciglio raggiunse quasi l’attaccatura dei capelli, quando uno dei due gli chiese con arroganza: - Tu sei Payne?-

Spostò la sua attenzione sul ragazzino che ridacchiava, proprio accanto al suo amichetto, e pensò che poteva anche avere il dono di una tale bellezza ma quel suo essere spocchioso rovinava il complesso.

- Immagino che uno tra voi due sia..- iniziò a parlare, tenendo gli occhi fissi su quello che li nascondeva dietro un paio di occhiali scuri. -.. Louis Tomlinson.- concluse, vedendo le labbra del moretto arricciarsi in un sorriso sghembo.

Scosse velocemente la testa, risvegliandosi dal suo stato di trance, ed ignorò quello che ridacchiava e si passava la lingua sul contorno delle labbra, con una lentezza quasi esasperante.

- Allora?- chiese, iniziando a spazientirsi più del dovuto. - Chi tra voi è Tomlinson?- insistette, avendone fin sopra alla testa di quei ragazzini montati e dei loro atteggiamenti.

Indietreggiò appena, vedendo il ragazzino scuro di carnagione avvicinarsi fin troppo a lui, e strabuzzò gli occhi quando sussurrò contro il suo orecchio, con un tono provocante: - Non mi chiamo Louis, dottor Payne. Il mio nome è quello che avrai sulle labbra quando ti segherai pensando a me. Ed è Zayn.-

Sentì le orecchie fumare dalla rabbia, si sistemò il camice e lo superò, raggiungendo quello poco più basso con due occhi azzurri accesi dal divertimento.

- Caccia il tuo amichetto, abbiamo molto da fare oggi.- sibilò, facendo per andare alla scrivania ma bloccandosi quando l’altro disse: - Ma non posso star qui col mio dentista preferito?-

- Ascoltami bene..- schioccò le dita, quasi per farsi venire in mente il cognome del ragazzo, e grugnì quando ridacchiò uno: - Zayn.- con le labbra piegate in un ghigno.

- Cognome.- ordinò quasi, vedendolo scuotere la testa e mormorare: - Non te lo dico.- per poi sbuffare ed insultare quello che gli venne incontro, dicendo: - Malik.-

- Dovevi lasciarmi divertire, Lou.- mugugnò il ragazzino con gli occhiali da sole scuri, incrociando le braccia al petto con una smorfia sulle labbra.

- Ecco, Malik, sei pregato di uscire da qui.. e non metterci più piede, possibilmente.- grugnì, indicando la porta d’ingresso, e lo seguì attentamente mentre faceva spallucce, salutava l’amico con un pugno contro la spalla e gli rivolgeva un ultimo sorrisetto pieno di sé.

Sospirò di sollievo quando lo vide superare le vetrine, senza ulteriori problemi, e si rivolse al ragazzino rimasto, facendogli cenno di seguirlo.

- Non devi fare molto, solo rispondere al telefono e prendere gli appuntamenti.- spiegò velocemente, indicandogli la scrivania e l’apparecchio telefonico. - Da qui non devi muoverti, sei sotto la mia responsabilità. Cerca di non accavallare gli appuntamenti e tieni sempre sotto controllo la mia agenda.-

- Tutto chiaro?- chiese infine, puntando gli occhi nei suoi ed innervosendosi per la sua battutina sull’avere il tempo per andare in bagno.

Non rispose nemmeno, facendogli un gesto con la mano come per cacciare tutta quell’arroganza, e raggiunse la porta del suo studio; si bloccò sulla soglia e si voltò, borbottando: - Ah, e ultima cosa.. il tuo amico non può più entrare qui.-

L’ultima cosa che sentì, prima di chiudersi la porta alle spalle, fu la risatina di quel ragazzo che sicuramente gli avrebbe rovinato e riempito quei mesi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo Shine:

 

Vi avevo detto che mi stavo cimentando nuovamente nel grande paradiso delle long, giusto? Ecco, questo è il prologo. (Ho già la scorta di qualche capitolo perché sono un piccolo ghiro e non voglio far attendere troppo.)

In realtà non dovevo già pubblicare, ma Beta non resisteva più e non potevo dirle di no. (♥)

Le ho chiesto di trovarmi un titolo e mi ha fatto ascoltare questa canzone, che ormai sappiamo tutti a memoria. E quindi, eccomi qui.

Spero davvero possa piacervi, mi son già innamorata di questi personaggi e delle storie che stanno dietro.

(Il punk!Louis è, come sempre, tutto della mia Gre. Ed è stata lei a darmi l’incipit per questa storiella.)

Detto questo, come sempre, l’elenco della spesa.

Le altre mie storie (sono tutte ziam perché io scrivo SOLO ziam)

 

- Car wash & seguiti (serie, in corso)

Zayn Malik ha diciassette anni, si è appena trasferito da Bradford ad Houston per stare più vicino alla sede di lavoro di suo padre.
Liam Payne ha vent'anni, ha sempre vissuto in Texas e cerca di lasciarsi alle spalle una delusione d'amore.

 [Il collegamento alla serie perché le parti stanno diventando fin troppe]

 

- Sex on the yacht (OS, completa)

Zayn, Liam, Miami e lo yacht.

 

- You said I love like the stars above, I’ll love you ‘till I die (OS, completa)

Liam entra nel tag zerrie, Zayn cerca di fargli capire che è l’unico per lui.

 

- If I’m in love (OS, completa)

 Il compleanno di Liam e il regalo di Zayn. 

 

- I cuddle on the first date (OS, completa)

Zayn e Liam ai tempi di X Factor.

 

- Le parole che non ti ho detto (long, completa)

Zayn insegna nella scuola elementare di Bradford e riceve biglietti anonimi alla fine del mese, Liam torna a casa da Londra alla fine del mese e scrive parti di poesie che fa recapitare alla scuola che frequenta suo fratello Matthew.

 

- Sex bracelets (OS, completa)

Zayn Malik e Liam Payne son sempre stati grandi amici, a dodici anni le cose iniziano a cambiare e le loro strade si dividono. Al compimento del diciassettesimo compleanno le cose tra loro prendono una piega inaspettata, complici dei braccialetti di plastica che nascondono tanti significati.

 

- Di canzoni e tatuaggi (mini-long, completa)

 Liam Payne è un cantante di fama mondiale, l’immagine che la gente ha di lui inizia ad andargli troppo stretta facendolo sentire in una gabbia. Su consiglio del suo amico d’infanzia, Harry, decide di farsi un tatuaggio trovando ad attenderlo qualcosa di completamente inaspettato.

 

- Will you be my Valentine? (OS, completa

Liam Payne, quattordicenne, da anni innamorato del suo vicino di casa, Zayn Malik, decide di approfittare della festa degli innamorati per dichiararsi.

 

- From Paris with Love (OS, completa)

Zayn, alle prese con un vacanza assieme ai Nosh, s’imbatte nel giovane aristocratico Liam Payne.

 

 

E come sempre potete seguirmi su Twitter e su Tumblr

 

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Capitolo 2
*** Primo capitolo ***


You're my end and my beginning

 

« Cause all of me
Loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me
I'll give my all to you.
»

 

Primo capitolo:

 

Quella giornata era stata piuttosto stressante per Liam, Louis aveva l’innato potere di rendere nervoso ogni essere umano entrasse nello studio. Più di una mamma si era lamentata, una volta di fronte a lui, del nuovo stagista che aveva preso il posto della dolce Anne.

È troppo arrogante, gli ripetevano ogni volta.

E lui non poteva nemmeno difenderlo, ne aveva avuto un assaggio solo quella mattina, ma non poteva nemmeno prometter loro di cacciarlo. Come poteva dire che, fosse stato per lui, non l’avrebbe nemmeno accettato? Come poteva dirgli che stava solamente facendo un favore al loro sindaco?

Avrebbero solamente capito tutt’altro, messo in mezzo la politica e addio sogno di diventare dentista ed essere lasciato in pace.

Aveva quindi deciso di fare uno sconto a tutti, per andare incontro al disagio causato da quel ragazzo, e rivolto un sorriso gentile alle madri dei bambini, riuscendo a mettere a tacere tutto quanto.

Era incredibile come fosse riuscito a farsi strada in quel campo solo grazie al suo sorriso; c’erano dentisti con molta più professionalità di lui a Brooklyn e dintorni, ma quelle donne si erano subito fidate di lui e gli avevano portato sempre più clienti nello studio.

E ora quel ragazzino non poteva rovinargli tutto, lui si era impegnato - aveva passato le notti sveglio per finire quella dannata specializzazione! - e per fare un favore ad un amico stava per rischiare tutto.

Quando finalmente quella giornata stressante si concluse - aveva persino saltato la pausa pranzo per colpa degli appuntamenti fissati in modo assurdo dal nuovo stagista, che si stava sicuramente vendicando -, decise che ne avrebbe parlato a quattr’occhi con lui, prima di far intervenire il padre.

Sistemò tutti i vari strumenti, seguendo la sua solita routine, si tolse il camice, sistemandolo sull’attaccapanni in argento attaccato alla parete, e chiuse la porta a chiave alle proprie spalle, raggiungendo quello che se ne stava quasi sdraiato sulla poltrona, le caviglie incrociate sulla scrivania e le dita che si muovevano velocemente sulla tastiera del telefonino.

Si schiarì con forza la voce, vedendo che il picchiettare delle dita contro il legno non sembrava attirare la sua attenzione, e si specchiò in un paio di occhi azzurri che lo fissavano con fare quasi annoiato.

- Abbiamo finito, Payne?- gli chiese con fare svogliato, mettendo il cellulare in tasca ed alzandosi in piedi per stiracchiarsi con le braccia sollevate sopra la testa. - Posso andarmene a casa ora?-

- Sì, sì.. certo che abbiamo finito. Vedi qualcun altro qui dentro?- borbottò con stizza, facendo un ampio gesto con il braccio per indicargli la sala d’aspetto vuota. - Ma noi due dobbiamo parlare.- aggiunse, appoggiando una mano sulla sua spalla e facendolo sedere di nuovo sulla poltrona.

Cercò di non scaldarsi troppo quando lo sentì chiedere, con lo stesso tono arrogante: - Che vuoi, Payne?-

Non aveva assolutamente nessun rispetto per una persona molto più grande di lui, non aveva rispetto per nessuno. Ed era una cosa che, sicuramente prima della fine, l’avrebbe fatto esplodere.

- Desidero che tu la smetta con questo atteggiamento.- arrivò immediatamente al punto, incrociando le braccia al petto e fissandolo con un’espressione seria e decisa. - Non voglio vedere un’altra persona entrare là dentro e lamentarsi di te.- continuò, indicando alle proprie spalle e fermandolo quando stava per alzarsi. - Altrimenti sarò costretto a far intervenire David.- concluse, vedendolo sbuffare e roteare gli occhi.

Mantenne il contatto visivo, aspettando quasi una sua risposta o un suo cenno, ma si irrigidì quando sentì alla sue spalle dire: - Che fai, Lou? Mi rubi il dentista?-

Era una cosa sorprendente come, un semplice ragazzino tra i diciassette e i diciotto anni, riuscisse a fargli saltare i nervi nell’arco di mezzo secondo.

- Che ci fai qui?- sibilò, non riuscendo a restare calmo dopo una giornata stancante come quella. - Ti ho detto che qui dentro non devi metterci mai più piede.- ripeté quello che gli aveva detto molte ore prima, vedendolo appoggiare lo skate a terra e salirci sopra, dicendogli: - Niente piedi, visto?-

Liam si lasciò sfuggire un verso esasperato, sentendo la sua risatina cristallina, e lo raggiunse velocemente, prendendolo per un braccio.

- Ho detto che devi andartene, mi hai capito?- grugnì, obbligandolo a scendere dallo skate e facendo un cenno veloce e stizzito a quello che li osserva con un sorrisetto divertito. - Fuori tutti e due. Devo chiudere. Voglio andarmene a casa e dimenticare questa giornata.- insistette, riuscendo a portare fuori entrambi con estrema facilità.

Stava chiudendo il portone d’ingresso, come ogni sera, desiderando solamente di buttarsi nel letto e rimanerci per almeno due giorni, quando per puro caso riuscì a sentire i discorsi dei due.

Parlavano di un certo Chase e della “roba buona” che aveva tenuto da parte per loro, e lui poteva seriamente andare dritto e lasciarseli alle spalle. Erano solo due stupidi ragazzini che gli stavano rovinando la vita, lui si stava facendo rovinare la vita da loro per aiutare il suo amico.

Proprio quel pensiero lo fece sospirare e dire: - Non dovreste andare a casa?-

Le loro risate divertite, quasi a prenderlo in giro, lo fecero infuriare come non mai. Ma ricacciò indietro tutto perché, si diceva, una buona azione non avrebbe fatto del male a nessuno.

Ignorò il moretto, che sembrava aver preso come scopo nella vita il farlo andare su tutte le furie con semplici battutine, e si concentrò sull’altro ragazzo, che teneva le dita strette sul manico della bicicletta, e sussurrò: - Louis, tuo padre..-

Strabuzzò gli occhi, sentendosi tirare per un braccio, e fissò confuso quello che diceva: - Non è giusto! Perché non chiami anche me col nome?-

- Ragazzino, torna sul tuo coso strano.- grugnì, liberandosi della sua presa con uno strattone, e riportò tutta la sua attenzione sul più basso tra i due, che aveva un’espressione strana con gli occhi socchiusi e le labbra piegate in una smorfia di disappunto.

Roteò gli occhi quando il moretto insistette con: - Dì il mio nome, è Zayn.. sulle tue labbra suonerebbe così bene, dottor Payne.- e fece un verso frustrato, superandoli e decidendo che per quella volta un qualche aiuto al figlio del suo amico l’aveva dato.

Aveva messo tra loro una certa distanza ma, nel silenzio della sera, riuscì a sentire Louis dire: - Lascia perdere, Zay. Voglio solo fumare, bere e dimenticarmi di questa giornata.-

Si trattenne con tutte le sue forze dal voltarsi, per ribadire che la sua - di giornata - era stata la più orrenda di tutta una vita.

 

 

 

Liam quella notte non era nemmeno riuscito a dormire, troppo impegnato a pensare ad una soluzione per sistemare tutto.

Doveva tirarsi indietro? Parlarne con David? Arrendersi?

Non l’aveva mai fatto in vita sua, aveva sempre affrontato ogni sfida si trovasse davanti. E ora non poteva alzare bandiera bianca per colpa di due ragazzini casinisti.

La mattina si era svegliato con un dolore alla schiena - non aveva fatto altro che agitarsi tra gli incubi più improbabili - e si era vestito molto più lentamente del solito, aveva rischiato di perdere la metro ed arrivato con un certo ritardo di fronte all’edificio. Si stranì nel trovarsi davanti i due - che assomigliavano sempre più ai suoi incubi peggiori - con un sorriso smagliante, quasi ad aspettarlo.

- Sei in ritardo, Payne.-

- Buongiorno, dottore.-

Li sentì dire assieme, restando per un minuto a guardarli e scuotendo velocemente la testa l’attimo dopo. Erano strani, troppo strani; o forse era lui ad aver dormito troppo male e ad immaginarsi le cose.

Si passò le dita tra i capelli corti, cercando di sistemare il casino nella testa, e fissò il moretto e il suo sorriso che lasciava intravedere tutti i denti. Infilò le mani nella tasca dei jeans, indicandolo con le chiavi dello studio, e borbottò: - Non ti avevo detto che non dovevi più avvicinarti a me?-

Osservò la testa del ragazzino muoversi da destra verso sinistra, negando con le labbra piegate in un ghigno strafottente, e lo ascoltò mentre diceva: - Hai detto che non dovevo più mettere piede lì dentro. Come vedi ora son fuori, dottor Payne.-

Evitò di rispondergli - desiderando solo quel ragazzino a mille miglia di distanza da lui - e fece scattare la serratura, aprendo il portone e facendo un cenno a Louis per entrare per primo.

- In realtà son qui per un motivo.- fu la frase che richiamò la sua attenzione, facendolo voltare e fissare con un’espressione confusa il ragazzino con un piede sullo skate. Mosse la mano, invitandolo a continuare quel discorso, e socchiuse gli occhi, vedendolo avvicinarsi sempre di più.

Strabuzzò gli occhi, sentendolo dire: - Lo stai facendo lavorare troppo.- e spostò lo sguardo tra i due ragazzini, sempre più velocemente e con una smorfia sempre più allibita.

- Vuoi mettere il naso tra i cazzi miei?- grugnì, non stupendosi più di tanto nel sentire la rabbia avvampare sul viso; quel ragazzo era seriamente impossibile, non c’era bisogno di capire da chi avesse preso Louis quel fare da saccente arrogante.

Restò immobile, cercando di trattenere quella voglia di spingerlo via, ed osservò le sue dita stringersi al collo della camicia mentre sussurrava: - Oh, magari potessi. Son sicuro piacerebbe ad entrambi, dottor Payne.-

Socchiuse gli occhi, prendendo un respiro profondo per calmarsi, e sibilò: - Metti giù quelle mani, non devi toccarmi.- a cui seguì il sospiro fintamente affranto del moretto e il suo: - Pensavo Louis potesse chiedere un permesso di qualche ora.-

Strinse i pugni, deciso a lasciarsi quel ragazzo alle spalle, ma non riuscì a trattenere il: - Louis non l’ha chiesto.- e, nel momento in cui gli angoli delle sue labbra si arricciarono in un ghigno, capì di essersi cacciato in un piccolo guaio.

Piegò la bocca in una smorfia, nel trovarselo di nuovo così vicino e nel non riuscire a liberarsi da lui, e lo ascoltò, quasi rapito dal suo tono di voce, mentre diceva: - Dicono che nessuno riesce a negarmi nulla.-

- Sì? Nessuno riesce a resisterti?- ripeté le sue parole, il sopracciglio sollevato e il sorriso divertito sulle labbra, e gli tenne stretti i polsi, avvicinandosi al suo viso e sussurrando: - E io ti dico che a Louis non darò nemmeno la pausa per andare in bagno.-

- Ma.. ma..- iniziò a farfugliare quello, cercando di liberarsi dalla stretta, e continuando subito dopo con: - Per favore, è importante. Ho una gara e ho bisogno di lui.-

Lo avvicinò al proprio corpo con uno strattone, percependo il suo fiato caldo contro le labbra, e sibilò: - Ho detto di no. E ora vattene prima che perda seriamente la pazienza.-

Non gli diede nemmeno tempo di rispondere, entrò nello studio e sbatté la porta alle proprie spalle, appoggiandovisi contro con la schiena. Era solo uno stupido ragazzino, arrogante e spocchioso, non poteva farsi prendere in quel modo da lui.

 

 

 

 

 

Aveva quasi finito la prima metà della giornata - la pausa pranzo si avvicinava quasi come un dono divino - e sembrava stesse andando tutto per il meglio, non contando quell’inizio turbolento.

Ma - quando tutto sembra procedere liscio c’è sempre un ma di mezzo - non appena vide entrare una signora con un sorriso quasi infastidito ed un biglietto tra le dita, capì che il buon umore sarebbe crollato molto velocemente.

- Quel suo nuovo assistente ha detto di darle questo.- la sentì dire, prese il foglietto che gli stava porgendo e lesse, in quella scrittura disordinata, un “mi son preso la giornata, Payne”.

Chiuse gli occhi, passando una mano dietro la nuca e su tutto il viso, e prese un respiro profondo per calmarsi; non poteva scoppiare di fronte ad una cliente, doveva mantenere la calma.

- Gliel’ha dato lui?- s’informò, cercando di mostrarsi calmo e preparato per una situazione simile. Vide la testa della donna muoversi in un cenno d’assenso, seguito velocemente da un: - E con modi non del tutto garbati.-

- Mi dispiace, davvero tanto. Non succederà più.- mormorò, sperando di riparare il danno ma sentendola aggiungere: - Se non riesce più a tenere un certo standard, credo le convenga provare in un altro quartiere.-

Strinse i pugni, rivolgendole un sorriso cordiale, e la osservò mentre usciva dallo studio con la mano stretta a quella del figlio.

Non poteva continuare così, doveva far intervenire David. Stava rischiando troppo, stava rischiando il lavoro e il sogno di una vita, dopo anni di sacrifici, troppi sacrifici.

 

 

- Grazie, Harry, grazie davvero.- sussurrò, stringendo la mano del ricciolino tutto sorrisi e fossette.

Non appena Liam aveva avuto un momento libero, aveva chiamato subito Anne, la sua vecchia segretaria, e l’aveva quasi implorata di trovargli una soluzione; una soluzione che poi era stata il figlio sedicenne, sempre disponibile per dargli una mano nelle faccende più semplici.

- Non c’è bisogno di ringraziare, Lì.- ridacchiò quello, parlando con la sua vocina non ancora modificata dalla crescita. - Sai che ti aiuto con piacere, piuttosto che stare a casa con quella.-

Scosse la testa con un sorriso divertito, chiudendo il portone e iniziando a camminare con lui verso la metro; si rigirò le chiavi tra le dita, infilandole successivamente in tasca, e gli diede una spinta con la spalla, scoppiando a ridere nel vederlo barcollare.

- Scambiamoci i ruoli, dai.- propose l’altro, saltellandogli di fronte e porgendogli la mano. - Io mi occupo dei tuoi bambini e tu di mia mamma con le sue voglie di frutti tropicali introvabili.-

Continuò a ridere, allungandosi verso di lui per scompigliargli i ricci e scosse appena la testa, mordicchiandosi il labbro inferiore.

- Ho già i miei problemi.- borbottò infine, fissando di fronte a sé con uno sguardo pensieroso. - E con questa storia mi sto solo complicando la vita.-

Ignorò la gomitata al fianco e il: - Tomlinson, eh?- del più piccolo, preferendo continuare a camminare verso il sottopassaggio per la metropolitana.

- Lì.- si sentì chiamare, i passi del ricciolino che si affrettavano per tenere la sua andatura veloce. - Sai che non devi favori a nessuno, se sei arrivato fin lì è perché lo meriti. E basta.-

Mugugnò qualcosa tra sé e sé, non sapendo esattamente come e cosa ribattere, passando dai tornelli e incrociando le braccia al petto mentre aspettava l’arrivo della metro.

- Ricevuto, cambiamo discorso.- annuì per dargli corda, iniziando a picchiettare il piede e desiderando solo tornare a casa per potersi finalmente rilassare. - Leen come sta?-

- Aileen?- ripeté lentamente, vedendolo annuire con un sorrisino che metteva in evidenza le fossette. - Sta bene, lei sta benissimo.- ridacchiò, strofinando le dita contro la nuca. - Credo abbia fatto disperare la signora Hall. Spero non abbia distrutto nulla, altrimenti non so più a chi lasciarla.- continuò a parlare, agitando appena una mano e lasciandosi sfuggire un sospiro.

- Sai che son sempre disponibile.- saltò fuori l’altro, spingendo il gomito contro il suo fianco e sorridendogli nuovamente. - Per Leen ci sono sempre.-

Liam roteò solamente gli occhi, salendo sulla metropolitana e prendendo posto su uno dei sedili liberi, subito affiancato dal riccio che continuò a fissarlo, cercando di richiamare l’attenzione.

- Harry.- mugugnò, appoggiando il gomito contro la gamba e premendo il palmo contro il viso.

- Per favore, Lì. Questa volta non ci metteremo nei pasticci.- lo sentì insistere, le dita che gli stringevano il ginocchio e gli occhi verdi spalancati. - Che poi nemmeno l’altra volta era colpa nostra.- aggiunse subito dopo, sbuffando e piegando le labbra in una smorfia.

- E va bene!- esclamò, sollevando le braccia con fare esasperato. - Puoi venire a casa mia domani, tutta tua.- continuò a parlare, alzandosi in piedi quando capì di essere vicino alla propria fermata.

- Ma se torno da lavoro e trovo tutto distrutto..- stava parlando ad alta voce, sentendo i passi del ragazzino alle proprie spalle. -.. giuro che questa volta non la passerai liscia con qualche moina.- concluse, voltandosi verso di lui e premendo l’indice contro il suo naso. - Tutto chiaro?-

Piegò le labbra in un sorriso, non riuscendo a trattenersi nel vederlo così felice, e gli lasciò stringere le braccia attorno al collo, sentendo tutto il peso del suo corpo gravargli addosso mentre gli ripeteva tutti i ringraziamenti.

- Non farmene pentire, Har.- bisbigliò, avvolgendo le braccia attorno alla sua vita per non farlo cadere. - Mi fido ma non distruggermi casa.- concluse, liberandolo della presa e dandogli un buffetto sulla guancia.

Gli diede velocemente le spalle, prendendo il cellulare - che aveva iniziato a vibrare - dalla tasca dei jeans, e rispose alla vicina di casa che gli chiedeva dove fosse finito.

 

 

 

Si era appena fatto una doccia, mettendosi abiti più comodi, e se ne stava sdraiato sul letto con le mani intrecciate dietro la testa. La mente nuovamente rivolta agli interrogativi della sera precedente, aveva raggiunto il limite in soli due giorni e non poteva continuare così; stava rischiando l’esaurimento per colpa di quel ragazzino.

Spostò velocemente lo sguardo sulla porta, rivolgendo un sorriso dolce alla bambina, che gli mostrava il telefono tra le mani piccole, e le fece cenno di avvicinarsi, mettendosi seduto.

- È per te, Lili.- la sentì dire, osservandola mentre si arrampicava sul letto, e prese il telefono, portandoselo contro l’orecchio.

- David!- esclamò, riconoscendo subito la voce, passando le dita della mano libera tra i capelli castani della piccola. - Stavo pensando a te, ascolta..-

Era deciso a dirgli tutto, a svuotare il sacco e dirgli che così non poteva più andare, ma non appena sentì il: - Tu e Aileen come state?- ed abbassò lo sguardo sulla bambina che gli sorrideva, decise che per un altro giorno ancora poteva resistere.

- Ce la stiamo cavando, sì.- ridacchiò, cercando di restare allegro di fronte a quella che lo fissava curiosa. - Ogni tanto è complicato, però stiamo andando bene.- aggiunse, stringendosi nelle spalle e tenendo un occhio puntato su quella che si rannicchiava tra le proprie braccia.

Alla domanda sul comportamento del figlio s’irrigidì, prese un respiro profondo e sussurrò: - Anche io e lui stiamo.. stiamo venendo a patti.-

Continuarono così per altri minuti - e sembrava più una telefonata di circostanza per capire come procedeva tutto quanto che legata ad un vero interesse verso di lui - e quando chiuse la chiamata, lasciò cadere il telefono sul materasso e si sdraiò, stringendo la bambina al petto.

- Lili?-

Mugugnò tra sé e sé, invitandola a continuare, e strofinò lentamente le nocche delle dita contro la sua guancia, guardandola mentre stringeva le dita sulla sua maglia e rideva contro il suo petto, mostrando quelle fossette che tanto amava.

- Mi racconti ancora della mamma?-

- Hai lavato i dentini?- le chiese invece, puntando l’indice contro il suo pancino e ridacchiando con lei nel vederla agitarsi. Solo quando vide la sua testa muoversi in un cenno veloce, se la strinse meglio contro e socchiuse gli occhi, lasciandosi prendere dai ricordi.

- La tua mamma era la creatura più bella che avessi mai visto. Le assomigli tanto, sai? Hai il suo stesso nasino.- bisbigliò, stringendo due dita sul punto appena detto. - Ma era anche tanto puntigliosa e..-

- Cosa vuol dire puntigliosa?- la sentì chiedere con la sua vocina infantile, spostando le dita contro il suo braccio e stringendolo appena.

- Quando vuoi sempre avere ragione. Anche se Lili ti dice che sei nel torto e sbagli.- le spiegò in modo semplice, osservandola mentre ripeteva la parola e gli accarezzava la scritta sul braccio con le dita sottili.

- E papà era tanto innamorato di lei?-

Annuì velocemente, premendo le labbra contro la sua fronte, e chiuse gli occhi, sussurrando: - Tantissimo, era super innamorato. La amava ancora di più quando si comportava in quel modo.-

- Quando faceva la pun.. la puntigl-..-

Scoppiò a ridere nel vederla sbuffare, infastidita dal non riuscire a ricordare e dire quella parola, e le andò incontro ripetendo: - Puntigliosa. E sì, la amava tanto anche per quello.-

- Hai sonno, piccola?- le chiese, vedendola annuire e chiudere gli occhi, sbadigliando contro il proprio petto.

Continuò a muovere le dita tra i suoi capelli marroni, sorridendo al suo: - Ti voglio bene, Lili.- e chiuse gli occhi, addormentandosi poco dopo.

 

 

 

 

 

Angolo Shine:

Alloora, ecco il primo capitolo.

Si inizia ad entrare nel vivo della storia con l’introduzione di un nuovo piccolo personaggio. (Aileen è la mia piccola meraviglia.)

Probabilmente ad agosto metterò il secondo capitolo, così ho tempo per portarmi avanti con i capitoli e per la stesura della nuova OS.

Vado molto di fretta - non ho tempo per rispondere alle recensioni ora, ma le ho lette tutte e siete tanto dolci -, a presto!

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Capitolo 3
*** Secondo capitolo ***


You're my end and my beginning

 

« Cause all of me
Loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me
I'll give my all to you.
»

 

Secondo capitolo:

 

Quella notte aveva dormito relativamente meglio, rispetto alla sera precedente - perché aveva avuto nottate decisamente migliori-, e la mattina si era svegliato all’improvviso, Aileen che teneva le dita strette sulla sua maglia e cercava di scuoterlo mentre ripeteva il suo nome.

Mugugnò qualcosa molto simile ad un: - Due minuti, piccola.- e si rigirò nel letto, sprofondando il viso tra i cuscini; si rannicchiò ancora di più su un lato, sentendo il materasso abbassarsi sotto il peso di qualcuno e sbuffò al: - Sveglia, Lì!- che gli trapanò un orecchio.

Non era una bellissima sensazione svegliarsi accanto ad un Harry così allegro, sempre così allegro e vivace, che gli ricordava di essere in ritardo per lavoro. Senza contare che odiava quando le persone superavano certi limiti o spazi, nonostante fossero tanto amici.

Strizzò gli occhi, cercando di addormentarsi e poter recuperare qualche minuto di riposo, ma ringhiò tra i denti al suo canticchiare: - Sei in ritaaaardo, Liii.-

Cercò di scacciare la mano del sedicenne, che sembrava divertirsi nell’istigarlo già di prima mattina, e sbuffò al suo insistere con il fatto che di sabato avrebbe avuto molte cose a cui star dietro.

Quando non riuscì più a trattenersi, grugnì un: - Vaffanculo.- che gli costò un pugno contro la spalla e il rimprovero del fatto che poteva esserci una bambina a sentirlo.

- Aileen è di là a fare colazione.- borbottò, continuando a dargli le spalle e sentendolo muoversi e sistemarsi dietro di lui. - Altrimenti sarebbe già qui a difendermi.- ridacchiò, annuendo tutto soddisfatto quando l’altro non rispose più.

Teneva gli occhi chiusi, una mano sotto il cuscino, ed era in quella fase del sonno in cui tutti i pensieri vengono annullati in un piacevole tepore; non durò molto però, soprattutto quando Harry si avvicinò ulteriormente e restò con il petto contro la propria schiena. Aggrottò la fronte, cercando di capire le intenzioni del ragazzino, nel momento in cui una sua mano s’infilò sotto la propria maglia, percorrendogli tutto il petto.

Non erano completamente nuove quelle attenzioni tra loro, nonostante cercasse di mantenere una certa distanza e tenerlo con i piedi per terra - perché non aveva alcuna intenzione di complicarsi ulteriormente la vita-, ma sbarrò gli occhi al sentirlo dire: - Posso esserti utile con questo.- e strinse le dita attorno al suo polso, bloccandolo appena in tempo e cambiando posizione per non essere quello più esposto.

- Harry.- lo richiamò, tenendogli il polso per qualche minuto in più e strofinando il pollice contro la sua pelle. - C’è Aileen di là, non credo sia il caso.- aggiunse subito dopo, puntando i gomiti sul materasso e riuscendo a sollevarsi con il busto.

Si sistemò meglio, appoggiandosi con la schiena contro la testata del letto, ed osservò in silenzio il ragazzino che puntava un ginocchio contro il materasso e l’altro tra le proprie gambe, sussurrando: - Come se ti fosse mai importato.-

Chiuse gli occhi, appoggiando la nuca contro il legno della spalliera, e cercò di non dar troppo peso a quello che aveva iniziato a strofinarsi contro la propria gamba, le dita che lasciava scorrere sotto la maglia per seguire gli addominali definiti.

- Har.- mugugnò, prendendogli i polsi e bloccandoglieli contro il petto. - È stata solo una volta e sai benissimo che..-

- Cinque.- si sentì interrompere, puntando gli occhi nei suoi e vedendoli scintillanti per la risatina che cercava di trattenere.

- .. che questa non sarà una sesta.- continuò, tenendogli i polsi stretti quando lo percepì opporre resistenza e cercare di liberarsi. - Pensavo fossimo d’accordo sul fatto che ti fosse passata.- aggiunse subito dopo, socchiudendo gli occhi al suo sbuffare e comportarsi come ogni tipico adolescente che non riesce ad ottenere quel che vuole.

- Lo so, lo so.- mormorò quello, massaggiandosi i polsi quando glieli lasciò liberi e sfiorandogli il braccio con le punta delle dita. - Ma mi sto frequentando con un ragazzo..-

- A maggior ragione non dovresti essere qui.- lo interruppe Liam, inarcando un sopracciglio e concludendo con: - O almeno, non dovresti fare così.- e muovendo la testa in un cenno per indicare i suoi movimenti contro la propria gamba.

- Il discorso è più.. complicato.-

- Complicato?- chiese con un ghigno divertito, appoggiando le mani sui suoi fianchi e stringendoli per bloccarlo. - Sai cosa c’è di complicato? Che per colpa dei tuoi ormoni da adolescente rischio di far tardi a lavoro.- concluse, riuscendo a farlo sollevare e sedersi sul bordo del letto.

Era pronto ad alzarsi in piedi, iniziare la giornata con una doccia rilassante e una buona colazione, quando sentì il suo: - Si tratta della mia verginità.- che lo costrinse a voltarsi completamente verso di lui, vedendolo al centro del letto con le gambe incrociate e la testa bassa.

- Abbiamo già discusso di questa cosa.- bisbigliò, cercando di non alzare troppo la voce per paura di richiamare l’attenzione della bambina. - Tra me e te..-

- Non fino a quando non sarò maggiorenne, lo so.- sentì ripetere dal ricciolino, che annuiva con una smorfia scocciata sulle labbra.

- Har.- sussurrò, avvicinandosi a lui e tenendo i polpastrelli contro la sua nuca. - Non sei il mio giocattolino e nemmeno la mia puttana.- continuò, spingendo la fronte contro la sua e puntando gli occhi nei suoi.

Sentì il viso del minore muoversi in un cenno e replicare: - Non mi hai mai trattato come loro.-, a cui rispose con un sorriso esitante e un bacio all’angolo della bocca.

Restarono in silenzio per qualche minuto, creando la solita atmosfera con le dita di Liam impegnate tra i suoi ricci e la pelle d’oca sulle braccia per le mani del ragazzino che glielo sfioravano solamente.

- Ora posso andare a lavarmi? Rischio di arrivare seriamente in ritardo.- ricominciò a parlare il castano, spezzando quella loro piccola bolla, e mosse le dita fino alla sua guancia, strofinando le dita ruvide contro la sua pelle.

Quando Harry mosse la testa in un cenno affermativo, strinse le dita sul suo mento e gli sollevò appena il viso, premendo subito dopo le labbra contro la sua guancia; si alzò dal letto e portò le braccia verso l’alto, stiracchiandosi e sospirando, già distrutto da quella giornata appena iniziata.

 

 

Aveva lasciato Aileen e Harry in cucina, a finire la loro colazione abbondante, ed aveva fissato il più piccolo con un’espressione confusa quando l’aveva fermato sulla soglia, ricordandogli che qualsiasi donna fosse riuscita a conquistarlo sarebbe stata fortunata. Lo lasciò ancora più sorpreso quando, nel ricordargli di Aileen, gli aveva confessato di vederlo come un ottimo padre; e a quel punto non era più riuscito a trattenere la risata, a scompigliargli i capelli e dargli una spinta solo per il gusto di vederlo oscillare per tenere l’equilibrio.

Durante tutto quel tempo si era dimenticato della giornata precedente ma, non appena intravide la solita giacca di pelle e gli occhiali da sole, le sue orecchie iniziarono a fumare dalla rabbia; ne conseguì il suo aumentare velocemente il passo, stringere una mano contro la spalla dell’infortunato e spingerlo contro il muro, senza alcuna gentilezza.

- La vuoi smettere?- ringhiò tra i denti, tenendolo contro il muro e rafforzando la presa nel sentirlo dare degli strattoni per liberarsi. - Ti ho detto che io qui non voglio vederti.-

Al sentirlo rispondere: - La strada non è tua, dottor Payne.- si scaldò ulteriormente, stringendo le dita contro il colletto della giacca e lo sollevò appena da terra per portare i loro visi allo stesso livello.

- Devi sparire dalla mia vista, ragazzino.- sibilò con un filo di voce, tenendo gli occhi scuri nei suoi ed innervosendosi sempre di più al suo riuscire a sostenere lo sguardo. - Il tuo amichetto mi sta rovinando la vita per colpa tua.- aggiunse, ignorando quello alle loro spalle che aveva deciso di non intervenire e li fissava solamente.

Stava per lasciare la presa, perché non si aspettava che quel bambino riuscisse - e soprattutto volesse - tenergli ancora testa, ma lo sentì sputare fuori: - Io non c’entro nulla.- con quel tono arrogante di chi vuole avere ragione nonostante tutto.

Fu la prima cosa che gli venne in mente - si sarebbe vergognato di quel comportamento immaturo ma quel ragazzino lo portava troppo facilmente ad una crisi di nervi - lo sfilargli gli occhiali da sole e tenerli stretti nel palmo, rompendoli in poco tempo davanti ai suoi occhi.

- Devi andartene via.- ripeté lentamente, voltandosi per lanciarli lontano. - Vai a riprenderli, se ti piacciono tanto.- aggiunse, bloccandosi appena sull’ultima parola nell’incrociare i suoi occhi castani.

Non ne aveva mai visti del genere, con sfumature quasi verdi o gialle alla luce del sole, e ci mise un po’ a riprendersi e a capire che il moretto lo stava spingendo ed insultando da almeno dieci minuti.

- Non tornare più.- ripeté, puntandogli l’indice contro il petto con un’espressione decisa in viso. - Altrimenti preparati a dire addio ad altro.- aggiunse subito dopo, osservandolo mentre si allontanava velocemente tra insulti diretti solo a lui. E non l’avrebbe ammesso, nemmeno sotto tortura, ma aveva un qualcosa di tenero nell’allontanarsi senza smettere un secondo d’inveire contro di lui.

 

 

 

Dopo quel breve episodio Liam non aveva nemmeno guardato Louis, preferendo entrare nello studio e prepararsi un discorso per convincere quel ragazzo a collaborare; aveva bisogno di un àut àut, di un compromesso.

Restò con la schiena contro la porta per ben dieci minuti e, quando pensò di essere pronto, roteò le spalle e strofinò i palmi contro il camice bianco. Non poteva andare sicuramente peggio di così, questa poteva essere la volta buona.

Uscì dallo studio, raggiungendo a grandi passi la scrivania dove stava stravaccato Louis, e si appoggiò con un fianco contro il legno, una mano sulla poltrona ad obbligarlo a voltarsi verso di lui.

Il solito: - Cosa vuoi, Payne.- non lo scalfì più di tanto, quella sfuriata con il moro era servita a levargli tutta la tensione accumulata, e strinse i denti contro l’interno della guancia, respirando piano e ripetendosi tutto il discorso nella testa.

- Allora, Louis..- decise di iniziare il tutto trattando il ragazzino come un suo pari, sperando di non essersi abbassato fin troppo. - .. abbiamo iniziato con il piede sbagliato noi due.- continuò, passando una mano tra i capelli e strofinando le dita contro la mascella coperta da un filo di barba.

Puntò gli occhi scuri in quelli chiari del ragazzino, che lo fissava curioso e con le labbra appena arricciate in un ghigno, e incrociò le braccia al petto, ricominciando a parlare velocemente.

- Io sto facendo tutto questo per David, non hai idea di come sia incasinata la mia vita e noi due.. possiamo arrivare a patti per superare quest’estate senza ucciderci tra noi.- prese un respiro e poi continuò subito dopo con: - Ieri sera ha chiamato tuo padre, non ho detto nulla di quel che hai fatto ma non ti coprirò sempre. Il prossimo passo falso e puoi scordarti di tutto questo. Ti chiedo solo di impegnarti, di prendere un attimo più seriamente questa cosa. E io in cambio posso offrirti qualche ora di riposo.-

- Solo qualche ora?- lo sentì chiedere con una punta di arroganza nella voce, le labbra piegate in una smorfia di chi non accetterebbe mai un compromesso del genere.

Liam annuì, porgendogli la mano ed aggiungendo: - Più avanti, se dovessi comportarti bene, si potrebbe parlare di una giornata intera.-

Osservò il ragazzino studiarlo, vedendolo quasi valutare tutte le possibilità, e chiedergli: - Cosa intendi con comportarmi bene, Payne?-

In risposta fece solamente spallucce, muovendo una mano ed iniziando ad elencare: - Non accavallarmi più in quel modo gli appuntamenti, evitare di mettere a disagio tutti quelli che entrano qui dentro, non scappare più via per vedere le gare del tuo amichetto. Devi solo comportarti civilmente, ci stai?-

- E in cambio tu mi darai una giornata libera e non aprirai bocca con mio padre?-

Evitò di correggerlo, sul fatto che non gli avrebbe dato subito una giornata intera libera, e gli strinse la mano, sperando di aver fatto la cosa giusta.

- Da oggi si inizia, se fai un passo falso sei fuori.- insistette, stringendogli la mano con forza per fargli capire quanto fossero serie le sue intenzioni.

Quando fu sicuro di avergli passato il concetto, gli diede le spalle e s’incamminò verso lo studio, bloccandosi al “Payne” gridato dal ragazzino. Si voltò nuovamente verso di lui, pensando di vederlo sventolare bandiera bianca e rendergli la vita sicuramente più semplice, ma venne accolto da un ghigno divertito e: - Il mio amichetto dice che gli devi un paio di occhiali da sole.-

- Non se ne parla proprio, se l’è cercata.- borbottò, innervosendosi nuovamente solo grazie al ricordo di poco prima.

Aveva appena varcato la soglia, quando sentì Louis gridare: - Sapeva che avresti risposto così. Dice che puoi ripagarlo in modo naturale.- e sbatté con forza la porta alle proprie spalle, sperando di aver dato un chiaro messaggio del suo non voler avere nulla a che fare con quello.

 

 

 

 

 

Quando quella sera chiuse la porta dello studio, era decisamente più rilassato delle volte precedenti; infilò le chiavi in tasca e tenne un occhio puntato su quello che prendeva la bicicletta e gli si affiancava.

- Non ti stacchi mai da quella roba?- gli chiese all’improvviso, non sapendo nemmeno per quale motivo volesse iniziare una conversazione con lui. - Non son fatti miei però..- fece spallucce, cercando di pensare ad una scusa per tutta quella curiosità. - Ora è tardi, non è.. pericoloso?- tentennò, stranendosi sempre di più quando quello scoppiò a ridere e lo spinse via.

- Non ho paura di niente e nessuno.- lo sentì rispondere, con quella grinta tipica di un ragazzino che pensa di poter avere ancora il mondo ai suoi piedi. - Sono gli altri a dover temere me.-

- E perché mi stai seguendo? Casa tua non è dall’altra parte?- continuò, indicando alle loro spalle mentre si avvicinavano sempre più al sottopassaggio per la metropolitana.

Vide il ragazzino fare spallucce, come se di quell’informazione non se ne facesse nulla, e poi ridacchiare tra sé e sé mentre gli diceva: - E perché tu prendi quella roba se puoi avere una bella macchina? So quanto guadagni a fare questo. Conosco di nome tutti quelli che entrano là, son gente importante.-

Quella domanda lo lasciò completamente spiazzato, la mente piena di ricordi che l’avevano spesso perseguitato nei suoi incubi, e si affrettò a rispondere: - Non mi piace la macchina. Troppo chiusa, troppi incidenti.-

- Sai quanti incidenti ci sono al giorno con le metropolitane?- lo sentì insistere, stando sempre accanto a lui come a voler rivangare in quel passato che aveva cercato di cancellare.

Lo ignorò ed affrettò il passo, desiderando solo tornare a casa e chiudersi in una stanza fino a dimenticarsi nuovamente ogni cosa.

- Non dirmi che hai paura di una macchina!- si sentì prendere in giro, percependo la gomitata nel fianco ma non sentendola veramente. Troppi ricordi, troppi anni passati a portare avanti una vita troppo complicata.

Chiuse per un secondo gli occhi, riaprendoli subito dopo quando riuscì quasi a sentire l’impatto tra le due macchine nei ricordi, e scosse velocemente la testa, decidendo di cambiare discorso e ricordargli che, alla domanda sul perché lo seguisse, non aveva risposto.

- Zayn.- gli disse solamente, lanciando una veloce occhiata al castano molto più grande di lui. - Vuole scoprire dove abiti, minacciarti un pochino e finire a letto con te.-

- Senti ma..- sussurrò, rallentando il passo e fermandosi di fronte al sottopassaggio. -.. crede davvero che cadrò ai suoi piedi?-

- Tutti cadono ai suoi piedi.- gli rispose l’attimo dopo, non facendogli quasi concludere la domanda. - Per lui è tutto un gioco, non farti coinvolgere troppo che mi stai anche simpatico.-

- Ti sto simpatico?- ripeté con un sopracciglio inarcato e un’espressione sorpresa in viso.

L’altro annuì solamente, aggiungendo: - E un ottimo compagno di bevute.-

- Compagno di bevute.- ripeté nuovamente le sue parole, scoppiando a ridere e scuotendo la testa lentamente.

- Sì, è quel che ho detto.- borbottò il ragazzino, tenendo i palmi stretti sul manubrio e sedendosi sul sellino. - Da quanto non ti fai una bella bevuta?-

Liam restò per un momento in silenzio, ripensando all’ultima volta in cui si era seriamente divertito con qualcuno, e poi si morse il labbro, stringendosi nella spalle e confessando: - Saranno cinque anni che non esco e non mi ubriaco.-

Ridacchiò appena al verso scandalizzato del più piccolo, che si affrettò a dire: - Non va bene, Payne! Bisogna rimediare, conosco un posto che..-

E come poteva dirgli che aveva una bambina a casa di cui occuparsi? Che quelle cose ormai non erano più per lui? Che era cresciuto troppo in fretta e a ventisei anni si trovava ad affrontare cose che non aveva mai nemmeno sognato?

- Per oggi passo.- bisbigliò, infilando le mani nelle tasche dei jeans e rivolgendogli un piccolo sorriso. - Sarà per un’altra volta. Ci vediamo lunedì! E cerca di arrivare sano e salvo a casa.-

E poi gli diede velocemente le spalle, scendendo quei pochi gradini e ricominciando a respirare normalmente solo quando si sentì al sicuro sui sedili scomodi della metropolitana.

 

 

 

 

Aveva appena varcato la soglia di casa, sentendosi ad ogni passo sempre più stanco, quando gli si parò di fronte Harry con un sorriso accogliente sulle labbra.

Annuì, quando lo informò della bambina che era già a letto addormentata, e non lo bloccò dal mettersi sulle punta ed intrecciare le dita tra i capelli castani.

- Har, sono stanco.- mormorò, non volendo essere scortese o sollevargli delle speranze che non esistevano. - Ti pago per oggi e poi torni a casa.- continuò, non opponendo resistenza quando sentì la schiena venire a contatto con la porta, la maniglia che premeva contro la colonna vertebrale dandogli fastidio.

- Posso aiutarti a rilassarti.- lo sentì insistere, una gamba che premeva tra le proprie e le dita che gli massaggiavano la cute; appoggiò le mani sui suoi fianchi, vedendolo aprirsi per un secondo in un sorriso, e lo spostò, prendendo il portafogli dalla tasca posteriore e porgendogli i soldi.

Vide Harry, indeciso e confuso, allungare una mano, per prendere quel che gli spettava, e sussurrò: - Grazie per aver curato Aileen tutto il giorno.-

- Stai bene, Lì?-

Scosse la testa, non riuscendo a dire una bugia a quel ricciolino, e puntò gli occhi su una piccola fotografia che teneva sempre nel portafogli.

- Troppi ricordi.- bisbigliò, a mo’ di spiegazione, per poi continuare con: - Voglio solo Aileen ora, dormire e svegliarmi a mezzogiorno.-

Non lo bloccò quando gli lasciò un bacio a fior di labbra, facendogli un cenno veloce di saluto, e chiuse la porta, quando lo vide sparire dalle rampe di scale.

Restò per qualche minuto immobile, a fissare la porta di legno scuro, e poi s’incamminò lentamente verso la camera della bambina, osservandola in silenzio dalla soglia. Non ci mise molto a togliersi le scarpe e sdraiarsi al suo fianco, attirandola tra le proprie braccia e annuendo piano quando la sentì dire “sei tu, Lili?”.

- Ci sono io ora, piccola.- bisbigliò, premendo le labbra contro i suoi capelli marroni e chiudendo gli occhi per scacciare tutti quei ricordi. - Non ti succederà nulla di male, ti proteggerò sempre.-

 

 

 

Angolo Shine:

Alla fine di ogni capitolo non so mai che dire, perché penso sia tutto sempre chiaro - no, in realtà ci son due o tre particolari che vi sto tenendo nascosti.. mi sento perfida.-

Dico solo che - questi particolari - salteranno fuori man mano che la storia andrà avanti e vi renderà tutto molto più chiaro. E a quel punto direte: “certo, perché non ci ho pensato prima”. Succede sempre così, yup.

Avete un assaggio del Lirry - che non sarà mai nulla di “definitivo”- e gli Zouis che continuano a farsi riconoscere per essere gli Zouis.

Non posso nemmeno dirvi “se non vi è chiaro qualcosa scrivetelo nella recensione”, perché - come la vera pigra che sono - non sto rispondendo a nulla e le leggo solamente. E siete tutte davvero, djskdj. Vi abbraccerei una per una, seriamente. Mi fa sentire un po’ stupida - e anche molto patetica - dire che mi avete fatta sentire a casa? Siete tutte tenere e dolci e, per ogni storia che scrivo e pubblico, ci siete sempre. Quindi un enorme grazie di cuore. Non so nemmeno come ripagarvi di tutto questo affetto che mi trasmettete, e ora è meglio chiudere prima che mi metta ancora più in imbarazzo.

Direi che il prossimo capitolo lo avrete o venerdì o prima, tutto dipende da quanto riesco a portarmi avanti. (Vorrei evitarmi una crisi da “ho finito i capitoli”, quanto son problematica.)

A presto!

Grazie a tutti quanti, prima o poi riuscirò  a rispondere anche alle recensioni. (♥)

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Capitolo 4
*** Terzo capitolo ***


You're my end and my beginning

 

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Terzo capitolo:

 

La domenica era quasi un giorno sacro per loro, si svegliavano tardi - quasi sempre verso mezzogiorno - e andavano a mangiare dalla signora Hall, che li invitava puntualmente il sabato sera precedente.

Amber Hall era una donna anziana sulla sessantina, aveva avuto solo un figlio - misteriosamente scomparso all'età di vent'anni - ed era sempre disponibile a curare Aileen mentre Liam era troppo impegnato con il lavoro. Diceva che le ricordava la nipotina che non aveva mai avuto, nonostante nei suoi primi anni di vita le avesse reso la vita particolarmente difficile, e, da quando si erano trasferiti anni e anni prima in quel quartiere, aveva preso Liam sotto la sua ala.

Era stato difficile, nei primi tempi, star dietro ad una bambina piccola, alle sue esigenze, alla ricerca del lavoro e al pagare le bollette; quindi l'aiuto di quella donna era giunto inaspettato ma ben voluto. Probabilmente, anzi sicuramente, lui da solo non ce l'avrebbe mai fatta ad uscire da quel brutto periodo.

Diversamente dalle altre domeniche mattine, quando Liam si era svegliato, si era specchiato negli occhi marrone scuro della bambina; gli angoli della bocca si erano subito piegati all'insù, aveva strofinato il pollice contro la sua guancia e, quando stava per riaddormentarsi, l'aveva sentita dire: - Voglio la colazione, Lili.-

- Colazione?- chiese, un'espressione stranita in viso quando, controllando l'orologio al polso, si accorse dell'orario. - Son le nove della mattina, amore.- la informò tra gli sbadigli, sentendo le sue dita piccole scuotergli il braccio e ripetere la parola "frittelle, Lili".

Sollevò il braccio, a cui era aggrappata la piccola, e si coprì l'ennesimo sbadiglio con la mano, mettendosi seduto e puntando gli occhi in quelli enormi della bambina.

Sospirò, sicuro di aver perso quella battaglia, e passò le dita tra i suoi capelli scuri, alzandosi e porgendole la mano, che strinse immediatamente per poter saltare giù dal letto.

- E vada per le frittelle.- mugugnò, camminando alla cieca lungo il corridoio e fermandosi di fronte al frigorifero aperto. - Abbiamo finito le uova, Lyn.- la informò immediatamente, chiudendo l'anta e incamminandosi verso la camera da letto. - Sarà per un'altra volt-..-

Si bloccò sui propri passi, sentendola gridare tutta felice ed entusiasta: - Usciamo!-

- Ma è domenica!- ribatté, cercando di farla ragionare, mentre si concentrava per non addormentarsi contro il muro. - Domani, te lo prometto.- mormorò, passando il palmo su tutto il viso, per poi abbassarlo sulla bambina che stava aggrappata alla propria maglia e saltellava, ripetendo quanto fosse importante che uscissero per quelle frittelle.

Inizialmente cercò di opporre resistenza, ricordandole che aveva avuto una settimana davvero stancante, ma quando continuò a fissarlo coi suoi occhioni lucidi, si arrese e mosse la mano in un cenno, borbottando: - Andiamo a vestirci.-

 

 

Non l'aveva mai vista prepararsi e lavarsi così velocemente, quando la portava a scuola ci metteva quasi un'ora intera e invece ora, alle nove e venti, erano già fuori dal loro piccolo appartamento, diretti ad una qualsiasi caffetteria aperta.

Ne avevano superati già due, ma Aileen non sembrava intenzionata a fermarsi, e Liam ormai si lasciava trascinare dalla bambina per inerzia. Quella notte aveva fatto ancora gli stessi incubi e non era stato nelle sue intenzioni trascorrere quel tempo fuori dal letto; si sentiva male all'idea di tutte quelle ore sprecate.

Sospirò di sollievo quando la bambina si fermò indicandogli l'insegna con un sorriso enorme, che metteva in mostra le fossette - quello era forse l'unico motivo che lo spingeva a fare le cose più pazze -, e prese posto sul divanetto di quel piccolo diner. Il "the Brooklyn diner", come diceva l'insegna luminosa.

- Ho come l'impressione che Harry ti abbia parlato di questo posto.- borbottò tra sé e sé, vedendola annuire e sistemarsi di fronte a lui, le gambe che sicuramente non toccavano terra e agitava sotto il tavolo.

- È simpatico, Haz!- la sentì esclamare, la sua vocina da bambina sempre allegra che riusciva a farlo stare bene. - E mi piace tanto, Lili.-

Scosse la testa, ridacchiando divertito al suo essere così piccola ed infantile, e inarcò un sopracciglio al suo: - Da grandi ci sposeremo.-

- E lascerai Lili tutto solo?- le domandò, piegando le labbra in un broncio e vedendola muovere velocemente la testa, negando e rispondendo con: - Io, te e Haz. Non ci lasceremo mai.-

Percepì la propria bocca curvarsi in un sorriso triste, sospirando e appoggiandosi contro lo schienale. Aveva sempre paura che quell'equilibrio, che avevano trovato dopo parecchi sacrifici, potesse spaccarsi da un momento all'altro.

Fu attirato da uno schiarirsi la voce al loro fianco e, quando si voltò appena con il busto, vide una ragazza minuta, dei capelli blu che non potevano passare inosservati e il block-notes tra le dita.

- Benvenuti a casa!- la sentì esclamare, con fin troppo entusiasmo, la frase simbolo di quel posto per poi rivolgersi ad Aileen e chiederle con dolcezza se avesse già deciso cosa prendere.

- Frittelle!- la sentì rispondere senza nemmeno un dubbio. - Con tanto, tanto, tanto, tanto.. caramello!-

Arricciò il naso e le labbra in una smorfia, intervenendo con: - Non così tanto, per favore.- e venendo subito ripreso dalla bambina che incrociò le braccia al petto con un'espressione stizzita.

- E a lei cosa porto?-

Arrossì appena sulle guance, vedendo di sfuggita il nome "Jade" sulla targhetta, e mormorò: - Non darmi del lei, mi fai sentire troppo vecchio.-

La sentì ridere e fu subito contagiato dalla sua allegria, cercando di non pensare troppo al rossore evidente fino alle orecchie al suo: - E a te cosa porto, bel giovanotto?-

- Un caffè, tanto caffè.- rispose, ridacchiando nel sentirla dire: - Puntate sulla quantità, eh? Posso portarti qualcosa da mangiare?-

Scosse la testa, indicando con un cenno la bambina, e bisbigliò, sporgendosi verso la ragazza, per non farsi sentire: - Non le finirà mai.-

La vide nuovamente ridere, annottando altro sul suo blocco, e si morse il labbro inferiore, osservandola di sfuggita mentre si allontanava.

- Lili?-

- Mh?-

- Io le voglio tutte le frittelle.-

Scoppiò a ridere, non riuscendo a trattenersi, ed osservò la ragazza che portava le loro ordinazioni, dicendo: - Frittelle per la bambina più bella del mondo.-, per poi arrossire come un peperone nel sentirla aggiungere: - Con un papà fin troppo sexy.-

 

 

Dopo aver aiutato Aileen a finire le frittelle, perché erano decisamente troppe per lei, era stato raggiunto nuovamente da Jade, che gli aveva passato il piattino con sopra lo scontrino e aveva aspettato i soldi con un sorriso sempre allegro sulle labbra.

Li aveva salutati con uno: - Spero di vedervi presto!- e le guance le si erano arrossate appena, in particolar modo quando Liam aveva incrociato i suoi occhi scuri e le aveva rivolto un sorriso cordiale.

Erano tornati verso il loro appartamento, facendo un giro più largo per poter arrivare per mezzogiorno, e si erano fermati al piano terra, suonando alla signora Hall e venendo accolti dal solito profumino.

Quando avevano finito quel pranzo - sempre troppo abbondante - Aileen era andata a sedersi, a gambe incrociate sul divano e il gatto persiano della loro vicina tra le braccia che si lasciava coccolare, miagolando felice; Liam invece stava aiutando a sistemare la tavola, radunando i pochi piatti e poggiandoli sul lavello, mentre ascoltava i discorsi dell'anziana su quanto fosse uno spreco di energie una lavastoviglie.

- Potrei comunque regalargliela per il suo compleanno.- cercò di insistere Liam, nonostante conoscesse fin troppo bene il carattere di quella donna. - Dopo tutto quello che fa per me e Lyn.-

La osservò in silenzio mentre scuoteva la testa, sempre così testarda, e iniziò a riempire il lavandino di piatti, rimboccandosi le maniche della camicia.

- Allora deve lasciarmi sistemare qui.- borbottò, riuscendo a trovare un qualche compromesso, e ridacchiò appena quando la sentì sbuffare e replicare: - Vuole fare sempre tutto lui, vero Aileen?-; a cui la bambina rispose con un veloce cenno d'assenso e un invito a farsi raggiungere per farsi raccontare una storia.

Si era messo a lavare i piatti, fischiettando per seguire il ritmo della canzone trasmessa alla radio, e cercava allo stesso tempo di seguire i discorsi delle due, sorridendo per l'entusiasmo della piccola nel sentire la stessa storia su come la signora Hall avesse conosciuto il signor Hall. E pensava di non poter desiderare più di così; quella era la sua famiglia, un po' strana e particolare, ma era tutto quello che gli era rimasto e tutto quello che contava per lui.

Dopo aver finito di sistemare la cucina, le aveva raggiunte e si era seduto sul bracciolo del divano, proprio accanto alla bambina, che aveva sollevato lo sguardo su di lui per un semplice secondo, più per assicurarsi che fosse proprio lui accanto a lei. Aveva tenuto il braccio dietro lo schienale ed aveva osservato l'album delle foto su cui stavano discutendo le due.

- E quanti anni avevo qui?- la sentì chiedere, mentre indicava una sua foto di tre anni prima. Avevano festeggiato tutti assieme come ogni anno, sotto insistenza della vicina di casa, ed era stato divertente con quel peperino di soli tre anni che si metteva a correre da una parte all'altra della casa.

- E Bail quanti ne aveva?- insistette la piccola, stringendo il gatto al petto e sorridendo felice nello scoprire di avere la sua stessa età.

- A Baileys piacciono le tue coccole, vero?- sentì dire dall'anziana, che strofinava la mano sul pelo marrone dell'animale. - Lo vizi sempre troppo, Aileen.-

Liam annuì solamente, perso per un secondo tra i propri pensieri mentre muoveva le dita tra i capelli fini della bambina, e scosse velocemente la testa nel sentirla chiedere se potevano uscire al parco.

- Certo, quando vuoi.- mormorò, risvegliandosi e osservando con la coda dell'occhio il suo passare il micio alla donna, alzandosi in piedi e stringendo le ditina attorno alla propria mano. - Ora? Va bene, ora andiamo.- ridacchiò, alzandosi di conseguenza e rivolgendo un sorriso enorme alla signora anziana che li accompagnò fino alla porta.

Restarono fermi sulla soglia, la bambina piegata sulle ginocchia che coccolava un'ultima volta il gatto, e ricambiò l'occhiata seria della vicina, sentendola dire: - Sai cosa mi diceva sempre il vecchio Bob?-

Infilò le mani nelle tasche dei jeans - aspettando continuasse la frase, nonostante ormai quel discorso lo sapesse a memoria - e la fissò in silenzio, lanciando delle occhiate veloci a quella che giocava col gatto.

- Che i figli sono una benedizione, Liam. E Aileen è la tua, prenditene cura.-

Le rivolse un sorriso impacciato, non sapendo mai come rispondere a quelle parole, e sussurrò: - È quel che faccio, viene sempre prima di tutto.-

- Lyn, saluta tutti che andiamo.- la richiamò, volendo togliersi da quell'impiccio il prima possibile. Non aveva nulla contro quella donna, ma non gli andava giù il fatto che tutti sembravano saperne più di lui sul rapporto con Aileen.

Le porse la mano, aspettandola sulla soglia, e salutò con un sorriso ed un cenno la donna mentre stringeva la manina della piccola nella sua.

 

 

Avevano deciso di prendere la metro per raggiungere Central Park - da Brooklyn c'erano fin troppe ore a piedi e in una macchina non riusciva a starci senza essere avvolto dall'ansia e dalla paura - e ora stavano passeggiando, mano nella mano, lungo la via principale.

Aileen era tutta felice, un passo avanti a lui quasi a tirarselo dietro, e indicava i ragazzi che con quel caldo stavano giocando a palla nei prati; erano ancora gli ultimi di maggio, il clima estivo stava facendo la sua lenta comparsa, le ragazzine iniziavano ad indossare abiti fin troppo corti e tutti avevano tra le mani coni gelato più grandi delle loro facce.

- Lili, gelato!- la sentì esclamare proprio in quel momento, lasciandosi tirare per la mano e scorgendo a qualche metro da loro un chiosco che vendeva gelati.

- Sicura di finirlo tutto?- le chiese con un'espressione scettica in viso, fissando il cono enorme che la ragazza stava passando al cliente prima di loro. - A me sembra davvero esagerato e..-

- Lo mangio tutto, Lili! Per favooore!- continuò a gridare la bambina, stringendogli la mano e agitandogli il braccio. - Non ne avanzo nemmeno un briciolo.- la sentì insistere con la sua vocina infantile e gli occhioni grandi.

Spostò lo sguardo da lei alla ragazza, che aspettava con un cono in mano i loro gusti, e mosse il capo in un cenno impercettibile, sorridendo al: - Grazie, Lili. Sei il migliore dei migliori.-

Aveva poi osservato, con fare sempre più scettico, il cono enorme - che rischiava di finire a terra dal peso e dall'inclinazione - e si era preso una semplice coca-cola, sicuro di dover mangiare almeno la metà di quel gelato enorme.

Si erano seduti su una panchina lì vicino, non volendo rischiare di far cadere quella montagna a terra, e Aileen continuava a far ondeggiare le gambe nel vuoto mentre si sporcava tutte le guance di cioccolato.

- .. e Mary c'è stata allo zoo e dice che non è vero che i coccodrilli si spazzolano i denti.- stava dicendo la bambina, ribattendo ad una questione che avevano affrontato settimane prima.

Liam sospirò esasperato - ci aveva messo tantissimo tempo per convincerla di quanto fosse importante la pulizia dei denti - e prese un sorso di coca-cola, deglutendo e mormorando: - È perché ha visto quelli cattivi, Lyn.-

Ridacchiò nel vedere la piccola sollevare il viso, completamente sporco di cioccolata, e annuì al suo: - Ci son coccodrilli cattivi?-

- Certamente, Lyn.- mormorò, seguendo per un secondo una famiglia al completo che passeggiava lungo il viale. - Di tutto c'è un buono ed un cattivo.- sussurrò, riportando lo sguardo su di lei e strofinando il tovagliolo di carta su tutto il suo faccino sporco. - Tra tutte queste cose si mischia il bene e il male. Ci sono lati belli e brutti ovunque. E persino i bambini son così.- aggiunse, passando il pollice bagnato di saliva sulla punta del suo nasino.

- Come sono i bambini? Brutti?-

Mosse la testa in un cenno negativo, sistemandosi contro lo schienale della panchina, e continuò: - Quando i bambini non ascoltano la mamma e le sue raccomandazioni, allora sono cattivi. E i bambini cattivi sono anche brutti.-

Al suo: - Come John?- scoppiò a ridere, scompigliandole i capelli con un sorriso dolce ed affettuoso sulle labbra; la osservò mentre si concentrava per finire il gelato, senza sporcarsi ulteriormente, e rispose: - Non so com'è questo tuo compagno di classe, ma se non ascolta la mamma non è un bel bambino.-

Continuò a fissarla, vedendola stranamente silenziosa e pensierosa, e socchiuse gli occhi al suo: - E io?-

- Tu cosa?- le chiese, un accenno di idea nella testa che si trasformò in certezza nel sentirla dire: - Io cosa sono? La mia mamma non c'è, vuol dire che son troppo cattiva?-

- No, no.- si affrettò a dire, voltandosi con il busto verso di lei, e appoggiò una mano sulla sua gamba. - Hai me, Lyn. E se ascolti me, è come se ascoltassi la mamma.- sussurrò, vedendola annuire non del tutto convinta di quella risposta.

Deglutì il groppo amaro nel sentirla dire, un bisbiglio appena accennato: - Ma tu non sei la mia mamma, Lili.-

- So di non essere lei, Aileen.- mormorò, gli occhi lucidi puntati sulla ghiaia e sui piedi che muoveva nervosamente. - E lei vorrebbe essere qui con te. Ti ha desiderato così tanto e un po' mi sento in colpa dall'averti tutta per me.- continuò con la voce sempre più roca e bassa.

Tutta quella situazione era ingiusta - non solo per lui e per il compito difficile che aveva avuto a vent'anni - ed Aileen aveva tutti i diritti di reclamare quella figura materna che non aveva mai conosciuto.

Sollevò di scatto gli occhi, puntandoli in quelli della bambina che gli sorrideva in modo dolcissimo, bisbigliandogli: - Non essere triste, Lili.- e annuì lentamente, cercando di arricciare le labbra in un sorriso più convinto.

- Anche se non ho la mamma, ho te. E nessuno ha un Lili.- la sentì continuare il discorso, con una logica spiccatamente infantile e con un senso molto sottile.

- Nessuno ha un Lili.- ripeté, strofinando i palmi contro i jeans e fissando di fronte a sé con uno sguardo perso. - Sei una bambina speciale perché hai Lili.- aggiunse, vedendola annuire di sfuggita e riprendere a mangiare il gelato.

Ridacchiò divertito al suo: - E Lili è solo mio.-, per poi appoggiarsi contro lo schienale e allungare le gambe di fronte a sé.

Era difficile, molto difficile portare avanti quella vita, ma erano loro due e se la stavano cavando piuttosto bene.

- Lili?-

- Sì, Lyn?-

- Mi è caduto a terra.-

Scoppiò a ridere nel vedere la sua espressione - il labbruccio sporgente e la mano ancora sollevata a tenere il cono spiaccicato ai loro piedi - e se la strinse al petto, chinando il viso per lasciarle un bacio tra i capelli.

- Sei bellissima come lei.- sussurrò, tenendo le labbra contro le sue ciocche marroni, e si staccò solo dopo qualche minuto, pulendole nuovamente il viso.

 

 

 

 

Erano stati fuori tutto il pomeriggio - non era riuscito a convincere Aileen ad andare via da Central Park - sdraiati nell’erba, a pancia in giù, a fissare le tartarughe e le papere che occupavano il laghetto.

Si era lasciato convincere a noleggiare una di quelle barche, che non sembravano molto sicure, ed aveva quasi avuto un infarto nel momento in cui Aileen si era sporta troppo per toccare un’anatra accanto a loro. Dopo quel piccolo momento di panico le cose erano andate per il meglio, avevano fatto il giro del lago nella tranquillità di quella domenica primaverile e Aileen non aveva perso nemmeno per un secondo il sorriso.

Per tutto il tragitto in metropolitana aveva continuato a parlare e ridere, ricordando dell’espressione del “suo Lili” nel momento in cui aveva pensato di vederla nel lago, e non aveva smesso fino a quando avevano varcato la soglia di casa.

- Cosa mangiamo per cena, Lili?- gli aveva chiesto, dopo aver trottato fino al frigorifero ed aver constato che era praticamente vuoto.

Si era avvicinato a lei, appoggiando un braccio sull’anta, e aveva abbassato lo sguardo sul viso della bambina premuto contro il proprio stomaco.

- Domani bisogna assolutamente fare la spesa.- sussurrò tra sé e sé, vedendola annuire con un’espressione seria e “da grande”, come gli ripeteva lei. - Ma ora non vogliamo fare morire Lyn e Lili di fame, dico bene?- ridacchiò, stringendo le mani attorno alla sua vita e sollevandola per prenderla in braccio.

Sentì le sue dita piccole tra i capelli, quasi a massaggiargli la cute, e chiuse l’anta del frigorifero, facendole avvolgere le gambe attorno al proprio bacino. Annuì al suo semplice: - Cinese.- e la fece sedere sul bancone della cucina, prendendo il biglietto da visita del cinese d’asporto più vicino.

- Cosa prende oggi, signorina?- le chiese con fare esageratamente accattivante, facendole l’occhiolino e ridendo con lei mentre prendeva un foglietto e una penna per annotare tutto.

La osservò di sfuggita mentre si mordeva il labbro, strizzava appena gli occhi per concentrarsi, e poi partiva con il solito elenco: - Nuvole bianche, gli involtini buoni e quella cosa che prendi sempre tu.-

Mosse la testa in un cenno affermativo, annotando tutto e bisbigliando: - Spaghetti di soia e riso alla cantonese, è quello che avevi provato e ti era piaciuto..-

- E il pollo, Lili!-

- Alle mandorle?- chiese, sollevando lo sguardo per vederla annuire e saltellare sul bancone, sentendola aggiungere: - E il biscotto!-

- Quello sempre, Lyn.- ridacchiò, prendendo il telefono ed iniziando ad elencare quella lista che sembrava non finire.

 

 

Angolo Shine:

Siamo a venerdì e ho pubblicato, <3

Mi sembra di essere tornata ai tempi della prima long - quanto mi mancano çç - e di essere diventata sempre meno pigra. (…)

Penso il prossimo capitolo lo avrete tra mercoledì e giovedì, visto che venerdì prossimo è ferragosto. (Finalmente la grigliata *Q* )

Grazie a tutti voi che continuate a sopportarmi e ancora non mi avete scritto: “ma te ne vuoi andare? Hai scritto abbastanza”. Siete tanto tenere/i.

A presto! E grazie ancora.

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Capitolo 5
*** Quarto capitolo ***


You're my end and my beginning

 

« Cause all of me
Loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me
I'll give my all to you.
»

 

 

Quarto capitolo

 

Dopo aver chiuso la chiamata, ed aver ordinato quasi tutto il menu del Lan King, avevano deciso di guardare un film, aspettando il solito fattorino tailandese.

Era sempre lui, sempre lo stesso, e arrivava puntualmente con venti minuti di ritardo e i loro piatti quasi tiepidi. Potevano benissimo cambiare take away, ma ormai erano clienti di fiducia e non avevano avuto grossi problemi, oltre ai tempi che non venivano mai rispettati.

Quando suonò il campanello  - proprio nel mezzo degli “Incredibili”- furono sorpresi per i dieci minuti d’anticipo rispetto al solito, si guardarono con la stessa domanda in faccia e Liam si alzò dal divano, sopra cui stava sdraiato, afferrò il portafogli dal tavolino e raggiunse l’ingresso, aprendo la porta e restando a bocca aperta nel trovarsi davanti tutt’altra persona.

Si guardarono entrambi per qualche minuto, nessuno dei due che sembrava volersi riprendere da quella sorpresa, e fu Liam il primo a dire: - Che ci fai qui?-

- Io.. io..- tentennò l’altro, che sembrava essersi completamente dimenticato di ogni parola presente nel suo vocabolario. - Io sono..-

- Tu sei un pazzo.- lo bloccò Liam, scuotendo la testa e cercando di occupare tutta la soglia per non farlo passare, pregando allo stesso tempo che Aileen non facesse la sua comparsa; sarebbe stato decisamente difficile da spiegare. - Come hai fatto a scoprire dove abitavo? Sei.. sei completamente fuori di testa.- continuò a borbottare, vedendo il ragazzino riprendersi e scuotere il capo.

Non capì molto delle sue parole, aveva iniziato tre discorsi senza concluderne nessuno, ma poi notò il sacchetto con il logo del Lan King e gli scoppiò a ridere in faccia, non riuscendo a trattenersi ulteriormente.

Notò di sfuggita il moretto che sbuffava, pestando quasi i piedi a terra, e disse in modo irrisorio: - Ti pagherai così i nuovi occhiali?-

Stava ancora ridendo, divertito da tutta quella situazione, quando lo sentì riprendersi e ribattere con: - No, quelli me li ripagherai tu.-

- Ne dubito.- sussurrò di rimando, un sorriso sfacciato sulle labbra mentre teneva il braccio teso contro lo stipite della porta. - Te la sei cercata, ti avevo detto di starmi lontano.-

- Non mi sfidare, dottor Payne.- sibilò il minore, avvicinandosi di un passo a lui ed ottenendo solo un nuovo scoppio di risa da parte del più grande, che ribadì: - La colpa è solo tua, ragazzino.- con un ghigno sempre più pronunciato sulle labbra.

Si fissarono in silenzio, quasi a studiare le mosse dell’avversario, e poi le labbra del più piccolo si arricciarono in un sorriso pieno di sé, facendo piegare quelle di Liam in una smorfia per il: - Ora so dove abiti, dottore.-

- E vedi di girare al largo da qui.- sibilò Liam, lanciando un’occhiata alle proprie spalle per accertarsi che la bambina non comparisse all’improvviso. - O il prossimo obbiettivo sarà la tua giacca di pelle.- aggiunse, puntando l’indice contro di lui e vedendolo rabbrividire appena.

- Ora, dammi gentilmente la mia ordinazione e vattene da qui.- disse, senza molte cerimonie o buona educazione, porgendogli i soldi ed aspettando il sacchetto.

Aggrottò la fronte al suo passo indietro, sbarrando gli occhi quando chiese: - Perché non mi inviti dentro?-; e quella domanda aveva un così chiaro sfondo sessuale che Liam si trovò ad arrossire e balbettare per qualche minuto, completamente preso alla sprovvista.

- Fammi fare il giro della casa.- propose ancora quello, chiaramente divertito dall’imbarazzo del più grande. - Magari ci fermiamo un po’ in camera tua, puoi mostrarmi qualche trucchetto.- aggiunse, avvicinandosi e appoggiando le punta delle dita contro lo stomaco del castano, spingendolo appena per poter farlo entrare in casa.

Quel breve contatto fu tutto quello che servì a Liam per riprendersi, allontanò la mano del moro con la propria e lo fulminò con un'occhiata, grugnendo: - Non provarci a fare un altro passo, Malik.-

Il ragazzino lo ignorò completamente - la sua giovane età gli dava fin troppa spavalderia - e si avvicinò ulteriormente, appoggiando il palmo contro il suo stomaco e sollevandosi sulle punte.

- Altrimenti che mi fai, Payne?- sussurrò ad un soffio dalle labbra del maggiore, stringendogli appena la maglia, e piegò le labbra in un sorrisetto, aggiungendo: - Cosa mi farai, dottore?-

Liam restò in silenzio per qualche secondo, decidendo il da farsi e valutando ogni possibilità, e poi strinse due dita sul mento del ragazzo, tenendo le loro labbra a pochi centimetri di distanza e gli occhi fissi nei suoi.

- Vuoi sapere cosa ti farò?- gli chiese con un tono fin troppo suadente, seguendo il gioco del più piccolo. - Ti piacerebbe sapere come vorrei vederti?- domandò ancora, indietreggiando per poterlo bloccare contro il legno della porta aperta.

Strofinò appena il pollice contro la sua mandibola, quasi a sentire il primo velo di barba pizzicare contro il polpastrello, e arricciò le labbra in un ghigno nel vederlo chiudere per un secondo gli occhi e sbattere le ciglia.

- Lo desidero immensamente.- continuò a bisbigliare, cercando di non badare troppo a quanto i suoi occhi nocciola bruciassero nei propri. - Non c'è cosa che desidero più del vederti fuori da casa mia.- concluse velocemente, dandogli un leggero strattone al viso per richiamare la sua attenzione. - Fuori da casa mia.- ripeté più lentamente, restando a quella distanza minima e non riuscendo quasi a ricordare come allontanarsi da lui.

Quel ragazzino era troppo pericoloso, la tensione sulle proprie spalle in sua presenza era fin troppa, e lui non voleva certo ficcarsi in un casino del genere. Così, approfittando del suo momento di smarrimento, gli sfilò il sacchetto dalle dita e poggiò i soldi sul suo palmo aperto.

Non riuscì a trattenersi alla sua espressione ancora allibita, si sporse verso di lui e sussurrò contro il suo orecchio: - Tieni il resto, piccolo.- ed aggiunse, con un filo di voce e sfiorandogli intenzionalmente la pelle con le labbra. - Così puoi comprarti quelle cose che ti piacciono tanto.-

Riuscì ad intravedere il suo viso in fiamme - sicuramente specchio delle proprie guance - e i suoi occhi quasi neri, prima di chiudergli in faccia la porta senza alcun garbo.

Restò in fissa sul legno della porta, mille domande in testa che non sembravano voler trovare una soluzione, e poi si voltò verso la bambina che lo chiamò col solito: - Lili?-

Sollevò solamente la borsa con il logo del take away, sentendo quasi in secondo piano le grida eccitate di quella che protendeva le mani verso di lui, e poi scosse la testa, dandosi dello stupido per essersi fatto coinvolgere in quel "gioco". Perché era solo uno stupido gioco, voleva solamente togliere il sorriso dalle labbra di quel ragazzino spocchioso, e non c'erano in ballo strane voglie di annullare le distanze tra le loro labbra. Non si era nemmeno eccitato all'idea di averlo sotto il proprio corpo, o contro la porta; gli era indifferente, completamente indifferente.

 

 

Aileen aveva fatto fuori tutte le porzioni che avevano ordinato, Liam stava mangiando fin troppo lentamente perché non riusciva a smettere di pensare a quegli occhi, a quelle labbra e a quel profumo.

Era come se fosse sotto un incantesimo, stava mangiando tranquillamente un involtino primavera e poi si trovava a fissare un punto impreciso del muro - quasi a studiare le crepe -, si dava dell’idiota e tornava a mangiare; la scena si era ripetuta così tante volte che tutto quel che era riuscito a mangiare si poteva contare sulle punta delle dita: un involtino primavera, qualche nuvoletta e nemmeno un quarto di spaghetti e ancora meno riso alla cantonese.

Forse era anche perché Aileen amava quel tipo di cucina, riusciva a spazzolare via portate intere in qualche minuto, e lui non era molto presente con la testa. O almeno, la sua testa era troppo impegnata a pensare a quel ragazzino arrogante per potergli ricordare di dover mangiare.

Così alle due di notte - dopo aver messo Aileen a letto ed aver guardato documentari improponibili nella speranza di dimenticarsi di quel ragazzo - se ne stava sdraiato nel letto, le mani intrecciate sul ventre e gli occhi fissi sul soffitto.

La sua vita si stava complicando sempre di più, aveva una bambina a cui badare e non poteva farsi prendere dalle voglie del momento. Già in passato aveva rischiato; quando Harry gli aveva confessato di essere innamorato di lui ci aveva messo i mesi per convincerlo che tra loro non poteva esserci nulla. Si erano solo scambiati qualche bacio - certe volte si erano masturbati nello stesso letto con le mani di Harry fin troppo curiose - ma nulla di più, e poi il più piccolo era saltato fuori con storie sulla sua verginità e il suo volerla perdere con la persona che amava. Il che era ridicolo, non poteva essere seriamente innamorato di lui. La differenza di età, la bambina sulle spalle a cui stava dedicando tutta la sua vita; Harry aveva visto in lui solamente un uomo con mille responsabilità, un uomo di cui fidarsi e a cui affidarsi, e aveva trasformato quella semplice adorazione in una cotta.

E, anche se - nel più lontano dei casi - Liam avesse provato qualcosa per lui, non avrebbe mai fatto nulla. Aileen era il fine di tutte le sue azioni, Aileen che non doveva più soffrire e lui che doveva proteggerla da tutto. Lei voleva bene a quel ricciolino - non che lui non gliene volesse - e se, nel caso in cui tra loro fosse successo qualcosa, le cose fossero andate male ed era costretto ad allontanare Harry? Lei ci avrebbe solo sofferto, un’altra persona che doveva uscire dalla sua vita. E non poteva permetterlo.

E quello Zayn, quel ragazzino, aveva scritto disastro su tutto il viso, sul ghigno perenne ad arricciargli le labbra, nei suoi occhi sempre accesi di malizia e sul suo corpo provocante. Lo vedeva, riusciva chiaramente a vederlo, come un tatuaggio quasi ad invitarlo a stare lontano; marchiato sulla sua pelle, come un simbolo dei guai a venire se solo avesse ceduto di un minimo passo. Ma, poteva negarlo quanto voleva, quella voglia di averlo - una volta, anche solo una semplice volta - l’avrebbe consumato fin dentro alle viscere.

Si trattava di quel semplice istinto - quasi animale - del voler avere l’ultima parola, del voler dominare l’altro e di riuscire a togliergli quel sorrisetto saccente ed arrogante da quelle belle labbra; fargli vedere che era il più grande, uscire vincitore da uno di quei loro scontri quasi infantili e sentire il suo corpo sotto i polpastrelli. No, quello era solo un suo ennesimo capriccio. Quel che scorreva tra loro due, nel momento in cui i loro sguardi si intrecciavano, andava ben lontano dall’attrazione e dalla tensione sessuale.

Non appena sentì un leggero movimento nei boxer - all’idea di aver quel ragazzino sotto di sé, con quegli occhi enormi e scuri per il piacere - si buttò a pancia in giù sul materasso e si portò il cuscino sopra la testa, cercando di soffocare tutti quei brutti pensieri che lo stavano facendo facilmente eccitare.

Era solo un ragazzino, non doveva - e soprattutto non poteva - complicarsi la vita per colpa sua, e lui aveva bisogno di qualcuno che restasse nella sua vita e in quella di Aileen; aveva bisogno di una figura sicura, di qualcuno che non li lasciasse per colpa di stupidi capricci da adolescente. E Zayn, in quel senso, era troppo pericoloso.

 

 

 

Si era svegliato con il suono insistente della sveglia sul comodino ed era rimasto ancora per qualche minuto sdraiato nel letto - le braccia spalancate e la guancia premuta contro il cuscino -, poi aveva sentito Aileen chiamarlo, si era girato nel letto per stare supino e aveva lanciato un’occhiata veloce alla bambina, che indossava ancora il suo pigiama e teneva tra le braccia l’orso di peluche.

- Odio i lunedì.- borbottò Liam, coprendosi il viso con l’avambraccio per ottenere qualche minuto in più di riposo. - Perché devi andare a scuola il lunedì, Lyn?- continuò a lamentarsi, sentendo i passi della bambina avvicinarsi e la sua risata divertita.

Si lasciò spostare il braccio e torturare le guance dalle dita piccole di Aileen, decidendo dopo cinque minuti che sarebbe stato meglio alzarsi e non solo portare quella combina guai a scuola, ma fare la spesa e riempire il frigorifero.

Si mise quindi seduto, con un grande sforzo, e la strinse tra le braccia, facendola sedere sulle proprie gambe.

- Ci vestiamo e andiamo a scuola, mh?- bisbigliò con la voce ancora impastata dal sonno, sentendo i piccoli baci della bambina su tutto il viso mentre gli diceva: - Non voglio andarci, Lili.-

Scosse la testa, ricordandosi bene com’era andata l’ultima volta in cui si era fatto convincere a non mandarla a scuola, e le fece appoggiare i piedi a terra, alzandosi dal letto comodo e desiderando solo di tornare sotto le coperte; era disumano doversi svegliare, nel proprio giorno libero, alle sette e mezza della mattina.

- Niente storie.- disse quindi con decisione, aveva imparato in tutti quegli anni quanto fosse importante per far valere il proprio punto di vista con un bambino. - E poi oggi pomeriggio vengo a prenderti e torniamo al parco, va bene?- ed era la seconda cosa che aveva imparato, i compromessi salvano la vita.

Vide la bambina studiarlo con attenzione e, quando quella annuì, sospirò di sollievo, seguendola con lo sguardo mentre si allontanava tutta felice verso la sua stanza.

 

 

 

Aveva lasciato Aileen a scuola - dieci minuti di ritardo, come loro solito - e poi era andato direttamente al supermercato più vicino, il loro frigorifero stava chiedendo quasi pietà.

Aveva appena superato le porta scorrevoli, si stava guardando intorno per decidersi da dove cominciare, quando sentì un: - Ma guarda chi si vede!- che lo costrinse a voltarsi e concentrare le proprie attenzioni sulla ragazza che era comparsa accanto a lui.

- Jade.- ricambiò il saluto, riconoscendo immediatamente la ragazza della mattina precedente e i suoi capelli tinti di blu, arrossendo quando quella ridacchiò un: - E il papà super sexy che ama il caffè.-

- Proprio io!- esclamò, allargando le braccia con un sorriso allegro. - Sto facendo la mia scorta personale di caffè. Tu che cosa ci fai qui?- le chiese, incuriosito dall’averla ritrovata in un posto così comune.

La osservò in silenzio, trovando in quella ragazza un soggetto particolare ed eccentrico. Oltre ai capelli blu, che risaltavano subito all’occhio, indossava degli abiti che calzavano a pennello con il suo personaggio; un paio di pantaloncini di jeans, un maglione di un verde spento - che a momenti li copriva completamente - e un paio di converse ai piedi che le davano un’aria sbarazzina. Gli occhi erano di un marrone chiaro, quasi un color caramello, ed aveva un trucco non molto deciso che richiamava quel colore strano dei capelli, alcune ciocche di un blu più scuro e altre più sfumate.

- Abito qui vicino, io con le mie coinquiline.- stava spiegando lei, sistemandosi le ciocche dietro l’orecchio con fare quasi intimidito. - Oggi toccava a me fare la spesa.- continuò a parlare, mostrandogli il foglio pieno di scritte che teneva nella mano.

- Ti fanno lavorare, eh?- la prese in giro con una piccola risata, vedendola socchiudere gli occhi e mordersi il labbro, quasi a decidersi su una cosa importante.

Vide il suo capo muoversi velocemente in un cenno, trovandola improvvisamente troppo vicina al proprio corpo quando gli appoggiò una mano sul braccio e sussurrò: - Tu sai come mi chiamo, io non so proprio chi sei.-

- Liam.- bisbigliò, porgendole la mano per stringerla con la sua. - Ed è un immenso piacere averti rivisto.- aggiunse, avvicinando la mano alle proprie labbra e facendole il baciamano, ascoltando distrattamente la sua risata divertita.

- Un uomo d’altri tempi?- gli chiese con un sorrisino divertito e le guance di un rosa acceso, facendogli arricciare gli angoli delle labbra all’insù e dire: - Un gentiluomo.-

Le lasciò la mano, infilando la propria nella tasca dei jeans, e la ascoltò mentre aggiungeva: - E il gentiluomo vuole mettere a tacere la mia curiosità?-

- Se me lo chiedi con toni così garbati.- bisbigliò con un filo di voce e un ritmo fin troppo lento nel parlato, rendendosi conto di star flirtando così apertamente con una sconosciuta e nel bel mezzo di un supermercato.

- Posso offrirti un caffè?- gli domandò immediatamente la ragazza, raddrizzandosi con la schiena e rivolgendogli un sorriso enorme e scintillante, quasi a sedurlo ad accettare la proposta.

Liam si guardò attorno, ricordandosi improvvisamente il motivo per cui si trovasse in quel posto, e mormorò: - Mi piacerebbe davvero ma..-

- Speri di trovare di meglio nel reparto surgelati, vero?- s’intromise la ragazza, facendolo bloccare e scoppiare a ridere l’attimo dopo. E in quel momento pensò che non ci sarebbe stato nulla di male nell'accettare l'invito, un semplice caffè e la spesa rimandata a qualche ora dopo.

Dopotutto il lunedì era il giorno libero, aveva tutta la mattinata per svolgere quel piccolo compito. Un caffè - ed una semplice chiacchierata con quella ragazza - gli avrebbe fatto sicuramente bene.

 

 

 

 

Avevano deciso di fermarsi ad un bar all’angolo della via - piccoli tavolini tondi all’aperto e un’atmosfera quasi parigina nel quartiere di Brooklyn - e avevano ordinato un caffè ed un cappuccino, iniziando discorsi vaghi sul tempo già afoso di quel lunedì di fine maggio.

Jade stava muovendo il cucchiaino in circolo nella tazza, lo sguardo fisso sulle bustine di zucchero, mentre Liam parlava di Aileen e di quanto fosse faticoso tenere quell’uragano a bada.

Il ventiseienne si bloccò con una mano a mezz’aria, sentendo la ragazza chiedergli: - E sua mamma dov’è?-

- La mamma di Aileen?- domandò, annuendo tra sé e capendo in parte la curiosità della quasi sconosciuta, per poi continuare con: - Ci ha lasciati tanto tempo fa, ormai son quasi cinque anni.-

Osservò l’espressione sorpresa e dispiaciuta della ragazza, finendo d’un sorso il caffè per poi appoggiare lentamente la tazzina sul piattino, lo sguardo fisso sulle proprie dita per non dover incrociare il suo sguardo.

- Quindi Aileen.. insomma non ha mai..-

- Nessuna delle due è riuscita a godere a sufficienza della compagnia dell’altra, no.- la interruppe per rispondere a quella domanda il più velocemente possibile. - Le ho promesso che.. insomma le ho promesso che me ne sarei occupato.. non son riuscito a dirle di no.- continuò, muovendo le dita sul bordo del tavolino con la vista leggermente appannata per via degli occhi lucidi.

- Non ti piace parlare di lei, scusa.- la sentì dire velocemente, richiamando la sua attenzione e facendogli sollevare di scatto il viso.

Liam si strinse nelle spalle con un debole sorriso sulle labbra, si sistemò contro lo schienale della sedia e sussurrò: - Non sono ancora riuscito a superare tutto. È stupido, non trovi? Son passati cinque anni, eppure è come se fosse ancora qui. Poi mi chiede di Kaylyn e capisco che.. che non c’è più. È assurdo, non trovi? Mi sembra che il tempo passi così lentamente.-

Non riuscì a trattenere il sospiro e appoggiò i gomiti sul tavolino, coprendosi per un secondo il viso con i muscoli delle spalle tesi sotto la camicia.

- Vorrei solo averla qui per un giorno.- sussurrò, parlando contro i propri palmi e rivelando i propri occhi lucidi l’attimo dopo. - Non per me, ma per Lyn. Ha il diritto di conoscere sua mamma, di vedere quant’era fantastica e bella e.. oddio, scusa. Non avrei dovuto iniziare questo discorso, mi faccio sempre prendere la mano.- ridacchiò in imbarazzo, scuotendo la testa e passando le dita di una mano contro la nuca.

Restò sorpreso per qualche minuto, quando la ragazza si sporse e gli prese la mano appoggiata sul tavolino, chiedendogli: - La amavi tanto, vero?-

Liam inclinò appena il viso, studiandola attentamente, e rispose: - Le volevo un gran bene, certo. Era una delle persone più importanti, una confidente e una migliore amica. Era e rimarrà sempre la donna più significativa della mia vita.-

Sollevò un sopracciglio, con fare sempre più confuso, sentendo il suo: - E ora?- a cui seguì subito la specificazione: - Nella tua vita ora hai qualcuno? Una ragazza, una moglie.. hai qualcuno che si occupi di te?-

- Non ho bisogno di nessuno.- le rispose, ridacchiando divertito e cercando di non risultare troppo sgarbato quando le chiese: - Come mai tutto questo interesse per la mia vita privata, Jade?-

Scoppiò subito dopo a ridere, vedendola arrossire sempre di più e nascondere il viso nel maglione, continuando poi con: - E tu? Non mi hai detto quasi nulla di te. So solo che lavori in quel diner e abiti con altre ragazze. Mi stai tenendo dei segreti?-

- In realtà la mia vita è piuttosto monotona.- ricominciò a parlare lei, riprendendosi in poco tempo dall’imbarazzo. - Vivo con altre tre ragazze, l’appartamento è troppo piccolo e dobbiamo dividerci il bagno. La cosa positiva di quel buco è che si trova a Downtown Brooklyn, prendo la metro e in massimo mezz’ora sono alla Cooper Union.- stava spiegando in modo pratico lei, facendogli spalancare appena gli occhi e ripetere: - Vai alla Cooper?-

Vide Jade annuire con un sorriso fiero ed impacciato allo stesso tempo, spostandosi tutti i capelli su un lato per poi prendere la borsa e aprire cerniere alla ricerca di qualcosa.

- Nel senso.. wow.- continuò il castano, non sapendo bene che altro aggiungere. - Ho sentito che è davvero molto difficile riuscire ad entrare, però una volta dentro hai il destino segnato.-

- È molto complicata come scuola e come corsi..- la sentì dire, tutta impegnata con la borsa per prestare attenzione al ragazzo di fronte a sé. - .. ma quando riesci a superare tutte quelle difficoltà hai tantissime opportunità da sfruttare. Soprattutto se, come me, insegui il tuo sogno.- e Liam fu costretto a sbattere più volte le palpebre nel trovarsi davanti l’obbiettivo di una macchina fotografica.

La osservò sporgersi verso di lui, abbassando l’obbiettivo per guardarlo negli occhi, e ascoltò attentamente il continuo del discorso, soffermandosi sul: - Mamma e papà non erano molto felici, avrebbero voluto vedermi accettare la borsa di studio per la Columbia, diventare avvocato e continuare le tradizioni di famiglia. Ma quella vita non fa per me, capisci? Questo è quello che sogno di fare da tutta una vita.-

- Ti capisco bene, quando c’è la passione t’impegni anche molto di più.- le andò dietro, annuendo tra sé e sé per seguire il filo dei propri pensieri. - E le altre ragazze?-

- Come mai ti interessano?- ribatté lei, prendendolo in contropiede e lasciandolo completamente confuso. - Pensi possano essere più belle di me?-

- Finché non vedo non posso giudicare.- le rispose con le labbra arricciate in un ghigno, scoppiando a ridere subito dopo con lei; lei che gli rispose solamente prendendo un foglio e una penna dalla borsa, scrivendo una serie di numeri e porgendoglielo subito dopo, dicendogli: - Se vuoi sapere altro di me dovresti proprio chiamarmi.-

Liam non ci pensò molto a prenderlo e infilarselo in tasca, le sorrise e aggiunse: - Dovremmo proprio uscire uno di questi giorni.- per poi pagare il conto di entrambi e allontanarsi con lei verso il supermercato.

 

 

 

 

Angolo Shine:

Come promesso, eccomi qui!

Non faccio spoiler su Aileen - Kaylyn - Liam, anche se per ogni capitolo c’è sempre un nuovo indizio e son sicura lo scoprirete prima della fine.

Un grazie enorme a tutti quanti, leggo tutte le vostre recensioni anche se non vi rispondo (o lo faccio dopo secoli).

E so che state tutti ( o almeno la maggior parte di voi) aspettando il seguito di Car Wash, ma in questo momento mi sto concentrando sulla long e altre due one-shot. Giuro che recupero tutto, non abbandono nulla.

A settimana prossima, grazie ancora.

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Capitolo 6
*** Quinto capitolo ***


You're my end and my beginning

 

« Cause all of me
Loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me
I'll give my all to you.
»

 

Quinto capitolo:

 

Avevano continuato a parlare del più e del meno per tutto il tempo, mentre Liam notava sempre più particolari in quella ragazza che la rendevano un soggetto particolare ed eccentrico; il suo modo di parlare, di comportarsi, di fare battutine in risposta a frasi di Liam.. era semplice stare in sua compagnia, semplice e salutare.

Si erano lasciati con una stretta di mano e la promessa di rivedersi presto, avevano preso due direzioni opposte e, quando Liam aveva appoggiato le borse sull’isola della cucina, aveva inserito immediatamente il numero di cellulare di Jade nella rubrica del telefonino.

Si era messo a sistemare la cucina, fortunatamente non aveva piatti e pentole da lavare, e quand’aveva finito persino di sistemare la sala ed era tornato nell’appartamento, dopo aver portato ai cassonetti la spazzatura, aveva deciso di saltare il pranzo e recuperare il sonno della sera precedente.

Aveva raggiunto la camera, pregando che il sonno non gli passasse e gli desse il tempo di spogliarsi, e si buttò a peso morto nel letto, restando solamente in boxer e con il viso premuto contro il cuscino. I pensieri di qualche ora prima l’avevano lasciato completamente, la mente era sgombra da qualsiasi tipo di incubo, incidente o ragazzino.

Si rigirò nel letto, sbuffando, quando - nemmeno un’oretta dopo, che diamine - iniziò a suonare il campanello; era quasi deciso ad ignorarlo e continuare a dormire - dopotutto chi poteva saperlo in casa? -, ma quello non sembrò dargli tregua e lo obbligò ad alzarsi dal letto, camminando come un sonnambulo verso la porta, una mano a stropicciarsi gli occhi e l’altra che strofinava contro il petto nudo.

Non guardò nemmeno dallo spioncino, pensando solamente alla signora Hall e al suo gatto sul tetto o sull’albero, e mugugnò un: - Che succede?- coprendosi lo sbadiglio con la mano.

Sbarrò gli occhi e spalancò la bocca, ascoltando il: - Fammi capire, apri sempre la porta in questo modo? Perché potrei abituarmici.- come fosse una secchiata d’acqua gelata, e osservò inerme il ragazzino che entrava tranquillamente nell’appartamento, chiudendosi la porta alle spalle.

- Che ci fai qui?- gli domandò con un sospiro, non avendo la forza di iniziare un battibecco o cacciarlo fuori dal proprio appartamento. - Non dovresti essere a scuola?- continuò, incrociando le braccia al petto per cercare di nascondere, almeno in parte, il proprio petto nudo dagli occhi attenti del ragazzo.

L’altro rispose solamente con un’alzata di spalle e un passo verso di lui, Liam non indietreggiò e tenne gli occhi fissi nei suoi, ascoltando la solita risatina e il: - Louis ed io ci siamo cacciati nei guai. Niente scuola per una settimana, non lo sapevi?-

- No, non lo sapevo.- borbottò, scacciandogli la mano che aveva iniziato ad accarezzargli il braccio. - E sinceramente non mi interessa, nemmeno un po’. Voglio solo sapere che ci fai qui, dal momento che te l’ho vietato, e cosa vuoi da me.- insistette, venendo costretto ad indietreggiare quando il ragazzino si sporse verso il proprio viso.

Arrossì impercettibilmente alle parole: - Perché mi piace rompere le regole. E perché tu non mi dai ordini.-, schiarendosi la voce e stringendo i polsi del moretto; le sue mani si stavano spingendo fino all’orlo dei boxer che indossava e tutto quello stava diventando decisamente pericoloso, il fatto che indossasse così pochi vestiti lo rendeva il più esposto dei due.

- Posso denunciarti, sai?- passò all’attacco, difendendosi con le parole e con la morsa attorno alle sue mani. - Perché mi son seriamente stufato del tuo comportamento arrogante e..-

- Fallo.- lo istigò l’altro, il sorriso sempre presente sulle labbra. - Son minorenne e potresti finire dentro tu, sai come son attenti alla violenza sui minori e..-

- Non lo faresti mai.- sibilò, stringendogli con più forza i polsi, mentre avanzava verso la porta, deciso a cacciarlo fuori come il giorno precedente. Si bloccò, quando lo sentì dire: - E tu non tentarmi, dottore.- con quel tono di voce che gli faceva perdere i nervi in meno di due secondi.

- Tu sei pazzo!- esclamò infatti l’attimo dopo, perdendo le staffe e spingendolo lontano dal proprio corpo. - La vuoi smettere? Ho già i miei problemi senza che ti ci metti pure tu. Che cosa vuoi da me? Non succederà mai nulla tra noi due, la vuoi capire?-

Non si aspettava di certo la risatina del ragazzo, che servì a farlo innervosire solamente di più, e grugnì al: - Nonostante stia apprezzando l’offerta e la mercanzia, stia facendo un’enorme fatica a farti stare zitto e sbatterti contro un muro.. sono qui per altro.-

- Per altro?- ripeté con fare scettico, fissandolo attentamente nel vederlo riavvicinarsi e dire: - I miei occhiali da sole. Mi sono costati una fortuna. Li rivoglio e devi pagarmeli.-

- Parliamoci chiaro.- mormorò Liam, tenendo gli occhi fissi sul ragazzino ed aggiungendo: - Io quegli occhiali non son tenuto a ripagarteli. Ti avevo avvertito ben quattro volte, te la sei cercata.-

- Si dà il caso che me ne fotto di quel che pensi.- gli parlò quasi sopra il moretto, le labbra arricciate nel solito ghigno e gli occhi luminosi. - Mi hai rotto gli occhiali e me li ricompri. Oppure veniamo a patti con altre cose, qualche scambio o..-

- Che tipo di scambio?- domandò immediatamente, troppo curioso per pensare al ghigno malizioso sulla bocca del ragazzo. Ma arrossì appena sulle guance, sentendolo dire: - Un pompino.-

Liam, che restava sempre più scioccato dalla spavalderia del più piccolo, prese un respiro e mormorò, restando al gioco: - Devono valere davvero poco per te, se con un semplice pompino ripago il debito. Oppure sei già così preso da me da voler avere le mie labbra ad ogni costo.-

- Hai ragione.- continuò quello, stringendo i denti sul labbro inferiore e sbattendo appena le ciglia. - Ma io parlavo di un pompino al giorno, fin quando non sarò io a dire basta.-

Il castano arricciò le labbra in una smorfia, non sopportando più quel gioco in cui il minore sembrava aver sempre la battutina pronta, e si sporse verso di lui, stringendo le dita attorno al suo braccio.

- Te ne devi andare, seriamente.- disse solamente, sentendo tutta la stanchezza addosso e volendo solamente tornare a dormire. Quel ragazzino gli rubava fin troppe energie, doveva difendersi su ogni lato e da ogni attacco; era troppo faticoso star attento ad ogni minima parola o passo.

Sbuffò, quando quello non lo ascoltò ma gli domandò, con fin troppa curiosità nella voce: - Perché? Sei impegnato? Per questo sei mezzo nudo? Hai una ragazza che ti sta aspettando nel letto, dottore?-

- Ascolta..- mormorò, lasciandogli il braccio e passando il palmo sul viso. - Stanotte non ho dormito per nulla, ho poche ore a disposizione e se avessi qualcuno nel letto non sarei venuto ad aprire come un coglione. Mi fai il sacrosanto piacere di andartene?- concluse, parlando velocemente e senza prendere nemmeno una pausa. Voleva solamente tornare nel letto e dormire, non chiedeva l’impossibile.

Ma evidentemente si sbagliava, perché il moro avanzò verso di lui e gli appoggiò i palmi sul petto, risalendo lentamente fino alle spalle, per poi dire in un sussurro: - Posso aiutarti, dottor Payne.-

Liam roteò solamente gli occhi, domandandosi se avesse qualche strano potere da attirare solo guai, e scosse la testa, socchiudendo le labbra per rispondere ma bloccandosi al suono del campanello.

- Non aspettavi nessuno, eh?- gli domandò con fare annoiato il più piccolo, staccandosi da lui ed incrociando le braccia al petto con una smorfia sulle labbra. - Per questo volevi cacciarmi, stronzo.-

- Ma piantala, bambino.- grugnì, spingendolo su un lato per poter raggiungere la porta ed aprirla. Aggrottò la fronte, quando si trovò di fronte il ricciolino e mormorò: - Non dovresti essere a scuola?-

- E tu perché sei.. oh.- osservò i suoi occhi guizzare alle proprie spalle, capendo perfettamente il suo ragionamento, e scosse ripetutamente la testa, indicando il ragazzino e cercando di spiegare che non aveva interrotto proprio nulla.

- Sì, che ci ha interrotti.- sentì dire da quello che lo raggiunse, avvolse le braccia attorno al proprio collo e restò con il petto contro la propria schiena, stringendosi a lui con fare quasi possessivo. - Non fare il timido, dottor Payne.- ridacchiò il moretto, tenendo gli avambracci sulle proprie spalle per poter avere le mani libere di muoversi lungo i pettorali del maggiore, che fissava solamente Harry non sapendo come liberarsi da tutto quello. In realtà il come liberarsi era piuttosto semplice, ma il corpo non sembrava voler seguire quel che il cervello gli stava gridando di fare.

- Non è proprio come sembra, Har.- gli fece sapere, ridacchiando appena per cercare di far sembrare tutta quella questione più leggera. - Stavo dormendo, me lo son trovato alla porta e stavo cercando di convincerlo ad andarsene.- continuò a spiegare, stringendo le mani su quelle del moro, che non sembrava intenzionato a smettere con quei tocchi mirati.

Non riuscì a fermare il brivido, sentendo le labbra del ragazzo alle proprie spalle contro la nuca e il suo: - E perché non mi cacci ora? Dì la verità, Payne.-

Liam chiuse per un secondo gli occhi - trattare con i due ragazzini in sedi separate era un conto, ma con entrambi era solo fatica triplicata -, li riaprì dopo qualche secondo e fece un cenno ad Harry, chiedendogli: - È così urgente?-

Vide l’espressione del riccio cambiare completamente - da confusa, a sorpresa per poi sporcarsi di tristezza e delusione - e sussurrò: - Ho una questione da sistemare con lui e..-

- Certo.- lo bloccò Harry, distogliendo lo sguardo e abbassandolo pur di non far incrociare i loro occhi; la successiva frase: - Non stai facendo il bene di Leen ora, Liam.- gli arrivò dritta al petto, come una pugnalata, e si liberò dal moretto, bloccando il ragazzo pronto a correre via.

- Credimi, Harry, tra me e lui non è successo null-..- fu costretto a bloccarsi per colpa della risata improvvisa e spenta del riccio, che mormorò: - Non capisco perché lui sì ed io no. Pensavo fosse una tua regola, ti rispettavo anche per quello.. invece la fai valere solo con chi vuoi. Che schifo.-

Restò immobile a quelle parole, non sapendo come e cosa rispondere, e lo osservò dargli le spalle e chiudere la porta, senza dargli il tempo di ribattere e spiegarsi.

Non si ricordava nemmeno più dell’altro ragazzo nella stanza con lui, sobbalzò quindi al suo: - Troppi spasimanti, Payne. Devo iniziare a marchiare il territorio?-, seguito dalle sue braccia attorno alla vita, i palmi premuti contro il basso ventre e il mento contro la spalla; doveva essersi sicuramente messo in punta di piedi, per arrivare alla giusta altezza, e quel pensiero lo faceva stranamente sorridere.

Restò comunque in silenzio, non facendo nulla per scacciare quello che restava appoggiato - con tutto il peso del corpo - a lui, e continuò a ripensare alle parole del riccio; Harry aveva preso un abbaglio, per quel che riguardava lui e Zayn, ma forse quel “non stai facendo il bene di Leen” non era del tutto sbagliato. Perché non stava cacciando quel ragazzo, che aveva etichettato più volte come pericoloso, ma lo stava lasciando completamente fare, gli stava lasciando fin troppo potere sul proprio corpo; ed era intuibile dal fatto che se ne stava ancora contro di lui, le mani sul petto e le labbra a lasciargli piccoli baci e morsi lungo la mandibola.

- Puoi..- si schiarì la voce, sentendola roca, e si allontanò di un passo, voltandosi successivamente verso di lui con un’espressione seria in viso. -.. per favore, basta.- continuò, non avendo nemmeno la forza di trovare un nesso logico nel discorso.

Non riuscì a trattenere l’ennesimo sbuffo, sentendolo dire: - Stai già cedendo?-, e strinse una mano attorno al suo braccio per riaccompagnarlo verso la porta e poterlo finalmente buttare fuori.

 - Non sto cedendo.- ribadì il concetto, perché quel ragazzino non gli provocava nulla dentro, non lo attirava come un frutto proibito, non era niente per lui. - Voglio solo che tu vada via da casa mia. Così posso riposarmi e recuperare il sonno che tu e il tuo amichetto mi avete fatto perdere.-

- Non abbiamo discusso dei miei occhiali!- esclamò il ragazzino, cercando di liberarsi della presa e di opporre resistenza. - Rivoglio i miei occhiali. O i soldi. Un tuo pompino, se non accetti le altre due proposte.- continuò ad elencare quello, obbligandolo a fermarsi di fronte alla porta chiusa e sporgersi verso di lui per ripetere: - Te la sei cercata, non ti devo nulla.-

- E andiamo!- insistette il moretto, scuotendo il braccio e riuscendo a liberarsi. - Fammi provare queste labbra, è una tortura vederti parlare.- aggiunse, mettendosi sulle punte e premendo i polpastrelli contro la nuca di Liam, che era fin troppo sconvolto per poter far qualcosa. - Poi ti metterai da solo in ginocchio, perché ti piace essere dom-..-

Gli coprì la bocca con la mano, riuscendo a bloccare quel fiume senza senso di parole, e puntò gli occhi nei suoi, scuotendo lentamente la testa.

- Non mi sono mai abbassato a tanto.- bisbigliò, liberandolo subito dopo ed indicandogli la porta, continuando con: - Voglio riposarmi, puoi..- bloccandosi nel vederlo pronto a prendere parola ed aggiungendo: - Per favore, Zayn.-

Quel nome, sussurrato a denti stretti, fu tutto quel che bastò al moro per restare senza parole; Liam lo osservò annuire tra sé e sé, studiarlo in silenzio e sporgersi verso di lui per bisbigliare contro il proprio orecchio: - Per questa volta ti lascio vincere. Ma la prossima avrò una di quelle tre cose.-

Non riuscì a bloccare il: - Dubito avrai mai l’ultima.- e restò a bocca spalancata nel sentire il suo palmo contro i propri boxer, facendolo allontanare con uno scatto e con qualche attimo di ritardo.

Era completamente rosso sulle guance, quando il moro gli rispose: - La cosa bella del tuo vestiario di oggi è che si vede fin troppo bene che ce l’hai duro. Peccato, avrei potuto aiutarti. Non avrei mai lasciato il mio dentista con questa erezione.-

- Non mi sono eccitato.- s’intestardì Liam, stringendo i pugni nel vedere il sorrisino ad arricciare le labbra dell’altro ragazzo. - E in ogni caso non sarebbe merito tuo.- continuò, stando sulla difensiva e grugnendo in risposta alla sua risata e al suo buffetto sulla guancia, accompagnato da un: - Ti credo, dottore bello.-

Il castano restò a fissarlo, ignorando l’ennesimo sorriso verso di lui, e sospirò di sollievo al suo chiudere la porta, lasciandolo finalmente solo coi pensieri. Raggiunse nuovamente la camera, infilandosi sotto le lenzuola, e si addormentò in poco tempo, per colpa di tutta la stanchezza che gli gravava sulle spalle.

 

 

Quando si svegliò - completamente sudato per via dell’incubo - e guardò la radiosveglia, si rese conto dell’immenso ritardo; si alzò velocemente dal letto, facendosi una doccia in fretta e furia, indossò una maglietta a maniche corte bianca e un paio di jeans, per poi correre fuori dall’appartamento e verso la scuola della bambina.

Riuscì ad arrivare con mezz’ora di ritardo, trovando la bambina seduta sul muretto della scuola con un libro aperto sulle ginocchia, e si avvicinò velocemente a lei, deglutendo in ansia all’incrociare i suoi occhi scuri.

Sollevò le braccia con fare innocente all’accusa intrisa in quello sguardo, sentendola dire: - Ti eri dimenticato di me, Lili.-

- No, assolutamente no!- esclamò, stando sulla difensiva e piegandosi sulle ginocchia per essere al suo stesso livello. - Non mi dimentico mai di te, Lyn. Ero solo tanto stanco e mi son addormentato.- cercò di spiegare, restando immobile a fissare il muro di fronte a sé per via della piccola che era saltata giù dal muretto e teneva le braccia incrociate.

- Lyn.- sussurrò, voltandosi e appoggiando le mani sulle sue spalle. - Mi son mai dimenticato di te, Aileen?- le chiese, spostando una mano per sollevarle il mento con l’indice. - Ho avuto una settimana difficile ed ero tanto stanco. Non mi dimentico di te.-

Rivolse un sorriso un po’ più convincente alla bambina, strofinando il pollice contro le sue fossette, e si chinò appena per prenderla in braccio e avvolgerla tra le proprie braccia.

- Non mi dimenticherò mai di te, Lyn.- bisbigliò contro la sua fronte, muovendosi sulle gambe per coccolarla e farla calmare, sentendo le sue dita arricciargli la maglia. - Sei la mia donnina, come faccio senza di te?- aggiunse in un sussurro, premendo le labbra contro i suoi capelli marroni e lasciandola scendere dalle proprie braccia.

- Non lasciarmi più sola, Lili.- la sentì dire con una nota quasi autoritaria nella voce, porgendogli la cartella e il libro con un sorriso innocente che mostrava le fossette. - Andiamo al parco?- gli domandò l’attimo dopo, senza togliersi il sorriso dalle labbra, prendendogli il braccio e scuotendolo appena.

- Al parco, per farmi perdonare.- ripeté quel che stava pensando lei, ottenendo un cenno d’assenso da parte di quella che aveva iniziato a trascinarlo verso il sottopassaggio della metropolitana.

Era sempre così tra loro, Aileen - alla fine dei conti - riusciva sempre ad ottenere quel che voleva; forse era merito del suo sorriso, del suo carattere vivace, dei suoi occhi sempre accesi di quella gioia tipicamente infantile o forse perché gli ricordava fin troppo bene la madre.

Parlarne nuovamente con Jade, quella mattina, gli aveva portato alla memoria fin troppi ricordi: i loro giochi da bambini, il loro crescere assieme, quel primo bacio un po’ forzato e i segreti bisbigliati nella loro casa sull’albero con le prime luci dell’alba.

Era una donna eccezionale, sarebbe stata un’ottima madre e lui glielo ripeteva sempre - da quand’era corsa da lui per dargli la notizia - glielo diceva: “Lyn, non devi avere paura di nulla. Questa bambina è già troppo fortunata ad averti”.

Ed era andata proprio così - dalla gravidanza fino al primo anno di vita -, lei aveva rinunciato all’università per crescerla mentre lui frequentava il primo anno alla Columbia; si vedevano nei week end e lei lo lasciava lamentarsi dei corsi difficili e dei professori fin troppi esigenti, gli lasciava coccolare quella bambina - che aveva già conquistato il suo cuore - e si fermava per quei pochi giorni, prima del ritorno nel caos della vita universitaria.

Quella ragazza aveva dentro di sé una luce incredibile - persino quando stava per spegnersi e gli aveva fatto giurare di prendersi cura della sua piccola - e, dopo ormai cinque anni, gli mancava come il primo giorno. Era una cosa ingiusta e non riusciva a darsi pace, nonostante tutto. Sapeva che, restando aggrappato al suo ricordo, non risolveva nulla, ma non riusciva a .. lasciarla andare? Così gli aveva ripetuto lo psicologo a cui si era rivolto qualche settimana dopo la sua morte; aveva seguito poche sedute e poi aveva rinunciato. Erano solo parole - e soldi - gettati al vento; non poteva perdere tempo dietro a quel vecchietto attempato, non quando aveva una scuola da finire e una bambina da curare.

Si risvegliò da tutti i suoi pensieri, sentendo quel “Lili” preoccupato e le dita della bambina pizzicargli appena la pelle del braccio.

- Siamo arrivati, Lili.- gli riferì la piccola, indicandogli con un cenno le porte scorrevoli e seguendolo silenziosamente fuori dalla metropolitana.

Stavano camminando da qualche minuto, le loro mani strette e la mente di Liam ancora piena di tutti quei ricordi, quando la bambina prese il coraggio a chiedere: - Come mai sei triste?-

Liam restò per un secondo scioccato da quell’improvvisa domanda, tanto che si fermò in mezzo al marciapiede - ottenendo due o tre spintoni da passanti frettolosi -, e mormorò: - Non sono triste, Lyn. Sono solo stanco, ho avuto una settimana pesante e..-

Fu costretto a bloccarsi, vedendo la più piccola scuotere il capo con un’espressione seria e preoccupata - fin troppo da grande per una bambina di soli sei anni -, e la sentì specificare: - Sei sempre triste durante le vacanze.- con un tono di voce quasi saccente, a sfidarlo a negare una cosa ovvia.

- Ma non è..- sospirò nel vederla incrociare le braccia al petto, il piede piccolo che batteva contro il cemento, e continuò: - Il fatto è che.. vuoi sapere la verità?- per poi piegarsi sulle ginocchia e appoggiare le mani sulle sue spalle, bisbigliando: - D’estate voi bambini mangiate così tante schifezze, che i dentini vi diventano tutti brutti.-

Annuì alla domanda: - E tu diventi triste per questo?- per poi sorriderle intenerito, quando gli promise che si sarebbe lavata i denti dopo ogni pasto pur di vederlo felice.

- Sei una bambina dolcissima, lo sai?- sussurrò, stringendole appena le spalle con gli occhi fissi nei suoi.

- Me lo dici sempre, Lili.- ridacchiò lei, mostrandogli un sorriso con tutti i dentini bianchi in evidenza. - E la signora Hall dice che tu mi vizi troppo.- aggiunse, facendolo scoppiare a ridere ed annuire assieme.

- Come posso viziarti oggi pomeriggio?- le domandò con le labbra arricciate in un ghigno, rimettendosi dritto in piedi e porgendole la mano. Aggrottò le sopracciglia alla sua esclamazione sul volere un gelato e mormorò: - Ma l’hai già mangiato ieri e..-

- No, ieri l’ha mangiato tutto la terra.- ribatté lei, guardandolo con un broncio scuro sulle labbra e gli occhi enormi.

- E vada per un altro gelato, forza.- si arrese con un sospiro dopo pochi minuti, superando il cancello del parco e dirigendosi verso il chiosco subito all’entrata.

Si erano messi in fila per il gelato da circa dieci minuti, la coda quel lunedì era quasi interminabile, e stava ascoltando distrattamente Aileen raccontargli della giornata appena passata - era tutto un lamentarsi di quel bambino, quel John, per cui aveva sicuramente una cotta -, quando la sentì ripetere il suo nome e tirarlo per il braccio, indicandogli una cosa che doveva assolutamente provare.

Seguì il suo dito e sbarrò gli occhi nel vedere quello che faceva lo slalom tra vecchietti e bambini - completamente incurante delle regole del parco - su quell’arnese infernale.

- Oh, porca puttana.- si lasciò sfuggire in un lamento, sentendo la bambina rimproverarlo con un’esclamazione e un: - Lili, non devi dire quelle parole.-, e sollevò gli occhi al cielo, quando il ragazzino si fermò proprio di fronte a loro con un ghigno sulle labbra.

- Ma guarda chi abbiamo, il nostro amico dentista.-

 

 

 

 

Angolo Shine:

Chiedo scusa per l’appuntamento saltato, spero di riuscire a farmi perdonare con questo capitolo. (Avete un piccolo momentino Ziam tutto per voi)

E si scoprono sempre più cose (microscopici dettagli) su Kaylyn e sul suo rapporto con Liam.

Leggo sempre tutte le vostre recensioni, ma non riesco mai a trovare uno straccetto di tempo libero. Mi concentro prima di tutto sullo scrivere, non vorrei che la pigrizia vincesse su di me.

A venerdì prossimo! Giuro che non lo salto questa volta.

E, come dimenticare, tanti auguri all’orsetto Payne.

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Capitolo 7
*** Sesto capitolo ***


You're my end and my beginning

 

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Sesto capitolo

 

Se Liam avesse stilato una lista, di quello che gli sarebbe successo in quella giornata, mai si sarebbe aspettato di trovarsi davanti quel ragazzino arrogante in momenti così poco opportuni.

Solo quella mattina gli aveva aperto in mutande, scambiandolo per la vicina, e ora se lo trovava al parco, Aileen proprio lì accanto a lui e bloccato nella fila per quel gelato che la bambina sembrava volere ad ogni costo.

- Ma guarda chi abbiamo, il nostro amico dentista.- lo sentì dire con lo stesso tono di voce arrogante e spocchioso, non aveva ancora incrociato il suo sguardo ed aveva già i nervi a fior di pelle.

Ignorò il suo: - Porti a spasso i bambini ora?-, che voleva essere sicuramente una provocazione, e tenne gli occhi puntati di fronte a sé, fin troppo consapevole di avere Aileen per mano e quel ragazzo accanto a loro.

- Son cose che non ti riguardano.- sibilò, rompendo il silenzio, abbassando lo sguardo sulla bambina, che sussurrò: - Cos’è quello?- indicandogli la tavola con le quattro ruote, che il moro teneva ferma con un piede.

Roteò gli occhi, sentendo il ragazzino chiedere: - Ehi, piccola, vuoi fare un giro?-, e scosse ripetutamente la testa, quando Aileen si rivolse a lui e si aggrappò al suo braccio.

- Ora ci provi anche con quelli molto più piccoli di te?- gli chiese con una punta d’acidità nella voce, arrossendo al suo ribattere con: - Anch’io son più piccolo di te.-

Si schiarì la voce, ignorando la bambina che si era fatta silenziosa e li osservava, e borbottò: - Io non ci provo con te.-

Stava fissando quel ragazzino, cercando di riuscire a vincere quel piccolo dibattito con una semplice occhiata, ma si bloccò nel sentire la vocina della piccola chiedere: - Cosa vuol dire provarci, Lili?- e spostò lo sguardo su di lei, non sapendo bene cosa rispondere.

- È quando.. ecco.. è un po’ come..-

- Come faceva papà con la mamma?-

Schioccò le dita, annuendo con un sospiro di sollievo, e ripeté: - Come papà faceva con la mamma, esattamente.-

- Quindi avrai un’altra bambina, Lili?-

Sbarrò gli occhi, non aspettandosi una domanda del genere, ed arrossì nel momento in cui incrociò per un secondo gli occhi del più piccolo, per poi boccheggiare e cercare di spiegarle che, tra loro due, non c’era nulla di simile a quel che c’era tra il suo papà e la sua mamma.

Roteò gli occhi al commento di Zayn sullo spezzargli il cuore, ignorandolo completamente, e si chinò appena sulle ginocchia per essere allo stesso livello della bambina; strinse le mani sulle sue spalle e mormorò: - Non ci sarà mai nessuno che prenderà il tuo posto, piccola.-

Sobbalzò appena, rimettendosi dritto con la schiena, e fissò il secondo ragazzino che aveva fermato la bicicletta a pochi centimetri da loro, facendo una sgommata e sollevando il terriccio.

Sentì dei commenti sui modi dei giovani d’oggi, che corrispondevano con i propri pensieri, e appoggiò una mano sul capo della bambina, quasi a tenerla lontana e proteggerla dai due che la fissavano.

- E così questo è il segreto del nostro caro Payne.- iniziò a parlare il nuovo arrivato, affiancando l’amico che spostava lo sguardo dalla bambina a lui con fare sempre più confuso. - Per questo non potevi uscire a bere? Avevi ben altro di cui occuparti, eh?- lo prese quasi in giro, sporgendosi per spingere il pugno contro il suo stomaco.

- Io.. sì, uno dei motivi.- confessò, stringendosi nelle spalle e trovando divertente l’espressione scura del moro nel chiedere al compagno di avventure se avesse davvero invitato il suo dentista ad uscire.

Ascoltò il siparietto con un ghigno ad arricciargli le labbra, dimenticandosi per un momento della bambina che teneva le dita strette al suo braccio, e si trattenne dallo scoppiare a ridere nel vedere come quel bambino lo considerasse già di sua proprietà.

A spezzare quel piccolo momento fu proprio la voce della più piccola, che gli chiese, tirandogli appena il braccio, se potesse fare un giro su quell’arnese pericoloso.

- No, Lyn. Non mi fido di quella tavola e soprattutto del proprietario.- borbottò, ignorando i due che non parlavano più tra loro e li fissavano solamente. - Ora prendiamo il gelato e poi ce ne torniamo a casa. Questo posto inizia ad essere malfrequentato.- aggiunse il commentino acido, rivolgendo un’occhiataccia al moro che sembrò, per la prima volta in vita sua, esser preso contropiede.

- Quindi tu sei.. insomma lei è.. tu sei..-

Aggrottò la fronte, trattenendosi dal ridere e mettendo su un’espressione confusa, e poi chiese: - Siamo cosa?-

E, sì, sapeva benissimo di star punzecchiando quel ragazzino che si era fatto improvvisamente timido; ma non era colpa sua, aveva attorno a sé una sfumatura quasi adorabile e non riusciva a smettere di provocarlo.

Lo osservò mentre sbuffava, si chinava sulle ginocchia e porgeva una mano alla bambina, dicendole: - Sono Zayn, tu come ti chiami?- a cui lei rispose con un timido: - Aileen.-

- Sono un amico del tuo papà.- continuò a parlare il moro, indicando con un cenno Liam che restava in silenzio a guardare la scenetta. E la bambina, dapprima confusa, si aprì in un sorriso, prendendo la mano del castano, e ripeté: - Sei amico di Lili?-

- Sì, amico.. non siamo proprio amici.- mugugnò il ventiseienne, distogliendo lo sguardo dagli occhi luminosi della bambina, scuotendo con decisione il capo al suo: - Se è tuo amico, dovresti fidarti di lui.-

- Infatti non è mio amico, Lyn.- grugnì, lanciando un’occhiataccia a quello seduto sul sellino della bicicletta, che sembrava trovare tutto divertente e non smetteva di ridere.

Al suo insistere sul fatto che era stato Zee - ancora non capiva come potesse legarsi così in fretta alle persone - a dirle che erano amici, sbuffò e iniziò ad agitare una mano, come per cancellare tutta quella conversazione senza senso e ritrovare il filo del discorso.

- Per favore, Lili.-

- Non fare il papà cattivo, Payne.-

Sentì dire in contemporanea dai due, appuntandosi mentalmente di tenerli separati in futuro, e continuò a scuotere il capo, incrociando le braccia al petto con un’espressione decisa in viso.

- Cosa vuoi che succeda?- s’intromise Louis, che teneva il busto completamente proteso in avanti e il mento sulla braccia appoggiate al manubrio. - Se c’è una persona di cui puoi fidarti, quando si tratta dello skate, è proprio Zay.- aggiunse, le labbra piegate in un ghigno quasi impaziente di vedere il proseguimento di quella giornata.

- Si dà il caso che mi preoccupo!- esclamò, bloccando la bambina che sembrava aver preso nelle parole di Louis un consenso. - E non m’importa se è bravo, se dovesse succedergli qualcosa io..-

Non aveva nemmeno concluso la frase, quando Zayn mormorò: - Mi dispiace, piccola. Se il papà dice di no, non possiamo disubbidirgli.-; ed aveva un tono di voce ed un’espressione così fintamente innocente che a Liam tremarono per un secondo le mani dalla voglia di predominare su di lui.

Ricambiò il suo sguardo, riducendo gli occhi a due fessure, e infilò le dita tra i capelli marroni della bambina, sussurrando: - Un’altra volta, Lyn. Non vedi quante persone ci sono? Sarebbe pericoloso e..- per poi irrigidirsi nel sentire lo sbuffo del moro e il suo commentino sull’essere un papà fin troppo apprensivo.

- Tu non sai un cazzo.- sibilò, non riuscendo a fermare nessuna parola, e riuscì quasi a crescere in altezza per tutta la rabbia che aveva dentro. - Non ti permetto di criticare quel che sto facendo io con lei. Se le decisioni che prendo non ti stanno bene.. non sono fatti tuoi, capito? Non m’importa un emerito cazzo del tuo parere.- continuò a parlare, ringhiando quasi tra i denti ed alzando la voce. Si stava anche avvicinando al ragazzino, per sputargli in faccia altre parole velenose, ma Louis gli si parò di fronte e appoggiò i palmi sul suo stomaco, obbligandolo a fermarsi.

- Stai dando spettacolo, Payne.- lo rimproverò quasi, facendogli ricordare improvvisamente che si trovava nel mezzo di un parco frequentato da tutti. - Prendi un respiro e ti calmi. Nessuno sta criticando niente, dico bene Zay?-

Prima di ottenere una risposta positiva del moretto, passarono dei minuti tra sbuffi e borbottii; Louis come paciere era sicuramente poco credibile, sia lui che Zayn sapevano cosa quel commentino stava a significare. Forse aveva esagerato con quella reazione, ma non gli piaceva quando criticavano le sue decisioni; soprattutto se a criticarlo era un ragazzino spocchioso con alcuna esperienza in quel campo.

- Mettiamola così.- saltò fuori Louis, notando come la tensione non fosse scesa nemmeno di poco. - Lui non può criticare le tue scelte da papà protettivo e tu non puoi criticarlo per quel che riguarda lo skate.- concluse, dando un colpetto contro lo stomaco del castano per ottenere la sua attenzione.

- Però lui mi ha criticato.- s’impuntò il maggiore, scrutando il moretto che ribatté con: - E tu hai criticato me, siamo pari.-

- E se ho detto ad Aileen di no, allora è no.- insistette, sentendo i lamenti della bambina e le sue dita sul braccio. - E lei è più importante di uno stupido skate.- sputò fuori, sorridendo tutto soddisfatto nel riuscire a scalfire la corazza del più piccolo.

- Su una cosa, Payne, ha ragione.- sentì dire, quasi in secondo piano, da Louis. - Qui c’è troppa gente, spostiamoci.- concluse quello, senza dargli il tempo di ragionare che aveva preso Aileen, posizionata sulla canna della bicicletta, ed era partito, lasciandoli indietro.

 - LOUIS!- riuscì a gridare con tutto il fiato che aveva in gola, sentendo lo stomaco attorcigliarsi tutto nel vedere la testolina marrone disperdersi tra la folla. - Io lo ammazzo.- grugnì, stringendo i pugni e iniziando a camminare verso la direzione in cui era sfrecciata la bicicletta.

Era così preso dall’insultare quel ragazzino, minacciare chiamate alla polizia e al sindaco, che si spaventò nel sentire il rumore delle ruote dello skate accanto a lui; ci mancava poco che gli pestasse il piede con quell’arnese terribile.

- E tu che vuoi?- gli domandò, tenendosi sulla difensiva con gli occhi socchiusi, continuando a camminare mentre quello gli girava quasi attorno. - Non sei soddisfatto? Se le succede qualcosa, lo ammazzo. Ammazzo te e lui. Prima te, sicuramente prima te.- iniziò a farneticare ed agitare le braccia, percorrendo il viale alla disperata ricerca della bambina.

- Pensavo certi insulti fossero solo per me, pensavo di avere l’esclusiva.- piagnucolò il moro, piegandosi sulle ginocchia per riuscire a fare una curva ampia e immettersi in un’altra stradina.

- Non preoccuparti.- borbottò Liam, camminando a passo spedito e tenendo gli occhi puntati di fronte a sé. - Tu sei l’unico che odio così tanto, l’unico che odierò così tanto. Nei secoli a venire, finché sparirai dalla mia vita.- ironizzò con un sorriso enorme e fintamente dolce.

Si bloccò suo propri passi, rischiando di finirgli addosso, quando si fermò proprio di fronte a lui, e si fece attento al suo: - Posso aiutarti a trovarla, io so dov’è andato Louis.-

- Tu lo sai?- ripeté in una domanda, vedendolo annuire e mettersi in piedi sullo skate, le mani sulle proprie spalle quasi a mantenere l’equilibrio. - E me lo dirai in cambio di..- lo anticipò, riuscendo ormai a capire gli strani ingranaggi nel cervello di quel ragazzo.

- Ricordati che la questione degli occhiali non è ancora risolta.- mormorò invece il moro, spingendo i polpastrelli contro la sua nuca per attirarlo meglio contro di sé, ed aggiunse: - Ma in cambio di quest’informazione voglio un bacio.-

Liam restò in silenzio per qualche minuto, ripetendosi quella proposta nella testa e pensando di non aver mai conosciuto persona più cocciuta di quel ragazzino spocchioso, e poi puntò gli occhi nei suoi, sussurrando: - Perché pensi che accetterò questa idiozia?-

Restò spiazzato al: - Perché tu vuoi tua figlia e io so esattamente dove trovarla.-, lo studiò in silenzio, quasi a valutare seriamente quella proposta, e socchiuse gli occhi, bisbigliando: - Quante probabilità ho di trovarla da solo?-

- Sai anche tu quant’è grande Central park. Louis ha una bici e tu sei a piedi.- gli spiegò frettolosamente il moro, mantenendo ugualmente una certa calma nel tono di voce; sembrava quasi fargli capire che aveva tutto sotto controllo, che era uno scambio equo da ambo le parti.

Liam annuì tra sé e sé, si schiarì la voce e poi chiese: - Nessuna possibilità quindi?- a cui Zayn rispose con un cenno del capo, le dita che stava muovendo lungo le spalle e la nuca del maggiore. - E tu poi mi porterai da Lyn?- insistette, cercando di convincersi che non si stava abbassando ai voleri di un ragazzino.

- Un bacio e avrai tua figlia, sana e salva, tra le tue braccia.- lo rassicurò quest’ultimo, infilando le dita tra le sue ciocche e massaggiandogli la cute. - Andata?- gli chiese, le labbra piegate in un ghigno soddisfatto al cenno d’assenso del castano.

Liam era ancora frastornato da quella novità - stava davvero per baciare quello stupido ragazzino saccente ed arrogante -, ma si ripeteva che era la cosa giusta da fare per ritrovare Aileen. Su una cosa quel ragazzo aveva ragione: da solo sarebbe stato impossibile trovarla. Così spostò le mani a stringergli i fianchi - mossa non necessaria, si ripeteva nella testa - e si sporse con il viso verso di lui, vedendolo chiudere gli occhi e fare poi lo stesso.

Sentiva il suo fiato caldo abbattersi contro la propria bocca, il suo respiro era accelerato - quasi come se fosse agitato, possibile?- e le sue dita gli stringevano con eccessiva forza le ciocche di capelli, ma lui era troppo impegnato a ripetersi che non stava sentendo nulla, che lo stava facendo per trovare Aileen.

Sentiva i loro cuori battere quasi all’unisono, i loro petti che si toccavano e le labbra che si sfioravano solamente; sembravano quasi studiare l’avversario, trovare un modo per dominarlo con quel gesto e vincere quello strano duello.

Ma, non appena sentirono un “Lili!” in lontananza, sbarrarono gli occhi con differenti emozioni leggibili in essi. Liam aveva le guance rosse, al contrario di Zayn che aveva assunto un colorito paonazzo, e stava quasi cercando di allontanarsi dal ragazzino che, al contrario, non sembrava intenzionato a lasciarlo andare.

- Lili! Lili!- continuò a gridare la bambina, che stava correndo verso di loro con un sorriso enorme sulle labbra, facendo dividere i due e buttandosi tra le braccia del castano con una risata. - È stato divertentissimo! Lou è simpaticissimo e.. perché sei tutto rosso, Lili?-

- Oh, uhm.. nulla, Lyn. Fa solo caldo qui.- s’inventò su due piedi, irrigidendosi nell’incrociare lo sguardo furioso del moro, e deglutì, stringendo la bambina al petto ed osservando il ragazzino ringhiare verso l’altro: - Non potevi aspettare? Un secondo mi sarebbe bastato.-

- Dall’infilargli la lingua in bocca?- sentì dire da quello che se ne stava ancora seduto sul sellino della bicicletta. - È un padre di famiglia, decisamente sopra la tua portata.- continuò a parlare con fare sarcastico, ignorando quanto fosse pericoloso quello che avanzava verso di lui con lo skate sotto il braccio.

Liam era concentrato a cercare di capire cosa si stessero dicendo i due, ma sentì Aileen chiedere: - Perché lo zio è arrabbiato?-

- Arrabbiato? Chi è arrabbiato?- domandò con fare confuso, seguendo il dito della bambina che indicava il moretto, che continuava ad agitare le braccia e inveire contro l’altro ragazzo. - Lui è.. è uno stupido che si arrabbia con tutti se non ottiene quello che vuole.- rispose velocemente, tenendo un tono di voce alto per farsi sentire dall’interessato.

Lasciò scendere dalle proprie braccia la bambina, che gli stringeva in una morsa la mano, e tenne la postura rigida e gli occhi fissi in quello che si era fermato di fronte a lui, sprizzando rabbia da ogni angolatura.

- La voglia di sbatterti contro un muro me la fai solo aumentare.- grugnì infine, spingendo il pugno contro lo stomaco del maggiore che indietreggiò appena, scoppiando a ridere di gusto.

- Perché vuoi fare del male a Lili?- domandò la vocina della bambina, lasciando sorpresi entrambi, mentre teneva la mano stretta a quella del castano e li fissava con un’espressione curiosa.

Il primo a riprendersi dalla sorpresa fu proprio il moretto, che scosse la testa con un sorriso e si chinò per essere al suo stesso livello, per poi sussurrare: - Non ci facciamo male. È un gioco tra tuo papà e me.-

- Mio papà?- domandò nuovamente la più piccola, seguendo il cenno di Zayn e mormorando “Lili?” con un filo di voce.

- Non gli farò mai male, promesso.- aggiunse il moretto, porgendole la mano e aspettando che la stringesse, per poi sollevarsi e rivolgere un sorrisino tutto arrogante al ventiseienne, bisbigliando: - Sempre che lui non voglia.-

Liam stava ancora fissando ad occhi sbarrati il ragazzino, trovando quell’ennesima uscita una dimostrazione della sua arroganza, e restò ancora più spiazzato nel sentire la voce della bambina chiedere timidamente: - Ora che siete diventati amici, posso andare su quella cosa con le ruote?-

- Noi non siamo..- stava dicendo Liam, negando per l’ennesima volta qualsiasi rapporto quantomeno amichevole tra lui e il diciassettenne, ma si bloccò a fissare la piccola e i suoi occhioni marroni. - Se me la riporti con un capello fuori posto, me la paghi. Va bene?- sibilò, rivolgendosi a quello accanto a loro che inarcò un sopracciglio e gli diede un buffetto sulla guancia.

- Stai tranquillo, paparino.- lo prese in giro, facendolo arrossire e sbuffare assieme, per poi stringere la mano della bambina e camminare verso la piccola salita che faceva la strada. - Non le succederà nulla!- gridò ancora per rassicurarlo, tenendo lo skate nell’altra mano e appoggiandoselo sulla spalla.

Liam stava tenendo gli occhi puntati su di loro, cercando di intuire da quella distanza cosa trovassero così divertente dal ridere assieme, e sobbalzò nel sentire: - Non preoccuparti troppo, ti verranno le rughe.-

- Quanto posso fidarmi di quel pazzo?- gli domandò invece, guardando per un secondo il ragazzo che si posizionava al suo fianco e teneva gli occhi rivolti sui due che si mettevano d’accordo.

Louis si strinse nelle spalle, appoggiò gli avambracci sul manubrio della bicicletta e mormorò: - Ha vinto tante di quelle gare, è al sicuro con lui.-

- E poi non farà mai del male ad una persona a cui tieni.- aggiunse, facendo strabuzzare gli occhi del maggiore dalla sorpresa. - E non ringraziare per averti salvato, è stato un piacere.-

- Sì, ecco.. a proposito di quello..- farfugliò, le guance che gli si erano velocemente arrossate al ricordo di quel quasi bacio, e iniziò a stringere le sue stesse dita, non sapendo come continuare il discorso.

Sentì una pacca sulla spalla, anche piuttosto forte, e bisbigliò i suoi ringraziamenti, ascoltando distrattamente il discorso di Louis su quanto sarebbe stato inopportuno per sua figlia vederlo slinguazzare un suo amico.

- Non sarebbe andata così in ogni caso.- borbottò il maggiore, incrociando le braccia al petto con una smorfia nel sentire la risatina di Louis e il suo: - Certo, convinto tu.-

 

 

 

Dopo aver rischiato di perdere Aileen nei modi più impensabili - il suo cuore non avrebbe sicuramente retto ad altri infarti del genere - e aver salutato i due che continuavano a ridere, erano tornati verso il loro appartamento, fermandosi due secondi per scambiare quattro chiacchiere sulle rampe di scale con la signora Hall.

Liam si era quindi messo ai fornelli - il solito piatto pronto e surgelato per comodità - mentre Aileen faceva i suoi compiti, la matita che continuava ad agitare mentre alternava delle canzoncine a descrizioni del suo nuovo amico Zee.

- E ha detto che la prossima volta mi farà vedere il giro della morte.- stava dicendo tutta convinta la bambina, ottenendo solamente dei borbottii in risposta. Liam era convinto che quei due non si sarebbe visti mai più, e quello stupido gli proponeva di ammirare le sue acrobazie da quattro soldi.

Mangiò quindi nel più assoluto silenzio, rotto dalla parlantina della più piccola - dote che aveva preso sicuramente dalla madre -, e dopo mezz’ora avevano già ritirato tutto e se stava sdraiato sul divano. Stavano dando un film vecchio, a cui non stava prestando la minima attenzione, e lui era completamente disteso con le mani dietro la nuca e il telecomando sullo stomaco; continuava a pensare ad ogni cosa e a nulla, il suo sguardo cadeva sempre sulla bambina che stava disegnando con tutti quei pastelli che la signora Hall le aveva regalato per il suo compleanno. “I bambini devono essere liberi di disegnare, nel disegno esprimono se stessi”, ripeteva sempre come se fosse una massima. E lui ora la stava osservando in silenzio, mentre disegnava quel che aveva tutta l’aria di essere proprio lei su una montagna fin troppo alta e quello skate ai piedi.

Aveva puntato nuovamente lo sguardo sulla televisione, cambiando canale per metterne uno con programmi più decenti, e lo abbassò subito dopo sulla bambina che lo chiamò con fare quasi nervoso.

- Che succede, piccola?- la interrogò, appoggiando le mani sui suoi fianchi e sollevandola per mettersela seduta sul petto. - Stai male? Cosa devi chiedermi?- continuò con le domande, preoccupandosi al vederla così stranamente pensierosa.

Iniziò a tossire convulsamente, sentendo il suo: - Zee conosce papà?- e scosse velocemente la testa, sussurrando: - Lui pensa di conoscerlo, ma non è così.-

- Perché papà, lui è con..- annuì, non lasciandole il tempo di finire la frase, e sentì gli occhi diventare lucidi al suo: - E loro non torneranno..-, aggiungendo un “mai più” tra i denti, quasi forzato a dover continuare e spiegarle che non c’era nessuna possibilità di rivederli.

- Però tu non..-

- Io non ti lascerò mai, Lyn.- la interruppe, mettendosi seduto e appoggiando la fronte contro la sua. - Saremo noi due, sempre.- insistette, strofinando i pollici contro le sue guance e rivolgendole un piccolo sorriso di incoraggiamento.

Se la strinse contro il petto, premendo le labbra tra i suoi capelli, e bisbigliò: - Andiamo a dormire? Ti leggo una favola per farti addormentare.-

- Cappuccetto rosso, Lili.- la sentì proporre con un filo di voce, stringendosi ancora di più a lui che annuì e si alzò dal divano, mettendola sotto le coperte e iniziando a leggere la sua storia preferita.

Si era addormentata in poco tempo - solo all’incontro di Cappuccetto con il lupo -, probabilmente stremata da quel pomeriggio piuttosto movimentato, e Liam le aveva rimboccato le coperte e lasciato un bacio sulla fronte, tornando in salotto e restando fermo a guardare un secondo disegno fatto dalla bambina.

Lo prese con le dita che tremavano appena, sedendosi sull’orlo del divano, e osservò la scritta “famiglia” che compariva in cima, seguita da due figure, una molta più alta dell’altra, che si tenevano per mano.

Puntò i gomiti sulle ginocchia, nascondendo il viso tra i palmi e massaggiandosi con le dita l’attaccatura dei capelli, e restò in silenzio per qualche minuto, cercando di calmare quell’improvviso senso di vuoto che provava in quel momento.

Fu proprio quando si sentiva in bilico su una crisi di pianto che intravide il proprio cellulare sul tavolino, si sporse per prenderlo e iniziò a scorrere sulla rubrica, trovando in poco tempo quel che cercava.

Si portò il cellulare all’orecchio, aspettando che dall’altra linea rispondessero, e venne subito stordito dal rumore assordante della musica.

- Jade.- disse con un tono piuttosto alto, cercando di farsi sentire dalla ragazza e rispondendo poi alla sua domanda con: - Sono Liam, ma se sei impegnata io..-

La sentì gridargli di aspettare un secondo, ridendo ai commentini delle amiche sul suo volere uscire dal locale, e sospirò di sollievo quando non sentì più quella musica assordante.

- Liam, non pensavo.. scusa, la mia coinquilina.. mi fa piacere che tu abbia chiamato.- incespicò nelle parole la ragazza, chiaramente su di giri per l’alcool in corpo e per quella chiamata inaspettata.

- Non volevo sembrare un disperato, volevo far passare qualche giorno.- le rispose Liam, scoppiando a ridere con lei e scuotendo la testa alle sue parole sul non essersi riuscito.

- In realtà è successa una cosa con Aileen.- aggiunse, non capendo il motivo per cui stesse parlando ancora di quell’argomento con una sconosciuta. - È che mi sembra di sbagliare tutto con lei.- confessò, sentendosi doppiamente ridicolo e patetico dal parlarne con una ragazza giovane che era uscita per divertirsi e non per sentire i suoi piagnistei.

- Sei suo padre, non sbaglierai mai nulla.- s’intestardì lei, facendolo sospirare e coprirsi il viso con il palmo. - Senti, io devo scappare dentro. È la festa di una mia amica e non posso..-

- Oh, sì sì.- mormorò, passando le dita tra i capelli e decidendosi a dire: - Mi chiedevo se uno di questi giorni fossi libera.-

- Come un appuntamento?- gli domandò lei, facendolo arrossire ed annuire assieme.

- Una specie, se sei pronta a buttarti in questa situazione più grande di te e.. cioè non sei nemmeno obbligata ad accettare. Non avrei dovuto chiamarti, ti sto disturbando.-

Si bloccò dal farfugliare, quando la sentì esclamare: - Mi piacerebbe, sì!- e ridacchiò al suo aggiungere: - Possiamo essere amici se ti spaventano troppo gli appuntamenti con una ragazza.-

- Non mi fanno paura le ragazze, quella fase l’ho superata da un po’.- si mise a scherzare, sentendo il nome della ragazza chiamato in lontananza.

- Dovresti aver paura di me, Liam.- gli diede corda lei, gridando un “arrivo subito!” lontano dal cellulare. - Ora però devo scappare, ci sentiamo presto. Per il fine settimana sono libera. È stato bello sentirti. Dormi bene, Liam.- bisbigliò con dolcezza, facendolo sorridere per qualche secondo, e poi chiuse la chiamata, lasciandolo nel silenzio della stanza.

Uscire con Jade gli avrebbe fatto sicuramente bene, doveva ricominciare a vivere e smetterla di nascondersi dalla paura. Il primo passo era riuscire a divertirsi, conoscere nuova gente magari, e poi forse tutto quel dolore si sarebbe acquietato.

 

 

Angolo Shine:

Sono in super fretta, che mi sto portando avanti con la stesura dei prossimi capitoli e delle altre one - shot, ma ho letto tutte le recensioni.. ed è piuttosto ovvio che continuo e non abbandono! (Solo per Car wash ci sto mettendo davvero tanto tempo, ma è solo perché ho altri progetti e l’ho un momento messo da parte.. non uccidetemi ..)

A venerdì prossimo! ♥

 

Ps: Sì, Liam uscirà con Jade. Sì, Jade sarà una figura piuttosto importante. Sì, è tutto quello che state temendo .. ma nel prossimo capitolo avrete un ennesimo momento Ziam. (Come si fa a non shippare Jade e Liam? Son adorabili! L’unica ragazza con cui lo vedrei.. oltre a Danielle)

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Capitolo 8
*** Settimo capitolo ***


You're my end and my beginning

 

« Cause all of me
Loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me
I'll give my all to you.
»

 

{Questo capitolo ha una dedica (o forse più di una), perché è il più figo.
Al mio carissimo Daniel, che mi minaccia per colpa di Jade;
a Mariangela, che sta facendo il conto alla rovescia dal primo capitolo;
alla Gre, che è in terre sconosciute e mi manca tantissimo
e a Beta, che mi fa incazzare, non mi fa dormire e mi fa fare incubi.

Spero di non avervi delusi, godetevelo e buona lettura.

 

 

Settimo capitolo

 

Quei giorni erano passati in un lampo - il fine settimana incombeva quasi su di lui, con tutta l’ansia per quell’appuntamento che non avevano ancora organizzato - e si trovava a scarabocchiare sull’agenda, mancava davvero poco alla chiusura e di pazienti non ne vedeva da almeno mezz'ora.

La sua vita sembrava aver preso nuovamente una giusta - e tranquilla - piega: Louis si stava comportando civilmente - e stava rispettando stranamente i patti - e del suo amico non aveva più visto nemmeno l’ombra.

Era così distratto nel muovere la penna contro il foglio, riempiendolo di strani segni - figure geometriche perlopiù -, quando sentì suonare il cellulare, che stava appoggiato al centro della scrivania e che prese immediatamente, rispondendo senza guardare lo schermo.

Riconobbe immediatamente la voce di Jade, che gridava il suo nome sopra il rumore della musica assordante, e ricambiò il saluto con uno altrettanto caloroso.

- Scusa per il casino!- gridò ancora lei, ridendo alla battuta di qualche sua amica prima di allontanarsi, cercando un posto più appartato e con meno interferenze. - Una mia amica deve esibirsi stasera, stanno facendo le ultime prove.- continuò a spiegargli, abbassando gradualmente il tono di voce nellallontanarsi presumibilmente dal palco.

- Una delle tue belle coinquiline?- le domandò, sentendo la risposta affermativa ed aggiungendo quindi: - Dille da parte mia che spaccherà tutto, ne son convinto. Anche se non lho mai sentita, sì.- continuò alle lamentele della ragazza sul suo basarsi sul niente.

Stava per chiederle a quando voleva fissare lappuntamento, perché ormai erano quasi arrivati alla fine della settimana, ma lei lo anticipò, dicendogli: - Puoi passare di qui. Anticipiamo ad oggi, se vuoi.-

- Per sentire la tua amica?-

- Sì, per uscire come amici. Non era quello che volevi?- lo prese chiaramente in giro lei, un tono di voce leggero che anticipava una risata trattenuta. - Perrie, la mia coinquilina e migliore amica, si esibisce con la sua band al Brooklyn Bowl. Ci vieni?-

Liam restò in silenzio, non dandole immediatamente una risposta e pensando a tutto quello che aveva da fare non appena fosse tornato a casa, e si strinse nelle spalle, mormorando: - Finché non mi fai giocare a bowling, va bene tutto.-

- Quindi è deciso?- chiese conferma lei, aggiungendo un frettoloso: - E possiamo trovarci per le sette e prendere qualcosa qui da mangiare. Ti assicuro che è tutto delizioso.-

- Per le sette.- ripeté tra sé e sé, quasi a farsi il promemoria nella testa. - Va bene, ci sarò. Ci troviamo allingresso o direttamente dentro il locale?-

- Ti metto nella lista, passa nel backstage e dì che sei con Jade.- la sentì dire, facendogli poi un saluto veloce e ripetendogli lorario prima di riagganciare.

 

 

Erano le sei di sera quandera arrivato a casa - Louis laveva seguito fino al sottopassaggio della metropolitana e laveva riempito di domande sul motivo della sua fretta - aveva già contattato la signora Hall, chiedendole il favore di controllargli Aileen per qualche oretta, e si era fatto un doccia nel minor tempo possibile, preparandosi poi a tempo record.

La vecchia vicina sarebbe rimasta a casa sua, controllandogli la bambina, finché non fosse tornato, promettendole che non avrebbe fatto più tardi della mezzanotte. Doveva solo mangiare qualcosa, ascoltare qualche canzone e scambiare delle chiacchiere con Jade; sarebbe stata una serata tranquilla con un'amica, tanto per staccare dal ritmo frenetico lavorativo.

Aveva quindi detto il proprio nome a quell'omone all'ingresso - occupava seriamente tutto lo spazio della porta -, ricordandosi di citare Jade e il fatto che fosse "inserito nella lista" - gli sembrava di essere in uno di quei film in cui la ragazzina di turno cercava d'infiltrarsi nel pub in cui si esibiva la sua band preferita -, e poi gli rivolse un cenno veloce, entrando nel locale e cercando di tenere a mente le indicazioni per raggiungere il backstage.

Fu Jade - fortunatamente, perché si era già perso - a trovarlo, appoggiando una mano sulla propria spalla e facendolo sussultare, e si lasciò guidare fino in una piccola stanzetta - un salotto con divanetti bianchi - dove venne accolto e presentato a fin troppa gente. Dopo dieci minuti aveva dimenticato i nomi della maggior parte di loro, ricordando solo qualche iniziale o angolatura del viso.

Accettò immediatamente la proposta di Jade di andare a mangiare qualcosa, pensando solamente a quanto sarebbe stato positivo allontanarsi da quel chiasso - l'ultima volta che era stato ad una festa al college si era conclusa con una chiamata di emergenza.. decisamente brutti ricordi -, e prese posto di fronte alla ragazza, prendendo tra le dita il menù e dandogli una semplice e veloce occhiata.

- Scusa per i miei amici.- iniziò a parlare lei, rompendo dopo qualche minuto quel silenzio. - Possono essere invadenti, casinisti la maggior parte delle volte e..-

Non riuscì a trattenersi oltre e scoppiò a ridere, scuotendo insistentemente la testa e agitando appena una mano per cercare di bloccarla.

- Non sono abituato.- sussurrò, sporgendosi verso di lei e parlando come se fosse un segreto solo loro. - Era da tantissimo tempo che non uscivo. Nessun problema, nessuna preoccupazione. Mi sento quasi leggero, sai?- ridacchiò, muovendo la mano sopra la propria testa come ad indicarle con i gesti quel che diceva.

- Quindi stasera devi rilassarti?- gli chiese, stringendo i denti sul labbro inferiore in un modo squisitamente seducente. - La voce di Pez è una meraviglia, poi possiamo giocare a bowling.- continuò a parlare mentre gli sfiorava la mano con le dita, gli occhi fissi nei propri e le labbra arricciate in un sorriso a metà tra il divertito e l'innocente.

- Non ti piace proprio giocare a bowling?- insistette alla smorfia di lui e al successivo borbottio, che aggiunse a mo' di spiegazione: - Sono una vera schiappa, un imbarazzo ambulante!-

 

 

Liam, al contrario di quello che si aspettava, si era divertito durante quella serata; avevano mangiato e parlato, con la voce di quella ragazza bionda in sottofondo - che aveva una forza incredibile a giudicare dagli acuti -, avevano persino giocato a bowling verso la fine. Inutile dire che si era fatto stracciare in modo a dir poco disumano da Jade, che gli aveva tenuto - volontariamente, a sentir parlare Liam - nascosta quella sua predisposizione nel colpire i birilli.

Aveva riaccompagnato sia Jade che Perrie a casa, dimostrando per lennesima volta di essere un vero gentiluomo - come gli aveva ripetuto Jade, prima di schioccargli un bacio piuttosto rumoroso contro la guancia -, e poi era tornato a casa, ringraziando mille volte la signora Hall e insistendo per pagarle quelle ore in cui aveva controllato la piccola.

Si era cambiato in abiti più confortevoli, un paio di pantaloni della tuta grigi e una maglietta bianca, e stava per mettersi a letto, quando il suono del campanello attirò lattenzione e lo risvegliò immediatamente. Chi poteva essere a quellora? Era ormai luna passata e lunica cosa che riusciva a pensare era che la vicina si fosse dimenticata qualcosa e fosse venuta a ritirarlo, ma era impossibile che lo disturbasse a quellora. Solitamente sarebbe ripassata la mattina dopo, o nel pomeriggio.

Forse è urgente, pensò Liam mentre sincamminava verso lingresso, dando una veloce sbirciata nella stanza di Aileen per accertarsi che stesse ancora dormendo.

Ed era la terza volta, contò mentalmente, che si trovava davanti alluscio di casa propria una persona inaspettata; sempre lui, sempre quel ragazzino che sembrava esser diventato la sua persecuzione.

Stava per sbattergli la porta in faccia, perché una persona normale non poteva presentarsi a casa sua e pretendere di essere accolto con così tanto calore - soprattutto quella persona, quel ragazzino -, ma restò immobile con le dita strette alla maniglia dottone e gli occhi fissi su quello che teneva le braccia strette al petto. Aveva il labbro e il sopracciglio spaccati, con del sangue che gli colava lungo lo zigomo, e un occhio pesto.

- Che..- si schiarì la voce, rendendosi conto di averla più acuta del normale. Perché era sorpreso dal trovarselo davanti, non per la preoccupazione. - Che è successo a quello?- chiese, indicandogli lo skate che teneva tra le braccia, quasi come se fosse la cosa più importante della sua vita.

Si spostò per farlo passare, capendo il suo cenno e pensando di non poterlo cacciare in quelle condizioni, e ascoltò quello che gli mostrava i due pezzi dello skate e farfugliava con una smorfia: - Hanno pensato di farmela pagare in questo modo.-

- Fartela pagare?- sinteressò Liam, sentendo uno strano brivido nel vederlo portarsi una mano al labbro spaccato e nel sentirlo gemere di dolore. Si avvicinò quindi di un passo, stando quasi allerta sui suoi stessi movimenti, e strinse le dita sul suo polso per allontanargli la mano dal viso e dalla ferita. - Che è successo, Zayn? Chi voleva fartela pagare? Per cosa? Ti sei cacciato nei guai?- iniziò a domandare velocemente, ripetendosi nella testa che erano solo domande di circostanza e non erano legate a una vera e propria preoccupazione. Cioè, era normale essere preoccupati nel trovarsi davanti una persona uscita da una lotta e coperta di sangue.. ma non stava pensando al proteggerlo, stringerlo piano tra le braccia e quantaltro. No, non ci stava pensando. E il fatto che si stesse avvicinando sempre più, facendogli quasi da scudo con il proprio corpo, non significava nulla.

Roteò gli occhi al commentino sullaverlo chiamato per nome, preferendo non iniziare una discussione e scoprire la verità, e strofinò il pollice contro il suo polso, concentrandosi per non pensare al calore della sua pelle o alla sua delicatezza.

Quando lo guardò con unocchiata significativa, Zayn soffiò fuori un: - Non ho bisogno di un papà protettivo.- comportandosi quasi come un gatto ferito, quegli artigli che aveva tirato fuori per difendersi.

- Io penso tu ne abbia bisogno invece.- insistette il castano, senza distogliere lattenzione dai suoi occhi freddi e fieri. - Altrimenti non saresti qui.- aggiunse con fare ovvio, il pollice che premeva contro il tatuaggio per nessun motivo in particolare.

Socchiuse gli occhi, facendosi attento, quando il più piccolo rispose: - Ero nel quartiere accanto, volevo solo nascondermi da qualche parte nel caso volessero darmi una seconda passata. E non son venuto fin qui per trovare protezione in te.-, parlando a denti stretti e iniziando a roteare il polso, quasi a volersi liberare della stretta.

- Ti sei contraddetto con una sola frase, quanto sei..-

- Cosa sono?-

- Bambino, sei un bambino.- gli rispose immediatamente Liam, non fermandosi nemmeno un secondo a pensare mentre spostava le dita dal polso allo stringergli il mento, per potergli far sollevare il viso e controllare meglio la situazione. Cercò di ignorare il calore che sentiva espandersi nel petto, assieme al battito accelerato del cuore, per colpa di quegli occhi che lo scrutavano pensierosi e delle dita che si stringevano alla sua maglia quando premeva troppo forte contro un livido fresco.

- Ho quello che ci serve, seguimi.- mormorò poi, con una certa freddezza e distacco nella voce, allontanandosi verso la cucina senza curarsi del ragazzino che aveva lasciato alle spalle, che laveva seguito immediatamente senza proferir parola.

Liam non si era nemmeno voltato verso di lui, da quando aveva varcato la soglia della cucina, gli aveva indicato la sedia su cui sedersi e poi si era allontanato verso il bagno, prendendo la scatolina dei cerotti, la bottiglietta marrone dellacqua ossigenata e dei batuffoli di cotone, tornando poi da quello che stava seduto sullo sgabello e appoggiando il tutto sullisola della cucina.

Il ventiseienne piegò le labbra in un sorrisino quando, nellaprire la bottiglietta, vide il moretto rabbrividire e stringere più forte lo skate che teneva ancora tra le braccia.

- Puoi anche lasciarlo, non ti servirà a nulla ormai.- ridacchiò, indicandogli la tavola divisa a metà con il batuffolo che teneva tra le dita. - E ora fai il bravo.- sussurrò, facendo il giro dellisola e fermandosi di fronte a quello che lo studiava in silenzio, stringendo le dita libere sul suo mento e iniziando a medicargli il labbro. Si sarebbe messo sicuramente a ridere, per il versetto sorpreso e di dolore dellaltro, ma si trovò lui stesso a lamentarsi quando sentì le unghie di quello incidere sulla pelle del braccio.

Si allontanò velocemente da lui, guardandolo male e abbassando lo sguardo sui segni di mezzaluna che gli rovinavano la pelle, e poi gli puntò contro il batuffolo, sibilando: - Mi hai fatto male, idiota.- e restando sorpreso quando il moretto gli rispose: - E tu ne hai fatto a me!-

- Non sono io ad averti conciato così.- ribatté con fare ovvio, tornando vicino a lui e passando a pulirgli la guancia sporca di sangue. Perché sicuramente in quel modo non avrebbe rischiato unaltra graffiata simile. - Sto solo cercando di mettere a posto questo casino, faccio in fretta.. se non mi attacchi più in quel modo.- insistette, lasciandosi tirare per la maglia e trovandosi incastrato tra le sue gambe aperte.

- Ma fa male, Liam.- lo sentì ripetere in un lamento, le dita che teneva strette alla sua maglietta e il labbro gonfio e rosso. E lui non stava pensando a come avrebbe potuto rovinare quel ragazzino, a come poteva stringere le dita tra i suoi capelli e distruggere ulteriormente quelle belle labbra. - E mamma non faceva come te.-

- Non sono tua madre.- borbottò il castano, cercando di riprendersi da quel piccolo momento di trance senza attirare troppo lattenzione. - E ho fatto un corso di pronto soccorso quando andavo al liceo, è una stronzata questa.. se solo la smettessi di piagnucolare.- aggiunse subito dopo, premendo il cotone, imbevuto di acqua ossigenata, contro il sopracciglio del ragazzo, sorridendo intenerito nel sentirlo farfugliare e stringere più forte la presa sulla stoffa della maglietta.

- Io.. io non sto pia-piangendo ma.. cazzo, brucia!- concluse con un gridolino il minore, facendolo spaventare ed obbligandolo a sporgersi verso il corridoio per controllare che Aileen non si fosse svegliata.

 - Tra poco passa.- sussurrò con un tono di voce dolce, ripetendosi che non sarebbe cambiato nulla tra loro due dopo quel giorno.

Aveva poi continuato a medicarlo, senza ulteriori impedimenti, ed aveva cercato con tutto se stesso d'ignorare le dita del moro; dallo stringere la maglietta era passato in poco tempo allo sfiorargli la pelle del bassoventre, premendo poi le dita contro l'ombelico per nessun motivo in particolare. L'aveva sentito fare un versetto disgustato, quando aveva passato la lingua sul labbro nel suo solito tic - ne aveva riso tra sé e sé Liam, gongolando tutto divertito e ripetendosi che se l'era cercata -, e poi si era trovato tutto il palmo contro il proprio stomaco, con quegli occhi che bruciavano sul viso.

Premette forse con troppa forza - non era una vendetta quella, assolutamente no - contro il suo labbro inferiore, stringendo il proprio tra i denti per trattenere il risolino al suo verso sorpreso e sofferente, e appoggiò il batuffolo vicino alla bottiglietta sul ripiano accanto a loro, sollevandogli il mento con due dita per intrecciare i loro sguardi.

- Ora me lo vuoi dire che ti è successo?-

E, va bene, forse il tono di voce che stava usando - il comportamento, lo sguardo e tutto quanto - aveva una sfumatura seducente, ma era solo per curiosità, voleva solo sapere chi l'aveva fatto e il motivo che si celava dietro tutto quello. Nulla di più, nulla di meno. E sapeva che l'unico modo per ottenere delle risposte - o semplicemente la sua attenzione - era comportarsi in quel modo, flirtare con lui per avere in cambio informazioni; ed era uno sforzo, non ci stava prendendo gusto.

Inarcò un sopracciglio, quando il moretto sembrò essersi perso nel suo piccolo mondo tra le nuvole, e si avvicinò ulteriormente a lui; solo per ottenere le risposte, non perché c'era quella calamita che lo attirava a lui.

Gli sollevò ulteriormente il viso, riducendo ulteriormente gli spazi tra i loro corpi, e ripeté: - Chi ti ha fatto del male?-, vedendolo allungare quasi il collo con quello sguardo perso.

- Chase.- lo sentì rispondere con un filo di voce, arrossendo appena quando i suoi occhi guizzarono fino alle proprie labbra. - Non.. Non gli ho pagato delle robe che ho comprato.- aggiunse velocemente il moretto, scuotendo la testa per riprendersi e mettendosi dritto con la schiena.

- Cosa? Che hai comprato? Sei.. sei nei guai?- chiese dopo qualche minuto di silenzio, pensando che ormai era inutile nascondere quanto fosse realmente preoccupato per lui. Ma solo perché aveva una bambina da proteggere e, quell'istinto paterno, gli aveva portato all'esasperazione alcuni lati del carattere.

Restò sorpreso, quando gli rispose: - Non sono fatti tuoi.-, e fece quasi un passetto indietro, venendo trattenuto dalle dita del più piccolo che gli stringevano la maglia. - E non son venuto qui perché devi proteggermi. So difendermi da solo.- lo sentì insistere, prendendolo nuovamente contropiede da quell'improvviso cambio di comportamento. Sembrava quasi si stesse difendendo da lui, ma gli impediva allo stesso tempo di allontanarsi e mettere spazio tra loro.

Liam scosse solamente la testa, decidendo di non rispondere a quell'ennesima provocazione, e poi spalancò gli occhi nel vederlo ridurre le distanze. E poteva deviare il percorso, inclinare il viso o qualsiasi altra cosa per evitarlo, ma restò immobile e lasciò che le loro labbra s'incontrassero in quel bacio leggero.

Si allontanò appena - troppo tardi, decisamente troppo tardi - ma restò ad una distanza per cui le loro labbra si sfioravano ad ogni respiro, un silenzio piacevole tra loro e il cuore che gli batteva nelle orecchie e nella gola.

Non riusciva a spiegarselo il motivo, ma spostò una mano sulla sua guancia, strofinando il pollice contro lo zigomo - quel livido che nei giorni seguenti avrebbe assunto i più svariati colori -, e si passò la lingua sulle labbra per inumidirsele, sfiorando di conseguenza quelle del ragazzino che sospirò in un modo che gli fece attorcigliare tutte le interiora. E quello che era passato lungo la sua schiena non era un brivido di piacere, assolutamente no.

Non aspettò oltre ad annullare nuovamente la distanza, decidendo di non pensare a nulla se non a quel contatto piacevole - se non calcolava l'odore e il sapore pungente per via della medicazione -, e continuò a tenere quella mano sulla sua guancia - il palmo contro la sua pelle e il pollice che strofinava insistentemente - mentre gli separava le labbra con la lingua e gemeva nel sentirlo succhiare con una lentezza esasperante.

Si separarano dopo qualche minuto, entrambi con un'indecisione e una debolezza chiaramente leggibile nei loro occhi, e Zayn fu il primo a riprendersi, difendendosi con un: - Era solo un ringraziamento.- che fece chiudere immediatamente a riccio il maggiore, portandolo ad annuire ed ettichettare quel bacio come un incidente senza alcun significato.

- Sei.. Sei sicuro di voler tornare a casa?- chiese subito dopo, dandosi dell'idiota mille volte all'occhiata spocchiosa del minore, che si sporse verso di lui e gli domandò in un bisbiglio: - Già ti arrendi? Bastava un semplice bacio?-

- Volevo solo essere gentile.- sibilò il più grande, rialzando nuovamente tutti gli scudi ed allontanandosi dal suo corpo. - Ma tu non meriti nemmeno quello.- aggiunse con una frecciatina mirata, prendendolo per un braccio e raggiungendo l'ingresso a grandi passi. - Cerca qualcun altro la prossima volta che finisci nei guai. Gli stronzi non sono i benvenuti.- concluse con un tono di voce velenoso, spingendolo oltre l'uscio e sbattendogli la porta in faccia.

Si era lasciato fregare, continuava a ripetersi nella testa, e ora quel ragazzino l'aveva capito che non gli era indifferente; aveva abbassato le difese e l'aveva fatto entrare, non doveva succedere più.

 

 

Quella notte non aveva quasi chiuso occhio, aveva dormito sì e no due orette, e continuava a passarsi la lingua sulle labbra - dandosi dell’idiota più e più volte -, arrossendo nel riuscire a sentire l’odore pungente dell’acqua ossigenata.

Si fermò ad uno Starbucks, dopo aver accompagnato Aileen a scuola, e prese un americano per cercare di tenersi sveglio; fortunatamente il venerdì aveva solo la mattina, il pomeriggio poteva recuperare il sonno prima di andare a ritirare la bambina. Sperava solamente non ci fossero ulteriori problemi, quella giornata stava iniziando sicuramente con il piede sbagliato - per non parlare delle occhiaie scure che gli circondavano gli occhi, accompagnate da due borse fin troppo evidenti -.

Aveva appena finito il caffè americano - aveva chiesto il grande, tanto era disperato - e aveva buttato il bicchiere di plastica nel cestino, quando intravide Louis fermo ad aspettarlo, le braccia incrociate e un’espressione seria in viso mentre parlava animatamente con.. sollevò gli occhi al cielo, dopo aver riconosciuto il ragazzino seduto sugli scalini, e sospirò sconfitto, capendo che prima o tardi l’avrebbe dovuto affrontare. E si diceva spesso “via il dente, via il dolore”, no?

Più si avvicinava al duo - dei suoi incubi, aggiungeva nella testa -, più sentiva Louis inveire contro il moretto, parlando di quel Chase che aveva nominato a casa sua e aggiungendo qualcosa sui soldi che poteva prestargli.

Era appena arrivato di fronte a loro, cogliendo il: - Non ho bisogno dei tuoi soldi, Lou! Non ho bisogno di tuo padre che mi ripete quanto io sia una cattiva influenza per te! E so cavarmela da solo!- del ragazzino che si era alzato in piedi per fronteggiare l’amico, e strinse la mano attorno al suo braccio, studiando con cura i lividi e la sua espressione confusa.

- Non dovresti essere qui.- bisbigliò, risalendo con lo sguardo fino ai suoi occhi, e infilò le chiavi in tasca prendere le chiavi e passarle a Louis, chiedendogli il favore di aprire al posto suo. - Dovresti tornare a..-

- Non ti ci mettere anche tu, Payne!- esclamò l’altro, scuotendo il braccio con forza e liberandosi dalla presa del maggiore. - Non ho bisogno della tua preoccupazione, non sei mio padre! E non mi serve la tua pena.- lo sentì insistere, ogni parola che usciva da quella bocca era intrisa di un veleno potentissimo. O forse era lui ad aver preso troppo a cuore quella situazione, si stava aprendo troppo e Zayn lo stava solamente ferendo; doveva semplicemente indossare nuovamente la corazza, difendersi da lui e non lasciarsi colpire.

Il castano si strinse nelle spalle, non trovando per qualche minuto le parole giuste da dire, e poi mormorò: - Era solamente un consiglio, non sei così bello da vedere con tutti quei lividi.-

Non riuscì a trattenere il brivido, sentendolo ribattere con: - Ieri sera ero conciato anche peggio. Ma niente di tutto questo ti ha impedito dal ficcarmi la lingua in gola.-, e poi scosse la testa, spingendo la spalla contro la sua nel superarlo.

- Sei già ai miei piedi, ammettilo!-

Si voltò nel momento in cui varcò la soglia dello studio, tenendo una mano stretta alla maniglia mentre ribatteva: - Io mi farei qualche domanda su chi è caduto ai piedi di chi, Malik.- per poi sbatterla e superare un Louis con un’espressione curiosa e confusa.

 

 

 

Angolo Shine:

Nulla da aggiungere, se non che finalmente abbiamo il bacio Ziam. (E da qui, di sicuro, le cose non diventeranno più semplici)

A venerdì prossimo!

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Capitolo 9
*** Ottavo capitolo ***


You're my end and my beginning

 

« Cause all of me
Loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me
I'll give my all to you.
»

 

Ottavo capitolo

 

Liam si sentiva decisamente uno stupido ad essersi aperto così tanto - certo, non era ancora nulla di irreparabile - con il più piccolo, ma non avrebbe mai potuto cacciarlo da casa sua in ogni caso. Se l’era trovato alla porta, coperto di sangue, l’aveva accolto e aveva abbandonato quella  corazza per qualche minuto; lasciando di conseguenza a Zayn tutto il tempo per entrargli dentro e renderlo debole. Non poteva pensare a cosa sarebbe successo se non si fosse comportato in un determinato modo, la sua testa continuava a ripetergli che l’unico sbaglio era quel bacio; ma ormai era tardi per cambiare il passato ed eliminare quel breve contatto.

Mancava ormai poco alla chiusura per la pausa pranzo, di pazienti non ne arrivavano da circa mezz’oretta e lui continuava solamente a pensare, grugnire, spostare fogli e agitarsi sulla poltrona dello studio. Quella situazione era un enorme grattacapo, ora come doveva comportarsi con Zayn? Aveva già iniziato con le battutine su quel loro piccolo momento, non sarebbe riuscito a tenerlo a bada per molto e a trovare continue risposte a quei battibecchi.

Si lasciò cadere contro la scrivania, provocando un tonfo nel momento in cui la propria fronte venne a contatto con il legno duro, e si sollevò con uno scatto quando sentì la porta aprirsi, grugnendo nel vedere il sorriso sadico di Louis, che se ne stava appoggiato contro lo stipite della porta.

- E tu che vuoi?- sibilò, non avendo proprio la pazienza di star fermo a ragionare con lui, e venne colto impreparato dal suo invito a pranzo, aggrottando la fronte e chiedendo conferma sull’aver sentito bene. - Tu vuoi venire a pranzo con me?- ripeté di nuovo in quei pochi minuti, ottenendo un cenno d’assenso da parte del più piccolo, che si strinse nelle spalle e borbottò, come spiegazione: - Qui vicino c’è una tavola calda, pensavo di mangiarci qualcosa assieme.-

Liam restò in silenzio a quelle parole, rimuginando su quel che sarebbe potuto succedere - o su un secondo fine per quell’azione -, ma poi si alzò dalla poltrona e accettò di buon grado, togliendosi il camice bianco e lasciandolo sopra lo schienale.

- Allora andiamo a mangiarci qualcosa.- mormorò infine, raggiungendolo e superandolo senza aggiungere altro; nella testa continuava solamente ad analizzare quella situazione, cercando anche il più piccolo motivo per stanare i doppi fini del ragazzo e rifiutare tutto su due piedi.

Quando fu sicuro, o almeno in parte, che tutto quello non avrebbe portato ad un’incombente catastrofe, aveva già lasciato lo studio alle spalle e si stava incamminando col più piccolo verso il bar ad un isolato di distanza.

Avevano preso posto ad un tavolino sotto un gazebo, il clima temperato di inizio giugno creava attorno a loro un’atmosfera piacevole, e avevano ordinato ogni ben di Dio; Liam solo un’insalata della casa, farcita con ogni stranezza che rendeva tutto l’insieme un qualcosa di unico, ma Louis aveva quasi svaligiato il piccolo bar. E, seriamente, come poteva mangiare tutte quelle porcherie e restare in linea?

Si schiarì la voce, quando volle ottenere la sua attenzione - erano almeno dieci minuti che muoveva le dita sullo schermo di quel cellulare -, e si passò il tovagliolo contro le labbra, sussurrando: - Son davvero contento che le cose tra noi vadano bene.-

Louis fece solamente spallucce, prendendo una patatina fritta dal piatto e portandosela alle labbra, per poi ribattere con ovvietà: - Lo faccio perché otterrò qualcosa in cambio.-, che fece aggrottare la fronte del castano in pochissimo tempo. - Non credere che mi faccia piacere star seduto su quella sedia scomoda, quando potrei andarmene in giro con i miei amici.- aggiunse velocemente, sollevando i suoi occhi azzurri dallo schermo e puntandoli in quelli marroni del maggiore.

- Perché non ti basta esserti cacciato nei guai una volta? E chissà quante altre.- borbottò Liam, tenendo i pugni stretti in una morsa e contro le gambe per non fare mosse avventate. - Tuo padre..- stava insistendo con la carta del genitore preoccupato, bloccandosi nel momento in cui quello scoppiò a ridere di gusto, buttando quasi indietro il capo.

Restò quindi in silenzio a guardarlo, non capendo il motivo della sua improvvisa ilarità, e lo ascoltò sputare fuori una serie di domande a raffica, senza dargli il tempo di rispondere: - Mio padre? Lui cosa? Si preoccupa per me? Si è ricordato improvvisamente di avere un figlio?-

- Sai anche tu che si preoccupa per te.- replicò, deciso ad ottenere per una buona volta del rispetto da quel ragazzo spocchioso. - Altrimenti perché mi avrebbe chiamato? Vuole aiutarti! Sta cercando di far di tutto per toglierti dai guai, ti difende e ti protegge! E tu non hai proprio capito nulla di lui. Può essere assente per il suo lavoro, ma guarda tutto l’impegno che ci sta mettendo ora per darti una mano.- concluse, calcando su qualche parola per rendergli più chiaro il concetto che non era importante il passato - non più di tanto - ma quel che stava succedendo in quel determinato momento.

Venne preso contropiede nel momento in cui Louis si alzò, rischiando di far finire tutti i piatti a terra, e sibilò un: - Puttanate.- a denti stretti, per poi aggiungere: - Sappiamo entrambi che è periodo di elezioni, ha paura di perdere voti per colpa di quel figlio che non riesce a tenere.-

- Tuo padre è preoccupato!- gridò, perdendo completamente la pazienza e alzandosi in piedi per fronteggiarlo. - Ed è un mio amico, ci tengo a lui e tu devi smetterla di comportarti come un bambino!- continuò con lo stesso tono alto di voce, attirando più di un’occhiata curiosa e un borbottio.

Perse tutta la rabbia, sentendo il suo: - Almeno io non ho paura dei miei demoni.-, e s’irrigidì al suo aggiungere in un sibilo velenoso: - Io le mie paure le affronto, posso anche farlo nel modo sbagliato ma lo faccio. Tu sei solo un codardo, Liam Payne.-, osservandolo allontanarsi e lasciarlo lì con la confusione chiaramente leggibile negli occhi.

Doveva essere passata solo una manciata di minuti, quando sentì “Payne, sei ancora tra noi?” e, riportando lo sguardo di fronte a sé, si trovò il ragazzino moro, seduto tranquillamente dove poco prima stava Louis.

Scosse ripetutamente il capo, sperando quasi di trovarsi in un incubo, e si lasciò cadere sulla sedia, vedendo come quei tentativi di risvegliarsi fossero più che inutili. Quel ragazzino non lo conosceva, non aveva alcun diritto di criticarlo, e su cosa faceva basare tutte quelle accuse poi? Non era un codardo, non stava scappando dai problemi, aveva solamente paura; ma quel tipo di paura andava ben lontano dalla codardia.

-.. Louis mi aveva detto di muovermi, ma come faccio ad andare veloce senza lo skate? Ci ho già messo poco rispetto al solito.- stava borbottando tranquillamente il ragazzino, come se tutti i suoi problemi gravassero attorno alla mancanza di quella tavola con quattro ruote. Beata gioventù, avrebbe dato qualsiasi cosa per riavvolgere il nastro della vita e ritrovarsi di nuovo su quella casa sull’albero - nessuna complicazione, solo lui e Kaylyn - e tagliare via i frammenti più brutti; ma forse in quel modo non avrebbe avuto Aileen, la sua vita sarebbe stata decisamente diversa e non poteva prevedere il futuro e scoprire se sarebbe stato in bene o in male.

Dopo quella breve - almeno per lui e il suo concetto del tempo - riflessione, Liam appoggiò i gomiti sul tavolo, puntando gli occhi sul moretto che stava mangiando tranquillamente le patatine ordinate dall’amico - immergendole in tutte le salse che si trovava davanti - e continuava a parlare, senza fermarsi un secondo.

- Ho fatto in tempo a veder Louis andare via di corsa.- gli fece poi sapere, muovendo una patatina nel ketchup senza distogliere l’attenzione dalle sue dita, e poi ripeté il nome dell'amico, un tono di voce che sembrava nascondere altro.

Liam ricambiò lo sguardo con un sopracciglio sollevato, non capendo nulla di quel suo comportamento, e strinse i denti in una morsa per non prenderlo a parole al suo continuare con: - Ti piacciono tanto i minorenni? Ti eccita metterti in situazioni pericolose? O te la fai con Louis perché è il figlio del sindaco?-

Non riuscì a trattenersi oltre, sbatté con forza i pugni contro il tavolo, e sibilò: - Non ti permettere, Malik.-, sporgendosi verso di lui per risultare ancora più minaccioso; non ottenne leffetto sperato, perché il moro aveva ricominciato a mangiare come se nulla fosse, avendo persino la sfrontatezza di chiamare la cameriera ed ordinare una coca - cola.

- Ma te ne vuoi andare?- borbottò, non riuscendo ancora una volta ad ignorare il più piccolo, e sbuffò al suo fregarsene altamente e ricominciare a mangiare. E poteva andarsene lui, certo; andar via e lasciarlo solo a quel tavolo, con tutto il conto da pagare - una bella vendetta per tutto quel che gli stava facendo passare -, ma cera qualcosa che lo tratteneva lì, di fronte a quel ragazzino e a ribollir di rabbia.

Sbuffò e roteò gli occhi nel sentirlo dire: - Perché dovrei andare via? Questo posto non ti appartiene, Louis mi ha invitato a pranzo e tu l'hai fatto scappare.- con quel tono spocchioso di chi vuole avere sempre ragione e soprattutto l'ultima parola.

Decise quindi non intervenire ulteriormente, preferendo per una volta lasciar correre, e lo fissò di sottecchi, vedendolo tutto preso a finire le porzioni di patatine che Louis aveva ordinato. Strinse le dita sui jeans, al suo schiudere le labbra per raccogliere il ketchup con la lingua - ed era davvero così necessario? -, prendendo un respiro profondo e ripetendosi che non poteva - per nessuna ragione al mondo - eccitarsi e dargliela vinta.

Perché poteva intuirlo chiaramente dai suoi gesti, da come mangiava le patatine - arrivando persino a leccarsi le dita con dei mugolii - con quegli occhi incantatori che non lo lasciavano libero; stava cercando in ogni modo di vincere quella battaglia, facendogli capire di essere in vantaggio con quel gioco sporco di riferimenti ad un rapporto orale.

Quando finalmente quella tortura ebbe fine - l'aveva lasciato completamente fare e ora si trovava un principio di erezione nei pantaloni, non che ne avrebbe mai ammessa la causa - pagò il conto di entrambi, alzandosi ed incamminandosi verso lo studio, dove sperava di trovare Louis e non un posto vuoto.

Infilò le mani nelle tasche dei pantaloni, sentendo il ragazzino sempre alle proprie spalle, e sollevò il capo con fare esasperato, fissando il cielo azzurro macchiato da nuvole bianche e all'apparenza soffici.

- .. poi mi hai pagato il pranzo, come un vero fidanzatino.- stava continuando a parlare il moretto, seguendolo come un animale domestico irritante, non facendosi troppe domande al suo ignorarlo ed accelerare il passo. - Anche se potresti aver letà di mio padre e..-

- La vuoi smettere?- gli domandò, quando perse definitivamente la pazienza, fermandosi e voltandosi verso di lui, appoggiando le mani sulle sue spalle e spingendolo con la schiena contro il muro. - Mi stai dando troppi problemi, seccature e fastidio.- insistette, tenendo un tono di voce basso e gli occhi ridotti a fessure, premendo i pollici contro le sue clavicole nel vederlo pronto a ribattere. Si aspettava un esaurimento nervoso prima del fine settimana, era venerdì ed era quindi più che possibile.

- Ed erezioni.- aggiunse il più piccolo, spostando la gamba tra le sue e spingendo il ginocchio contro il cavallo dei pantaloni. - Ogni volta che ti son vicino, ti si alza. Qualcosa da dichiarare, Payne?- gli domandò infine, tenendo quelle labbra piegate nel solito sorrisino irritante, e scoppiò a ridere nel momento in cui Liam appoggiò una mano tra il ginocchio e i jeans, borbottando qualcosa che Zayn non riuscì ad afferrare.

- Non è colpa mia?- ripeté il moro, riuscendo a captare qualche parola di tutto il discorso, e iniziò a scuotere la testa con fare quasi esasperato. - E di chi sarebbe la colpa? Della cameriera?- lo istigò, prendendolo in giro ed infilando le dita tra i passanti dei jeans, per poterlo avvicinare al proprio corpo.

Liam annuì solamente a quelle parole, cercando in tutti i modi di cercare una scappatoia da tutto quello, e poi si trovò con la schiena contro il muro e il corpo del minore fin troppo vicino; strizzò gli occhi, cercando di non cedere di un solo passo per quel fiato contro il collo, e deglutì nel sentire le sue labbra umide a contatto con la propria pelle.

Spinse il capo contro il muro, allungando il collo per liberarsi di quella tortura, e appoggiò le mani sui suoi fianchi asciutti per tenerlo lontano mentre lo sentiva dire: - Ora ti eccitano anche i vecchi? I giovani e i vecchi? Una via di mezzo non la trovi?-

- Devi lasciarmi in pace.- riuscì a farfugliare dopo qualche minuto, mettendoci tanta forza di volontà per non fare mosse azzardate - come lo spingere il bacino in avanti e verso quella gamba di fronte a lui -.

Osservò il ragazzino mentre muoveva lindice di fronte al proprio viso, premendolo poi contro il labbro inferiore e tirandoglielo appena, lasciandolo completamente fare col cuore che gli batteva in gola. Cercava di ripetersi che non gli stava facendo alcun effetto, ma quella voglia di schiudere le labbra - accogliere quelle dita, succhiarle ed avvolgervi attorno la lingua - era lunica cosa che riusciva a pensare da ben cinque minuti.

Si risvegliò allimprovviso, nel momento in cui sentì il suo fiato contro la bocca e il suo bisbiglio: - Lo vuoi anche tu, lasciati andare.-

Liam spalancò gli occhi, quando quella frase così semplice prese tuttaltra piega, e iniziò a scuotere la testa, sentendo tutti i ricordi tornare a galla per portarlo solamente più giù tra quegli incubi.

Lasciati amare, Liam.

- Lasciami in pace! Vattene!- gli gridò in faccia, ignorando lespressione confusa del minore, e lo spinse lontano, riuscendo a trovare forza in quel momento di panico totale. - Devi smetterla, stammi lontano!- riprese con lo stesso tono di voce alto, sentendo le gambe tremare per colpa di quel particolare ricordo che si era improvvisamente materializzato davanti a lui.

Sentì il ragazzino seguirlo - ripeteva solamente Liam con fare preoccupato - e si voltò verso di lui con unespressione di pura rabbia, nel momento in cui quello riuscì a stringere le dita sul proprio braccio.

Agì distinto - avendo completamente perso la pazienza con lui -, lo prese per il colletto della giacca di pelle - quella che indossava sempre e da cui probabilmente non si separava mai - e diede uno strattone fino a trovarsi le sue labbra ad una distanza ravvicinata.

- Smettila.- sibilò a denti stretti, tenendo la presa salda sulla sua giacca con il respiro che accelerava sempre di più per via dellira che cresceva in lui. - Vattene.- insistette, cercando di mettergli in testa quel semplice concetto. Voleva solamente vederlo sparire, soprattutto in quel momento e per colpa di quel ricordo. Lo spinse quindi lontano con forza, vedendolo indietreggiare e barcollare - l'equilibrio che cercava invano di mantenere -, finendo poi col sedere a terra e le labbra arricciate in una smorfia. Non gli offrì una mano - nonostante si stesse sentendo vagamente in colpa nel vederlo così indifeso -, gli diede le spalle e camminò velocemente per raggiungere nel minor tempo possibile lo studio.

Louis, fortunatamente, lo stava aspettando seduto sui gradini in pietra - le labbra arricciate nella smorfia di disgusto che gli aveva rivolto solo mezz'ora prima - e mosse solamente la testa in un cenno, alzandosi in piedi e battendo i palmi sui jeans, lamentandosi dellaverlo aspettato per così tanto tempo.

Ignorò anche lui, pensando a quanto fossero bambini per legarsi a certe piccolezze, prese le chiavi dalla tasca e fece scattare la serratura, varcando la soglia per poter chiudersi nel proprio studio; cosa che fece in poco tempo, buttandosi di peso sulla poltrona con i gomiti appoggiati alla scrivania e il viso nascosto tra i palmi. Iniziò quindi a prendere dei respiri profondi, cercando di calmarsi, ma non poteva non notare come le sue mani avessero iniziato a tremare - pareti bianche, Kaylyn su un letto e quella frase continuamente ripetuta come nelle peggiori delle torture - e la vista che gli si appannava a causa del velo di lacrime.

Chiuse le mani a pugno - le unghie che incideva nel palmo per non far sfuggire nemmeno una lacrima - e iniziò a picchiettare la nocca del pollice contro la fronte, ripetendosi continuamente di stare calmo, respirare e rilassarsi. Ma era decisamente tutto inutile: il tremolio alle mani non faceva che aumentare, il groppo in gola premeva per liberarsi e la testa gli stava scoppiando per tutti i ricordi che aveva tenuto sotto chiave e che ora tornavano nuovamente alla luce.

Era quello che succedeva nei suoi incubi - poi si svegliava e tutte quelle sensazioni le chiudeva lontano da sé - ma questo non era un sogno, in quel momento era sveglio e non cera nulla che potesse aiutarlo in quella crisi di panico che stava avendo.

A momenti avrebbe ricominciato a lavorare, bambini avrebbero riempito lo studio e Louis poteva entrare da un momento allaltro, e lui si trovava a trattenere i singhiozzi, sentendo un dolore al petto mentre stringeva le dita sul legno della scrivania.

Si mosse inconsapevolmente con la sedia, rendendosi parzialmente conto di quel che stava facendo, avvicinandosi al cassetto laterale ed aprendolo, iniziando a rovistare tra le carte ed estraendo una fotografia: un ragazzo e una ragazza abbracciati, lei - con quel maglione enorme e pieno di cuori - che si stringeva a lui come se ne dipendesse la sua vita.

Ho così tanta paura, Leeyum.

Tutto, ricordava tutto; ogni singola parola equivaleva ad una martellata nella testa e ad una pugnalata nel cuore.

Si sistemerà tutto, Lyn. Fidati di me, andrà tutto bene.

Non sono pronta, Liam. Non lo sono per nulla e ho paura di tutto.. di tutto questo. Sono sola e..

Laveva stretta così forte dopo quella frase, impedendole di continuare, e aveva sentito le sue dita stringersi attorno alla propria maglia, spiegazzando il tessuto e bagnandolo con le lacrime. Le aveva sussurrato di calmarsi e laveva rassicurata dicendole che, finché ci fosse stato lui, non sarebbe mai stata sola. Che erano sempre stati loro due contro tutto il mondo, che poteva aiutarla in quel brutto momento, che poteva essere la sua spalla su cui piangere e il suo appoggio in caso di bisogno.

Sei come lui, così buono con tutti e.. e mi manca così tanto, Liam. Mi sembra di impazzire senza di lui.

E a quel punto era solo riuscito a sussurrarle un: manca tanto anche a me, mentre la stringeva un po più forte e fissava di fronte a sé il viale innevato, lasciandola piangere e nascondersi nellincavo del collo.

E ora lunico che stava impazzendo era lui, era lui ad essere rimasto solo con quella bambina - che somigliava fin troppo alla sua mamma e non faceva altro che ricordargliela da mattina a sera - e, nonostante volesse un gran bene ad Aileen, gli veniva da pensare se la sua vita fosse stata diversa, se i suoi consigli fossero stati diversi.. cosa sarebbe successo se avesse proposto a Kaylyn di non portare avanti quella gravidanza? Se le avesse dato ragione al suo essere troppo giovane, al suo non poter cavarsela in una situazione così grave e pesante.

Appoggiò la fotografia di fronte a sé, le mani che ancora tremavano, e premette i palmi contro le palpebre, roteandoli appena per calmare il mal di testa e rilassarsi.

Kaylyn era morta, Kaylyn gli aveva affidato quel fardello e lui, a distanza di cinque anni, ancora si lamentava.

Sei così simile a lui. Ricordava anche quello di giorno, il più brutto della sua vita. Prenditene cura, la mia bambina sarà così simile a te. E non era vero nulla, perché lunica persona che riusciva a vedere in Aileen era quella ragazza solare. Solo lei, sempre lei e nessun altro.

Era come se, quella bambina, fosse per lui una maledizione; non sapeva che genere di peccato avesse commesso, aveva persino rinunciato allamore della sua migliore amica - nonostante avesse capito ed accettato solo dopo mesi quel suo non ci sono le basi e rovineremmo tutto- e poi alla sua presenza. Era davvero ingiusto vivere con qualcuno che gliela ricordasse così tanto.

Quando capì che tutti quei pensieri non stavano facendo altro che peggiorare il suo umore - e le lacrime erano ancora lì, fresche e pronte per rivelarsi -, si alzò, pronto ad uscire allaria aperta e sperare di calmarsi - e dimenticare, quello era il suo più grande desiderio da ben cinque anni. Dimenticare, solo quello -; si bloccò però sulla soglia, nel sentire Louis chiamarlo, e si voltò verso di lui, sperando di riuscire a nascondere bene il proprio malumore.

- Chiudi tutto.- mormorò, rendendosi conto di quanto fosse roca la voce. Si sarebbe accorto di tutto, decisamente sì; solo un idiota non si sarebbe accorto dellenorme nuvolone nero che gli stava sopra la testa. - Mi prendo tutti questi giorni, chiudi tutto.- ripeté, cercando di schiarirsi la voce senza risultare così ovvio. - Ci vediamo martedì prossimo, buon fine settimana.- lo salutò sbrigativamente, vedendolo di sfuggita mentre si apriva in un sorriso enorme e iniziava a toccare, come un forsennato, lo schermo del cellulare.

Stava chiudendo la porta dingresso alle proprie spalle, quando lo sentì gridare - letteralmente gridare - Ohi, Malik! Non indovinerai mai! Chiama Mark, Nic e Roy.. e tutti gli altri. Ho casa libera e voglio godermi questi giorni di libertà. e scosse la testa, pensando a tutte quelle feste del liceo - allultimo ballo con Kaylyn, a come laveva stretta forte e a come aveva seriamente sperato tutto andasse per il meglio -, infilando poi le mani in tasca e seguendo il viale alberato, dirigendosi verso la stazione della metro.

Fu solo quando prese posto su quei sedili scomodi, che pensò fosse unidea masochista il tornare in quellappartamento - entrare in quella stanza e ritirare fuori i ricordi -; cercò quindi nella rubrica del telefono, selezionando il nome Jade ed aspettando che questa rispondesse. Alla terza chiamata - e al terzo Non posso rispondere, ma se è importante lascia un messaggio!-, si decise a mettere il cellulare in tasca e, in un improvviso moto di sicurezza, scese alla successiva fermata e ripercorse la strada della sera precedente - si ricordava vagamente i negozi e sperava solamente di non perdersi -.

E, dopo aver chiesto a più di una persona, riuscì a trovarsi di fronte a quella palazzina, suonò il campanello e si presentò alla voce gracchiante con un semplice Sono Liam, Jade è in casa?, sentendo in risposta un Liaaam! - tutte quelle vocali allungate che gli fecero riconoscere immediatamente Perrie - e linvito a salire - consigliandogli di non prendere lascensore perché più di una persona è rimasta bloccata e non posso assicurarti della fine che hanno fatto.-

Salì le cinque rampe di scale - aveva bisogno di riprendere ad allenarsi, si sentiva fuori forma - e aspettò qualche minuto prima di suonare al campanello - la scritta Eye Candy Chicks laveva fatto ridacchiare e gli aveva riportato un po del buonumore -, venendo trascinato allinterno dalla ragazza biondo platino e trovandosi circondato da quel che aveva tutta laria di essere un arredamento completamente femminile.

- Jade è a lavoro, aveva il turno di mattina e tra poco dovrebbe rientrare.- iniziò quella, la sua solita parlantina veloce ed allegra che lo lasciava per un secondo stordito. - Ma puoi aspettarla, dalle cinque minuti e sarà qui tra noi. Sarebbe così felice di vederti!- concluse con una gomitata contro il fianco e un occhiolino, facendolo arrossire appena ed impedendogli di ribattere.

- Non vorrei disturbare.- tentennò dopo essersi ripreso, seguendola in quello che doveva essere il salotto e fermandosi sulla soglia nel vedere altre due ragazze - le due coinquiline che mancavano allappello - ad occupare la maggior parte del piccolo divano; la riccia seduta, con lo sguardo fisso sul televisore, e quella con i capelli lisci, che stava quasi seduta in braccio a lei, con un libro tra le mani.

Deglutì, sentendosi completamente in imbarazzo in mezzo a così tante persone sconosciute, ed era tentato di declinare linvito a restare - dopotutto con Jade poteva parlare un altro giorno e non ricordava nemmeno il motivo per cui era andato fin lì, se doveva essere sincero -, ma la riccia esclamò: - Peeez chi era alla porta?-, facendolo sobbalzare e fare un versetto sorpreso, rendendo le ragazze partecipi della sua presenza.

Seguirono momenti imbarazzanti di silenzio, in cui si studiarono attentamente e senza un particolare motivo, e poi la riccia mormorò verso Perrie, indicandolo con la confusione leggibile negli occhi: - Non stavi attraversando la fase del gli uomini son soltanto degli stronzi, preferisco rinunciare e viver per sempre come una zitella? Hai già cambiato idea così facilmente? Pensavo, dopo Brandon, di non dover più subire i tuoi strilli e insomma.. però gran bella scelta.-

Il suo colorito raggiunse il rosso più intenso nel capire quel che stava sottintendendo, iniziò a scuotere la testa e farfugliare tre parole assieme - non capendosi nemmeno lui -, per poi ascoltare la bionda esclamare, con fare teatrale: - Ma a che stai pensando, Dani! Son tuttora in quella fase del mai più maschi in vita mia!- ed aveva persino sollevato un braccio, come se stesse leggendo chissà quale spot. La vedeva dannatamente bene in una campagna femminista contro il potere degli uomini, sembrava esser nata per ricoprire quel ruolo.

- E lui allora chi è?- si fece sentire la terza ragazza, distogliendo lattenzione dal libro per puntare i suoi occhi marroni in quelli di Liam, che mosse una mano in un cenno di saluto e rispose: - Liam, molto piacere.-

Seguirono minuti - nonostante Liam fosse pronto a giurare di aver aspettato ore per una qualsiasi reazione - e poi le due ragazze gridarono assieme il nome Liam?!, come se avessero appreso chissà quale mistero, per poi guardarsi e scoppiare a ridere nello stesso momento, ripetendo cose come Lui è Liam?ed arrivando persino a dire Dobbiamo scambiare qualche chiacchiera con Jade.

Si sentì molto stupido, quando sussurrò: - Liam è un nome piuttosto comune.-, e venne bloccato dalla ragazza con i capelli mossi e marroni, che spiegò, come a rendergli più semplice il tutto: - Ma tu sei il Liam di Jade!-

- Ellie ha ragione, non sei un qualsiasi Liam.- insistette la riccia, che Perrie aveva chiamata Dani poco prima, per poi indicargli la restante parte del divano e mormorare: - Unisciti a noi, non ti mangeremo. Lunica di cui devi preoccuparti è Pez, lei gli uomini li divora.-, facendolo scoppiare a ridere ed alleggerendo decisamente latmosfera.

 

 

 

 

Erano passate quasi due ore - Perrie doveva aver sicuramente mentito sul tempo di ritorno di Jade - e Liam si era intrattenuto con le tre ragazze, pensando di non aver mai trovato una compagnia femminile così divertente. Cera una strana sintonia tra le tre, come se vivessero assieme da sempre e si conoscessero quindi alla perfezione; era strano osservarle dallesterno, guardare quello strano meccanismo fatto di battutine e prese in giro.

Stavano ridendo tutti assieme - a causa di una battuta di Danielle, così si chiamava, su quanto Perrie avesse alla sue spalle uno strascico di uomini dal cuore spezzato -, quando sentirono il tipico rumore di una chiave ruotare nella toppa, il successivo scatto della serratura e: - Alla prossima mi licenzio! Quel coglione! Non sopporto più nessuno!-

Restarono in silenzio, scambiandosi qualche sguardo, e poi fissarono la ragazza - aveva appena varcato la soglia, ma si poteva intuire ad una prima occhiata quanto fosse stata faticosa la sua giornata -, che spostò gli occhi marroni e grandi su ognuno di loro, fermandosi sul castano con unespressione confusa e quasi sbalordita.

- Ehi, Jade, ero passato solo per..- stava dicendo in quel momento, cercando di non rendersi ulteriormente imbarazzante di fronte alle sue coinquiline, ma venne interrotto da Danielle, che quasi gridò: - Portala fuori!-, a cui si aggiunse Perrie e il suo: - Esatto, come dice Dani. Fai il cavaliere, Li!-

In un primo momento restò in silenzio, quelle ragazze sapevano cosa dire per mettere una persona a disagio, ma poi annuì, pensando che quellidea non sarebbe stata niente male - dopotutto era lì per quello, no? Parlare con Jade - e le fece un cenno verso la porta, indicandola persino con un gesto vago della mano mentre mormorava: - Vogliamo andare?-

E il sorriso enorme, che piegò in poco tempo le labbra della ragazza, valeva decisamente tutto quanto.

La lasciò varcare per prima la soglia, tenendole aperta la porta - guadagnando per questo dei versetti di approvazione e “è semplicemente perfetto-, e restò sorpreso nel vederla prenotare lascensore e invitarlo ad entrare, aggiungendo, a mo di spiegazione: - Il gioco dellascensore, giusto? Pez si diverte, lo fa ogni volta.-

- Un gioco?- chiese conferma, fissando le porte che si chiudevano e restando per qualche secondo in ansia dalla paura che potesse succedere seriamente qualcosa. - E come mai ha questa.. tradizione?- le domandò ancora, voltandosi verso di lei e sorridendo di riflesso nel vederla ridere e stringersi nelle spalle, ascoltando il suo: - Si diverte a far correre gli uomini.- e ridendo con lei.

Quando uscirono dalla palazzina - fortunatamente le parole di Perrie si erano rivelate completamente fasulle -, Liam infilò le mani nelle tasche dei jeans e la osservò stringersi nella giacca di letterman rossa, che contrastava con i suoi capelli così blu.

- Allora?- domandò dopo qualche minuto di silenzio, lo portava sempre a pensare troppo ed era quello che stava evitando, per poi continuare con: - Quello scoppio di poco fa? Vuoi parlarne?- a cui la ragazza rispose con unalzata di spalle e un: - Incomprensioni tra me e il mio capo.-

Liam mosse la testa in un cenno, non capendo esattamente tutta la questione e trovandosi nuovamente a disagio, per poi proporre: - Io ti offro un caffè e tu mi racconti cosa c’è che non va?- e rispondere al suo: - Non prendermi per una stronza ma.. perché tinteressa tanto?- con un semplice: - Voglio solo rivedere il tuo sorriso, mi piace.-, facendo arrossare le guance della ragazza, che abbassò il capo per non fargli notare eccessivamente quellimbarazzo.

- Nulla di cui vergognarsi.- insistette, arricciando le labbra in un ghigno, e aggiungendo: - Penso davvero tu abbia il sorriso più bello che..-

- Ma smettila, Lee!- esclamò lei, dandogli uno spintone con le guance sempre più rosse e gli occhi luminosi. - A quante ragazze fai questi complimenti?- si lamentò infine, sbuffando al suo insistere con: - Tu sei sicuramente la più bella.-; frase che si guadagnò un pugno contro il braccio e unocchiata da minaccia a riprovarci nuovamente.

Il castano sollevò quindi le braccia, facendole capire di essersi arreso, e poi borbottò: - Pensavo fossimo diventati amici.- per cui Jade corrugò la fronte e ripeté: - Amici?-, saggiando quasi la parola sulla lingua. Come se fosse una parola sconosciuta, come se non avesse avuto amici da fin troppo tempo; e di sicuro non era il suo caso.

- Amici, sì!- esclamò più convinto il maggiore, dandole un pugno scherzoso contro la spalla e mormorando: - Dopo la figuraccia al bowling pensavo di essermi meritato la tua amicizia!- a cui la ragazza rispose con uno scoppio di risa e un: - Ovviamente, Lee. La prossima volta tinsegno qualche tecnica, magari anche per conquistare le ragazze. Sei proprio pessimo, peggio che con il bowling.-

 

 

 

Angolo Shine:

Come sempre puntuale, ecco il nuovo capitolo!

Inizia a svelarsi piano piano la verità su Kaylyn (no, non è la sorella di Liam. Anche se lo era in una prima versione nella mia testa, quando ancora non avevo scritto capitoli) e sul legame che aveva con Liam.

Un piccolo Lilo e Ziam (piccolo accenno di Zouis), per spolverare e concludere il tutto con la vostra amatissima Jade.

Eye Candy Chicks è il nome che si son date le quattro ragazze, un po come se fossero una band o qualcosa del genere. E chick è un modo per indicare una donna (assieme a bird e tanti altri), descrivendo con una parola la sua sensualità (etc, ect). Tutto questo viene da cultura personale (ovvero fanfiction in inglese che leggo) ed è confermato dallUrban Dictionary (mi diverto troppo a cercare termini lì sopra).

Non penso di aver altro da aggiungere, oltre al fatto che questi capitoli mi stanno facendo piangere fin troppo. Questo Liam è seriamente una tortura, troppi segreti nascosti per anni ed è come se fosse sullorlo di un precipizio, rifiutando laiuto di qualsiasi essere vivente. Ad immedesimarmi così tanto, mi ritrovo a fissare lo schermo con gli occhi lucidi e a scrivere capitoli dallaria lugubre e angst (troppo angst.)

 

Siete fantastiche/i e vi ringrazio per il vostro continuo sostegno (verso questa storia e me). Apprezzo davvero tantissimo, leggo ogni recensione e mi sento in colpa perché non ho mai tempo di rispondere.

Buon fine settimana, fate come gli Zouis e festeggiate.

A venerdì prossimo!

E, visto che in questa giornata grigia (almeno qui a Milano) mi sento particolarmente buona, vi lascio un piccolo spoiler del prossimo capitolo, il nono. (Sì, è anche per farmi perdonare della continua presenza di Jade)

 

Spoiler nono capitolo:

« A quelle parole il più piccolo si raddrizzò con la schiena, fece schioccare la lingua contro il palato e borbottò: - Tu mi dici di lasciarti in pace, con gli occhi mi chiedi di scoparti.-

- Io?- chiese con unespressione allibita il castano, indicandosi con lindice, e roteò gli occhi al suo cenno dassenso e al suo insistere con: - Certamente, mandi segnali contrastanti. Non è semplice starti dietro. Sei sempre vattene e lasciami in pace ma quel che sento è sbattimi contro un muro e prendimi.- »

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Capitolo 10
*** Nono capitolo ***


You're my end and my beginning

 

« Cause all of me
Loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me
I'll give my all to you.
»

 

Nono capitolo:

 

Liam aveva passato quei pochi giorni di ferie - ovvero una piccola vacanza che aveva dovuto necessariamente prendere per non impazzire - a rilassarsi, a spulciare quella lista di libri che, per via della scarsità di tempo libero, non era mai riuscito a leggere. Aveva passato molto più tempo con Aileen, cercando in ogni modo di ignorare tutte quelle somiglianze con la madre, e le aveva comprato così tanti gelati da ricevere saluti sempre più cordiali del ragazzino al chiosco; era solo merito suo, se quellattività andava avanti a gonfie vele.

Si era persino fermato al Brooklyn diner durante i turni di Jade, ottenendo caffè forti e gratuiti, per cercare di risolvere la questione di quel capo fin troppo assillante. Jade si era sfogata con lui, agitando il bicchiere di cartone con la mano, e gli aveva raccontato di come il proprietario del diner lavesse caldamente invitata ad essere più accogliente con i loro clienti. Ne era conseguito il suo farle compagnia al bancone, una bella tazza di caffè davanti al viso, e il giorno dopo gli era arrivato un messaggio della ragazza - ringraziamenti su ringraziamenti -, in cui gli faceva sapere della resa del capo e delle sue scuse.

Era domenica sera, aveva messo Aileen nel letto - dopo il solito cartone animato della Disney -, e stava seduto sul divano con gli occhi fissi sullo schermo del televisore. Trasmettevano le ultime puntate del suo telefilm preferito - qualcosa di davvero imperdibile - e, proprio sulle scene più intense e di panico generale, sentì suonare al campanello; lavrebbe sicuramente ignorato, dopotutto a mezzanotte passata chiunque fosse stato lì fuori si sarebbe arreso, ma il suono non sembrava intenzionato a smettere.

Si alzò quindi a fatica, lanciando unocchiata triste al televisore, e percorse il corridoio con le mani a coprirsi le orecchie per il chiasso di quel campanello - ringraziava il cielo che Aileen avesse il sonno così pesante -, facendo scattare la serratura ed aprendo la porta. Rimanendo nuovamente sorpreso nel trovarsi davanti quel moretto - era diventata una tradizione quella? -, che bloccò con le mani sulle spalle per impedirgli di varcare la soglia, arricciando il naso per la puzza di alcool che emanava.

- Mi sembrava di essere stato chiaro.- iniziò subito a parlare con un tono di voce freddo, premendo i pollici contro le sue clavicole e sentendo le sue dita stringergli la maglia a maniche corte. - Ti avevo detto che..- stava ripetendo per lennesima volta, bloccandosi e sospirando nellincrociare i suoi occhi con delle venature rosse. - Sei piuttosto bravo a farti del male e metterti nei guai, vero?- gli domandò invece, sentendolo ridere e dare uno strattone, per potersi poi alzare in punta di piedi e lasciargli fin troppi baci contro la mandibola.

- Son stato alla festa più bella del mondo!- esclamò il ragazzino, avvolgendo le braccia attorno al collo del maggiore e premendo le labbra contro le sue. - Tutto il fine settimana a fare festa, ma mi mancavi e son venuto a prenderti.- continuò a parlare lui, tenendo le loro bocche appiccicate e rendendo difficile a Liam cercare di capirci qualcosa.

Questultimo era infatti rimasto sorpreso dal suo gesto, non sapendo bene come reagire, e aveva poi appoggiato - più per riflesso, che per volontà - le mani sui suoi fianchi, ripetendo: - Venuto a prendermi? E dove vuoi portarmi?-

Una nuova annotazione doveva essere: non dar corda al ragazzino. Perché, qualsiasi mossa facesse, era sempre un mettersi in situazioni peggiori ed imbarazzanti; come in quel momento, Zayn aveva stretto le dita sulla maglia e lo stava tirando verso l'uscio, mugugnando: - Vieni con me. Andiamo alla festa di Lou.-

Si oppose con tutte le sue forze - non che ne avesse bisogno, quel ragazzino era così magro che aveva paura di spezzarlo - e piantò i piedi a terra, una mano sullo stipite e un braccio attorno alla sua vita. Di sicuro quella non era stata una delle sue idee migliori - ma in quell'ultimo periodo sembrava solo sbagliare -, perché ora i loro corpi erano premuti assieme, i loro petti che si muovevano in sincrono per i respiri.

- Io non vado da nessuna parte.- borbottò dopo una pausa breve di riflessione, restando immobile e lasciando che strofinasse il viso contro il proprio collo, i capelli scuri che gli solleticavano la pelle e il naso. - Ti riporto a casa se..- stava ricominciando a parlare, sbuffando infastidito al suo scuotere la testa e risalire con i baci lungo la mascella e il viso. - Non potrei allontanarmi, ma posso chiamarti un taxi.- riprese subito dopo, mettendo più forza nel braccio attorno alla sua vita e chiudendo la porta, per poi seguirlo quando si appoggiò contro con la schiena.

- O preferisci che ti rimandi da Louis?- gli domandò ancora, cercando di pensare ad una soluzione e, allo stesso tempo, di ignorare i farfugli del ragazzo.

- Non voglio andare da nessuna parte.- mugugnò il moretto, dopo essersi lamentato per almeno dieci minuti. - Stavo scopando un ragazzo.. era uguale a te.. eri tu e ti volevo così tanto. E son venuto da te.- concluse con un discorso senza senso, lasciando Liam a fissarlo con un sopracciglio sollevato e un'espressione confusa.

Il castano restò in silenzio, studiandolo attentamente, e strinse le dita sul suo mento per farglielo sollevare, mormorando: - Chiamo un taxi, ti rimando là a divertirti e la smetti di farmi queste orrende sorprese.-

Gli coprì immediatamente la bocca, quando si mise a gridare il proprio nome con un tono lamentoso, e sibilò: - Sta zitto che Aileen dorme.-, lasciandolo libero e vedendolo improvvisamente tutto allegro mentre ridacchiava: - Sei il papà più sexy.-

- Non son suo papà.- sussurrò con un filo di voce, lasciando che avvolgesse nuovamente le braccia attorno alle spalle e premesse le labbra contro le proprie. Si allontanò dal suo viso con una mossa veloce, appoggiò il mento sulla sua spalla e lo strinse in quello che sembrava tanto un abbraccio. - E tu devi dormire e riposarti.- aggiunse con un bisbiglio, strizzando gli occhi nel sentirlo insistere con: - Devi essere fiero di lei, è proprio uguale a te.-

- Smettila.-

E c'era qualcosa di diverso quella volta, il tono che aveva assunto non era un sibilo velenoso, la sua testa non era piena dei mille modi per poter uccidere quel ragazzino. Al contrario aveva usato un tono di voce dolce, tenendolo stretto al proprio corpo e sussurrando quella parola contro il suo collo.

Non durò molto quel piccolo momento, perché Zayn mormorò: - Solo se ti fai scopare.- e Liam perse nuovamente la pazienza, allontanandosi da lui con uno scatto; la cosa che lo lasciava sorpreso era quell'improvvisa voglia di ignorare il commento, solo per poterlo stringere nuovamente tra le braccia. Ed era assurdo, doveva alzare i muri ed ignorarlo.

Prese quindi un respiro, cercando di sedare la rabbia, e disse: - Non mi faccio scopare. Tantomeno da un bambino come te.-

Lo lasciò nuovamente ridurre le distanze, tenendosi pronto a scattare, e appoggiò le mani sui suoi fianchi - solo perché gli sembrava che ondeggiasse fin troppo -, trovandosi con il mento a premere sul suo capo.

- Tu mi vuoi, me l'hai detto alla festa ma poi non eri tu.- ricominciò a farneticare il moretto, stropicciando la maglia con le dita e strofinando il naso contro la pelle del collo. - Ho scopato con almeno quattro persone in questi giorni.- farfugliò ancora, spostandosi per potergli mostrare tutto il palmo aperto con un ghigno ad arricciargli le labbra. - Ho visto anche il tuo amico, il ricciolino. Non l'ho scopato, perché quello vuole te.. ma tu sei mio, Lee.-

Evitò di correggerlo sull'ultimo punto - perché non era suo e mai lo sarebbe stato -, ignorando il soprannome, e gli accarezzò una guancia con il dorso della mano, chiedendo in un bisbiglio: - Hai visto Harry? Che ci faceva a quella festa?-

Sentì Zayn grugnire, borbottando qualcosa sul nome "Harry" - non capiva il "non può piacerti una persona che si chiama Harry" detto con una smorfia sulle labbra -, e avvicinò i loro visi, tenendo le dita salde a stringergli il mento. Si stava divertendo decisamente fin troppo a scoprire le cose con l'uso di quella tecnica, perché Zayn si scioglieva completamente e lo guardava come se fosse la cosa più preziosa del mondo.

Scosse la testa, per non pensare troppo a quellultima annotazione - non era importante in quel senso per lui, voleva solamente un rapporto fisico -, e poi ascoltò attentamente la sua descrizione del ragazzo assieme ad Harry - Aveva una faccia cattiva ed era così muscoloso.. le tue labbra son le più belle. -, filtrando le notizie dai deliri del minore, che aveva sicuramente bevuto e fumato in modo esagerato.

- Quindi Harry stava con questo ragazzo, che non aveva una bella faccia.- ripeté quel che gli aveva detto, strofinando il pollice contro la sua mascella e ridacchiando nel vederlo sporgersi con il viso, quasi per non rompere il contatto e invitarlo a continuare. - E hai visto se gli faceva del male o..-

- Pensi sempre a quellidiota, Lee.- lo sentì piagnucolare, aggrottando la fronte e fissando le sue dita che gli tiravano la maglia, come se volesse attirare lattenzione. - Vuoi proteggere sempre e solo lui. Anchio voglio essere salvato da te, perché a me non ci pensi?-

Strabuzzò gli occhi a quellultima domanda, sentendo il respiro fermarsi in gola allincrociare i suoi occhi enormi e lucidi - stava seriamente per piangergli tra le braccia? -; si schiarì la voce dopo qualche minuto, borbottando dellultima volta e del suo attaccarlo perché si era preoccupato, ripeté persino le sue parole e non ho bisogno di un papà protettivo. Zayn, al contrario di quel che si aspettava, era rimasto immobile, le palpebre che sbatteva velocemente e una smorfia triste sulle labbra. Se poteva cercare di contenere lo Zayn ubriaco e fatto - quello fin troppo allegro e dalleccitazione facile -, non sapeva se poteva far lo stesso con la copia triste. Decisamente no, non aveva la più pallida idea di come consolarlo; aveva avuto a che fare con unAileen triste, ma mai con un adolescente, e di sicuro non poteva prenderlo in braccio e.. no, non lavrebbe mai fatto.

- Ma tu pensi a lui e non a me.- si lamentò ancora il ragazzino, continuando a tirargli la maglia e rendendola più grande di almeno due misure. - Ti ho detto di averti pensato e tu mi parli di Harry.- continuò a lamentarsi, il broncio sulle labbra che lo rendeva stranamente adorabile. E non lavrebbe mai ammesso, ma non era riuscito a resistere dal passare le dita sulle sue labbra, sentendole tremare sotto il suo tocco.

- Hai detto di volermi scopare, non di avermi pensato.- ribadì dopo quei pochi momenti dattesa, vedendolo scuotere il capo, alzarsi sulle punte e sentendolo borbottare contro la propria guancia: - Ti ho pensato, a come scoparti. E ti penso sempre. Mi masturbo pensando a..-

Non lo fece continuare perché fece uno scatto e gli colpì uno zigomo con la spalla, cercando di non scoppiare a ridere ai suoi mugugni e lamenti; doveva ammettere che da ubriaco era molto più gestibile, anche tenero e divertente. Nonostante quella fissa per il contatto fisico non riuscisse ad eliminarla.

- Mi hai fatto male, Lee. Fa male.- grugnì il moretto, utilizzando un tono di voce per cui non poteva prenderlo seriamente: troppo innocente e dolce, con quelle labbra arricciate in un broncio.

Non pensò troppo al gesto che stava compiendo, quello strofinare il pollice contro il punto colpito - come a farsi perdonare per la botta -, e sussurrò: - Vuoi un bacino che ti passa?-

E non cera nulla di malizioso in tutto quello - o almeno non allinizio -, era una cosa che faceva solitamente anche con Aileen - non gli piaceva vederla piangere e le lasciava sempre un piccolo bacio sulle manine paffute -, ma Zayn si era messo improvvisamente a ghignare ed annuire assieme, inclinando il viso per porgergli quasi il punto infortunato. Non ci pensò troppo Liam, si allungò per premere le labbra contro lo zigomo e si trovò a baciarlo per lennesima volta in quella mezzoretta scarsa.

Se fosse stato solo qualche giorno prima, ne era sicuro, si sarebbe allontanato con una smorfia di disgusto e una serie dinsulti sulle labbra; ma in quel momento lo stava lasciando fare, muovendo i palmi su e giù lungo la sua schiena. Lunica scusa a cui riusciva a pensare era leffetto della canna, che a furia di baciare Zayn, aveva intaccato anche la sua volontà; non era tuttavia un qualcosa di credibile, perché il ragazzino gli stava leccando le labbra e lui teneva la fronte contro la sua, gli occhi chiusi e nessuna voglia di staccarsi.

- Ti faccio riportare a casa.- disse allimprovviso, riprendendosi da quel momento senza realmente dargli una fine. - Se mi dici dove abiti, chiamo un taxi e vai a riposarti.- aggiunse con un tono incredibilmente dolce, allontanandosi solamente per premere le labbra contro la sua fronte; quel gesto gridava allarme e pericolo da ogni angolazione, ma stava accantonando tutti i brutti pensieri. Non sapeva se era merito del buon umore di quei giorni - la breve vacanza gli aveva fatto bene - o del ragazzino che scuoteva la testa e ripeteva debolmente: - Con te, voglio stare qui con te.-

Liam appoggiò le mani sui suoi fianchi, per poterlo allontanare dal proprio corpo e scoprire cosa ci fosse di sbagliato in quel momento - aveva sentito la temperatura della sua pelle calare velocemente e il suo corpo cercare quasi riparo contro di lui -, cercò di richiamare la sua attenzione, sussurrando il suo nome, e lo vide scuotere il capo e borbottare qualcosa sul mal di testa.

Gli massaggiò con più forza la schiena, cercando di offrirgli un qualche conforto mentre lo sentiva tremare contro di sé, e poi propose: - Posso farti dormire nel mio letto, solo per oggi.-

E se ne sarebbe pentito - nonostante cercasse di non pensare troppo alle possibili conseguenze -, lo intuiva da come il suo cuore si era scaldato al: - Grazie, Lee.- del più piccolo, che si era stretto a lui e strofinava il viso contro il proprio petto.

Avvolse quindi un braccio attorno alla sua vita, facendo scattare la serratura della porta con la mano libera, e poi lo fece appoggiare al proprio fianco, percorrendo il corridoio e varcando la soglia della propria stanza, sentendolo farfugliare qualcosa sulla camera del dottore.

Lo aiutò a raggiungere il letto, facendolo sdraiare, e gli rimboccò persino le coperte - non ce nera bisogno ma con Aileen aveva acquisito quel vizio -, sentendolo farfugliare tutto felice e sbuffando al suo continuare a muoversi alla ricerca di una posizione comoda. Non avrebbe dormito quella notte, ne era sicuro.

E le sue teorie diventarono sempre più vere quando, prendendo posto al suo fianco, sentì una sua gamba colpirgli lo stinco, le sue scuse e il suo successivo strofinare il piede contro quel punto, cercando quasi di sollevargli il tessuto dei pantaloni per potergli toccare la pelle.

Riuscì solamente a dirgli qualcosa di molto simile a se stai male, svegliami, poi chiuse gli occhi e si addormentò di colpo; una delle ultime cose che riuscì a percepire, furono un paio di labbra contro la nuca. Ma doveva essersele sicuramente immaginate.

 

 

La mattina dopo Liam si svegliò con la tipica sensazione di pelle doca, concentrata solamente sulle braccia - delle unghie che strofinavano la pelle in modo superficiale e gli mandavano scariche di piacere - e che lo portarono ad avvolgersi meglio attorno a quel corpo caldo, strofinando il viso e sentendo la guancia venire a contatto con dei capelli soffici e profumati.

Vi premette contro le labbra, sbadigliando e stiracchiandosi - irrigidendo i muscoli delle braccia e rilassandosi a quei continui massaggi -, per poi sospirare e chiedere in un borbottio: - Che ci fai nel mio letto?-

Sentì la risatina di Zayn - ricordava ogni particolare della sera precedente, laveva riconosciuto ma si era appena svegliato e ancora doveva ingranare - e il suo: - Mi ci hai messo tu, Payne.- a cui seguì unennesima risata e altrettanti grattini, che obbligavano Liam a restare vicino a lui e non allontanarsi di un centimetro.

- Forse dovrei accompagnarti alla porta.- mormorò, pensando ad alta voce e bloccandosi con uno sbadiglio. - Prima che arrivi Aileen, ti trovi qui e faccia domande.- continuò, spiegando il filo dei propri pensieri mentre lo stringeva un po più forte e premeva la fronte contro la sua spalla nuda. - Dovrei seriamente mandarti via.- borbottò con la fronte aggrottata e le labbra contro la sua pelle calda, decidendo di non aprire ancora gli occhi. Era troppo presto, decisamente troppo presto, e poi si sarebbe dovuto alzare; da sveglio non avrebbe mai accettato di.. star stretto a Zayn, stava abbracciando il ragazzino di sua spontanea volontà.

Grugnì ai suoi stessi pensieri, allentando appena la presa, e sentì laltro lamentarsi con: - Pensi sempre troppo, Payne. Spegni il cervello per qualche minuto e lasciati andare.-; il suo respiro era affannato, come se.. - Dimmi che non ti stai masturbando nel mio letto.- mugugnò, non trovando nemmeno la forza di staccarsi o bloccarlo.

Inclinò il viso, premendo le labbra contro la giuntura del suo collo, e lo sentì ridacchiare e ripetere: - Non mi sto masturbando nel tuo letto, Payne.- a cui rispose con un borbottio su quanto lo odiasse e non sopportasse la sua presenza.

- Oltre ad essere una cosa naturale la mattina.- iniziò a spiegare il moretto, un tono di voce saccente che solitamente faceva scattare il maggiore, per poi concludere con: - Potrebbe essere una reazione fisica al tuo essere così espansivo e felice nel sonno.- e uno spingersi contro il cavallo dei pantaloni di Liam. Il maggiore arrossì completamente, sentendo le guance - tutto il viso e il corpo - andare a fuoco a causa di quel gesto, e si rese conto in quel momento dellerezione ben formata e che premeva contro il tessuto dei boxer.

- Dì la verità, ti eccita lidea di aver un bel ragazzo nel tuo letto.-

 Scosse la testa, cercando di negarlo a se stesso, ma non riuscì a fermarsi dallo strofinarsi contro di lui e seguire i suoi movimenti; stava solo seguendo una soddisfazione puramente fisica, del piacere personale e non doveva prendere a cuore quel ragazzino dai mille problemi.

- Penso seriamente di odiarti.- bisbigliò contro il suo orecchio dopo qualche minuto, il viso premuto tra i suoi capelli e il suo odore che gli riempiva le narici. - Se dovesse entrare Lyn e..- stava dicendo, non riuscendo a concludere per colpa della mano che si era stretta alla propria e la stava accompagnando sempre più giù.

Chiuse ermeticamente gli occhi, non riuscendo ad impedire al respiro di accelerare al suo: - Se mi dai una mano, possiamo arrivare prima a quel che vogliamo.- e fece aderire il petto con la sua schiena, ripetendo: - Dio, quanto ti odio.-

E il suo cervello - tutti quei pensieri, dubbi e paure - si annebbiò completamente nel piacere, gli occhi ben chiusi e la lingua che percorreva il collo del ragazzino, di cui non perdeva nemmeno un gemito o una stretta attorno alle proprie dita che scorrevano lungo il suo membro.

Zayn era qualcosa di intossicante, non riusciva più a staccarsi dalla sua pelle e gli sembrava di desiderarne solamente di più; non era una cosa positiva, era pericoloso e doveva staccarsi.. ma come poteva? Come faceva ad allontanarsi da quel corpo che tremava per gli spasmi dellorgasmo? Ed era merito suo, era stato lui a portarlo fino a quel punto. Era stato quel pensiero, unito alla sensazione del suo sperma sulle dita, ad averlo portato a raggiungere il piacere nei boxer.

Si risvegliò improvvisamente al lamento del più piccolo - qualcosa sul suo pensare ancora troppo - e lo osservò stiracchiarsi tra le proprie braccia, come se fosse la cosa più naturale del mondo, per poi strabuzzare gli occhi al suo: - Aileen è passata quasi unora fa, aveva sonno e le ho detto di tornare a dormire.-

- Hai fatto cosa?!- esclamò, sentendo quella frase come una doccia ghiacciata, e si mise velocemente seduto, vedendolo imitare le sue mosse con un sorriso che gli fece tremare le mani.

- Ho rimandato Aileen a dormire.- ripeté con calma il moretto, prendendolo chiaramente in giro e continuando a sorridergli, ignaro di come Liam si stesse trattenendo dal prenderlo e buttarlo fuori dalla soglia. - Non son riuscito a resistere ai suoi occhi!- esclamò in difesa, captando un guizzo in quelli del maggiore. - Son uguali ai tuoi, non riesco a negarti nulla.- continuò con un filo di voce, arrossendo appena sulle guance e puntando lo sguardo sulla maglia del castano, che scosse la testa e borbottò: - Quando ti dico di lasciarmi in pace? Quello sembra tu non lo capisca.-

A quelle parole il più piccolo si raddrizzò con la schiena, fece schioccare la lingua contro il palato e borbottò: - Tu mi dici di lasciarti in pace, con gli occhi mi chiedi di scoparti.-

- Io?- chiese con unespressione allibita il castano, indicandosi con lindice, e roteò gli occhi al suo cenno dassenso e al suo insistere con: - Certamente, mandi segnali contrastanti. Non è semplice starti dietro. Sei sempre vattene e lasciami in pace ma quel che sento è sbattimi contro un muro e prendimi.-

- Tu sei pazzo!- esclamò con stizza, non apprezzando per nulla la propria imitazione con quel tono di voce acuto, e lo spinse con una mano contro la spalla nel vedere la sua espressione compiaciuta. - Son cose che senti solo tu! Io non ti sto chiedendo di..-

- Supplicando.- sintromise il minore, lindice sollevato come per fare una correzione. - Mi supplichi di scoparti, Payne.- continuò a mo di spiegazione, rivolgendogli un sorrisino tutto innocente e sporgendo le labbra verso di lui; lo ignorò e continuò a borbottare, bloccandosi solo quando si trovò le sue labbra contro.

Si staccò immediatamente da lui, rischiando di cadere dal letto, quando sentì il rumore di passettini veloci e si trovò la bambina nella stanza, che si catapultò in poco tempo addosso al moretto - aveva fortunatamente le coperte addosso -, ripetendo di voler andare al parco e chiamandolo Zee. E forse era quello il peggio - non i sentimenti contrastanti verso quel ragazzino -, Aileen si stava seriamente affezionando a lui e Liam ancora non capiva che posizione avesse nelle loro vite.

Era così perso nei pensieri, da captare solamente: - .. quindi fatti bella, principessa. Lili lo convinco io.-, ed osservò la bambina schioccargli un bacio sulla guancia e correre verso la sua stanza, ubbidendo con fin troppa facilità alle parole del minore.

- Come hai fatto a convincerla così in fretta?- gli chiese in un primo momento, ancora stupito dallaverla vista andare via senza troppe storie, ignorò la sua risposta e continuò: - Non minteressa saperlo, in realtà. Ma son curioso di ascoltare le tue spiegazioni sullesserti intromesso tra me e lei. Prima le dai il permesso di saltare scuola e poi le proponi di passare la giornata al parco? Seriamente, Zayn, con che diritto ti metti a.. a fare questo?-

Si alzò dal letto, imitandolo ma restando con le braccia tese lungo i fianchi, e grugnì al suo: - Perché lei vuole passare del tempo con te.- a cui rispose con: - Passiamo già tutto il mio tempo libero assieme, anche se non son fatti che ti riguardano.-

- Sei così ottuso da non capirlo, vero?-

E avrebbe sicuramente lasciato correre, ignorato la sua risposta, ma il tono che aveva usato - quella risatina quasi a prenderlo in giro - gli avevano riempito la testa di fumo e rabbia, portandolo a sibilare un: - Non sai un cazzo di me.-

Restò per un momento sorpreso nel vederlo accendersi di rimando, come se fosse un argomento a lui a cuore, e nel sentirlo gridare: - Ma io ci vedo! E tu non lhai nemmeno capito! Perché sei così chiuso in te stesso e nelle tue paure da non vedere che quella bambina è triste! E vuole te, coglione. Vuole il suo papà, ma tu sei così.. così cocciuto, Payne.-

Deglutì nellincrociare i suoi occhi lucidi, sentendo il fiato mancare per quel semplice papà”, e scosse la testa, borbottando: - Io non..- e venendo bloccato immediatamente dal minore che agitò le mani, rinfacciandogli: - Io, sempre io. Pensi sempre e solo a te stesso. Sei così idiota da non capire quando tua figlia..-

Non riuscì a trattenersi oltre e ringhiò a denti stretti: - Smettila! Non sai niente di me, non sai nulla di lei e..-

- Ma so abbastanza della mia vita per dirti che sei un coglione!- lo interruppe nuovamente, lo stesso tono alto di voce e i pugni che stringeva per scaricare la tensione. - Fai come tutti gli altri. Pensi al tuo dolore, non al suo. A come cazzo deve sentirsi senza la sua mamma. E, fottiti, so abbastanza per vedere che sei come mio padre e voglio evitare a lei di vivere con questangoscia. Di non riuscire a dormire la notte, perché ti manca così tanto e non c’è mai nessuno per te. Mai nessuno che ti ascolta, che ti fa sentire meno solo. Tu e il buio. E fa una cazzo di paura il buio, quando sei piccolo. Fa paura, Liam.-

- Non.. non lo sapevo.. io..- cercò di parlare e scusarsi il castano, sentendo tutta la rabbia sciogliersi alle parole disperate del minore e alle lacrime che tratteneva con forza. - Zayn.- bisbigliò il suo nome con il groppo che gli chiudeva la gola, non sapendo se dovesse consolarlo o scusarsi. Si trovò solamente ad annuire alla sua richiesta di vestiti puliti, trovandoli in poco tempo e porgendoglieli.

- Se vuoi sparisco..- ricominciò a parlare il moretto, il fagotto di indumenti stretto al petto nudo e i piedi che muoveva contro i jeans a terra pur di non incrociare gli occhi del maggiore. -.. ma tu dovresti portare Aileen al parco, stare con lei e superare questo tuo blocco. Perché non fa bene a nessuno di voi due, rovinerà il vostro rapporto.. e lei è.. è davvero fantastica.- concluse a fatica, mantenendo quellespressione fiera e quel suo volersi mostrare forte ad ogni costo.

Liam restò immobile, osservandolo dirigersi verso il bagno, si sedette sul bordo del letto e spostò velocemente lo sguardo sulla bambina ferma sulla soglia, aprendo le braccia per invitarla a raggiungerlo.

- Sei arrabbiato perché non sono andata a scuola?- gli chiese una volta seduta sulle gambe del più grande, aggiungendo: - Lho detto io a Zee di non svegliarti, dormivi bene e.. e sembravi felice, ma mi dispiace..-

Liam la strinse un po più forte, al sentire la sua voce tremare, e premette le labbra sul suo capo, ondeggiando appena per cercare di calmarla, ripetendo: - Non è nulla, ora passa. Non sono arrabbiato, piccola mia.-

- E non ho paura del buio.- insistette la bambina, tenendo le dita strette alla sua maglia e il viso contro il suo petto mentre continuava con: - Perché tu mi lasci la lucina accesa, mi racconti le favole e non ho paura.-

- Lo so, piccola.- bisbigliò lui tra i suoi capelli, tenendola stretta e sussurrando: - Perché tu sei una guerriera e Lili ti vuole tanto bene, sai? Te ne vuole tantissimo.-

Si bloccarono entrambi ad uno schiarirsi la voce, voltandosi verso la porta del bagno e Liam lasciò che la bambina scendesse dalle proprie gambe per raggiungere uno Zayn in imbarazzo e in vestiti poco più grandi di lui - nonostante avesse cercato quelli di anni prima e che ormai gli andavano stretti -.

- Vieni con noi, Zee?-

- Non posso, principessa. Devi prima chiedere il permesso a..-

Liam prese un respiro profondo, si alzò in piedi e si passò i palmi sudati sui pantaloni della tuta, chiedendo in un sussurro: - Vuoi venire con noi, Zayn?-

Stava fissando a terra mentre glielo chiedeva, perdendosi così limprovviso rossore sulle sue guance e il sorriso che aveva preso forma sulle sue labbra.

 

 

 

 

Erano arrivati da unoretta a Central park, Aileen si divertiva a lanciare pezzi di pane alle anatre - come sempre, sembrava una calamita per quegli anatroccoli che si radunavano vicino alla riva del lago -, e Liam stava a qualche metro di distanza con le braccia incrociate e gli occhi fissi su di lei, stando sempre attento nel caso si fosse messa in qualche pericolo.

- Payne?- lo richiamò improvvisamente il ragazzino, non aveva proferito parola per tutto il tempo e se ne stava seduto sul prato con le dita che strappavano fili derba. - Mi dispiace.. per prima, intendo. Non volevo dirti tutte quelle cose.- confessò in un moto di coraggio, tenendo gli occhi fissi sul terreno, come se avesse paura dincrociare lo sguardo del maggiore.

Liam lo osservò per qualche minuto, non sapendo come rispondere a quella frase - a lui dispiaceva aver alzato la voce in quel modo, ma il non sai nulla di me era sicuramente una verità -, sospirò appena e prese posto al suo fianco, spingendo una spalla contro la sua per richiamare la sua attenzione.

- È passato, non pensarci troppo.- mormorò, rompendo il silenzio e rivolgendogli il primo sorriso quantomeno dolce. - Non volevo farti ricordare quelle cose.- bisbigliò infine, distogliendo lo sguardo e intrecciando le dita attorno alle ginocchia strette al petto. - So quant’è dura perdere una persona così importante. Poi la mamma è sempre la mamma, no? O almeno dicono così.-

A quellultima frase Liam scosse la testa, appoggiò i gomiti contro le ginocchia e tenne i pugni chiusi a sostenere il viso, gli occhi socchiusi e fissi sulla figura della bambina, continuava ad agitare le manine e muovere le labbra in quella che sembrava una strana filastrocca.

- Dicono?- sentì la domanda del ragazzino, la voce intrisa di una curiosità primitiva, e poi il suo chiedere: - I nonni di Aileen? Sanno che lei esiste?-

Poteva non rispondere, tenersi nuovamente quei segreti e chiudere la questione con una mezza bugia; se anche avesse inventato parti della loro storia, Zayn non poteva certamente esserne al corrente. Ma cera qualcosa in quel momento, qualcosa di particolare che sembrava invitarlo ad aprirsi con la prima persona in vita sua.

Prese un grosso respiro, sentendo le dita iniziare a tremare per quanto si stava trattenendo dallo sputare fuori la verità, e mormorò: - La mia vita è un insieme dei cliché più brutti di un adolescente americano.-

Al verso - a metà tra un grugnito e un non me ne parlare - del più piccolo, si passò i palmi contro la stoffa dei jeans e allungò le gambe di fronte a sé, continuando con: - I genitori della mamma di Aileen erano molto.. come si può dire? Tradizionali? E non hanno preso bene il suo restare incinta prima del matrimonio.. lhanno cacciata di casa, letteralmente. Non che sia rimasto sconvolto, tempo prima ero stato cacciato di casa anchio.. per motivi diversi, ma.. come fai a cacciare un figlio da casa tua? Mi sembrava qualcosa di assurdo. In ogni caso, sanno di Aileen e penso di averli intravisti al funerale della loro figlia. Non era difficile non notarli, cero io e qualche altro suo amico del liceo. Non son nemmeno andati a darle un ultimo saluto allospedale, che schifo di persone.-

Si fermò per qualche secondo, respirando lentamente ed osservando la mano di Zayn sul proprio braccio - lo stava stringendo come a dirgli puoi smettere di parlare, se non te la senti e sono qui per te, ti sto ascoltando-

- So che son stati avvisati, quando lei ha fatto quel brutto incidente con la macchina. Quellidiota stava venendo a prendermi alla Columbia, avevo bevuto un po troppo.. ero ad una festa, sai anche tu come vanno quelle cose. Bevi fin troppo, chiami il primo numero che ti trovi sulla rubrica e inizi a sparare stronzate su quanto ti manchi tuo fratello, su quanto vorresti riavvolgere tutto ed essere morto al suo posto. Perché tu non hai una famiglia, non hai una figlia che sta crescendo qualcun altro. E quel cazzo di tumore poteva prendere te, non lui. Tu che sei solo il figlio sbagliato e..-

Sentì quasi in lontananza il borbottio dellaltro a quellultima parola, il nodo che gli chiudeva la gola e gli rendeva il respiro affannato oscurava tutto il resto. Quel muro - costruito negli anni - che si sgretolava improvvisamente, lo portava a svuotare la mente e renderlo al corrente di tutti i suoi pensieri, come se non avesse più un filtro.

- Avevamo litigato, mi aveva rinfacciato che Aileen non era figlia mia e io le ho gridato che non mimportava nulla di loro, che non erano una mia responsabilità e non volevo più averne a che fare. Ma non ero serio, non ho mai creduto a nessuna di quelle parole. Ero solo nervoso, per luniversità e gli esami e Rick. Non avrei mai voluto vederle sparire, mai.- singhiozzò lultima parte, coprendosi il viso con le mani e sentendo le spalle scuotersi appena per i respiri frettolosi. - E la odio. La odio perché non doveva venire da me, non doveva aiutare un coglione come me. E non doveva farmi trovare in una stanza bianca, col suo corpo freddo davanti. E farmi scoprire di essere il tutore di Aileen in quel modo. Son cose che una migliore amica non dovrebbe mai fare. Avrebbe dovuto parlarmene, darmi del tempo per ragionare sulla questione ed accettarla. Invece si presenta un tizio sconosciuto nell appartamento, inizia a dire cose assurde, ripete il nome di Aileen e dice che legalmente è come se fosse mia figlia, perché Kaylyn aveva deciso così. Perché quellidiota vuole sempre fare di testa sua e più la odio, più mi odio. E penso che è solo colpa mia, solo mia.-

Si sentì avvolgere in un abbraccio goffo, anche a causa delle loro posizioni, e nascose il viso contro il collo del ragazzino, lasciando libero sfogo ai singhiozzi e alle lacrime dovuti a quellondata di ricordi.

- Sono stanco, troppo stanco.- farfugliò contro la sua pelle, cercando di aggrapparsi a lui per non cadere. - Di sentirmi in colpa, non riuscire a dormire e fare sempre lo stesso incubo. Ti ripeti che tra qualche anno andrà meglio, invece ti senti sempre più solo e non riesci ad uscirne. Come puoi smettere di sentirti in colpa, quando sai che quella bambina è orfana per colpa tua? Perché non potevi evitare di andare a quella stupida festa, dovevi chiarire con Rick, ubriacarti e far morire la tua migliore amica.- continuò a farneticare, ignorando i suoi tentativi di bloccarlo e zittendosi solamente nel sentire quel Liam gridato per esasperazione.

- Sta zitto.- borbottò il più piccolo, premendo il viso tra i suoi capelli e stringendo meglio le braccia attorno al corpo del maggiore. - Niente di tutto quello è colpa tua. Come puoi sapere che non sarebbe andata in quel modo? Forse era destino, che tu crescessi quella bambina splendida. Non devi vederla come una maledizione, ma come un dono.- insistette, lasciando scorrere le mani lungo la sua schiena e sentendolo calmarsi impercettibilmente. - Perché, finché quella ragazza vive in quella bambina, non sei solo.- concluse il suo discorso, stando attento al suo annuire e rannicchiarsi contro di lui; gli dava lidea di un bambino troppo cresciuto, di qualcuno di troppo fragile persino per ammettere di aver bisogno di aiuto.

Restarono in quella posizione per qualche altro minuto, il respiro di Liam che si faceva mano a mano sempre più regolare, e poi fu proprio questultimo a spezzare il silenzio e sussurrare: - Scusa, di solito non.. non son così.-

- Non mi dispiace averti addosso.- ribatté il moretto, arricciando le labbra in un ghigno mentre aggiungeva: - Anche se avrei preferito in tuttaltro senso. Mentre mi cavalchi, ad esempio.-

Nel vederlo non rispondere nulla - il viso del castano ancora a premere contro il proprio collo - continuò con un tono malizioso: - Allora, dottor Payne, vuoi fare un giro su..-

Non riuscì a concludere la frase, la mano del più grande a coprirgli la bocca - unespressione arrabbiata ma le guance così squisitamente rosse -, e scoppiò a ridere al suo borbottio: - Oh, ma smettila!-

E si scambiarono un sorriso intimo - come se fossero entrambi a conoscenza di un segreto, come se riuscissero a leggersi dentro e avessero un certo codice per capirsi -, ricominciando a ridere con leggerezza e completamente dimentichi del momento appena passato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo Shine:

Non credo di aver altro da aggiungere, svelati tutti i misteri (la maggior parte o almeno i più importanti) e tanto, tanto Ziam! Accompagnato anche da fin troppo angst che mi sta letteralmente uccidendo.

C’è un piccolo accenno ad Harry, al ragazzo che sta frequentando (al momento non ho ancora deciso chi sia, anche se Cap Hecate ha svelato una delle mie opzioni - e avevi quasi indovinato la questione Kaylyn/Liam/Aileen -) e nel prossimo capitolo farà nuovamente la sua comparsa il ricciolino. Il rapporto tra i Lirry è strano e delicato, quindi molto spesso Harry si allontana - come per testare quanto può durare senza di lui etc etc -.

Grazie a tutti quanti per avere così tanta pazienza con me e i miei aggiornamenti. (Parlo soprattutto per i Tra quanti aggiorni Car Wash?. Non ho abbandonato - ormai sapete che non abbandono nulla, no? - ma sto portando avanti tre one - shot nello stesso momento e questa long. Quindi continuerò, ma solo dopo aver concluso almeno due progetti. So che state aspettando da tantissimo, che volete uccidermi perché vi ho lasciato ad un passo dalluccidere il tizio stronzo, ma giuro che torno! Con tante nuove avventure, tanto nuovo Zeeyum e tanto fluff.)

E con questa solenne promessa, vi lascio.

A venerdì prossimo!

Per dubbi, informazioni (..) potete scrivermi ovunque. E per ovunque intendo: Twitter, Tumblr o un messaggio su EFP. (Anche in una recensione perché, nonostante non stia più rispondendo - maledetta pigrizia -, le leggo sempre tutte quante.)

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Capitolo 11
*** Decimo capitolo ***


You're my end and my beginning

 

« Cause all of me
Loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me
I'll give my all to you.
»

 

 

Decimo capitolo:

 

 

Erano rimasti al parco per tutta la mattina, pranzando con un sandwich al chiosco e una bibita fresca, poi Zayn li aveva lasciati soli - non voglio intromettermi ancora nella famiglia, aveva detto testuali parole -, spiegando di dover tornare da Louis e aiutarlo nel sistemare la casa.

Erano rimasti quindi solo lui e Aileen, che - una volta rientrati nellappartamento - si erano circondati di bambole e peluche, dimenticandosi del tempo che scorreva veloce; tutti presi da quel gioco per poter prestare attenzione ad altro.

Quando Liam sentì suonare il cellulare, che aveva appoggiato sul tavolino, si allungò per prenderlo e lesse il messaggio di Jade sottovoce; laveva invitato a una nuova esibizione di Perrie, includendo la notizia dellassenza di sfere e birilli. Ci pensò un attimo su, chiedendosi se fosse il caso di risponderle immediatamente o aspettare ancora un po, ma poi sentì il campanello suonare, si alzò in piedi ed infilò il cellulare in tasca. Avrebbe risposto dopo, non era obbligatorio accettare immediatamente e non cera alcuna fretta.

Controllò unultima volta la bambina - stava seduta a gambe incrociate di fronte al tavolino e parlava con la sua bambola preferita, fingendo di darle il tè -, poi si passò i palmi sul sedere e percorse velocemente il corridoio, girando la chiave nella toppa e fissando il sacchetto enorme che occupava tutta la visuale, impedendogli di capire chi ci fosse alla porta.

Riconosceva solamente il marchio del Lan King, tutto il resto stava nascosto dietro quel sacchetto, e strinse le dita attorno alla maniglia dottone, cercando di non far vedere la delusione, quando incrociò un paio di occhi verdi scintillanti.

- Har?- sussurrò, ignorando con tutto se stesso quellattorcigliarsi delle viscere nellaver davanti il ragazzino sbagliato. Si schiarì la voce, spostandosi per farlo passare, e domandò in un bisbiglio: - Che ci fai qui?-

Lo osservò fare spallucce, dondolarsi sui talloni, stringere le dita attorno ai manici della borsa - tutta una serie di tic nervosi, che indicavano chiaramente il suo stato danimo - ma il maggiore tenne le braccia incrociate al petto, ricordandosi perfettamente quella scenata - non affatto necessaria - che avevano avuto su Zayn.

- Questo è il vostro preferito.- sussurrò invece il ricciolino, porgendogli la borsa ed aggiungendo: - A Leen farà piacere sapere che..-

- Non hai risposto alla domanda.- lo interruppe con un tono di voce freddo, non muovendosi da quella posizione e vedendolo irrigidirsi di rimando. - Cosa sei venuto a fare? Pensi che con un po di cibo dasporto si possa risolvere tutto?- insistette, tenendo gli occhi fissi su di lui mentre scuoteva il capo e ripeteva il suo nome, quasi in una supplica.

Lasciò scivolare le braccia lungo i fianchi al suo: - Mi sei mancato, Lì.-, per poi aprirle ed avvolgerle attorno al corpo del sedicenne, premendo le labbra tra i suoi ricci e chiudendo gli occhi.

Cercò di zittirlo, perché non aveva bisogno di nessuna scusa, ma il più piccolo aveva iniziato a parlare a raffica e non sembrava intenzionato a fermarsi. Continuava solamente a ripetere che gli dispiaceva troppo, che era colpa sua e non avrebbe mai dovuto intromettersi, concludendo tutto con un debole sussurro e: - Son solo troppo geloso, perché so che lui non è quello giusto per te e ti farà solo soffrire.-

- Harry.- lo richiamò, appoggiando le mani sulle sue spalle per allontanarlo. - Quel che cercavo di dirti laltro giorno.. tra me e Zayn, tra me e lui non c’è nulla.- aggiunse, aggrottando la fronte nel sentire come fossero amare quelle parole sulla lingua. - Non ci sarà mai niente, mai.- insistette, domandandosi se quello fosse un modo per convincere Harry o se stesso.

Inclinò il viso, tenendo gli occhi fissi sulle espressioni del più piccolo - laveva intravisto sospirare di sollievo, come se ancora si illudesse di poter avere una possibilità -, e poi strinse una mano sulla sua spalla, rivolgendogli un sorriso enorme e dandogli un piccolo buffetto sulla guancia, allontanandosi e facendogli cenno di seguirlo.

Non appena Harry mise piede in salotto - Buonasera, piccola Leen, laveva sussurrato con una dolcezza incredibile -, venne travolto in poco tempo dalla bambina, che gli corse incontro e si lasciò prendere in braccio; un continuo ripetere di Haz o Pensavo ti eri dimenticato di me, mentre Liam prendeva posto sul divano e appoggiava la borsa al proprio fianco.

Il castano restò in silenzio ad ascoltarli, piegando le gambe e tenendo le ginocchia strette al petto, non riuscendo a smettere di sorridere nel vedere quella bambina irradiare così tanta felicità; forse Zayn non aveva tutti i torti, Aileen era un dono e lui doveva smetterla di vederla solamente come copia della madre. Perché quella bambina era molto di più, aveva sue caratteristiche e lati del carattere completamente suoi, influenzati dallaverla cresciuta lui stesso.

Forse riusciva a vedere quel poco di bene che aveva fatto, forse non aveva sbagliato ogni cosa con lei e non se la cavava male come genitore.

Scosse la testa per riprendersi da quei discorsi, sentendo la bambina ripetere Lili, e la aiutò a sollevarsi per poterla far sedere sulle proprie gambe, ridacchiando al suo battere le mani e ripetere Haz ha portato il cinese.

Non avrebbe cambiato nulla di quel momento - Aileen, così felice e stretta a lui -, era qualcosa di perfetto e che avrebbe volentieri conservato nella memoria. Per non dimenticare nulla, né la risata di Lyn o le battute stupide di Harry.

 

 

Quandera ormai mezzanotte - Aileen dormiva da quasi due ore, tutta avvolta nelle coperte e con un sorriso spensierato sulle labbra - Liam era sdraiato sul divano, la testa sulle gambe di Harry e i piedi a penzoloni dal divano. Si stava rilassando completamente, grazie alle dita magiche del più piccolo, e non aveva smesso un secondo di borbottare di Louis e di quanto fosse irritante averlo sempre attorno; aveva accennato alla vacanza, che si era dovuto prendere obbligatoriamente, alluscita con Jade e a quanto si sentisse sullorlo di un precipizio. Non aveva detto nemmeno una parola di Zayn - non tanto per il suo non provare determinate sensazioni per lui, piuttosto il contrario -, non sapendo come avrebbe potuto prenderla Harry e volendo evitare un nuovo litigio su quanto si stesse cacciando in un guaio e su quanto non stesse pensando alla bambina.

- Quindi Jade ti piace?- gli domandò il sedicenne, un velo di curiosità nascosto dietro fin troppa invidia, ottenendo in risposta un grugnito e unalzata di spalle. - Non è così difficile rispondere, idiota. Ti piace sì o no questa ragazza?- insistette, tirandogli qualche ciocca di capelli e sentendo il verso gutturale del più grande, che aveva solo iniziato a lamentarsi per il sonno e aveva cercato di scacciargli la mano.

Fu solo dopo parecchi minuti che si arrese, sospirò e borbottò: - Jade è carina, simpatica.. è semplice passare del tempo con lei. Ma le manca quella cosa per attirare la mia attenzione, da quel punto di vista. Lo sai anche tu, Har.- per poi sollevare appena il viso, intrecciando i loro sguardi ed annuendo al suo cenno verso il basso.

Roteò gli occhi al suo commento - qualcosa di molto simile a Io ce lho, ma non mi vuoi- a cui rispose con uno sbuffo e un: - Sei minorenne.-, venendo completamente ignorato da quello che si mise a brontolare sulla scusa patetica.

- Quello è il motivo più importante.- continuò a parlare sopra il ragazzino, allungando le braccia per stiracchiarsi e cercare di convincersi a spostarsi nel letto. - Vorrei evitare la prigione, il togliermi laffidamento porterebbe solo ad una serie di casini più grandi di me e te messi assieme. Poi pensaci, per cosa? Ti ho già detto che mi stai simpatico e sei carino, ma non ti vedo a far determinate cose e..-

Si bloccò allo sbuffo di Harry, ignorando il suo insistere sul metterlo alla prova, e grugnì: - Vuoi sentirmi dire ancora una volta quella bella frase? Ti vedo come un amico, Harry. Esci con qualcuno, levati questa fissa.-

- Ma io..-

- Ho sentito che ti hanno visto alla festa di Tomlinson.- saltò fuori allimprovviso, mettendosi seduto nonostante le lamentele del più piccolo. - Con quel ragazzo con cui stai uscendo e..-

Restò spiazzato nel sentirlo sfogarsi ed esclamare: - Ma lui non è te!-, si passò una mano dietro la nuca, appoggiando poi il palmo sulla sua coscia per sussurrare, con quanta più delicatezza e dolcezza possibile: - Devi superare questa cosa, non provo quel che provi tu. Ti stai solamente illudendo.-

Non riuscì a far nulla, trovandoselo in poco tempo seduto a cavalcioni sopra le proprie gambe, e gli fermò il viso con quei pochi centimetri a separare le loro labbra, scuotendo il capo al suo bisbigliare: - Fammi provare.-

- Non provo nulla, Harry.- ripeté nuovamente, cercando di mettergli in testa quel concetto, per poi riprendere a parlare in un sussurro: - Se ti baciassi ora, non proverei nulla. E se anche ti concedessi questa possibilità? Se finissimo a far sesso ora, non cambierebbe nulla. Continuerei a non provare nulla per te, ti userei semplicemente per svuotarmi le palle. E tu non puoi volere questo, meriti tutto lamore di questo mondo. Ma non da me, Har. Io non posso darti nulla.-

Lo sentì cercare di liberarsi, di scacciargli le mani e annullare le distanze, ma riuscì a trattenerlo e render vano ogni suo sforzo, scuotendo nuovamente il capo al suo: - Puoi darmi quello che voglio.-

- Sì, puoi.- lo sentì insistere, un tono di voce deciso come lespressione del viso. - Perché io voglio te, mi basta qualsiasi cosa. Mi basta un tuo bacio, del sesso.. tutto quello che vuoi, Lì. Puoi usarmi, scoparmi, perché sei tu e io ti voglio.-

- Ti ho già ripetuto che..- cercò di spiegare con più calma, sbarrando gli occhi nel sentire il contatto delle sue labbra e una sua mano a premere contro il cavallo dei pantaloni. -.. Harry!- si lasciò sfuggire con un tono fin troppo alto della voce, staccandosi e alzandosi dal divano con uno scatto. - Come devo dirtelo? Stavo cercando di essere quantomeno gentile, ma ora te ne devi andare.- sibilò, strofinando lavambraccio contro la bocca ed ignorando il pensiero su quanto lodore di Zayn fosse ancora presente.

Osservò il più piccolo alzarsi, nemmeno una briciola di risentimento in viso, e ridusse gli occhi a due fessure nel sentirlo aggiungere: - Non darai mai la possibilità a nessuno. Da una parte si deve lottare con un fantasma e dallaltra con uno stronzo. Ti ha lasciato per una bambina, Liam. Ti ha lasciato per Leen. E io non lo farei mai, io potrei aiutarti e..-

Non riuscì a bloccarsi a quel punto, strinse le dita attorno al suo braccio - gonfiandosi dorgoglio e di rabbia - e sibilò: - Tu non sai cosera Kaylyn per me. Non sai chi era Rick. Non sai chi sono io. E non hai alcun diritto di entrare nella mia vita e sperare che io accetti laiuto di un bambino.- per poi accompagnarlo alla porta e sbattergliela in faccia, non riuscendo nemmeno ad essere educato dopo aver sentito il modo in cui aveva definito la ragazza. Un fantasma, per lui era semplicemente quello.

Si buttò nel letto, ancora completamente vestito, e affondò il viso tra i cuscini - lodore pungente di Zayn sembrava aver impregnato tutta la stanza -, lottando contro quella sensazione di panico nello scoprire di esser dipendente da quel cuscino, da quellodore.

Infilò una mano in tasca - il cellulare aveva iniziato a vibrare interrompendo i pensieri - e restò con una guancia premuta contro la federa, leggendo il messaggio e sentendo il cuore pompare troppo velocemente. Durante la giornata aveva visto Zayn prendergli il telefono, evidentemente doveva aver preso il numero e ora gli scriveva: Avrei dovuto succhiartelo, almeno ora saprei com’è il tuo sapore.

Strinse il cellulare in una mano, trattenendo la voglia di rispondergli male o chiamarlo - no, non voleva sentire la sua voce per poter riuscire a dormire -, e con laltra si aggrappò al cuscino, non accorgendosi di star piangendo e fammela dimenticare.

 

 

Durante il resto della settimana si era concentrato solo sul lavoro e su Aileen, ignorando tutti gli altri e chiudendoli fuori dai pensieri e dalla testa. Era stato difficile in un primo momento, Harry si svegliava presto e si faceva trovare davanti allo studio con tante scuse e un caffè americano caldo, mentre Zayn li osservava con una smorfia e le braccia incrociate al petto.

Lui ignorava Harry - gli rivolgeva un semplice cenno, un saluto e poi lo superava -, ma con Zayn era molto più complicato. Non aveva ancora capito chi dei due si stesse ignorando, era più che sicuro di essere stato il primo a decidere di chiudere i ponti, ma poi, quando lo vedeva fermo ad aspettare che Louis lo raggiungesse, capitava che i loro sguardi sintrecciassero ed era sempre Zayn il primo a voltarsi dallaltra parte con una smorfia.

Si ripeteva che a lui non doveva importare, a lui non importava assolutamente di Zayn Malik - del ragazzino saccente ed orgoglioso -, ma poi ripensava allultimo momento insieme e iniziava a domandarsi se avesse fatto qualcosa di male, se lavesse offeso in qualche modo. Più si ripeteva che la sua vita sarebbe stata migliore senza di lui, più trovava disegni di Aileen raffiguranti una famiglia che non sarebbe mai esistita. Il giovedì non era riuscito a trattenersi e, allennesima domanda su dove fosse finito lo zio Zee, si era messo a gridare che non cera nessuno zio e nessuno Zee, che era solo un ragazzino e doveva dimenticarselo. Ancora non riusciva a capire a chi avesse gridato quelle parole, se alla bambina - che era scoppiata subito dopo a piangere - o a se stesso.

Quando poi il venerdì Jade gli aveva mandato un messaggio - chiedendogli di confermare o dargli un qualsiasi tipo di risposta -, si era sentito nuovamente ad un passo da un crollo emotivo. Aveva declinato linvito, nonostante una parte dentro di lui gli ripetesse che poteva essere una giusta distrazione, e il pomeriggio, dopo aver accompagnato Aileen alla festa di compleanno di unamica, si era trovato in una via piena di negozi sportivi.

Era tornato a casa con uno skateboard, non riusciva nemmeno a capire il senso di quellacquisto, e laveva abbandonato nel corridoio, cercando di non pensare troppo a quel ragazzino e alla sua fissa per le giacche di pelle e quelle tavole con le ruote.

Quando, dopo vari tentativi di distrarsi, fallì miseramente dal tenere la mente lontana dallargomento Zayn Malik, scrisse un nuovo messaggio a Jade, informandola di aver cambiato i piani per quel fine settimana e di essere completamente libero. Così quella sera, dopo aver lasciato Aileen alla signora Hall, aveva indossato un paio di pantaloni e una camicia azzurra, aveva fissato il riflesso nello specchio - mentre cercava di sistemarsi i capelli in un ciuffo - e si era detto mai più ragazzini nella tua vita.

La serata ideale, che aveva programmato nella testa, era completamente diversa da quel che stava succedendo: aveva varcato la soglia di quel pub - troppo rumore, musica troppo alta e troppa confusione -, era stato preso sotto braccetto da Jade e si era trovato immediatamente un bicchiere di qualcosa in mano. La penombra in quel locale rendeva impossibile persino riconoscere il vero colore di quella sostanza, ma ascoltò il suggerimento della ragazza e il Tutto dun sorso, Lee., arricciando le labbra in una piccola smorfia al sapore pungente dellalcool. Era decisamente troppo tempo che non usciva, non beveva e non dimenticava i problemi.

Si spostarono subito dopo - ancora due o tre bicchierini di shots dai colori vivaci ed accesi - tra la massa di gente sulla pista da ballo, sciogliendo via via limbarazzo iniziale e riuscendo a godere di quel momento solo loro, ignorando le gomitate che arrivavano regolarmente e li obbligavano a stringersi di più. Ad una particolarmente forte Jade aveva quasi perso lequilibrio, costringendo Liam ad avvolgere un braccio attorno alla sua vita, per non farla finire a terra e schiacciata sotto tutte quelle persone, e, dopo un primo momento iniziale di imbarazzo, ripresero a ballare con le dita della ragazza a sfiorargli le braccia e i fianchi che le stringeva appena con i palmi.

Non appena la sentì dire - un tono di voce molto alto contro lorecchio per poter superare i decibel della musica - di avere sete, si allontanò da lei e le fece un cenno verso il bancone, informandola del fatto che sarebbe tornato con i loro drink e di aspettarlo in quel punto. Solo al suo cenno dassenso si decise a farsi spazio tra la folla, percependo delle dita stringersi attorno al polso e trovandosi lattimo dopo con la schiena contro il muro; non ebbe nemmeno il tempo di ragionare, spostarsi o capire cosa stesse succedendo perché si trovò un paio di labbra contro il collo e quel particolare profumo a riempirgli le narici, obbligandolo a sussurrare uno Zayn che assomigliava vagamente ad un gemito.

- Che ci fai.. qui?- sinformò subito dopo, spingendo il capo contro il muro e strizzando gli occhi nel percepire la sua lingua contro il collo, a lasciargli una scia di saliva e dei segni rossi a giudicare da come stava succhiando sul punto scelto. Strinse per istinto le dita sulla sua maglia, trattenendo il gemito al suo improvviso movimento di bacino, e grugnì al: - Potrei farti la stessa domanda.-

Era buffo come avesse accettato linvito di Jade per rilassarsi, stare lontano dalla confusione della testa, per trovarsi poi catapultato in quel chiasso e con la causa di ogni suo pensiero e motivo dirritazione. Una serata lontano da ragazzini sfacciati ed impertinenti, poi si trovava con il peggiore di quella specie attaccato al collo e lui che non faceva assolutamente nulla per fermarlo, anzi sporgeva quasi il collo per invitarlo a lasciare più segni.

Arricciò la maglia nella stretta, facendogli sollevare appena il tessuto - alcuni polpastrelli a contatto con la sua pelle morbida e calda -, e mandò a puttane tutti i buoni propositi, spostando un palmo a premere contro il suo fondoschiena per averlo completamente contro il proprio corpo. Lo sentì farfugliare, preso alla sprovvista, e fece un movimento con la spalla, dando un colpo leggero alla sua fronte per fargli sollevare il viso e premere le labbra contro le sue.

Aveva deciso in quei pochi secondi di fregarsene di ogni cosa, di agire distinto e non pensare alle conseguenze; il giorno dopo avrebbe potuto dar colpe ad ogni cosa: alla musica assordante, alle luci soffuse, allalcool o a Zayn. Ma in quel momento poteva semplicemente godere di quelle attenzioni, lasciarsi andare e non pensare a nientaltro se non i loro corpi così stretti, il calore che il ragazzino irradiava, le sue dita a scompigliargli il ciuffo e quella stretta sulle spalle, come se volesse strappargli i vestiti di dosso.

- Son qui per un amico, è il suo compleanno..- lo sentì iniziare a spiegare con un tono affannato, mentre lui era tutto preso dallo strofinare le labbra contro il suo collo. -.. il padre di Louis si è.. si è incazzato parecchio per la storia della super-festa e non abbiamo potuto usarla, per questo ci siamo spostati qui. E Lou insisteva tanto, perché c’è una ragazza con cui scopa da un anno e.. Cristo, Payne, se sapevo che bastava sbatterti contro un muro per averti.-

Scoppiò a ridere alle sue ultime parole, avvicinando ulteriormente i loro corpi con i palmi sul suo fondoschiena, e strinse i denti sul lobo del suo orecchio, bisbigliando: - Continua a parlare di Louis, era interessante.- ed ottenendo in risposta dei grugniti, assieme ad inviti a rendere le cose tra loro più interessanti.

Si staccò dopo qualche minuto dal suo collo, un sorrisetto soddisfatto sulle labbra, e lasciò la presa sul suo sedere, per poter strofinare il dorso di una mano contro la sua guancia e sussurrare: - Questo è tutto quello che avrai stasera, piccolo.-

Si sentì chiamare per nome, mentre sgusciava dallo spazio tra il suo corpo e il muro, assieme ad insulti e Mi stai fottendo la testa!, raggiungendo il bancone per poter ordinare i drink e tornare dalla ragazza che lo aspettava, intrattenendosi in un ballo strano con Danielle, la ricciolina che aveva conosciuto la settimana prima nel loro appartamento.

Offrì loro entrambi i bicchieri, dichiarando di non avere più sete, e non riuscì a togliersi il sorriso dalle labbra, nemmeno quando Jade gli puntò contro lindice, gridando: - Non ci credo! Ti sei limonato unaltra, mentre noi eravamo qui ad aspettarti!-

Si strinse nelle spalle a quellaccusa, non sapendo nemmeno da dove iniziare per difendersi - era sbagliato puntare sul non con una ragazza -, e ascoltò i suoi borbottii e: - Dovevo approfittarne prima, lo sapevo. Ora non voglio baciarti, non quando hai addosso il lucidalabbra di unaltra.-

A quelle parole Liam si passò la lingua sul contorno delle labbra e pensò che - no, nessuna sostanza appiccicosa - il sapore di Zayn era qualcosa di delizioso e soffocante assieme. E sapeva esattamente quel che sarebbe successo una volta tornato a casa, riusciva quasi già a vedersi con gli occhi chiusi e una mano stretta attorno al membro duro, mentre si masturbava pensando a quel ragazzino, alla sua lingua e al suo Mi stai fottendo la testa.

Ma era lui quello che stava impazzendo, ancora qualche giorno e non avrebbe più retto per quel desiderio di averlo. Non voleva essere il primo a cedere - fosse stato per lui, in realtà, non avrebbe voluto cedere affatto -, ma sapeva di essere sullorlo di quel precipizio, un passo già nelloblio di quel diventare succube di un ragazzino dagli occhi nocciola e il profilo perfetto.

 

 

Quando la domenica pomeriggio - Aileen per mano e pronti per la giornata al parco - si era trovato davanti Harry, non era riuscito a tenerlo lontano, aveva accettato la sua compagnia - la bambina ci teneva fin troppo - e si erano diretti tutti e tre verso la metropolitana, uno strano silenzio rotto solamente dalla parlantina della piccola e dalle risposte del ricciolino.

- Non ti chiederò scusa, ogni cosa che ho detto.. la penso per davvero.- iniziò a parlare con un tono lapidario Liam, una volta preso posto sulla panchina con il sedicenne che fissava a terra in silenzio. - Perché tu non mi conosci, Harry. Puoi venire a casa mia quando vuoi, puoi stare con Lyn e giocare con lei. Ma con me no, non ti permettere mai più.- concluse, gli occhi fermi sulla bambina che stava già socializzando con i coetanei.

Si voltò con il busto verso il più piccolo, nel sentirlo bisbigliare con un filo di voce ed impaurito: - Io non sto giocando, sono serio.- e scosse la testa con un grugnito, chiedendosi quando mai sarebbe finita quella storia e maledicendosi ancora una volta per laver preso a cuore quel ricciolino.

Non continuò quel discorso, preferendo restare in silenzio con i gomiti puntati sulle ginocchia e i palmi premuti contro le palpebre, e si allontanò con uno scatto nel sentire la sua mano avvolgersi attorno al braccio.

- Se continui con questo comportamento, sarò costretto ad allontanarti da noi.- stabilì con lo stesso tono freddo di poco prima, vedendolo strabuzzare gli occhi e tirarsi quasi indietro da quellimprovviso muro che aveva eretto tra loro. - Ti voglio bene, Harry. Ma non so come farti capire che è solo quello laffetto che ci lega. E Lyn ti adora, ti considera il ragazzo perfetto. Non costringermi ad allontanarti per una stronzata.-

Strinse un pugno al suo ribattere su quanto tutto quello non fosse una stronzata - su quanto fosse seriamente innamorato di lui e non riuscisse a pensare ad altro - e allontanò la gamba nel sentire la sua mano contro, allontanandosi impercettibilmente da lui e vedendolo preso contropiede da quella distanza che continuava a mettere.

- Fammi questo favore, è lunica cosa che ti chiedo.- sussurrò con gli occhi fissi sulla figura della piccola che scendeva dallo scivolo. - Fallo per me o per Lyn, non voglio privarla di unaltra persona importante. Ho già i miei problemi a venire a patti con questa situazione, non obbligarmi a rendere tutto ancora più difficile.- parlò velocemente, cercando di non lasciarsi prendere eccessivamente dai ricordi e dal groppo che gli chiudeva la gola.

Sbuffò al suo: - Tu non credi che io sia davvero innamorato di te, non è vero? Tu pensi che sia tutta una sciocchezza.- ed annuì, pensando che, se quel momento di sincerità volesse dire liberarsi di quel problema, sarebbe stato crudelmente sincero.

- Una stronzata, per lesattezza.- aggiunse con un velo di acidità nella voce, voltandosi con il busto verso di lui per poterlo affrontare meglio. - Pensi di essere innamorato di me, te ne convinci ogni giorno e continui a pensarlo. Ma non è di me che sei innamorato. Cosa puoi saperne tu dellamore? Un ragazzino di appena sedici anni.- lo prese quasi in giro, vedendolo diventare scuro in viso nel sentirsi punto nellorgoglio. - O forse a questetà amate struggervi per un amore impossibile.-

E quella frase cattiva ricevette una risposta di altrettanto spessore, quel Tu ne sai qualcosa, vero Lì?" che gli arrivò come una pugnalata nel petto, facendogli spalancare gli occhi a corto di parole.

Ma fu la frase successiva a rendere vana ogni difesa, Harry che sorrideva quasi soddisfatto nel dire: - Innamorato della ragazza di tuo fratello.- a cui rispose con una scossa del capo e un debole: - Non potrai mai capire quel che cera tra me e lei.-

Nel sentirlo sputare fuori qualcosa di molto simile a Son solo stronzate., digrignò i denti e sibilò: - Rinunciare, Harry. Devi saper rinunciare e rispettare le decisioni altrui.- per poi incidere le unghie nel legno della panchina, sussurrando: - Io ho amato Kaylyn, non lo nascondo. Ma mi son fatto da parte, perché lei non avrebbe mai amato me. E se ti dico di smetterla con queste stronzate dellamarmi, devi ascoltarmi.-

Restarono in silenzio per qualche minuto, ognuno perso nei propri ricordi, fin quando Harry non bisbigliò con un filo di voce roca per il pianto: - Quando lo vedrai? Quando capirai che son davvero innamorato di te? Che vorrei solo renderti felice e..-

- Ma io non voglio!- lo bloccò con quellesclamazione, vedendolo sorpreso e attirando gli sguardi di alcuni passanti. - Cosa vorresti fare tu? Obbligarmi ad amarti? Non c’è idiozia più grande del lasciati amare da me e mi amerai a tua volta. No, non ti amo e non lo farò mai. E non ti permetto di giudicare la mia vita, di fare sentenze solo perché mi conosci da quando sei nato. Io non voglio nessuno nella mia vita, tantomeno un bambino capriccioso che vuole avermi per quale motivo? Solo per dirti che sei riuscito a farmela dimenticare? Non ci riuscirai mai, né tu o qualcunaltra. Io non voglio amare nessuno, lo capisci? Non voglio nessun altro nella mia vita che mi riempia di quelle stronzate. Perché non esiste un modo per aggiustarmi, ora ti è chiaro?- concluse, fermandosi per prendere fiato da quella lunga confessione, appoggiandosi allo schienale della poltrona e coprendosi gli occhi con un palmo, strofinandolo poi lungo il viso.

Fu solo dopo cinque minuti che sentì il ragazzino dire: - Devo solo accettarlo, penso.- ed annuì, dandogli ragione, per poi ascoltarlo aggiungere: - Anche se è difficile starti vicino e non desiderare alcune cose.- e stringersi nelle spalle, borbottando le sue scuse con le guance di una sfumatura rosata.

- Non scusarti.- ridacchiò il più piccolo, prendendolo alla sprovvista da quellimprovviso cambio dumore e dal pugno contro la spalla, obbligandolo ad arrossire furiosamente al suo: - Sei solo fin troppo.. eccitante. Poi sei così grande e muscoloso, non è peccato pensare a come potresti dominare bene.- e lasciarsi sfuggire un Harry ad un volume fin troppo alto.

Lo osservò alzarsi dalla panchina, trovandoselo davanti alla propria visuale, e annuì alla sua richiesta di un semplice bacio a stampo - Posso avere almeno lultimo? -, cercando di non tirarsi indietro nel percepire un odore che non rimandava a Zayn - no, non stava pensando a lui e doveva toglierselo dalla testa -. Mosse nuovamente il capo in un cenno al suo: - Non provi proprio nulla, eh?- e si lasciò accarezzare una guancia, ascoltandolo farfugliare qualcosa sul suo essere decisamente troppo.

Gli rivolse un accenno di sorriso, guardandolo dargli le spalle e allontanarsi, per poi arricciare le labbra in uno un po più allegro al suo: - Domenica prossima vi porterò la colazione. Non me ne vado da Leen.. e nemmeno da te, Lì.- e desiderando solo che per quella volta avesse capito davvero la loro posizione.

Quando Aileen era poi tornata verso di lui, chiedendogli dove fosse finito Harry, fu molto più semplice dirle che avrebbero visto il ricciolino la settimana dopo, che le avrebbe fatto una sorpresa e doveva semplicemente aspettare.

Sembrava essere diventato tutto molto più semplice ma, quando si trovò nel letto quella sera, iniziò a sentire i soliti ricordi cercare di prendergli la testa, costringendolo ad aggrapparsi al cuscino con le dita e strizzare gli occhi fino a vedere nero e non quella stanza bianca.

Era così stanco però, per via di quelle ultime notti insonni, che riuscì ad addormentarsi tra gli incubi, svegliandosi di scatto solo nel sentire le dita sottili della bambina e il suo Lili che bastò a trascinarlo fuori dal solito ricordo.

Si passò una mano sul viso, cercando di cancellare le tracce del pianto, e si mise seduto, attirandola tra le proprie braccia e restando sorpreso nel vederla nascondersi contro il proprio petto, tutto il viso che teneva nascosto contro la maglia che stringeva tra le dita.

- Che succede, Aileen?- le domandò dopo uno sbadiglio, percependo solamente la stretta aumentare e il suo capo scuotersi come a testimoniare il suo non voler dare spiegazioni. - Vuoi dormire con me? Hai avuto degli incubi?- insistette per cercare di capire qualcosa, passando le dita tra i suoi capelli per farla rilassare e ridurgli di conseguenza i singhiozzi.

Aggrottò la fronte nel sentirla dire Tu e la strinse un po più forte al suo insistere e spiegare: - Non ho fatto gli incubi, ma tu sì. E continuavi a gridare. Avevo paura.-, annuendo e facendola sedere sulle proprie gambe per poterla coccolare meglio, lasciandole qualche bacio tra i capelli fino a quando non sentì il suo respiro tornare regolare.

- Sto bene, piccola. È tutto passato.- sussurrò dopo qualche minuto, lasciando scorrere il palmo lungo la sua schiena, per poi rimettersi sotto le coperte con la bambina stretta a lui e alla maglia, come se avesse paura di lasciare la presa. - Vuoi che ti racconti qualcosa?- le domandò, non volendo addormentarsi per paura di trovarsi nuovamente al punto di partenza.

Abbassò lo sguardo sulla piccola, riuscendo quasi a sentire gli ingranaggi del suo cervello, e le rivolse un sorriso allincrociare i suoi occhi marroni, restando perplesso alla sua domanda, al suo Ti manca più la mamma o il papà?.

- A te?- le domandò di rimando, non sapendo cosa o come rispondere a quella domanda allapparenza così innocente. - Ti mancano entrambi, non è così? La tua mamma era una ragazza fantastica, le volevo un gran bene. Era quel che Jessica è per te. E non penso esista una parola per dirti quanto mi manchi il tuo papà, Allie.- continuò subito dopo, vedendola illuminarsi tutta a quel nuovo soprannome e ripeterlo più e più volte come a testarlo sulla lingua.

- Comera il mio papà? Non ne parli mai.-

Sentì il petto comprimersi così tanto da far male, lasciandolo a boccheggiare per qualche secondo, e cercò di ignorare il tremore alle mani, mentre farfugliava: - Era.. Paul era..- senza riuscire a trovare una parola che spiegasse tutto quanto.

- Hai presente i principi della Disney?- saltò fuori allimprovviso, vedendola annuire con un sorriso enorme e chiedere: - Mio papà era un principe?-

- Ovviamente!- esclamò con enfasi, sentendo il petto scaldarsi per quella felicità che solo lei riusciva ad irradiare. - Era il principe più bello di tutto il reame, sai? E aveva conquistato da subito il cuore della bella principessa, anche se si è dovuto impegnare tanto per chiederle di uscire. Mi ricordo ancora tutto, erano due idioti.- scoppiò a ridere subito dopo, sentendo le sue dita tirargli la maglia per chiedergli spiegazioni di quellultima parola.

- Due stupidi.- spiegò semplicemente, stringendosi nelle spalle ed aggiungendo: - Avevano la stessa età di Harry, quando sono usciti la prima volta assieme. Tuo papà lha portata a prendere un gelato, dopo aver visto uno dei film più noiosi nella storia del cinema, ed era così nervoso che, invece di darglielo in mano, le ha sporcato tutto il vestito. Tua mamma era furibonda, gliene ha dette dietro di ogni tipo e poi è venuta a piangere da me, perché pensava lui non la volesse più.- continuò a raccontare tra le risatine, riuscendo a riportare tutta quella scena nella testa e come se la vedesse in quel momento.

- Lili?-

Abbassò nuovamente lo sguardo sulla bambina, vedendola indecisa se parlare o tenersi dentro quella domanda, e strofinò il pollice contro la sua guancia, invitandola a continuare con uno sguardo e sentendola dire: - Sarebbero contenti di me? Il papà come.. mi voleva bene?-

- Aileen.- la chiamò per attirare la sua attenzione, tenendo il palmo contro la sua guancia e strofinando il pollice sulla sua pelle morbida. - Sai che era il suo nome preferito? Aileen. E pensava sempre a come sarebbe stato bello avere una bambina. E tu sei speciale, sai? Ti avrebbe adorata, proprio come faccio io.- aggiunse in un bisbiglio, vedendola annuire e tornare a nascondersi contro la maglia; ascoltò in silenzio i suoi respiri, chiudendo gli occhi ed addormentandosi mentre la teneva stretta a sé.

 

 

Angolo Shine:

Vorrei dirvi che i capitoli angst stanno giungendo ad una conclusione .. ma nooo! Langst vi perseguiterà fino alla fine. (E ci sarebbe da aspettarselo dai temi che vengono trattati, posso metterci tutto il fluff che volete ma langst resta sempre nello sfondo)

Il rapporto tra Harry e Liam sembra stia prendendo una giusta piega, Jade si avvicina sempre più a Liam e Zayn.. Zayn è Zayn.

Non penso di aver nientaltro da aggiungere, grazie a tutti per seguirmi con così tanta passione (Credo si possa usare questo bel termine.)

A venerdì prossimo!

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Capitolo 12
*** Undicesimo capitolo ***


You're my end and my beginning

 

« Cause all of me
Loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me
I'll give my all to you.
»

 

Undicesimo capitolo:

 

 

 

La nuova settimana sembrava essere iniziata con il piede giusto, in fin dei conti. Se non calcolava Louis, sempre pronto a fare battutine acide, o Zayn, che sembrava aver preso gusto nell’ignorarlo - non che lui ci facesse caso, per carità -, stava andando tutto per il meglio. In particolar modo con Aileen e Harry, sembrava esser tornato tutto alla normalità.

Quel sabato mattina aveva dovuto accompagnare la bambina dal ricciolino, avrebbero passato assieme il fine settimana - sia Harry che Anne avevano insistito per averla - e lui avrebbe potuto dormire indisturbato. Non che lei fosse una seccatura, ma voleva eliminare tutta la stanchezza accumulata in quelle settimane - per non dire in quegli anni -.

Anne era andata a fare un controllo, per via della gravidanza, e lui si era fermato con Harry ed Aileen giusto il tempo di fare colazione, entrambi avevano insistito e non aveva potuto rifiutare di fronte a tutto quel cibo.

Al momento di raggiungere lo studio, si era lasciato abbracciare da entrambi e aveva sorriso intenerito alla bambina che gli aveva consigliato di pensarla nel caso avesse avuto nuovi incubi. Aveva appositamente ignorato lo sguardo curioso del ricciolino, conoscendolo ormai così bene da sapere che sarebbe stata la prima cosa su cui si sarebbe informato, la prima cosa che avrebbe chiesto ad Aileen.

Aveva preso la metropolitana successiva a quella solita, solo una mezz’oretta dopo ma all’ora di punta, ed aveva dovuto passare tutte quelle fermate restando in piedi, ignorando le occhiatine curiose delle vecchiette e il chiasso dei ragazzini.

Odiava essere circondato da così tanta gente, preferiva di gran lunga il silenzio. E avrebbe sicuramente preferito restare nel letto, riposarsi e non pensare a nulla. Invece gli sembrava impossibile ormai prendere sonno, farsi una bella dormita, senza svegliarsi con uno scatto per via degli incubi.

Era sempre così in quel periodo, non riusciva a dormire bene e ripeteva lo stesso incubo: si trovava in quella stanza bianca, Lyn lo indicava e gli ripeteva “Hai visto cosa mi hai fatto?”, lasciandolo poi svegliare nel letto vuoto e tutto sudato.

Avrebbe tanto voluto fare come Zayn gli aveva detto, di smetterla di addossarsi colpe che non aveva, ma non sapeva nemmeno da dove iniziare. Perché come poteva smettere di pensare a quei “E se io..”, da solo non ci sarebbe mai riuscito e forse non sarebbe mai riuscito a cavarsela con le sue sole forze. Ma a chi altri poteva chiedere? Chi altri poteva aiutarlo? Soprattutto chi avrebbe fatto entrare in quella corazza? Chi avrebbe fatto entrare in quelle paure?

Fece la strada verso lo studio tutto preso da quei pensieri, non riuscendo a trovare una soluzione a quegli interrogativi o un freno per tornare con la mente al presente. Ripensava alle parole di Harry, al fatto che forse non aveva tutti i torti sul suo essere legato fin troppo a Kaylyn o Rick, ma poi, mentre cercava di portar alla memoria il viso di qualcuno che potesse aiutarlo, si trovava sempre con quegli occhi nocciola di fronte. E no, lui non voleva Zayn. O almeno non in quel senso. Lui aveva bisogno di un qualcuno più grande, più maturo e forse era Jade che poteva fare al caso suo.

Non doveva obbligatoriamente aprirsi con lei, ma poteva lasciarla entrare nella sua vita e vedere come Aileen l’avrebbe presa. Poteva lasciare che lei si prendesse cura di lui, che gli stesse vicino e forse con il tempo l’avrebbe potuta vedere come qualcosa di più di una semplice “buona compagnia”.

Venne catapultato fuori da tutti quei pensieri nel sentire delle risate fin troppo rumorose - possibile che sapesse riconoscere persino il timbro della sua voce? - e si fermò sui propri passi, fissando i due che ridevano e tenevano tra le dita quella che aveva tutta l’aria di essere una canna.

A momenti sarebbero arrivati i pazienti - mamme con bambini - e quei due idioti si erano messi a fumare una canna, di fronte allo studio. E nulla l’avrebbe fermato dal gridare contro quei due ragazzini, dal chiamare David e dire che il loro progetto - o qualsiasi cosa fosse quell’esperienza spiacevole - era saltato in aria ed andato in fumo. Louis aveva superato ogni limite, quell’ultima volta si era messo seriamente nei guai.

Strinse quindi le mani in pugni - le unghie che incideva nel palmo per scaricare la rabbia - e li raggiunse, fermandosi a pochi passi da loro, arricciando poi il naso nel sentire quell’odore inconfondibile. Non usciva molto spesso ormai, ma ai suoi tempi ne aveva fumata qualcuna e sapeva riconoscere con facilità quel tipico odore.

Si schiarì la voce dopo quasi cinque minuti - li aveva solamente fissati ridere, come due perfetti idioti -, attirando immediatamente l’attenzione di Zayn - il sorriso che gli aveva rivolto non gli aveva fatto perdere nessun battito -, ma venendo completamente ignorato dall’altro.

E Louis lo stava facendo volutamente, perché teneva gli occhi chiusi e aspirava il fumo con tutta la calma possibile; persino quando lo richiamò per nome non ottenne alcuna risposta.

Incrociò le braccia al petto a quel punto, sentendo le risatine di Zayn e come cercasse di dire all’amico che c’era il dottor Payne e che sembrava arrabbiato - aveva usato persino la parola “eccitante”, mentre gli lanciava un’occhiatina -. Fu dopo non aver ricevuto alcuna risposta in quei cinque minuti che perse la pazienza, si sporse verso i due e strinse una mano attorno al braccio del più basso di statura, trascinandolo verso lo studio ed ignorando i suoi lamenti sulla canna finita a terra.

Cercò di aprire il portone e tenerlo allo stesso tempo fermo, per poi buttarlo letteralmente all’interno ed ordinargli di non fare disastri o ne avrebbe pagate le conseguenze, voltandosi poi verso il ragazzino fermo alle proprie spalle. Aveva le mani in tasca, lo sguardo basso e un sorriso divertito ad arricciargli le labbra. E quello era seriamente la goccia, perché quell’idea così stupida doveva essere sua e perché non riusciva a toglierselo dalla testa. Ed era colpa sua, solo sua, se stava sentendo tutto quel muro sgretolarsi e lasciarlo senza alcuna difesa.

- Tu.- sibilò, puntandogli l’indice contro e riducendo sempre più le distanze tra i loro corpi. - Spero tu ti renda conto della stronzata che hai appena fatto.- concluse con un tono freddo ed acido, perdendosi per qualche secondo a fissare i suoi denti bianchi, come si mordicchiava il labbro e lo ascoltava in silenzio. Grugnì infastidito - non poteva essere altro il verso che si era lasciato scappare - nel sentire uno strano movimento nei boxer, come se la sua improvvisa presenza fosse qualcosa di piacevole. No, assolutamente no. Pensare a quel corpo sotto di lui non poteva essere piacevole.

Riuscì a liberarsi da quella guerra mentale, sentendolo chiedere: - Cos’ho fatto, dottor Payne?-, e dovette trattenersi con tutte le forze dal far qualsiasi cosa. Voleva una cosa e il suo opposto, voleva spingerlo lontano da lui e stringere le mani sui suoi fianchi - non sarebbe stata una cattiva idea lasciargli dei segni -, voleva premere una mano sul cavallo dei pantaloni e gridargli di lasciarlo in pace.

- Tu.. tu sei..- stava cercando di esprimere uno dei tanti pensieri, passandosi poi una mano tra i capelli con fare nervoso. - Ti avevo detto di girare al largo da qui!- esclamò infine, preferendo ignorare tutte quelle improvvise voglie di dominarlo. - Non semplicemente detto, mi sembrava di avertelo ordinato!- continuò, specificando su quel punto importante, e lo sentì sbuffare, borbottare qualcosa sul loro improvviso riavvicinamento e: - Pensavo avessimo messo da parte l’ascia di guerra!-

- No.- gli rispose solamente, avvolgendo la mano attorno al braccio del ragazzino, e lo guardò nei suoi occhi nocciola - una tentazione, una tentazione continua -, vedendo una strana luce attraversarli. E più cercava di liberarsi da quell’incantesimo - era un incantesimo tutto quello, non potevano esserci altre ragioni -, più si sentiva attirato verso di lui, da lui e dai suoi occhi. - Io non ti sopporto.- sibilò nuovamente, mettendosi ancora una volta sulla difensiva, mentre stringeva la presa attorno al suo braccio.

- Vorrei vederti sparire.- aggiunse subito dopo con un filo di voce, sporgendosi appena verso di lui e facendo sfiorare le loro fronti, i suoi capelli neri gli solleticavano la pelle e una parte di lui sarebbe rimasta in quella posizione per sempre. - Non capisco cosa tu voglia da me, tutto questo mi sta facendo impazzire. E non è positivo, non è bello.- confessò in un impeto, tenendo ugualmente un tono basso.

Una parte di lui voleva non averlo mai conosciuto, un’altra pensava che, l’incontro con quel ragazzino, fosse stata una ventata d’aria fresca nella sua vita e un’altra ancora voleva ignorare tutto quanto e tenere i suoi polsi contro un materasso - o un muro, non gli importava granché del luogo -.

- Io non sto facendo nulla.- lo sentì sussurrare dopo qualche minuto di silenzio, costringendolo ad incrociare nuovamente quegli occhi sinceri, troppo sinceri. - Ti ho detto quel che voglio, sei tu a confondere tutto e farmi finire nel tuo caos.-

Non riuscì a trattenersi dal portare una mano sulla sua guancia, solleticandogli la tempia con i polpastrelli e sfiorandogli i ciuffi di capelli, per poi sussurrare: - Stammi lontano, solo questo.- e premere l’indice contro le sue labbra nel vederlo pronto a ribattere le solite storie dei messaggi contraddittori del corpo.

Indietreggiò di un passo, ignorando quella calamita - sembrava volerlo attirare nuovamente verso di lui -, e gli diede velocemente le spalle per poter entrare nello studio. Stava scappando da lui, da quell’attrazione pericolosa, perché non si sentiva completamente pronto per buttarsi in quel vortice strano e in quella situazione mille volte più grande di lui. E non poteva nemmeno farsi vedere con lui, non di fronte a quelle donne irritanti che sarebbero arrivate in poco tempo e avrebbero sparso chissà quali pettegolezzi sul proprio conto.

Ignorò il commentino di Zayn, quel “so che vuoi succhiarmelo” lo fece arrossire da capo a piedi, e chiuse la porta, cercando di non pensare troppo al brivido che era corso lungo la schiena.

Non stava pensando a Zayn, al suo sapore e a cosa sarebbe successo se si fosse lasciato andare. Non poteva permettersi di pensarlo, perché poi non avrebbe smesso di volerlo. Forse era proprio per quel motivo, se la sua testa si stava incasinando a quel modo. Diventava sempre più difficile tentare di convincersi di non desiderare determinate cose, quasi impossibile ormai.

Era ancora immerso in tutti quei pensieri, la schiena appoggiata alla porta e il cuore che gli batteva quasi in gola, quando sentì un rumore che attirò in poco tempo l’attenzione. Focalizzò il punto da cui proveniva il baccano e sbarrò gli occhi nel vedere Louis, che continuava a ridere e stava sdraiato a terra con la poltrona addosso.

- Louis!- esclamò, raggiungendolo velocemente ed aiutandolo ad alzarsi, iniziando a trovare incredibilmente fastidiosa la sua risata. - Razza d’idiota, irresponsabile. Ora come faccio? Tra poco arrivano tutti e tu..- agitò le mani, non riuscendo a trovare altre parole per descrivere un atto così infantile, e lo prese nuovamente per un braccio, trascinandolo nella sala d’aspetto per poter raggiungere il bagno.

- Dovrei chiamare David.- sussurrò tra sé e sé, tenendolo sotto controllo mentre si sciacquava la faccia, come gli aveva ordinato. - Perché avete esagerato, questo era troppo e io non posso più gestirti. Ho troppi bambini nella mia vita. Non posso badare a tutti voi.- borbottò poi con fare esasperato, stringendo le ciocche di capelli e tirandosele, come per cercare un modo di uscire da tutta quella situazione.

Louis, al contrario di quel che stava passando lui, continuava a parlare e ridere, come se si stesse divertendo un mondo nel vederlo andare sempre più nel panico, sfidandolo poi a chiamare il padre con un sorrisino irrispettoso.

- Maledetto il giorno in cui ho accettato.- sibilò il castano, colpendo la porta del bagno con un piede e cercando di sfogarsi in quel modo. - Ho problemi più seri e gravi dei tuoi.- aggiunse subito dopo, voltandosi verso di lui e stringendo le dita sul collo della sua maglia a maniche corte, una di una band sconosciuta e che sicuramente non aveva alcuna morale. - Me ne fotto dei tuoi problemi con tuo padre, sei fuori. Vattene via.- concluse in modo freddo e la voce intrisa di rabbia, spingendolo lontano da sé ed indicandogli la porta. - Fuori, Tomlinson. L’accordo è saltato, non mettere mai più piede in questo posto.-

Restò impassibile di fronte alla sua improvvisa serietà, al suo cercare di convincerlo a rimettersi a posto ed essere pronto per il lavoro, e tenne il braccio teso ad indicargli la porta, vedendolo sospirare e dargli le spalle per uscire, insultandolo tra i borbottii.

Sicuramente senza di lui sarebbe stato doppiamente difficile, riuscire a mantenere un certo ordine e rispettare i voleri di quelle donne ricche, ma non poteva tenere Louis, non dopo quello che aveva fatto. Quella giornata sarebbe stata terribile, doppiamente faticosa, ma non avrebbe rimangiato una sola parola di quell’ordine a non tornare.

 

 

 

Dire che quella giornata era stata faticosa o terribile, era dire poco; un inferno, era stato un vero e proprio inferno. Aveva subìto ogni critica e ogni tipo di angheria, decidendo di non esporsi troppo e scusarsi solamente. Non sapeva nemmeno cosa avrebbe potuto dire per cercare di difendersi, si trovava in un campo minato e preferiva non saltare in aria e andare a brandelli.

Il solo pensiero che avrebbe avuto il fine settimana a completa disposizione per del riposo, era quello che lo faceva resistere dal non accasciarsi a terra e lamentarsi su quanto la vita fosse ingiusta. E, proprio quando gli sembrava di non poter cadere più in basso, sentì qualcuno schiarirsi la voce e chiedere: - Louis l’hai chiuso dentro?-

Fece un ultimo giro con le chiavi, sentendo la serratura scattare, e le infilò in tasca, scendendo quei pochi gradini in pietra ed ignorando volutamente il ragazzino moro, che al contrario lo seguì, continuando a fare domande.

Sbuffò, quando non riuscì più a tenerlo fuori dalla mente - ma c’era mai riuscito? -, e si passò una mano sulla nuca, cercando di eliminare in parte la stanchezza, mentre borbottava: - Solo per oggi, puoi evitare di parlarmi? Puoi anche seguirmi, ma non parlare. Son stanco ed è stata una giornata pesante.-

Raggiunse in poco tempo il sottopassaggio della metropolitana, ringraziando mentalmente Zayn per quel suo improvviso ascoltare le suppliche, e prese posto sul vagone fermo di fronte a lui, sedendosi su quei sedili così duri e scomodi, appoggiandosi poi allo schienale con i palmi a coprirsi il viso. Cercò di ignorare il fatto che il ragazzino l’avesse seguito - che voleva ancora da lui? -, preferendo non rendere quella giornata una delle peggiori della sua vita, e non commentò nemmeno il suo scendere alla stessa fermata e fare il tratto di strada fino all’edificio colorato.

Aprì il portone principale e fece velocemente la rampa di scale, sentendolo sempre alle proprie spalle con quei suoi passi lenti, per poi fermarsi di fronte alla porta dell’appartamento - la scritta infantile di Aileen sul campanello e il tappeto di benvenuto a terra - e voltarsi verso di lui.

Zayn se ne stava appoggiato con la schiena al corrimano, le mani ficcate nelle tasche dei suoi jeans strappati, e teneva gli occhi fissi nei propri, nessuna traccia del sorriso malizioso, come se lo stesse studiando attentamente.

- Perché mi stai seguendo? Cioè, cosa vorresti fare qui?- gli chiese dopo qualche minuto, non sapendo nemmeno cosa domandargli. Sentiva la mente completamente vuota, voleva buttarsi nel letto e dormire, dimenticarsi di quella giornata e non pensare al martedì successivo. - Sono davvero a pezzi, Zayn.- confessò con un filo di voce, aggiungendo il suo nome dopo qualche secondo dal resto della frase.

Sollevò lo sguardo dalle proprie scarpe, vedendo l’espressione del suo viso - era impossibile da decifrare - e quel muoversi con passi lenti e calcolati verso di lui, come se stesse valutando ogni possibile reazione al suo avvicinarsi.

- Son davvero stanco.- insistette, non riuscendo a trovare una spiegazione a quel ripetere continuamente, per poi sussurrare: - Non me la sento proprio di giocare o.. o portare avanti questa cosa.-

Tenne gli occhi fissi nei suoi, mentre lo vedeva appoggiare le mani sul proprio petto e mormorare: - Ora non sto giocando.-, spostando le dita tra i capelli corti alla base della nuca e massaggiargli la pelle con movimenti circolari dei pollici.

- E cosa stai facendo?- gli domandò nuovamente, stringendo le dita sulla sua giacca di pelle in un movimento istintivo, per poi premere un palmo contro una palpebra e mugugnare: - Cosa vuoi ora?-

Si sarebbe potuto addormentare in quel momento, era così stanco da poter dormire contro il legno della porta, e ascoltò distrattamente il suo: - Ora non voglio nulla.-, per poi annuire ed aprire la porta, lasciandolo libero di entrare nell’appartamento.

Sentì il rumore della serratura scattare, segno che Zayn doveva aver chiuso al posto suo, e camminò verso il salotto, senza realmente rendersi conto dei movimenti del corpo, per poi lasciarsi cadere sul divano e coprirsi il viso con l’avambraccio.

Arricciò le labbra in un sorrisino soddisfatto, non muovendosi da quella posizione e annuendo lentamente nel sentirlo chiedergli se fosse stanco, rilassandosi grazie alla mano che faceva scorrere sopra la maglia.

- Chiudo gli occhi per qualche secondo.- farfugliò il maggiore, ignorando le dita del ragazzino che risalivano lungo il proprio braccio. - Tu fai come vuoi.- aggiunse subito dopo, allungando il collo per godere meglio di quel calore sulle guance.

Scosse velocemente la testa alla sua domanda, qualcosa sull'aver fame, e mugugnò: - Solo sonno, tanto sonno.-, finendo immediatamente tra le braccia di Morfeo.

 

 

 

Si era svegliato con un particolare profumo nelle narici, non sapeva bene quanto aveva dormito ma, a giudicare dallo stomaco che gorgogliava, doveva essere vicino all’ora di cena o ancora più tardi. Sentiva la schiena e il collo indolenziti, dormire su un divano gli era sembrata una buona idea, o almeno lo era stata quando aveva capito di non poter raggiungere il letto senza cadere a terra addormentato.

Si passò i palmi sulle palpebre, cercando di togliere tutta la stanchezza dagli occhi, e coprì lo sbadiglio con una mano, mettendosi seduto e sollevando le braccia sopra la testa, mugolando poi felice nel sentire lo scricchiolio delle ossa.

Fu però un rumore sordo a risvegliarlo completamente - un tintinnio continuo e una successiva imprecazione -, appoggiò i piedi a terra, aggrottando la fronte nel vedere la coperta scivolare dal proprio corpo e finire sul pavimento - non ricordava di essersi tolto le scarpe, tantomeno di essersi alzato per il plaid -, e percorse il corridoio fino a trovarsi nella cucina, più si avvicinava e più quell’odore aumentava.

Si stropicciò gli occhi, restando sull’uscio e appoggiandosi allo stipite della porta, per poi sussurrare: - Che ci fai ancora qui?-, vedendo il ragazzino fare una specie di saltello sorpreso e voltarsi verso di lui.

Aggrottò la fronte, cercando di trattenere la risata, al suo guardarsi attorno preoccupato e farneticare cose di ogni tipo, dal “tu avevi detto che potevo restare” fino a “posso andare via, se disturbo”.

- Non preoccuparti, nessun disturbo.- mormorò, interrompendo i suoi farfugli ed avvicinandosi a lui, sporgendosi per osservare quel che stava nella pentola. - Se avevi fame, potevi ordinare qualcosa.- aggiunse subito dopo, pentendosi e dandosi dell’idiota nel vederlo abbassare il capo con le guance in fiamme.

Il silenzio imbarazzante, che seguì a quella frase, riuscì a sentirlo fin dentro le ossa, si schiarì la voce e, indicando la pentola e quel che sembrava del riso, sussurrò: - È commestibile?-, ottenendo come risposta la risata del più piccolo e il suo improvviso buon umore.

Incrociò le braccia al petto, notando come quella risata non fosse intenzionata a finire a breve, ed arricciò le labbra in un broncio, fissando il ragazzino che teneva una mano appoggiata al bancone e non smetteva di ridere e ripetere le sue parole.

- Certo che è commestibile, scemo!- lo sentì esclamare dopo almeno cinque minuti, spingendo un pugno contro la propria spalla e mantenendo quel sorriso divertito sulle labbra. - Lo faceva sempre mamma, non so com’è uscito.. di solito mi viene perfetto.- lo ascoltò dire con un tono tutto orgoglioso, annuendo e sporgendosi nuovamente per poi sussurrare: - Ti assicuro che il profumino è delizioso.-

Osservò in silenzio il rossore improvviso sulle guance del ragazzino, trovandolo fin troppo tenero in quella sua improvvisa insicurezza, e si spinse con il fianco contro il suo, mormorando: - Allora? Posso provare questa meraviglia? Sto morendo di fame.-

Dopo nemmeno dieci minuti erano seduti sugli sgabelli, uno accanto all’altro e i piatti ricolmi di cibo davanti, e stavano avendo quella che sembrava essere una conversazione pacifica, niente insulti o commenti maliziosi. Liam gli aveva già fatto i complimenti, Zayn aveva borbottato qualcosa sul non aver usato tutte le spezie necessarie e lui aveva appoggiato una mano sulla sua coscia, stringendo appena la presa; quello era stato l’unico contatto tra i due, che avevano incrociato dopo mezzo secondo lo sguardo ed erano tornati al loro piatto nel silenzio assoluto.

Sembrava essere tornato tutto alla normalità - anche se di normale, in loro due che parlavano, non c’era nulla -, quando Zayn gli chiese, saltando fuori dal nulla e senza filo logico, se avesse dormito bene e se avesse avuto freddo. Incise i denti sull’interno delle guance a quel punto, non volendo essere invasivo e chiedergli se fosse stato lui a coprirlo - non che avesse bisogno di ulteriori conferme -, restando sul vago nella risposta e cercando di cambiare discorso il più in fretta possibile.

Restò con la forchetta a mezz’aria, sentendolo dire con un filo di voce: - La ragazza di cui mi parlavi l’altro giorno..- e lasciare poi delle parole non dette, preferendo guardare il suo piatto che incrociare il proprio sguardo.

Prese un respiro nervoso, appoggiando i gomiti sul bancone, e si passò una mano tra i capelli, chiedendo in un bisbiglio: - Cosa vuoi sapere di lei?-, riuscendo a percepire i suoi movimenti irrequieti sullo sgabello, che lo portarono a rispondere solo dopo qualche minuto un flebile: - Ripetevi il suo nome, mentre tremavi.. io ti ho visto tremare e.. pensavo fosse per il freddo, ma poi hai detto il suo nome, credo. Un po’ di volte e.. non sono affari miei, non dovrei chiedertelo.-

Zayn gli aveva dato la possibilità di uscirne senza aprirsi ulteriormente, gli aveva dato modo di restare su un terreno sicuro, nonostante non ne capisse il motivo - soprattutto quell’improvviso cambiamento nel carattere del ragazzino -, e poteva introdurre qualcosa di nuovo, distogliere l’attenzione da quel punto dolente, ma si trovò a sospirare e coprirsi il viso con i palmi, mentre sussurrava velocemente: - In questo periodo mi capita spesso.-

Riuscì a sentirlo trattenere il fiato, come se non si aspettasse delle spiegazioni, e poi chiedere ulteriormente: - Quanto spesso?-, con dell’indecisione nella voce, come a sottolineare il suo non sapere come muoversi.

- È successo in questi giorni, tutta la storia dell’incidente.- sussurrò, prendendosi delle pause tra le parole, per poi stringersi nelle spalle e mormorare: - Ormai ci ho fatto l’abitudine, questi mesi sono i peggiori e io non riesco mai a dormire. Quando chiudo gli occhi, è come se il tempo non fosse mai passato. Mi trovo ancora lì, di fronte a lei. Potrebbe essere piacevole, se non fosse che mi accusa ripetutamente di aver rovinato la sua vita e quella della figlia.- con un tono di voce simile al sarcastico. Tutta quella situazione era assurda, stava raccontando ancora una volta dei suoi problemi ad un ragazzino; lui non poteva aiutarlo, era troppo piccolo e non aveva l’esperienza per capire certe cose, certe disgrazie.

Spostò velocemente il viso, sentendo il calore dei suoi polpastrelli sulla pelle del braccio - aveva arrotolato precedentemente le maniche della camicia -, e restò in silenzio ad ascoltarlo cercare di convincerlo della sua innocenza e del suo non dover sentirsi in colpa per qualcosa che non avrebbe potuto cambiare.

- Vorrei crederci davvero, Zayn.- si lasciò sfuggire con un sussurro debole, allungando un braccio per passare le dita tra i suoi capelli neri e morbidi, aggiungendo subito dopo: - Ma tu non puoi capire come ci si sente, non hai l’età per capirlo.- e vedendolo gonfiare il petto, mettersi dritto con la schiena e ridurre gli occhi a due fessure.

Non si aspettava quel suo repentino cambio d’umore, quel suo scacciargli la mano e sibilare: - Non sono piccolo e poi pensi di sapere tutto tu della vita? Non sei l’unico che ha sofferto ed è stato male. Non sei l’unico ad aver perso qualcuno di importante.- con l’indice che continuava a premere contro il proprio petto, lasciandolo con gli occhi sbarrati e il ricordo della confessione della settimana precedente.

Si diede mentalmente dell’idiota, più e più volte, quando calò nuovamente quel silenzio teso, fin troppo teso, per poi schiarirsi la voce ed indicare alle proprie spalle, farfugliando un veloce: - Vuoi provare qualche videogioco? Per passare il tempo, sempre se non vuoi tornare a casa e.. ho il nuovo episodio di Splinter Cell.-

Vide un po’ della tensione sciogliersi dalle sue spalle, mentre ripeteva il nome del videogioco ed annuiva, accettando la proposta e saltando giù dallo sgabello, per poi seguirlo fino in salotto e buttarsi sul divano con un sorrisino felice.

- Li tengo nascosti per non farli trovare ad Aileen.- ricominciò a parlare, cercando di iniziare un qualche discorso e dimenticarsi della piccola discussione appena avuta. - Son oggetti preziosi, ho tutta la collezione.- si vantò con un tono orgoglioso, passandogli il joystick e sedendosi al suo fianco, scegliendo il proprio personaggio e ascoltando il chiacchiericcio del più piccolo su quanto fosse uno dei suoi giochi preferiti.

 

 

 

Era all’incirca l’una e mezza di notte, ricordava di aver controllato poco prima il cellulare, ed erano ancora immersi in quel gioco di spionaggio, entrambi fin troppo fieri e combattivi per arrendersi al nemico; incredibilmente da quel che pensava, non era così male passare del tempo con quel ragazzino e nell’ultima oretta non era riuscito a smettere di ridere o fare battutine, tanto che aveva paura di trovarsi la signora Hall alla porta ad intimargli il silenzio.

Era come se all’improvviso avessero perso dei limiti, Zayn aveva appoggiato le gambe sulle proprie - riducendo ulteriormente gli spazi tra i loro corpi - e Liam vi teneva sopra i gomiti, mentre stava sporto con la schiena per potersi concentrare meglio nel muovere le dita sul joystick.

E fu solamente quando sentì i rumori di bottiglie che venivano rotte - il solito ubriaco che girava a quell’ora tarda - che si accorse realmente dell’avere Zayn in casa alle due di mattina, di non poterlo mandare via e di dover passare un’altra notte con lui. Spense immediatamente il gioco, sentendolo borbottare e lamentarsi - proprio come un bambino e i suoi “ancora un attimo, stavamo vincendo” -, facendogli roteare gli occhi e mostrargli il cellulare in cui era chiaramente visibile un “2 AM”.

Scoppiò a ridere nel vedere la sua espressione sconvolta, la sua imprecazione per nulla velata e quel suo iniziare a blaterale di non poter tornare a casa, non a quell’ora impossibile, di non voler finire nuovamente in castigo e di non sapere dove andare a dormire. Stava accennando all’andare sotto un ponte, quando Liam sussurrò un debole: - Puoi fermarti qui, sarei da solo in casa.. puoi sempre dormire nel letto di Lyn e..-, bloccandosi al risolino del minore a quella sua ultima proposta.

Tenne gli occhi fissi nei suoi, il braccio attorno alle sue gambe - solamente per non farlo cadere, si ripeteva -, mentre sentiva il suo patto e il suo: - O dormo con te o nulla.- e, prima ancora di potergli chiedere il motivo, lo sentì insistere e spiegare: - Ho paura del buio, ricordi? E non conosco questa casa, quindi mi fa ancora più paura a stare solo.-

Gli sembrò improvvisamente qualcosa di ragionevole - nonostante volesse fare qualche battutina sulla presenza di fantasmi vari per farlo spaventare -, perché annuì e gli massaggiò appena la coscia prima di sollevarsi e porgergli la mano, che Zayn strinse immediatamente per potersi alzare dal divano.

Percorsero in silenzio il corridoio buio, mentre Liam cercava di non pensare troppo al fatto che si stessero tenendo ancora per mano e al suo voler avvolgere le braccia attorno al ragazzino, ogni qual volta rafforzava la stretta.

L’aveva lasciato andare - si era costretto a staccare le loro mani - solo una volta varcata la soglia della stanza, sfilandosi la cravatta - aveva allentato il nodo durante la terza missione - e finendo di sbottonarsi la camicia - si slacciava sempre i primi tre o quattro bottoni durante la foga del gioco -, ricordandosi dell’altro ragazzino e dei suoi vestiti per nulla comodi.

- Vuoi cambiarti in qualcosa di più..- stava per concludere quella domanda, voltandosi e restando per un secondo immobile di fronte al corpo mezzo nudo del più piccolo, escludendo i boxer non aveva indosso nulla, se non la sua pelle. Solo quando sentì uno schiarimento di voce, si accorse di averlo fissato per troppo tempo e di non poter nemmeno usare una delle solite scuse, trovandosi solamente ad arrossire e borbottare qualche parola senza alcun senso.

Annuì, non ascoltando realmente le sue successive parole, per poi scuotere velocemente la testa al captare la parola “nudo”, farfugliando e balbettando assieme con le guance sempre più rosse e vicine al color cremisi.

- Ehi, Payne!- lo sentì esclamare con un tono divertito, come se stesse assistendo a chissà quale scenetta comica, ed aggiungere subito dopo: - Puoi star tranquillo, non dormirò nudo.. per questa volta.- Le mani, che aveva appoggiato sullo stomaco, stavano bruciando al contatto con la propria pelle e Liam non sapeva come uscire da tutta quella situazione, cosa dire e soprattutto se volesse seriamente liberarsi di lui.

Mosse il capo in un gesto meccanico al suo: - E ora tutti a dormire!-, impiegando ogni forza per ignorare il movimento nei boxer al suo sfiorargli il bassoventre con le dita e slacciargli successivamente il bottone dei pantaloni. Se lui stava cercando, con ogni mezzo possibile, di non pensare all’erezione che il ragazzino gli aveva causato, suddetto ragazzino era entusiasta della reazione, lasciandogli tanti piccoli baci lungo la mandibola e il collo, alternandoli a dei morsi, mentre con la mano scivolava sempre più in basso, fino a stringerla sul rigonfiamento evidente e muovere il palmo in un massaggio.

Non era riuscito ad agire così in fretta, restando ammaliato dai suoi movimenti e da quelle piccole attenzioni, trovandosi a sbarrare gli occhi e gemere il suo nome; quello Zayn che aveva cercato di scacciare dalla sua mente e che, in quel preciso istante, sembrava essere l’unica cosa che ricordava, mentre ascoltava i suoi sussurri e “Vorrei avere questa cosa dentro”, “Quanto è passato dall’ultima volta che qualcuno ti ha toccato così?”.

Non riuscì a rispondere altro, indietreggiando fino a quando non sentì le ginocchia venire a contatto con la superficie del materasso, finendo sdraiato nel letto e con quel ragazzino sopra di lui, seduto a cavalcioni su di lui e con entrambe le mani strette attorno al proprio membro duro. Non riusciva a smettere di desiderarlo, non in quel momento, non con quegli occhi scuri e quelle mani che faceva scorrere troppo velocemente, più veloce di ogni ricordo o pensiero.

Strinse una mano sul lenzuolo, quando gli sembrò di non aver più nulla sotto i piedi a trattenerlo, e inarcò la schiena, per quel che riusciva con il peso del suo corpo addosso, ripetendo continuamente il suo nome con gli occhi chiusi e ogni senso concentrato sul rumore dei movimenti della sua mano.

Li aprì solamente nel sentirsi chiamare, abbassando lo sguardo sul proprio membro e intravedendo il rigonfiamento nei boxer del più piccolo, restando a fissarlo mentre usava una mano per abbassare l'elastico e masturbarsi con lo stesso ritmo che usava su di lui.

Non si era mai sentito così con nessun altro, non riusciva a distogliere l’attenzione dai loro membri tenuti assieme dalle sue mani, in quel contatto che lo stava facendo andare a fuoco, mentre i loro gemiti riempivano la stanza.

Sentì quasi una forza spingerlo verso di lui, allungò un braccio e avvolse una mano attorno ad entrambi, coprendo quella del più piccolo ed ascoltando i suoi gemiti, per potersi così concentrare a pompare ad un ritmo piacevole per tutti e due.

Fu dopo poco che entrambi raggiunsero l'orgasmo, la mano di Liam sporca dei loro semi e la mente completamente vuota, restando in silenzio con Zayn sdraiato per metà sopra di lui e con il viso nascosto nell'incavo del proprio collo.

Il castano si stava rilassando lentamente a quel calore e a quei tocchi, gli occhi puntati sul soffitto e le dita che lasciava scorrere lungo la sua schiena liscia, per poi mettersi nuovamente in guardia al suo invito a riprendere Louis a lavoro, a cui rispose con un grugnito e una scossa del capo.

- Sei venuto fin qui per comprarmi?- gli domandò subito dopo, tenendo il palmo fermo sulla sua pelle calda, e aggiunse in un sussurro: - Non m'importa di lui, soprattutto in questo momento. E se l'è cercata. Mi avete portato all'esasperazione? Ora si prende le conseguenze.-

Abbassò lo sguardo su di lui, incrociando i suoi occhi nella penombra, e allungò il braccio per poter spegnere l'abat-jour sul comodino, sentendolo stringersi a lui e bisbigliare: - Prometti che ci penserai?-

Non gli rispose immediatamente, preferendo far scorrere le dita su quella pelle morbida, e poi annuì, rispondendo: - Domani mattina ci penserò.-

Sentì le proprie labbra aprirsi in un sorriso enorme - fortuna era tutto buio -, quando Zayn gli lasciò un bacio sulla guancia e Sei il migliore, Payne. Per quella notte poteva abbassare le difese - se ancora ne aveva, certo -, perché il più piccolo si rannicchiava su di lui e ricopriva quasi ogni buco ed ogni sporgenza, come un incastro di un puzzle.

Scosse la testa per scacciare ogni scemenza, coprendoli con la trapunta e stringendolo più forte al suo invito a proteggerlo e guardami le spalle e ci salviamo a vicenda. Non riusciva davvero a capire se quella frase fosse un ripetizione delle precedenti, mentre giocavano laveva ripetuta spesso, o se nascondesse qualcosa di più forte e più reale. Aveva deciso di non pensarci, non rovinare quel momento, preferendo godere di quel calore e della sensazione - era una speranza quella - che, per quella notte, gli incubi sarebbero stati lontani da lui.

 

 

 

 

Angolo Shine:

Questo capitolo è così pieno di angst e fluff (giusto una spolveratina di p0rn) che mi fa impazzire.

Uno dei miei preferiti, sicuramente. Per Liam che, nonostante stia cercando di opporsi a Zayn, riesce ad aprirsi con facilità con lui, raccontandogli un 10% di quello che gli riempie la testolina, e lo accoglie in casa, facendolo persino dormire con lui. Sono l’amore questi Ziam, me ne sono innamorata. E la frase finale di Zayn mi ha uccisa, è un dolcetto che si prende cura di lui e.. djsk, non ci sono parole per Zayn.

Non penso di aver altro da aggiungere, se avete dubbi e perplessità sapete dove contattarmi. Sempre pronta per scambiare opinioni con voi.

Buon fine settimana a tutti, ci sentiamo tra una settimana esatta.

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Capitolo 13
*** Dodicesimo capitolo ***


You're my end and my beginning

 

« Cause all of me
Loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me
I'll give my all to you.
»

 

Dodicesimo capitolo:

 

Quella notte si era svegliato solamente una volta, non per via degli incubi ma del peso che gli impediva di respirare normalmente, sdraiandosi su un lato e sentendo il ragazzino stringersi a lui, avvolgere una gamba attorno al proprio bacino e tornare a dormire in quella nuova posizione. Non era riuscito nemmeno ad aprire gli occhi, perché il suo calore e il suo respiro contro la pelle gli avevano conciliato nuovamente il sonno, e ricordava solamente di aver tenuto il palmo premuto sulla sua schiena per non farlo allontanare.

Si era svegliato nuovamente parecchie ore dopo, le coperte aggrovigliate tra le gambe e il viso immerso tra i cuscini, quando aveva sentito un venticello leggero sulla schiena, voltandosi e stropicciandosi gli occhi fino ad inquadrare il ragazzino seduto sul davanzale. Teneva una gamba piegata e stretta al petto, il mento poggiato sul ginocchio e una sigaretta stretta tra le dita, la cenere che faceva cadere sul davanzale e lo sguardo perso fuori dalla finestra e sulla strada, sui passanti e sul chiasso della città.

Liam distolse a fatica gli occhi dalla sua figura, controllando la radio sveglia sul comodino, e si coprì lo sbadiglio con la mano, notando come fosse ormai ora di pranzo, erano le undici passate, ed iniziando a stiracchiarsi, allungando le gambe e le braccia con dei grugniti che attirarono l’attenzione del ragazzino.

Tenne la guancia contro il cuscino, le dita a stringere le federa, e gli occhi fissi nei suoi e sul suo corpo, non sapendo come uscire da quel primo momento imbarazzante e vedendolo spegnere il mozzicone della sigaretta e raggiungerlo, sedendosi sui talloni nello spazio libero del materasso. Non sapeva cos’erano diventati, perché anche qualche settimana prima si erano masturbati assieme ma forse questa volta era diversa; o forse era solamente lui a dare troppo valore ad ogni piccolo gesto di quel ragazzo. Era così preso da quel ragionamento da accorgersi solo dopo qualche minuto del sorriso dolce sulle sue labbra e delle sue dita tra i capelli, tutti quei tocchi delicati che dovevano avere un qualche significato per lui, per entrambi o per capire in cosa stessero finendo.

- Ho..- si schiarì la voce quando, ai tentativi di parlare, sentì la voce risuonare in modo roco, e riprese subito dopo con: - Ho detto qualcosa? Mentre dormivo?- vedendolo scuotere la testa e ridacchiare qualcosa sul suo aver dormito come un sasso e averlo quasi trattenuto nel momento in cui si era alzato per fumare una sigaretta.

- Io? Io non volevo farti allontanare?- chiese conferma, indicandosi con l’indice e restando con gli occhi fissi sul profilo del suo viso, cercando di non pensare al calore delle sue mani sull’addome e al suo sdraiarsi sopra di lui e lasciargli piccoli baci lungo la mandibola. - Era solo perché mi tenevi al caldo.- farfugliò una scusa più o meno credibile, allungando il collo e deglutendo nel sentire la sua lingua passare più volte contro la voglia scura.

Arrossì completamente al suo descrivere la scena con frasi come “Ho dovuto darti un pizzicotto per potermi liberare” o “Non volevi farmi allontanare e mi tenevi stretto”, per poi restare immobile mentre lui passava i palmi sull’addome e li faceva scivolare sempre più giù, fermandosi con le punta delle dita oltre l’elastico dei boxer.

Si tirò su con uno scatto, appoggiandosi con la schiena ai cuscini e alla testata del letto, nel vederlo sedersi a cavalcioni su di lui, le dita che aveva spostato sulle cosce, strofinando la pelle ed arricciando il tessuto per risalire sempre più su.

Non stava facendo nulla per bloccarlo, non sapendo nemmeno come uscirne senza rendere quella situazione ulteriormente imbarazzante, ma appoggiò solamente le mani sulle sue, vedendolo pronto a ripetere gli stessi gesti della sera precedente. Aveva una strana teoria su quei generi di cose, vedeva quei momenti in modo diverso a seconda del momento della giornata in cui erano compiuti; era spiegabile quel che era successo la sera prima, quel contatto tra loro due, ma la mattina non poteva permetterlo. Una volta compiuto l’atto cosa sarebbe successo? Avrebbero fatto finta di niente o spiegato quel gesto come un semplice aiuto tra amici?

- Credo sia ora di mangiare qualcosa.- sussurrò, stringendogli le mani e facendogliele sollevare, per poter ottenere un attimo di salvezza. - Io sto morendo di fame, possiamo vedere che è rimasto in frigorifero.- tentennò poi con un sorriso convincente, rafforzando la presa sulle sue mani nel sentirlo strofinarsi contro di lui e sporgersi verso il suo orecchio, gemendo ripetutamente il suo nome ed ottenendo una risposta immediata dal membro del maggiore.

Gli stava lasciando sicuramente dei lividi sui polsi, da come li stava stringendo in quella morsa, ma Zayn non sembrava badarci troppo, si muoveva sopra di lui, faceva strofinare i loro membri assieme, e gli succhiava il lobo dell’orecchio, alternando dei morsi e dei sussurri su quanto fosse piacevole sentirlo così grande. E Liam poteva solamente arrossire, sollevarsi appena con il bacino e seguire quel piacere senza opporsi fin troppo. Perché quel ragazzino, tutti i suoi gesti e le sue attenzioni, erano piacevoli ed era la tentazione a volere di più su cui si stava concentrando e che tentava di bloccare.

Lo sentì staccarsi da lui, dal collo e dal segno che doveva avergli lasciato, e incrociò i suoi occhi scuri, vedendo le sue labbra schiudersi per pronunciare quel che lo lasciò con le guance in fiamme e gli occhi sbarrati.

- Ho pensato a quel che ti ho detto ieri sera, su Louis e sul fatto che dovresti riprenderlo.- gli aveva detto infatti, fermando quei movimenti e arricciando gli angoli delle labbra in un sorrisino malizioso. - Se non prendi lui, avrai bisogno di qualcuno. Posso accettare io, ma non lamentarti se non mi troverai alla scrivania. Perché sarò sempre sotto la tua, con la bocca impegnata a lavorare questa delizia.- finendo quel discorso con la mano che, dopo aver liberato dalla presa del maggiore, aveva appoggiato sul fronte dei boxer e premuto fino a ricevere il gemito roco di risposta.

Non riuscì ad impedire nient’altro, non con quell’improvviso desiderio che gli scorreva sotto le vene, con Zayn che gli abbassava il tessuto e lasciava il membro libero di svettare contro il proprio addome, con quei suoi occhi famelici e fissi sulla cappella bagnata, con la sua mano che si era stretta alla base e quell’improvviso calore che l’aveva avvolto, costringendolo a chiudere gli occhi e afferrare le ciocche di capelli neri, come se fossero l’unica cosa capace di salvarlo dal precipizio.

I momenti successivi erano solo un insieme di gemiti, imprecazioni, Zayn, le pareti della sua gola che si stringevano e la sua bocca che scorreva facilmente sul membro bagnato dalla saliva e dal liquido preseminale. Furono tutto un insieme di fattori che lo portarono a raggiungere l’orgasmo dopo nemmeno dieci minuti, il respiro affannato e la fronte imperlata di sudore, mentre il ragazzino si preoccupava di non perdere nemmeno una goccia di sperma.

Non riuscì ad esprimere un pensiero coerente per altrettanto tempo, Zayn stava risalendo lentamente con quei piccoli baci e lui cercava di recuperare il respiro e la sanità mentale, mentre teneva ancora una mano tra i suoi capelli e l’altra sulla sua schiena. Lo lasciò premere le labbra contro le proprie, annuendo al suo invito ad alzarsi dal letto e andare a mangiare qualcosa, per poi arrossire a quel chiedergli di mostrargli la lingua e “Son sicuro di non averla mangiata”.

Si erano quindi spostati in cucina, Liam aveva insistito per ordinare qualcosa ma Zayn era stato irremovibile, decidendo di preparare due sandwich e mostrargli ancora una volta quanto fosse bravo ad ottenere del cibo commestibile da quel che restava nel frigorifero. Non era riuscito ad obbiettare il maggiore, la testa era rimasta ancora a quel che era appena successo e riusciva solamente ad annuire e farfugliare qualche risposta confusa.

Solo alle tre di pomeriggio, dopo aver perso più di una partita alla Fifa, riuscì a rilassarsi ed ignorare tutti quei pensieri ad ogni movimento del più piccolo; aveva imparato quasi a memoria ogni suo tic nervoso, ogni minimo scatto del suo corpo ad ogni tiro andato male o ogni esultazione ad ogni goal. Nonostante certe volte non riuscisse ad etichettare quel suo ricercare il proprio sguardo, come se cercasse una qualche approvazione o molto altro, cose che Liam ancora non riusciva a capire.

C’era una domanda che gli vorticava nella testa dalla sera precedente - o forse da molto prima -, ma non sapeva se l’avesse poi scambiato per un ficcanaso ed un curioso, quella era l’ultima delle sue intenzioni. Era sempre preso in quello strano combattimento, muovendo le dita sul joystick senza impegnarsi, e Zayn stava vincendo con così tanto vantaggio da non esultare più ad ogni punto; sembrava avesse capito anche lui come il maggiore non fosse più presente, la testa persa chissà dove, ma non faceva domande e continuava a far muovere il suo giocatore su e giù lungo il campo, senza una vera meta.

- Zayn?- sussurrò il suo nome dopo qualche minuto, un tono di voce sottile per non rompere quella strana atmosfera. Strinse le dita attorno al joystick, quando percepì il suo sguardo interrogativo, e prese tutto il tempo per continuare e chiedere: - Tua madre.. vuoi parlarne?-

Quando sentì calare il silenzio, il solo rumore del respiro che il diciassettenne aveva trattenuto per qualche secondo, iniziò a mordere la pelle dell’interno delle guance, cercando di scaricare il nervosismo e non pensare troppo a quel che poteva aver rovinato ogni cosa.

Fu con grande sorpresa che lo sentì chiedere: - Cosa vuoi sapere di lei?-, voltandosi con il busto e tenendo il joystick in grembo, stringendosi nelle spalle e farfugliando un veloce: - Tutto quello che vuoi, io ti ho parlato di quel che è successo a me.. non sei obbligato, ma posso ricambiare il favore e..-

Venne preso in contropiede dal suo borbottare che non si trattava di alcun favore, che non era obbligato ad ascoltare e non aveva alcun debito con lui, che l’avrebbe ascoltato altre mille volte e che gli aveva fatto solo piacere ascoltare la sua storia e vederlo aprirsi.

Bisbigliò solamente il suo nome, riuscendo ad attirare nuovamente la sua attenzione e il suo sguardo, cercando di rivolgergli un sorriso incoraggiante e sussurrare: - Non era quello che intendevo, ma se vuoi parlarne.. o sfogarti, io sono qui.-, riprendendo in mano il joystick e concentrandosi sul gioco, riuscendo a recuperare alcuni punti mentre percepiva il ragazzo immobile accanto a lui.

Mise in pausa il gioco nel sentirlo muoversi sul divano per essere più comodo, annuì al suo “Posso parlarti di tutto? e bisbigliò di rimando qualcosa sul fatto che potesse fidarsi di lui e che l’avrebbe ascoltato ed aiutato, nel caso in cui ce ne sarebbe stato bisogno.

- Son già passati quattro o cinque anni.- lo ascoltò dire con un filo di voce, allungando un braccio per appoggiare una mano sulla sua, riuscendo a liberare le sue dita dalla presa sui jeans. - Morta di parto, c’è stata un’emorragia.. e dicevano che era una cosa piuttosto comune, l’ho sentito mentre lo dicevano a papà.-

- E quanti anni avevi?- cercò di cambiare in un certo senso la traiettoria del suo pensiero, stringendogli appena la mano nel vedere i suoi occhi inumidirsi. - Dieci o undici, giusto?- continuò, rispondendosi da solo e guardandolo mentre annuiva solamente, schiarendosi la voce per poi aggiungere: - Ho odiato mia sorella per tutta quella mattina, perché mi aveva portato via la mamma ed era colpa sua.-

Spostò un braccio attorno alle sue spalle, non riuscendo a sopportare il tremolio del suo corpo, e passò le dita tra il suo ciuffo di capelli neri, che sembrava aver perso vitalità con lui e stava contro la sua fronte, premendo poi le labbra contro la sua tempia e sentendolo continuare la storia con voce un poco più sicura.

- Non ho mai visto papà così arrabbiato, è stata la prima volta che ha perso davvero la pazienza con me. Non ha mai alzato le mani, mai nemmeno una volta. Ma quel giorno gli ho gridato che quel mostro non lo volevo e lui mi ha tirato uno schiaffo, mi ha detto che non dovevo più permettermi di pensare certe cose di mia sorella.- Annuì, non sapendo come o cosa dire per cercarlo di farlo stare meglio o non rendere fin troppo doloroso quel tuffo nel passato, e poi restò sorpreso nel vederlo sorridere con gli occhi lucidi e sussurrare: - Quando me l’hanno data tra le braccia.. era la creatura più fragile che avessi mai visto. Ho deciso che l’avrei protetta da tutto e tutti, che non le sarebbe successo nulla di grave.-

Lo lasciò andare, vedendolo allontanarsi dal proprio fianco e frugare nelle tasche dei pantaloni, sorridendo nel vedere lo schermo del cellulare del ragazzino, sullo sfondo una foto raffigurante lui e una bambina con i suoi stessi lineamenti, per poi annuire al suo: - Si chiama Safaa ed è la mia sorellina.-

- Ti somiglia tanto.- bisbigliò dopo qualche minuto, perdendosi ad osservare i loro sorrisi felici e trovandosi a sorridere a sua volta. - Siete molto carini, una bella famiglia.- farfugliò, sentendo un improvviso groppo in gola al suo “Come te ed Aileen”, groppo che cercò di deglutire ma si trovò a fissare i suoi occhi nocciola, delle sfumature quasi verdastre per via della luce, e grugnì appena nel sentirsi chiamare per nome.

Si arrese dopo pochi minuti, non riuscendo più a combattere il suo sguardo, e lo ascoltò in silenzio mentre sussurrava: - Quel che volevo dirti la volta scorsa.. in tutto questo schifo, tra tutte queste cose brutte ed orrende, c’è sempre qualcosa per cui vale la pena, qualcuno per cui valga la pena lottare o essere forti. Io mi sveglio ogni mattina, porto Safaa a scuola e prego Allah perché protegga me e la mia famiglia. Tu.. hai Aileen, Liam. E lei ti dà forza ogni giorno, con ogni sorriso.. non è così?-

Mosse velocemente la testa in un cenno, non fidandosi delle parole, e incise i denti sul labbro inferiore per trattenere le lacrime, cercando di calmarsi con quelle leggere carezze contro la guancia.

- So che è difficile e che ci son giorni in cui vorresti buttarti a terra, dire a tutti di lasciarti in pace e pensare solo a come stai male. E in quei momenti devi guardare Aileen e pensare a come cazzo la stai crescendo bene, al fatto che stai facendo tutto da solo e..-

- Ci son giorni in cui..- bisbigliò, interrompendolo ed ottenendo tutta la sua attenzione. -.. mi sembra di soffocare o affogare, non riesco a respirare. Ed è orrendo, quello è orrendo. Perché più sto male e più penso a cosa potrebbe succedere se Aileen mi vedesse. Cosa dovrei dirle? Che sono il motivo per cui sua madre non..- Si portò una mano alla guancia, tenendo gli occhi fissi in quelli del moro che sibilò: - Non dirlo mai più.-

- E non pensarlo mai più.- lo sentì aggiungere con foga, massaggiandosi la parte colpita ed osservandolo mentre continuava a dire: - Devi toglierti quella parola dalla testa e dalla bocca, devi smetterla di pensare al passato con quest’idea. Non guardare a quello che è successo, ma a quello che stai facendo. Guarda quanto amore stai dando a quella bambina, guarda come la stai crescendo bene e come ti stai impegnando per non farle mancare nulla. Tu sei meraviglioso, Lee. Riesci ad illuminare tutta una stanza con un sorriso e vogliono averti tutti attorno.-

Sentì il calore salire sempre più sulle guance, trovandosi a fissare il tavolino pur di non mostrare l’imbarazzo, e si lasciò sfuggire in un sussurro: - Quello sei tu.-, per poi andare a fuoco al suo ripetere: - Io? Pensi quelle cose di me? Che illumino una stanza?- ed insistere con un malizioso: - Vuoi avermi attorno? Ti piace avermi attorno?- a cui rispose con un’alzata di spalle e un flebile: - Solo qualche volta, non sempre.-

Restarono in silenzio per qualche altro minuto, entrambi concentrati nei loro pensieri, e poi Liam si lasciò attirare tra le braccia del più piccolo e contro il suo petto, chiudendo gli occhi e ascoltandolo sussurrare: - Vedrai che andrà meglio, ma tu devi impegnarti.. ed aprirti, non tenere tutto dentro.-, una voce fin troppo dolce e le sue dita tra i capelli.

- Mi sembra ridicolo.- borbottò dopo cinque minuti, sentendo la sua voce confusa mentre gli chiedeva il motivo di quell’affermazione. - Mi lascio dare lezioni di vita da un bambino.- spiegò con fare ovvio, restando stretto a lui e appoggiando un braccio sul suo stomaco, le dita che stringeva sulla maglia e sul suo fianco.

Grugnì al suo ribattere: - Non sempre l’età è sinonimo di saggezza, ma l’esperienza lo è.-, trattenendo la risata per non dargli alcuna soddisfazione, ma gli lasciò un bacio a fior di labbra, quando si sollevò appena con il viso da quella posizione sicura.

E gli sembrò, per la prima volta in vita sua - dopo certi momenti con Kaylyn, ovviamente -, di non aver bisogno di ulteriori parole, Zayn gli sorrideva, come se fosse stato in grado di leggergli dentro e aver capito i suoi ringraziamenti.

Non riuscì a trattenere la risata allegra, vedendolo spingere il joystick contro il proprio stomaco e borbottare: - E ora impegnati, voglio farti il culo.-, per poi dargli una gomitata al suo bisbigliare: - Magari poi ci spostiamo nel letto e mi faccio davvero il tuo culo.-

 

 

- Non era valido, Lee.- continuava a borbottare il moretto, seguendolo come un cagnolino mentre si dirigeva verso la cucina. - Mi hai distratto, non è giusto!- lo sentì esclamare per cercare di attirare l’attenzione, sbattendo persino i piedi e tenendo le braccia incrociate, il joystick stretto in una mano e il broncio sulle labbra.

Liam si strinse solamente nelle spalle con un sorrisino, prendendo una birra fresca dal frigorifero ed aprendola, vedendolo rifiutare una bevanda con quel suo cipiglio offeso, per poi ribattere: - Tutto è valido nel wrestling, mio caro.- e berne un sorso con gli occhi fissi su di lui.

- Non è vero, Lee!- lo sentì insistere nuovamente, intravedendo la sua figura avvicinarsi sempre di più ed arrestarsi di colpo a qualche metro da lui, seguendo i suoi occhi e iniziando a tossire nel ricordarsi di aver dimenticato di nascondere quella piccola cosa.

Sentì le guance diventare bollenti, concentrando le proprie attenzioni sulla bottiglia di birra e sulla sua etichetta, tenendo un orecchio teso per ascoltare tutti i suoi movimenti e possibili commenti, dal versetto sorpreso alla realizzazione e: - Hai comprato uno skateboard per Aileen?-

Negò immediatamente, vedendolo voltarsi ed indicargliela per ripetere con fare ovvio: - Quello è uno skate, Liam.-, costringendolo a sussurrare: - So cos’è, ma non è per lei. Non salirà mai più su quella roba, non fin quando non sarà maggiorenne e..-

Restò in silenzio al suo chiedere ulteriori spiegazioni - “Per chi l’hai comprata, se non è per lei?” - e sentì il fiato mozzarsi nel trovarsi quel ragazzino addosso, le braccia attorno al proprio collo e tutto il peso del suo corpo che doveva sostenere, se non voleva trovarsi a terra.

L’aveva sentito esclamare parole strane, forse nemmeno nella loro lingua, ed era riuscito a captare solamente il solito “Sei il migliore, Payne!”, per poi arrendersi ed appoggiare la birra sul bancone, avvolgendo le braccia attorno alla sua vita snella e tenendolo stretto a sé.

Era assurdo, incredibile e spaventoso come, in quel preciso istante, si stesse sentendo così felice; la risata di quel ragazzino nelle orecchie, il suo calore contro e tutta quella luce che penetrava dai pezzi del muro decadente, mostrandogli un’uscita da tutto quel buio.

Non ci pensò troppo, quando propose: - Perché non andiamo a provarlo?-, e tutti quei baci e quei gridolini euforici furono la conferma del suo aver scelto in modo giusto, insistendo con: - Certo che sono serio, siamo rimasti in casa per troppo tempo.-

E dopo un’oretta si trovavano di fronte a quella strana struttura dentro a Central park, c’erano rampe e quella che assomigliava ad una forma di un lago - quelle curvature strane e quell’aria fin troppo pericolosa -, mentre lui aveva deciso di star seduto sul bordo, le gambe a penzoloni e lo sguardo fisso sulle strane acrobazie del più piccolo.

Lo osservò quando, con una mossa fin troppo strana e pericolosa, riuscì a mettersi con lo skate al proprio fianco, restando in silenzio mentre si sedeva e appoggiava la guancia contro la propria spalla, sospirando e dandogli delle pacche contro la coscia.

- La mia prima tavola me l’ha regalata mamma.- lo sentì dire all’improvviso, lanciandogli una veloce occhiata e vedendolo con gli occhi chiusi e il viso sollevato per prendere l’ultima luce della giornata. - Avevo quasi l’età di Aileen, son caduto così tante volte e lei era sempre lì a tirarmi in piedi e dirmi che, se era la cosa che amavo davvero, dovevo lottare.- Avvolse un braccio attorno alle sue spalle, appoggiando il mento sul suo capo e restò in silenzio mentre lui continuava a parlare di quello sport, di come fosse scomparso e poi ritornato, di quanto fosse bravo e avesse ricevuto più di un complimento e di una promessa.

- Sono stato quasi arrestato, sai? Stavo partecipando ad una gara in mezzo alla strada, forse facevamo fin troppi casini e ci siamo trovati davanti la polizia. Son riuscito a sgusciare via all’ultimo, ma papà l’ha scoperto e mi ha messo in punizione. Almeno non gli ho fatto pagare nulla e ho la fedina penale pulita.-

Scoppiò a ridere, scuotendo velocemente il capo, e borbottò: - Spero Aileen non mi faccia mai spaventare in quel modo. Non voglio vederla seguire le tue orme e trasformarsi in una teppistella. Non me la corrompere.-, vedendolo arrossire appena e farfugliare di non essere un teppista, difendendosi con qualcosa di molto simile a “Però son intelligente, potrebbe diventare una ragazza intelligente come me.”

Fu Zayn a rompere il silenzio, ritornando sull’argomento precedente e sussurrando: - Il mio sogno è andare in California e vincere la Maloof, poi partecipare anche ai mondiali e diventare il più forte.-, diventando successivamente serio mentre bisbigliava: - In fin dei conti non c’è nulla che mi trattiene qui. Papà e Safaa mi seguirebbero, non ho amici veri.. solo Louis, ma me lo porterei dietro.. non ho altro, giusto?-

Aggrottò la fronte nel sentire quell’ultima frase, quel suo cercare quasi una conferma o una smentita in lui, e gli chiese in un sussurro: - Quello è il tuo sogno?-, vedendolo annuire e farfugliare: - Da quando mamma è morta, mi son promesso che avrei vinto per lei e per tutto quello che mi ha insegnato.-

Non aggiunse altro, preferendo restare in silenzio e tenere stretto il ragazzino al proprio fianco, come se volesse godere ancora un poco della sua presenza, per poi staccarsi e poggiare le mani sulle sue spalle, vedendolo strofinare le maniche della giacca di pelle contro le palpebre.

- Zayn.- sussurrò il suo nome con un sorriso dolce, facendogli sollevare il viso con l’indice sotto il suo mento, e affermò con sicurezza e serietà: - Quella coppa sta aspettando solo te, è tua e devi andare a prendertela. Non smettere mai di seguire il tuo sogno.-

Non riuscì a resistere a quel suo continuo annuire, come se stesse ripetendo quelle parole come un mantra, ed allargò le braccia, sussurrando: - Vieni qui, piccolo.-, premendo le labbra tra i suoi capelli e aggiungendo con un filo di voce: - Non aver paura, ci riuscirai. E diventerai quel che hai sempre sognato, perché ci son tante persone che credono in te e ti sostengono.-

Continuò a tenerlo stretto, sentendo le sue ciglia bagnate a contatto con il proprio collo, e si dondolò appena con il busto nel sentire i rumori di un pianto più o meno silenzioso, ricordandosi di come si fosse sempre nascosto nelle precedenti occasioni, di come non gli piacesse farsi vedere in quel momento di debolezza.

Solo dopo dieci minuti lo sentì parlare di nuovo, la voce roca per via del pianto e così intrisa di emozioni mentre bisbigliava: - Mi piace.. il tramonto. Mi piace tanto guardarlo con te.-, facendolo arrossire e sorridere assieme, tenendo le dita tra i suoi capelli e premendo le labbra contro le sue.

Possiamo farlo diventare una cosa solo nostra.

Lo tenne per sé quell’ultimo pensiero, ma, da come Zayn gli stava sorridendo e stringendo la mano, sapeva di essere stato fin troppo chiaro con un semplice sguardo.

 

 

 

Avevano deciso di fermarsi da Domino’s, prima di rientrare all’appartamento, e avevano ordinato una pizza enorme per ciascuno - al salame piccante per Zayn e ai peperoni per Liam -, tutto quel formaggio che strabordava ovunque e loro fin troppo affamati per notare le occhiate curiose degli altri clienti, a causa delle loro risatine euforiche e delle battutine maliziose del più piccolo.

Non riusciva a capire come, in una giornata o poco più, fossero riusciti a legare in quel modo, arrivando persino a scherzare su argomenti delicati riguardanti l’ambito del sesso, ma non voleva rovinare quella piccola bolla in cui si erano chiusi, preferendo continuare a punzecchiare il più piccolo fino a farlo arrossire.

Al contrario di quel che pensava, Zayn, era una persona con una certa cultura e una buona dose d’intelligenza, con quel pizzico di malizia a renderlo speciale, diverso da tutti gli altri ragazzi con cui aveva avuto a che fare; oltre ad essere di una bellezza rara, che rendeva ancora più difficile il cercare di opporsi al suo fascino.

Stavano passeggiando per le vie di Manhattan, le loro mani si sfioravano per quel camminare fianco a fianco, e si stavano dirigendo verso la metropolitana, allungando la strada per godere di quell’atmosfera di inizio estate: il venticello fresco, tutte quelle luci della città, i viali alberati.

Restò in silenzio, quando il cellulare di Zayn iniziò a suonare, e ascoltò attentamente la conversazione con quello che doveva essere il padre, come si stava arrampicando sugli specchi nel cercare di convincerlo di aver dormito da Louis e di poter chiedere a quello che avrebbe confermato. Fu la prima cosa che gli chiese, nel momento in cui riagganciò la chiamata, quel “Vuoi fermarti anche stanotte?” che non era riuscito a trattenere, nonostante si fosse morso la lingua per non far scappare quelle parole. Gli sembrò di aver trattenuto il fiato per troppo tempo, rilasciandolo solo quando vide il suo cenno d’assenso, la testa che teneva bassa per non mostrargli il sorriso felice e le guance rosate.

Rientrarono nell’appartamento quasi due ore dopo, avevano preso un giro fin troppo largo e avevano quasi percorso tutto il perimetro del parco, e rivolse un cenno veloce alla vicina di casa, la signora Hall era stata sicuramente attirata dalla risata fragorosa del moretto, stringendo una mano attorno al braccio del minore per trascinarlo il più velocemente possibile al riparo da ulteriori occhiate indiscrete.

Non ci pensò molto quella sera, quando si spogliò di fronte ad uno Zayn improvvisamente intimidito, e non lo fece nemmeno quando, dopo essersi spogliato a sua volta, se lo trovò tra le braccia con il viso nascosto tra il collo e la spalla, le gambe tra le proprie e il respiro regolare dopo pochi minuti.

Si stava abituando a tutto quello: ad averlo nel letto, a sentire il suo calore contro la propria pelle e alle sue dita che sembravano stringerlo sempre di più. Ad incidere quasi nella pelle, a chiedergli di restare o a farsi trattenere.

 

Promettiamoci questa cosa, Leeyum. Qualunque cosa accada, ovunque noi saremo, non ci dimenticheremo e continueremo a volerci bene. Promettilo.”

Cosa vuoi che accada, Lyn? Essere mamma ti rende paranoica.”

Prometti, Liam.”

E va bene! Prometto, contenta? In ogni caso voglio troppo bene a te e a tua figlia per dimenticarmi di voi.”

Poi lei aveva spostato appena il viso, aveva distolto l’attenzione dalla strada e gli aveva rivolto quel solito sorrisino felice, erano scoppiati a ridere assieme e lui era troppo - fin troppo - ubriaco. Ma ricordava benissimo quella luce improvvisa, il rumore di un clacson e le sirene di un’ambulanza. Una stanza di ospedale bianca, il corpo della sua migliore amica di fronte e poi solo.. - Liam!-

Spalancò gli occhi di colpo, sentendosi scuotere per un braccio, e si mise velocemente seduto, lasciandosi attirare contro il corpo del più piccolo e accorgendosi solo in quel momento di star tremando per via del solito incubo. Era sempre così reale e spaventoso, odiava tutto quello e restava sempre senza forze dopo averlo sognato.

Solo dopo altri cinque minuti riuscì a sentire il contatto della pelle di Zayn, il suo calore e il suo continuo ripetere: - Ci sono io ora, Lee. Ti tengo io, non avere paura.-

 

 

 

 

Angolo Shine:

Chiedo infinitamente scusa per il ritardo nell’aggiornamento, ma non sono stata bene e non ho proprio avuto tempo/voglia di accendere il computer. (Dopodiché son stata super impegnata in questi giorni che assomigliavano tanto ad un incubo.)

Però son tornata con questo capitolo, tantissimo Ziam e tantissime scuse.

Se tutto va per il meglio ad Halloween (venerdì 31 ottobre) avrete il nuovo capitolo, se va male avrete una one - shot di più di 33k. Sarete soddisfatte/i in entrambi i casi, spero.

Io cerco sempre di scrivere, nei momenti liberi, ma questa settimana è stata un’impresa assurda e faticosa. Quindi perdonatemi per i possibili ritardi.

Grazie infinite a tutti e alle bellissime recensioni,

a venerdì, si spera.

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Capitolo 14
*** Tredicesimo capitolo ***


You're my end and my beginning

 

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Tredicesimo capitolo:

 

 

Quel lunedì mattina si era svegliato con una sensazione di bagnato contro la guancia, che l’aveva fatto borbottare e sbuffare, muovendo un braccio per scacciare il ragazzino e trovandosi invece con il suo corpo completamente addosso, mentre riprendeva con i baci lungo il proprio collo e “Bisogna alzarsi, dormiglione”.

- Lasciami in pace, Zayn.- mugugnò in risposta, rigirandosi nel letto e avvolgendo un braccio attorno alla sua vita, per poi grugnire con voce roca per il sonno: - Il lunedì è il mio giorno libero, Aileen la porta Harry e io voglio dormire. Quindi sta’ zitto.. e fermo.- ed aggiungere quell’ultima parola nel sentirlo ridere e strofinarsi appena contro la propria gamba.

Sorrise con soddisfazione, quando quello lo ascoltò e fermò ogni mossa o parola, e premette i polpastrelli contro la pelle del suo fianco, sentendolo ridacchiare e cercare di sgusciare dalla presa, arrendendosi dopo qualche minuto e rannicchiandosi contro di lui, sussurrando contro il proprio orecchio: - Hai deciso di tenermi con te? Non vuoi nemmeno farmi andare a scuola?-

- Che?- mugugnò con gli occhi socchiusi, sollevando solamente una palpebra e intravedendo il sorriso di Zayn, che se ne stava con il mento poggiato sul proprio pettorale. Spinse il capo contro i cuscini, allentando la stretta per farlo liberare, e borbottò: - Vai, libero di andartene a scuola. Basta che mi lasci dormire.-

Strizzò gli occhi, per riprendere il sonno, e cercò con tutte le forze d’ignorare quello che era rotolato sul proprio corpo e se ne stava sdraiato sopra di lui, il suo addome che premeva contro l’erezione mattutina e le sue labbra a lasciargli una scia di baci. Era complicato ignorarlo, nonostante avesse persino riportato alla memoria una delle filastrocche che Aileen era stata costretta ad imparare a memoria per le festività, ma si stava seriamente impegnando a trattenere le voglie e il desiderio del momento; fino a quando si strofinò sopra di lui e si lasciò sfuggire un gemito rauco, portò le mani a stringergli i fianchi e sibilò: - Non dovevi andare a scuola tu?-

Lo osservò mentre scuoteva il capo, il sorriso divertito a dare una sfumatura di presa in giro a tutto quello, e premette con forza i polpastrelli contro la pelle dei suoi fianchi, chiudendo gli occhi al suo strofinare l’addome contro i propri boxer e fargli intendere più che bene del membro duro nei suoi. Aveva il tessuto umido, per via dei suoi continui movimenti che facevano rilasciare al proprio membro sempre più liquido preseminale, e teneva il capo contro i cuscini, lasciandolo libero di passare la lingua contro il proprio collo, mentre con le mani cercava di bloccarlo ed impedirgli ulteriori danni; come il raggiungere l’orgasmo senza essere toccato, per colpa di quel sogno fin troppo spinto che aveva avuto dopo l’incubo.

Inclinò il viso, quando lo sentì risalire e concentrarsi sulla pelle dietro l’orecchio, appoggiando un palmo contro la sua pelle ed obbligandosi a non inarcare la schiena per avere maggior frizione, concentrandosi sulle parole del ragazzino e sul suo bisbigliare: - Te l’avevo detto, io e Louis siamo stati sospesi.- E con tutti quei gesti, quel leccare e mordere, come poteva pretendere di aver l’attenzione? Era da fin troppo tempo che qualcuno non si dedicava a lui in quel modo - Harry ci aveva provato tante volte ed era stato sempre respinto - e, ora che non si era opposto al primo contatto, non riusciva a trovare un motivo per cui Zayn dovesse smettere di toccarlo o baciarlo. Era piacevole sentire la sua risatina - quella che molto spesso l’aveva fatto irritare - contro l’orecchio, le sue labbra che si arricciavano in un sorriso e quei suoi gesti dall’aria molto spesso inesperta.

- Ci hanno trovato a fumare nei bagni, il preside non l’ha presa molto bene.- continuò a spiegare Zayn, non poteva pretendere il castano lo stesse ad ascoltare.. non mentre stringeva i denti sul lobo dell’orecchio, spostava una mano per premerla tra le gambe e il membro duro. - Sospesi fino all’anno nuovo, non è una figata? Vuol dire che le mie vacanze saranno molto più lunghe delle tue.- continuò, scoppiando a ridere contro le proprie labbra, contro cui passò la lingua e “Quando ti deciderai a succhiarmelo?” che lo lasciò a boccheggiare con le guance in fiamme.

- So che lavori bene di bocca.- riprese a parlare quello, ignorando il maggiore e il suo farfugliare senza senso. - Te lo si legge in faccia che sei bravo a succhiare, con questa labbra poi..- E gli accarezzò il viso, premendo poi il pollice contro il labbro inferiore e “Sono una tortura” sussurrato con gli occhi liquidi e uno strano grugnito nella voce. Liam era riuscito a calmarsi - se non si contava quel breve momento in cui aveva desiderato passare la lingua sul pollice del ragazzo - e stava per dire qualcosa, tra il chiedergli di fermarsi e il proporre la colazione, quando si dimenticò tutto nel trovarsi la sua bocca contro, i suoi denti ad incidere sulle labbra e quel bacio disperato che gli aveva provocato una scarica intensa di piacere lungo tutto il corpo. Si mise a sedere con uno scatto, non riuscendo a bloccare il gemito rauco per quei movimenti frenetici e disperati, tenendolo sulle proprie gambe e sporgendosi per non allontanarsi mai troppo da lui e da quel bacio. Si lasciarono sfuggire entrambi un’imprecazione - un “Dio” sibilato tra i denti - e ignorò qualsiasi cosa stesse pensando in quel momento - la mente gli sembrava vuota - per far sdraiare il ragazzino sul materasso, coprirlo con il proprio corpo e riprendere a baciarlo con tutto il desiderio che sentiva scorrere sotto pelle.

Non sapeva cos’era scattato esattamente in lui, sentiva solamente con ogni fibra del proprio corpo di volere Zayn, di volerne sempre di più e di non riuscire a trattenersi oltre. Era incredibile come si fosse sforzato, in tutti quegli anni, di tenere ogni singola persona lontano, di sedare ogni sentimento o passione e di crearsi quel muro attorno, per poi vederlo crollare di fronte ad un ragazzino di diciassette anni, alla sua sfrontatezza e al suo essere così semplice, al suo riuscire a farlo sentire in qualche modo speciale dopo fin troppo tempo.

Strofinò le labbra contro il suo zigomo, sentendolo mugugnare di pantaloni e preservativi, e risalì con le dita lungo il suo petto, sfiorandogli la pelle dell’addome e percependo ogni muscolo contrarsi al proprio tocco, per poi roteare gli occhi al suo borbottare: - Non giocare.- e replicare con un semplice “Sono serio, mai stato più serio in vita mia”. Sentì i suoi occhi nocciola studiarlo con intensità, mentre lui stringeva le dita sull’elastico dei boxer e glieli abbassava lentamente, sussurrando: - Per questo oggi non useremo i tuoi preservativi da quattro soldi.- e ridacchiando alla sua serie d’insulti e “Mi fai desiderare le cose e poi ti tiri indietro”, scuotendo il capo e bisbigliando contro la sua bocca: - Posso sempre aiutarti con il tuo problema lì sotto, non avevi accennato al volere le mie labbra?-

Si sarebbe volentieri messo a ridere per quel suo spalancare gli occhi - a momenti gli uscivano dalle orbite - e assumere un’espressione ridicola quanto sorpresa, ma era troppo concentrato nel cercare di non farsi prendere dal nervosismo, di non far notare troppo il tremolio delle proprie mani e di tenere la mente ben lontana da quel che aveva tutte le intenzioni di fare.

Doveva solo smetterla di pensare, chiudere fuori tutto per qualche minuto e dedicarsi al membro del ragazzo, senza guardare alle future conseguenze ma a quello che voleva fare, che desiderava fare. E non era mai stato così difficile, perché il fatto che stesse per succhiarlo ad un ragazzino non era semplice da scacciare dalla mente. C’era una parte dentro di lui ad essere timorosa e l’altra a desiderare - quasi disperatamente - di avvolgere la bocca attorno al suo membro e sentirlo, sentire il suo sapore e i suoi gemiti, essere la causa del suo piacere. Era impossibile nascondere quanto lo desiderasse in quel momento, nonostante stesse quasi cercando di fermarsi, e tutto questo lo portò a grugnire al “Non sei obbligato a farlo”, sussurrato dal moretto con un filo di voce. Fu quando sollevò per un secondo lo sguardo su di lui - i suoi occhi enormi e inchiodati al proprio viso - che scosse la testa, sporgendosi verso il suo corpo e premendo le labbra contro il suo fianco, contro uno dei tanti tatuaggi che gli macchiavano la pelle.

- Io voglio farlo.- si decise a confessare, un tono di voce tra il serio ed il grugnito, schiudendo le labbra per passare la lingua a tracciare il contorno di quel tatuaggio. - Solo che..- bisbigliò con una sfumatura rossastra sulle guance, deglutendo e confessando velocemente: - È da tanto che non faccio queste cose, non ho più avuto nessun tipo di contatto o.. e nemmeno del sesso occasionale, quindi non lo prendo in bocca da anni e io..-

- Hai paura di fare una brutta figura?- sentì intromettersi il ragazzino, strizzando per un secondo gli occhi prima di sollevarli su di lui e stringersi nelle spalle, ascoltandolo continuare con: - Oppure hai paura non ti piaccia il mio?- che lo fece arrossire maggiormente e distogliere velocemente lo sguardo. Aveva poi fissato di sfuggita il suo membro, mordicchiandosi il labbro inferiore con fare nervoso, portato una mano a stringersi alla base e pompato per qualche secondo con un’espressione concentrata, strofinando il pollice contro la cappella e portandoselo alle labbra. Inarcò un sopracciglio al suo grugnito, perdendo l’equilibrio, quando avvolse le gambe attorno ai propri fianchi, e puntò un braccio sul materasso, cercando di non gravargli addosso mentre quello ripeteva “Fallo di nuovo” e lo lasciava sempre più confuso, facendogli assumere mille e più sfumature di rosso nel momento in cui strinse i denti sul proprio polpastrello.

Lo osservò in silenzio, mentre passava la lingua sul pollice, e gli sfiorò gli zigomi con le dita libere, perdendosi per qualche secondo sulle sue ciglia, su come si posavano sulle sue guance e “Non sei obbligato, qualsiasi cosa andrà bene”, che lo fece mugolare tra i denti un “Ma io voglio, Zayn” quasi disperato. Ignorò il suo sorrisino soddisfatto, appoggiando i palmi accanto ai suoi fianchi, e si chinò per premere un bacio al centro dello stomaco del moretto, percependo i suoi muscoli irrigidirsi, il suo trattenere il fiato e le sue dita a sfiorargli le ciocche di capelli, per poi prendere coraggio e spostarsi sempre più giù, tenendo le labbra contro la sua pelle calda e lasciandogli più di un bacio mentre lo sentiva mugolare e trattenersi per chiedergli di più.

- Però se dovessi..- stava per ribadire la mancanza d’allenamento, quando Zayn lo interruppe con un “Non succederà, sarai bravissimo. Lee, per favore” a denti stretti ed occhi fissi nei propri, e mosse il capo in un cenno, avvolgendo la mano alla base e riprendendo a muoverla lungo l’asta, mentre osservava le reazioni del suo corpo e prendeva allo stesso tempo coraggio per ridurre le distanze tra la propria bocca e la sua pelle. Seguì la vena in risalto con la lingua, risalendo fino ad avvolgere la cappella tra le labbra, alternando il semplice leccare al succhiare, concentrandosi sulle sue reazioni, sui suoi mugolii e sulle sue dita tra i capelli per poterlo soddisfare e offrirgli piacere.

Chiuse gli occhi, quando lo sentì fino in fondo alla gola, ricacciando il conato di vomito e lasciando che fosse il ragazzino a guidarlo, la schiena che inarcava, il labbro stretto tra i denti e le dita artigliate alle proprie ciocche. Per poi staccarsi dal suo membro ad uno strattone dell’altro, passando l’avambraccio sulla bocca per ripulirla dalla saliva e dal liquido preseminale, e puntò gli occhi nei suoi, sapendo di non aver bisogno di parole per chiedergli se avesse fatto qualcosa di sbagliato; Zayn riusciva a capirlo e stava scuotendo lentamente il capo per rispondergli, mentre rilasciava tanti piccoli respiri e muoveva le dita tra le sue ciocche.

Aggrottò la fronte, quando iniziò a borbottare qualcosa d’indefinito, riuscendo ad afferrare vagamente il concetto del non voler raggiungere l’orgasmo così presto, del non sapere cosa gli piacesse o se fosse a favore dell’ingoio, cosa che lo portò a tossire ed arrossire violentemente, per poi fissare una porzione della sua pelle - quel cuore inchiostrato era più interessante dei suoi occhi nocciola - e prendere coraggio, sporgendosi verso di lui e premendo le labbra contro le sue, i loro respiri sincronizzati e le loro fronti a contatto.

- Lascia che sia io a dirti tutto.- bisbigliò contro la sua bocca, seguendo il contorno con la lingua, e percepì il suo cenno del capo, i suoi polpastrelli tra le ciocche e a spingere contro la pelle della spalla. - Tu non pensare a nulla, se non dovesse piacermi.. ci penseremo dopo, ora rilassati.- aggiunse con un tono di voce sottile e vagamente dolce, cercando di non pensare al fatto che il sesso orale, che era solito praticare con i suoi ex, andasse ben lontano da quel che stava facendo con lui. Non gli era mai piaciuto più di tanto, avere in bocca dello sperma, ed aveva ingoiato solamente una volta, con il suo primo ragazzo e per errore, ricordando perfettamente il momento imbarazzante successivo in cui aveva arricciato le labbra in una serie di smorfie, facendo intendere perfettamente di non amare il sapore di quello che l’aveva lasciato dopo due giorni, con una scusa banale sul non voler avere una relazione.

Però Zayn aveva un’espressione così tenera, mentre lo fissava con una traccia di evidente preoccupazione, che non sarebbe riuscito a negargli nulla; c’era persino una parte di lui, più o meno grande, che voleva provare quella pratica e vedere se con gli anni fosse cambiato qualcosa nelle proprie preferenze. Prese quindi un respiro, ignorando i “Possiamo anche fermarci qui, se vuoi” o “Non ti sforzerei a fare nulla”, si chinò nuovamente sul suo membro, restando seduto sui talloni e accovacciato tra le sue gambe aperte, e si aiutò con la mano per toccare la pelle che non riusciva ad avvolgere tra le labbra. Premette le dita di una mano contro la sua coscia, sentendo la pelle tremare al proprio tocco, e cercò di sorridere attorno al suo membro, quando riuscì a prenderlo completamente, ricevendo un gemito rauco come approvazione.
E, nonostante le rare - e spiacevoli - esperienze precedenti, ci stava prendendo gusto a muovere la mano e il viso per poter sentirlo fin contro le tonsille, concentrandosi per succhiare solamente la cappella e calandosi nuovamente ad uno strattone più forte del ragazzino, che comunicava solo con quei gesti e con dei gemiti.

Teneva una mano avvolta attorno al suo membro, mentre si dedicava alla punta con la lingua, saggiando con cautela il liquido dal sapore sempre più forte, e restò completamente spiazzato quando raggiunse l’orgasmo senza avvertirlo, lui doveva essere così preso dall’alternare leccate e risucchi da non accorgersi del proprio nome sulle labbra di Zayn, deglutendo il poco sperma che gli riempiva la bocca, mentre si puliva con l’avambraccio quello che gli sporcava il viso e colava lungo il proprio mento.

Prese fin troppo tempo prima di sollevare lo sguardo, scontrandosi con gli occhi seri del moretto e quel nervosismo nel suo viso, evidente nel modo in cui si torturava il labbro inferiore, e si sporse per premere un bacio contro il suo addome, cercando di nascondersi alla sua occhiata scrutatrice, per risalire lentamente fino alle sue labbra, arricciando il naso nel sentire come quel sapore non andasse via dalla propria bocca.

Pensò seriamente Zayn fosse in grado di leggergli nella mente, o forse era lui a non riuscire a coprire nulla, quando gli chiese: - Non ti piace?- con un tono di voce che nascondeva tutti i sensi di colpa e le varie paranoie, facendogli inclinare il viso e rispondere con un semplice: - Troppo viscido.-, lasciandosi sfuggire una smorfia e aggiungendo subito dopo: - Forse devo solo farci l’abitudine, non lo facevo spesso.. anzi quasi mai.-

Lanciò un’occhiata veloce al ragazzo, premendo il viso contro l’incavo del suo collo, e restò in silenzio mentre quello sembrava diviso tra l’essere imbarazzato o lo scoppiare a ridergli in faccia, preferendo passare a lasciargli tanti piccoli baci lungo la mandibola per non concentrarsi fin troppo su di lui e sul suo “La prossima volta ti sposterai prima”. E no, non sarebbe riuscito a tenere i pensieri lontani da quella prossima volta. Perché voleva seriamente intrattenersi nuovamente in quel modo con lui? Voleva sentire ancora i suoi gemiti e le sue dita tra i capelli? Lo voleva davvero o era solo un desiderio del momento? Sapeva che c’era dell’altro, non poteva negarlo per molto, e sentiva di non riuscire più ad alzarlo quel muro, non con lui, non con Zayn. La sua voce, “Hai deciso di tenermi con te?” di poco prima, risuonava nella testa e non sembrava dargli tregua. Sì, lo voleva. Voleva quel ragazzino odioso, quel ragazzino con la giacca di pelle e il ghigno perenne sulle labbra. Lo voleva accanto, con il suo corpo stretto a lui e la sua sola presenza che sembrava scacciare tutti quei fantasmi del passato.

Si mordicchiò il labbro inferiore, prendendo coraggio, e sussurrò contro il suo orecchio: - Ma dietro potresti essere più buono.-, mentre gli sfiorava l'addome con le dita e lo sentiva irrigidirsi, trattenere il fiato e “Liam!”. Si staccò da lui, solamente per godere della vista delle sue guance rosse e dell'imbarazzo evidente sul suo viso e sulle sue espressioni, per arricciare le labbra in un ghigno e insistere: - Potremmo provare in doccia, non ti piacerebbe?- e vederlo sempre più imbarazzato e sorpreso.

- Vuoi venire con me, Malik?- bisbigliò in un soffio, percependo il leggero tremore che aveva attraversato il suo corpo, gli rivolse un sorriso soddisfatto e si alzò dal letto, guardandolo un’ultima volta prima di lasciarselo alle spalle. Stava regolando la temperatura dell’acqua, quando sentì i suoi passi raggiungerlo e “Son qui solo per farmi una doccia”, che lo lasciò con un’espressione mista tra la confusione e il divertimento, facendogli cenno di avvicinarsi e avvolgendo subito dopo un braccio attorno alla sua vita, percependo il suo cercare di opporre resistenza e mantenere un’espressione dura in viso. Fu costretto ad incidere con forza i denti sul labbro inferiore, non volendo scoppiare a ridere al suo “Perché non sono passivo”, ed annuì con un breve cenno, ridacchiando alla sua occhiata severa e “Non starò sotto io”.

Mosse lentamente una mano lungo la sua schiena, lasciandola scivolare fino al suo sedere, e si sporse con il viso per mordicchiargli il lobo, sussurrando con un tono basso e roco: - Non puoi sapere se faremo mai sesso, quindi non puoi prevedere nemmeno le posizioni.-

La risposta di Zayn fu solamente un mugolio, sicuramente provocato dalla presa sulle sue natiche, ed un grugnito, per le parole di Liam e per quell’intendere di non potersi definire completamente attivo; cosa che gli fece meritare un pizzicotto contro il fianco e “Sarai tu a supplicare me di scopare te”.

- Son più che certo di avere una buona resistenza.- ribadì il maggiore, guardandolo con un sorriso e un’aria di superiorità, per poi spostare entrambe le mani ad avvolgere il suo fondoschiena e trattenerlo contro il proprio corpo, insistendo con: - E fino a qualche minuto fa eri nel mio letto a supplicarmi di usare i tuoi preservativi.-

- Era un..- stava rispondendo il moro, mantenendo un’espressione fiera sul viso in fiamme, e si bloccò con un gemito sommesso a quel muovere le mani in un massaggio, cercando di allontanarsi mentre farfugliava: -.. un breve momento.. una cosa che non si ripeterà mai più.-, facendolo scoppiare a ridere e premere il naso contro il suo collo, respirando il suo odore e passando la lingua contro la sua pelle bagnata dal getto della doccia.

Ignorò i suoi borbottii successivi, strofinando il medio tra le sue natiche, e li sentì trasformarsi velocemente in mugolii e gemiti, sollevando il viso per poter premere le labbra contro la sua tempia, risalendo tra i suoi capelli bagnati e bisbigliando: - Non sei molto bravo a dire le bugie.-, ottenendo in risposta un “Non sono bugie” sibilato a denti stretti.

- Però ti stai eccitando all’idea di stare sotto di me.- insistette con un tono che non nascondeva il compiacimento, soprattutto a quel suo non riuscire ad allontanarsi dal proprio corpo, e respirò contro il suo orecchio, sussurrando: - Ti piace pensare a come potrei tenerti fermo, a come potrei dominarti e usare tutti questi muscoli per..-

Fu però costretto a bloccarsi, quando il moretto cercò di riprendere il controllo e premette una gamba tra le proprie, facendolo boccheggiare per qualche secondo e allentare la presa attorno al suo sedere, allungando il collo nel momento in cui percepì le sue labbra a saggiargli la pelle. Il “Non sarà così semplice, Payne” lo percepì come un suono in lontananza, fin troppo preso da quella lingua e da quello strofinarsi contro il proprio membro duro. Riuscì a riprendersi al “Starai sotto tu”, spostando entrambi i palmi sui suoi fianchi e allontanandolo dal proprio corpo, quel che bastava per averlo lontano ma abbastanza vicino da percepire il suo calore. Si mordicchiò il labbro inferiore, studiandolo in silenzio prima di far la mossa successiva - gli sembrava di star giocando una strana partita con lui - e premette i polpastrelli contro la sua pelle, strofinando la punta del naso in ghirigori e affermando con un filo di voce: - Ma tu sei più piccolo, non ti piacerebbe avere qualcuno che si prenda cura di te?-

- No.- replicò in modo secco quello, spostando una gamba per poter strofinare i loro polpacci assieme. - So badare a me stesso, non ho bisogno dell’aiuto di nessuno.- ripeté nuovamente, usando quasi le stesse parole di settimane prima e di quando se l’era trovato alla porta con il sopracciglio e il labbro spaccati.

Non rispose immediatamente, preferendo guadagnare tempo e trovare le giuste parole - un’improvvisa paura di vederlo andare via a causa di frasi sbagliate -, per poi socchiudere gli occhi e spostare un palmo sulla sua guancia, tenendo le loro labbra ad una distanza quasi inesistente mentre sussurrava: - Però è questo che vuoi da me, non è forse così?-

Non gli diede il tempo di rispondere, non volendo allontanarlo per colpa del suo orgoglio, e aggiunse: - Sei venuto da me quando ti hanno picchiato, quando ti sei ubriacato e hai sempre cercato me. Da quando ci conosciamo hai sempre suonato al mio campanello, quand’avevi bisogno di qualcosa. Ed è come se cercassi protezione in me, o almeno è quello che penso. Perché in fondo sai che io, nonostante possa dirtene di ogni tipo, non riuscirò mai ad allontanarti.-

Scosse il capo al “Liam”, bisbigliato dal ragazzino con le guance rossicce, e vi strofinò contro il pollice, mormorando: - Lasciami finire prima che decida di non parlare più.- e prendendo un grosso respiro, continuando con: - E mi piace, mi piace il fatto che vieni da me e che sai di poter trovare rifugio in me e tra le mie braccia. Mi fai impazzire, mi fai incazzare con i tuoi atteggiamenti e certe volte ho desiderato non fossi mai entrato nella mia vita. Però, allo stesso tempo, mi piace il tuo modo di tenermi testa, il tuo aver sempre la battutina pronta e l’andare contro le regole, contro quel che ti dico. E mi piaci, non solo dal punto di vista fisico.. e ti voglio, ti desidero e so che finirà malissimo, che ci starò male e soffriremo entrambi, ma non m’importa di quello che potrebbe succedere perché con te sto bene, mi.. mi fai sentire vivo e non ho mai desiderato così tanto la compagnia di una persona alla solitudine.-

Tenne gli occhi chiusi a quella confessione, percependo i loro battiti accelerati ed in sincrono, sollevò una sola palpebra, aggrottando la fronte e le labbra in una smorfia, nel sentire il proprio nome sussurrato con un filo di voce, e mugugnò: - Mi sono esposto troppo.-, vedendolo annuire con un sorrisino e “Hai parlato decisamente troppo”. Cercò di non ripensare a quanto appena rivelato, deglutendo in modo nervoso al suo abbraccio, e fissò di fronte a sé nel percepire il contatto delle sue labbra contro il collo, facendosi poi attento ai farfugli di Zayn - “Mi piace stare sotto di te” e “Non mi dispiacerebbe la tua lingua dentro” - e al suo improvviso borbottare: - Ora ci dimentichiamo di queste confessioni e..-

- Ma io non voglio dimenticare.- si fece coraggio per dire quella semplicissima frase, lasciando che si staccasse da lui, dopo aver bofonchiato qualcos’altro - un insieme di “Ma io sì” e “Davvero?” -, e lo studiasse in silenzio con i suoi occhi nocciola, mentre lui annuiva lentamente al suo “Vuoi che ricordi?” e al “Tutto quanto di quel che mi hai detto?”. Gli diede un leggero colpo contro la spalla, quando borbottò: - Io ricorderò quel che mi hai detto e tu dimenticherai quel che ti ho confessato.-, roteando gli occhi al suo insistere sul non dover più pensare all’ammissione sulla passività e su quel che ne conseguiva.

- Facciamo che non affronteremo questo argomento.- propose in un moto di sicurezza, vedendolo studiarlo con indecisione e ricercare l’anello debole di quella catena. - Ma entrambi sapremo quel che l’altro ha detto.- concluse infine, porgendogli la mano e scoppiando a ridere alla sua espressione indecisa, stringendo le dita attorno al suo polso per poterlo attirare nuovamente tra le proprie braccia.

- Oppure possiamo fare un gioco semplice.- riprese in un bisbiglio, sentendolo farsi attento e guardarlo dal basso con le dita a premere contro il proprio petto. - Se dovessi dirti di voltarti?- gli chiese con le mani strette alle sue per non farlo allontanare, strofinando la guancia coperta da uno strato di barba contro la sua e ridacchiando al suo borbottare e “Fottiti”.

- Non vorresti provare quel che è in grado di fare la mia lingua?- lo provocò con un ghigno ad arricciargli le labbra, scoppiando a ridere quando iniziò a ripetere una serie di insulti e ad assumere un colore sempre più acceso.

Lasciò che si liberasse da lui, mettesse spazi tra i loro corpi e si posizionasse poi sotto il getto d'acqua, sollevando il viso e chiudendo gli occhi per il getto contro il viso, mettendosi perfino a canticchiare per non mostrare l'imbarazzo al maggiore. Quello che lo lasciò senza parole fu il suo "Dobbiamo muoverci, o consumeremo troppa acqua", decidendo di non fare ulteriori domande e lavarsi accanto ed assieme a lui. Non era riuscito a trattenere la mano dallo stringersi attorno al proprio membro - il corpo del ragazzino bagnato gli faceva uno strano effetto - e a muoverla poi con fare lento, restando con la schiena poggiata contro le piastrelle e gli occhi fissi su di lui; aveva incrociato il suo sguardo, quando si era lasciato sfuggire un gemito rauco, e aveva rafforzato la stretta nel sentire il proprio membro pulsare in risposta. E, quando Zayn si era liberato dello shampoo sui capelli, aveva tenuto sotto controllo quel suo avvicinarsi, sfiorargli l'addome con le dita e poi sporgersi per passare la lingua sul collo e sul pomo d'Adamo, portando infine la mano a stringersi assieme alla propria, prendendolo di sfuggita e facendogli spingere il bacino per avere più contatto tra loro.

- Devo confessare che ultimamente penso troppo spesso a come sarebbe sentirti dentro, sentire questo tra le gambe.- Non riuscì a bloccare il colpo di tosse improvviso, il farfuglio e il gemito rauco a quelle parole, per poi appoggiare una mano sulla sua spalla e lasciare tutto il resto in secondo piano, preferendo concentrarsi sul piacere che sentiva scorrere nelle vene.

Gli bastò un movimento del suo polso, un altro sussurro e la sua lingua per raggiungere l'orgasmo, appoggiare il capo contro le piastrelle e prendere dei respiri per calmare il battito del cuore. Sentiva il sorrisino del più piccolo contro la pelle, le sue dita a premere contro ogni muscolo e non era mai stato così bene, così libero.

 

 

Si erano poi trasferiti in salotto - dopo essersi asciugati, vestiti e baciati più di una volta -, sdraiandosi sul divano e continuando a scambiarsi piccoli baci, in ogni punto facilmente raggiungibile con i loro visi così vicini. Zayn stava sdraiato sotto di lui, nessun accenno a spostarsi o chiedergli di cambiare posizioni, mentre Liam continuava a sporgersi con il capo per poter baciargli dolcemente la pelle.

- E il tuo primo ragazzo?- gli aveva detto all'improvviso, bloccando i suoi bisbigli sull'imbarazzo dello scoprire di provare attrazione verso i maschi. - Parlami del tuo primo bacio, della tua prima volta.. voglio sapere tutto.- insistette quello sotto di lui, allungando un braccio per passare le dita tra i suoi capelli.

Liam si mordicchiò il labbro inferiore, lasciando che i loro occhi si studiassero, e sussurrò: - Era un mio compagno della classe di matematica, ci trovavamo spesso per i progetti scolastici e giravano voci fosse gay. Ha confermato tutto lui, quando mi è saltato addosso per baciarmi. E abbiamo deciso di tenerlo nascosto, ai miei non avevo detto ancora nulla..-

- E poi com'è finita?- s'interessò il ragazzino, tirandogli le ciocche per non lasciarlo perdere tra i ricordi, e mugolò un semplice: - Non gli piaceva aspettare e per uno come me non ne valeva la pena.-

- Non ho mai capito cosa intendesse con quelle parole. Uno come me.- ripeté sovrappensiero, sentendo il grugnito di Zayn e "Io ti avrei aspettato sempre", puntando gli occhi nei suoi e sporgendosi per baciarlo.

- Quindi, dopo quella batosta, è ovvio che prendi coraggio.. per non perdere anche il secondo ragazzo, che ti sembrava più serio.- riprese il discorso con le dita di una mano ad accarezzargli la guancia. - E, con giri di parole assurde, spieghi ai tuoi genitori di essere interessato al tuo stesso sesso. Loro non la prendono bene, ti cacciano di casa e sei costretto a lavorare ogni sera in un bar puzzolente, per poter mettere da parte i soldi per l'affitto e la futura università. Mi son buttato completamente sui libri e ho preso la borsa di studi.-

- E i tuoi genitori?- gli domandò con la curiosità evidente nella voce, obbligandolo a bisbigliare: - Mi mandavano qualcosa ogni mese, diciamo che era Paul ad obbligarli. Poi lui si è ammalato e per loro esisteva solo lui, quindi penso sia normale che non mi abbiano avvisato nemmeno della sua morte. L'ho scoperto da Lyn.. da Kaylyn. E dopo qualche mese lei ha scoperto di essere incinta, i suoi l'hanno cacciata e io l'ho accolta.-

Aggrottò la fronte, quando lo sentì chiedere con indecisione: - Non è strano? Crescere una figlia non tua.-, e annuì lentamente, rispondendo: - I primi mesi era difficile, dopo la morte di Lyn. Avrei voluto darla in affido ad una famiglia, avrebbe avuto di più, molto di più. Però l'ho promesso a lei, quindi..- e stringendosi poi nelle spalle quando non riuscì a continuare.

La domanda successiva di Zayn, quel "Eri innamorato di lei", lo lasciò con un'espressione perplessa in viso, appoggiando poi la guancia contro il suo petto per mugugnare un forzato "No". Lasciò passare qualche minuto, prima di riprendere il discorso e: - Era complicato. Perché siamo cresciuti assieme, eravamo sempre noi due ed è ovvio che, passando gli anni, inizi a provare una sorta di ammirazione per lei, poi ti prendi la tua prima cotta e ti sembra di aver trovato l'amore della tua vita. Ma lei si innamora di tuo fratello e voi due non state assieme, vi siete solo scambiati uno di quei bacetti veloci, quindi non puoi trattenerla, non puoi impedirle di uscire con quella persona che gli piace tanto. Nonostante tu ci stia male, perché avevi già fatto tutti quei progetti tipici della prima cotta. Ero felice per loro, ma molto spesso avrei voluto essere al suo posto. Soprattutto perché poi è cambiato tutto, era da lui che andava e che cercava nel momento del bisogno. Un giorno le ho detto tutto, da ubriaco marcio, e lei mi ha risposto di aver fatto l'amore con lui e che tra noi non avrebbe mai funzionato, perché mi voleva un bene infinito ed era come se fossimo una sola persona, come se fossi una parte di lei e.. non so, ha iniziato a dire tutte quelle stronzate. È complicato da spiegare, ma ho capito di non essere innamorato di lei.-

Stava per continuare quel discorso, cercando di spiegare meglio quel concetto, quando sentì suonare al campanello, mettendosi seduto e puntando lo sguardo sul ragazzino che scuoteva il viso, rispondendo ad una domanda nei propri occhi.

- Son ancora le undici della mattina.- borbottò con una smorfia, non volendo saperne di allontanarsi da quel corpo caldo, per poi sbuffare ai successivi trilli, alzarsi dal divano e raggiungere la porta d'ingresso, sistemandosi i pantaloni della tuta e la maglia. Quando aprì e si trovò sull'uscio Harry ed Aileen, restò con un'espressione confusa in viso, lasciandoli passare e vedendo gli occhi del riccio guizzare alle proprie spalle e ridurli poi a due fessure.

- Leen è stata male, non sapevo se dovessi portarla a scuola o a te. Abbiamo fatto una votazione e.. ma ora me ne vado.- lo sentì spiegare con un tono piatto di voce, appoggiando una mano sulla sua spalla per chiedergli in un sussurro: - Stai bene?- a cui rispose con un cenno del capo, "No.. Sì, certo che sto bene! Ci sentiamo, Lì" e un bacio all'angolo delle labbra.

Restò immobile sulla soglia, vedendolo saltellare sulle scale e canticchiare, per poi risvegliarsi allo schiarirsi la voce di Zayn, voltandosi e trovandolo con la bambina in braccio e gli occhi ridotti a due fessure.

- Ti ha baciato.- E non era una domanda, ma un'affermazione sibilata a denti stretti. Non si mosse, quando Zayn si avvicinò - "Ora devo andare, principessa", aveva detto con dolcezza alla piccola -, e inarcò un sopracciglio allo spintone contro la propria spalla.

- Zayn.- grugnì con una smorfia, stringendo il suo braccio e facendo un verso sorpreso nel trovarsi le sue labbra contro e i suoi denti su quello inferiore. Annuì, le guance avevano assunto un colorito rossastro, al suo "Devo andare a risolvere una questione e a lavoro. Ma ci vediamo domani, no?"

- Porta anche Louis, magari ho ancora voglia di rovinarmi la vita.- bisbigliò, ricevendo un occhiolino in risposta e restando ad osservare quello che si allontanava velocemente. Quando chiuse la porta, sentì la vocina di Aileen e "Vuoi più bene ad Haz o Zay?", decidendo di non risponderle e prenderla in braccio per poterla mettere a letto.

Ma la sentì insistere per tutto il percorso, tirandogli persino le ciocche di capelli e agitando le gambe. Le lasciò poi un bacio sulla fronte, sbuffando al suo ripetere la domanda e stringere le ditina sulla maglia, trattenendolo in quella morsa debole.

- Quando una persona è grande, ha tante responsabilità e non sempre è così semplice scegliere. Perché ogni tua azione ha una conseguenza e a volte è davvero grave quel che potrebbe succedere. Quindi non puoi semplicemente far quel che ti piace, devi essere ragionevole e..- si bloccò al suo sbuffo e "Siete complicati voi grandi, non voglio crescere", scoppiando a ridere e accarezzandole i capelli marroni, sentendola insistere e "Ma a te piace più Zay, si vede".

- E a me sembra che qualcuno debba riposare.- sussurrò per chiudere il discorso, premendo l'indice contro il suo nasino e rimboccandole le coperte, bisbigliando: - Ora riposati, poi ci guardiamo tutti i cartoni che vuoi.-

 

 

 

 

 

 

 

Angolo Shine:

Non ce l’ho fatta proprio a pubblicare prima, ho avuto una settimana fitta - fitta (più vari momenti in cui la voglia di scrivere era al minimo). Comunque, son tornata col nuovo capitolo ed è tutto Ziam e p0rn (anche il fluff sta lentamente tornando). Quindi direi che mi son fatta perdonare per il ritardo, yup.

Settimana scorsa non son riuscita ad aggiornare perché ho preferito concentrarmi su questa one-shot, quindi se ancora non gli avete dato un’occhiata e siete interessati.

A venerdì prossimo!

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Capitolo 15
*** Quattordicesimo capitolo ***


You're my end and my beginning

 

« Cause all of me
Loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me
I'll give my all to you.
»

 

Quattordicesimo capitolo:

 

Il resto della giornata, da quando Zayn li aveva lasciati soli e Aileen era stata messa a letto, l’aveva passata a finire quel livello del videogioco, lasciato incompleto dal pomeriggio precedente, per tenere la mente impegnata e ben lontana dagli ultimi avvenimenti. Quell’ammettere di provare dei sentimenti contrastanti verso il moretto - tra la rabbia e il desiderio - poteva certo essere un modo per rendere le cose più semplici tra loro, ma allo stesso tempo implicava più di una difficoltà, qualcuna molto più importante dell’altra.

E, nel caso in cui fosse successo qualcosa, che cosa avrebbe fatto? Se quella strana situazione - nuovamente in bilico - tra lui e Zayn fosse diventata seria? Se quei sentimenti, che cercava di tenere a bada, fossero sfociati in un’ennesima dichiarazione più appassionata? Cosa avrebbe fatto se si fossero spinti oltre i baci? Un rapporto tra loro due avrebbe cambiato tutto di nuovo, questo era piuttosto ovvio. Ma lui era pronto ad iniziarlo? Andava contro tutto quel in cui credeva, fare sesso con quel ragazzino ed etichettare il tutto come un semplice rapporto o favore tra amici. Lui non era mai stato per quel tipo di relazioni, lui dava ad ogni gesto troppi significati e forse non era quello che voleva Zayn. Ma cosa voleva Zayn da lui? Non era mai stato chiaro, non si era mai esposto. Gli aveva solo giurato di non star giocando. Quindi era pronto per una relazione? Per essere solamente suo? Ma, anche in quel caso, come avrebbero fatto a stare assieme? Sarebbe davvero riuscito a comportarsi come una coppia con quel ragazzino? Ad ignorare le occhiate severe e piene di giudizi? E poi Aileen, come avrebbe fatto a spiegarle quella situazione? Non era nemmeno così certo Zayn volesse stare con loro due fino al giorno dopo, come poteva credere di averlo accanto per più di qualche mese?

Aveva ormai messo completamente da parte il gioco, teneva solamente in mano il joystick e muoveva le dita - più come riflesso - sui tasti, risvegliandosi improvvisamente al “Game over” e al “Lili?” che lo portò ad appoggiare tutto sul tavolino e voltarsi verso la bambina con le guance rosse per la febbre.

- Lyn.- bisbigliò con fare dolce e protettivo, allungando le braccia verso di lei per invitarla a raggiungerlo e poterla prendere in braccio. - Stai un po’ meglio?- le domandò, premendo le labbra contro la sua fronte per misurarle la febbre, e la osservò in silenzio mentre annuiva e si stringeva a lui con le dita a trattenerlo per la maglia. - Non mi sembra, credo sia anche peggiorata.- mormorò tra sé e sé, spostandole le ciocche di capelli dietro l’orecchio e lasciando che si riparasse contro il proprio collo.

Non appena vide un leggero tremore attraversarle il corpo, si allungò per poter prendere la coperta dalla poltrona e avvolgerla attorno alla bambina, che sospirò e si rilassò tra le braccia, facendolo sorridere appena e appoggiarsi contro lo schienale del divano. Continuò a muovere una mano lungo la sua schiena, cercando di farla rilassare ed addormentare, per poi chiedere in un sussurro: - Vuoi qualcosa di caldo? Un tè?- e vederla scuotere il capo e “Ho solo sonno”.

Non insistette a quella risposta, tenendola stretta mentre lei si addormentava velocemente, e canticchiò una vecchia ninna nanna che la madre era solita ripetergli, quand'era piccolo e quando ancora le loro strade non si erano separate. Certe volte gli veniva da ripensare alla famiglia, concentrandosi più sul loro presente senza di lui e le solite domande - “Mancherò mai a loro?”, “Ripenseranno mai a me?” o “Si saranno pentiti dell'avermi cacciato?” - a cui non poteva trovar risposta. Cosa doveva fare? Rimettersi in contatto con loro? E poi che fare? “Sì, sono ancora gay e questa è vostra nipote”. No, non era esattamente il tipo di presentazione che avrebbe ricevuto consensi. Però forse con Aileen sarebbero stati più clementi, forse poteva renderli al corrente della sua presenza - un piccolo tornado di ben sei anni - e vedere come l'avrebbero presa. Non potevano cacciarla, aveva gli stessi occhi di Paul e quasi identici lineamenti del viso. L'amore di Paul e Kaylyn viveva in lei, era frutto dell'amore e l'avrebbero accettata, le avrebbero voluto bene e donato quell'affetto specifico dei nonni. Non erano dei mostri, con lui avevano seguito un certo tipo di ideali - quel simbolico cacciarlo di casa - ma Aileen era innocente.

Tenne il volume del televisore basso, mentre continuava a coccolare la piccola e seguire allo stesso tempo il telegiornale, per poi farsi attento ai suoi mugolii e al suo stiracchiarsi, appoggiando una mano contro la sua fronte e sentendo come la temperatura non fosse calata. Ricambiò il sorriso, sfiorandole la guancia rossa con i polpastrelli, e ascoltò in silenzio il racconto di quelle giornate con Haz, di come si fosse divertita e del fatto che non vedeva l’ora di tornare a scuola per rinfacciare tutto quanto a John, il compagno di classe che proprio non riusciva a sopportare.

- Forse quel bambino oggi ti ha cercato ed era preoccupato per non averti visto.- ipotizzò il castano dopo qualche secondo, ricevendo un’occhiata severa e scettica di Aileen e “A quello piace Lauren”, facendo scoppiare a ridere Liam, che non era riuscito a trattenerla per quell’uscita così infantile e intrisa di gelosia. - E questa Lauren com’è?- la istigò l’attimo dopo, sentendola sbuffare e borbottare semplicemente: - Ha la faccia piena di lentiggini ed è antipatica.-, annuendo con fare solenne per non mostrare il divertimento. - E se lui sta facendo finta? Se vuole renderti gelosa per capire se a te piace?- le domandò infine, vedendola prendere del tempo prima di rispondere, mordicchiarsi il labbro e poi affermare: - A me lui non piace, è antipatico più di Lauren.-

- Mi fa arrabbiare.- gli spiegò poi, sedendosi composta sulle proprie gambe e aggiungendo: - Mi tira sempre i capelli e mi pasticcia il banco. Poi dice sempre che non sono carina. E io sposerò Haz.. o Zee, Zee dice che sono una principessa e sposerò anche lui.-

Roteò gli occhi a quella risposta, infilando le dita tra le sue ciocche per massaggiarle la cute, e poi bisbigliò: - Vuoi sposare fin troppa gente. Ne riparliamo quando sarai più grande, ora pensa a fare la brava ed ascoltare Lili.-, vedendola annuire e farsi tutta seria, mentre sussurrava: - Tu sposerai Zee e vivrete tutti contenti nel palazzo magico.- e lo lasciava con la fronte corrugata e una strana ansia nel petto.

- Perché, invece di pensare a queste cose, non ci mangiamo qualcosa di caldo e poi ci guardiamo un bel cartone? Allora? Non ti piacerebbe quest’idea?- le domandò per cambiare completamente discorso, prendendola tra le braccia al suo annuire, e spostandosi in cucina per lasciarsi alle spalle tutte quelle parole e quei significati. Il fatto che Aileen stesse già pensando ad un futuro con Zayn presente lo metteva in una posizione scomoda, pericolosa e fraintendibile. Non voleva allontanarlo da loro - da lui in particolar modo -, ma non poteva ignorare quella fastidiosa sensazione che non sarebbe durato per sempre, che molto presto avrebbe trovato altro o semplicemente si sarebbe stancato di lui. Non c’era nulla in Liam - o almeno era questo che pensava - che riuscisse a trattenere uno come Zayn, un ragazzo così vivace e ancora fin troppo giovane. Aveva la certezza di non essere una fine per lui - una costante - ma di essere più un inizio, una di quelle prime esperienze importanti e non durature. Si sarebbero cambiati la vita a vicenda, questo riusciva già a vederlo, ma non l’avrebbero vissuta assieme. Liam aveva quasi trent’anni, aveva fin troppe complicazioni alle spalle ed effetti che ricadevano tutt’ora nel presente; Zayn, al contrario, era pieno di quella carica giovanile e voglia di guardare il mondo con gli occhi di un adulto. Non l’avrebbe trattenuto, non sarebbe riuscito ad impedirgli di seguire la sua strada, dovunque questa lo portasse. Stava diventando così importante per lui, in quelle poche settimane, e mai l’avrebbe bloccato lì, mai l’avrebbe costretto a rinunciare ai suoi sogni.

Fu la questione che occupò la mente del maggiore per tutta la serata, persino quando si trovò nel letto - la bambina stretta al proprio fianco - e con gli occhi fissi sul soffitto, non riusciva a smettere di pensare al fatto che non aveva le basi per durare, che sarebbe finita male per entrambi e se volesse seriamente rischiare in quel modo. Zayn gli piaceva, era attratto da lui più che da qualsiasi altra persona, ma era disposto a vivere quella storia, quel che ne sarebbe seguito e poi ripensarci come ad un ennesimo fantasma nel passato? Era come se fosse diventato improvvisamente un chiodo fisso ed era rimasto sveglio tutta la notte col nome di Zayn sulle labbra, prendendo sonno fin troppo tardi e svegliandosi con un forte mal di testa e nessuna voglia di uscire da quel letto caldo.

Fu costretto quando il pensiero del lavoro - di Zayn che lo aspettava - lo fecero trascinare fin dentro la doccia e successivamente vestire, suonando alla porta della signora Hall e chiedendole di dar un’occhiata ogni tanto alla bambina a casa da sola, per poi prendere un caffè lungo la strada e raggiungere lo studio.

E Zayn era proprio lì, ad aspettarlo con un Louis evidentemente scocciato, la sua sola vista aveva provocato una serie di movimenti nel proprio stomaco e la voglia di abbracciarlo o baciarlo davanti a quei pochi passanti. Sarebbe stato davvero difficile tenere quel rapporto tra loro nascosto, soprattutto con quel ragazzino che lo fissava come se sapesse bene cosa volesse fare e lo invitasse a ridurre le distanze e raggiungerlo.

Cosa che naturalmente fece, ma restò con il bicchiere di cartone stretto tra le dita e gli occhi sfuggenti, schiarendosi la voce e mugolando un frettoloso "Buongiorno". Ignorò poi i borbottii di Louis, che aveva preso a lamentarsi del fatto che quella mattina avrebbe potuto dormire in pace, e continuò a lanciare veloci occhiate al moretto, che sorrideva con gli occhi puntati ai loro piedi e sollevava di tanto in tanto lo sguardo per poterlo intrecciare col proprio.

- Ho deciso di darti un'ennesima opportunità.- spiegò dopo qualche minuto di silenzio, aggiungendo subito dopo: - Ma è l'ultima e son serio, alla prossima cazzata scordati di me e di questo posto. Non sprecare quel che ti concedo.-

Restò concentrato su Louis, vedendo una scintilla di malizia attraversare i suoi occhi azzurri, e poi lo osservò far spallucce e borbottare un "Ci sto" a denti stretti, aggiungendo qualcosa sulle abilità di qualcuno a convincerlo; discorso che lo fece arrossire completamente e distogliere lo sguardo, ascoltando di sfuggita i lamenti di Louis alla gomitata dell'amico.

- In fondo, devo ammetterlo, questo posto mi era mancato.- ridacchiò infine Louis, afferrando le chiavi dalle mani del maggiore e dirigendosi a passo spedito verso l'ingresso, maneggiando con la serratura ed entrando subito dopo, lasciandosi alle spalle gli altri due completamente imbarazzati.

Passarono almeno due minuti prima che Zayn e Liam riuscissero a scambiarsi un frettoloso buongiorno, poi tornò il silenzio e le occhiatine veloci. Solo dopo altri cinque minuti, Liam prese coraggio e sussurrò: - Vuoi venir dentro? Non voglio farti andar via subito.-, ricevendo il cenno d'assenso immediato e superando un Louis confuso per potersi chiudere nello studio.

Osservò con un sorriso celato il più piccolo, che prendeva posto sulla poltrona di fronte alla scrivania, e si avvicinò a lui con passi studiati, lasciando che la sua mano scorresse lungo il proprio braccio e chinandosi per premere le labbra contro la sua guancia.

- Mi sei mancato stanotte.- bisbigliò quella confessione, vedendo l'arricciatura delle sue labbra e coprendole immediatamente con le proprie, ridacchiando appena e aggiungendo: - Il letto è freddo, senza di te.-

- Io invece ho dormito magnificamente.- si vantò il minore, intrecciando le dita tra le ciocche marroni per poter tenere le loro bocche a quella distanza ravvicinata, e continuò: - Nessuno che mi fotte le coperte, mi stringe troppo forte e mi russa nelle orecchie.-, ricevendo come risposta un difensivo: - Io non russo! E non ho detto di aver dormito male, Malik.-

Si lasciò sfuggire un mugolio, quando una sua mano gli percorse il viso, e si sporse per tenere quel contatto contro la propria guancia ruvida per la barba, sentendo la sua risatina e il suo "È evidente il tuo non aver chiuso occhio" come un qualcosa in lontananza. Preferiva concentrarsi sul piacere causato da quelle piccole attenzioni, così delicate da dar tregua al mal di testa e alla stanchezza.

- Aileen ha la febbre.- mugugnò come spiegazione, lasciandosi guidare dalle sue mani strette attorno al colletto della camicia e prendendo posto sulla poltrona nuovamente libera, lasciandosi sfuggire un piccolo sbuffo e appoggiando la fronte contro la sua spalla nel trovarselo seduto in braccio. - Ero preoccupato per lei e non riuscivo a smettere di pensare, diciamo che ho dormito per qualche oretta. E ora ho mal di testa e credo di aver la febbre.- si lamentò con un tono di voce sottile, appoggiando il capo contro il rivestimento in pelle e lasciando che si muovesse sopra di lui per trovare la posizione più comoda. - Diciamo pure che ho un mal di testa allucinante. E mi pulsano le tempie. Mi sembra di avere un martello contro il cranio.- borbottò nuovamente, chiudendo gli occhi nel percepire le sue labbra contro la fronte e la pelle, e allungò le dita per stringere la stoffa della maglia e trattenerlo in quella posizione.

Arricciò le labbra in una smorfia al suo: - Non era più conveniente passare la giornata nel letto?- e scosse la testa, replicando: - Preferivo venir qui, a lavoro, e vederti.-

Zayn stava per rispondere a quella frase, ma si voltarono entrambi verso la porta e Louis, che se ne stava a braccia incrociate con un'espressione scocciata e "Volevo solo avvisarti dell'arrivo dei primi pazienti", lasciandoli nuovamente soli e in un silenzio imbarazzato.

- Sarà meglio che vada.- si affrettò a mormorare il più piccolo, alzandosi dalle gambe di Liam e premendo le labbra contro il suo viso, aggiungendo: - Stasera potrei passare, se vuoi.- e sorridendo al cenno d'assenso veloce dell'altro. E poi Liam non riuscì a capire molto, Zayn l'aveva baciato e aveva sussurrato un "Buona giornata, amore", per poi lasciare il posto al primo piccolo paziente della giornata.

 

 

 

Non aveva smesso un secondo di pensare alle ultime parole del moretto, quell’amore continuava a risuonare nelle proprie orecchie e gli stava offrendo più di un futuro in cui erano assieme, in cui si svegliava col suo corpo addosso e le sue labbra sulle proprie, con quell’amore sussurrato dolcemente e le loro mani strette assieme. Sapeva che, solo pensare a quel possibile futuro, avrebbe fatto ancora più male un domani, ma come poteva smettere se l’unica cosa che desiderava davvero era sdraiarsi nel letto e avere quel ragazzino accanto? L’aveva completamente conquistato ed era difficile resistere dall’ammettere di provare qualcosa di ben più forte del semplice affetto. Possibile che stesse andando tutto così velocemente?

Quando finalmente arrivarono le sei di sera, l’emicrania era aumentata e si era aggiunto il dolore alle ossa, gli sembrava di non essere capace di reggersi in piedi, nel momento in cui si sarebbe alzato da quella poltrona, ma il semplice pensiero di poter tornare a casa e stare nel letto gli diede la forza necessaria per trascinarsi fino al portone d’ingresso e muovere le chiavi nella serratura; Louis al proprio fianco, che non smetteva di parlare della festa lussuosa a cui aveva partecipato col padre, e Zayn, che stava seduto sullo skate ad aspettarli.

Arrossirono entrambi al “Io vi saluto qui, piccioncini” di un Louis tutto soddisfatto, camminando poi fianco a fianco verso il sottopassaggio della metropolitana, e continuarono a studiarsi in silenzio, preferendo scambiarsi quei veloci sguardi che rompere il silenzio con qualche parola sbagliata o fin troppo frettolosa. Solo quando raggiunsero l’appartamento, Zayn sembrò risvegliarsi e si sporse verso di lui per chiedere: - Posso dormire con te stanotte?-, scegliendo il momento esatto in cui Amber Hall apriva la porta e restava a fissarli con una confusione chiaramente leggibile negli occhi. Evitò di soffermarsi troppo su quel che poteva celarsi dietro quell’espressione, preferendo non trovare di fronte del rifiuto o dei giudizi negativi, e s’informò sulla salute della bambina, ringraziandola per essersi fermata direttamente nella propria abitazione e scambiandosi una veloce stretta di mano per poter chiudere la porta alle proprie spalle.

Si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo e solo dopo si accorse dell’occhiata perplessa del moretto, allungando un braccio verso di lui e avvolgendolo attorno alla sua vita, attirandolo quindi contro il proprio corpo e premendo le labbra contro la sua guancia, respirando lentamente il suo odore e chiudendo appena gli occhi per rilassarsi. Mosse il capo in un cenno al suo chiedere: - Hai ancora il mal di testa?- e si lasciò guidare lungo il corridoio, tenendo la fronte contro la sua spalla e le braccia attorno alla sua vita, riuscendo a percepire le sue labbra tra i capelli e le sue dita a massaggiargli la cute. Restò in silenzio, mentre Zayn si dedicava ad ogni bottone della camicia, e sprofondò nel letto con un semplice paio di boxer, sdraiandosi a pancia in giù e sospirando nel sentire più di un bacio contro la nuca e le scapole.

- Buonanotte, Lee.- sentì sussurrare dal ragazzo, che aveva preso posto al proprio fianco e gli sfiorava la pelle della schiena con i polpastrelli. - Riposati, penso io ad Aileen.- aggiunse quello in un bisbiglio leggero, passando le dita tra le proprie ciocche e facendolo addormentare in meno di un minuto.

Si risvegliò solamente molte ore dopo, aveva passato un palmo contro il viso e notato quel “3:00 AM” sulla radiosveglia, grugnendo e rigirandosi su un fianco, restando sorpreso nel trovare il ragazzino seduto e con un libro tra le mani.

- Che stai facendo?- riuscì a chiedergli dopo qualche minuto, schiarendosi la voce per cercare di scacciare quel tono roco dovuto alla stanchezza, e lo osservò mentre sollevava il volume, senza staccare gli occhi dalle parole. - Ti sei messo a curiosare in giro?- lo riprese con un tono scherzoso, riducendo le distanze tra i loro corpi per poter appoggiare il capo contro il suo stomaco. - Era il libro preferito di Kaylyn, una delle poche cose che ho tenuto. A me non piace leggere.- spiegò alle sue domande, tenendo la guancia contro la sua maglia e sfiorandogli con le dita la striscia di pelle lasciata libera dagli indumenti. - Ho provato a leggerlo qualche volta, pensavo di poter portare alla memoria il suo ricordo. Ma è troppo noioso.- borbottò con una smorfia, arricciando il tessuto con le dita e premendo le labbra contro la pelle calda, passandoci subito dopo contro la lingua e sentendolo trattenere il fiato. - Tu continua pure a leggere.- aggiunse con un sorrisino malizioso, sdraiandosi tra le sue gambe e sollevandogli la maglia per rivelare il suo addome e i suoi tatuaggi.

Gli rivolse un sorriso innocente, quando lo sentì chiedere “Cosa stai facendo?”, e si strinse nelle spalle, risalendo con le labbra lungo la sua pelle e soffermandosi su qualche tatuaggio, fino a trovarsi di fronte alla sua bocca e allungarsi per poter annullare le distanze, sussurrando: - Mi stavo solo intrattenendo, mentre tu finivi il tuo libro.- e ricevendo un grugnito in risposta e una stretta tra i capelli. Scoppiò a ridere contro la sua bocca, sporgendosi nuovamente verso di lui, e continuò a baciarlo mentre finivano sdraiati nel letto e con le mani impegnate a liberare il più piccolo degli indumenti. Non sapeva se era merito della febbre, che aveva abbassato tutte le barriere, ma ora gli sembrava importante solamente il passare la lingua contro il suo collo, succhiare per lasciargli qualche segno e strofinarsi contro la sua gamba per trovare del sollievo all’erezione confinata nei boxer. E non aiutava nemmeno il respiro affrettato di Zayn, quel suo ripetere continuamente “Lee” con un tono roco e basso, o le sue mani tra i capelli, lungo la schiena e a premere contro le spalle. Sembrava entrambi stessero cercando un appiglio, qualcosa a cui aggrapparsi e poter poi riprendere il controllo, un modo per non lasciarsi vincere da tutto quel desiderio, che li stava portando velocemente e inesorabilmente verso quella spirale del piacere.

Solo quando Zayn mugolò nuovamente “Lee”, incidendo le unghie nella pelle dei propri fianchi, si decise a staccarsi dalla sua gola e fissare quello con i capelli scombinati e due occhi accesi, mentre gli indicava con un braccio i jeans e “Ci sono i preservativi e il lubrificante, ti prego”. Restò per qualche minuto immobile, quando il pensiero di quel che includeva tutto quello lo colpì, e incise i denti sul labbro inferiore, sedendosi sul suo bacino e passando una mano tra i capelli, lungo il collo e sul viso, per poi allungarsi verso i jeans strappati e rovistare nelle tasche, prendere il portafogli ed estrarre quel che gli aveva elencato.

- Non ti resisto più.- confessò con le guance in fiamme, concentrandosi sulla confezione del lubrificante e sulle proprie dita, per poi deglutire e puntare gli occhi nei suoi, trovandolo intento a fissarlo con un sorriso teso. - Sei così bello, Zayn. E sembri impossibile, sei impossibile.. più penso a te e più mi sembra assurdo il fatto che tu voglia me.- parlò velocemente, mettendo allo scoperto uno dei punti per cui fosse così sicuro di non trovarlo accanto a lui per sempre. Zayn era una delle persone più belle che avesse mai visto, mentre lui era semplice, pieno di problemi e grande, troppo grande per potergli offrire quel che stava cercando, un amore giovanile.

Era rimasto in silenzio per qualche minuto, la fronte aggrottata per quell’improvvisa spaccatura nella loro bolla, e fece un verso sorpreso allo strattone, nel trovarsi poi le sue labbra contro - “Non pensare a nulla, Lee. Solo a me, pensa solo a me” - e le sue mani su ogni muscolo del proprio corpo. Prese coraggio, prima di sussurrare: - Penso solo a te ultimamente.-, e strinse le dita sull’elastico dei boxer, facendoli scivolare lentamente lungo la sua pelle, per premere poi un bacio contro il suo stomaco e strofinare le dita tra loro per cercare di scaldare il liquido freddo, sentendo i suoi occhi bruciare contro la nuca.

- Non.. questa non è la prima volta che tu..- cercò di chiedere per rompere l’improvviso imbarazzo, mordicchiandosi il labbro nel vederlo distogliere lo sguardo e farfugliare parole confuse. - Sei sicuro di voler..- stava per domandargli nuovamente, assicurandosi fosse davvero quello che volesse, ma si bloccò al suo ringhio tra i denti e “Smettila di far domande”. Mosse il capo in un cenno veloce, appoggiando una mano sulla sua coscia, e borbottò: - Volevo solamente esser sicuro.- ricevendo un’occhiata severa e un verso sorpreso nel penetrarlo con la prima falange, prendendolo completamente di sprovvista. E continuò a portare avanti quel discorso, chiedendogli se andasse bene o se dovesse cambiare il meccanismo, arricciando le dita dentro di lui e vedendolo strizzare gli occhi e inarcare la schiena.

Solo quando fu sicuro di averlo preparato a sufficienza - aveva ignorato tutti i suoi farfugli e “Smettila di prendere tempo” -, scartò il preservativo e avvolse una mano attorno al proprio membro, toccandosi con gesti frettolosi e preoccupandosi di non raggiungere immediatamente l’orgasmo. Una figuraccia di quel genere avrebbe lasciato una ferita nell’orgoglio, ma Zayn era ancora più bello, con la luce della luna ad illuminare la sua pelle dorata e i suoi occhi accesi, il suo esser pronto a scattare e difendersi, non fidandosi completamente del maggiore e preparandosi ad attaccare in quel momento in cui era fin troppo esposto. E come poteva un ragazzo del genere volere lui? Non riusciva a darsi pace su quel punto, perché una risposta gli sembrava impossibile. E Zayn non si era mai esposto troppo, non si era rivelato come lui e non aveva mai spiegato il perché si fosse improvvisamente interessato a lui. Mise da parte tutti quei pensieri, appoggiando una mano su una sua coscia e aiutandosi con l’altra per guidare il proprio membro verso la sua apertura, incidendo con forza i denti sul labbro inferiore per non riempirlo completamente.

Risalì con la mano lungo il suo petto, fermandosi con il palmo al centro del suo stomaco, e mosse appena il bacino, sentendo i suoi gemiti e le sue unghie ad incidere sulle spalle, mentre cercava di attirarlo nuovamente contro il suo corpo e si stringeva attorno a lui, puntando i piedi sul materasso e inarcando la schiena. Non riuscì a negarsi oltre, sporgendosi verso il suo collo e premendovi contro il viso, lasciandogli una scia di baci e “Sei una meraviglia”. Dopodiché fu un cercare di trovare un ritmo tra gli affondi di Liam e i movimenti del più piccolo, che teneva le dita di una mano premute contro la nuca del castano e il braccio libero a muoversi lungo la schiena, risalendo con dei graffi verticali ad una spinta più profonda e contro la prostata.

Fu solo quando raggiunse l’orgasmo nel preservativo, che bisbigliò contro il suo collo: - Vorrei tenerti qui per sempre.-, uscì da lui, gettando tutto nel cestino, e allungò un braccio per raccogliere una maglietta da terra e passarla sul petto sporco del ragazzino, evitando di guardarlo negli occhi e trovare la sorpresa sul suo viso. Ci mise il doppio del tempo a ripulire l’addome del moretto, sdraiandosi e puntando gli occhi sul soffitto, vedendolo di sfuggita mentre si rigirava sul fianco e teneva il viso sollevato con il gomito puntato tra i cuscini. Trattenne la voglia di dargli le spalle, in quel modo avrebbe sicuramente evitato un qualsiasi discorso tra loro, ma inclinò il viso per poter guardare la finestra e non incrociare il suo sguardo; cosa del tutto inutile, nel momento in cui quello si avvicinò maggiormente a lui e appoggiò il mento sul proprio pettorale, sfiorandogli la pelle con i polpastrelli e sussurrando: - Vorrei restare qui per tanto tempo.-

Liam aggrottò la fronte a quelle parole, cercando di non farsi vincere da tutto quel calore sprigionato, e mugugnò un “Ah, sì?” non del tutto convinto, venendo obbligato a ricambiare lo sguardo allo strattone delle dita del minore attorno al proprio mento, per poi arrossire appena al suo cenno d’assenso e “Vorrei mi tenessi stretto a te questa notte”.

- Mi piaci.- ribadì il concetto il maggiore, tornando sull’argomento affrontato quella mattina, e si rigirò nel letto, per poter restare sdraiato su un fianco e guardarlo mentre aggiungeva: - E penso continuamente a te, non riesco a smettere di pensare a te. E non voglio allontanarti, però se un giorno tu dovessi..-

Si zittì, quando Zayn premette le labbra contro le proprie, e gli rivolse l’accenno di un sorriso al suo: - Stanotte sono qui e non voglio andare via.- per poi avvolgere le braccia attorno ai suoi fianchi e attirarlo maggiormente contro il proprio corpo, lasciandogli un bacio contro la fronte e aspettando che fosse lui il primo ad addormentarsi.

 

 

Angolo Shine:

Se dovessi commentare questo capitolo sarebbe un insieme di “Si torna al magico top!Liam” e “Stanno diventando sempre più fluffosi”, quindi mi limiterò a salutarvi e augurarvi un buon fine settimana!

A venerdì prossimo, non smetterò mai di ringraziarvi per l’affetto.

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Capitolo 16
*** Quindicesimo capitolo ***


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Quindicesimo capitolo:

 

La mattina del mercoledì si era svegliato con un sorriso sulle labbra e quel ragazzino stretto a lui, le loro gambe intrecciate e il suo respiro che gli solleticava la pelle del collo, facendolo ridacchiare appena e rafforzare la presa, sporgendosi con il viso per premere le labbra contro la sua tempia e sentirlo stiracchiarsi e grugnire. Erano entrambi nudi sotto le coperte, il pensiero che Aileen potesse entrare all’improvviso nella stanza era sempre presente, ma non riusciva ad allontanarsi dal suo corpo caldo, non si impegnava nemmeno per svegliarlo completamente e farlo vestire. Solo dopo qualche altro minuto si decise a far qualcosa, più passare le dita lungo la sua schiena, e lo osservò in silenzio mentre sbuffava e si stringeva maggiormente a lui per poggiare la fronte contro la propria spalla.

- Ieri son venuto via prima da lavoro per stare con te.- lo informò con la voce impastata dal sonno, facendogli aggrottare la fronte per seguire quel discorso dal principio, e concluse con un borbottio: - Quindi oggi dovrò fare il doppio turno.- che lo fece intenerire e passare le dita tra le sue ciocche nere, scoppiando a ridere al suo lamentarsi con: - E mi fa male tutta la schiena, sarò bloccato in questo letto per sempre.- e facendo poi un versetto sorpreso al pugno contro il braccio.

- Non esagerare, Zay.- borbottò dopo qualche minuto, massaggiandosi la parte colpita con un broncio sulle labbra, per poi puntare un gomito contro i cuscini e potersi sollevare appena con il busto, sporgendosi verso di lui e sovrastandolo col proprio corpo. - Sei bellissimo anche con il sederino dolorante.- lo prese in giro con un tono divertito della voce, vedendolo sbuffare e aggrapparsi alle proprie ciocche, riducendo le distanze tra i loro visi e stringendo i denti sul proprio labbro inferiore, dando vita a una serie di morsi e assalti alla propria bocca. E più lo obbligava a sdraiarsi sopra di lui, più ci metteva forza e “La prossima volta sarà il tuo, Payne”, mentre passava una mano lungo la schiena e risaliva con le unghie ad incidere nella pelle. Liam era rimasto in silenzio durante quell’attacco del moretto, bisbigliando solamente dopo qualche minuto: - Come fai a sapere che ci sarà una prossima volta?- per poi riprendersi e istigarlo: - Non puoi esser così sicuro di farmi il culo, sei tante parole e nessun gesto.-, facendosi attento al verso gutturale e al trovarsi sotto il suo corpo, gli occhi del più piccolo ridotti a due fessure e una strana scintilla ad attraversarli.

Si trattenne dal lasciarsi andare ad una risatina, nel sentirlo sibilare “Prova a ripeterlo”, e si mosse appena sotto di lui, sistemandosi contro il materasso e rivolgendogli un sorriso, più simile ad un ghigno divertito. La risposta di Zayn, a quel suo comportamento, fu uno stringere i polsi e bloccarglieli sopra la testa, sedendosi sul bacino e mordendogli una spalla, per poi grugnire: - Non sono solo parole.- ed obbligarlo a trattenere l’ennesima risata della giornata. Era appena iniziato quel mercoledì e già gli sembrava di non essere mai stato più felice, si sentiva leggero, più giovane per la sua età e Zayn sembrava averlo percepito, perché improvvisamente gli aveva rivolto un sorriso dolce e si era sporto verso di lui, premendo le loro labbra assieme e biasciando un: - Buongiorno, bellezza.- che gli scaldò il petto. Gli ci vollero almeno due minuti per sussurrare: - Buongiorno a te, piccolo.- e spostare le mani, lasciate finalmente libere dalla presa, tra i suoi capelli, passando le dita tra le sue ciocche e mugolando appena al pizzicotto contro il fianco. Zayn sembrava intenzionato a fargliela pagare, per quanto detto precedentemente, e aveva quindi ripreso a punzecchiarlo con le dita, alternando del solletico che l’aveva fatto agitare tra le coperte e ridere fino ad avere le lacrime negli occhi.

Si erano poi fermati per qualche secondo, per riprendere il fiato, e Liam stava sdraiato su un fianco, la schiena contro il petto del ragazzino e le sue dita a scorrere lungo l’addome, mentre osservava lo squarcio di cielo azzurro dalla finestra e si mordicchiava il labbro inferiore per trattenere il sorriso a tutti quei baci lungo la spalla e il collo. Fu un “Ripetilo ancora” a lasciarlo sorpreso, facendogli inclinare appena il viso e osservare il più piccolo, l’affetto evidente nei suoi occhi e il suo insistere con: - Dimmi ancora quella cosa, quel che mi hai detto l’altro giorno.-, per poi chiedergli in un bisbiglio: - Ripetimelo, come ti faccio sentire?- e premere un palmo contro la guancia del castano; quest’ultimo sentiva il cuore battere sempre più forte, per come Zayn lo stava guardando ed accarezzando con i suoi polpastrelli, e sussurrò: - Mi.. mi fai sentire.. sto così bene con te e mi fai sentire vivo.-, trovandosi a specchiarsi nel suo sorriso luminoso e pieno di gioia.

Non sapeva quanto tempo avevano passato tra le coperte, con le dita del più grande tra quei capelli neri e il corpo del moretto sopra, le sue labbra a lasciargli una serie di baci sul viso, fino a quando non sentirono una serie di colpi di tosse provenire dall’altra stanza. Liam stava per alzarsi dal letto, correre dalla bambina per vedere se stesse bene, ma Zayn lo bloccò con entrambe le mani a premere contro le spalle, dandogli poi un buffetto contro la guancia e “Tu resta qui, vado io”. Non l’aveva tuttavia ascoltato e, non appena si era chiuso la porta del bagno alle spalle, si era liberato delle lenzuola, infilato un paio boxer e poi si era bloccato sulla soglia della stanza, la mano attorno alla maniglia e la fronte aggrottata per quel “Possibile che non mi ascolti? Vuoi essere legato al letto?

- Ho promesso ad Aileen una cosa.- gli spiegò poi il moretto, obbligandolo a voltarsi e spingendolo nuovamente a sdraiarsi sul letto, per poi schioccargli un bacio contro la guancia e sussurrare: - Non ti muovere di qui, fai il bravo e aspetta.-, facendolo sbuffare e nascondere il viso tra i cuscini. Aveva ascoltato la sua risatina e “Non fare il bambino, dottor Payne”, sollevando un braccio solo per mostrargli il medio e sentire ancora una volta la sua risata divertita, rigirandosi poi nel letto e appoggiando le mani sul ventre, picchiettando appena le dita sulla pelle per avere un qualche tipo di distrazione. Non che ce ne fosse bisogno, non appena i pensieri puntavano in una certa direzione si trovava a sorridere come un idiota, a coprirsi il viso con l’avambraccio e muoversi tra le lenzuola impregnate dell’odore di Zayn. Quando si trovò quel ragazzino nuovamente addosso, si rigirò nel letto, avvolse le braccia attorno alla sua vita e premette un bacio contro il suo mento, arrossendo appena al “Oggi il dottorino è proprio felice” a cui rispose con un cenno e un flebile: - Solo grazie a te. Se son così felice, è solo per merito tuo.-

Sì, il cuore gli sarebbe esploso nel petto e la mandibola gli si sarebbe bloccata, per come non riusciva a smettere di sorridere, e quella voglia improvvisa di stringerlo forte, chiedergli di non lasciarlo e assicurargli di potergli offrire il mondo, tutto quello che avrebbe voluto. E lui era già così dipendente da ogni suo gesto, da ogni sua parola e ogni suo sguardo. Come aveva fatto a passare dall’odiarlo senza ragione a tutto quello? Quando aveva iniziato a vederlo in modo diverso? E il sorriso che gli stava rivolgendo, le sue guance rosse per l’imbarazzo di quell’ennesima dichiarazione, lo portava a desiderare di tenerlo per sempre tra le braccia, al sicuro e lontano da tutti. Avrebbe fatto follie per quel sorriso, o forse le stava già facendo. Tutta quella situazione era un’enorme follia e lui non se ne sarebbe tirato fuori. Non finché avesse avuto la possibilità di svegliarsi accanto a lui, di sentire il suo calore, la sua risata e tutto quell’amore.

- Smettila di essere così dolce.- lo sentì dire con un tono serio nella voce, mentre lo vedeva concentrarsi per mantenere un’espressione neutra, e restò sdraiato sotto di lui, muovendo una mano lungo tutta la sua schiena, da sotto la maglietta che doveva avergli rubato, per poi ascoltarlo continuare: - Altrimenti dovrò mangiare te e non la colazione.- e aprirsi in un sorriso enorme, con le rughette attorno agli occhi per come li stava chiudendo nello sforzo di trattenere la risata stupida. Ed era un’impresa impossibile, perché Zayn aveva ripreso a muovere le dita sui suoi fianchi e premere baci lungo la mandibola, rivestita dallo strato di barba, mentre se ne stava seduto sopra di lui e “Sei adorabile, come puoi essere così adorabile?

Prese un grosso respiro, quando finalmente il moretto decise di mettere fine a quella tortura, e sospirò, allungando le braccia verso il soffitto, sentendo le ossa sgranchirsi e l’occhiata pensierosa di Zayn, che strinse le dita attorno ai propri polsi e lo obbligò ad alzarsi dal letto velocemente. Non riuscì nemmeno a chiedere spiegazione, perché quello poggiò le mani alla base della propria schiena e lo spinse fuori dalla stanza e lungo il corridoio, fermandolo poi con un abbraccio da dietro e “Ora chiudi gli occhi”, sussurrato contro il proprio collo. E tutti quei brividi, che aveva sentito passare lungo la spina dorsale, gli facevano venir voglia di ignorare quel che il moretto gli aveva chiesto e riportarlo al punto di partenza, poi spingerlo contro il materasso e riprendere l’esercizio della sera precedente.

Solo all’insistere di Zayn, al suo “C’è una sorpresa per te, chiudi gli occhi”, si decise a fidarsi di lui, chiudere gli occhi e lasciarsi guidare lungo il corridoio, tenendo le mani di fronte a sé, per evitare ogni possibile intralcio, e camminando in modo goffo con le risatine di Zayn alle spalle, le sue mani a premere contro la schiena e la sua sola presenza che riusciva a farlo sorridere come non faceva da fin troppi anni, o come non aveva mai fatto. Non gli sembrava di essere mai stato così felice, neppure con Kaylyn si era sentito così, come se potesse far qualsiasi cosa e non fermarsi mai.

- Ora puoi aprirli, siamo arrivati.- sentì sussurrare dal ragazzino, che aveva spostato i palmi a stringergli i fianchi e camuffava la risata contro il proprio collo, premendovi contro qualche bacio. Solo quando sentì la voce della bambina - “Zee, diventa tutto freddo” - si decise ad aprire gli occhi, aggrottando la fronte nel trovarsi di fronte il tavolo preparato per la colazione e il sorriso soddisfatto di Aileen, che gli indicava i piatti ricolmi di pancakes e “Mi ha aiutato Zee, ma li ho fatti tutti io”.

- Avete preparato tutto questo assieme?- domandò dopo qualche minuto, riprendendosi dalla sorpresa e avvicinandosi al tavolo, appoggiando un palmo sulla nuca della piccola per poter premere le labbra contro la sua fronte ed assicurarsi che la febbre fosse scesa. - Senza nemmeno bruciare la cucina?- domandò poi, rivolgendosi al ragazzino e voltandosi verso di lui, vedendolo incrociare le braccia con una smorfia e: - Son più bravo di te a cucinare.-

Non riuscì proprio a resistere dal chiedere: - C’è qualcosa che tu non sappia fare?-, fissandolo con una mano contro il legno del tavolo, per scaricare il nervosismo con le dita a picchiettare contro la superficie, e lo osservò attentamente, mentre riduceva le distanze tra i loro corpi, si alzava appena sulle punte e bisbigliava: - Non sono così bravo nelle relazioni, o a farmi piacere dalla gente che mi piace. Penso di essere una frana a far innamorare di me la persona che voglio.- E il brivido che seguì a quella frase poteva essere dovuto da almeno tre fattori: il respiro di Zayn contro la pelle, le dita a sfiorargli l’addome o il significato nascosto dietro quelle parole. Liam prese quindi un respiro, cercando di farsi coraggio, e sussurrò: - Mi innamoro sempre delle persone sbagliate.-, sentendo quel tipico calore sulle guance e costringendosi a ricambiare lo sguardo del più piccolo, torturandosi il labbro inferiore con i denti nell’aspettare una sua qualsiasi risposta. Gli sembrava di essere solo in quella stanza, che il tempo si fosse fermato ed esistessero solamente loro due, solo Zayn e quel suo rispecchiare il proprio imbarazzato, quel torturarsi le mani e tenere lo sguardo basso mentre domandava in un sussurro: - Perché non potrebbe essere diverso?-

Riuscì a fargli sollevare il viso, quando allungò un braccio per stringere la stoffa della maglia tra le dita, e inarcò un sopracciglio come a chiedergli di continuare, di non fermarsi proprio in quel momento, di concludere quel discorso e non lasciarlo incompleto come tutto il resto, di dare un qualsiasi nome a quello che c’era tra loro, che non sapeva se sarebbe riuscito a durare più di qualche giorno in quella posizione in stallo. Aveva bisogno di definire quel che c’era tra loro, prima che ricominciasse a chiedersi se fosse davvero la cosa giusta da fare, prima che potesse pentirsi di quel che c’era stato tra loro.

- Solo questa volta..- lo sentì bisbigliare con un tono di voce teso, facendogli intendere di essere esattamente come lui ed in quella posizione scomoda. Come se una sola parola sbagliata potesse rovinare ogni cosa, come se il peso di ogni parola lo stesse torturando. - Quel che voglio dire.. potrebbe essere irresponsabile, arrogante ed insopportabile. Potrebbe essere tutto quello che odi e molto di più. Ma perché non potrebbe essere giusto, in tutto questo sbaglio?-

Mosse il capo in un cenno a quella domanda, sporgendosi quasi verso di lui e chiedendo: - Quindi suggerisci di dargli una possibilità?- mentre sentiva il cuore battere nella gola nel vederlo così piccolo in quella maglietta, con quei suoi occhi grandi e quel suo annuire e “Potresti scoprire di aver fatto la cosa giusta ad andare contro l’apparenza”.  Ma fu quel suo dire con decisione “Non voglio una possibilità, Lee, io voglio te” a farlo restare di stucco, puntare gli occhi nei suoi e cercare di tenere a bada tutti quei sentimenti contrastanti, quell’ansia di un futuro incerto, quell’affetto che lo portava a ridurre le distanza tra le loro labbra e  sussurrare: - Tu sei la persona sbagliata, hai tutte le caratteristiche per esserlo.-

- Proprio per questo potrei essere giusto.- insistette il moretto, restando sulle punte dei piedi e appoggiando le dita sulle spalle del maggiore, cercando di mantenere l’equilibrio e restare fermo di fronte a lui. - Altrimenti perché avresti così paura di me? Perché cerchi sempre di frenare, di metterti in salvo e di creare una barriera?- continuò poi, sommergendolo di domande e incastrando i loro occhi. - Perché tu hai paura, Liam. E sai che potrei essere migliore di tutti gli altri, che potrei essere la tua persona, anche se completamente sbagliata, che riuscirei a farti stare così bene. E tu hai paura, pensi a quando tutto questo sarà finito e al fatto che ripenserai a me, ti renderai conto di quanto io sia stato importante e vorrai solamente riavvolgere tutto quanto e tornare a questo momento. Perché vorresti riascoltare per ore le mie parole, vorresti sentirmi ripetere quanto mi piaci e quanto vorrei stare con te.-

- Non ti sto chiedendo una possibilità, dottorino.- replicò nuovamente il più piccolo, premendo i polpastrelli contro le clavicole del castano, e aggiunse: - Ti sto dicendo che mi piaci e potresti rimpiangere la tua prossima mossa in un giorno vicino o lontano. Se non rischi, come potrai sapere se era la cosa giusta da fare? Può sembrarti sbagliata ora, ma un domani potresti renderti conto di aver avuto di fronte tutto quel che hai sempre desiderato.-

Liam roteò gli occhi a quell’eccessiva arroganza, arricciando la stoffa della maglia tra le dita, per non farlo allontanare da lui, e sbuffò un: - Sei troppo sicuro di te, questo è l’atteggiamento che mi dà ai nervi. Sei impulsivo, arrogante e insopportabile.-, bloccandosi nel sentire Aileen mormorare: - Possiamo tenere Zee? Lui ti rende felice.- e restando senza parole a fissare il ragazzino di fronte a lui. Avrebbe volentieri fatto un discorsetto con entrambi, perché sembrava che improvvisamente si fossero alleati per avere la meglio su di lui, ma inarcò semplicemente un sopracciglio all’espressione soddisfatta di Zayn e al suo: - Anche una bambina si è accorta dell’effetto che ho su di te.-

- E io non ho nessun effetto su di te?- gli domandò l’attimo dopo, ignorando la piccola e i suoi richiami per mangiare quel che aveva preparato, e grugnì nel ricevere in risposta un’alzata di spalle e “Chissà se lo scoprirai mai”. E l’avrebbe sicuramente riempito di domande, se fosse stato solo, l’avrebbe fatto parlare con ogni mezzo a sua disposizione, pur di scoprire qualcosa di nuovo. Tuttavia non poteva stare in quella posizione per sempre, non quando Aileen premeva per sapere cosa ne pensasse delle sue creazioni, e fu costretto ad arrendersi e distogliere lo sguardo dal più piccolo, sedendosi di fronte al piatto ricolmo di cibo e prendendone un grosso boccone, deglutendo e rivolgendo un sorriso enorme alla bambina, assieme al “Sono ottimi, Lyn. Dove nascondevi queste doti culinarie?” e al successivo spiegarle “Vuol dire che sei davvero brava a cucinare, Lyn”.

L’ora successiva la passarono tra le risate e le battutine, Aileen che insisteva per tornare a scuola e Zayn che gli pizzicava il fianco ad ogni occasione buona, rischiando di fargli sputare il caffè più di una volta. E si era concluso tutto con la bambina seduta sulla propria gamba, con il piede del moretto contro il polpaccio e le sue dita a sfiorargli il braccio e il fianco, mentre si sporgeva di tanto in tanto per sussurrargli qualche parola sconosciuta contro l’orecchio. Ed ora si trovavano di fronte alla soglia dell’appartamento, Aileen stava seguendo il suo cartone preferito alla televisione, Liam teneva un braccio contro lo stipite della porta e Zayn restava in silenzio, lanciandogli qualche occhiata veloce e cercando quasi la forza di allontanarsi.

- Io non stavo scherzando.- sussurrò il moretto, infilando le mani nelle tasche dei jeans strappati, per poi aggiungere con un tono serio: - Mi hai detto che ti rendo felice, come nessuno aveva mai fatto. E mi piaci, mi piace Aileen, mi piace questa famiglia. Ho smesso di scherzare con te da quando ti ho visto con lei al parco. Ho cercato di starti lontano, non volevo rovinare una tua probabile famiglia o relazione, ma a starti lontano.. continuavo a pensare a te, a quello che avrei potuto fare a queste labbra o a come sarebbe stato se tu mi avessi guardato in modo.. diverso, sì. E poi son sempre venuto da te, quando avevo bisogno di qualcuno venivo da te, perché so di potermi fidare, so che puoi proteggermi, so che non mi faresti del male. In questi giorni son stato così bene, Liam. Io con te sto bene, persino mio padre se n’è accorto.. e mia sorella, non fanno altro che ripetermi stronzate sull’essermi innamorato. Non ti sto chiedendo una possibilità, perché non ho nulla da provare, non devo dimostrarti nulla e non ho bisogno di essere messo alla prova. Io so quello che provo per te, so che tu ricambi e sei tu a dover uscire dalla tua corazza e accettarmi, accettare di tenere ad uno stupido ragazzino arrogante che non sopporti.-

- Penso di aver detto tutto.- bisbigliò subito dopo, facendo un passo indietro e mormorando: - Dovrei già essere in quel posto puzzolente e sporco.-, venendo fermato da una mano attorno al polso e “Vuoi tornare stasera?

Liam stava tenendo gli occhi fissi sul suo viso, mentre strofinava il pollice contro un tatuaggio a macchiargli la pelle del polso, e aveva annuito al suo chiedergli se fosse sicuro, specificando con: - Vorrei averti attorno per molto tempo. E poi te l’ho detto che non mi piace dormire senza di te, il letto è più freddo.-

- Vuoi avere il letto caldo, per questo mi inviti sempre qui.- ribatté il più piccolo, spingendo un pugno contro il suo stomaco e scoppiando a ridere nel trovarsi intrappolato tra le braccia del castano, premendo le labbra contro la sua clavicola ed ascoltandolo sussurrare: - Anche per i pancakes ho deciso di tenerti, non solo come stufetta.-, cercando poi di liberarsi ma restando sempre più incastrato contro il suo corpo.

Liam restò per qualche secondo in silenzio, quando lo vide staccarsi con il viso dal proprio petto e chiedere: - Quindi stanotte vengo qui? Mi vuoi qui con te?-, per poi muovere la testa in un cenno affermativo, risalire con le mani lungo la schiena e toccargli la pelle da sotto la maglia, obbligandolo a ridurre ulteriormente le distanze tra loro e poter così lasciargli più di un bacio lungo il profilo del viso. E poi non seppe mai dove trovò il coraggio di bisbigliare contro il suo orecchio: - Poi potremmo sempre divertirci.- con un tono di voce fin troppo seducente, le mani che aveva spostato sul suo fondoschiena e il suo respiro frettoloso contro la guancia, ma decise di non tirarsi indietro, di stringere la presa e insistere con: - Tu mi scaldi il letto e io in cambio potrei offrirti tutto quel che vuoi.-

Stava muovendo le mani in un massaggio da quasi un minuto, Zayn stava in silenzio con le braccia attorno al proprio collo e non sembrava intenzionato a parlare, per come gli era sembrato rilassato ad un’occhiata frettolosa, costringendolo ad attirarlo maggiormente contro di lui e guardarlo come a chiedergli spiegazioni. La risposta del ragazzino fu un semplice scuotere le spalle, incidere i denti sul labbro inferiore e passare le dita tra i capelli corti alla base della nuca, per poi rivolgergli un ghigno malizioso e “Devo pensare a quel che vorrei, la lista è molto lunga”.

 - Vuoi che ti aiuti a riflettere?- gli domandò subito dopo, vedendolo inarcare un sopracciglio con un’espressione curiosa, e continuò a guardarlo negli occhi, risalendo con le dita lungo la sua schiena, spingendo la fronte contro la sua e passando la lingua sulle proprie labbra, notando come i suoi occhi avessero seguito il movimento. - Ti elenco una serie di cose che vorrei farti e tu scegli quella che ti ispira di più.- spiegò con semplicità, accorgendosi di star entrando in un campo completamente sconosciuto. Si sentiva un inesperto, un ragazzino, a flirtare in quel modo con Zayn, che al contrario si era acceso e lo fissava con quella sua solita aria maliziosa, come se fosse a suo agio e pronto per attaccare, ma non riusciva nemmeno a dare un taglio a quel loro piccolo momento, si stava quasi divertendo. Anzi, era proprio quello che stava facendo. Sapere di avere un certo potere su quella conversazione, su Zayn e sulle sue reazioni, lo portavano a spingersi sempre più oltre, ad osare e aspettare il momento in cui il più piccolo si sarebbe arreso. Gli provocava una certa soddisfazione il vedere come quel ragazzino pompato se ne stesse silenzioso ad ascoltarlo, come se fosse finalmente riuscito a domare quell’insieme di arroganza e presunzione.

Stava per riprendere il discorso, per elencare tutto quel che aveva sempre desiderato fare a lui e al suo corpo, quando sentì il suo verso frustato e i suoi polpastrelli a premere contro la propria cute, quel suo avvolgersi ancora di più a lui e “Non riesco a seguirti, Payne” che gli fecero aggrottare la fronte in un’espressione sorpresa e confusa, abbassando poi gli occhi sul pollice che aveva premuto contro il proprio labbro inferiore. Sarebbe scoppiato a ridere alla spiegazione che seguì a quel gesto - “Vedo solamente queste labbra muoversi” -, se non fosse stato così tremendamente eccitato, a causa di quei suoi occhi scuri e piantati nei propri, a quella scintilla quasi selvaggia e a tutto quel che promettevano di fargli. Non riuscì nemmeno ad avere il tempo di registrare una qualsiasi informazione, che si trovò a una distanza minima dalla sua bocca, con le sue dita a stringergli le ciocche con eccessiva forza e il suo grugnire: - Ti vedo in ginocchio davanti a me, con le tue labbra attorno al mio cazzo e tu che ti lasci fottere la bocca da me.-

- E solo il pensiero che presto avrò queste labbra, come ho desiderato per settimane, mi fa eccitare ed andare in fissa su di te e perdermi tra le mie fantasie.- continuò a spiegargli lui, lasciandolo a boccheggiare per qualche secondo, quelle dita gli stavano quasi strappando i capelli dalla cute, con le guance in fiamme e il respiro corto. - Ma non voglio che tu lo faccia per ricambiare un favore, io voglio vederti desiderarlo. Voglio vederti mentre mi supplichi, mentre muori dalla voglia di farti distruggere e voglio che sia una tua volontà il sottometterti a me in quel modo.- lo sentì concludere, sospirando di sollievo al suo allentare la presa tra le ciocche e lasciarlo libero di muovere il viso, di passare una mano tra i capelli con una smorfia.

Non rispose immediatamente a quel che tacitamente gli aveva chiesto, a quel “Quando ti sottometterai a me?” che era intrinseco in tutto quel suo discorso, perché non voleva mostrargli quanto la voce sarebbe stata roca per il desiderio, quanto il proprio membro stesse iniziando a prendere forma nei boxer e quanta buona volontà stesse mettendo per frenare gli istinti e non spingerlo contro il muro, toccandolo ovunque fino ad essere completamente soddisfatto. Fu quindi una scelta necessaria quell’inclinare il viso e premere le labbra contro il suo collo, in quel caso avrebbe evitato il contatto con i suoi occhi e con quello che gli stava gridando, lasciando poi che la propria lingua passasse contro la sua pelle, a lenire quasi il passaggio dei denti e come li incideva per lasciargli un segno. Non aveva però calcolato quanto tutto quello gli creasse dipendenza, trovandosi l’attimo dopo a bloccarlo contro lo stipite della porta e continuare con tutte quelle attenzioni, mentre sentiva i gemiti del più piccolo contro l’orecchio e le sue dita tra i capelli, dietro la nuca e contro le spalle.

- Penso di averti trattenuto oltre, farai tardi a lavoro.- bisbigliò in un momento di lucidità, risalendo con le labbra fino al suo mento, e scoppiò a ridere al suo sbuffare e ribadire: - Anche tu stai facendo tardi, Payne. E sì, mi stai trattenendo.- dandogli un piccolo morso contro la spalla e ascoltando con delizio il suo versetto sorpreso unito al gemito. - Stai cercando di corrompere un bravo ragazzo, sai?- continuò il più piccolo con un tono divertito, sbattendo appena le ciglia e assumendo un’espressione quasi innocente.

- Sono proprio cattivo.- sussurrò, portando avanti quella piccola scenetta, e lo vide muovere il capo con decisione, premere l’indice contro il proprio naso e “Però potrei perdonarti con un bacio del buongiorno”, che lo fece sorridere come un perfetto idiota e mormorare: - Un mio bacio vale così tanto?- a cui l’altro rispose con un ennesimo cenno del capo e la spiegazione che “non tutti i baci e non per tutte le persone, i tuoi baci sono speciali solo per me”.

- Solo per te.- ripeté con un sorriso felice, tenendo un braccio attorno alla sua vita e una mano ad accarezzargli una guancia. - Quindi con un bacio renderei la tua giornata perfetta?- chiese con una curiosità nella voce, mordicchiandosi il labbro a quel suo annuire con fare improvvisamente timido, e ridusse le distanze tra i loro visi, fino a sfiorare la sua bocca con la propria. - Non pensavo di avere così tanto potere con un bacio.- bisbigliò appena, non resistendo ulteriormente a quel suo sporgersi per cercarlo, e restò con un braccio attorno a lui e le dita a sfiorargli gli zigomi, lasciandosi vincere da tutta la dolcezza di quel contatto.

Il fatto che Zayn lo stesse baciando con così tanta delicatezza, mentre teneva le dita tra i propri capelli e contro il proprio addome, lo lasciava senza parole, con il cuore che batteva velocemente nella cassa toracica e, inutile negarlo ulteriormente, le tipiche farfalle nello stomaco. Era qualcosa di intimo, un bacio che nascondeva significati importanti, come non ne aveva mai dati o ricevuti in vita sua, e forse aveva ragione quando gli spiegava che sarebbe stato completamente diverso dagli altri, che - nonostante tutta quella facciata arrogante e quell’odiare determinati comportamenti - potevano funzionare assieme, anche piuttosto bene. Ed era evidente da come si sentiva così stupidamente felice all’averlo contro, al suo “Non vedo l’ora di stasera” e a come gli sorrideva, con quegli occhi luminosi e tutto il suo viso che sembrava splendere per tutto l’affetto che provava per lui. O forse era amore, poteva definirlo in quel modo? Era uno sguardo che non aveva mai visto sul viso dei precedenti ragazzi, nemmeno su Kaylyn. Era qualcosa che andava ben oltre ed era per lui, non per una qualsiasi altra persona. Zayn stava sorridendo in quel modo a lui, Zayn stava guardando lui e stava dicendo di tenere a lui.

- Ci vediamo stasera, non farmi aspettare.- sussurrò, torturandosi l’interno delle guance con i denti, e spostò entrambi i palmi sul suo viso, per poterlo baciare meglio e premere la lingua contro la sua, staccandosi ad uno schiarimento di voce e sbiancando nell’incrociare gli occhi della vicina ferma sulle scale. Annuì lentamente al “Sarà meglio che vada” del più piccolo, sentendo la guancia bruciare per il contatto delle sue labbra, e lo osservò mentre rivolgeva un cenno alla signora anziana e riprendeva la discesa lungo la scalinata e fuori dal condominio.

Non poteva concludersi peggio di così quell’inizio di mattinata, un attimo prima gli sembrava di toccare il cielo con un dito e ora si sentiva soffocare per tutta quell’ansia, per i “Sei sicuro di stare bene?” o “Non voglio vederti mai più in questa casa” che gli risuonavano nella testa, riportandogli alla memoria le parole esatte utilizzate dai genitori per cercare di fargli cambiare idea, tentativo inutile e che portò al successivo preparare le valige e trovarsi sbattuto fuori di casa. Ed ora, dopo quasi otto anni, sentiva quanto fosse incredibilmente stanco di dover spiegare da cosa fosse o non fosse attratto, di dover dare continue spiegazioni e sentirsi ripetere che gli sbagli erano solo i suoi, che era lui il diverso, era lui lo sbaglio.

- Non voglio sentire una sola parola.- sibilò, tenendo la schiena dritta e vedendola salire i pochi gradini che li separavano. - Soprattutto che riguardi Aileen, il fatto che devo pensare a lei e che devo darle una famiglia. Perché io penso a lei, penso ogni fottuto secondo a quella bambina e ci tengo, sono un completo disastro ma mi sto impegnando. Ma devo pensare anche a me, a quel che fa stare bene me, e Zayn mi fa stare bene. Io con lui sono felice e Lyn.. se io sto bene, lei è felice. Non m’importa di ciò che pensano gli altri, se lei è come loro o se pensa cose peggiori. Io sto bene, non sono mai stato così bene. E so che ci sono un milione di motivi perché questa cosa sia sbagliata, ma sono felice. Sono felice con lui, Aileen è felice con lui e io non sono tenuto a dare spiegazioni. Zayn è il mio.. è qualcosa, non mi fermerò dallo scoprire cos’è per me. Soprattutto non per colpa di bigotti dai mille giudizi.-

Il silenzio che seguì a quelle parole gli ricordò l’attesa prima di un esame, tutta quella tensione sulle spalle e la paura di essere rifiutato, di essere additato nuovamente, di dover sopportare ancora una volta quei “Sei troppo diverso per stare con noi”. Non avrebbe mai smesso di vedere Zayn, di continuare quel loro rapporto, ma il giudizio di quella donna era in quel momento simile a quello di una madre. Essere rifiutato per la seconda volta non sarebbe stato piacevole, nonostante si ripetesse che del suo giudizio non se ne sarebbe fatto nulla. Sapeva che, ad una sua parola negativa, si sarebbe ricordato di tutta quella giornata orrenda, dello sguardo di sua madre, del disgusto di suo padre e della pietà negli occhi del fratello.

- Devo dirti solamente una cosa.- ruppe il silenzio lei, tenendo quell’espressione severa in viso che lo stava facendo sentire sotto esame. - Se ti fa stare bene, come può essere sbagliato?- concluse con quella domanda, facendolo sospirare di sollievo e “Per troppi motivi, ma voglio provarci in ogni caso”, a cui la donna rispose con un semplice cenno, per poi mormorare: - Ero solamente passata per chiederti come stesse Aileen, se avessi bisogno di una mano. Non pensavo di trovarmi davanti il tuo fidanzatino.-

- Non è il mio..- si oppose immediatamente, per poi sbuffare all’occhiata divertita della signora Hall e incrociare le braccia al petto con le labbra arricciate in una smorfia. - Oh, pensa quel che vuoi!- grugnì infine, facendo spallucce e entrando nuovamente nell’appartamento, seguito da quella che ridacchiava e “Non pensavo di essere viva per vederti finalmente con qualcuno”.

Ignorò quella frecciatina mirata, preferendo dirigersi verso la camera e vestirsi nel minor tempo possibile, per poi tornare in salotto e trovare la bambina intenta a disegnare con un sorriso tutto felice, mentre raccontava di quanto si fosse divertita con Zayn a preparare i pancakes. Si avvicinò quindi a lei, appoggiando una mano contro la sua nuca, e premette le labbra tra i suoi capelli, mormorando: - Devo andare a lavoro, resterà qui lei con te. Non farla arrabbiare, che poi mi racconterà tutto. Non è così?-

- Tu pensa a lavorare, noi ci divertiremo.- ribatté la donna, rivolgendo un sorriso alla bambina che si era messa a ridere ed annuiva, ripetendo: - Io e la nonna ci divertiamo, poi prendiamo anche Bail.-

Fu il “Se Zee rimaneva, ci divertivamo ancora di più” a lasciarlo qualche secondo senza parole, spostando di riflesso gli occhi sulla vicina di casa, che li scrutava in silenzio e con fare indagatore, e solo dopo almeno due minuti scosse il capo e si piegò sulle ginocchia per stare di fianco alla bambina ed alla sua altezza, spiegando che “Zee torna stasera, lui è grande e doveva lavorare”. Annuì alla sua occhiata, confermandole che sarebbe tornato molto presto con loro, e passò le dita tra i suoi capelli, sussurrando: - Fai la brava, piccola. Ci vediamo questa sera e potrai scegliere il cartone che preferisci.-

- Lo vedremo con Zee?-

Spostò velocemente lo sguardo dalla bambina alla signora anziana, che sembrava così interessata a quel loro scambio di informazioni, e mosse il capo in un cenno affermativo, vedendo la bambina tornare al disegno con un sorriso luminoso. E il fatto che stesse disegnando lei e il moretto per mano gli provocava una stretta nel petto, fino a lasciarlo quasi senza fiato. E certo che era terrorizzato, che aveva paura, come poteva non esserlo? Aileen aveva già incluso Zayn nella famiglia, lui stesso non riusciva a vedere un’altra persona al loro fianco e poteva solamente sperare di non vedere tutto rovinarsi sotto le proprie mani.

- Mi piacerebbe conoscere questo Zayn.- sentì dire dalla signora Hall, portandolo fuori da tutti quei pensieri senza senso e facendolo deglutire in ansia. - Insomma, sono quasi una figura materna per te. Ti ho accolto come un figlio. Mi sembra corretto che presenti questo giovanotto a me, per avere la mia completa approvazione.-

- Io.. io non credo sia..- stava cercando di spiegare, le guance in fiamme per l’imbarazzo e la voglia di sprofondare sotto metri di terreno. - Ho ventisei anni e..- ma venne brutalmente interrotto dalla bambina e dal suo “Sì, nonna! Organizziamo una cena di famiglia. Invitiamo anche Haz? Lui è il mio fidanzato”.

- È troppo presto per avere un fidanzato.- borbottò a quel punto, schioccando la lingua contro il palato e sbuffando al “Tuo zio è solamente geloso” di quella donna che sembrava sapere sempre tutto. E poi non seppe più cosa rispondere al suo “Allora è deciso. Domenica questa venite a pranzo con Zayn. Non accetto una risposta negativa”, borbottando qualche insulto sottovoce e correndo fuori di casa, sia per il ritardo che per evitare ulteriori domande e momenti imbarazzanti.

 

 

 

 

Angolo Shine:

Ho avuto problemi settimana scorsa, perché mi mancava metà capitolo ed ero impegnata con le valige, e ora son tornata con tutto questo. Liam continua a farsi le sue paranoie - o non sarebbe lui -, Aileen è sempre adorabile e Zayn è così innamorato che mi fa sciogliere. Poi penso arriverà lo scontro Zayn / Harry a breve, questione di qualche capitolo, Jade non è scomparsa e sono ancora super indecisa per il Larry.

Spero di non fare ulteriori ritardi, nel caso ci fossero è perché sto scrivendo una one - shot per natale (Non so se ci sei ancora Icia, ma finalmente ci sto arrivando a concluderla) e dovrei rileggere tutto Car wash per poter iniziare la stesura della nuova parte (che conto di pubblicare per GENNAIO).

 

Non penso di aver altro da aggiungere, a venerdì prossimo!


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Capitolo 17
*** Sedicesimo capitolo ***


You're my end and my beginning

 

« Cause all of me
Loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me
I'll give my all to you. »

 

 

Sedicesimo capitolo:

 

Liam non era stato molto presente per il resto della giornata, svolgeva il suo lavoro con la mente persa tra quel che era successo in quei giorni. Partendo da Zayn, dal loro aver consumato un rapporto, alla confessione del più piccolo e a quel che era accaduto la mattina dopo, alla vicina che li aveva invitati a pranzo e li considerava una coppia. Non sapeva se esserne felice o aver ancora più paura. Si sentiva un bambino fin troppo timoroso, ma i suoi comportamenti - la sua ritrosia - era sicuramente dovuta a quel muro che l’aveva protetto, che stava ancora in piedi in qualche modo.

Solo verso metà pomeriggio si decise a mettere da parte le preoccupazioni e le paure - che sarebbe potuto succedere quella domenica di così tanto grave? -, riprendendo a fare battutine ai bambini per poter ottenere delle risate e non dei pianti isterici, evitando così di avere un successivo mal di testa. Ma, quel che lo lasciò confuso, fu l’arrivo di Jade nello studio, nessun bambino per mano e un sorriso accattivante, mentre chiudeva la porta alle sue spalle e si avvicinava a lui. Si trattava di una semplice visita di cortesia, aveva giurato con le braccia sollevate, per poi invitarlo ad uscire, le guance le si erano fatte rosse e gli occhi guizzavano per la stanza, e fargli il nome di un ristorante di cui aveva sentito parlare e che voleva provare.

- Non.. non penso di essere libero.- inventò una scusa su due piedi, senza nemmeno specificare il motivo per cui fosse impegnato, e si passò una mano tra i capelli, sospirando e dicendo velocemente: - Aileen ha avuto la febbre in questi giorni e non voglio lasciarla da sola.-, vedendola annuire con una smorfia e: - Prima devi fare il papà, giustamente.-

Solo dopo qualche minuto si ricordò del non averla informata della verità sul loro conto, solo Zayn sapeva tutto sul rapporto tra lui ed Aileen, infilò le mani nel camice bianco, decidendo di mordersi le labbra a sangue pur di non rivelare nulla, e incassò la testa tra le spalle, sussurrando: - Mi dispiace, non vorrei peggiorasse.-

Non era riuscito ad allontanarsi a quel suo improvviso ridurre le distanze, deglutendo con fare nervoso per la sua mano sul braccio e le sue labbra così vicine, e puntò immediatamente gli occhi sulla porta, vedendo Louis con una postura rigida e “Poiché lei non è una paziente, sarei davvero felice se decidesse di levarsi dalle palle”.

- Scusalo è.. è un po’..- tentò di spiegare quella maleducazioni del ragazzo, lanciandogli un’occhiata ammonitrice, ma lo sentì sibilare: - C’è gente che cerca di lavorare, altri stanno aspettando che la gentile donzella se ne vada dai coglioni e io avevo detto che non poteva venire qui. Solamente perché sono più piccolo non vuol dire che può fare di testa sua.-

Rivolse un sorriso di scuse alla ragazza, che era rimasta senza parole e spostava lo sguardo da uno all’altro, per seguirla poi mentre s’incamminava fuori dallo studio, dopo avergli rivolto un saluto veloce e “Questo mondo è pieno di gente strana”. Solo quando fu sicuro nessuno potessi sentirli, si voltò verso di lui e borbottò: - Ti sembra il caso? Potevi lasciar fare a me.-

- Lasciar fare a te cosa?- si gonfiò improvvisamente il più piccolo, puntandogli un dito contro e sfogandosi con: - Quella stava flirtando con te, stava per.. baciarti. E io dovevo lasciarti fare? Non ti permetterò di rovinare Zayn. È il mio migliore amico e, se lo stai prendendo per il culo, io te la faccio pagare. E sì, ti sto minacciando. Stai attento a quel che fai, Payne. Ci metterò meno di due secondi a farti fuori, se fai a pezzi il cuore del mio migliore amico.- Non ebbe nemmeno il tempo di rispondergli, di chiedergli che significassero quell’insieme di frasi ed accuse, che sentì la porta sbattere e si trovò nuovamente solo nella stanza.

Cercò di nascondere la delusione quando, dopo aver concluso quella giornata, non trovò Zayn ad aspettarlo. Era diventata quasi un’abitudine uscire dallo studio e trovare quel ragazzino, ma evitò di pensarci troppo, concentrato com’era ad accelerare il passo e lasciarsi alle spalle l’altro suo incubo, che lo seguiva come un’ombra e “Guarda che sono serio!”. Fu solo quando raggiunse il sottopassaggio della metropolitana, che si stancò di scappare da lui, voltandosi per affrontarlo e borbottando: - Cosa vuoi da me? Sono cose tra me e Zayn, tu non devi intrometterti.-

- Io mi intrometto, se tu spezzi il cuore del mio amico e lo illudi.- s’intestardì quello, parandosi di fronte a lui e premendo i palmi sul petto del maggiore, continuando poi in un sibilo: - Chi era quella? La tua ragazza? La mamma di Aileen? Zayn non è il tuo giocattolino, non puoi usarlo a tuo piacimento per provare cose nuove.-

- Era una mia amica, Jade.- rispose semplicemente, avendone fin sopra la testa di Louis e delle sue insistenze. - Non ho mai usato Zayn, non sto provando cose nuove.- imitò le sue parole con un tono acido nella voce, spingendolo via per poter fare i gradini e salire sulla metro, tornare a casa e aspettare Zayn, se si fosse presentato. - Abbiamo già parlato io e lui, non sono cose che ti riguardano.-

- Stai attento, Payne. Se viene da me a piangere, a lamentarsi e a dirmi che avevo ragione sul non fidarsi di te potrai considerarti morto.- stabilì quello ancora una volta, facendogli aggrottare la fronte e chiedere: - Gli hai detto di non fidarsi di me?-, per poi scuotere il capo, come se non gli importasse davvero di quella risposta, e fargli un cenno veloce, superandolo e lasciandolo solo con quel dito sollevato.

Nonostante tutto i pensieri continuavano a gravitare attorno a quel punto, aumentando in lui le paranoie. Davvero Louis aveva detto a Zayn di non fidarsi? L’aveva messo in guardia su di lui? E Zayn era andato a chiedere consigli a Louis? Quindi persino Zayn aveva paura di un finale tragico in quel loro strano rapporto. E forse era proprio quello il motivo per cui non si fosse fatto trovare fuori dallo studio, forse si era pentito di tutto e Louis l’aveva informato di Jade, del fatto che probabilmente lo stava prendendo in giro e non era serio. E lui era serio, non era mai stato tanto preso da un ragazzo in vita sua, ma non credeva di essere ancora pronto ad aprirsi completamente, a dirgli di provare ben oltre l’affetto per lui. Che sarebbe successo? L’avrebbe spaventato, fatto scappare e poi? Sarebbe stato solo, con i ricordi e i rimpianti, il pensiero di quel che sarebbe potuto essere tra loro, di quel che si era rovinato.

Scosse la testa, appoggiando i gomiti sulle cosce, e infilò le dita tra i capelli, premendo i polpastrelli contro la cute per cercare di calmarsi e non lasciarsi vincere da tutte quelle paranoie. Zayn aveva ragione quando diceva che l’unico problema era lui, che era solo lui a frenarsi, e che doveva semplicemente ammettere di tenerci. Certo, voleva vedere fin dove potevano arrivare, ma c’era sempre una forza dentro di lui a metterlo in guardia, a ripetergli che non era compresa una durata e si sarebbe rovinato. Lui doveva fidarsi di Zayn, perché gli aveva spiegato chiaramente quanto tenesse a lui, a loro.

Era sceso alla solita fermata, camminando con la testa piena di quei ragionamenti, e si trovò in poco tempo di fronte all’edificio colorato, salendo le scale e maneggiando le chiavi per far scattare la serratura, facendo sentire la sua presenza con un “Sono a casa” detto con un tono più o meno alto.

Aveva poggiato le chiavi sul mobile accanto all’entrata, guardando con fare incuriosito il sorrisino divertito della donna anziana, come lo raggiungeva e si copriva la risata con una mano, per poi arrossire completamente sulle guance al “Quel ragazzo è speciale, Liam” e per quelle voci in lontananza, per la risata di Aileen e “Dimmene ancora una, Zee”. Sospirò di sollievo, quando si accorse di essersi perso in paranoie stupide mentre Zayn si trovava a casa sua, per poi puntare l’attenzione su Amber e sul suo sorriso orgoglioso, su come gli scompigliava i capelli e stringeva le dita sulle proprie guance, ammonendolo di “Non perderlo, tienilo stretto”, a cui rispose con un cenno e “Non è mia intenzione farlo scappare”. Si lasciò baciare entrambe le guance, salutandola e ripetendole che ci sarebbero stati quella domenica, che avrebbero portato Zayn e sarebbero stati assieme tutto il pomeriggio, per poi chiudere la porta e raggiungere i due in salotto, sprofondando nello spazio libero del divano e lasciando che il proprio viso si poggiasse contro la spalla del minore. L’aveva sentito irrigidirsi improvvisamente, ma aveva deciso di ignorare quel segnale e concentrarsi sulla bambina e il suo descrivere quel che avevano fatto assieme, come quel ragazzino si fosse presentato un’ora prima del suo arrivo e l’avesse poi aiutata a colorare.

- Ti sei divertita con Zee, eh?- le domandò con un sorriso felice, vedendola annuire tutta euforica e mostrargli il disegno su cui avevano lavorato, per poi indicargli la televisione e “Ora guardiamo il film? Me l’hai promesso, Lili”. - Certo che guardiamo il film, scegli il tuo preferito. Se a Zayn non dispiace.- le rispose, lanciando una veloce occhiata al moretto che sembrava perso in un mondo fin troppo distante, scuotendosi improvvisamente e bofonchiando di essere completamente d’accordo con qualsiasi scelta della piccola. Era così ovvio ci fosse qualcosa di sbagliato in quel momento, ma resistette all’impulso di fare domande, aspettando che Aileen scegliesse il film e lo facesse partire, per poi appoggiare il braccio sullo schienale del divano e premere la mano contro la spalla di Zayn, attirandolo contro il proprio corpo e bisbigliando contro il suo orecchio: - Se c’è qualcosa che non va puoi dirmelo.-

Osservò con una certa soddisfazione quel suo rabbrividire ed arrossire, ma aggrottò la fronte al successivo allontanarsi da lui e “Ne parliamo dopo, ora non possiamo”, insistendo di rimando sul perché si stesse comportando in quel modo, sul potergli dire tutto e sul non tenerlo all’oscuro di quel che aveva l’aria di essere importante. Sentì qualcosa sprofondare nel petto all’incrociare i suoi occhi freddi e “Ho detto che ne parliamo dopo”, obbligandolo a chiudersi a riccio, allontanarsi impercettibilmente da lui e spostare il braccio dalle sue spalle, tenendo le mani sotto le cosce per non farsi vincere dalla voglia di toccarlo.

Fu un vero e proprio supplizio concentrarsi sul film - non sapeva nemmeno cosa stava effettivamente guardando - e non sulle risate di Zayn e Aileen, su quel loro interagire e dargli una chiara visione di quel futuro che stava desiderando con ogni fibra del corpo e della mente. Non poteva essere così difficile tenerlo con loro, soprattutto se era una cosa voluta da tutti e tre. Doveva accettarlo e smetterla di nascondersi dietro quelle paure, o avrebbe rischiato di perdere entrambi. Si sentiva ad un passo dall’esplodere, perché i movimenti di Zayn erano tutti un cercare di allontanarsi dal contatto con lui, di mettere tra loro una barriera e ignorare allo stesso tempo che fosse cambiato qualcosa. Più passava il tempo, più si rendeva conto di non volerlo perdere, di non riuscire a vederlo andare via e lasciarli soli. Non solo per Aileen, per il fatto che si sera legata a lui, ma per lui, perché era così assuefatto alla sua presenza da non poterne fare a meno, così preso da lui e da ogni suo piccolo gesto. Non poteva permettere che il giudizio di Louis o quella paura, lo facesse allontanare da lui; doveva solo combattere e mostrargli quanto fosse serio con lui, quanto fosse importante la sua sola presenza. Sì, ma come? Confessargli di essere forse innamorato di lui? Che lo immaginava al suo fianco per un tempo indefinito? Che non voleva lasciargli vivere l’adolescenza ma, al contrario, legarlo a lui in una relazione duratura?

Lasciò che fosse Zayn a portare Aileen in camera, non si era nemmeno accorto del suo essersi addormentata in braccio al moro, e mangiucchiò le unghie, non sapendo come scaricare il nervosismo improvviso, per poi sollevarsi con uno scatto al ritorno del più piccolo, osservandolo mentre indossava la giacca di pelle e “Ci vediamo, Payne”.

- Come?- domandò con un’espressione di pura sorpresa in viso, stringendo le dita attorno al suo polso per bloccarlo. - Che stai dicendo? Dove stai andando? Di cosa dovevi parlarmi? Cosa succede?- lo tempestò preso dall’ansia di vederlo sparire oltre quella porta, rafforzando la stretta ai suoi strattoni e sbarrando gli occhi al suo sibilare: - Vai a chiederlo alla tua ragazza.-

Aveva subito lasciato la presa, sentendo come quel contatto tra loro fosse diventato improvvisamente soffocante, e si lasciò spingere dai suoi palmi contro il petto, ascoltando i “Sei solo un bastardo”, “Louis aveva ragione”, “Maledetto il giorno in cui mi son fatto vincere dalla tua faccia da cucciolo” e cadendo sul divano ad un movimento più brusco dei precedenti, riuscendo ad afferrare il suo braccio e portarselo dietro nella caduta. Dopodiché fu una lotta tra il tenerlo fermo, sentirlo agitarsi per poter correre via, ignorare le parole velenose e i suoi occhi lucidi, cercando di trovare le parole giuste per calmarlo. Ad ogni schiudere le labbra per ripetere il discorso nella testa, Zayn esplodeva con i soliti insulti e “Ti senti libero, Payne? Ti senti libero con me, solo perché puoi star lontano dalla tua ragazza perfettina”, rendendo nullo ogni tentativo di farlo ragionare e spiegare che aveva sbagliato tutto, che non era da lui, che non sarebbe mai riuscito a fare una cosa simile a nessuno, tantomeno alla persona per cui aveva quel tipo di interesse.

- Devi calmarti, Zayn!- esclamò dopo dieci minuti di insulti vari e colpi contro l’addome, spostando i palmi a stringergli il viso e mugolando di dolore nel sentire le sue dita tra le ciocche, a tirare fino a fargli male per il gusto sadico di vederlo soffrire. - Non c’è niente tra me e Jade, niente. È una mia amica e.. e siamo usciti.. siamo usciti assieme qualche volta. Louis è un coglione e mi piaci tu, nessun altro. Voglio te, Zay. Credimi.- riuscì a dire, strizzando gli occhi ad ogni strattone più forte, e sospirò di sollievo nel sentirlo cessare ogni resistenza, sollevando una palpebra e vedendolo mettersi seduto con un’espressione seria e corrucciata.

- Voglio solo te, piccolo.- bisbigliò con le guance in fiamme, sentendo il suo grugnito e “Ti odio, Payne. Guarda come mi stai riducendo, non riesco nemmeno ad avercela con te”. Si sollevò con il busto, avvolgendo le braccia attorno alla sua vita - no, non poteva rischiare di vederlo scappare via -, e allargò lo spazio tra le gambe per poterlo far stare più comodo, premendo le labbra contro la sua fronte e sussurrando: - Non andare via.-

Restarono in quella posizione per un tempo senza fine, lui con le labbra ferme in quel punto e Zayn che non accennava a muovere nemmeno un dito, e solo dopo fin troppi battiti frenetici del cuore sentì le dita del più piccolo risalire lungo i fianchi e stringersi alla camicia che indossava. Non era riuscito a trattenere il sospiro di sollievo, vedendo quel gesto come un silenzioso perdono, e rafforzò la presa, spostando le labbra tra i suoi capelli scuri.

- Sei.. questa cosa tra noi è importante per me. Tu lo sei.- si decise a parlare, sentendo come le dita tirassero il tessuto per invitarlo a continuare. - Non riesco a tenere la mente lontana da te, dal fatto che potresti sparire e non voglio. Come farei a riprendere la mia vita di prima? Mi sembra qualcosa di orrendo. E forse mi stai insegnando ad andare avanti, a superare il mio passato, ma mi stai anche creando dipendenza. Mi liberi di un peso, però tu me ne offri uno nuovo e più difficile. Se decidessi di andare via ora, io ne morirei. Non voglio che la mia vita dipenda da un’altra persona, Zayn. Non voglio stare ancora una volta così male. Non voglio perderti e perdere me stesso.-

Era riuscito a trattenere le lacrime, nonostante la voce roca e il groppo alla gola, mentre affrontava lo sguardo del più piccolo e cercava di spiegargli tutto quello che gli stava incasinando la testa. Zayn l’aveva invitato ad aprirsi, ma aveva il terrore di poterlo allontanare a quelle parole, di fargli intendere cose completamente sbagliate. Non si sentiva bravo con i discorsi, con lo spiegare i sentimenti e quant’altro, anzi era un incapace e usava termini sbagliati. Ed era ovvio come Zayn avesse frainteso tutto il senso di quella confessione, per come si era fatto scuro in viso e aveva interrotto il movimento delle dita, obbligandolo a mugugnare un frettoloso “Non importa, dimentica tutto”.

Aveva abbassato il viso a quel punto, perché l’idea di lasciarsi studiare da lui non gli piaceva, e si era stretto nelle spalle ai suoi richiami, per arricciare poi le labbra in una smorfia al pugno contro il braccio e “Ho capito, idiota”. Solo dopo qualche altro minuto si era deciso a sollevare lo sguardo, ringraziando mentalmente Zayn per lasciargli tutto il tempo a disposizione, e lo osservò con la fronte corrugata, come a chiedergli conferme ulteriori, vedendo il suo cenno del capo e “Avevo solo bisogno di codificare tutto, parli in modo strano”. Gli rivolse un sorriso timido e imbarazzato, tenendo il labbro inferiore stretto tra i denti per non fiatare mentre lui continuava con: - Tu però devi fidarti di me, Lee. Io ti prometto che non andrò via, che potrai afferrare la mia mano quando ti sentirai cadere e sarò al tuo fianco. È un po’ come se dovessi imparare a camminare di nuovo, o ad andare in bici. Devi imparare ad essere forte per te e ti darò volentieri una mano, togliendoti anche questa fissa della dipendenza.-

- Non è una fissa.- si lamentò il castano, sporgendo le labbra in un broncio e ottenendo solamente delle risate, un bacio a fior di labbra e “Sarò sempre al tuo fianco”, che lo fece arrossire e distogliere lo sguardo per qualche secondo. - Odio tutto questo.- si lamentò subito dopo, ricevendo un pugno contro lo stomaco e un invito a parlare. - Che sono sempre io a piangere tra le tue braccia, mai il contrario. Mi sento uno stupido a farmi consolare da un ragazzo più piccolo di me.- borbottò con una smorfia, roteando gli occhi al suo commentino su quanto fosse un sintomo del voler essere accudito e “Vuoi stare sotto di me”.

- Vorrei solo dirti che è un bene il piangere.- richiamò l’attenzione il sussurro serio del moretto e il suo fare spallucce con fare vago, quel premere i pollici sulle sue guance, per cancellargli le poche lacrime che non era riuscito a trattenere, e infine: - Altrimenti poi ti riduci come me, non riesci a dormire e pensi a quanto hai paura di perdere una persona importante, al fatto che potresti non essere così forte per aiutarla. Non sentirti uno stupido e non smettere di piangere. I buoni piangono sempre.-

Strizzò gli occhi, quando sentì le sue labbra posarsi sulle palpebre, e, non appena li riaprì, lo trovò a quella distanza ravvicinata, a rendere evidenti le pagliuzze verdastre nei suoi occhi, deglutendo e chiedendo in un sussurro: - Come fai a dirlo? E quindi tu sei cattivo?-

- Sono cattivo, sì.- ridacchiò Zayn, rivolgendosi a lui come ad un bambino, prendendogli il viso tra le dita e lasciandogli un bacio sulla punta del naso. - Odio vederti triste, sembri un cucciolo abbandonato.- aggiunse con una smorfia sulle labbra, spostando una mano tra i suoi capelli per massaggiargli la cute. - Stiamo qui ancora un po’?- gli domandò l’attimo dopo, ottenendo un semplice cenno d’assenso da parte di Liam.

E i loro cuori avevano iniziato a battere all’unisono, nel momento in cui Zayn aveva iniziato a tracciare delle lettere sulla schiena del maggiore, sfiorandogli il tessuto e stando attento a rendere chiaramente interpretabile il tutto. Il fatto che avesse dovuto mordersi le labbra, per tenersi dentro delle parole o un “Anch’io”, doveva significare sicuramente qualcosa; ma, per il momento, si accontentava di tenerlo tra le braccia e premere tutto il viso tra i suoi capelli, respirando il suo profumo e perdendosi ancora una volta in lui.

 

 

I giorni erano passati molto velocemente, Zayn non si era più fermato a dormire da loro per via del padre fin troppo curioso, ma erano riusciti a vedersi ogni mattina e ogni sera fuori dallo studio, lasciando che Louis sparisse per potersi baciare e ripetersi quanto fosse stata dura la giornata a stare divisi. Liam era riuscito persino ad informarlo del pranzo con la vicina per quella domenica, mentre il più piccolo teneva le labbra contro il collo a lasciargli segni più o meno evidenti.

Quella domenica mattina si era svegliato con una strana agitazione nel petto, forse a causa del ricordo dell’indecisione del più piccolo ad accettare i progetti per quella giornata, e si era fatto una doccia calda, rilassando tutti i muscoli per prepararsi alle ore successive. Non sapeva se aveva più paura della mancata presenza di Zayn, o di quel che avrebbe potuto combinare Amber per metterlo in imbarazzo. Già il semplice fatto di averlo invitato a quel pranzo era un qualcosa di eccessivo, quando loro nemmeno avevano chiarito il loro rapporto; stavano assieme o ancora no?

Si era poi vestito velocemente perché, nonostante l’essersi svegliato presto e l’abitare ad un piano di differenza, rischiavano di fare tardi e voleva evitare che i due si trovassero soli a spettegolare o fare amicizia. Non poteva sprecare in quel modo l’occasione di farlo entrare nella loro famiglia, mettendolo in imbarazzo e facendolo probabilmente scappare via senza ripensamenti. Fu quindi con estrema gioia che, non appena suonò al campanello con Aileen per mano, trovò la vicina di fronte a lui e “Non è ancora arrivato, siete i primi”.

Erano passati quasi venti minuti, il ritrovo era stato fissato per dieci minuti prima, e del più piccolo ancora non c’era traccia, Liam cercava di tenersi impegnato ad ascoltare il chiacchiericcio della bambina, ma non riusciva a smettere di muovere la gamba in un tic nervoso, rivolgendo un mezzo sorriso teso alla signora anziana, non appena questa posò una mano sul proprio ginocchio. Si alzò in piedi con uno scatto, come se il pensiero di restare seduto fosse insopportabile, non appena sentì suonare il campanello, e si aprì in un sorriso luminoso nel trovarsi davanti quel ragazzino, le guance rosse e le dita che cercava di usare per acconciare i capelli in un ciuffo ancora più perfetto.

- Io.. scusa, non sapevo cosa mettere e poi.. poi ho iniziato a pensare che forse non dovrei essere qui, che è come se mi stessi presentando in famiglia e io non sono proprio il tipo.- aveva iniziato a farfugliare, senza nemmeno salutarlo e con gli occhi che faceva vagare alle proprie spalle. - Poi non potevo presentarmi a mani vuote, dovevo portare qualcosa e mi sono fermato a prendere una torta. Ma c’era così tanta fila e io.. scusa.- concluse tutto quel discorso, porgendogli una scatola di una pasticceria, venendo accolto immediatamente dal “Hai portato la torta? Ma non dovevi!” di Amber, che li aveva raggiunti e aveva preso per un braccio Zayn, trascinandolo all’interno dell’appartamento senza ulteriori indugi.

Liam non era riuscito a far nulla, nemmeno a pensare a quanto fosse tenero con quell’aria intimidita, e si era trovato di fronte alla porta a fissare il vuoto con un sorriso stupido, decidendosi a chiuderla solo dopo qualche minuto e raggiungerli. Era come se a quella famiglia mancasse quel tassello, come se Zayn fosse destinato a farne parte, mentre lo vedeva prendere in braccio Aileen per schioccarle più baci sulle guance e “Come sei bella, principessa”.

Si era poi spostato in cucina, aiutando Amber con gli ultimi preparativi, e aveva tenuto un orecchio teso per ascoltare i discorsi di Zayn e della bambina, come continuasse a ripeterle che era una vera artista e amava ogni suoi disegno, o quando le descriveva quel che era riuscito a fare con lo skate alla sua età, come le proponeva di insegnarglielo e “Però Lili deve essere d’accordo” a cui la bambina aveva risposto con una serie di sbuffi e “Non deve saperlo per forza, può essere il nostro segreto”. Si era morso il labbro per non scoppiare a ridere, rivolgendo un’occhiata alle proprie spalle ed incrociando gli occhi del più piccolo e la sua alzata di spalle, come a dirgli che non era stato lui a dare quell’idea.

- Mi piace vederti felice.- sentì dire dalla donna, che aveva interrotto tutto quanto per voltarsi verso di lui e guardarlo. - Non ti ho mai visto sorridere in questo modo.- aggiunse, facendolo arrossire e farfugliare qualche parola confusa, per poi arrendersi e bisbigliare: - Piace anche a me.-

Non riuscì ad aggiungere altro, perché si trovò Zayn in cucina accanto a loro e Amber che decideva di lasciarli soli, si passò i palmi sui jeans e si voltò verso di lui, vedendolo a braccia incrociate e con un sorriso timido sulle labbra, mentre sussurrava: - Non mi hai nemmeno baciato.-

- Tu non hai baciato me, signorino.- si lamentò il maggiore, avvolgendo in modo istintivo le braccia attorno al suo corpo, per poi premere il viso contro la sua spalla e nascondergli in quel modo il sorriso euforico. - Eri troppo impegnato a parlare a vanvera.- lo prese in giro, staccandosi per schioccargli un bacio contro la guancia e trovarsi poi con le labbra contro le sue.

Non appena conclusero quel breve bacio, ancora fin troppo dolce, lo sentì lamentarsi delle prese in giro, invitandolo a dimenticare quel primo momento imbarazzante e rispondendogli con un ennesimo bacio e “Ma eri tremendamente adorabile”.

- Prometti di non farmi fare delle brutte figure?- gli domandò Zayn con una smorfia ad arricciargli le labbra, gli occhi ridotti a due fessure e sfuggenti. - Di starmi accanto e interrompere qualsiasi discorso personale? Non voglio fare una brutta impressione con lei.- mugugnò infine, deglutendo con fare nervoso e trovandosi tra le braccia del più grande e “Andrà tutto meravigliosamente bene, ti ameranno tutti quanti e non avrai nulla di cui preoccuparti. Sei bellissimo”.

- Bellissimo?- gli chiese conferma il moretto, come se sentire quei complimenti riuscisse a dargli del coraggio, e Liam annuì, sporgendo il viso per poter unire le loro labbra e bisbigliare: - Non ho mai visto una persona più bella di te e sei mio, il ché ti rende ancora più bello ai miei occhi.-

 

 

 

 

Angolo Shine:

Vi informo solamente del fatto che questo sarà l’ultimo aggiornamento, riprenderò a gennaio con questa long. No, non la sto assolutamente abbandonando - mancano pochi capitoli all’epilogo - ma preferisco concentrarmi solamente sull’os per natale. Giusto per non impazzire con troppi progetti.

Detto questo non ho altro da aggiungere, buon fine settimana a tutti!

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Capitolo 18
*** Diciassettesimo capitolo ***


You're my end and my beginning

 

« Cause all of me
Loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me
I'll give my all to you. »

 

Diciassettesimo capitolo:

 

Un giorno troverai la persona giusta, Leeyum. E capirai tutto quanto.”

Ricordava il momento preciso in cui Kaylyn aveva pronunciato quelle parole, il suo tono di voce, la luce soffusa della torcia e loro due ancora bambini al sicuro nella casa sull’albero. Ricordava quelle sere con nostalgia e rimpianto, riportava alla memoria i loro sussurri e i loro visi vicini, i loro corpi esili nascosti sotto le coperte pesanti, rubate durante la giornata e trascinate nel loro covo segreto. Ricordava come lei fosse una sognatrice, come fosse simile a tutte quelle bambine della loro età ma allo stesso tempo così diversa. E i loro discorsi infantili sul vero amore, dopo un pomeriggio nel piccolo cinema del paese a seguire la proiezione di un film incredibilmente sdolcinato. C’era sempre stata quella differenza tra loro: lei fin troppo sognatrice e lui con i piedi ben piantati a terra. Di conseguenza dopo un film del genere i commenti di lei erano sempre un elencare la storia d’amore che avrebbe desiderato, mentre lui teneva le braccia incrociate e le labbra arricciate in una smorfia.

C’era stato un periodo in cui aveva cercato di andare incontro alla sua visione del mondo, a seguire i suoi consigli e “Mary dice che sei carino, dovresti chiederle di uscire”, ma dopo due settimane si era arreso e le aveva ripetuto che erano tutte sciocchezze, che preferiva riprendere quella loro avventura nello spazio rispetto al parlare di ragazzine stupide. Aveva evitato di informarla sulla pazzia del suo ragionamento, Mary l’aveva rifiutato per tutti quei giorni perché lui doveva insistere di più?, e aveva semplicemente ripetuto che non era per lui quel mondo, che il suo destino era viaggiare per mondi paralleli.

Non ti piacerebbe avere qualcuno al tuo fianco?” gli aveva chiesto lei in una giornata di sole, mentre stavano sdraiati nell’erba e con gli occhi puntati sul cielo azzurro. “Come una compagna, qualcuno con cui condividere le tue avventure” aveva insistito, obbligandolo a rigirarsi su un fianco e rispondere un “Ma ci sei già tu” con la voce intrisa di confusione. L’aveva osservata mentre sbuffava, incrociava le braccia esili attorno al corpicino e aggiungeva con un velo di irritazione: “Io parlavo di un’altra bambina, un po’ come Mary.. o Tess, nei bagni l’ho sentita dire che tu sei..

Ricordava di averla interrotta con un verso scocciato, di averle ripetuto che tutte le bambine erano stupide e non voleva averne a che fare, che lei era l’unica eccezione. Poi non sapeva come o perché aveva iniziato a fargli domande strane, sui genitori e su un probabile futuro in cui avrebbe avuto qualcosa di simile. Lui aveva scosso il capo, aveva arricciato le labbra in una smorfia infantile e disgustata, aveva spinto una mano contro la sua spalla e aveva ripetuto: “Io non sono uno di quegli scemi dei tuoi film”.

Aveva dovuto raccogliere tanti più fiori di campo che poteva per colpa di quella frase, per farsi perdonare e non essere più ignorato da lei, che s’impuntava sempre in un’espressione orgogliosa non appena lui cercava di avvicinarsi e parlarle. Non aveva capito appieno le occhiate invidiose delle altre bambine, nonostante Kaylyn gli avesse spiegato che erano gelose perché per lei aveva insistito e non si era fermato ad un rifiuto, e aveva deciso di ignorare il suo sorriso divertito, borbottando un semplice “L’ho fatto perché sei mia amica”.

Quand’erano poi cresciuti, quando aveva iniziato a notare il cambiamento nei lineamenti della compagna di giochi, quando aveva iniziato a vederla con occhi leggermente diversi, aveva ripensato a tutti quei loro discorsi, al fatto che forse quel mondo complicato poteva cercare di capirlo. E quando poi alla domanda “Cosa guardi per primo in una ragazza” - dannata Kaylyn e la sua fissa per quei test stupidi - aveva risposto un tentennate “Il sorriso, credo.. sì, il sorriso e gli occhi”, aveva ascoltato la sua risata e il suo “Solo una cosa, Leeyum!”, nella sua testa la risposta era cambiata immediatamente in “La tua risata”. Aveva deciso di tenere per sé quel particolare, non volendo rendersi ancora più ridicolo di fronte a lei, e aveva continuato a rispondere alle domande di quel test, cercando di trovare quante più risposte ridicole solo per ascoltare ancora una volta la sua risata.

Ricordava perfettamente anche il momento del loro primo bacio, quel leggero sfiorarsi delle loro labbra, e i sorrisi celati, segreti, le loro dita che si sfioravano e poi il cambiamento improvviso, il suo leggero distacco e il rossore delle sue guance ad un semplice saluto del fratello di lui. Aveva deciso di non mostrarle quanto ci fosse rimasto realmente male alla sua confessione di aver preso una cotta per Paul, borbottando acidità sull’amore e sulla sua non esistenza, sul fatto che era tutta un’invenzione per non sentirsi soli. E lei ovviamente si era arrabbiata, l’aveva ignorato per tre giorni e poi era tornata con la notizia di aver baciato Paul e di voler uscire con lui, che non aveva bisogno del suo permesso ma del suo migliore amico. L’aveva lasciata seduta sul davanzale della finestra, mentre lui stava sdraiato nel letto con le cuffie e quel CD di più di venti canzoni che lei gli aveva regalato per il compleanno; solo quand’era finita l’ultima nota l’aveva invitata ad entrare, aveva messo da parte i rancori e aveva ascoltato tutte le sue preoccupazioni, ricacciando quel “È stato davvero così semplice dimenticarti di me?

Tu la riconoscerai subito, ne sono sicura. È come succede in quei film, Leeyum. La guarderai e sarai completamente rapito da lei, come se il mondo si fosse fermato. Lo capisci quando incontri la tua anima gemella, lo dicono tutti. Melany dice che si chiama amore a prima vista o colpo di fulmine. Lei non sbaglia mai su quelle cose, devi solo avere pazienza e tenere gli occhi ben aperti.”

Si risvegliò da tutti quei ricordi non appena sentì la risata di Aileen, accorgendosi di averla fissata così tanto da essere tornato con la mente ai momenti tra lui e una piccola Kaylyn, ripercorrendoli in quella manciata di minuti. Aveva rivolto l’accenno di un sorriso alla vecchia padrona di casa, non volendo farla preoccupare per una sciocchezza, e aveva incrociato lo sguardo di Zayn, che aveva corrugato la fronte in un’espressione confusa e a chiedergli quasi spiegazione, un modo per accertarsi che stesse effettivamente bene.

Aveva distolto gli occhi da lui, concentrandosi sul bicchiere di vino di fronte al proprio naso, e aveva sentito gli angoli delle labbra incurvarsi in un sorriso più marcato, pensando che quello tra loro non era di sicuro un amore a prima vista. Al contrario, la prima cosa che aveva provato per lui era un sentimento simile all’odio, ingiustificato e dovuto a pregiudizi, etichette che gli aveva affibbiato. Solo con il tempo, con quel muro che aveva ceduto piano piano, era riuscito ad intravedere lati del suo carattere che gliel’avevano mostrato sotto tutt’altra luce. E no, non era amore a prima vista, non era un colpo di fulmine, non era come nei film che odiava e si costringeva a sopportare per Kaylyn. Ma il concetto ora era lo stesso, perché lo guardava e restava rapito dalla sua bellezza, da lui, dai suoi occhi e da quello che vi leggeva dentro. Non era iniziato come un amore a prima vista, più il suo opposto, ma in quel momento non vedeva alcuna differenza tra quel che Kaylyn gli aveva più volte descritto, con i sintomi che lei gli aveva elencato, e quello che stava succedendo dentro di lui al pensare a Zayn Malik, a quel ragazzino spocchioso con il ghigno perenne e la giacca di pelle in estate. Era quel che si avvicinava più al concetto di amore che Kaylyn gli aveva definito, rispetto alle passate relazioni o a quel che pensava di provare per l’amica.

E la paura del futuro sembrava improvvisamente passata, mentre sentiva la voce della ragazzina nella testa e il suo “Non può mai finire male, Leeyum. L’amore vince su tutto e sconfigge tutte le maledizioni, non c’è niente che può impedire il lieto fine.. non fin quando esisterà il bacio del vero amore”.

Il resto di quel pranzo domenicale era passato tranquillamente, Amber sembrava rapita quanto Aileen dai racconti del moretto e lui restava a fissarli con quel calore nel petto e il pensiero che ora quella era la sua famiglia. Zayn sembrava quasi destinato a farne parte, a rispondere alle domande di Amber su ogni minimo particolare della sua vita o a passare le dita tra i capelli di Aileen e ripeterle “Sei la mia principessa preferita”. Aveva ascoltato in silenzio come descriveva il rapporto tra lui e il padre, come parlava della sorellina più piccola e come le sue labbra stavano arricciate in un sorriso orgoglioso, in particolar modo all’accenno della madre e di tutto quello che aveva sempre fatto per spingerlo verso le sue passioni. Aveva poi rivolto un cenno alla padrona di casa, invitandola a restare seduta e di poter occuparsi da solo del sistemare la tavola mentre lei era tutta presa dal racconto di Zayn e di come aveva cresciuto la sorellina; cercava di non badare allo strano nodo nel petto, ripetendosi che non era sicuramente provocato da Aileen, dal suo stare seduta sulle gambe del moretto con le dita strette su una matita colorata, ma non era nemmeno dovuto a come gli occhi nocciola del ragazzino si erano fissati sul disegno, a come le aveva scompigliato i capelli e sussurrato qualcosa contro il suo orecchio che l’aveva fatta ridere.

Aveva ritirato tutti i piatti e si era quindi chiuso in cucina, appoggiando il tutto nel lavello e picchiettando le dita sul legno del bancone, quasi a sfogare la tensione che sentiva sulle spalle. Come aveva detto Zayn qualche giorno prima doveva semplicemente smetterla di opporsi a quel che c’era tra loro, a quel che stava nascendo tra loro, doveva fidarsi di lui e non temere quel futuro che entrambi sembravano volere. Era tutto concentrato su quei pensieri, distratto dai ricordi, quando aveva sentito un palmo contro la schiena, risalire fino alla spalla, e poi il proprio nome - quel “Lee?” sussurrato con preoccupazione e dolcezza - contro il collo.

- Sto bene.- rispose alla domanda implicita, andando incontro al suo tocco e inclinando il viso per premere la tempia contro i suoi capelli morbidi. - Stavo solo pensando.. ad un po’ di cose, ma sto bene.- continuò in un sussurro lieve, ridacchiando al “Pensi sempre troppo” borbottato dal più piccolo. Si strinse solamente nelle spalle, non potendo negare quanto avesse ragione, si voltò verso di lui e strinse le dita attorno ai suoi polsi, facendogli sollevare le braccia e spostandole sulle proprie spalle e attorno al collo. Aveva fatto il tutto sotto gli occhi attenti del più piccolo, che aveva le labbra arricciate in un ghigno soddisfatto e un sorriso dolce, e aveva poi spostato le mani sui suoi fianchi, attirandolo ulteriormente contro il proprio corpo e ripetendo: - Sei bellissimo.-

Da quella distanza era riuscito a scorgere delle linee di imbarazzo sulle sue guance, aveva percepito il guizzo che era corso tra le sue dita, come le aveva intrecciate tra le ciocche di capelli, e si era chinato appena per poter essere alla sua altezza mentre premeva la fronte contro la sua e puntava gli occhi nei suoi. Non avrebbe mai voluto dare una fine a tutto quello, nonostante a parole non si stessero dicendo nulla, gli sembrava uno di quei momenti carichi di significati nascosti e ne erano testimoni i sorrisi che si stavano rivolgendo, gli occhi luminosi e così pieni di emozioni.

Non ci mise molto a prenderlo di sorpresa, stringere le mani sui suoi fianchi e sollevarlo, farlo sedere sul bancone e occupare poi il posto tra le sue gambe, cercando di non sgualcire i vestiti mentre premeva le dita sul tessuto e desiderava poter toccargli la pelle. Non riuscì a trattenere l’ennesimo “Sei bellissimo” e sentì la sua risata cristallina contro le orecchie, che presero immediatamente un colorito rossastro - come le guance peraltro - al suo successivo “Questa è la quarta volta che me lo ripeti in una giornata. È a questo che pensavi? A quanto sono bello?

Prese fin troppo tempo a fissare le proprie dita sui bottoni della camicia di Zayn, cercando allo stesso tempo di trovare una risposta ma fallendo miseramente nell’incrociare i suoi occhi accesi, stringendosi nelle spalle e farfugliando frasi senza alcun senso. Il più piccolo doveva aver avuto pietà di lui, perché aveva stretto le dita sul colletto della camicia e l’aveva attirato ulteriormente tra le gambe, che aveva poi avvolto attorno al suo bacino per bloccarlo e non farlo andare via.

- Forse.. forse stavo pensando al fatto che sei bello con Lyn, che mi piace guardarti con lei e.. sì, come una.. famiglia.- tentennò con il cuore in gola, riaprendo gli occhi solo ad un terzo richiamo di Zayn, specchiandosi nel suo sorriso e aggiungendo: - Potrei volere tutto questo.. con te.-

Il suo ripetere le ultime parole, un tono delicato e prudente, lo spinsero a muovere il capo in un cenno e insistere con un più convinto: - Voglio questo con te, voglio vederti con Aileen e con Amber, forse persino con Harry. Voglio vederti con me, voglio che tu stia con me.-

Non riuscì ad impedirsi dal continuare un attimo dopo con: - E sì.. sì, fa paura. Ho ancora un po’ di paura, ma non sarò io a impedire questa cosa tra noi. Non voglio obbligarti a rinunciare ad anni della tua vita per buttarti subito in questa situazione, ma se tu vuoi.. se tu vuoi stare con me..- e poi si strinse nelle spalle, come se non gli stesse proponendo chissà cosa o non avesse tutto il corpo bloccato dall’ansia di un rifiuto, e concluse in un sussurro: - Voglio che tu pensi a tutto quanto, non ti do alcuna fretta, e poi possiamo dare un via a questa.. questa cosa.-

- Dare un via a questa.. cosa?- ripeté il più piccolo, le labbra arricciate in un ghigno divertito e le dita strette al colletto della camicia del castano per non fargli allontanare il viso. - Se mi stai chiedendo di essere il tuo ragazzo dovresti allenare la tecnica.- ridacchiò per prenderlo in giro, studiando attentamente il maggiore, i suoi sbuffi e “Non sei il mio ragazzo”.

- Sono il tuo amico speciale?- gli domandò allora, incalzandolo su quella questione e facendolo sentire come un topolino in trappola. Liam scosse semplicemente il capo a quella domanda, arricciando le labbra in una smorfia e borbottando: - Sei.. sei qualcosa.-

- Tra qualche mese compirò ventisette anni, Zayn.- riprese a parlare subito dopo, appoggiando le mani sulle sue e tenendo gli occhi fissi nei suoi mentre mormorava: - E tu ne hai a malapena diciassette, non penso di essere nell’età per definirti il mio ragazzo e tu sei troppo giovane per avere un compagno. Quindi sei un qualcosa che devo ancora definire.-

Si finse scocciato dal lamento di Zayn, dal suo ribadire che “parli in modo strano, Lee”, spostò un palmo sulla sua coscia, strofinando i polpastrelli contro il tessuto dei pantaloni, e ascoltò i suoi “Non mi piace essere qualcosa”, “Qualcosa è troppo freddo” fino al proporre di essere “Zayn, sono il tuo Zayn”.

- Il mio Zayn?- ripeté Liam, assaporando quasi quel concetto con la lingua, e premette con più forza le dita contro il suo ginocchio, accettando quella proposta con un cenno del capo e altri “mio” sussurrati tra le loro labbra. - Quindi io sono tuo?- gli domandò ad un soffio dalla sua bocca, corrugando le sopracciglia con fare pensieroso, e vide i suoi denti bianchi incidere sul labbro inferiore, come se stesse trattenendo il fiato per una sua risposta. Lo sentì con difficoltà il “Non lo so, tu sei mio?”, trattenuto quasi in fondo alla gola dal moro, e ruppe quel silenzio teso con l’ammissione: - Sì, decisamente. Sono il tuo Lee.-

Il bacio che ne seguì fu in un primo momento un semplice premere i loro sorrisi assieme, le dita di Zayn tra le ciocche castane e le mani di Liam sul suo collo e sul suo fianco, che si trasformò in qualcosa di dolce, intimo e lento. Quando si allontanarono, non così tanto da separare le loro labbra, Liam non riuscì a trattenere il sorriso felice e il successivo “Sei bellissimo, sul serio”, che si guadagnò un colpetto contro la nuca e un “Non cederò a queste lusinghe per farmi portare a letto, devi concentrarti di più”.

 

Erano riusciti a superare indenni persino il pomeriggio, Amber aveva rispolverato tutti i vecchi album e Zayn era rimasto seduto sul divano, Aileen in braccio che gli elencava tutto quel che aveva combinato con il gatto in quegli anni e i sorrisi che rivolgeva a Liam, le dita che premeva di tanto in tanto contro il suo fianco, contro la sua gamba, come se volesse assicurarsi di averlo ancora lì accanto.

Era arrivata velocemente la sera, aveva ascoltato la chiamata tra Zayn e il padre - il nome di Louis continuamente ripetuto dalle labbra del moro -, come lo stava rassicurando di non essersi messo nei guai e di essere stato invitato a fermarsi per la notte, e poi era rimasto in silenzio ad osservarlo mentre si spogliava, restando con un semplice paio di boxer, e si infilava sotto le coperte, cercando una posizione comoda e bloccandosi poi su un fianco con gli occhi puntati su Liam.

- Hai avuto problemi con tuo padre?- gli chiese subito lui, distogliendo lo sguardo dal soffitto per puntarlo sul ragazzino, e imitò la sua posizione, stringendo le dita sulle lenzuola mentre chiedeva ulteriori spiegazioni per l’averci messo così tanto. - Hai detto che sospetta qualcosa, giusto? E se dovesse scoprire che hai questa.. questa relazione con un uomo?-

- Hai paura di una sua reazione?- lo anticipò senza timori il più piccolo, dandogli un pizzicotto contro il bicipite e ridacchiando al suo lamento. - Lui è molto occidentale, nato e cresciuto a New York. Mi spinge solo a essere più tranquillo e non vuole più venire a recuperarmi alla stazione di polizia, per il resto non mi ha mai detto nulla.- Passarono dei minuti di silenzio tra quell’ultima frase e la risata divertita del moro, il successivo spintone contro il petto di Liam e “Hai paura di papà Yaser”.

- Non ho paura di tuo padre.- sibilò il maggiore, bloccando le mani di Zayn e avvolgendo una gamba attorno alla sua. - Ho paura per tuo padre, se dovesse scoprirlo e gli venisse un colpo?- continuò a parlare, obbligandolo a ridurre sempre più gli spazi tra i loro corpi e spostando poi un braccio contro la sua schiena per tenerlo stretto a lui. Gli rivolse un sorrisino saccente, premendo i polpastrelli contro la sua pelle calda, e allentò la presa sui suoi polsi, lasciando che portasse le braccia attorno al proprio collo.

- Non è così vecchio il mio baba.- ribatté il moretto, solleticandogli i capelli fini e risalendo lungo la nuca, si aiutò con un movimento sinuoso del corpo per trovarsi sdraiato sul più grande, allungandosi con il collo per poter tenere le labbra contro il suo orecchio mentre sussurrava: - Lui è giovane quasi quanto te, vecchiaccio.- e scoppiava poi a ridergli in faccia, premendo il viso contro la sua spalla con il corpo scosso dalle risate.

- Vuoi conoscerlo? Magari avete fatto qualche corso assieme all’università.- lo prese in giro ancora una volta, stringendo le dita sulle sue guance e tirandogliele tra i risolini. - Riesco già ad immaginare le serate davanti alla scacchiera, sei bravo a giocarci? Baba è imbattibile, ha vinto anche delle gare.-

- Ti stai divertendo, ragazzino?- gli domandò con dell’acidità nella voce, fermandogli le mani contro il petto e vedendo il suo sorriso sempre più pronunciato al cenno del capo e “Stavo scherzando, matusa”. Si ritrovarono poi con i corpi tutti intrecciati tra le coperte, una volta conclusa quel che sembrava una lotta per l’ultima parola, le labbra che si erano trovate l’attimo dopo e le dita di Zayn che stringevano l’elastico dei boxer, abbassandoglieli lungo i fianchi e tenendo la gamba ferma tra le sue.

Liam l’aveva seguito quando si era sollevato e aveva separato le loro bocche, per poi concentrarsi sull’espressione del suo viso, su come stesse chiedendo quasi il permesso mentre strofinava il pollice contro il basso ventre del maggiore. Mosse semplicemente il capo in risposta, un semplice cenno e tutte le preoccupazioni ricacciate in fondo alla gola, e strizzò per qualche secondo gli occhi nel percepire la sua presa attorno al membro parzialmente eretto. Stava cercando di trattenere tutti i gemiti con gli occhi fissi sulle mani del ragazzino, su come lo avvolgevano e si muovevano con decisione e lentezza, sorprendendosi nel vederlo chinarsi su di lui e nel percepire il fiato caldo contro la punta. Spostò immediatamente una mano sul suo collo, strofinando il pollice contro la pelle e i capelli fini, risalendo poi con le dita fino ad afferrare delle ciocche, mantenendo una presa salda mentre allargava le gambe e lo invitava a calarsi più giù lungo il membro. Fu quando poggiò l’altra mano sulla sua guancia, accarezzandogli lo zigomo e percependo il suo stesso membro contro la pelle, che perse la cautela e si spinse dentro la sua bocca, obbligandolo a prenderlo completamente e fino alla base. Riuscì a riprendere il controllo solo dopo qualche altra spinta, allentando la stretta tra i capelli di Zayn, e fissò con fare dubbioso le dita che aveva premuto contro la propria bocca, inarcando un sopracciglio e grugnendo nel vedere il membro fuoriuscire dalle labbra rosse e lucide del più piccolo.

- Non puoi lasciarmi così.- si lamentò con gli occhi fissi su di lui, passando la lingua sui polpastrelli che premevano contro il labbro inferiore, e annuì al “Vuoi che torni tra le tue gambe?”, ignorando la sua risatina divertita per la mano che si era stretta attorno al membro duro, percorrendolo interamente e facendolo sospirare di piacere. Schiuse subito dopo le labbra, succhiando le dita del moretto al suo “Mostrami come lo vuoi, quanto lo vuoi”, e avvolse una gamba attorno al suo bacino, premendo il tallone contro la sua schiena per invitarlo a riprendere quel che aveva lasciato inconcluso.

- Zayn, smettila di..- lo stava richiamando con un rimprovero nella voce, chiudendo gli occhi con uno scatto e gemendo nel percepire le sue labbra attorno alla cappella, le dita di una mano contro il fianco e quelle bagnate di saliva a tracciare segni strani lungo l’interno coscia, soffermandosi sui testicoli e scivolando lungo le natiche. - Cosa stai..- cercò di chiedere, vedendolo staccarsi dal membro con uno schiocco e sussurrando un semplice “Fidati di me”, prima di violarlo con la prima falange del medio.

Era stato così impegnato in quegli anni a occuparsi di Aileen da non ricordarsi nemmeno quant’era passato dall’ultima volta in cui qualcuno l’aveva toccato in quel modo, riuscendo a rilassarsi in poco tempo per via dei sussurri di Zayn e dei baci che stava lasciando contro lo stomaco. Lo stava lasciando completamente fare, mentre teneva gli incisivi contro il labbro inferiore, e rompeva il silenzio di quella stanza e della notte con dei mugolii o il respiro affannato; solo nel percepire le falangi del moretto contro il fascio di nervi inarcò la schiena e spinse il capo contro i cuscini, grugnendo e spingendosi contro le sue dita mentre teneva gli occhi chiusi e aveva la fronte imperlata di sudore.

- Voltati.- sentì la voce di Zayn molto più bassa e roca di qualche istante prima, sollevando una sola palpebra e vedendolo con una mano tra le gambe e un’espressione decisa. - Metti le mani lì sopra e non toccarti. Muoviti, Payne.- si fece sentire nuovamente lui, premendo i palmi contro i suoi fianchi e obbligandolo a seguire quel che gli aveva ordinato. - Tieni le mani qui e lascia che sia io.- sussurrò poi contro il suo orecchio, facendo aderire il petto contro la schiena del castano e intrecciando le loro dita attorno alla testata del letto. Liam non si era opposto, troppo concentrato a non mostrare i brividi che stavano percorrendo il suo corpo al passaggio delle labbra del più piccolo contro la spalla e lungo la schiena; aveva trattenuto persino il fiato, rafforzando la stretta attorno alle barre di metallo, nel seguire la traccia che i baci di Zayn stavano lasciando, nel riuscire ad anticipare il momento in cui si posarono contro una natica, non riuscendo ad impedire il gemito rauco al morso successivo.

Gli sembrava quasi Zayn lo stesse prendendo in giro, per come teneva entrambi i palmi attorno al sedere e li muoveva in un massaggio, ripetendogli di rilassarsi mentre gli sfiorava la pelle con le labbra. Prese un respiro tremante, puntando le ginocchia sul materasso per poter sollevare il bacino dal materasso, e camuffò tutti i gemiti e i grugniti contro il bicipite, tenendo le braccia rigide e incidendo i denti sulla pelle ad un affondo della lingua del più piccolo. Aveva la testa completamente vuota, tutti i sensi erano concentrati nella zona a cui il moretto si stava dedicando, spingendosi di tanto in tanto con il bacino contro il suo viso, ricevendo in risposta ogni volta un morso e un “Non muoverti”. Aveva cercato persino di stringere una mano attorno all’erezione, cercando di scaricare almeno in parte tutta la tensione accumulata, ma Zayn aveva inciso le unghie nei propri fianchi e sibilato la minaccia di incatenarlo al letto, che aveva provocato una scossa nel corpo del maggiore e aveva raggiunto in poco tempo il membro sempre più duro.

Non si era aspettato il gesto repentino di Zayn, non appena aveva pronunciato il suo nome con la voce intrisa di supplica, e si era trovato con le sue dita a bloccargli i polsi e il battito frenetico del suo cuore contro la schiena, le loro pelli sudate a contatto e il suo fiato contro il collo, mentre spostava una mano per violarlo con le prime falangi. E sentì poi un immediato calore alle guance non appena il ragazzo alle proprie spalle ridusse ulteriormente gli spazi tra i loro corpi e lo rese partecipe dell’erezione che gli aveva causato. Non riuscì a trattenere l’imprecazione nel percepire la punta bagnata e calda tra le gambe e il pollice che Zayn stava strofinando contro la propria cappella, facendolo quasi tremare per via di quell’eccessiva stimolazione, e allungò il collo per lasciare che i suoi denti incidessero nella pelle tenera, trattenendosi dal fare qualsiasi cosa mentre lo sentiva succhiare con una certa foga e ripetere il meccanismo sulla spalla e contro la nuca.

Liam raggiunse l’orgasmo tra un succhiotto contro la scapola, una mossa del polso di Zayn e il suo membro che rilasciava liquido preseminale che scivolava lungo la propria gamba, lasciandosi poi cadere con la schiena contro il materasso e puntando i piedi tra i cuscini sporchi. Aveva stretto immediatamente i fianchi del più piccolo, non appena aveva preso posto sulle proprie cosce, e se non fosse stato così stanco si sarebbe eccitato ancora una volta per i gemiti che rilasciava mentre si masturbava, per come aveva gettato indietro il capo al raggiungimento del piacere e per come si era chinato a ripulirgli tutto l’addome con cura, risalendo con la lingua e concentrandosi su ogni centimetro della pelle del maggiore.

- Tregua, non farmi eccitare di nuovo.- si lamentò Liam, cercando di allontanarsi o bloccare il suo viso ad un ennesimo succhiotto contro il pettorale. - Mi ispiri molte cose ma al momento mi hai.. distrutto.- confessò con le guance in fiamme e un broncio nel sentire la risata di Zayn e il pizzicotto contro il fianco. - E domani sistemo le lenzuola.. o facciamo una doccia. Ora.. ora vieni qui.- mugugnò con le braccia già avvolte attorno a lui, facendolo posizionare sopra di lui e allungando il collo per premere le loro labbra assieme, approfondendo il bacio e arricciando poi il naso in una piccola smorfia. - Riesco a sentire il tuo sapore e il mio.- spiegò alla sua occhiata confusa, assumendo un’espressione quasi disgustata al suo spiegare che “Ci sono persone che lo trovano molto sexy” e borbottando: - Non mi piace, però non riesco a smettere di baciarti.- con quella piccola confessione che gli aveva arrossato appena le guance.

Avevano ripreso a baciarsi l’attimo dopo, le dita di Zayn tra le sue ciocche e le proprie a tracciare linee lungo la sua schiena, e ora Liam teneva gli occhi puntati sul soffitto, il respiro delicato del minore contro il petto e le dita che passava tra i suoi capelli morbidi, sentendolo rilassarsi sempre più contro di lui. Non seppe nemmeno il motivo per cui si trovò improvvisamente a chiedergli: - Tu non vai più a scuola? Sei stato sospeso, giusto?- e percepì il suo sbuffo prima del suo cenno del capo, tenendo gli occhi fissi sulla parete mentre deglutiva e sputava fuori ad una velocità quasi incomprensibile: - Posso chiederti di accompagnarmi in un posto?-

Sentì il corpo di Zayn muoversi tra le proprie braccia, abbassando lo sguardo su di lui e trovandolo intento a fissarlo, per poi arrossire completamente al suo “Vuoi comprare qualche giocattolino, dottor Payne?” e scuotere il capo con un accenno di sorriso sulle labbra.

- Io.. è un po’ più..- si strinse nelle spalle quando non riuscì a trovare le parole, intrecciando le dita tra le sue ciocche e strofinando il pollice contro la sua tempia, sussurrando con un filo di voce: - Voglio andare al cimitero, dove è seppellita Kaylyn. Io.. non ci sono mai tornato dal funerale e quindi penso sia un buon modo per.. per voltare pagina e cacciare il suo fantasma dalla mia vita.-

Prese un profondo respiro prima di confessare: - Non la dimenticherò mai, vivrà sempre in Aileen e in me.. però ho bisogno di dirle addio e so che può sembrare un’idiozia ma ne ho bisogno.- e sbatté velocemente le palpebre per cacciare via le lacrime nel momento in cui Zayn afferrò la sua mano e vi premette contro le labbra, promettendogli che gli sarebbe stato accanto, specificando un “domani” ma lasciando intendere un “fino a quando avrai bisogno di me”.

- Tu non lasciarmi.- bisbigliò, rafforzando la presa e intrecciando le loro dita, per poi avvolgere l’altro braccio attorno alle sue spalle e coprirli entrambi con il lenzuolo. - È come se mi stessi risvegliando da un incubo e non conoscessi nulla di questo mondo. O solo una cosa, solo questo conosco..- aggiunse con la voce sempre più sottile, mostrandogli le loro mani e continuando: -..e solo questa stretta mi fa sentire vivo. Senza di te vengo risucchiato ancora da quel vortice di paure e so che devo trovare quel coraggio e quella forza dentro di me, ma al momento non ci riesco e.. e sei tu la mia forza, devi solo..-

- Tenerti stretta la mano.- lo anticipò Zayn, rivolgendogli un sorriso intriso di dolcezza e tristezza, e premette il pollice contro il dorso della sua mano, strofinandolo e mormorando: - Tenere stretto te e non lasciarti cadere.-

Quando il moretto si sporse verso il suo orecchio, ripetendo delle parole in una lingua straniera e sconosciuta, sentì le guance scaldarsi per via dell’intensità con cui le aveva pronunciate, mordicchiandosi il labbro e chiedendogli una traduzione.

- Vuol dire che sei bellissimo anche tu, Lee.- lo accontentò dopo qualche minuto di ragionamento, premendo il viso contro il suo petto e bisbigliando: - Per l’altra cosa c’è tempo, è meglio aspettare.-

Sentì la risata di Zayn vibrare contro il petto quando insistette per conoscere persino quel significato, arrendendosi dopo qualche minuto e chiedendo in un bisbiglio: - Me lo dirai?-, accontentandosi del bacio che aveva premuto in corrispondenza del cuore e del suo “Quando sarà il momento, Lee”.

 

 

 

 

 

“Io non mi innamorerò mai, Lyn.”

“Un giorno succederà, Leeyum.”

“Invece no, è una cosa stupida e per bambine, io sono un uomo. E non dirò mai nulla di sdolcinato a nessuno e non mi metterò nei guai per salvare una qualsiasi principessa. Preferisco stare qui con te e contare le stelle, prima che mamma scopra che sono scappato di nuovo dalla finestra.”

Succederà, prima o poi. Un bel paio di occhi ti incanteranno e tu sarai innamorato ancora prima di accorgertene. E non fare quel verso! Promettimi che sarò la prima a cui lo dirai, quando troverai l’amore.”

Se proprio ci tieni, lo prometto. Sarai la prima che cercherò, ti presenterò questa persona inesistente e ti dirò che avevi proprio ragione.”

Sei il migliore amico che tutte vorrebbero, Leeyum, e non ti lascerò mai, mai, mai!

Smettila di dire sciocchezze, hai perso la stella cadente e non hai espresso il tuo desiderio. Ora chissà tra quanto ricapiterà.

 

 

 

Angolo Shine:

 

Anzitutto le mie scuse per la settimana di ritardo ma, come avevo previsto, non sono riuscita a rispettare la mia pazza idea di poter aggiornare subito ad inizio gennaio.

(Io penso di essermi innamorata del rapporto tra Lee e Kaylyn, quindi dovrete sorbirvi piccoli stralci del loro passato e non mi sento in colpa. Cioè sono adorabili, non si può non amarli.)

Non so quanti di voi hanno capito il verso senso dell’ultimo ricordo Lelyn (Liam + Kaylyn), Liam ricorda quel che aveva promesso a Lyn ed è come se pensasse “Mi sono innamorato e ora devo farle vedere che aveva ragione”. Come se Lyn vivesse ancora in tutte quelle vecchie promesse, è un modo di Liam per renderla partecipe della sua vita ma andare allo stesso tempo avanti.

Spero di riuscire a mantenere il ritmo nell’aggiornamento, in caso i ritardi sono sempre di una settimana e mai più in là. (Tenendo conto che sto facendo i salti mortali per scrivere la nuova parte di Car Wash e l’abbozzo di altre due one-shot)

Spero di non avervi annoiato troppo e non avervi depresso eccessivamente, buon fine settimana a tutti.

(E, sì, ancora mille grazie per la pazienza e per non avermi ucciso con tutti questi ritardi)

 

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Capitolo 19
*** Diciottesimo capitolo ***


You're my end and my beginning

 

« Cause all of me
Loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me
I'll give my all to you. »

 

 

Diciottesimo capitolo:

 

Quel lunedì mattina si era svegliato con delle voci in sottofondo, era ancora troppo presto per dare il buongiorno a quella giornata e si era quindi rigirato nel letto, sprofondando il viso tra i cuscini e coprendosi con il lenzuolo. Il fatto che quella notte Zayn si fosse divertito a colpirgli gli stinchi con i piedi, l’avesse poi obbligato a farsi una doccia e rifare il letto - “Non voglio dormire nel tuo sperma, Lee!” - non rendeva quel risveglio uno dei migliori e non preannunciava una buona giornata. Era stanco, avrebbe dato di tutto pur di restare nel letto e le voci della nipote e del ragazzino sembravano trapanargli le orecchie, portandolo a sbuffare e imprecare tra i borbottii.

- Dobbiamo andare, Lili.-

- Abbiamo deciso di rovesciarti un bicchiere d’acqua in testa, Lee.-

- Ma solo se non ti alzi entro il cinque, vero Zee?-

- Certo, principessa. Inizia a contare, vuoi che arriviamo fino al dieci?-

Aveva trattenuto il grugnito in fondo alla gola, mentre la bambina ripeteva i numeri ad alta voce e si perdeva poi a spiegargli tutto quel che sapeva dell’addizione, si era sdraiato supino e aveva portato l’avambraccio a coprirsi il viso, cercando di scacciare con la mano libera quelle dei due che cercavano di pizzicarlo per obbligarlo a uscire dal tepore delle lenzuola. Non era riuscito a trattenere la risata divertita al loro grido - “Tre, due, uno e..” “Zero!” “Non puoi scappare, vero Zee?” -, cercando di vincerli con un sorriso ammaliatore ma, non appena sentì le dita di Zayn stringersi attorno ai polsi e bloccarli contro i cuscini, capì di essere nelle mani della bambina, del suo sorriso entusiasta e del bicchiere che aveva rovesciato contro il suo viso.

- Ora sei sveglio?- gli aveva domandato con un sorrisino il più piccolo, sporgendosi per premere le labbra contro la guancia bagnata, e l’aveva osservato con un broncio mentre saltava giù dal letto, completamente vestito, e prendeva Aileen sotto le ascelle, sollevandola come se avesse vinto chissà quale gara.

Li osservò per qualche minuto, come lei stringeva le dita sulla sua maglia o come lui le lasciava tanti piccoli baci tra i capelli, e si mise poi seduto nel letto, sollevando le braccia per sciogliere i muscoli intorpiditi. C’era un qualcosa che gli faceva scaldare il petto nel modo in cui Zayn stringeva la braccia attorno la sua vita o per come la bambina stava ancorata a lui con l’uso delle gambe sottili, il suo sorriso allegro e gli occhi persi nello sguardo del moretto mentre ascoltava rapita una delle sue avventure. Si vestì con lentezza, lanciando delle veloci occhiate ai due, e solo dopo altri minuti si decise a interrompere i loro discorsi sui pirati, schiarendosi la voce e indicando la porta con un gesto della mano. Non riuscì ad avercela con Zayn quando, non appena misero piede fuori dalla porta del condominio, Aileen preferì stringere la sua mano e chiedere: - Mi ripeti ancora la storia di quei cattivi che volevano portarti via?-

Scosse il capo con un sorriso divertito, rassicurando Zayn di non star superando alcun confine, e infilò le mani nelle tasche dei jeans, iniziando a camminare sul marciapiede e tenendo un orecchio teso per ascoltare l’entusiasmo che il più piccolo utilizzava nel descrivere le sue avventure, i disastri in cui si era cacciato e “Però tu devi ascoltare sempre Lili, se dice che non si può fare.. non devi disubbidire”.

Fu con estrema sorpresa che sentì la richiesta di Aileen di parlare da sola con Zayn, al loro raggiungere l’edificio scolastico e salutare la bambina, li osservò con attenzione, quasi cercando di leggere le loro labbra mentre si svelavano chissà quale segreto, e accolse la piccola tra le braccia, sollevandola e schioccandole un bacio contro la guancia; era rimasto a braccia incrociate a guardarla allontanarsi, muovendo la mano in un ultimo cenno di saluto ogni volta che si voltava verso di loro, e poi aveva sospirato col ricordo del “Sei il vice-papà migliore, Lili” ancora impresso nelle orecchie.

Si risvegliò da quell’ondata di pensieri nel percepire una mano contro la spalla, riconoscendo immediatamente quel tocco e rivolgendo un sorriso di rassicurazione a quello che lo fissava con la fronte aggrottata, la domanda impressa nel suo sguardo e la promessa di un aiuto nei suoi gesti. Scrollò le spalle in un gesto istintivo, mormorando un semplice “Stavo solo..” e venendo interrotto da Zayn e dal suo anticipare tutto con un “Pensando, stavi solo pensando”. Arricciò le labbra in un sorriso divertito, spingendosi contro il suo fianco con una risatina, e avvolse le dita attorno ad un suo polso, facendogli sollevare il braccio e premendo i polpastrelli contro la sua pelle e la sua giacca.

- Mi hai dato appuntamento in uno dei posti più romantici della città, hai già cambiato idea?- gli domandò dopo qualche minuto di silenzio, interrotto solo dal traffico delle macchine, e spinse il pugno contro l’addome del maggiore, stringendo poi le dita sulla sua maglia per attirarlo contro il suo corpo. - Vogliamo andare, dottorino?-

Liam scoppiò a ridere contro le sue labbra, avvolgendo un braccio attorno alla sua vita, e restò stretto a lui con il viso premuto contro il suo collo per un tempo che gli parve infinito, sfiorandogli la pelle del polso con le dita e staccandosi solo dopo aver lasciato un bacio contro la sua fronte.

- Sì, andiamo.- mormorò con la mano tesa verso di lui, intrecciando le loro dita ma tenendo gli occhi fissi sui grattacieli in lontananza. - Ho aspettato anche troppo tempo per questo.- continuò a parlottare tra sé e sé, sentendo il grugnito di approvazione del più piccolo che non fiatò per il resto della camminata. Zayn aveva capito il suo bisogno di silenzio e l’importanza della sua presenza accanto, perché stava al suo passo e strofinava il pollice contro il dorso della mano, rafforzando di tanto in tanto la stretta come per rendere ancora più ovvio il suo essergli vicino.

Erano passati troppi anni dalla prima e unica volta in cui era entrato in quell’enorme campo verde e bianco, ci aveva messo più di qualche minuto per ambientarsi e ricordarsi la strada fatta anni e anni prima. Gli sembrava di essere tornato a quel giorno, stava percorrendo gli stessi passi e sentiva un macigno nel petto all’avvicinarsi di quella lapide, del suo nome inciso e del per sempre che gli risuonava nella testa, assieme alle mille promesse e agli altrettanti infiniti progetti e sogni.

- Lee.- sentì bisbigliare dal ragazzo che l’aveva seguito, tenendo gli occhi fissi su quel nome e le dita strette alle sue. - Stai stringendo un po’ troppo forte.- Quella frase fu tutto quello che gli bastò per sciogliere in un attimo la presa, strabuzzare appena gli occhi e stringere i due pugni, prima di nasconderli nelle tasche dei jeans.

Non seppe mai quanto restarono in silenzio di fronte a quella lapide bianca, forse per pochi minuti o per qualche ora, e percepì il contatto delle dita del più piccolo contro il braccio, subito seguito dal suo sussurro e dalla proposta di poter aspettare da un’altra parte, di poterlo lasciare per qualche minuto in quel momento tutto loro. Liam scosse solamente il capo, afferrandogli la manica della giacca quando gli aveva ormai dato le spalle, e ripeté più volte quel movimento, prima di sussurrare: - Resta, ti prego.-

Non si mossero da quella posizione per almeno un quarto d’ora, sentiva gli occhi di Zayn bruciare contro la pelle ma si obbligava a non distogliere lo sguardo dalla pietra fredda, perdendosi di tanto in tanto tra i ricordi, le parole e il sorriso di quella ragazza che gli aveva fatto promettere troppe cose. Era come se, tra tutte le loro promesse o i loro patti, fosse quella la più importante, quella che lo stava facendo aggrappare al ricordo di lei per non lasciarla andare, per non dimenticarla. Ora capiva che quella paura di legarsi a qualcuno, di aprire il suo cuore, derivava dal suo essere attaccato al passato, di non voler voltare pagina e continuare a vivere senza di lei.

Si passò l’avambraccio contro il viso, cercando di cancellare le lacrime prima che potessero essere viste dal più piccolo, e prese un respiro, lasciando ricadere le spalle da quella posizione tesa che aveva assunto all’arrivo. Inclinò appena il viso, incrociando lo sguardo di Zayn, e fu proprio quello a spingerlo a avvolgere le braccia attorno al suo corpo, tenendolo stretto e premendo la fronte contro la sua spalla. Era incredibile come fosse riuscito a calmarsi con le sue parole sussurrate e le sue dita tra i capelli, lungo il braccio, preferendo non parlare per godere di quel piccolo momento e del calore che riusciva a trasmettergli. Riuscì a sentirlo per il silenzio, un semplice “Grazie, me ne prenderò cura io ora”, e ridacchiò appena, spingendo un piede contro il suo e chiedendo: - Ora parli con le pietre, Malik?-

- Ci sono persone che potrebbero offendersi, sai?- ribatté il più piccolo, incrociando le braccia al petto con una smorfia risentita sulle labbra. - Il mio baba diceva sempre che mamma poteva sentirmi.- insistette al sopracciglio sollevato di Liam, per poi aggiungere in modo frettoloso: - Ero un bambino e mi capitava di sentirmi solo o avevo bisogno di aiuto e.. e lei c’è, so che è con me. Non prendermi in giro ora.-

- Non potrei mai.- sussurrò il maggiore, nonostante le labbra arricciate in un ghigno a metà tra il divertito e l’intenerito. - Ma io non credo che.. sì, insomma.. non ti ho portato fin qui per presentarti.- incespicò nelle parole, cercando di mantenere un’espressione indecifrabile alle continue occhiate di Zayn. - Sarebbe un’idiozia quella.- borbottò infine, sentendo le guance andare a fuoco al sorriso del più piccolo e a come ripeteva le ultime parole, come se intendesse l’esatto opposto.

- Ora sei tu a prendermi in giro, Zayn.- si lamentò con un’espressione corrucciata, premendo il palmo contro il punto del braccio contro cui aveva ricevuto un pugno, e si chiuse per qualche minuto nel silenzio, sollevando poi lo sguardo nel suo e chiedendo in un sussurro: - Ti ho mai raccontato della mia avventura con la pesca?-

Vide gli occhi del più piccolo accendersi d’improvviso, mentre negava col capo e riduceva le distanze tra i loro corpi, allungando un braccio per stringere le dita attorno al tessuto della maglia, quasi a trattenerlo, e mormorando: - Non mi hai raccontato quasi nulla della tua vita, solo le giuste informazioni e perché ti ho spinto io a farlo.-

Liam roteò gli occhi a quell’ultima affermazione, sbuffando e agitando un braccio come a cancellare quell’ultima parte del loro discorso, per poi avvolgerlo attorno alle sue spalle e obbligare il ragazzino a seguirlo e lasciarsi dietro la lapide.

- Ti stavo dicendo..- iniziò il discorso con un sorriso luminoso, tenendo quel braccio attorno alle sue spalle e le dita a sfiorargli il collo e i capelli. -.. mio padre ogni sabato andava a pescare, era proprio fissato, e voleva che uno dei suoi due figli ereditasse questa sua passione. Il garage era pieno di quegli strumenti strani, penso non sia cambiato nulla da allora.. anche se non li vedo da qualche anno. Francamente i vermetti mi facevano ribrezzo, lui invece diceva che dovevano essere squisiti perché tornava a casa sempre con un cesto pieno di pesci enormi. E ricordo di essere stato scelto io, perché Paul è sempre stato più gracilino di me.-

Si stavano allontanando velocemente da quel nome e lui si sentiva sempre più leggero, mentre raccontava a Zayn di particolari della sua infanzia e lo sentiva ridere con gli occhi attenti e fissi sul suo viso, per non perdersi nemmeno una parola o un’emozione. Aveva aspettato forse troppo ma quello gli sembrava il momento giusto per cambiare pagina, per lasciarsi il passato alle spalle e ricominciare a vivere, soprattutto per se stesso.

 

 

Perché proprio lui? Tra tutti quelli che conosci o che hai conosciuto, perché lui? Perché mio fratello?

Non ho scelto io di chi innamorarmi, Liam

L’amore, certo. L’amore è una stronzata, non esiste!

Ancora, Liam? Non ti stanchi di ripetere sempre la stessa idiozia?

Cosa? Ora sono diventato ripetitivo e ti annoio? Non sono io ad aver scopato tuo fratello e avertelo sbattuto in faccia, Kaylyn!

Per la millesima volta, Liam, abbiamo fatto l’amore e c’è una bella differenza con il..

Abbiamo sedici anni, non sai nulla dell’amore

.. sesso. E davvero pensi l’abbia fatto solo per ripicca? Da quando sei diventato così.. stronzo? E egoista

Penso sia colpa tua, Kaylyn. Prima mi dici che sono l’unico e poi mi rimpiazzi con mio fratello, che mossa da bastarda

Sei uno.. Non ti riconosco più, Liam. E spero tu possa conoscere la persona che ti faccia cambiare idea, che ti faccia vedere quant’è bello essere innamorati e amare

 

 

Avevano deciso di fermarsi in un fast food, quando la fame aveva iniziato a farsi sentire, e erano riusciti a occupare un tavolino nascosto, ottenendo più di un’occhiata curiosa - o infastidita - alle risatine che continuavano a lasciarsi sfuggire. Zayn stava cercando di coprirsi il viso, all’ennesimo tentativo di Liam di sporcargli la guancia con del ketchup, e stava sovrastando con la sua risata il chiasso dei clienti, cercando poi di scacciargli la mano e trovandosi a sbuffare nel sentire il suo dito contro la pelle.

- Ti stai divertendo?- cercò di apparire serio nel fargli quella domanda ma non riusciva a tenere le labbra in una linea dritta, sentendo gli angoli arricciarsi verso l’alto. - Sei un bambino, Payne.- borbottò mentre si stava ripulendo la guancia con un tovagliolo, mostrando la lingua a quello che spinse la schiena contro la sedia e si lasciò andare a una risata fragorosa.

Liam era troppo impegnato a ridere per notare come gli occhi di Zayn si fossero focalizzati su di lui, lo stava studiando silenziosamente e con un sorriso sulle labbra, e sentì le guance andare a fuoco al “Sei carino, Payne”, che riuscì a farlo zittire con un’improvvisa timidezza addosso. Aveva tenuto lo sguardo fisso sul tovagliolo sporco di ketchup, intrattenendosi in quel modo pur di non ricambiare quello del più piccolo, ma mise a tacere ogni resistenza per poterlo guardare mentre mangiava tranquillamente le patatine e aggiungeva: - Quando sei rilassato e butti giù tutta quella corazza, mi piaci così.-

- Ti piaccio?- gli chiese con la fretta evidente nella voce, cercando di ignorare il battito frenetico del cuore al suo cenno del capo, al suo sorriso sghembo e “Fin troppo”. - Anche tu.- biascicò quando passò troppi minuti nel silenzio, premendo un piede contro il suo da sotto il tavolo. - Se non si fosse già capito, cioè penso di essere stato piuttosto chiaro in questi.. giorni e..- si zittì pur di non rendersi eccessivamente imbarazzante, agitando una mano nell’aria e mordicchiandosi il labbro inferiore per scaricare la tensione.

Sollevò lo sguardo non appena percepì la sua mano sopra la propria, sporgendosi con il busto verso di lui per vedere meglio i suoi occhi, e si fece attento per ascoltarlo mentre sussurrava: - Quel che voglio sentirti dire è.. come hai fatto a trovarti nel mezzo del lago e con un pesce in testa?-

Si allontanò con uno scatto, incrociando le braccia al petto e puntando lo sguardo fuori dalla finestra, mentre ascoltava la sua risata divertita e i “Ti prego, Lee” o “Voglio sentirla di nuovo”. Roteò gli occhi con fare esasperato, puntando un gomito contro il tavolo per poter premere il pugno contro la guancia e mantenere un’espressione offesa, per poi schiarirsi la voce e dire: - Ero terrorizzato, Zayn. Non ridere di me. E quella.. quella cosa mi ha trascinato per almeno cinque metri!-

- Scommetto che era un piccolo pesciolino innocuo.- ribatté il più piccolo, immergendo una patatina nel ketchup e portandosela alle labbra. - Stai esagerando per ingigantire la tua impresa e conquistarmi.- concluse con un’alzata di spalle, tenendo gli occhi fissi sull’ennesima patatina pur di non fissare Liam negli occhi.

- E sta funzionando?- gli chiese quest’ultimo dopo qualche minuto di silenzio, vedendo un sorriso prendere posto sulle sue labbra a discapito del “Nemmeno un po’”.

Era sceso nuovamente quel silenzio tra loro, uno di quelli leggeri e ‘Con te sto bene, mi fai stare bene e possiamo anche non parlare’, si stavano studiando senza che l’altro se ne accorgesse, sguardi che duravano pochi secondi e non si intrecciavano mai. Fu Liam il primo a spezzarlo, sussurrando il suo nome e resistendo dal distogliere gli occhi per non dover affrontare i suoi, tutti quei sentimenti in essi e la sicurezza di starli riflettendo.

- Tu pensi che io.. sì, pensi che possa essere.. sono un bravo padre?- domandò dopo qualche incertezza, gesticolando con una mano e scuotendo subito dopo la testa. - Non che sia davvero un padre, però sto crescendo Aileen come una figlia. Sono il suo tutore, certo.. e sono quasi una figura paterna per lei, o sbaglio?- incespicò più volte nelle parole, non sapendo come porre quella domanda nel modo più semplice possibile, come racchiudere tutte le incertezze e le preoccupazioni in frasi brevi.

Non appena concluse con quell’ultima domanda fissò lo sguardo sul vassoio, quello che avevano usato per trasportare l’infinità di cibo fino al tavolo, e non sollevò gli occhi nemmeno ai vari richiami del più piccolo, strizzandoli appena nel percepire la sua mano contro il polso. Zayn aveva smesso di chiamarlo all’ennesimo tentativo andato in fumo e aveva iniziato a strofinare il pollice contro la sua pelle, facendolo rilassare gradualmente e ottenendo infine la sua attenzione, rivolgendogli un sorriso incoraggiante e una leggera stretta al polso.

- Sai cosa mi ha detto Aileen?- Scosse il capo a quella domanda, trattenendo il labbro inferiore tra i denti, e lo osservò di sottecchi mentre gli sorrideva apertamente e continuava: - Ci sono giorni in cui sente la mancanza di sua mamma, tutti i suoi amici ne hanno una e lei è molto gelosa. Mi ha detto che non è giusto che un bambino cresca senza la mamma, che dovremmo averla tutti.-

Aveva chinato il capo a quelle parole, percependo uno strappo nel petto e una patina a coprirgli gli occhi, e grugnì in risposta al nome ripetuto, al “Vuoi sapere che altro ha detto?”, stringendo un pugno per scaricare tutta la rabbia che provava a quell’ingiustizia.

- Dice che ha una persona molto speciale accanto, che sa di non essere sola e che ci sono bambini molto più sfortunati di lei. Non molti bambini hanno la fortuna di avere un Lili, sai?- riprese a parlare Zayn, prendendo quel verso come un invito a spiegare, e risalì con le dita lungo il suo braccio, cercando di trasmettere quanto più conforto possibile con quel semplice tocco. - Ti adora, Lee. Sei il suo zio, sei il suo eroe. E non importa se non è figlia tua, lei vede in te quello che tutti gli altri vedono in un papà. Sei meraviglioso, Lee. E daresti la sua vita per lei, proprio come un papà qualsiasi.-

Non rispose immediatamente, prendendo un respiro e coprendosi il viso con una mano, per poi allargare lo spazio tra le dita e chiedere: - Sono davvero così bravo?-, vedendo il ragazzino scoppiare a ridere e sporgersi verso di lui, un “Sei il migliore” sussurrato con le labbra premute contro le sue.

 

 

 

 

 

Angolo Shine:

Scusate per il ritardo di una settimana ma non avevo la testa ultimamente (motivo per cui il seguito di Car Wash si sta facendo desiderare). Cerco sempre di scrivere qualche paginetta al giorno, purtroppo il risultato non è mai soddisfacente e io penso troppo, decisamente troppo.

Leggete questo perché penso sia fondamentale, anzi è piuttosto importante che leggiate qui.

Partendo dal principio, ho fatto una follia (continuo a ripensarci e sono tipo “Che cazzo ho fatto?”) e ho mandato una delle fanfiction a una casa editrice. Era più un “Figurati se mi risponderanno mai” e “Tanto vale provare, mal che vada verrò ignorata”. Purtroppo - o per fortuna, ancora sono troppo in ansia per capirlo - mi hanno risposto e mi hanno.. fatto un contratto?

Continuerò a scrivere Ziam, continuerò a scrivere fanfiction.. però voglio provarci. E vedere se sono davvero così brava a scrivere, come dite voi nelle vostre recensioni o nei messaggi che ricevo.

Spero di avere ancora il vostro appoggio, perché senza di voi non andrei da nessuna parte e mi avete vista crescere, mi siete sempre state vicine e mi avete sempre dimostrato quell’affetto che mi ha spinto a continuare a scrivere. Passerei ore a ringraziare ciascuna di voi, ogni recensione ricevuta e ogni parola che mi ha aiutato spesso a vedere del buono in quello che scrivo o in quello che sono.

EFP è un po’ la mia famiglia, per questo non vi lascerò mai (anche se magari qualcuna ci spera di non vedermi mai più). E spero di avervi accanto anche in questa esperienza bella ma terrorizzante.

Penso lo sappiate tutti quanto sia difficile emergere in un panorama simile, immaginate la mia sorpresa nell’aver ricevuto una risposta positiva! Quindi nulla, vi chiedo solo di seguirmi e non lasciarmi sola in mezzo a tutto questo.  

Non sarei nessuno senza di voi, solo una ragazza di vent’anni (più due) con la passione della scrittura e il sogno di diventare scrittrice.

Se tutto questo si sta avverando è sicuramente merito vostro, che mi avete sempre spinta a dare di più (o almeno, io ho sempre cercato di mettermi sempre più nelle storie per riuscire a emozionarvi come la prima volta) e mi avete quasi tenuta per mano.

 

Cercherò di farmi sentire venerdì prossimo, in caso rimando di una settimana o due. (Non sparisco, tranquille)

(Car wash arriva, ve lo giuro.. ho solo tante cose per la testa e non voglio rovinare questa parte)

 

Grazie ancora a tutti quanti,

Shine o Bea

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Capitolo 20
*** Diciannovesimo capitolo ***


You're my end and my beginning

 

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Diciannovesimo capitolo:

 

La settimana con Zayn era passata molto velocemente, trovava sempre il tempo di raggiungerli a casa o seguirli al parco, continuando a rapportarsi con Aileen in un modo che lo faceva sorridere e tremare assieme. La bambina aveva accettato la sua presenza in quel loro duo strambo - talvolta affiancato dalla vecchia vicina e il suo gatto - e sembrava persino appoggiare la loro relazione, nonostante Liam non fosse ancora del tutto certo di voler mostrarsi mano nella mano di fronte a scuola della piccola. Gli piaceva passare del tempo con Zayn, vederlo animarsi tutto mentre raccontava a Aileen di una particolare caduta con lo skate, ma non era sicuro di voler rivelare a tutti di quella relazione, quel rapporto con il minorenne; in particolar modo tenere all’oscuro le insegnanti della bambina, che avevano iniziato a fare troppe domande sulla loro vita privata e su come si stessero trovando.

Gli sembrava incredibile come improvvisamente tutti si stessero interessando a quel che faceva in privato, o forse era lui che vedeva occhiate curiose nei passanti dove non esistevano. Non che una persona a caso potesse capire tutto e denunciarlo, poi non stava facendo nulla di male e Zayn, nonostante fosse minorenne, era consenziente, non l’aveva mai costretto a fare nulla.

Erano paranoie che duravano solo qualche minuto, perché poi si voltava verso il più piccolo e si scioglieva nel suo sorriso, donandogliene uno simile e troppo felice. Non riusciva più a resistere alla sua risata allegra, a come tornava da lui dopo essersi esibito in un’acrobazia e aspettava il suo giudizio con un’espressione tesa e eccitata.

Era venerdì sera, l’orario di chiusura dello studio si avvicinava e Liam aveva appena salutato l’ultimo bambino, facendo scontrare i loro pugni e rivolgendosi a lui col nomignolo di “campione”; l’aveva osservato allontanarsi con la mano stretta a quella della madre e “I miei denti brillano” l’aveva sentito dire tutto felice, indicando l’apparecchio che luccicava, per poi concentrarsi sul ripulire lo studio, sistemare delle carte e slacciarsi il camice. Si era seduto sulla poltrona, portando immediatamente le mani dietro il collo per far pressione e massaggiarlo, e si era poi stiracchiato con uno sbadiglio, recuperando il cellulare dalla tasca dei pantaloni per scorrere nella galleria e osservare le fotografie che Aileen aveva scattato il giorno precedente.

Il leggero bussare alla porta obbligò il suo sguardo a fissarsi di fronte a sé, invitando con una mossa della mano il ricciolino ad avvicinarsi, e si poggiò meglio contro lo schienale, vedendolo saltare con un movimento lento sulla scrivania.

- Grazie per essere passato, non so come avrei fatto oggi.- ruppe il silenzio il maggiore, mentre Harry scrollava le spalle e gli ripeteva che era una cosa da nulla, che sarebbe rimasto solo a casa a perdere tempo e che era sempre piacevole stare in sua compagnia, pur di sfuggire alle voglie della madre incinta. - Oggi erano tutti molto scatenati e mi sarei sparato un colpo alla testa, se non ci fossi stato tu. Sei stato indispensabile, Har.-

Vide le sue guance prendere un colorito rossastro, le sue dita stringere appena il legno della scrivania e i suoi piedi premere contro la poltrona, piegando le ginocchia  e torturando il labbro inferiore con i denti, come se si trovasse in una situazione imbarazzante e con troppe cose da dire.

- Sai che stavo uscendo con un ragazzo, giusto?- gli aveva poi chiesto, le mani che aveva spostato sui pantaloni e che stava stringendo insistentemente. - E stiamo uscendo da quasi un mese ormai.- aveva continuato con un tono di voce basso e insicuro, obbligandolo a portare la poltrona più vicino a lui e appoggiare una mano grande sulle sue.

- Puoi dirmi tutto, Harry.- bisbigliò dopo qualche minuto di silenzio, strofinando il pollice contro il dorso della sua mano per offrirgli coraggio, e tenne gli occhi fissi sul suo viso mentre i suoi occhi si facevano sfuggenti. - Sono tuo amico, puoi dirmi tutto.- insistette a quel momento di indecisione del più piccolo, rafforzando la stretta sulla sua mano e vedendolo annuire con le guance in fiamme.

- Dopo quanto.. insomma quando puoi..- tentò di spiegarsi il ragazzino, facendo guizzare gli occhi verdi dalle loro mani, al suo viso e a una parete spoglia mentre concludeva velocemente: - Dopo quanto tempo puoi fare sesso?-

Aggrottò la fronte a quella domanda, allontanandosi da lui per appoggiarsi contro lo schienale, e restò in silenzio a studiare il suo viso rosso e come stava tenendo gli occhi puntati su un angolo della stanza. Non riuscì a trattenere oltre il grugnito e il “Sei troppo piccolo per fare sesso”, mentre scuoteva il capo e incrociava in meno di mezzo secondo il suo sguardo confuso e arrabbiato assieme.

- Hai solo sedici anni, lo conosci da poco tempo e non puoi fare già sesso.-  ribadì il concetto, cercando di argomentare in qualche modo quella risposta, e gli lasciò la mano per stringergli un ginocchio e scuotergli la gamba, richiamando la sua attenzione e ripetendo: - Non puoi darti via così e..-

- Zayn ha un anno più di me.- lo sentì dire con un tono acido, calcando con troppa forza su quel nome e scacciandogli la mano con una smorfia stizzita. - Non penso un anno faccia molta differenza, Liam. Eppure sono convinto che voi due abbiate scopato.-

- Ho ventisei anni e permetti che faccia il cazzo che mi pare.- ribatté con i pugni stretti per trattenere la collera, riducendo gli occhi a due fessure e percependo la rabbia espandersi dentro di lui. - Non sei mia madre, non sei nessuno per giudicare quel che faccio io. Volevo solo metterti in guardia, i ragazzini sprovveduti come te sono spesso visti alla pari di un oggetto. Non eri quello della prima volta speciale?- lo rimproverò con un sibilo, vedendo le sue spalle irrigidirsi e il suo “La mia prima volta speciale doveva essere per te” che lo lasciò con un’espressione incredula e la bocca schiusa.

Perse il controllo quando lo sentì chiedere con una risata acida “Ora vuoi il mio culo? Perché quello di uno solo non ti basta?”, si alzò con uno scatto e strinse le dita attorno al suo polso, obbligandolo a scendere dalla scrivania e dando uno strattone per tenere la minima distanza tra loro mentre sibilava: - Il fatto che io sia tuo amico non ti dà alcun diritto di parlarmi in questo modo. Se mi chiedi un consiglio e la mia risposta non ti aggrada, tu non devi trattarmi in questo modo e atteggiarti al mio stesso livello. Ho quasi trent’anni e tu sei un bambino.-

Aveva sputato fuori quella parola con rabbia e aveva lasciato che si liberasse dalla morsa di ferro, per poi sbattere con forza i palmi delle mani sulla scrivania al suo tentare di ribattere - un semplice “Le mani del bambino le hai avute addosso un po’ di volte” - , bloccandolo tra quella e il proprio corpo mentre gridava: - Devi smetterla! Quel che faccio io non deve interessarti, quel che c’è tra me e Zayn non deve essere discusso con te e non voglio fare sesso con te, se cerco di metterti in guardia! Vuoi andare dietro al primo cazzo duro che trovi? E allora non lamentarti quando iniziano a trattarti come una puttana!-

Se la aspettava la reazione del più piccolo, quello schiaffo contro la guancia e i suoi occhi lucidi, ma mantenne un’espressione impassibile per non dare a vedere quanto si stesse pentendo di quell’ultima parola con cui si era rivolto a lui. Si stavano studiando in silenzio da qualche secondo, nessuno dei due accennava a pronunciare una sillaba, quando sentirono uno schiarimento di voce e “Se volete ripasso più tardi”, che fece risvegliare il più piccolo e lo portò a spingere il castano lontano da lui con un grugnito.

Liam non si era mosso da quella posizione, teneva le braccia rigide lungo i fianchi e un’altra serie di esclamazioni nella testa, ma era consapevole dei due ragazzini fermi sulla soglia, del loro battibecco - “Ti avevo ordinato di stargli lontano”, “Non ho paura di te, Malik” - e di quella conclusione amara tra il “Lui è mio” e “Non è di nessuno, quindi possono averlo tutti”. Si era lasciato cadere sulla poltrona, ignorando il “Se non sparisci, ti spacco la faccia, Styles” e aveva sospirato di sollievo nel sentire la porta sbattere, passando le dita tra i capelli e chiudendo gli occhi per rilassarsi nel momento in cui vennero sostituite da un altro paio.

- Sei molto eccitante quando ti incazzi, lo sai?- gli aveva chiesto il nuovo arrivato, riuscendo a fargli percepire il sorriso di scherno a quelle parole, e aveva sollevato le palpebre per specchiarsi nei suoi occhi nocciola. - Non sentirti in colpa, se l’è cercata. E gli avrei staccato la testa dal collo, se solo fosse rimasto in questa stanza e vicino a te per un altro secondo.- borbottò quello, scuotendo il capo con una smorfia e i denti stretti in una morsa.

Allungò un braccio verso di lui per poggiare il palmo contro la sua guancia, strofinando il pollice lungo la sua pelle liscia, e si accorse solo in quel momento delle sue nocche insanguinate, alzandosi con uno scatto dalla poltrona e vedendo il suo sorrisino e “Caduta dallo skate”.

- Ti sei fatto tanto male?- si informò immediatamente, stringendo le dita attorno al suo polso per fargli sollevare il braccio e poter muovergli le dita. - Niente di rotto?- gli domandò con una smorfia al suo mugolio infastidito, premendo i polpastrelli contro uno dei suoi tatuaggi e guidandolo verso il lettino su cui erano stati bambini spaventati di ogni tipo. Lo obbligò a sedersi su di esso e spostò uno sgabello di fronte a lui, toccandogli punti vicino al ginocchio e chiedendogli ripetutamente dove e quanto gli facesse male, per poi ordinargli: - Togli i pantaloni.-

- Sempre così impaziente, Payne.- l’aveva sentito ridacchiare, mentre lui era impegnato ad aprire sportelli e cercare l’occorrente per una veloce medicazione. - Il mio dottore super efficiente.- continuò a prenderlo in giro il ragazzino, stringendo i denti sul labbro inferiore per non piagnucolare e lamentarsi al bruciore dell’acqua ossigenata.

- Come hai fatto a cadere?- s’informò per offrirgli qualcosa su cui concentrarsi che non fosse il cotone imbevuto che premeva sulle sue nocche. - Una delle tue solite acrobazie mortali?- continuò con un sorriso malcelato, guardandolo di sfuggita e vedendolo con gli occhi fissi su come gli stava bendando la mano.

- Ho calcolato male le misure.- spiegò il moretto dopo essersi schiarito la voce, stringendo le braccia attorno alla coscia per tenerla sollevata mentre gli medicava quella sbucciatura. - Sono finito a terra e ho pensato di venire da te. Sei come la mia crocerossina.- sussurrò con un filo di voce, allungando un braccio per sfiorare le ciocche marroni con i polpastrelli e premerli poi contro la nuca, facendo una lieve pressione nel sentire le risposte del maggiore e i suoi muscoli sciogliersi.

- Non era nulla di grave.- bisbigliò Liam, risalendo con le dita lungo le sue cosce e accompagnandolo dal lettino fino alle proprie gambe. - Da domani potrai tornare a sbizzarrirti su quell’arma mortale.- aggiunse con un ghigno divertito, sfiorandogli la pelle dei fianchi sotto la maglietta.

C’era qualcosa di infinitamente dolce in quel momento, in come il più piccolo stava seduto a cavalcioni su di lui e nei piccoli tocchi che stavano dedicando uno all’altro. Era una cosa che non aveva mai provato prima e gli mozzava il respiro ma gli scaldava il cuore. E poi quel “Lee” che sembrava volere dire troppe cose, i suoi occhi nocciola resi più luminosi e chiari da un affetto palpabile, mentre spostava entrambi i palmi sulle sue guance e gli lasciava un bacio a fior di labbra, sussurrando “Oggi posso stare da te, pensano che sia con Louis”.

- Dormi con me?- gli chiese con un sorriso vispo, raddrizzandosi con la schiena e avvolgendo meglio le braccia attorno al suo corpo, mordicchiandogli il collo e ascoltando i suoi lamenti per tutti i segni che non riusciva più a nascondere al genitore.

 

 

 

Non sapeva cos’era successo ad aver cambiato radicalmente le cose: un attimo prima stava ridendo con Aileen sulle espressioni buffe di Zayn, aveva risposto alla chiamata di Jade e, nonostante avesse rifiutato con gentilezza il suo invito a uscire, si era trovato fuori da casa propria con la giacca in mano e la voce del ragazzino che ripeteva “Esci con lei, io sono solo il tuo sporco segreto da tenere nascosto tra le lenzuola”.

Non capiva il motivo del suo improvviso scatto d’ira, come l’aveva spinto fino a sbattergli la porta in faccia, e non era riuscito a chiedere nemmeno spiegazioni perché a ogni “Zayn” era seguito un insulto e un invito ad andarsene. C’era rimasto particolarmente male quando, al proprio “Non avevi detto di volermi aspettare per sempre?”, l’aveva sentito ribattere con un semplice “Fottiti” e uno spintone più forte. Non aveva alcun diritto di mancargli di rispetto in quel modo, soprattutto non davanti a Aileen, e di sbatterlo fuori dalla propria abitazione, come se l’avesse tradito in qualche modo e si fosse comportato come lo apostrofava. Non era uno schifoso doppiogiochista.

Era rimasto al telefono con lei per qualche minuto di troppo, non poteva negarlo, ma l’aveva fatto semplicemente per buona educazione, non volendo essere sgarbato e avendo già rifiutato il suo invito a uscire altre volte. E poteva essere arrossito a qualche suo complimento ma, Dio, non significava assolutamente nulla di quel che Zayn pensava; se solo gli avesse dato un minuto intero per spiegarsi non si sarebbe trovato con un broncio scocciato e le braccia incrociate in un pub pieno di musica assordante.

- A cosa pensi, Leee?- sentì la voce della ragazza che gli si era affiancata, i suoi occhi marroni luccicanti per il divertimento e l’alcool, e scosse il capo per risponderle, come a dirle che non era assolutamente nulla di importante. - Quindi mi offro volontaria per aiutarti a togliere questo brutto muso lungo.- ridacchiò lei, stringendo le dita sottili attorno al suo polso e dandogli una scossa leggera per farlo smuovere, guidandolo poi verso il centro del locale in cui stavano ammassati fin troppi corpi.

Aveva deciso di ascoltarla, perché ormai era tardi per rimpiangere il non essere stato chiaro col ragazzino, e aveva lasciato che appoggiasse una mano sulla spalla, premendo un palmo sul suo fianco e cercando di muoversi con lei. Zayn non capiva nulla, si era comportato come un bambino e era andato avanti con la sua idea - totalmente folle e sbagliata - da perfetto cocciuto; non provava nulla per Jade, erano solo amici e se gli faceva scenate simili allora mancava la fiducia nel loro rapporto. E non era sicuramente lui quello che fino a settimane prima si vantava delle doti seduttive e di quante persone gli erano cadute ai piedi; non era lui.

L’idea di divertirsi e mettere da parte quei pensieri non sembrava voler mettersi in pratica, nonostante avesse bevuto un’eccessiva quantità di alcool da rendergli i movimenti goffi e rallentati. Seguiva il ritmo dettato dalla musica come se il corpo non fosse il suo, come se si muovesse di sua spontanea volontà lasciandolo a pensare e ripensare; le parole di Zayn, i suoi insulti, quell’attaccarlo e spingerlo via da lui, i suoi occhi lucidi e la delusione evidente.

Grugnì nel momento in cui un piede pestò il proprio, in mezzo a quella calca di gente non esisteva lo spazio personale, e strinse il braccio attorno alla ragazza per istinto, desiderando solo il divano di casa, Aileen e quella stupida storia sui pirati che la divertiva tanto e che Zayn non smetteva un secondo di raccontare col sorriso. Se solo l’avesse fatto parlare, se solo l’avesse ascoltato per un secondo e se solo non fosse stato così pronto a accusarlo di tradimento.. o forse era lui stesso a essere stato troppo insicuro, a avergli dato modo di dubitare di quel che c’era tra loro. Aveva rifiutato di stringere la sua mano qualche giorno prima, ma solo perché la signora Watson - vecchia pettegola del quartiere - li stava osservando; stesso motivo per cui aveva lasciato un semplice bacio contro la sua guancia nel momento dei saluti. O i pomeriggi fuori dalla scuola di Aileen, c’erano tutti quei genitori e adulti.. non poteva mostrarsi con un bambino. Però non gli aveva mai detto nulla, come poteva sapere gli desse fastidio quel cercare di mantenere il loro rapporto privato? Non poteva leggergli nella testa, non poteva capire quel che provava o se si sentisse rifiutato; soprattutto se poi gli rivolgeva quel sorriso luminoso e gli faceva capire ben altre cose. Aveva invece accumulato tutto quanto e era esploso con quel definirsi il suo “sporco segreto”, dipingendolo come uno stronzo opportunista e senza scrupoli. E lui non ci aveva messo forza sufficiente a spiegarsi, aveva lasciato che gli gridasse dietro tutto e era scappato come un codardo. Aveva sbagliato a raggiungere Jade, avrebbe dovuto gridare a Zayn di farlo entrare, di ascoltarlo e di smetterla con quell’atteggiamento; che non aveva alcun motivo di essere geloso perché era innamorato di lui. Ecco, era proprio quello che avrebbe dovuto fare. Il fatto che lo stesse capendo con tutto quell’alcool nelle vene e con fin troppo ritardo lo rendeva ancora più agitato.

Strabuzzò gli occhi, come se quei pensieri l’avessero tenuto concentrato e chiuso in una bolla, nel percepire delle dita tra i capelli e un paio di labbra contro la mandibola, sul collo - tutti quei punti che Zayn aveva marchiato più volte - a rendere quel contatto tra lui e Jade così sbagliato, imperfetto. Arrossì d’imbarazzo quando sentì le sue dita sfilargli la camicia dai pantaloni, sfiorargli la pelle sotto il tessuto e risalire lungo il petto, tirandosi indietro con uno scatto non appena si trovò le sue labbra ad un soffio dalle proprie.

Lei sembrava ignorare totalmente quel momento di panico che gli stava attorcigliando le viscere, teneva gli occhi socchiusi, un palmo al centro dell’addome e le dita dell’altra mano tra i suoi capelli. Aveva dovuto poggiare entrambe le mani sulle sue spalle, facendo una leggera pressione, per richiamare la sua attenzione e fermarla dal ridurre ulteriormente le distanze; non era mai stato più imbarazzato e nervoso in vita sua mentre lei gli sorrideva dolcemente e gli stava ancora troppo vicino.

- Che cosa.. che stai facendo, Jade?- domandò con un filo di voce, cercando di farle capire anche con il movimento delle labbra quel che le stava chiedendo, e vide la sua fronte corrugarsi, non perdendo il sorriso mentre rispondeva un semplice “Ci stavamo per baciare”.

Non riuscì a bloccare la domanda stupida che era affiorata immediatamente nella testa, quel “Perché?” che l’aveva fatto arrossire dalla vergogna, e lei aveva perso tutta la spavalderia di poco prima, teneva le braccia lungo i fianchi e aggrottava le sopracciglia con confusione evidente mentre bisbigliava: - Perché è quello che fai con la persona che ti piace.-

Annuì per farle capire di aver capito, deglutendo e percependo quella strana e improvvisa tensione tra loro, per poi passare un palmo lungo il viso, agitare un braccio e lasciarlo cadere lungo il fianco, socchiudendo gli occhi e confessando con voce inesistente: - Sei una bella ragazza ma non mi piaci, non in quel senso.-

- Io sono gay.-

E gli sembrò la stanza fosse diventata improvvisamente silenziosa dopo aver pronunciato quelle parole, Jade aveva boccheggiato presa alla sprovvista e aveva portato una mano contro la bocca, facendo un passo indietro e lontano da lui. Si sentiva in colpa per come lei indicava tra loro, ripetendo più volte frasi inconcluse - “Io pensavo che tra noi..”, “Pensavo che tu fossi..” - e guardandolo con gli occhi sempre più lucidi, biasciando delle scuse e lasciandosi inghiottire dalla folla per andare il più lontano possibile da lui.

Stava cercando di assimilare la scena a cui aveva appena partecipato, dandosi ripetutamente dello stupido per non aver chiarito fin da subito le cose, per averle lasciato credere che tra loro stesse nascendo qualcosa di più dell’amicizia. Lui non aveva impedito che lei si illudesse, aveva finto di non vedere quei primi segni e non aveva mai accennato a chiarire quel punto con lei.

Era tornato verso il bancone, aveva ordinato un drink dal nome esotico e stava rigirando la cannuccia tra i cubetti di ghiaccio, pensando se fosse il caso di raggiungere Jade o tornare da Zayn. Doveva delle scuse e spiegazioni a entrambi, ma non credeva di essere pronto per rientrare a casa con quel succhiotto sul collo.

Stava portando il bicchiere alle labbra e restò con la mano a mezz’aria quando questo s’infranse contro il pavimento, facendo sbuffare sonoramente il barista e ridere i ragazzi ubriachi seduti di fronte al bancone. Sollevò gli occhi sulla causa di tutto quello, trovandosi a fronteggiare due occhi azzurri gelidi, e si passò una mano contro la nuca, maledicendo l’alcool per la risatina che si era lasciato sfuggire e quel “Sei stata magnifica sul palco, Pez”.

Aggrottò la fronte in un’espressione di pura confusione al suo “Non sono Pez per te, non sono nemmeno Perrie, non voglio vederti mai più” e inclinò il viso per studiarla con una smorfia buffa, indicandole poi il banco alle loro spalle e offrendole un drink per bere tra amici.

- Non voglio nulla da te, meglio che mi stia lontano tu.- sibilò lei, ritirando con uno scatto il braccio e aggiungendo: - Che hai fatto a Jade? Perché non vuole dirmi nulla e sono convinta tu sia coinvolto.-

Si accigliò a quelle parole, mordendo l’interno delle guance per non scoppiare a ridere - non voleva innervosire ancora di più quella che sembrava pronta a staccargli la giugulare -, e si passò una mano contro la nuca, stringendosi nelle spalle e ridacchiando un veloce “La verità, solo la verità”, portando il palmo al cuore e annuendo con fare serio.

Questa volta lo schiaffo arrivò inaspettato, facendolo mugolare di dolore e portare la mano a coprirsi il punto che percepiva scaldarsi, e cercò di capire la sua esclamazione, quel suo “Sei come tutti gli altri! Uno stronzo che usa le ragazze solo per scopare!”, ma poi fu troppo impegnato a reggersi in piedi al suo spintone.

 

 

Era riuscito a trascinarsi fino alla propria abitazione, o almeno sperava fosse quella e non dall’altra parte della città o dello stato, si era aggrappato al corrimano per salire la rampa di scale - l’ascensore avrebbe fatto comodo in quel caso - e aveva rischiato di inciampare nei propri piedi più di una volta, coprendosi la bocca con una mano per non scoppiare a ridere e svegliare tutti.

Non ricordava l’ultima volta in cui si fosse ubriacato in quel modo, o forse il giorno dell’incidente; sì, proprio quella volta. C’era Kaylyn che gli gridava di andare a quella festa, divertirsi, scopare con Rick e smetterla di pensare a lei e alla bambina, che potevano cavarsela da sole, che al suo ritorno non gli sarebbero più state d’intralcio. E lui aveva ribattuto con frasi cattive, risposte puntigliose e con quel tipico rinfacciarle cose passate che facevano stare male entrambi. L’aveva odiata, come non aveva mai fatto in vita sua, quando aveva gridato “Non sei suo padre, non lo sarai mai! Non sarai mai lui!” ma era stata la prima che aveva cercato dopo aver avuto un confronto con Rick a quella stupida festa. Si era messo a piangere al telefono con lei, chiuso in uno dei bagni dell’università, e aveva ripetuto in una sorta di litania quanto gli mancasse Paul, come non sarebbe mai stato in grado di crescere Aileen e quanto avrebbe dato pur di cambiare il passato.

Una vita per una vita, Lyn” ricordava di averlo sussurrato con la voce roca per il pianto, mentre la ascoltava ordinargli di non muoversi, che avrebbe lasciato la bambina alla vicina e sarebbe corsa da lui. “Tu saresti più felice, io voglio che tu sia felice e con Paul.. se fosse andata diversamente..

Era ubriaco quando aveva sentito la sua risposta, ma ricordava perfettamente ogni parola di quel “Non sarei riuscita a superare la tua perdita, Leeyum” e il successivo spiegargli che “Ci sono persone che non stanno assieme, che non sono come le coppie normali, ma sono destinate a incontrarsi. Mi capisci, Leeyum? Quel che c’è tra noi va oltre l’amicizia, oltre l’amore, oltre tutto. Tu sei la mia anima gemella e io non riuscirei a vivere senza di te”.

Inciampò sull’ultimo gradino, andando a sbattere contro la porta dell’appartamento, e fissò a terra vedendo tutto quanto ondeggiare, appoggiando il palmo contro lo stipite e coprendosi gli occhi con un grugnito alla luce improvvisa.

- Pensavo di doverti affrontare domani mattina con la camminata della vergogna.- sentì dire dal ragazzo che aveva stretto le dita sulla sua camicia e l’aveva costretto a varcare la soglia, quel movimento brusco aveva incrementato la nausea e aveva portato una mano alla testa per fermarla. - Non ti ha soddisfatto a sufficienza? Eppure sembra tu ti sia divertito da quel che vedo.-

Quel semplice tocco contro il collo fu il necessario per farlo arrancare fino in bagno e piegarsi sul gabinetto, appoggiando poi la fronte contro la tavoletta e prendendo dei respiri per calmarsi, scuotendo il capo alle domande del ragazzo e intravedendo la sua figura rigida sulla soglia della porta. Ridacchiò appena al suo “Non riesco a odiarti nemmeno ora, guarda come mi hai ridotto” e grugnì infastidito alla nuova ondata di nausea, percependo la mano del più piccolo muoversi in un massaggio lungo la schiena.

- Vuoi qualcosa?- lo sentì chiedere con apprensione, scuotendo il capo in risposta e indietreggiando col sedere sul pavimento fino a poggiarsi con la schiena contro la vasca, portando una mano tra i capelli e strofinandola contro il viso freddo e sudato. Picchiettò la mano sul posto libero accanto a lui e sbuffò al suo “Io lì a terra non mi siedo”, afferrandogli il braccio e obbligandolo a far come gli aveva chiesto, inclinando poi il viso per premere la guancia contro la sua spalla. Era riuscito a rilassarsi quando, dopo un primo momento in cui si era fatto rigido, aveva infilato le dita tra le ciocche, muovendo i polpastrelli contro la cute, e aveva arricciato le labbra in un sorriso intenerito nel riconoscere una delle proprie maglie addosso al più piccolo.

- Ho detto a Jade che sono gay e Perrie non l’ha presa bene.- bisbigliò dopo qualche altro minuto, invitandolo con un grugnito a riprendere con quei tocchi quasi magici. - Stavo pensando al fatto che sarei dovuto tornare a casa e mi sono accorto troppo tardi di quel che stava facendo.- spiegò subito dopo, sentendo il suo cenno del capo e i polpastrelli che stava premendo contro la nuca, sfiorandogli quel segno e stringendolo sempre più forte al suo fianco.

Prese un respiro profondo, richiamando a sé tutto il coraggio, e sussurrò: - Mi dispiace, Zayn. Davvero tanto. Sono stato troppo accecato dalla paura per vedere quanto i miei gesti potessero essere fraintesi. Però oggi ho capito che non posso rischiare di perderti, che non voglio perderti.-

- Non è un’ossessione.- aggiunse senza dargli il tempo di intromettersi, tenendo gli occhi chiusi e insistendo con: - Non è un bisogno disperato, non è come con lei. Io ho cercato di chiuderti fuori, perché tu mi fai stare bene e forse ho una testa strana che mi impedisce di cercare la mia felicità, forse sono pazzo e forse non ti merito nemmeno. Però sono certo che mi hai insegnato a guardare dentro di me e vederci qualcosa di bello, qualcosa per cui valga la pena vivere e amare, lasciarsi amare. Ho queste barriere attorno, mi sono nascosto per proteggere me stesso e mi sono perso nello stesso momento. Ci siamo fatti male entrambi, probabilmente per il mio cercare di stare aggrappato al passato e sperare di non soffrire con il mio rifiuto del presente, e siamo stati feriti dal muro che ho buttato giù. Mi sono sentito un pezzo rotto, incompleto e inutile per così tanto tempo che mi era sembrato assurdo il tuo interesse nei miei confronti. Ora però ho capito tutto, ora riesco a vederlo e ti giuro, te lo prometto, avrai ogni mio respiro, ogni singolo battito del mio cuore e non avrò più incertezze quando dirò a tutti che sei mio, solo mio, e che io mi sono..-

Si era allontanato da lui lentamente durante il discorso, finendo con il busto tutto rivolto verso di lui, e aveva visto i suoi occhi diventare sempre più lucidi, bloccandosi sull’ultima parola al suo scuotere del capo e chiedere con voce spezzata dal pianto: - Di chi sei tu? Perché io sono tuo e lo sanno tutti, l’hanno capito tutti.-

Non aveva nemmeno avuto il tempo di dire il suo nome che l’aveva visto premere i palmi contro le palpebre e stringere poi i pugni fino a far diventare le nocche bianche. Non capiva cosa gli fosse preso perché la reazione che si aspettava era ben diversa da quella che aveva avuto lui, da quella che avrebbe avuto una persona normale nel vedere un cuore aprirsi in quel modo.

- Ma di chi sei tu? Di chi sei per davvero? Ti vuole Harry, ti vuole Jade e chissà chi altri. Ma tu a chi appartieni? Di chi è il tuo cuore? Certe volte penso non riuscirai mai a dimenticarla, che il tuo cuore non sarà più di nessuno.. e nonostante tutto trovo che sia la cosa più romantica di tutte, che tu sia ancora innamorato di lei, che sarai sempre del tuo primo amore. Non ti avrà mai nessuno, perché tu sei troppo.. sei troppo per tutti. Vorrei dirti che fa male e ti odio, ma non è così.. non ho mai incontrato nessuno come te, non ho mai desiderato così tanto l’amore di una persona e non sono mai stato più felice di così, di tutto questo tempo che ho passato con te e con Aileen. Sentirmi parte di questa famiglia e desiderarlo così tanto, desiderare tutto.. tutto il pacchetto al completo. Con te e Aileen, con Kaylyn che.. che mi stai facendo innamorare persino del tuo ricordo di lei. Non so come fai, non lo so proprio.-

Aveva cercato di seguire tutto il suo discorso, di capire cosa volesse realmente dire con quello strano giro di parole, ma aveva lasciato perdere qualsiasi domanda sull’essere più chiaro nel vederlo così fragile mentre singhiozzava in quella maglietta troppo grande per lui. Aveva avvolto le braccia attorno alle sue spalle, premendo le labbra tra i suoi capelli, e l’aveva tenuto stretto mentre ripeteva il suo nome assieme a inviti a calmarsi, a non fare così e “Non mi perdi, sono qui, non vado da nessuna parte”.

- Non ti dimenticherò mai, Lee. Mai, non lo farò mai.- lo sentì bisbigliare ripetutamente contro il proprio petto, tenendo la camicia stretta in una morsa e non accennando a spostarsi da quel punto. - E sarò sempre tuo qualsiasi cosa accada, io sono tuo.-

- Zay.- ripeté il suo nome con dolcezza e una strana malinconia, scuotendo il capo e avvolgendolo meglio tra le braccia. - Non ti lascio, non mi perdi e non m’importa di quello che potranno dire le persone.. io sono innamorato di te.-

Lo tenne stretto mentre ascoltava il suo pianto, i singhiozzi che gli scuotevano il corpo, e arricciò le labbra in una smorfia nel percepire la sua stretta, come se si stesse aggrappando a lui con la consapevolezza di un’ultima volta. Gli venne quindi naturale bisbigliare contro il suo orecchio “Non lasciarmi” e il singhiozzo - molto simile a un verso di dolore - che il moretto si lasciò sfuggire dalle labbra fu tutto quel che gli servì per rafforzare la presa attorno al suo corpo e appoggiare la fronte contro i suoi capelli.

 

 

 

La mattina dopo si era svegliato con un fortissimo mal di testa, i ricordi della sera prima sigillati nella testa e il pianto di Zayn che gli risuonava ancora nelle orecchie. Si erano spostati nel letto e l’aveva tenuto stretto tutta la notte, vegliando su di lui e approfittando di quel momento per imprimere nella memoria ogni particolare del suo viso. Non voleva chiedergli il motivo di quello scoppio, dei suoi “Non ti dimenticherò mai” che avevano il sapore di un addio, preferiva rimandare a quando si sarebbe offerta l’occasione; aveva pianto a sufficienza in tutti quegli anni e ora che si scopriva innamorato di quel ragazzo non si sarebbe fatto rovinare quel momento.

Si era messo seduto nel letto, slacciandosi la camicia della sera prima e buttandola a terra con una smorfia, puzzava di alcool e vomito, per poi allungare un braccio verso il comodino e recuperare una pastiglia e il bicchiere d’acqua, sorridendo al foglietto e alla calligrafia del più piccolo.

Solo dopo essersi fatto una doccia, aver indossato un paio di boxer e essersi guardato attorno si era reso conto dell’assenza di Zayn, dei vestiti che indossava la sera precedente e che stavano piegati sulla parte del letto sfatta. Non aveva potuto pensarci troppo perché la suoneria del cellulare aveva rotto il silenzio, aveva risposto alla chiamata di quel numero sconosciuto e non salvato sulla rubrica e aveva rischiato di farlo cadere a terra per quel che Louis gli stava dicendo a una velocità incomprensibile.

- Cosa?! No! No, non me l’ha mai detto!- iniziò a gridare di rimando alle accuse del ragazzino, infilando frettolosamente un paio di pantaloni e una maglietta mentre teneva bloccato il cellulare tra l’orecchio e la spalla. - Come facevo a scoprirlo da solo, Louis?- sibilò quella domanda con i nervi a fior di pelle, per poi passare le dita tra i capelli e sussurrare: - Puoi trattenerlo, per favore?-

Non appena Louis rispose con un “Certo, ma fai in fretta” si catapultò fuori dalla stanza con un solo pensiero, non avrebbe perso anche lui.

 

 

 

 

 

Angolo Shine:

Anzitutto perdonate il ritardo, ero impegnata con il continuo di Car wash e ho preferito lasciare un momento in sospeso la long. Poi mi sono dimenticata oggi fosse venerdì, perché sono stata impegnata in questi giorni (vi risparmio il racconto di un viaggio disastroso) e ho perso il ritmo della giornata.

Quindi che dire? Penso si sia capito stiamo arrivando alla fine, giusto?

Il prossimo capitolo sarà tutto dal punto di vista di Zayn, così da analizzare meglio le sue scelte e quel che prova lui.

Non ho altro da aggiungere, oltre a “finalmente Jade è uscita di scena” o “finalmente Liam si è dichiarato”. E stavo notando, mentre scrivevo, che Leeyum e Kaylyn mi ricordano troppo Joey e Dawson (Qui non so quanti mi capiranno, la generazione degli anni ’90 sicuramente). Quel telefilm mi ha rovinato la vita.

Ho in mente una specie di spin-off in cui Leeyum e un piccolo Zayn si vedono per la prima volta in ospedale (non chiedete, non so perché), quando uno è appena uscito dall’incidente d’auto e l’altro ha appena perso la mamma (sono impazzita, mi voglio troppo male).

A venerdì prossimo!

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Capitolo 21
*** Ventesimo capitolo ***


You're my end and my beginning

 

« Cause all of me
Loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me
I'll give my all to you. »

 

Ventesimo capitolo

 

Non odiava suo padre e nemmeno sua sorella, aveva bisogno di spazio e silenzio per riflettere; non che al parco fosse tranquillo, però poteva tenere i piedi sulla tavola e chiudersi in quella bolla di concentrazione. Non voleva affrontare gli sguardi di Yaser e i “Ci hai pensato?”, la risposta era sempre uno stringersi nelle spalle e bofonchiare di avere sonno, di doverci pensare meglio e di avere ancora tempo.

Sapeva però che di tempo non ce n’era quasi più, che era una decisione su cui non doveva ragionare troppo, era un treno da prendere e non farselo sfuggire, era tutto quello che aveva sempre sognato e quello per cui stava combattendo da anni. Era la promessa che aveva fatto alla madre di fronte alla tomba e, se anche aveva trovato un motivo per restare, non poteva essere forte quanto il motivo per cui voleva partire.

Doveva vincere quella coppa per lei, farle vedere che ce l’aveva fatta ed era merito suo, lei che l’aveva sempre spinto a rialzarsi e non aver paura di cadere. Non c’erano seconde opzioni, lo sapeva bene, doveva partire e afferrare il sogno.

Louis gli era saltato al collo non appena gli aveva riferito di quella notizia, una delle poche dimostrazioni d’affetto tra loro, e aveva poi cercato di tornare quello di sempre con una pacca contro la spalla e “Vedi di non dimenticarti di me, Malik”. Non c’era stato bisogno di altro per mettere le cose in chiaro tra loro, non ne avevano bisogno, si erano sempre capiti al primo sguardo, le parole erano qualcosa di superfluo, e allora si era lasciato distrarre, aveva ascoltato i suoi discorsi sulla ragazza che il padre gli aveva trovato nel letto e aveva riso fino alle lacrime; non poteva permettersi di essere triste, c’era ancora tempo.

Il problema non era Louis, non era mai stato lui, ma tutt’altra persona gli impediva di essere davvero felice per quella partenza, come lo sarebbe stato solo un mese prima. Aveva conosciuto un ragazzo - un uomo, visti i suoi anni - e non era riuscito a tenersi lontano da lui, era più una vittoria personale il riuscire a conquistarlo; diamine, un uomo ben formato e che sarebbe caduto ai piedi di un ragazzino era una grande impresa. Si era rivelato impossibile riuscire a superare quelle barriere che aveva eretto per proteggersi, Louis la definiva una “missione suicida” e “sarà la tua rovina, Malik” - ricordandogli continuamente che avrebbe perso più di un paio di occhiali da sole -, ma lui non voleva arrendersi, non quando poteva avere quell’uomo così borioso e pieno di sé. Gli avrebbe mostrato che nessuno, nemmeno lui, poteva essere immune al suo fascino; poi si divertiva a guardare il suo viso accendersi di rabbia, come si innervosiva non appena lo riconosceva e come lo spingeva per cacciarlo. Era tenero e buffo, era attraente e nascondeva qualcosa di meraviglioso dietro quella corazza.

Era bastato gliene facesse intravedere una piccola parte per farlo cadere in quella trappola, per fargli desiderare di più e spingerlo a conoscere meglio la sua storia, quel che celava dietro quegli occhi spenti e stanchi. Era solo molto curioso e gli piaceva passare del tempo con lui e con quella bambina - “Aileen è proprio un nome da principessa”, le aveva detto il primo giorno in cui si erano conosciuti -, sapeva che gli avrebbero cambiato la vita per sempre.

E poi improvvisamente Liam gli aveva raccontato ogni cosa, aveva sputato fuori quello che teneva chiuso da chissà quanto tempo e come poteva evitare di cadere? Come poteva restare impassibile di fronte ai suoi occhi lucidi, a tutto il suo dolore e l’ostinazione con cui si incolpava di cose passate? Ora non sapeva più se era stato il suo essere così fragile ad averlo conquistato, o se doveva cercare la causa in quel sorriso luminoso che gli rivolgeva l’attimo dopo. Però era certo di essersi innamorato, era totalmente perso per lui, per ogni dettaglio suo e di quella bambina troppo dolce.

Era sicuramente quello il motivo per cui non riusciva ad alzarsi da quel letto, per cui non aveva risposto al messaggio del padre - «Tra quanto torni? Dobbiamo caricare le ultime cose e mi avevi promesso il tuo aiuto» - e stava sfiorando il viso del maggiore con la punta delle dita. Lo stava tenendo ancora stretto e non credeva di avere la forza di allentare quel braccio che lo bloccava contro il suo petto caldo; non poteva essere così crudele da obbligarlo a essere forte, a liberarsi da lui per andare via. Era quindi rimasto con le dita strette alla sua camicia, le gambe intrecciate alle sue e il viso nascosto contro il suo collo, respirando il suo odore e memorizzandolo, trattenendo le lacrime ma bagnandogli la camicia.

C’era quel brutto odore di alcool e vomito - l’aveva obbligato a non cambiarsi la sera prima, non voleva perdere quei minuti preziosi - ma non era ancora qualcosa di sufficiente a farlo staccare da lui, a farlo liberare di quella stretta e alzarsi dal suo letto, uscire da quella casa e non tornarci più. Forse avrebbe dovuto parlargliene, informarlo del tempo che scorreva veloce e impetuoso, ma era stato lui a ripetergli di inseguire i suoi sogni, di prendere quella dannatissima coppa e vincere per se stesso. Non pensava però sarebbe stato così difficile, sia il tenere quel segreto che la partenza.

Si sentiva un disperato mentre stava aggrappato alle sue spalle e deglutiva per cacciare il pianto esplosivo; non poteva prendersi il lusso di svegliarlo, non sarebbe riuscito a parlare e si sarebbero fatti ancora più male. Come poteva dirgli addio? E come poteva non dirglielo? Qualsiasi scelta sarebbe stata dolorosa, una pugnalata nel cuore, ma forse in quel modo, se a soffrire fosse stato solo lui, avrebbe fatto meno male. No, non avrebbe retto al dolore nei suoi occhi.

Proprio per quel motivo prese un respiro, portò una mano dietro la schiena e strinse le dita attorno al suo polso, scaricando la tensione con i denti sul labbro inferiore mentre gli spostava il braccio e si liberava da lui. Non riuscì a resistere dallo sporgersi verso di lui, premere le labbra contro la sua fronte e bisbigliare: - Sii felice, Lee.-, vedendo le sue labbra piegarsi in un sorriso e rendendo troppo difficile il restare lì fermo.

Fece tutto nel minor tempo possibile, lasciò la maglia piegata sul letto e cercò di indossare i propri vestiti con le mani che non avevano smesso di tremare. Si lasciò quella camera alle spalle proprio mentre lo sentiva ripetere il proprio nome, strofinò i palmi contro le palpebre e cancellò le ultime tracce di pianto, recuperando lo zaino e lo skate.

Non uscì immediatamente da quella casa, aveva un’altra cosa importante da fare e che lo guidò fino alla stanza della bambina, per poi recuperare un vecchio peluche dallo zaino e lasciarlo tra le sue braccia, spostandole i capelli dietro l’orecchio e correndo quasi verso la porta, lontano da loro.

Aveva percorso semplicemente il corridoio, raggiunto l’ingresso e poggiato la mano sulla manopola d’ottone, quando aveva sentito dei passi leggeri e una serie di domande - “Dove stai andando?” “Cos’è questo?” - pronunciate da una voce infantile e assonnata.

- Non dovresti dormire, principessa?- le chiese con un tono allegro, cercando di non mostrarle la tristezza e nascondendola dietro un sorriso vispo. Stava osservando in silenzio come le sue braccia sottili stessero strette attorno a quell’orsacchiotto di peluche, una serie di ricordi che lo riempivano di nostalgia, e la vide fare dei piccoli passi verso di lui mentre bisbigliava: - Non è il mio compleanno oggi e Lili dice che si fanno solo per quello.. o se parti per tanto tempo. Stai andando via, Zee?-

Chiuse per qualche secondo gli occhi, gli serviva per prendere coraggio e affrontare quella discussione, prima di piegarsi sulle ginocchia e invitarla con un gesto a raggiungerlo, appoggiando una mano sulla sua spalla e sussurrando: - Devo dirti una cosa importante.-

Solo al suo cenno d’assenso, a come stringeva il peluche al petto, si decise a riprendere il discorso, a premere le dita contro la sua spalla e tenere gli occhi fissi nei suoi mentre spiegava: - Sei importante, Aileen. Per me, per Lili e per tante altre persone. Non lasciare che nessuno ti dica il contrario o che ti faccia sentire diversa, tu sei speciale.-

- Diventerai bellissima, proprio come tua mamma. E so che Lili non ti ha mai fatto vedere sue fotografie, vuole tenerle nascoste solo per lui, tu chiedigli di mostrartele e guarda bene quel che vuoi essere, chi vuoi essere. Ti sentirai sola, lei ti mancherà tanto, però lei è con te, lei può ascoltarti e non lascerà mai il tuo fianco. Questo pupazzo me l’ha regalato la mia, proprio quando avevo la tua età, e lo tenevo sempre stretto in quei momenti, mi aiutava a sentirla vicino.-

Non riuscì a trattenere il sorriso intenerito, assieme ad una lacrima, al suo “Non serve a te, Zee?” e scosse il capo, spostando una mano tra i suoi capelli e bisbigliando: - Io sono diventato più forte e non ne ho più bisogno, ora serve a te.-, come se fosse un segreto solo loro. Strizzò persino un occhio per mantenere quel tono scherzoso e vide la sua fronte corrugata in un’espressione pensierosa, mentre stringeva il peluche e chiedeva: - Ma poi torni a prenderlo, Zee?-

- Non devi aspettarmi, altrimenti non riesci a apprezzare il tuo viaggio.- sussurrò dopo qualche minuto di silenzio, più per cercare le parole giuste che per trattenere il pianto. - Però tornerò, sì. Tornerò, piccola principessa. E ti abbraccerò forte proprio come ora.- concluse con una certa fretta, attirandola tra le proprie braccia e chiudendo gli occhi per non lasciarsi prendere dalle emozioni.

Gli sembrò che il sangue fosse gelato nelle vene, non appena la sentì mugugnare “E Lili?”, premendo il viso contro la sua spalla per non scoppiare a piangere ai suoi continui “Lili non vuoi salutarlo?”, “Perché non parli con Lili?” e “Avete litigato? Per questo scappi?

- Non sto scappando.- borbottò con una smorfia, allontanandosi da lei e vedendo le sue braccia incrociate e la sua smorfia infantile, come a chiedergli se ne fosse davvero sicuro. - È complicato, Lee lo capirà, sono cose da adulti.-

Ignorò il suo sbuffo, quel suo giudicarlo con una sola occhiata, e appoggiò entrambi i palmi sulle sue spalle, sussurrando con un tono serio: - Devi promettermi una cosa, è un compito importante e difficile.-

Solo dopo due minuti di silenzio e indecisione la piccola si decise ad annuire e “Promesso”, detto col suo tono leggero e frizzante. Tenne gli occhi fissi nei suoi, come a rendere chiara la serietà di quella promessa, e mormorò: - Devi promettere che renderai Lili felice.-

- Sei bravo tu, Zee. Perché non lo rendi felice tu?- la sentì chiedere con un tono acuto e spaventato, facendogli scuotere il capo e ripetere: - Io ho un impegno importante che mi terrà via per un po’ di tempo, tu sei l’unica che può farlo.-

- Aileen.- ripeté il suo nome nel vederla ancora sconvolta per quell’informazione, come ripeteva continuamente di non poterlo fare e di restare con loro, non andare via e non lasciarli soli. - Lili.. il nostro Lili è proprio come il mio baba, sembrano forti e noi pensiamo siano eroi, crediamo che niente riesca a distruggerli. Invece sono tanto fragili anche loro, sono come noi e il nostro compito è star loro vicino e farli ridere, farli ridere tanto per cacciare via la tristezza. Mi prometti che lo farai? Anche per poco, Aileen, fallo sorridere. Non è bellissimo quando sorride? Non vuoi vedere il tuo Lili felice?-

- Tu non andare via.- la sentì ripetere con fare testardo, impuntandosi su quel concetto e ripetendo: - Se tu non vai via, lui è felice.-

- È importante che io vada in questo posto.- cercò di spiegare alla piccola, stringendo le dita attorno a una zampa dell’orsacchiotto con un sorriso triste. - Lili mi ha detto di andare, perché lui vuole che io sia felice e questa cosa mi renderebbe davvero felice. Anche se mi fa male separarmi da voi.-

Lei ignorò tutto quanto, indicando solamente il pupazzo e ripetendo con gli occhi lucidi: - Torni a prenderlo, Zee?-, ottenendo un cenno d’assenso del ragazzino e “Te lo prometto, ritornerò da voi”. La abbracciò dopo quell’ultima frase, premendo ripetuti baci tra i suoi capelli assieme a promesse di un ritorno, aggiungendo di non piangere perché “una principessa deve essere forte”, e poi lasciò un ultimo bacio contro la sua guancia, un invito a tornare a riposare e si chiuse la porta alle spalle con lo skate stretto sotto il braccio.

 

 

Aveva aiutato il padre con gli ultimi scatoloni, quelli pieni di arnesi della cucina e che aveva caricato sul camion, e si era nascosto dietro casa per fumare una sigaretta prima della partenza, aveva cercato di scacciare quella sensazione di vuoto che gli opprimeva il petto e di non pensare a Liam, al fatto che di lì a poco si sarebbe svegliato e sarebbe stato solo. Sperava solo di non essere odiato per la mancanza di coraggio nel dirgli addio, di essere in un certo senso capito dal maggiore.

Safaa stava correndo per il giardino, stava rincorrendo qualche farfalla e cadeva puntualmente sulle ginocchia, mentre lui stava a braccia conserte ad ascoltare la parlantina sciolta di Louis, come stava analizzando con calma e con troppi particolari la piccola gita in famiglia del giorno precedente. Suo padre stava sistemando le ultime cose in macchina, controllando che ci fosse tutto e cercando di chiamare a sé i figli; Zayn voleva andarsene e Louis non faceva altro che parlare di cose futili, quando lui voleva solo spingerlo via e nascondersi da qualche altra parte. Lontanissimo da Brooklyn e anche dalla California, lontano da Liam e da quelle decisioni faticose.

- Dammi solo questo abbraccio e facciamola finita, Lou!- gridò nel momento in cui perse la pazienza, indicando alle proprie spalle la bambina che veniva caricata in macchina tra i lamenti e “Stavo per prenderla, baba!”. - Si fa così per evitare il dolore, uno strappo veloce e passa.- aggiunse con quel suo tipico stringersi nelle spalle, come se non gli facesse alcuna differenza quell’ultimo abbraccio o il pensiero di non poter averlo accanto.

Strizzò gli occhi non appena si trovò tra le sue braccia, appoggiando la fronte contro la sua spalla e scosse il capo con una risata lieve nel sentirlo borbottare: - Non divertirti senza di me, Malik.-

- Non dire stronzate, Lou.- mormorò con l’accenno di un sorriso, spingendo un pugno contro la sua spalla e aggiungendo: - Sei l’unico con cui condivido il divertimento, in California diventerò un alunno modello senza la tua influenza!-

- Ci conto.- ribatté immediatamente il ragazzo con gli occhi azzurri, lasciando che le sue parole si riempissero di mille significati mentre mormorava: - Rendimi fiero, Zayn Malik. Fai vedere a tutti di che pasta sei fatto e che ti ho insegnato.-

- Testa alta e affronta i tuoi nemici.- ripeterono assieme con lo stesso identico sorriso, scambiandosi un ultimo abbraccio e “Non dimenticarti di me”.

Si stava dirigendo a passo svelto verso la macchina quando Louis gli aveva stretto il braccio, l’aveva coinvolto in un ennesimo abbraccio e aveva sussurrato contro l’orecchio: - Sta arrivando Liam, aspetta ancora per poco.-

Si era allontanato con uno scatto da lui, come se si fosse bruciato a quelle parole, e aveva scosso la testa con un groppo improvviso nella gola, mentre cercava di allontanarsi e ripetere come in una cantilena: - Non voglio vederlo.-

- Zay.- lo richiamò l’altro con un tono dolce, come se stesse parlando a un bambino e non a un suo coetaneo. - Ti conosco così bene da sapere che lo vuoi anche tu, che ti pentirai di non averlo salutato non appena metterai piede in macchina. E devi affrontare il nemico, non è quello che ti ha insegnato Tommo?-

Non riuscì a trattenere il “Fottiti, Louis” e “Sei uno stronzo”, per poi incidere le unghie nei palmi e guardare a terra mentre sussurrava: - Ti voglio bene.-

Sentì la pacca contro la spalla e il “Con una buona dose di coraggio riesci ad affrontare le cose più difficili”, per poi ascoltare i suoi passi che si allontanavano, come raggiungeva la macchina e “Allora, Yas, deciso tutto? Sei pronta per partire all’avventura, Saf?”.

Non passò molto prima di vedere la sua figura avvicinarsi, le dita che passava insistentemente tra i capelli e la maglietta che aderiva in modo perfetto ai muscoli delle spalle, ma decise di puntare gli occhi sui propri piedi per non doverlo affrontare così presto. Cercava di pensare a quel che avrebbe potuto dirgli, a come spiegargli il motivo di quelle scelte, però il suo cervello non sembrava voler collaborare, gli ripeteva in modo continuo “Lui è qui”, “Lui è innamorato di te”, “Lui ti vuole”. E nonostante tutto non riusciva a essere pienamente triste da quella separazione, avrebbe gareggiato per quella coppa e aveva tutte le possibilità di vincerla; l’inseguire un sogno implica dei sacrifici, era quello che gli ripeteva sempre la madre a ogni caduta. Quindi poteva perdere Liam, avrebbe perso quell’uomo magnifico e il trio che avevano creato, e doveva rinunciare al sogno di creare una famiglia con lui - era più una realtà già esistente quella - ma la sua vita non finiva con lui. Separarsi da lui l’avrebbe spinto a dare di più, a lottare con più forza; come poteva non farlo se per gareggiare aveva rinunciato all’amore che stava nascendo tra loro?

Prese un respiro quando percepì i suoi passi fermarsi, tenendo gli occhi fissi sui piedi e biascicando il suo nome con un inizio di spiegazione, ma fu costretto a interrompersi al verso di Liam e al suo “Non ti odio”. Sollevò tentativamente gli occhi su di lui, inclinando il viso per studiare la sua espressione e trovarci un principio di bugia, per poi ripetere in un bisbiglio: - Non mi odi?- e vederlo scuotere il capo con un piccolo sorriso e un’alzata di spalle.

- Ho capito perché non hai voluto..- lo vide muovere la mano con una smorfia, come se non riuscisse a pronunciare quelle ultime parole tra loro a voce alta, e poi i suoi occhi guizzarono alle proprie spalle, mentre passava le dita sul ciuffo di capelli e arrossiva. - Non ce l’ho con te, Zay. Volevo solo vederti e non farti partire con.. non farti pensare che io sia arrabbiato con te. Non è così, sono davvero felice.. per te, sì. Insomma per quanto si possa essere felici.. spero solo tu riesca a farcela.- lo sentì incespicare più volte nella durata del discorso, quel suo tipico cercare di non esporsi troppo e che gli faceva chiudere la gola.

- E so che è difficile, che probabilmente ho rovinato tutto a farmi vedere e raggiungerti. So che nessuno dei due vuole affrontare questo discorso per non doverci pensare. E lo so, Zayn, so che ti sto facendo male per ogni secondo che passo qui di fronte a te. Però io dovevo.. mi sembra di non aver detto abbastanza ieri.. ci sono così tante cose che devo dirti e non voglio farti partire senza averti detto che..-

- Lee.- lo richiamò non appena sentì la sua voce farsi roca, premendo le dita sul suo braccio e scuotendo la testa con un “Non importa” e “Ho capito tutto”. Puntò gli occhi nei suoi al grugnito di risposta, a come sbuffava e gli chiedeva di lasciarlo parlare, che era importante e non avrebbe più avuto occasione di dirglielo. - Non voglio piangere davanti a papà.. o a Louis.- spiegò con un tono più leggero, indicando alle proprie spalle e infilando le mani nelle tasche per scaricare la tensione. - Mi prenderebbero in giro a vita, Lee.-

Riuscì a respirare con più tranquillità nel vedere le sue labbra arricciarsi in un sorriso divertito, nessuna traccia di quel peso che gli attanagliava lo stomaco al suo cenno di saluto in direzione dei due, restando poi impietrito al suo “Un abbraccio non vuoi darmelo?” e al successivo avvolgere le braccia attorno a lui e al corpo che era rimasto in una posizione rigida.

- Pensavo di non riuscire a raggiungerti.- lo sentì bisbigliare con le labbra premute contro la guancia, sciogliendosi contro di lui e muovendo il capo in un cenno mentre sfilava le mani dalle tasche e poggiava i palmi sulla sua schiena. - Ho lasciato Lyn da Amber e avevo paura di perderti, ho preso anche un taxi. Appena mi sono reso conto e la macchina si è mossa.. volevo solo vederti un’ultima volta.- si aggrappò alle sue spalle a quelle parole, nascondendo il viso contro il suo collo per respirare il suo profumo, e annuì ripetutamente ai suoi “Dovevo vederti” e “Il viaggio più lungo della mia vita”.

- Non prendermi per idiota ma sono davvero fiero di te.- sussurrò contro la sua pelle, sentendolo rafforzare la stretta e ridacchiare contro di lui con un cenno d’assenso e un “Non ce l’avrei mai fatta se non fossi stato tu la persona da raggiungere”.

Solo quando il padre lo richiamò, assieme al “Si sta facendo tardi, non voglio prendere il traffico”, si decise a rompere il contatto tra loro, sciogliendo l’abbraccio e torturando il labbro con i denti per evitare i saluti finali.

- Posso dirti ancora una cosa? Solo una.- mosse il capo in un cenno affermativo a quella domanda, pronunciata quasi con disperazione dal maggiore, e strinse le braccia al petto al suo continuare: - Volevo solo ringraziarti, Zayn. Abbiamo passato poco tempo assieme, questo è vero, però tu sei riuscito a fare qualcosa di impossibile. Mi hai fatto sentire bene, amato e hai cacciato i nuvoloni grigi a cui stavo aggrappato. E mi hai dato il coraggio, mi hai fatto vivere di nuovo. Anche ad amare nel modo giusto, se davvero esiste.-

- Io devo ringraziarti se sono riuscito a prendere uno stupido taxi e se sono certo di poter ricominciare, di riuscire a vederti andare via e non morire con te. Anche se fa male, perché non è che non faccia male sapere che potrebbe essere l’ultima volta che..-

- Lee.- cercò di richiamare la sua attenzione e di supplicarlo con un solo sguardo di chiudere quel discorso, di non voler mostrarsi debole e di aver capito senza il bisogno di dover pronunciare quelle parole. - Hai fatto tutto tu, lo sai. Ti ho solo aiutato a darci un taglio con quel brutto circolo di pensieri distruttivi.-

Vide il cenno d’assenso del più grande e si trovò coinvolto in un secondo abbraccio, le sue braccia attorno alle spalle e il viso premuto contro il suo petto, strizzando gli occhi per non cadere al suo bisbigliare: - Mi hai aiutato a trovare il coraggio e riuscirò ad andare avanti dopo questa giornata, riuscirò ad essere forte. Però.. Zay, una parte di me ti aspetterà sempre e sarà tua qualunque cosa accada.-

- Lo so, Lee.- cercò di mantenere un tono impassibile, in contrasto agli occhi che si facevano sempre più lucidi, e poi strinse la sua maglia tra le dita e abbandonò ogni facciata mentre piagnucolava: - Non voglio lasciarti, non voglio. Lee, non voglio andare via. Voglio stare con te, non voglio perderti.-

- Non mi perdi, Zay. Zayn?- scosse il capo per non ascoltarlo e si aggrappò alla sua maglia, passando poi la manica della felpa contro il viso per cancellare le lacrime e non mostrarsi così debole di fronte a lui. - Quando mi innamoro davvero di una persona, non sarà la distanza o chissà che altro a farmi rinunciare a quel che voglio o a cancellare quello che provo.-

- Non riesco a trattenere le persone che amo.- mugolò in risposta, premendo i polsini contro le palpebre per bloccare le lacrime successive, e sentì il calore dei suoi palmi contro le guance, come gli teneva il viso tra le mani e lo invitava a guardarlo. - Non voglio andare via da te, Lee.- ripeté quel concetto, chiudendo gli occhi e focalizzando l’attenzione sui pollici che strofinava contro gli zigomi e sulle tracce del pianto.

Ascoltò il suo verso di disapprovazione al “Sono un disastro” che aveva biascicato con gli occhi lucidi, rispecchiando il sorriso di Liam al suo chiarire che lo erano entrambi, e scosse il capo al suo affermare con convinzione che “Ci rivedremo, Zayn”.

- Come puoi esserne sicuro?- chiese con una sfumatura di speranza negli occhi, cercando di tenere gli occhi fissi su di lui mentre appoggiava la fronte contro la sua e gli lasciava poi un bacio contro la punta del naso.

- Devi pensare che ci rivedremo.- insistette il maggiore, continuando a tenere il suo viso tra le mani, e Zayn restò in silenzio a ascoltarlo concludere: - Così sarà più semplice voltarti e andare via, salire su quella macchina e iniziare questa avventura. Ci rivedremo, Zayn.-

Non aspettò altro tempo per avvolgere le braccia attorno al suo collo, alzarsi sulle punte e nascondere il viso contro la sua spalla, lasciandosi accarezzare la schiena e ignorando i richiami del genitore a salutare l’amico. Si staccò quindi a malincuore da lui, stringendogli la mano e sorridendogli mentre la scuoteva come in un saluto, per poi intrecciare le loro dita e sussurrare: - Non mi dimenticherò mai di te, Liam Payne.-

- E io di te, Zayn Malik.- lo sentì ripetere con lo stesso tono divertito e leggero, scoppiando a ridere al suo insistere con “Stupido ragazzino pieno di sé e con un ego delle dimensioni galattiche”.

- Vinci quella coppa e poi torna da me, io ti aspetto.- annuì a quelle parole, indietreggiando di un passo alla volta e con il braccio proteso verso di lui per non dividere le loro dita.

- Mi mancherai.- bisbigliò quando era ormai lontano di qualche passo da lui, dandogli le spalle senza guardarsi indietro e chiudendosi in macchina pur di non farsi vincere dalla voglia di correre da lui e supplicarlo di convincerlo a restare. Aveva tenuto il viso nascosto tra le mani, non volendo essere tentato dal guardare Liam dal finestrino, e solo dopo mezz’ora di viaggio si era poggiato contro lo schienale e aveva stretto le dita sul tessuto dei jeans, scaricando la tensione in quel modo e ripensando alle ultime parole che si erano scambiati.

Puntò gli occhi sul paesaggio che scorreva velocemente, ignorando le continue domande di Safaa sull’identità di quell’uomo strano, e scosse il capo alle preoccupazioni del genitore, che New York era la loro casa e potevano tornarci in ogni momento. Una sua sola parola e avrebbe fatto inversione, rinunciato a quel lavoro e sarebbero andati in California solo per la gara, dimenticandosi del trasferimento.

- Paa..- bisbigliò con un sorriso, anche se velato dalla tristezza. - Sai benissimo che le cose belle possono costare qualche sofferenza.- continuò poi, indicando la bambina accanto a lui che parlava con la sua bambola per spiegarle del loro viaggio. - Per inseguire questo sogno ho rinunciato ad altro, ma voglio farlo. Ne sono convinto.-

- Ti voglio bene, paa.- mugugnò l’attimo dopo, sporgendosi verso di lui per cercare di avvolgerlo in un abbraccio mentre schioccava un bacio contro la sua guancia. - E non ti ho mai ringraziato abbastanza per il tuo credere in me.-

 

 

 

Angolo Shine:

Vi informo che la malsana idea dello spin-off sta prendendo vita, l’ho anche quasi concluso ed è angst alla massima potenza. Per quel che riguarda il capitolo non ho nulla da aggiungere, penso si commenti da solo e mi fa tanta tenerezza Liam che affronta le sue paure per Zayn che gli dà il coraggio.

Spero di aver reso giustizia a questo Zayn che piace un po’ a tutti e di non averlo storpiato troppo o reso OOC.

 

A presto!

 

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Capitolo 22
*** Epilogo ***


You're my end and my beginning

 

« Cause all of me
Loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me
I'll give my all to you. »

 

Epilogo:

 

Era l’ultimo venerdì di maggio, l’indomani sarebbe iniziato giugno e lui non si sentiva pronto per la valanga di bambini che avrebbero riempito lo studio; diventavano sempre più casinisti con l’estate alle porte. Era sicuramente colpa del tempo, di quel caldo talvolta atroce, perché Aileen non si comportava diversamente da loro, facendolo impazzire durante il fine settimana con le sue insistenze per andare al parco.

Quel pomeriggio aveva preso una pausa per poter essere presentabile a quell’incontro importante, non era riuscito a dormire per due giorni di seguito e sperava di usare quel poco tempo a disposizione per rilassarsi e ripetersi che sarebbe andata bene, che non era la prima volta che la incontrava e non poteva andare peggio della prima, quell’imbarazzo che li aveva fatti restare in silenzio di fronte alla tazza di the per ore.

Stava chiudendo il portone principale quando aveva sentito qualcuno chiamarlo, facendolo voltare con uno scatto e scendere quei pochi gradini in pietra per pararsi di fronte al ragazzino ed esclamare: - Harry! E Jay.-

- Ha fatto ancora i capricci?- si interessò con un sorriso emozionato, allungando le braccia quasi a chiedergli di poterlo prendere, e sorrise ai gorgheggi del bambino, facendogli poggiare il viso contro il petto mentre lo ascoltava spiegare la giornata che avevano passato, come Aileen aveva più volte rischiato di cadere nel laghetto e tutti i gelati che aveva dovuto comprarle. - Ti somiglia, sai? Parlo di Jay, inizia ad assomigliarti. Solo che lui è molto più bello.- ridacchiò tutto divertito, cullando quello che aveva iniziato a lamentarsi con uno sguardo di pura adorazione.

- Tutti sono molto più belli di Styles.- si fece sentire quello che era rimasto alle loro spalle, riuscendo a intravedere la sua figura e come si staccava dal muro per avvicinarsi a loro, mentre il ricciolino sbuffava e ripeteva “Ancora lo stai tenendo?” come ogni giorno.

Si strinse nelle spalle, non volendo argomentare ancora una volta quella discussione, e si impegnò a far ridere quello tra le proprie braccia, spiegando solamente che “è simpatico, non così male”.

- Solo con chi vuole e io non lo sopporto.- sentì lamentarsi il più piccolo, vedendolo di sfuggita mentre roteava gli occhi alla risata dell’altro e al suo “Nemmeno tu mi stai simpatico”. - Hai già deciso cosa fare per il tuo compleanno?- gli chiese, cambiando totalmente argomento per ignorare il “Ha ragione, Payno. Lui è molto più bello di te”.

- È ancora troppo presto, Har!- esclamò con una smorfia, piegandosi in avanti con il busto per rimettere il piccolo nella carrozzina. - Non mi piace nemmeno così tanto festeggiare e ricordarmi che ormai ho quasi trent’anni e..- si bloccò al verso scocciato dei due, ricevendo persino una gomitata e “Hai finito di deprimerti per la tua età, vecchietto?

- E va bene!- esclamò per difendersi da entrambi e dalle loro insistenze. - Ma non voglio nulla che somigli vagamente all’anno scorso, preferisco una cosa tranquilla e..-

- Ma sei stato tranquillo per troppo tempo!- saltò fuori uno dei due, facendo brillare gli occhi azzurri di malizia. - Vent’otto anni si compiono una sola volta nella vita, lo sai?- gli chiese poi con un ghigno, ricevendo in risposta uno sbuffo di Liam e “Niente spogliarellisti, Lou, o quelle cose strane che ti divertono tanto”.

- E non voglio nemmeno ricevere baci da sconosciuti.- sentenziò per mettere le cose in chiaro, nonostante sapesse di doversi aspettare l’esatto opposto di quel che stava chiedendo. - Non voglio essere cercato perché pensano debba perdere la verginità o che altro ti eri inventato. Sto benissimo e non voglio scopare con uno di quegli uomini sudaticci e muscolosi, con quei pompati.-

Ignorò la risata di Harry e il sopracciglio di Louis, facendo un cenno alla bambina che si separò dal gruppetto di amici per incamminarsi verso di loro, si passò le dita tra i capelli e ripeté: - Non sento il bisogno di finire a letto con nessuno, so che non mi credete ma è così. Io voglio solo passare la giornata con Aileen e qualche amico, potete trovarlo anche noioso ma per me è speciale.-

Si aprì in un sorriso più acceso non appena percepì una mano più piccola contro la propria, si strinse nelle spalle e puntò gli occhi su Louis al suo chiedere se potesse portare dell’alcool a cui rispose con una risata e “Ora che sei finalmente maggiorenne, ma ti tengo controllato”.

- Non voglio svegliarmi con il tuo alito puzzolente in faccia.- sentì intromettersi il ricciolino che arrossì all’occhiata dell’altro e al suo “Quella festa ti era piaciuta tanto, non mentire!”. - Solo perché avevi smesso di parlare.- si era difeso il più piccolo, ricevendo le risatine divertite di Aileen e le sue prese in giro perché “fate proprio come una coppietta di innamorati”.

- L’ha capito persino una bambina.- li prese ulteriormente in giro il castano, scompigliando i capelli ricci di uno e spingendo il pugno contro l’addome dell’altro con fare scherzoso. - Noi ora dobbiamo andare, fate i bravi. E non organizzate una festa del calibro dell’anno scorso o vi pianto tutti e due.-

Si erano allontanati di qualche metro quando aveva sentito la risposta di Louis, quel suo tipico “Tu mi vuoi bene, Payno!”, e si era voltato appena verso di lui per ribattere: - Purtroppo sì, sei la mia condanna!-

E poi aveva stretto con più forza la mano della piccola, le aveva rivolto un sorriso e aveva ripreso a camminare lungo il marciapiede, cercando un modo per introdurre quell’argomento con lei nel modo più cauto possibile mentre si avvicinavano al luogo dell’appuntamento.

- C’è una cosa importante che devo dirti, Aileen.- bisbigliò quando riuscì a convincersi di un filone di discorso che si era formato nella testa, piegandosi sulle ginocchia per poter essere alla sua altezza e guardarla negli occhi. - Stiamo andando a incontrare una persona speciale, ma voglio che tu sia d’accordo con me. Se non vuoi vederla, ti porto da Harry o da Amber o possiamo andarcene via. Capito? Devi scegliere tu.-

Vide i suoi occhi scuri farsi attenti, quell’espressione fiera e tipica della madre, e solo al suo muovere il capo strinse una mano sulla sua spalla e spiegò: - Ti ricordi quando abbiamo incontrato Terrie?-

- Mi sembra ancora il nome di un cane, Lili.- s’intromise senza rispondere alla domanda, facendolo ridacchiare appena e scuotere il capo, per poi farsi attento al suo sussurrare: - Che Amber non è la mia nonna e ne ho altre due che vogliono vedermi? Quella con il nome del cane è la mamma di mia mamma, giusto?-

- E ti vuole tanto bene.- aggiunse con un tono di ammonimento, non riuscendo a bloccare il suo insistere con “Il suo nome è quello di un cane” e “Prendiamo un cagnolino, Lili?” che lo fecero sospirare e roteare gli occhi con fare esasperato.

- Oggi dobbiamo incontrare Karen.- si lasciò sfuggire con una velocità quasi incomprensibile, prendendo un respiro e sfiorandole la guancia con il pollice. - Lei è la mamma di Paul, tuo papà, e vorrebbe tanto conoscerti.-

- È anche la tua mamma, Lili?- annuì con un sorriso tirato a quella domanda, chiudendo per qualche secondo gli occhi e rilassandosi per quei tocchi leggeri tra i capelli.

- Abbiamo ancora qualche.. qualche piccolo..- cercò di spiegare in poche parole, arrendendosi e premendo le labbra contro la sua fronte, per poi alzarsi e porgerle la mano. - Ti vorrà bene, lei e il nonno. Solo che lui non ci sarà perché.. abbiamo litigato qualche anno fa e ora non mi ha ancora perdonato completamente per quello che ho fatto. Però lo incontrerai, più avanti e solo se vorrai.-

 - Lili?- si sentì chiamare dalla bambina e dalla sua voce preoccupata, riprendendo a camminare sul marciapiede e rivolgendole un veloce sguardo per invitarla a parlare. - Hai fatto qualcosa di brutto? Perché ti odia? Nessuno deve odiare Lili, tu sei buono.-

Si strinse nelle spalle con gli occhi lucidi e bofonchiò qualcosa di vagamente simile a “Ho fatto una scelta che non gli è piaciuta”, per poi rivolgerle un sorriso acceso e aprire la porta per farla entrare nel piccolo bar, indicandole il tavolo a cui stava seduta la donna che dava loro le spalle.

- Ciao, io sono Aileen. Tu sei la mamma di Lili?-

Sorrise intenerito a quella presentazione, prendendo posto di fronte a quella che fissava la mano della bambina e la stringeva poi con fare indeciso, e spostò alcune sue ciocche dietro l’orecchio quando si sedette accanto a lui con un tonfo e un sorriso enorme a mostrare lo spazio vuoto del dente caduto.

 

 

Dopo un inizio traumatico, Aileen faceva di tutto per ripetere a quella donna fredda che il suo Lili era il migliore, erano riusciti a creare un’atmosfera di tranquillità, Karen aveva tolto la corazza e si era lasciata sfuggire più di un complimento e una risata, per poi chiedergli più tempo da passare con la nipotina. Si erano messi d’accordo per fargliela riportare più tardi la sera, lasciandole l’indirizzo di casa e scambiandosi solo un ennesimo saluto freddo.

In tutti quei mesi di incontri tra loro, più un cercare di recuperare un rapporto prima di presentare la bambina, era riuscito a ottenere commenti positivi, sorprendendosi quando un giorno l’aveva vista poggiare la mano sul braccio e dire “Sono fiera di te, Liam”. Ricordava il momento in cui i loro occhi si erano incontrati, come gli aveva sorriso - quel sorriso da mamma che l’aveva quasi spinto ad abbracciarla, quasi - e poi la sua mano contro la guancia e quel sussurro “Mi sei mancato, tesoro” che aveva captato a fatica sopra il traffico della strada.

Non gli aveva mai chiesto informazioni su come avessero passato quegli anni, non era nemmeno curioso di saperlo, ma l’aveva sentita dire uno di quei pomeriggi con le mani attorno alla tazza di the caldo “Dagli più tempo, ha solo bisogno di tempo”, non volendo credere completamente alla sua mano contro la propria e a quel “Ti vuole bene, Liam”.

Stava ancora pensando a come la sua vita fosse cambiata in quei mesi, come fosse riuscito a trovare il coraggio di mettersi in contatto con quelle persone che l’avevano rifiutato e ferito, e gli veniva da sorridere con malinconia non appena il profilo di un viso familiare si faceva strada nella testa. Non poteva negarlo, senza di lui non sarebbe mai riuscito ad affrontare quelle chiamate, quei silenzi e quei rifiuti iniziali. Era merito suo se era riuscito a insistere e non arrendersi, a battere le sue più grandi paure e vivere serenamente.

Aveva appena recuperato il cellulare dalla tasca dei jeans, sorprendendosi nel trovare così tante chiamate perse di Louis, e aveva poi ricomposto il suo numero, arricciando le labbra in una smorfia a causa della sua voce squillante che gli aveva trapanato il timpano. Sbuffò e roteò gli occhi alle sue continue domande su dove fosse stato, cosa stesse facendo e perché non avesse risposto prima, ripetendogli di avergli già spiegato il motivo per cui avesse chiuso prima lo studio, che aveva un incontro importante e non poteva rispondere al cellulare, che non l’aveva nemmeno guardato.

- Avresti dovuto!- lo sentì esclamare nuovamente, obbligandolo ad allontanare il cellulare dall’orecchio per non rimetterci l’udito. - Ho una notizia fresca e magnifica! Forse vuoi sederti prima di ascoltarmi.-

Scoppiò a ridere a quell’ultimo consiglio, ottenendo delle occhiate perplesse da parte dei passanti, mosse un braccio quasi a indicargli dove fosse e borbottò: - Qui? In mezzo alla strada? Muoviti a parlare e basta.-

Si fermò sui suoi stessi passi, sentendo il respiro mozzarsi nella gola e il petto comprimersi in una morsa al  È tornato”, sussurrato contro l’orecchio e che lo portò a difendersi con un “Giuro che se mi stai prendendo in giro”.

- È qui, non sto scherzando!- ribatté con più grinta quello dall’altra parte della linea, insistendo con un invito a raggiungerlo e “Così vedi di persona, se non vuoi credermi”. - Muoviti, Lee. Devi venire al parco. Non potrei mai prenderti in giro su questa cosa.-

Mosse il capo in un cenno, quasi a convincersi che non poteva essere così cattivo, e chiuse la chiamata per raggiungere il parco. Stava camminando più per inerzia, fortunatamente non era molto distante, e la testa era inondata di parole, domande, curiosità e mille altre cose che non riusciva ad afferrare. Il cuore gli si fermò nella gabbia toracica, ne era piuttosto sicuro, quando aveva raggiunto quella zona del parco in cui quegli attrezzi pericolosi regnavano sovrani e aveva intravisto Louis, il suo agitare le braccia e indicare verso un punto in cui spiccava un ragazzo con le sue strane acrobazie e quei capelli così neri.

Il tempo si era fermato anche per lui non appena avevano incrociato lo sguardo, vedendolo perdere l’equilibrio, cadere a terra e lamentarsi del dolore; avrebbe voluto correre ad aiutarlo ma era pietrificato, i piedi sembravano aver messo le radici nel terreno, ed era rimasto a osservarlo mentre si massaggiava la coscia e si rimetteva in piedi, afferrando la tavola e incamminandosi verso Louis, guardando continuamente alle spalle per lanciargli delle occhiate.

Non sapeva quanto era stato rigido in quella posizione, il tempo doveva aver iniziato a scorrere molto più lentamente, e solo quando un bambino andò a sbattere contro di lui si riprese, scosse il capo e si avvicinò tentativamente al duo, cercando di studiare il moretto e trovarvi qualche cambiamento, un qualsiasi motivo per cui fosse tornato e che non riconduceva a una loro promessa. Il fatto che fosse rientrato a New York, per chissà quanto tempo, non indicava obbligatoriamente un ritorno per lui; poteva aver sentito la mancanza di molto altro, di altre persone, di luoghi in cui era cresciuto. Poteva non essere tornato per lui e non gliene avrebbe dato una colpa.

- Payno non smetteva un secondo di parlare di te.- riuscì a captare quell’ultima frase del loro discorso e diede una gomitata a Louis, aggiungendo in un sibilo di stare zitto e smetterla. - Siamo tutti felici del tuo ritorno, ma Payno un po’ di più.-

Grugnì e roteò gli occhi, mordendosi con forza il labbro inferiore per non lasciarsi sfuggire nessun tipo di frase imbarazzante o “Bentornato, piccolo mio” che stava fermo sulla punta della lingua. Ascoltò la sua risatina cristallina, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni con un sorriso malcelato, e arrossì alla pacca contro la spalla e al “Io vi lascio, piccioncini”, per poi puntare gli occhi sul profilo del ragazzino impegnato a discutere gli ultimi particolari della festa di ritorno a casa.

Louis si era allontanato solo dopo averlo messo ulteriormente in imbarazzo, dicendo a entrambi di lasciare i telefoni accesi mentre cercavano di recuperare il tempo perduto, per quel motivo non appena furono soli, iniziò a farfugliare di non ascoltare Louis, che era uno stupido e che si divertiva solamente a dire stronzate.

Vide il più piccolo stringersi nelle spalle, come se non gl’importasse nulla di quel che pensava o diceva l’amico, e Liam si perse a osservare le sue dita scorrere lungo la mascella coperta da un sottile strato di barba, immaginando di poter chiudere le distanze tra loro, baciarlo e ripetergli quanto gli fosse mancato, quanto l’avesse aspettato e quanto avesse desiderato un suo ritorno. Non poteva farlo, non voleva usare una promessa per riaverlo e obbligarlo a tenere fede a quel vecchio giuramento; in un anno le cose potevano essere completamente cambiate e non l’avrebbe fatto sentire in colpa se avesse deciso di farsi una vita, di continuare senza di lui.

- Come stai?- gli domandò dopo troppi minuti di silenzio, rendendo tutta quell’atmosfera ancora più tesa e imbarazzante, e cercò di mantenere il contatto con i suoi occhi caldi, di non mostrare tutti quei pensieri e respirare normalmente; come se non si trovasse davanti la persona che gli aveva cambiato la vita, che aveva aspettato e voluto per tanto tempo accanto a lui.

- Male.- lo sentì rispondere, facendogli aggrottare la fronte e ascoltando il suo spiegare: - Per colpa tua, mi hai distratto e sono caduto. È passato tempo ma sei ancora l’unico a riuscirci, a rendermi nervoso e farmi sbagliare.-

- Vuoi dire che è colpa mia?- domandò con un filo di voce, indicandosi e vedendolo muovere il capo con cenni veloci. - O forse sei tu ad essere un po’ troppo vanitoso, sei tutto parole e nemmeno un gesto.- insistette con un tono scherzoso, rilassando le spalle e seguendo con lo sguardo il più piccolo che si sedeva sulla panchina e portava la gamba al petto.

Restarono in silenzio per altri minuti mentre Liam stava in piedi di fronte a lui e pensava a qualche argomento da introdurre, qualcosa che non lo lasciasse solo a riflettere sulla lontananza e i cambiamenti che potevano esserci stati. Le sue guance presero un colore porpora nel sentire il più piccolo borbottare: - Smettila di pensare, riesco a sentirti da qui.- e infilò le mani in tasca per trattenersi dall’accarezzargli la guancia e chiedergli se fosse davvero un sogno.

Si raddrizzò con la schiena non appena lo vide pronto a parlare, restando sorpreso alla domanda “Trovato la donna perfetta?”, e ascoltò il suo specificare con frasi veloci e quasi puntigliose, il ripetere se la sua missione fosse andata a buon fine e se avesse trovato la donna giusta come madre e compagna.

- Sono uscito con Jade qualche volta.- bisbigliò sovrappensiero, preferendo guardare i suoi pugni stretti che i suoi occhi accesi. - Siamo riusciti a superare un brutto momento di imbarazzo e ora siamo amici, Perrie non si fidava di me all’inizio e ho rischiato di fare una brutta fine. Quella ragazza è pazza.- ridacchiò appena, cercando di smorzare la tensione che si era venuta a creare alla pronuncia di quel nome. - Ho chiarito anche con Harry, ha un fratellino adorabile e Louis.. non so se ti ha informato ma lavora con me, solo nei periodi in cui viene sospeso. Non è cambiato molto da quando sei andato via.- concluse con una strana calma nella voce, trattenendo il “Ma per me è cambiato tutto” pur di non rendersi ulteriormente ridicolo.

- Per quello che intendi tu invece.. nessuna donna o compagno. Gli altri si sono messi in testa di trovarmi qualcuno, hanno trasformato la mia festa di compleanno in una specie di “facciamo perdere la verginità a Liam”. Non mi credono quando ripeto che sto bene così, che non mi sento così disperato da iscrivermi a siti di incontri.- riprese a parlare con una piccola smorfia, stringendosi nelle spalle e chiedendo: - Tu invece? Fatto qualche conquista nella terra del sole?-

Si era ripetuto nella testa di potersi aspettare qualsiasi risposta, di non dover dare a vedere la delusione nel caso ci fosse stata, ma non riuscì a bloccare il grugnito al suo “Qualche ragazzo”, ricevendo un’occhiata curiosa da parte del più piccolo che evitò di commentare.

- Tutti molto abbronzati, molto muscolosi e molto stupidi.- lo sentì continuare a spiegare con l’accenno di un sorriso nella voce. - Mi hanno insegnato ad andare sul surf, però! Ed è stato molto figo, anche se ho rischiato di annegare troppe volte.-

Aveva distolto lo sguardo da lui quando l’aveva sentito introdurre l’argomento delle sue conquiste, preferendo osservare un bambino alle prese con una delle sue prime esperienze con lo skate, ma sentì il sangue affluire alle guance nel sentire il continuo del discorso, quel “Non è mai andata con nessuno di loro, erano solo delle brutte copie di un originale perfetto” che lo stava lasciando con un sorriso a fissare il terreno.

- Mi sei mancato, Lee.- Si mordicchiò il labbro inferiore e annuì, avvicinandosi di un passo e ascoltandolo continuare: - E Aileen, mi è mancata tanto anche lei. E quel che c’era tra noi, quel che avevamo creato e.. e spero solo che non sia sparito tutto.-

Preferì non rispondere a quella domanda implicita, il cuore batteva così forte da fargli male, e strofinò i palmi sudati contro i pantaloni, spiegando: - Aileen è con la nonna, con Karen. Non appena sei andato via, ho cercato di mettermi in contatto con loro, con i miei genitori, ma non volevano saperne di me o.. pensavano li stessi cercando per i soldi, io non sono come loro.-

Aggrottò la fronte con gli occhi fissi sulle dita del moretto, su come gli strofinavano il dorso della mano, e annuì al suo ripetere “Non sei come loro, non lo sarai mai”. Prese un respiro tremante, sia per quel primo vero contatto tra i loro corpi che per la consapevolezza di averlo lì di fronte, e mormorò: - Ho deciso di cercare i genitori di Kaylyn e con loro ho avuto più possibilità, anche se erano molto scettici e pensavano li avessi contattati per i soldi dell’educazione di Aileen. Ce l’ho fatta tutto questo tempo senza i loro aiuti, volevo solo conoscesse i suoi veri nonni.-

- Hai fatto bene, Lee. Sei stato.. coraggioso.-

Puntò gli occhi nei suoi a quelle parole, aprendosi in un primo vero sorriso, e intrecciò le loro dita, stringendosi nelle spalle e mormorando: - Non è stato poi così difficile, Aileen ha conquistato tutti.-

- Però tu..- stava dicendo il moretto, stringendo la presa delle loro mani, e inclinò il viso con un’espressione confusa al suo scuotere il capo e sospirare, sorprendendosi nel trovarlo in piedi di fronte a lui, ancora una piccola distanza a separarli e la differenza d’altezza. - Tu hai fatto un grande passo e non dire che non è vero, hai affrontato tutte le tue paure e io.. io sono davvero felice per te, sono.. sono innamorato di te e penso tu sia meraviglioso.-

Non si aspettava quella confessione, o almeno non subito, e restò a osservarlo con un sorriso sempre più emozionato e la voglia di stringerlo forte e ripetergli che era quello che aveva sognato da un anno. Era pronto per iniziare quel discorso quando vide i suoi occhi riempirsi di lacrime, farsi sempre più lucidi, e poi se lo trovò tra le braccia con il viso premuto contro il petto e i continui “Mi sei mancato”, “Volevo tornare subito”.

 - Ora sei tornato, l’avevo detto che ci saremmo rivisti.- cercò di rassicurarlo con le mani che faceva scorrere lungo la sua schiena, percependo il suo viso muoversi in cenni veloci e il suo bisbigliare con voce roca che “è difficile, fa male stare lontani da te”.

- Zayn.- lo chiamò per nome  e cercò di trasmettere quante più emozioni possibili, appoggiando entrambi i palmi sulle sue guance e strofinando i pollici contro i suoi zigomi, cercando di memorizzare nuovamente quei piccoli dettagli. - Ti ho aspettato, non mi sono dimenticato di te e vorrei chiederti così tante cose.. vorrei sapere di tutte le tue gare e come ti sei trovato lontano da qui. Ma in questo momento voglio solo baciarti e fare l’amore con te, ripeterti che sei mio e sono sempre stato tuo. Voglio tenerti stretto contro di me e dimenticare di tutti questi mesi. Ti desidero oggi, tra due settimane e per sempre. Ora sei qui, m’importa solo di questo.-

- Non è cambiato nulla, Lee?- lo sentì chiedere con esigenza nella voce, annuendo e continuando a premere i polpastrelli contro la sua pelle. - Mi vuoi ancora? Nonostante io sia sparito per un anno intero e..-

Non lo lasciò continuare, vedendo quanto si sentisse in colpa per quel particolare, e fece scivolare le dita fino alle sue labbra, premendovi contro i polpastrelli e scuotendo il capo con un sorriso e “Non cambierà mai quello che provo per te”. Lasciò che si cancellasse le lacrime con il polso, mantenendo il sorriso sulle proprie labbra, e strinse il suo mento tra le dita, piegandosi con il busto per poter annullare la distanza tra le loro bocche, sfiorando la sua in un contatto casto e dolce.

- Da quando sei andato via..- bisbigliò con le labbra che premeva su tutto il suo viso, sulle sue guance e sulle sue palpebre. -.. ho capito che avrei voluto solo te in quel modo, che sei l’unica persona che desidero con me e Aileen. Io ti ho scelto, ho scelto di aprirmi con te, di aspettarti e lasciarmi amare da te, con tutte le mie debolezze, le mie paure e i miei difetti. Non è un amore accecante, io mi sento libero e so di avere ancora una scelta, so che posso vivere senza di te.. anche se ci sono giorni in cui mi manca la tua spavalderia e questo tuo carattere insopportabile.- lo prese in giro con un ghigno, lamentandosi del pugno contro l’addome e dello spintone per allontanarlo da lui.

- Tu mi hai insegnato questo, Zayn.- riprese il discorso con un tono serio, facendo scorrere le dita dalla sua guancia ai suoi capelli morbidi; avrebbe voluto affondarci il viso per scoprire se avessero ancora lo stesso profumo, quello che aveva cercato così tante volte nel cuscino le prime notti senza di lui. - A vivere senza il bisogno soffocante di avere qualcuno accanto, di non dover dipendere da qualcuno e riuscire ad accettarmi, amarmi. Io scelgo di essere tuo, io sono tuo, e non c’è cosa più bella di questa, di amare in un modo così puro e.. e no, non cambierà mai questo.-

Aveva appena concluso l’ultima parola quando sentì le dita del minore tra le ciocche di capelli, come lo obbligava a chinarsi ancora di più e poi il bacio molto diverso da quello che si erano scambiati poco prima, pieno di passione e morsi, i loro respiri affannati e le mani che si stringevano al corpo dell’altro per memorizzarsi ancora una volta.

- Parli ancora difficile, Lee.- sentì il borbottio del ragazzino, seguito da un morso contro il lobo dell’orecchio e “Pensi anche troppo, come sempre”. Scoppiò a ridere contro la sua bocca, spostando i palmi più giù lungo la sua schiena fino a stringerli sul suo sedere, e tenne le labbra premute contro la sua guancia per poter chiedere, senza bisogno di usare la voce ma un semplice movimento della bocca: - Perché non andiamo a casa e ti mostro con i fatti le mie parole?-

La risposta di Zayn fu solo un aggrapparsi alle spalle del maggiore, unire nuovamente le loro labbra e cercare di baciarlo tra le risate. E Liam sapeva di non poter chiedere nulla di migliore, di aver ricevuto il regalo che probabilmente aveva desiderato e chiesto per tutta la vita, che si sentiva a casa tra le braccia di una persona.

 

 

 

- Hai messo su un bel paio di muscoletti.- fu la prima cosa che riuscì a dire non appena raggiunsero l’appartamento e il più piccolo si sfilò la giacca di pelle; era possibile fosse ancora la stessa? - Non che prima non ne avessi o..- farneticò poi, agitando un braccio come a scacciare quell’affermazione che si era lasciato sfuggire e il successivo imbarazzo.

Intravide il ghigno malizioso del moretto, come stringeva i lembi della maglia e la sfilava dalla testa, mostrandogli l’addome con l’indice e aggiungendo: - Non solo muscoli, anche qualche nuovo tatuaggio.-

- Sono molto.. carini.- bisbigliò dopo un momento di pausa, muovendo la mano per mostrargli quel che intendeva, e arrossì fin sulla punta delle orecchie al grugnito dell’altro e al “Solo carini?”. Non era riuscito a dire molto altro perché con un passo l’aveva raggiunto e aveva stretto le dita attorno al polso, guidando il suo palmo sullo sterno e borbottando: - Non sono tornato fino a New York per sentirti dire che sono “carino”.-

Si sarebbe messo a ridere per il suo imitarlo con un tono di voce basso, aveva calcato troppo sull’accento e aveva una smorfia dall’aria tenera, ma qualcosa nei suoi occhi portò le proprie mani a stringergli i fianchi, attirarlo ancora più contro di lui e bisbigliare: - Affascinante.-

Tutto quel che ricevette in risposta fu uno schiocco della lingua contro il palato e un ruotare gli occhi con un sorriso divertito, premendo i pollici contro le ossa del bacino e risalendo con le labbra dall’orecchio alla guancia per poi sussurrare: - Attraente.-

- Molto, molto eccitante.- continuò con un tono roco, indietreggiando lungo il corridoio con le mani strette attorno alla sua vita, e lo bloccò contro lo stipite della porta che dava alla camera, facendo scivolare le labbra lungo il suo collo e chiedendo: - Meglio così?-

Vide il suo cenno veloce, i suoi occhi liquidi e scuri per il piacere e le sue dita che risalivano lungo la spina dorsale, facendolo rabbrividire e premersi ancora più contro di lui. Era come se gli spazi tra loro fossero diventati qualcosa di superfluo, come se dovessero toccarsi in ogni punto del corpo e non riuscissero a esserne mai pienamente soddisfatti.

- Starei meglio, dottor Payne, se mi mostrassi la tua stanza.- ridacchiò a quella risposta, arricciando le labbra in un sorriso e replicando: - Un po’ troppo sicuro di te.-

- O forse hai paura che non ti funzioni bene?- lo sentì chiedere con un tono innocente e un paio di battiti delle ciglia, per poi insistere con: - Ormai sei diventato vecchio, è normale che non riesca ad..- e venendo costretto a bloccare il resto della frase contro la bocca del maggiore, che l’aveva guidato fino al letto e l’aveva spinto a sdraiarsi con la schiena contro il materasso.

- Vuoi una mano per vedere se lì giù sia tutto..-

Liam roteò gli occhi a quel suo continuo scherzare, coprendogli la bocca con il palmo della mano e strofinandosi contro la sua gamba, vedendo i suoi occhi guizzare verso il basso e le sue guance arrossarsi. Lo liberò quando fu sicuro di non avere ulteriori interruzioni, premendo le labbra contro la sua pelle calda e confessando: - Gli fai un piacevole effetto.-, scoppiando poi a ridere al suo avvampare e rivolgergli un’occhiataccia.

Gli lasciò dei baci sul collo, soffermandosi sui tatuaggi che gli macchiavano la clavicola, e proseguì lungo il suo addome, alternando dei morsi e dei movimenti della lingua, per poi succhiare sul suo fianco e sorridere con soddisfazione alla macchia rossa che spiccava tra tutto quel nero.

Ignorò completamente i suoi inviti a spostarsi ancora più giù, sedendosi sui talloni e slacciandosi con fretta la camicia, rischiando di far saltare via qualche bottone; i suoi occhi puntati sulla porzione di pelle sempre più scoperta lo rendeva ancora più nervoso. Quando lasciò scivolare il tessuto lungo le spalle lo sentì trattenere il fiato e affermare con solennità “Questo è il corpo che adoro”, ma non ne era così sicuro perché c’erano troppe emozioni a vorticargli nel petto e nella testa; gli sembrava quasi di vivere un sogno, di essere intrappolato in uno dei suoi sogni per quanto era magico quel momento.

Non era nemmeno riuscito a ragionarci sopra che si era trovato coinvolto in un ennesimo bacio, lasciando che la lingua del minore si muovesse all’interno della propria bocca, e aveva semplicemente sbarrato gli occhi con un gemito di piacere come risposta alle sue mani e alla pressione contro il cavallo dei pantaloni, come lo liberavano di quell’indumento e facilitavano ancora di più il contatto tra le loro pelli, solo il tessuto fine dei boxer a separarli.

Era accaduto tutto molto velocemente, si erano aiutati a spogliarsi tra i baci, i tocchi e i gemiti, e Liam si era allontanato da lui solo per recuperare il tubetto di lubrificante e dei preservativi, lasciandoli accanto ai loro corpi mentre tornava sopra il moretto e premeva i loro corpi assieme, leccandogli le labbra e ripetendogli di quanto gli fosse mancato in quel letto.

- Ho cercato di trattenere il tuo profumo.- farfugliò contro la sua bocca, premendo le dita di una mano contro la sua coscia per fargliela spostare. - Poi ho capito che non era quello che volevo e sono riuscito a staccarmi dal tuo ricordo, dal pensiero fisso che non ci saresti stato per chissà quanto. Ma ho continuato a sperare che un giorno.. forse.. e non ho mai smesso di sognare il tuo ritorno.- farneticò mentre apriva il tubetto e immergeva le punta delle dita nel gel freddo, spostandole poi tra le sue gambe e guardandolo negli occhi come a chiedere un’ulteriore conferma.

- Io non..- sentì il sussurro del più piccolo, accarezzandogli una coscia per cercare di farlo rilassare, e vide il suo cenno, come si spostava sul materasso e continuava in una confessione: - Con nessun altro, Lee. Non ho mai.. non sono mai riuscito a.. non potevo, Lee.-

Interruppe i suoi farneticamenti con un bacio, strofinando il dito tra le sue natiche, e tenne il braccio rigido accanto al suo viso per sorreggere il peso del corpo e non gravargli addosso, penetrandolo con lentezza e leccando via tutti i suoi lamenti. Quando dopo dei minuti passati con tre dita dentro di lui fino alle nocche sentì il suo grugnito a dargli di più, strinse i denti sul suo labbro inferiore e si staccò da lui per infilarsi il preservativo e cercare di non toccarsi troppo per non fare la figura dell’inesperto ed evitare un orgasmo troppo veloce.

Cercò di restare fermo dentro di lui, non lamentarsi per il dolore alle spalle e dove le unghie di Zayn stavano incidendo fino a lasciargli dei segni, e premette le labbra contro il suo collo, passando la lingua contro i succhiotti lasciati precedentemente. Al suo cenno d’assenso mosse il bacino contro il suo, tenendo le braccia rigide accanto al suo viso e i pugni stretti al cuscino, e riuscì a trovare un ritmo tra i propri affondi e gli spasmi del più piccolo, come si aggrappava a lui con le braccia e le gambe, ripetendo continuamente il proprio nome.

Stava concentrando le spinte contro un punto che faceva quasi contorcere Zayn - la prima volta aveva spalancato gli occhi e lui era sprofondato in quel suo sguardo -, succhiando e mordendo qualsiasi porzione di pelle si trovasse davanti alle labbra, dal suo collo al suo orecchio, per poi sollevarsi con il busto e spostare una mano sopra quella del più piccolo, aiutandolo a masturbarsi e grugnendo a ogni contrazione dell’anello di muscoli attorno al membro sensibile.

Era sfinito quando si era accasciato sopra di lui, un sorriso soddisfatto per l’orgasmo appena raggiunto, e si era sfilato con delicatezza da lui, buttando il preservativo nel cestino e restando sdraiato accanto al ragazzino con gli occhi fissi sul soffitto.

- Fa che non sia solo un sogno.- bisbigliò più a se stesso che all’altro, appoggiando la mano sulla sua e sopra lo stomaco. - Non andare via, resta con me.- continuò a parlare in un sussurro, stringendo le sue dita e ascoltando le sue rassicurazioni, i suoi “Non è un sogno, Lee” e “Resto con te”.

- Zay?- lo chiamò dopo poco, coprendosi lo sbadiglio con una mano, e non capì se fosse riuscito a dire quel “Ti amo” prima di addormentarsi. Soprattutto se il successivo “Ti amo, Lee. Non andrò mai più via” l’avesse immaginato o percepito davvero contro le labbra.

 

 

 

Il problema era che i suoi sogni si erano fatti sempre più vividi in quegli ultimi mesi, come se in tutto quell’anno fossero riusciti ad evolversi fino a fargli dubitare del sottile passaggio tra realtà e finzione, quindi non si sarebbe dovuto stupire del trovarsi in un letto vuoto, ancora una volta. Era solo un sogno: Zayn non era tornato, tantomeno per lui, e ora doveva affrontare un’altra giornata di lavoro.

Aveva passato il palmo su tutto il viso, ripetendosi di quanto fosse stupido a sognare un rapporto tra lui e un ragazzino che probabilmente si era dimenticato persino il suo nome, e solo quando aprì davvero gli occhi, restò con la fronte aggrottata e le dita a premere su un segno che spiccava contro la pelle pallida. Louis aveva proposto più volte di offrirgli dei numeri di persone disponibili a finire a letto con lui, ma non poteva essere andata davvero così. Non poteva essersi arreso dopo un anno a un semplice piacere carnale, immaginandosi tutt’altro viso e raggiungendo un orgasmo con un nome diverso sulle labbra. Dio, non poteva essere stato così idiota. Non c’era da chiedersi perché il malcapitato fosse scappato a gambe levate, prendendo da solo i soldi e forse molti di più.

Aveva quasi deciso di ributtarsi tra le coperte, dimenticarsi di quel disastroso incidente e pregare di non dover mai incontrare quello - o quella, chi poteva sapere? - che aveva condiviso con lui il letto per qualche ora. Sarebbe stato imbarazzante cercare di spiegargli che no, Zayn non era un suo ex o un suo compagno e sì, era innamorato di lui anche dopo così tanto tempo. Harry roteava semplicemente gli occhi, dicendogli che aveva un debole per quelle relazioni strane, e Louis sbuffava e lo rimproverava perché “non sai vivere, Payno! Bisogna divertirsi!”. Era davvero tentato di chiamare Louis e chiedergli se sapesse qualcosa, ma poi aveva sentito la voce di Aileen e “No, con tutta quella roba non mi piace!

La più piccola possibilità che non aveva sognato, che Zayn era tornato davvero e avevano fatto l’amore, l’aveva tenuto tra le braccia e sì, era il suo odore quello che lo stava facendo sorridere come un perfetto idiota, lo portarono ad alzarsi con uno scatto, infilare un paio di pantaloni grigi e larghi e cercare di non correre in direzione delle loro voci e risate.

Si fermò sulla soglia perché vedere Zayn - proprio Zayn - in cucina e con dei vestiti troppo grandi lo lasciava con il cuore in gola e la voglia di stringerlo forte, rendersi ridicolo con qualche lacrima e spiegargli di quanto fosse davvero felice ad averlo con loro. Arricciò le labbra in un ghigno quando incrociò il suo sguardo, indicandogli tutti i segni che spiccavano sul suo collo, e prese tra le braccia la bambina che gli era corsa incontro e ripeteva in un mantra: - È tornato, Lili. Zee è tornato davvero. È qui con noi.-

- Sì, è tornato.- ripeté con un nodo nella gola e un cenno del capo, tenendo Aileen in braccio e facendo quei pochi passi che li separavano dal moretto, una spatola stretta tra le dita e un sorriso emozionato. - E non andrà mai più via.- aggiunse con un tono incerto, come a chiedergli ancora una volta conferma e quasi una via di fuga a tutto quello. Poteva lasciargli tempo, aveva aspettato un anno intero per rivedere il suo viso e poteva vederlo scegliere e sbagliare; lui sapeva di volerlo e avrebbe aspettato e rispettato le sue decisioni.

Rafforzò ugualmente la stretta attorno alla bambina mentre aspettava la sua risposta, cercando di studiare i suoi occhi e anticipare le sue parole, ma solo quando vide il suo cenno del capo e sentì il suo “Voglio stare qui con voi” si rilassò completamente. Aveva cercato di resistere all’impulso di sporgersi e baciarlo, trovandosi però stretto a lui per via delle braccia di Aileen che li teneva assieme e sussurrava: - Ho i vice-papà migliori del mondo.-, lasciandolo a boccheggiare colto alla sprovvista e con gli occhi lucidi.

- Hai ancora quel peluche che ti ho regalato?- sentì chiedere da Zayn, liberando la bambina che si dimenava per potergli far vedere che l’aveva conservato per lui e l’aveva trattato bene.

- Lee.- Sollevò lo sguardo su di lui non appena furono soli e appoggiò le mani sui suoi fianchi, allungando il collo per tenere le loro labbra a contatto. - Voglio stare qui con te e con Aileen, so che sarà difficile e sono solo un ragazzino ma ti amo, vi amo e siete un po’ la mia famiglia ora.-

- Sei uno stupido ragazzino pompato e arrogante.- lo corresse con una risatina Liam, bloccandogli le mani quando lo vide pronto a colpirlo. - E io sono un nevrotico e una vecchia testa di cazzo, ma sono completamente e follemente pazzo di te.-

- Quindi..- sentì dire dal più piccolo, le sue guance ancora adorabilmente rosse per quella confessione. -.. alla fine il dottor Payne ha ceduto, non è così?-

Roteò semplicemente gli occhi in risposta, sfiorandogli la guancia con le nocche e le labbra con le dita, per poi sussurrare con un tono malizioso: - Io mi farei qualche domanda su chi è caduto ai piedi di chi, Malik.-

-  Mi devi ancora un paio di occhiali da sole, non l’ho dimenticato e non ti ho perdonato.-

Sghignazzò contro la sua bocca a quell’affermazione, arricciando il naso e seguendo il contorno delle labbra con la lingua, per poi staccarsi e fargli un occhiolino mentre gli accarezzava la schiena e bisbigliava con un tono basso e roco: - Sono sicuro potremmo accordarci su quell’ultimo punto.-

Le sue guance rosse e il suo improvviso imbarazzo bastarono per fargli stringere le mani sui suoi fianchi, farlo sedere sul bancone e poi staccarsi di colpo allo schiarimento di voce della bambina e “Lou ha ragione, siete disgustosi”.

 

 

 

Angolo Shine:

Sinceramente non saprei davvero che dire ora, ho solo una serie di pensieri confusi e sono soddisfatta del risultato finale, di questo epilogo fin troppo melenso.

Sono stati dei mesi duri e non so se è colpa o merito di questa storia, di questi capitoli che mi hanno fatta piangere troppe volte davanti alla tastiera.

Quindi, ora che è conclusa, posso dire che l’idea iniziale era totalmente diversa, quel che io e la Gre avevamo ipotizzato, fantasticato (etc etc) su un dottor Payne e il suo stagista disastroso e punkettone Louis si è trasformato in questa long dalle sfumature decisamente troppo angst (non che mi stia pentendo, son anche troppo orgogliosa di quel che ne è uscito). E anche se questo Liam non è il tuo preferito (sei solo gelosa perché lui ha Zayn, di’ la verità) spero di aver compensato con quelle piccole parti dedicate al tuo Louis preferito.

Non ho davvero altro da aggiungere [se volete soffrire ancora un pochino ieri ho pubblicato un qualcosa vagamente simile ad un prequel per questa long] solo che vi ringrazio infinitamente di essere ancora qui, di non avermi abbandonata e di credere nelle mie capacità di “scrittrice” o quel che sono.

Vi auguro un buon fine settimana (e tutti quelli seguenti dal momento che non ci vedremo più qui sotto..) e sentirete ancora parlare di me (un po’ come si dice in quei film super fighi)

 

Scrivere long è straziante, tuttavia son più che certa di averne una in mente e dai pochi calcoli che ho fatto potrebbe vedere la luce verso settembre. Purtroppo non prima perché ho troppe, troppe, troppe one-shot da scrivere e che aspettano solo me.. o voi per leggerle.

A presto, vi auguro tante cose magnifiche.

 

 

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