You're my end and my beginning di Shine_ (/viewuser.php?uid=112951)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Primo capitolo ***
Capitolo 3: *** Secondo capitolo ***
Capitolo 4: *** Terzo capitolo ***
Capitolo 5: *** Quarto capitolo ***
Capitolo 6: *** Quinto capitolo ***
Capitolo 7: *** Sesto capitolo ***
Capitolo 8: *** Settimo capitolo ***
Capitolo 9: *** Ottavo capitolo ***
Capitolo 10: *** Nono capitolo ***
Capitolo 11: *** Decimo capitolo ***
Capitolo 12: *** Undicesimo capitolo ***
Capitolo 13: *** Dodicesimo capitolo ***
Capitolo 14: *** Tredicesimo capitolo ***
Capitolo 15: *** Quattordicesimo capitolo ***
Capitolo 16: *** Quindicesimo capitolo ***
Capitolo 17: *** Sedicesimo capitolo ***
Capitolo 18: *** Diciassettesimo capitolo ***
Capitolo 19: *** Diciottesimo capitolo ***
Capitolo 20: *** Diciannovesimo capitolo ***
Capitolo 21: *** Ventesimo capitolo ***
Capitolo 22: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
You're my end and my beginning
« Cause all of me
Loves all of you
Love your curves
and all your edges
All your perfect
imperfections
Give your all to me
I'll give my all to
you. »
Prologo:
Liam
James Payne aveva ventisei anni, viveva nel quartiere
di Brooklyn - in una di quelle villette a schiera dai mattoncini a
vista - e
aveva appena concluso la specializzazione alla Columbia per poter
diventare
dentista, come aveva sempre sognato; aveva persino aperto il suo studio
in
centro e stava andando tutto per il meglio.
In
quella sua piccola stanzetta passavano bambini di ogni
tipo: chi con carie per colpa delle fin troppe caramelle ingerite, chi
per
regolare il nuovo apparecchio per denti e poi le solite visite di
controllo.
Il
mese precedente era stato contattato dal sindaco della
città, gli aveva chiesto un favore sull’accettare
il figlio come stagista, e
lui aveva più volte rifiutato.
Ci aveva
pensato spesso a quel che era giusto da fare, il sindaco era un suo
vecchio
amico e si trattava di aiutarlo con quel ragazzino che si trovava a
dover
educare.
Quello
che lo convinse a mettersi volontariamente in
tutto quel casino furono due avvenimenti: il
ricordo che era stato proprio il sindaco ad aiutarlo a trovare un posto
per lo
studio e la segretaria, Anne, che aveva dovuto chiedere delle ferie
anticipate
per via della gravidanza.
In
quel periodo, con l’anno scolastico quasi concluso,
avrebbe avuto proprio bisogno di una mano; da solo non ce
l’avrebbe mai fatta.
E poi si trattava di far un favore ad un amico, per giunta sindaco di
New York.
Non poteva succedere nulla di male.
Quella
mattina si svegliò con in mente l’idea che avrebbe
dovuto far rigare dritto quel ragazzo fin da subito, come gli aveva
consigliato
al telefono il giorno prima l’amico.
Gli
aveva detto che in fondo era un bravo ragazzo, un po’
casinista e con qualche amicizia sbagliata, ma non un caso
irrecuperabile.
L’aveva persino informato che quel periodo doveva essere una
specie di
punizione per il suo comportamento da nullafacente, il suo essere
arrogante e
l’aver preso fin troppe sospensioni a scuola.
Si era
vestito lentamente, allacciandosi con cura la
camicia, mentre pensava all’identità di questo
strano ragazzino di quasi
diciotto anni che avrebbe passato con lui tutti quei mesi estivi.
Sperava
solamente di non finire in casini più grandi di lui.
Era
appena sceso dalla metropolitana, aveva fatto quel pezzo
di strada a piedi, e in lontananza aveva intravisto, di fronte
all’edificio che
ospitava il suo studio, un gruppetto di ragazzini. E sì,
avevano quell’aria
tipica di adolescenti dai mille problemi; uno in particolare
attirò la sua
attenzione - una giacca di pelle con quel caldo non poteva certo
passare
inosservata - ma fu quando si avvicinò maggiormente, e
riuscì a vederlo in viso,
che pensò di non aver mai visto una bellezza simile.
Oltre
alla giacca di pelle, che aveva notato immediatamente,
indossava un paio di pantaloni neri strappati sulle ginocchia, una
sigaretta
tra le dita lunghe e sottili ed un sorrisino di chi è fin
troppo sicuro di sé.
Andò
a passo spedito fino al portone d’ingresso, cercando di
non restare fermo di fronte a quei ragazzini, e si chiuse la porta alle
spalle;
era pronto a giurare di aver sentito un commento sul proprio
fondoschiena, ma
aveva deciso di ignorare tutto e tutti ed evitare un qualsiasi tipo di
scenata.
Se ne
stava seduto alla scrivania della sua segretaria,
cercando di sistemare le ultime cose che Anne gli aveva lasciato - si
trattava
perlopiù di completare qualche documento -, quando
sentì lo scampanellio della
porta che veniva aperta.
Sollevò
lo sguardo dal computer, aggrottando la fronte in
un’espressione confusa nel vedere due dei ragazzini di quel
gruppetto, e si
alzò in piedi, infilando le mani nelle tasche del camice.
Il suo
sopracciglio raggiunse quasi l’attaccatura dei
capelli, quando uno dei due gli chiese con arroganza: - Tu sei Payne?-
Spostò
la sua attenzione sul ragazzino che ridacchiava,
proprio accanto al suo amichetto, e pensò che poteva anche
avere il dono di una
tale bellezza ma quel suo essere spocchioso rovinava il complesso.
-
Immagino che uno tra voi due sia..- iniziò a parlare,
tenendo gli occhi fissi su quello che li nascondeva dietro un paio di
occhiali scuri.
-.. Louis Tomlinson.- concluse, vedendo le labbra del moretto
arricciarsi in un
sorriso sghembo.
Scosse
velocemente la testa, risvegliandosi dal suo stato di
trance, ed ignorò quello che ridacchiava e si passava la
lingua sul contorno
delle labbra, con una lentezza quasi esasperante.
-
Allora?- chiese, iniziando a spazientirsi più del dovuto.
- Chi tra voi è Tomlinson?- insistette, avendone fin sopra
alla testa di quei
ragazzini montati e dei loro atteggiamenti.
Indietreggiò
appena, vedendo il ragazzino scuro di
carnagione avvicinarsi fin troppo a lui, e strabuzzò gli
occhi quando sussurrò
contro il suo orecchio, con un tono provocante: - Non mi chiamo Louis,
dottor
Payne. Il mio nome è quello che avrai sulle labbra quando ti
segherai pensando
a me. Ed è Zayn.-
Sentì
le orecchie fumare dalla rabbia, si sistemò il camice
e lo superò, raggiungendo quello poco più basso
con due occhi azzurri accesi
dal divertimento.
-
Caccia il tuo amichetto, abbiamo molto da fare oggi.-
sibilò, facendo per andare alla scrivania ma bloccandosi
quando l’altro disse:
- Ma non posso star qui col mio dentista preferito?-
-
Ascoltami bene..- schioccò le dita, quasi per farsi venire
in mente il cognome del ragazzo, e grugnì quando
ridacchiò uno: - Zayn.- con le
labbra piegate in un ghigno.
-
Cognome.- ordinò quasi, vedendolo scuotere la testa e
mormorare: - Non te lo dico.- per poi sbuffare ed insultare quello che
gli
venne incontro, dicendo: - Malik.-
-
Dovevi lasciarmi divertire, Lou.- mugugnò il ragazzino con
gli occhiali da sole scuri, incrociando le braccia al petto con una
smorfia
sulle labbra.
-
Ecco, Malik, sei pregato di uscire da qui.. e non metterci
più piede, possibilmente.- grugnì, indicando la
porta d’ingresso, e lo seguì
attentamente mentre faceva spallucce, salutava l’amico con un
pugno contro la
spalla e gli rivolgeva un ultimo sorrisetto pieno di sé.
Sospirò
di sollievo quando lo vide superare le vetrine,
senza ulteriori problemi, e si rivolse al ragazzino rimasto, facendogli
cenno
di seguirlo.
- Non
devi fare molto, solo rispondere al telefono e
prendere gli appuntamenti.- spiegò velocemente, indicandogli
la scrivania e
l’apparecchio telefonico. - Da qui non devi muoverti, sei
sotto la mia
responsabilità. Cerca di non accavallare gli appuntamenti e
tieni sempre sotto
controllo la mia agenda.-
-
Tutto chiaro?- chiese infine, puntando gli occhi nei suoi
ed innervosendosi per la sua battutina sull’avere il tempo
per andare in bagno.
Non
rispose nemmeno, facendogli un gesto con la mano come
per cacciare tutta quell’arroganza, e raggiunse la porta del
suo studio; si
bloccò sulla soglia e si voltò, borbottando: -
Ah, e ultima cosa.. il tuo amico
non può più entrare qui.-
L’ultima
cosa che sentì, prima di chiudersi la porta alle
spalle, fu la risatina di quel ragazzo che sicuramente
gli avrebbe rovinato e riempito quei mesi.
Angolo
Shine:
Vi
avevo detto che mi stavo cimentando nuovamente nel grande
paradiso delle long, giusto? Ecco, questo è il prologo. (Ho
già la scorta di
qualche capitolo perché sono un piccolo ghiro e non voglio
far attendere
troppo.)
In
realtà non dovevo già pubblicare, ma Beta non
resisteva
più e non potevo dirle di no. (♥)
Le ho
chiesto di trovarmi un titolo e mi ha fatto ascoltare
questa
canzone, che ormai sappiamo tutti a memoria. E quindi, eccomi
qui.
Spero
davvero possa piacervi, mi son già innamorata di questi
personaggi e delle storie che stanno dietro.
(Il
punk!Louis è, come sempre, tutto della mia Gre. Ed
è
stata lei a darmi l’incipit per questa storiella.)
Detto
questo, come sempre, l’elenco della spesa.
Le altre mie storie
(sono tutte ziam
perché io scrivo SOLO ziam)
- Car
wash &
seguiti (serie, in corso)
Zayn
Malik ha diciassette
anni, si è appena trasferito da Bradford ad Houston per
stare più vicino alla
sede di lavoro di suo padre.
Liam Payne ha vent'anni, ha sempre vissuto in Texas e cerca di
lasciarsi alle
spalle una delusione d'amore.
[Il
collegamento
alla serie
perché le parti stanno diventando fin
troppe]
-
Sex on the yacht
(OS, completa)
Zayn,
Liam, Miami e lo yacht.
-
You said I love like the stars
above, I’ll love you ‘till I die
(OS, completa)
Liam entra nel tag
zerrie, Zayn cerca di
fargli capire che è l’unico per lui.
-
If I’m in love
(OS, completa)
Il compleanno di
Liam e il regalo di
Zayn.
-
I cuddle on the first date
(OS, completa)
Zayn e Liam ai tempi
di X Factor.
- Le
parole che
non ti ho detto (long, completa)
Zayn insegna nella
scuola elementare di
Bradford e riceve biglietti anonimi alla fine del mese, Liam torna a
casa da
Londra alla fine del mese e scrive parti di poesie che fa recapitare
alla
scuola che frequenta suo fratello Matthew.
- Sex
bracelets
(OS, completa)
Zayn
Malik e Liam Payne son
sempre stati grandi amici, a dodici anni le cose iniziano a cambiare e
le loro
strade si dividono. Al compimento del diciassettesimo compleanno le
cose tra
loro prendono una piega inaspettata, complici dei braccialetti di
plastica che
nascondono tanti significati.
- Di
canzoni e
tatuaggi (mini-long,
completa)
Liam Payne
è un cantante di fama
mondiale, l’immagine che la gente ha di lui inizia ad
andargli troppo stretta
facendolo sentire in una gabbia. Su consiglio del suo amico
d’infanzia, Harry,
decide di farsi un tatuaggio trovando ad attenderlo qualcosa di
completamente
inaspettato.
-
Will you be my Valentine?
(OS,
completa)
Liam Payne,
quattordicenne, da anni
innamorato del suo vicino di casa, Zayn Malik, decide di approfittare
della
festa degli innamorati per dichiararsi.
-
From Paris with Love
(OS, completa)
Zayn, alle prese con
un vacanza assieme
ai Nosh, s’imbatte nel giovane aristocratico Liam Payne.
E come sempre
potete seguirmi su Twitter
e su Tumblr
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Capitolo 2 *** Primo capitolo ***
You're my end and my beginning
« Cause all of me
Loves
all of you
Love
your curves and all your edges
All
your perfect imperfections
Give
your all to me
I'll
give my all to you. »
Primo
capitolo:
Quella
giornata era stata piuttosto stressante per Liam,
Louis aveva l’innato potere di rendere nervoso ogni essere
umano entrasse nello
studio. Più di una mamma si era lamentata, una volta di
fronte a lui, del nuovo
stagista che aveva preso il posto della dolce Anne.
È
troppo arrogante,
gli ripetevano ogni volta.
E
lui non poteva nemmeno difenderlo, ne aveva avuto un
assaggio solo quella mattina, ma non poteva nemmeno prometter loro di
cacciarlo. Come poteva dire che, fosse stato per lui, non
l’avrebbe nemmeno
accettato? Come poteva dirgli che stava solamente facendo un favore al
loro
sindaco?
Avrebbero
solamente capito tutt’altro, messo in mezzo la
politica e addio sogno di diventare dentista ed essere lasciato in pace.
Aveva
quindi deciso di fare uno sconto a tutti, per andare
incontro al disagio causato da quel ragazzo, e rivolto un sorriso
gentile alle
madri dei bambini, riuscendo a mettere a tacere tutto quanto.
Era
incredibile come fosse riuscito a farsi strada in quel
campo solo grazie al suo sorriso; c’erano dentisti con molta
più
professionalità di lui a Brooklyn e dintorni, ma quelle
donne si erano subito
fidate di lui e gli avevano portato sempre più clienti nello
studio.
E
ora quel ragazzino non poteva rovinargli tutto, lui si era
impegnato - aveva passato le notti sveglio per finire quella dannata
specializzazione! - e per fare un favore ad un amico stava per
rischiare tutto.
Quando
finalmente quella giornata stressante si concluse -
aveva persino saltato la pausa pranzo per colpa degli appuntamenti
fissati in
modo assurdo dal nuovo stagista, che si stava sicuramente vendicando -,
decise
che ne avrebbe parlato a quattr’occhi con lui, prima di far
intervenire il
padre.
Sistemò
tutti i vari strumenti, seguendo la sua solita
routine, si tolse il camice, sistemandolo sull’attaccapanni
in argento
attaccato alla parete, e chiuse la porta a chiave alle proprie spalle,
raggiungendo quello che se ne stava quasi sdraiato sulla poltrona, le
caviglie
incrociate sulla scrivania e le dita che si muovevano velocemente sulla
tastiera del telefonino.
Si
schiarì con forza la voce, vedendo che il picchiettare
delle dita contro il legno non sembrava attirare la sua attenzione, e
si
specchiò in un paio di occhi azzurri che lo fissavano con
fare quasi annoiato.
-
Abbiamo finito, Payne?- gli chiese con fare svogliato,
mettendo il cellulare in tasca ed alzandosi in piedi per stiracchiarsi
con le
braccia sollevate sopra la testa. - Posso andarmene a casa ora?-
-
Sì, sì.. certo che abbiamo finito. Vedi qualcun
altro qui
dentro?- borbottò con stizza, facendo un ampio gesto con il
braccio per
indicargli la sala d’aspetto vuota. - Ma noi due dobbiamo
parlare.- aggiunse,
appoggiando una mano sulla sua spalla e facendolo sedere di nuovo sulla
poltrona.
Cercò
di non scaldarsi troppo quando lo sentì chiedere, con
lo stesso tono arrogante: - Che vuoi, Payne?-
Non
aveva assolutamente nessun rispetto per una persona
molto più grande di lui, non aveva rispetto per nessuno. Ed
era una cosa che,
sicuramente prima della fine, l’avrebbe fatto esplodere.
-
Desidero che tu la smetta con questo atteggiamento.-
arrivò immediatamente al punto, incrociando le braccia al
petto e fissandolo
con un’espressione seria e decisa. - Non voglio vedere
un’altra persona entrare
là dentro e lamentarsi di te.- continuò,
indicando alle proprie spalle e
fermandolo quando stava per alzarsi. - Altrimenti sarò
costretto a far
intervenire David.- concluse, vedendolo sbuffare e roteare gli occhi.
Mantenne
il contatto visivo, aspettando quasi una sua risposta
o un suo cenno, ma si irrigidì quando sentì alla
sue spalle dire: - Che fai,
Lou? Mi rubi il dentista?-
Era
una cosa sorprendente come, un semplice ragazzino tra i
diciassette e i diciotto anni, riuscisse a fargli saltare i nervi
nell’arco di
mezzo secondo.
-
Che ci fai qui?- sibilò, non riuscendo a restare calmo
dopo una giornata stancante come quella. - Ti ho detto che qui dentro
non devi
metterci mai più piede.- ripeté quello che gli
aveva detto molte ore prima,
vedendolo appoggiare lo skate a terra e salirci sopra, dicendogli: -
Niente
piedi, visto?-
Liam
si lasciò sfuggire un verso esasperato, sentendo la sua
risatina cristallina, e lo raggiunse velocemente, prendendolo per un
braccio.
-
Ho detto che devi andartene, mi hai capito?- grugnì,
obbligandolo
a scendere dallo skate e facendo un cenno veloce e stizzito a quello
che li
osserva con un sorrisetto divertito. - Fuori tutti e due. Devo
chiudere. Voglio
andarmene a casa e dimenticare questa giornata.- insistette, riuscendo
a
portare fuori entrambi con estrema facilità.
Stava
chiudendo il portone d’ingresso, come ogni sera,
desiderando solamente di buttarsi nel letto e rimanerci per almeno due
giorni,
quando per puro caso riuscì a sentire i discorsi dei due.
Parlavano
di un certo Chase e della “roba buona” che aveva
tenuto da parte per loro, e lui poteva seriamente andare dritto e
lasciarseli
alle spalle. Erano solo due stupidi ragazzini che gli stavano rovinando
la
vita, lui si stava facendo rovinare la vita da loro per aiutare il suo
amico.
Proprio
quel pensiero lo fece sospirare e dire: - Non
dovreste andare a casa?-
Le
loro risate divertite, quasi a prenderlo in giro, lo
fecero infuriare come non mai. Ma ricacciò indietro tutto
perché, si diceva,
una buona azione non avrebbe fatto del male a nessuno.
Ignorò
il moretto, che sembrava aver preso come scopo nella
vita il farlo andare su tutte le furie con semplici battutine, e si
concentrò
sull’altro ragazzo, che teneva le dita strette sul manico
della bicicletta, e
sussurrò: - Louis, tuo padre..-
Strabuzzò
gli occhi, sentendosi tirare per un braccio, e
fissò confuso quello che diceva: - Non è giusto!
Perché non chiami anche me col
nome?-
-
Ragazzino, torna sul tuo coso strano.- grugnì, liberandosi
della sua presa con uno strattone, e riportò tutta la sua
attenzione sul più
basso tra i due, che aveva un’espressione strana con gli
occhi socchiusi e le
labbra piegate in una smorfia di disappunto.
Roteò
gli occhi quando il moretto insistette con: - Dì il
mio nome, è Zayn.. sulle tue labbra suonerebbe
così bene, dottor Payne.- e fece
un verso frustrato, superandoli e decidendo che per quella volta un
qualche
aiuto al figlio del suo amico l’aveva dato.
Aveva
messo tra loro una certa distanza ma, nel silenzio
della sera, riuscì a sentire Louis dire: - Lascia perdere,
Zay. Voglio solo
fumare, bere e dimenticarmi di questa giornata.-
Si
trattenne con tutte le sue forze dal voltarsi, per
ribadire che la sua - di giornata - era stata la più orrenda
di tutta una vita.
Liam
quella notte non era nemmeno riuscito a dormire, troppo
impegnato a pensare ad una soluzione per sistemare tutto.
Doveva
tirarsi indietro? Parlarne con David? Arrendersi?
Non
l’aveva mai fatto in vita sua, aveva sempre affrontato
ogni sfida si trovasse davanti. E ora non poteva alzare bandiera bianca
per
colpa di due ragazzini casinisti.
La
mattina si era svegliato con un dolore alla schiena - non
aveva fatto altro che agitarsi tra gli incubi più
improbabili - e si era
vestito molto più lentamente del solito, aveva rischiato di
perdere la metro ed
arrivato con un certo ritardo di fronte all’edificio. Si
stranì nel trovarsi
davanti i due - che assomigliavano sempre più ai suoi incubi
peggiori - con un
sorriso smagliante, quasi ad aspettarlo.
-
Sei in ritardo, Payne.-
-
Buongiorno, dottore.-
Li
sentì dire assieme, restando per un minuto a guardarli e
scuotendo velocemente la testa l’attimo dopo. Erano strani,
troppo strani; o
forse era lui ad aver dormito troppo male e ad immaginarsi le cose.
Si
passò le dita tra i capelli corti, cercando di sistemare
il casino nella testa, e fissò il moretto e il suo sorriso
che lasciava
intravedere tutti i denti. Infilò le mani nella tasca dei
jeans, indicandolo
con le chiavi dello studio, e borbottò: - Non ti avevo detto
che non dovevi più
avvicinarti a me?-
Osservò
la testa del ragazzino muoversi da destra verso
sinistra, negando con le labbra piegate in un ghigno strafottente, e lo
ascoltò
mentre diceva: - Hai detto che non dovevo più mettere piede
lì dentro. Come
vedi ora son fuori, dottor Payne.-
Evitò
di rispondergli - desiderando solo quel ragazzino a
mille miglia di distanza da lui - e fece scattare la serratura, aprendo
il
portone e facendo un cenno a Louis per entrare per primo.
-
In realtà son qui per un motivo.- fu la frase che
richiamò
la sua attenzione, facendolo voltare e fissare con
un’espressione confusa il
ragazzino con un piede sullo skate. Mosse la mano, invitandolo a
continuare
quel discorso, e socchiuse gli occhi, vedendolo avvicinarsi sempre di
più.
Strabuzzò
gli occhi, sentendolo dire: - Lo stai facendo
lavorare troppo.- e spostò lo sguardo tra i due ragazzini,
sempre più
velocemente e con una smorfia sempre più allibita.
-
Vuoi mettere il naso tra i cazzi miei?- grugnì, non
stupendosi più di tanto nel sentire la rabbia avvampare sul
viso; quel ragazzo
era seriamente impossibile, non c’era bisogno di capire da
chi avesse preso
Louis quel fare da saccente arrogante.
Restò
immobile, cercando di trattenere quella voglia di
spingerlo via, ed osservò le sue dita stringersi al collo
della camicia mentre
sussurrava: - Oh, magari potessi. Son sicuro piacerebbe ad entrambi,
dottor
Payne.-
Socchiuse
gli occhi, prendendo un respiro profondo per
calmarsi, e sibilò: - Metti giù quelle mani, non
devi toccarmi.- a cui seguì il
sospiro fintamente affranto del moretto e il suo: - Pensavo Louis
potesse
chiedere un permesso di qualche ora.-
Strinse
i pugni, deciso a lasciarsi quel ragazzo alle
spalle, ma non riuscì a trattenere il: - Louis non
l’ha chiesto.- e, nel
momento in cui gli angoli delle sue labbra si arricciarono in un
ghigno, capì
di essersi cacciato in un piccolo guaio.
Piegò
la bocca in una smorfia, nel trovarselo di nuovo così
vicino e nel non riuscire a liberarsi da lui, e lo ascoltò,
quasi rapito dal
suo tono di voce, mentre diceva: - Dicono che nessuno riesce a negarmi
nulla.-
-
Sì? Nessuno riesce a resisterti?- ripeté le sue
parole, il
sopracciglio sollevato e il sorriso divertito sulle labbra, e gli tenne
stretti
i polsi, avvicinandosi al suo viso e sussurrando: - E io ti dico che a
Louis
non darò nemmeno la pausa per andare in bagno.-
-
Ma.. ma..- iniziò a farfugliare quello, cercando di
liberarsi dalla stretta, e continuando subito dopo con: - Per favore,
è
importante. Ho una gara e ho bisogno di lui.-
Lo
avvicinò al proprio corpo con uno strattone, percependo
il suo fiato caldo contro le labbra, e sibilò: - Ho detto di
no. E ora vattene
prima che perda seriamente la pazienza.-
Non
gli diede nemmeno tempo di rispondere, entrò nello
studio e sbatté la porta alle proprie spalle,
appoggiandovisi contro con la
schiena. Era solo uno stupido ragazzino, arrogante e spocchioso, non
poteva
farsi prendere in quel modo da lui.
Aveva
quasi finito la prima metà della giornata - la pausa
pranzo si avvicinava quasi come un dono divino - e sembrava stesse
andando
tutto per il meglio, non contando quell’inizio turbolento.
Ma
- quando tutto sembra procedere liscio c’è sempre
un ma
di mezzo - non appena vide entrare una signora con un sorriso quasi
infastidito
ed un biglietto tra le dita, capì che il buon umore sarebbe
crollato molto
velocemente.
-
Quel suo nuovo assistente ha detto di darle questo.- la
sentì dire, prese il foglietto che gli stava porgendo e
lesse, in quella
scrittura disordinata, un “mi son preso la giornata,
Payne”.
Chiuse
gli occhi, passando una mano dietro la nuca e su
tutto il viso, e prese un respiro profondo per calmarsi; non poteva
scoppiare
di fronte ad una cliente, doveva mantenere la calma.
-
Gliel’ha dato lui?- s’informò, cercando
di mostrarsi calmo
e preparato per una situazione simile. Vide la testa della donna
muoversi in un
cenno d’assenso, seguito velocemente da un: - E con modi non
del tutto
garbati.-
-
Mi dispiace, davvero tanto. Non succederà più.-
mormorò,
sperando di riparare il danno ma sentendola aggiungere: - Se non riesce
più a
tenere un certo standard, credo le convenga provare in un altro
quartiere.-
Strinse
i pugni, rivolgendole un sorriso cordiale, e la
osservò mentre usciva dallo studio con la mano stretta a
quella del figlio.
Non
poteva continuare così, doveva far intervenire David.
Stava rischiando troppo, stava rischiando il lavoro e il sogno di una
vita,
dopo anni di sacrifici, troppi sacrifici.
-
Grazie, Harry, grazie davvero.- sussurrò, stringendo la
mano del ricciolino tutto sorrisi e fossette.
Non
appena Liam aveva avuto un momento libero, aveva
chiamato subito Anne, la sua vecchia segretaria, e l’aveva
quasi implorata di
trovargli una soluzione; una soluzione che poi era stata il figlio
sedicenne,
sempre disponibile per dargli una mano nelle faccende più
semplici.
-
Non c’è bisogno di ringraziare, Lì.-
ridacchiò quello,
parlando con la sua vocina non ancora modificata dalla crescita. - Sai
che ti
aiuto con piacere, piuttosto che stare a casa con quella.-
Scosse
la testa con un sorriso divertito, chiudendo il
portone e iniziando a camminare con lui verso la metro; si
rigirò le chiavi tra
le dita, infilandole successivamente in tasca, e gli diede una spinta
con la
spalla, scoppiando a ridere nel vederlo barcollare.
-
Scambiamoci i ruoli, dai.- propose l’altro, saltellandogli
di fronte e porgendogli la mano. - Io mi occupo dei tuoi bambini e tu
di mia
mamma con le sue voglie di frutti tropicali introvabili.-
Continuò
a ridere, allungandosi verso di lui per
scompigliargli i ricci e scosse appena la testa, mordicchiandosi il
labbro
inferiore.
-
Ho già i miei problemi.- borbottò infine,
fissando di
fronte a sé con uno sguardo pensieroso. - E con questa
storia mi sto solo
complicando la vita.-
Ignorò
la gomitata al fianco e il: - Tomlinson, eh?- del più
piccolo, preferendo continuare a camminare verso il sottopassaggio per
la
metropolitana.
-
Lì.- si sentì chiamare, i passi del ricciolino
che si
affrettavano per tenere la sua andatura veloce. - Sai che non devi
favori a
nessuno, se sei arrivato fin lì è
perché lo meriti. E basta.-
Mugugnò
qualcosa tra sé e sé, non sapendo esattamente
come e
cosa ribattere, passando dai tornelli e incrociando le braccia al petto
mentre
aspettava l’arrivo della metro.
-
Ricevuto, cambiamo discorso.- annuì per dargli corda,
iniziando a picchiettare il piede e desiderando solo tornare a casa per
potersi
finalmente rilassare. - Leen come sta?-
-
Aileen?- ripeté lentamente, vedendolo annuire con un
sorrisino che metteva in evidenza le fossette. - Sta bene, lei sta
benissimo.-
ridacchiò, strofinando le dita contro la nuca. - Credo abbia
fatto disperare la
signora Hall. Spero non abbia distrutto nulla, altrimenti non so
più a chi
lasciarla.- continuò a parlare, agitando appena una mano e
lasciandosi sfuggire
un sospiro.
-
Sai che son sempre disponibile.- saltò fuori
l’altro,
spingendo il gomito contro il suo fianco e sorridendogli nuovamente. -
Per Leen
ci sono sempre.-
Liam
roteò solamente gli occhi, salendo sulla metropolitana
e prendendo posto su uno dei sedili liberi, subito affiancato dal
riccio che
continuò a fissarlo, cercando di richiamare
l’attenzione.
-
Harry.- mugugnò, appoggiando il gomito contro la gamba e
premendo il palmo contro il viso.
-
Per favore, Lì. Questa volta non ci metteremo nei
pasticci.- lo sentì insistere, le dita che gli stringevano
il ginocchio e gli
occhi verdi spalancati. - Che poi nemmeno l’altra volta era
colpa nostra.-
aggiunse subito dopo, sbuffando e piegando le labbra in una smorfia.
-
E va bene!- esclamò, sollevando le braccia con fare
esasperato. - Puoi venire a casa mia domani, tutta tua.-
continuò a parlare,
alzandosi in piedi quando capì di essere vicino alla propria
fermata.
-
Ma se torno da lavoro e trovo tutto distrutto..- stava
parlando ad alta voce, sentendo i passi del ragazzino alle proprie
spalle. -..
giuro che questa volta non la passerai liscia con qualche moina.-
concluse,
voltandosi verso di lui e premendo l’indice contro il suo
naso. - Tutto
chiaro?-
Piegò
le labbra in un sorriso, non riuscendo a trattenersi
nel vederlo così felice, e gli lasciò stringere
le braccia attorno al collo,
sentendo tutto il peso del suo corpo gravargli addosso mentre gli
ripeteva
tutti i ringraziamenti.
-
Non farmene pentire, Har.- bisbigliò, avvolgendo le
braccia attorno alla sua vita per non farlo cadere. - Mi fido ma non
distruggermi casa.- concluse, liberandolo della presa e dandogli un
buffetto
sulla guancia.
Gli
diede velocemente le spalle, prendendo il cellulare -
che aveva iniziato a vibrare - dalla tasca dei jeans, e rispose alla
vicina di
casa che gli chiedeva dove fosse finito.
Si
era appena fatto una doccia, mettendosi abiti più comodi,
e se ne stava sdraiato sul letto con le mani intrecciate dietro la
testa. La
mente nuovamente rivolta agli interrogativi della sera precedente,
aveva
raggiunto il limite in soli due giorni e non poteva continuare
così; stava
rischiando l’esaurimento per colpa di quel ragazzino.
Spostò
velocemente lo sguardo sulla porta, rivolgendo un
sorriso dolce alla bambina, che gli mostrava il telefono tra le mani
piccole, e
le fece cenno di avvicinarsi, mettendosi seduto.
-
È per te, Lili.- la sentì dire, osservandola
mentre si
arrampicava sul letto, e prese il telefono, portandoselo contro
l’orecchio.
-
David!- esclamò, riconoscendo subito la voce, passando le
dita della mano libera tra i capelli castani della piccola. - Stavo
pensando a
te, ascolta..-
Era
deciso a dirgli tutto, a svuotare il sacco e dirgli che
così non poteva più andare, ma non appena
sentì il: - Tu e Aileen come state?-
ed abbassò lo sguardo sulla bambina che gli sorrideva,
decise che per un altro
giorno ancora poteva resistere.
-
Ce la stiamo cavando, sì.- ridacchiò, cercando di
restare
allegro di fronte a quella che lo fissava curiosa. - Ogni tanto
è complicato,
però stiamo andando bene.- aggiunse, stringendosi nelle
spalle e tenendo un
occhio puntato su quella che si rannicchiava tra le proprie braccia.
Alla
domanda sul comportamento del figlio s’irrigidì,
prese
un respiro profondo e sussurrò: - Anche io e lui stiamo..
stiamo venendo a
patti.-
Continuarono
così per altri minuti - e sembrava più una
telefonata di circostanza per capire come procedeva tutto quanto che
legata ad
un vero interesse verso di lui - e quando chiuse la chiamata,
lasciò cadere il
telefono sul materasso e si sdraiò, stringendo la bambina al
petto.
-
Lili?-
Mugugnò
tra sé e sé, invitandola a continuare, e
strofinò
lentamente le nocche delle dita contro la sua guancia, guardandola
mentre
stringeva le dita sulla sua maglia e rideva contro il suo petto,
mostrando
quelle fossette che tanto amava.
-
Mi racconti ancora della mamma?-
-
Hai lavato i dentini?- le chiese invece, puntando l’indice
contro il suo pancino e ridacchiando con lei nel vederla agitarsi. Solo
quando
vide la sua testa muoversi in un cenno veloce, se la strinse meglio
contro e
socchiuse gli occhi, lasciandosi prendere dai ricordi.
-
La tua mamma era la creatura più bella che avessi mai
visto. Le assomigli tanto, sai? Hai il suo stesso nasino.-
bisbigliò,
stringendo due dita sul punto appena detto. - Ma era anche tanto
puntigliosa
e..-
-
Cosa vuol dire puntigliosa?- la sentì chiedere con la sua
vocina infantile, spostando le dita contro il suo braccio e
stringendolo appena.
-
Quando vuoi sempre avere ragione. Anche se Lili ti dice
che sei nel torto e sbagli.- le spiegò in modo semplice,
osservandola mentre
ripeteva la parola e gli accarezzava la scritta sul braccio con le dita
sottili.
-
E papà era tanto innamorato di lei?-
Annuì
velocemente, premendo le labbra contro la sua fronte,
e chiuse gli occhi, sussurrando: - Tantissimo, era super innamorato. La
amava
ancora di più quando si comportava in quel modo.-
-
Quando faceva la pun.. la puntigl-..-
Scoppiò
a ridere nel vederla sbuffare, infastidita dal non
riuscire a ricordare e dire quella parola, e le andò
incontro ripetendo: -
Puntigliosa. E sì, la amava tanto anche per quello.-
-
Hai sonno, piccola?- le chiese, vedendola annuire e
chiudere gli occhi, sbadigliando contro il proprio petto.
Continuò
a muovere le dita tra i suoi capelli marroni,
sorridendo al suo: - Ti voglio bene, Lili.- e chiuse gli occhi,
addormentandosi
poco dopo.
Angolo
Shine:
Alloora,
ecco il primo capitolo.
Si
inizia ad entrare nel vivo della storia con l’introduzione
di un nuovo piccolo personaggio. (Aileen è la mia piccola
meraviglia.)
Probabilmente
ad agosto metterò il secondo capitolo, così ho
tempo per portarmi avanti con i capitoli e per la stesura della nuova
OS.
Vado
molto di fretta - non ho tempo per rispondere alle
recensioni ora, ma le ho lette tutte e siete tanto dolci -, a presto!
|
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Capitolo 3 *** Secondo capitolo ***
You're my end and my beginning
« Cause all of me
Loves
all of you
Love
your curves and all your edges
All
your perfect imperfections
Give
your all to me
I'll
give my all to you. »
Secondo
capitolo:
Quella
notte aveva dormito relativamente meglio, rispetto
alla sera precedente - perché aveva avuto nottate
decisamente migliori-, e la
mattina si era svegliato all’improvviso, Aileen che teneva le
dita strette
sulla sua maglia e cercava di scuoterlo mentre ripeteva il suo nome.
Mugugnò
qualcosa molto simile ad un: - Due minuti, piccola.-
e si rigirò nel letto, sprofondando il viso tra i cuscini;
si rannicchiò ancora
di più su un lato, sentendo il materasso abbassarsi sotto il
peso di qualcuno e
sbuffò al: - Sveglia, Lì!- che gli
trapanò un orecchio.
Non
era una bellissima sensazione svegliarsi accanto ad un
Harry così allegro, sempre così allegro e vivace,
che gli ricordava di essere
in ritardo per lavoro. Senza contare che odiava quando le persone
superavano
certi limiti o spazi, nonostante fossero tanto amici.
Strizzò
gli occhi, cercando di addormentarsi e poter
recuperare qualche minuto di riposo, ma ringhiò tra i denti
al suo
canticchiare: - Sei in ritaaaardo, Liii.-
Cercò
di scacciare la mano del sedicenne, che sembrava
divertirsi nell’istigarlo già di prima mattina, e
sbuffò al suo insistere con
il fatto che di sabato avrebbe avuto molte cose a cui star dietro.
Quando
non riuscì più a trattenersi, grugnì
un: -
Vaffanculo.- che gli costò un pugno contro la spalla e il
rimprovero del fatto
che poteva esserci una bambina a sentirlo.
-
Aileen è di là a fare colazione.-
borbottò, continuando a
dargli le spalle e sentendolo muoversi e sistemarsi dietro di lui. -
Altrimenti
sarebbe già qui a difendermi.- ridacchiò,
annuendo tutto soddisfatto quando
l’altro non rispose più.
Teneva
gli occhi chiusi, una mano sotto il cuscino, ed era
in quella fase del sonno in cui tutti i pensieri vengono annullati in
un
piacevole tepore; non durò molto però,
soprattutto quando Harry si avvicinò
ulteriormente e restò con il petto contro la propria
schiena. Aggrottò la
fronte, cercando di capire le intenzioni del ragazzino, nel momento in
cui una
sua mano s’infilò sotto la propria maglia,
percorrendogli tutto il petto.
Non
erano completamente nuove quelle attenzioni tra loro,
nonostante cercasse di mantenere una certa distanza e tenerlo con i
piedi per
terra - perché non aveva alcuna intenzione di complicarsi
ulteriormente la
vita-, ma sbarrò gli occhi al sentirlo dire: - Posso esserti
utile con questo.-
e strinse le dita attorno al suo polso, bloccandolo appena in tempo e
cambiando
posizione per non essere quello più esposto.
-
Harry.- lo richiamò, tenendogli il polso per qualche
minuto in più e strofinando il pollice contro la sua pelle.
- C’è Aileen di là,
non credo sia il caso.- aggiunse subito dopo, puntando i gomiti sul
materasso e
riuscendo a sollevarsi con il busto.
Si
sistemò meglio, appoggiandosi con la schiena contro la
testata del letto, ed osservò in silenzio il ragazzino che
puntava un ginocchio
contro il materasso e l’altro tra le proprie gambe,
sussurrando: - Come se ti
fosse mai importato.-
Chiuse
gli occhi, appoggiando la nuca contro il legno della
spalliera, e cercò di non dar troppo peso a quello che aveva
iniziato a
strofinarsi contro la propria gamba, le dita che lasciava scorrere
sotto la
maglia per seguire gli addominali definiti.
-
Har.- mugugnò, prendendogli i polsi e bloccandoglieli
contro il petto. - È stata solo una volta e sai benissimo
che..-
-
Cinque.- si sentì interrompere, puntando gli occhi nei
suoi e vedendoli scintillanti per la risatina che cercava di trattenere.
-
.. che questa non sarà una sesta.- continuò,
tenendogli i
polsi stretti quando lo percepì opporre resistenza e cercare
di liberarsi. -
Pensavo fossimo d’accordo sul fatto che ti fosse passata.-
aggiunse subito
dopo, socchiudendo gli occhi al suo sbuffare e comportarsi come ogni
tipico
adolescente che non riesce ad ottenere quel che vuole.
-
Lo so, lo so.- mormorò quello, massaggiandosi i polsi
quando glieli lasciò liberi e sfiorandogli il braccio con le
punta delle dita.
- Ma mi sto frequentando con un ragazzo..-
-
A maggior ragione non dovresti essere qui.- lo interruppe
Liam, inarcando un sopracciglio e concludendo con: - O almeno, non
dovresti
fare così.- e muovendo la testa in un cenno per indicare i
suoi movimenti
contro la propria gamba.
-
Il discorso è più.. complicato.-
-
Complicato?- chiese con un ghigno divertito, appoggiando
le mani sui suoi fianchi e stringendoli per bloccarlo. - Sai cosa
c’è di
complicato? Che per colpa dei tuoi ormoni da adolescente rischio di far
tardi a
lavoro.- concluse, riuscendo a farlo sollevare e sedersi sul bordo del
letto.
Era
pronto ad alzarsi in piedi, iniziare la giornata con una
doccia rilassante e una buona colazione, quando sentì il
suo: - Si tratta della
mia verginità.- che lo costrinse a voltarsi completamente
verso di lui,
vedendolo al centro del letto con le gambe incrociate e la testa bassa.
-
Abbiamo già discusso di questa cosa.- bisbigliò,
cercando
di non alzare troppo la voce per paura di richiamare
l’attenzione della
bambina. - Tra me e te..-
-
Non fino a quando non sarò maggiorenne, lo so.-
sentì
ripetere dal ricciolino, che annuiva con una smorfia scocciata sulle
labbra.
-
Har.- sussurrò, avvicinandosi a lui e tenendo i
polpastrelli contro la sua nuca. - Non sei il mio giocattolino e
nemmeno la mia
puttana.- continuò, spingendo la fronte contro la sua e
puntando gli occhi nei
suoi.
Sentì
il viso del minore muoversi in un cenno e replicare: -
Non mi hai mai trattato come loro.-, a cui rispose con un sorriso
esitante e un
bacio all’angolo della bocca.
Restarono
in silenzio per qualche minuto, creando la solita
atmosfera con le dita di Liam impegnate tra i suoi ricci e la pelle
d’oca sulle
braccia per le mani del ragazzino che glielo sfioravano solamente.
-
Ora posso andare a lavarmi? Rischio di arrivare seriamente
in ritardo.- ricominciò a parlare il castano, spezzando
quella loro piccola
bolla, e mosse le dita fino alla sua guancia, strofinando le dita
ruvide contro
la sua pelle.
Quando
Harry mosse la testa in un cenno affermativo, strinse
le dita sul suo mento e gli sollevò appena il viso, premendo
subito dopo le
labbra contro la sua guancia; si alzò dal letto e
portò le braccia verso
l’alto, stiracchiandosi e sospirando, già
distrutto da quella giornata appena
iniziata.
Aveva
lasciato Aileen e Harry in cucina, a finire la loro
colazione abbondante, ed aveva fissato il più piccolo con
un’espressione
confusa quando l’aveva fermato sulla soglia, ricordandogli
che qualsiasi donna
fosse riuscita a conquistarlo sarebbe stata fortunata. Lo
lasciò ancora più
sorpreso quando, nel ricordargli di Aileen, gli aveva confessato di
vederlo
come un ottimo padre; e a quel punto non era più riuscito a
trattenere la
risata, a scompigliargli i capelli e dargli una spinta solo per il
gusto di
vederlo oscillare per tenere l’equilibrio.
Durante
tutto quel tempo si era dimenticato della giornata
precedente ma, non appena intravide la solita giacca di pelle e gli
occhiali da
sole, le sue orecchie iniziarono a fumare dalla rabbia; ne
conseguì il suo
aumentare velocemente il passo, stringere una mano contro la spalla
dell’infortunato e spingerlo contro il muro, senza alcuna
gentilezza.
-
La vuoi smettere?- ringhiò tra i denti, tenendolo contro
il muro e rafforzando la presa nel sentirlo dare degli strattoni per
liberarsi.
- Ti ho detto che io qui non voglio vederti.-
Al
sentirlo rispondere: - La strada non è tua, dottor
Payne.- si scaldò ulteriormente, stringendo le dita contro
il colletto della
giacca e lo sollevò appena da terra per portare i loro visi
allo stesso
livello.
-
Devi sparire dalla mia vista, ragazzino.- sibilò con un
filo di voce, tenendo gli occhi scuri nei suoi ed innervosendosi sempre
di più
al suo riuscire a sostenere lo sguardo. - Il tuo amichetto mi sta
rovinando la
vita per colpa tua.- aggiunse, ignorando quello alle loro spalle che
aveva
deciso di non intervenire e li fissava solamente.
Stava
per lasciare la presa, perché non si aspettava che
quel bambino riuscisse - e
soprattutto volesse - tenergli ancora testa, ma lo sentì
sputare fuori: - Io
non c’entro nulla.- con quel tono arrogante di chi vuole
avere ragione
nonostante tutto.
Fu
la prima cosa che gli venne in mente - si sarebbe
vergognato di quel comportamento immaturo ma quel ragazzino lo portava
troppo
facilmente ad una crisi di nervi - lo sfilargli gli occhiali da sole e
tenerli
stretti nel palmo, rompendoli in poco tempo davanti ai suoi occhi.
-
Devi andartene via.- ripeté lentamente, voltandosi per
lanciarli lontano. - Vai a riprenderli, se ti piacciono tanto.-
aggiunse,
bloccandosi appena sull’ultima parola
nell’incrociare i suoi occhi castani.
Non
ne aveva mai visti del genere, con sfumature quasi verdi
o gialle alla luce del sole, e ci mise un po’ a riprendersi e
a capire che il
moretto lo stava spingendo ed insultando da almeno dieci minuti.
-
Non tornare più.- ripeté, puntandogli
l’indice contro il
petto con un’espressione decisa in viso. - Altrimenti
preparati a dire addio ad
altro.- aggiunse subito dopo, osservandolo mentre si allontanava
velocemente
tra insulti diretti solo a lui. E non l’avrebbe ammesso,
nemmeno sotto tortura,
ma aveva un qualcosa di tenero nell’allontanarsi senza
smettere un secondo
d’inveire contro di lui.
Dopo
quel breve episodio Liam non aveva nemmeno guardato
Louis, preferendo entrare nello studio e prepararsi un discorso per
convincere
quel ragazzo a collaborare; aveva bisogno di un àut
àut,
di un
compromesso.
Restò
con la schiena
contro la porta per ben dieci minuti e, quando pensò di
essere pronto, roteò le
spalle e strofinò i palmi contro il camice bianco. Non
poteva andare sicuramente
peggio di così, questa poteva essere la volta buona.
Uscì
dallo studio,
raggiungendo a grandi passi la scrivania dove stava stravaccato Louis,
e si
appoggiò con un fianco contro il legno, una mano sulla
poltrona ad obbligarlo a
voltarsi verso di lui.
Il
solito: - Cosa vuoi,
Payne.- non lo scalfì più di tanto, quella
sfuriata con il moro era servita a
levargli tutta la tensione accumulata, e strinse i denti contro
l’interno della
guancia, respirando piano e ripetendosi tutto il discorso nella testa.
-
Allora, Louis..- decise
di iniziare il tutto trattando il ragazzino come un suo pari, sperando
di non
essersi abbassato fin troppo. - .. abbiamo iniziato con il piede
sbagliato noi
due.- continuò, passando una mano tra i capelli e
strofinando le dita contro la
mascella coperta da un filo di barba.
Puntò
gli occhi scuri in
quelli chiari del ragazzino, che lo fissava curioso e con le labbra
appena
arricciate in un ghigno, e incrociò le braccia al petto,
ricominciando a
parlare velocemente.
-
Io sto facendo tutto
questo per David, non hai idea di come sia incasinata la mia vita e noi
due..
possiamo arrivare a patti per superare quest’estate senza
ucciderci tra noi.-
prese un respiro e poi continuò subito dopo con: - Ieri sera
ha chiamato tuo padre,
non ho detto nulla di quel che hai fatto ma non ti coprirò
sempre. Il prossimo
passo falso e puoi scordarti di tutto questo. Ti chiedo solo di
impegnarti, di
prendere un attimo più seriamente questa cosa. E io in
cambio posso offrirti
qualche ora di riposo.-
-
Solo qualche ora?- lo
sentì chiedere con una punta di arroganza nella voce, le
labbra piegate in una
smorfia di chi non accetterebbe mai un compromesso del genere.
Liam
annuì, porgendogli
la mano ed aggiungendo: - Più avanti, se dovessi comportarti
bene, si potrebbe
parlare di una giornata intera.-
Osservò
il ragazzino
studiarlo, vedendolo quasi valutare tutte le possibilità, e
chiedergli: - Cosa
intendi con comportarmi bene, Payne?-
In
risposta fece
solamente spallucce, muovendo una mano ed iniziando ad elencare: - Non
accavallarmi più in quel modo gli appuntamenti, evitare di
mettere a disagio
tutti quelli che entrano qui dentro, non scappare più via
per vedere le gare
del tuo amichetto. Devi solo comportarti civilmente, ci stai?-
-
E in cambio tu mi darai
una giornata libera e non aprirai bocca con mio padre?-
Evitò
di correggerlo, sul
fatto che non gli avrebbe dato subito una giornata intera libera, e gli
strinse
la mano, sperando di aver fatto la cosa giusta.
-
Da oggi si inizia, se
fai un passo falso sei fuori.- insistette, stringendogli la mano con
forza per
fargli capire quanto fossero serie le sue intenzioni.
Quando
fu sicuro di
avergli passato il concetto, gli diede le spalle e
s’incamminò verso lo studio,
bloccandosi al “Payne” gridato dal ragazzino. Si
voltò nuovamente verso di lui,
pensando di vederlo sventolare bandiera bianca e rendergli la vita
sicuramente
più semplice, ma venne accolto da un ghigno divertito e: -
Il mio amichetto
dice che gli devi un paio di occhiali da sole.-
-
Non se ne parla
proprio, se l’è cercata.- borbottò,
innervosendosi nuovamente solo grazie al
ricordo di poco prima.
Aveva
appena varcato la
soglia, quando sentì Louis gridare: - Sapeva che avresti
risposto così. Dice
che puoi ripagarlo in modo naturale.- e sbatté con forza la
porta alle proprie
spalle, sperando di aver dato un chiaro messaggio del suo non voler
avere nulla
a che fare con quello.
Quando
quella sera chiuse la porta dello studio, era
decisamente più rilassato delle volte precedenti;
infilò le chiavi in tasca e
tenne un occhio puntato su quello che prendeva la bicicletta e gli si
affiancava.
-
Non ti stacchi mai da quella roba?- gli chiese
all’improvviso, non sapendo nemmeno per quale motivo volesse
iniziare una
conversazione con lui. - Non son fatti miei però..- fece
spallucce, cercando di
pensare ad una scusa per tutta quella curiosità. - Ora
è tardi, non è..
pericoloso?- tentennò, stranendosi sempre di più
quando quello scoppiò a ridere
e lo spinse via.
-
Non ho paura di niente e nessuno.- lo sentì rispondere,
con quella grinta tipica di un ragazzino che pensa di poter avere
ancora il
mondo ai suoi piedi. - Sono gli altri a dover temere me.-
-
E perché mi stai seguendo? Casa tua non è
dall’altra
parte?- continuò, indicando alle loro spalle mentre si
avvicinavano sempre più
al sottopassaggio per la metropolitana.
Vide
il ragazzino fare spallucce, come se di
quell’informazione non se ne facesse nulla, e poi ridacchiare
tra sé e sé
mentre gli diceva: - E perché tu prendi quella roba se puoi
avere una bella
macchina? So quanto guadagni a fare questo. Conosco di nome tutti
quelli che
entrano là, son gente importante.-
Quella
domanda lo lasciò completamente spiazzato, la mente
piena di ricordi che l’avevano spesso perseguitato nei suoi
incubi, e si
affrettò a rispondere: - Non mi piace la macchina. Troppo
chiusa, troppi
incidenti.-
-
Sai quanti incidenti ci sono al giorno con le
metropolitane?- lo sentì insistere, stando sempre accanto a
lui come a voler
rivangare in quel passato che aveva cercato di cancellare.
Lo
ignorò ed affrettò il passo, desiderando solo
tornare a
casa e chiudersi in una stanza fino a dimenticarsi nuovamente ogni cosa.
-
Non dirmi che hai paura di una macchina!- si sentì
prendere in giro, percependo la gomitata nel fianco ma non sentendola
veramente. Troppi ricordi, troppi anni passati a portare avanti una
vita troppo
complicata.
Chiuse
per un secondo gli occhi, riaprendoli subito dopo
quando riuscì quasi a sentire l’impatto tra le due
macchine nei ricordi, e
scosse velocemente la testa, decidendo di cambiare discorso e
ricordargli che,
alla domanda sul perché lo seguisse, non aveva risposto.
-
Zayn.- gli disse solamente, lanciando una veloce occhiata
al castano molto più grande di lui. - Vuole scoprire dove
abiti, minacciarti un
pochino e finire a letto con te.-
-
Senti ma..- sussurrò, rallentando il passo e fermandosi di
fronte al sottopassaggio. -.. crede davvero che cadrò ai
suoi piedi?-
-
Tutti cadono ai suoi piedi.- gli rispose l’attimo dopo,
non facendogli quasi concludere la domanda. - Per lui è
tutto un gioco, non
farti coinvolgere troppo che mi stai anche simpatico.-
-
Ti sto simpatico?- ripeté con un sopracciglio inarcato e
un’espressione sorpresa in viso.
L’altro
annuì solamente, aggiungendo: - E un ottimo compagno
di bevute.-
-
Compagno di bevute.- ripeté nuovamente le sue parole,
scoppiando a ridere e scuotendo la testa lentamente.
-
Sì, è quel che ho detto.- borbottò il
ragazzino, tenendo i
palmi stretti sul manubrio e sedendosi sul sellino. - Da quanto non ti
fai una
bella bevuta?-
Liam
restò per un momento in silenzio, ripensando
all’ultima
volta in cui si era seriamente divertito con qualcuno, e poi si morse
il
labbro, stringendosi nella spalle e confessando: - Saranno cinque anni
che non
esco e non mi ubriaco.-
Ridacchiò
appena al verso scandalizzato del più piccolo, che
si affrettò a dire: - Non va bene, Payne! Bisogna rimediare,
conosco un posto
che..-
E
come poteva dirgli che aveva una bambina a casa di cui
occuparsi? Che quelle cose ormai non erano più per lui? Che
era cresciuto
troppo in fretta e a ventisei anni si trovava ad affrontare cose che
non aveva
mai nemmeno sognato?
-
Per oggi passo.- bisbigliò, infilando le mani nelle tasche
dei jeans e rivolgendogli un piccolo sorriso. - Sarà per
un’altra volta. Ci
vediamo lunedì! E cerca di arrivare sano e salvo a casa.-
E
poi gli diede velocemente le spalle, scendendo quei pochi
gradini e ricominciando a respirare normalmente solo quando si
sentì al sicuro
sui sedili scomodi della metropolitana.
Aveva
appena varcato la soglia di casa, sentendosi ad ogni
passo sempre più stanco, quando gli si parò di
fronte Harry con un sorriso
accogliente sulle labbra.
Annuì,
quando lo informò della bambina che era già a
letto
addormentata, e non lo bloccò dal mettersi sulle punta ed
intrecciare le dita
tra i capelli castani.
-
Har, sono stanco.- mormorò, non volendo essere scortese o
sollevargli delle speranze che non esistevano. - Ti pago per oggi e poi
torni a
casa.- continuò, non opponendo resistenza quando
sentì la schiena venire a
contatto con la porta, la maniglia che premeva contro la colonna
vertebrale
dandogli fastidio.
-
Posso aiutarti a rilassarti.- lo sentì insistere, una
gamba che premeva tra le proprie e le dita che gli massaggiavano la
cute;
appoggiò le mani sui suoi fianchi, vedendolo aprirsi per un
secondo in un
sorriso, e lo spostò, prendendo il portafogli dalla tasca
posteriore e
porgendogli i soldi.
Vide
Harry, indeciso e confuso, allungare una mano, per
prendere quel che gli spettava, e sussurrò: - Grazie per
aver curato Aileen
tutto il giorno.-
-
Stai bene, Lì?-
Scosse
la testa, non riuscendo a dire una bugia a quel
ricciolino, e puntò gli occhi su una piccola fotografia che
teneva sempre nel
portafogli.
-
Troppi ricordi.- bisbigliò, a mo’ di spiegazione,
per poi
continuare con: - Voglio solo Aileen ora, dormire e svegliarmi a
mezzogiorno.-
Non
lo bloccò quando gli lasciò un bacio a fior di
labbra,
facendogli un cenno veloce di saluto, e chiuse la porta, quando lo vide
sparire
dalle rampe di scale.
Restò
per qualche minuto immobile, a fissare la porta di
legno scuro, e poi s’incamminò lentamente verso la
camera della bambina,
osservandola in silenzio dalla soglia. Non ci mise molto a togliersi le
scarpe
e sdraiarsi al suo fianco, attirandola tra le proprie braccia e
annuendo piano
quando la sentì dire “sei tu, Lili?”.
-
Ci sono io ora, piccola.- bisbigliò, premendo le labbra
contro i suoi capelli marroni e chiudendo gli occhi per scacciare tutti
quei
ricordi. - Non ti succederà nulla di male, ti
proteggerò sempre.-
Angolo
Shine:
Alla
fine di ogni capitolo non so mai che dire, perché penso
sia tutto sempre chiaro - no, in realtà ci son due o tre
particolari che vi sto
tenendo nascosti.. mi sento perfida.-
Dico
solo che - questi particolari - salteranno fuori man
mano che la storia andrà avanti e vi renderà
tutto molto più chiaro. E a quel
punto direte: “certo, perché non ci ho pensato
prima”. Succede sempre così,
yup.
Avete
un assaggio del Lirry - che non sarà mai nulla di
“definitivo”-
e gli Zouis che continuano a farsi riconoscere per essere gli Zouis.
Non
posso nemmeno dirvi “se non vi è chiaro qualcosa
scrivetelo nella recensione”, perché - come la
vera pigra che sono - non sto
rispondendo a nulla e le leggo solamente. E siete tutte davvero,
djskdj. Vi abbraccerei
una per una, seriamente. Mi fa sentire un po’ stupida - e
anche molto patetica
- dire che mi avete fatta sentire a casa? Siete tutte tenere e dolci e,
per
ogni storia che scrivo e pubblico, ci siete sempre. Quindi un enorme
grazie di
cuore. Non so nemmeno come ripagarvi di tutto questo affetto che mi
trasmettete, e ora è meglio chiudere prima che mi metta
ancora più in imbarazzo.
Direi
che il prossimo capitolo lo avrete o venerdì o prima,
tutto dipende da quanto riesco a portarmi avanti. (Vorrei evitarmi una
crisi da
“ho finito i capitoli”, quanto son problematica.)
A
presto!
Grazie
a tutti quanti, prima o poi riuscirò
a rispondere anche alle recensioni. (♥)
|
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Capitolo 4 *** Terzo capitolo ***
You're my end and my beginning
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your perfect imperfections
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your all to me
I'll
give my all to you. »
Terzo
capitolo:
La domenica era
quasi un giorno sacro per loro, si svegliavano tardi - quasi sempre
verso
mezzogiorno - e andavano a mangiare dalla signora Hall, che li invitava
puntualmente il sabato sera precedente.
Amber Hall era
una donna anziana sulla sessantina, aveva avuto solo un figlio -
misteriosamente scomparso all'età di vent'anni - ed
era sempre
disponibile a curare Aileen mentre
Liam era troppo impegnato con il lavoro. Diceva che le ricordava la
nipotina
che non aveva mai avuto, nonostante nei suoi primi anni di vita le
avesse reso
la vita particolarmente difficile, e, da quando si erano trasferiti
anni e anni
prima in quel quartiere, aveva preso Liam sotto la sua ala.
Era stato
difficile, nei primi tempi, star dietro ad una bambina piccola, alle
sue
esigenze, alla ricerca del lavoro e al pagare le bollette; quindi
l'aiuto di
quella donna era giunto inaspettato ma ben voluto. Probabilmente, anzi
sicuramente, lui da solo non ce l'avrebbe mai fatta ad uscire da quel
brutto
periodo.
Diversamente
dalle altre domeniche mattine, quando Liam si era svegliato, si era
specchiato
negli occhi marrone scuro della bambina; gli angoli della bocca si
erano subito
piegati all'insù, aveva strofinato
il pollice contro la sua guancia e, quando stava
per riaddormentarsi, l'aveva sentita dire: - Voglio la colazione, Lili.-
- Colazione?-
chiese, un'espressione stranita in viso quando,
controllando l'orologio al polso, si accorse dell'orario. - Son le nove
della
mattina, amore.- la informò tra gli sbadigli,
sentendo le sue dita piccole
scuotergli il braccio e ripetere la parola "frittelle, Lili".
Sollevò il braccio, a cui
era aggrappata la piccola, e si coprì l'ennesimo
sbadiglio con la mano, mettendosi seduto e puntando gli occhi in quelli
enormi
della bambina.
Sospirò, sicuro di aver
perso quella battaglia, e passò le dita
tra i suoi capelli scuri, alzandosi e porgendole la mano, che strinse
immediatamente per poter saltare giù dal letto.
- E vada per le
frittelle.- mugugnò, camminando alla
cieca lungo il corridoio e
fermandosi di fronte al frigorifero aperto. - Abbiamo finito le uova,
Lyn.- la
informò immediatamente,
chiudendo l'anta e incamminandosi verso la camera da
letto. - Sarà per un'altra
volt-..-
Si bloccò sui propri passi,
sentendola gridare tutta felice ed entusiasta: -
Usciamo!-
- Ma è domenica!- ribatté, cercando di farla
ragionare, mentre si
concentrava per non addormentarsi contro il muro. - Domani, te lo
prometto.-
mormorò, passando il palmo
su tutto il viso, per poi abbassarlo sulla bambina
che stava aggrappata alla propria maglia e saltellava, ripetendo quanto
fosse
importante che uscissero per quelle frittelle.
Inizialmente cercò di opporre
resistenza, ricordandole che aveva
avuto una settimana davvero stancante, ma quando continuò a fissarlo
coi suoi occhioni lucidi, si arrese e mosse la mano in un cenno,
borbottando: -
Andiamo a vestirci.-
Non l'aveva mai
vista prepararsi e lavarsi così velocemente, quando
la portava a scuola ci
metteva quasi un'ora intera e invece ora, alle nove e venti, erano già fuori dal
loro piccolo appartamento, diretti ad una qualsiasi caffetteria aperta.
Ne avevano superati
già due, ma Aileen non
sembrava intenzionata a
fermarsi, e Liam ormai si lasciava trascinare dalla bambina per
inerzia. Quella
notte aveva fatto ancora gli stessi incubi e non era stato nelle sue
intenzioni
trascorrere quel tempo fuori dal letto; si sentiva male all'idea di
tutte
quelle ore sprecate.
Sospirò di sollievo quando
la bambina si fermò indicandogli
l'insegna con un sorriso enorme,
che metteva in mostra le fossette - quello era forse l'unico motivo che
lo
spingeva a fare le cose più pazze -, e prese
posto sul divanetto di quel
piccolo diner. Il "the Brooklyn diner", come diceva l'insegna
luminosa.
- Ho come
l'impressione che Harry ti abbia parlato di questo posto.-
borbottò tra sé e sé, vedendola annuire
e sistemarsi di fronte a lui, le gambe che
sicuramente non toccavano terra e agitava sotto il tavolo.
- È simpatico, Haz!- la
sentì esclamare, la sua
vocina da bambina sempre
allegra che riusciva a farlo stare bene. - E mi piace tanto, Lili.-
Scosse la testa,
ridacchiando divertito al suo essere così piccola ed
infantile, e inarcò un sopracciglio al
suo: - Da grandi ci sposeremo.-
- E lascerai Lili
tutto solo?- le domandò, piegando le labbra
in un broncio e vedendola
muovere velocemente la testa, negando e rispondendo con: - Io, te e
Haz. Non ci
lasceremo mai.-
Percepì la propria
bocca curvarsi in un sorriso triste, sospirando e appoggiandosi contro
lo
schienale. Aveva sempre paura che quell'equilibrio, che avevano trovato
dopo
parecchi sacrifici, potesse spaccarsi da un momento all'altro.
Fu attirato da uno
schiarirsi la voce al loro fianco e, quando si voltò appena con
il busto, vide una ragazza minuta, dei capelli blu che non potevano
passare inosservati
e il block-notes tra le dita.
- Benvenuti a casa!-
la sentì esclamare, con fin
troppo entusiasmo, la frase
simbolo di quel posto per poi rivolgersi ad Aileen e chiederle con
dolcezza se
avesse già deciso cosa
prendere.
- Frittelle!- la sentì rispondere senza
nemmeno un dubbio. - Con
tanto, tanto, tanto, tanto.. caramello!-
Arricciò il naso e le labbra
in una smorfia, intervenendo con: - Non così tanto, per
favore.- e venendo subito ripreso dalla bambina che incrociò le braccia
al petto con un'espressione stizzita.
- E a lei cosa
porto?-
Arrossì appena
sulle guance, vedendo di sfuggita il nome "Jade" sulla targhetta, e
mormorò: - Non darmi del
lei, mi fai sentire troppo vecchio.-
La sentì ridere e fu subito
contagiato dalla sua allegria, cercando di non
pensare troppo al rossore evidente fino alle orecchie al suo: - E a te
cosa
porto, bel giovanotto?-
- Un caffè, tanto caffè.- rispose,
ridacchiando nel sentirla dire: -
Puntate sulla quantità, eh? Posso portarti
qualcosa da mangiare?-
Scosse la testa,
indicando con un cenno la bambina, e bisbigliò,
sporgendosi verso la ragazza, per non farsi sentire: - Non le finirà mai.-
La vide nuovamente
ridere, annottando altro sul suo blocco, e si morse
il labbro inferiore, osservandola di sfuggita mentre si allontanava.
- Lili?-
- Mh?-
- Io le voglio
tutte le frittelle.-
Scoppiò a ridere,
non riuscendo a trattenersi, ed osservò la ragazza che
portava le loro ordinazioni,
dicendo: - Frittelle per la bambina più bella del mondo.-, per poi arrossire
come un peperone nel sentirla
aggiungere: - Con un papà fin troppo sexy.-
Dopo aver
aiutato Aileen a finire le frittelle, perché erano decisamente
troppe per lei, era stato raggiunto
nuovamente da Jade, che
gli aveva passato il piattino con sopra lo scontrino e aveva aspettato
i soldi
con un sorriso sempre allegro sulle labbra.
Li aveva
salutati con uno: - Spero di vedervi presto!- e le guance le si erano
arrossate
appena, in particolar modo quando Liam aveva incrociato i suoi occhi
scuri e le
aveva rivolto un sorriso cordiale.
Erano tornati
verso il loro appartamento, facendo un giro più
largo per poter arrivare per mezzogiorno, e si erano fermati al piano
terra,
suonando alla signora Hall e venendo accolti dal solito profumino.
Quando avevano
finito quel pranzo - sempre troppo abbondante - Aileen era andata a
sedersi, a
gambe incrociate sul divano e il gatto persiano della loro vicina tra
le
braccia che si lasciava coccolare, miagolando felice; Liam invece stava
aiutando a sistemare la tavola, radunando i pochi piatti e poggiandoli
sul
lavello, mentre ascoltava i discorsi dell'anziana su quanto fosse uno
spreco di
energie una lavastoviglie.
- Potrei
comunque regalargliela per il suo compleanno.- cercò di insistere
Liam, nonostante conoscesse fin troppo bene il carattere di quella
donna. -
Dopo tutto quello che fa per me e Lyn.-
La osservò in silenzio mentre
scuoteva la testa, sempre così testarda,
e iniziò a riempire il
lavandino di piatti, rimboccandosi le maniche della
camicia.
- Allora deve
lasciarmi sistemare qui.- borbottò, riuscendo
a trovare un qualche compromesso, e ridacchiò appena quando la
sentì sbuffare e
replicare: - Vuole fare sempre tutto lui, vero Aileen?-; a cui la
bambina
rispose con un veloce cenno d'assenso e un invito a farsi raggiungere
per farsi
raccontare una storia.
Si era messo a
lavare i piatti, fischiettando per seguire il ritmo
della canzone trasmessa alla radio, e cercava allo stesso tempo di
seguire i
discorsi delle due, sorridendo per l'entusiasmo della piccola nel
sentire la
stessa storia su come la signora Hall avesse conosciuto il signor Hall.
E
pensava di non poter desiderare più di così; quella era la sua
famiglia, un po' strana e
particolare, ma era tutto quello che gli era rimasto e tutto quello che
contava
per lui.
Dopo aver finito di
sistemare la cucina, le aveva raggiunte e si era
seduto sul bracciolo del divano, proprio accanto alla bambina, che
aveva
sollevato lo sguardo su di lui per un semplice secondo, più per assicurarsi
che fosse proprio lui accanto a lei. Aveva tenuto il braccio dietro lo
schienale ed aveva osservato l'album delle foto su cui stavano
discutendo le
due.
- E quanti anni
avevo qui?- la sentì chiedere, mentre
indicava una sua foto di tre
anni prima. Avevano festeggiato tutti assieme come ogni anno, sotto
insistenza
della vicina di casa, ed era stato divertente con quel peperino di soli
tre
anni che si metteva a correre da una parte all'altra della casa.
- E Bail quanti ne
aveva?- insistette la piccola, stringendo il gatto
al petto e sorridendo felice nello scoprire di avere la sua stessa età.
- A Baileys
piacciono le tue coccole, vero?- sentì dire
dall'anziana, che strofinava la mano sul pelo marrone dell'animale. -
Lo vizi
sempre troppo, Aileen.-
Liam annuì solamente, perso
per un secondo tra i propri pensieri mentre muoveva
le dita tra i capelli fini della bambina, e scosse velocemente la testa
nel
sentirla chiedere se potevano uscire al parco.
- Certo, quando
vuoi.- mormorò, risvegliandosi e
osservando con la coda
dell'occhio il suo passare il micio alla donna, alzandosi in piedi e
stringendo
le ditina attorno alla propria mano. - Ora? Va bene, ora andiamo.-
ridacchiò, alzandosi
di conseguenza e rivolgendo un sorriso enorme alla signora anziana che
li
accompagnò fino alla porta.
Restarono fermi
sulla soglia, la bambina piegata sulle ginocchia che
coccolava un'ultima volta il gatto, e ricambiò l'occhiata seria
della vicina, sentendola dire:
- Sai cosa mi diceva sempre il vecchio Bob?-
Infilò le mani nelle
tasche dei jeans - aspettando continuasse la frase,
nonostante ormai quel discorso lo sapesse a memoria - e la fissò in
silenzio, lanciando delle occhiate veloci a quella che giocava col
gatto.
- Che i figli sono
una benedizione, Liam. E Aileen è la tua,
prenditene cura.-
Le rivolse un
sorriso impacciato, non sapendo mai come rispondere a
quelle parole, e sussurrò: - È quel che faccio,
viene sempre prima di tutto.-
- Lyn, saluta
tutti che andiamo.- la richiamò, volendo togliersi
da quell'impiccio il prima
possibile. Non aveva nulla contro quella donna, ma non gli andava giù il fatto
che tutti sembravano saperne più di lui sul rapporto
con Aileen.
Le porse la
mano, aspettandola sulla soglia, e salutò con un sorriso ed
un cenno la donna mentre
stringeva la manina della piccola nella sua.
Avevano deciso
di prendere la metro per raggiungere Central Park - da Brooklyn c'erano
fin
troppe ore a piedi e in una macchina non riusciva a starci senza essere
avvolto
dall'ansia e dalla paura - e ora stavano passeggiando, mano nella mano,
lungo
la via principale.
Aileen era tutta
felice, un passo avanti a lui quasi a tirarselo dietro, e indicava i
ragazzi
che con quel caldo stavano giocando a palla nei prati; erano ancora gli
ultimi
di maggio, il clima estivo stava facendo la sua lenta comparsa, le
ragazzine
iniziavano ad indossare abiti fin troppo corti e tutti avevano tra le
mani coni
gelato più grandi delle loro
facce.
- Lili, gelato!-
la sentì esclamare proprio
in quel momento, lasciandosi tirare per la mano e
scorgendo a qualche metro da loro un chiosco che vendeva gelati.
- Sicura di finirlo
tutto?- le chiese con un'espressione scettica in
viso, fissando il cono enorme che la ragazza stava passando al cliente
prima di
loro. - A me sembra davvero esagerato e..-
- Lo mangio tutto,
Lili! Per favooore!- continuò a gridare
la bambina, stringendogli la mano e agitandogli il braccio. - Non ne
avanzo
nemmeno un briciolo.- la sentì insistere con la
sua vocina infantile e gli
occhioni grandi.
Spostò lo sguardo da lei
alla ragazza, che aspettava con un cono in mano i
loro gusti, e mosse il capo in un cenno impercettibile, sorridendo al:
-
Grazie, Lili. Sei il migliore dei migliori.-
Aveva poi osservato,
con fare sempre più scettico, il cono
enorme - che rischiava di
finire a terra dal peso e dall'inclinazione - e si era preso una
semplice
coca-cola, sicuro di dover mangiare almeno la metà di quel gelato
enorme.
Si erano seduti
su una panchina lì vicino, non volendo
rischiare di far cadere quella montagna a terra,
e Aileen continuava a far ondeggiare le gambe nel vuoto mentre si
sporcava
tutte le guance di cioccolato.
- .. e Mary c'è stata allo zoo e
dice che non è vero che i
coccodrilli si spazzolano i denti.- stava dicendo la bambina,
ribattendo ad una
questione che avevano affrontato settimane prima.
Liam sospirò esasperato - ci
aveva messo tantissimo tempo
per convincerla di quanto fosse importante la pulizia dei denti - e
prese un
sorso di coca-cola, deglutendo e mormorando: - È perché ha visto quelli
cattivi, Lyn.-
Ridacchiò nel vedere la
piccola sollevare il viso, completamente sporco di
cioccolata, e annuì al suo: - Ci son
coccodrilli cattivi?-
- Certamente,
Lyn.- mormorò, seguendo per un
secondo una famiglia al completo che passeggiava
lungo il viale. - Di tutto c'è un buono ed un
cattivo.- sussurrò,
riportando lo sguardo su di lei e strofinando il tovagliolo di carta su
tutto
il suo faccino sporco. - Tra tutte queste cose si mischia il bene e il
male. Ci
sono lati belli e brutti ovunque. E persino i bambini son così.-
aggiunse, passando il pollice bagnato di saliva sulla punta del suo
nasino.
- Come sono i
bambini? Brutti?-
Mosse la testa in un
cenno negativo, sistemandosi contro lo schienale
della panchina, e continuò: - Quando i bambini
non ascoltano la mamma e le
sue raccomandazioni, allora sono cattivi. E i bambini cattivi sono
anche
brutti.-
Al suo: - Come
John?- scoppiò a ridere,
scompigliandole i capelli con un
sorriso dolce ed affettuoso sulle labbra; la osservò mentre si
concentrava per finire il gelato, senza sporcarsi ulteriormente, e
rispose: -
Non so com'è questo tuo compagno
di classe, ma se non ascolta la mamma non è un bel
bambino.-
Continuò a fissarla,
vedendola stranamente silenziosa e pensierosa, e socchiuse
gli occhi al suo: - E io?-
- Tu cosa?- le
chiese, un accenno di idea nella testa che si trasformò in
certezza nel sentirla dire: - Io cosa sono? La mia mamma non c'è, vuol dire
che son troppo cattiva?-
- No, no.- si affrettò a dire, voltandosi
con il busto verso di lei, e
appoggiò una mano sulla sua
gamba. - Hai me, Lyn. E se ascolti me, è come se
ascoltassi la mamma.- sussurrò, vedendola annuire
non del tutto convinta di
quella risposta.
Deglutì il groppo amaro nel
sentirla dire, un bisbiglio appena accennato: -
Ma tu non sei la mia mamma, Lili.-
- So di non essere
lei, Aileen.- mormorò, gli occhi lucidi
puntati sulla ghiaia e sui
piedi che muoveva nervosamente. - E lei vorrebbe essere qui con te. Ti
ha
desiderato così tanto e un po' mi
sento in colpa dall'averti tutta per me.- continuò con la
voce sempre più roca e bassa.
Tutta quella
situazione era ingiusta - non solo per lui e per il compito difficile
che aveva
avuto a vent'anni - ed Aileen aveva tutti i diritti di reclamare quella
figura
materna che non aveva mai conosciuto.
Sollevò di scatto
gli occhi, puntandoli in quelli della bambina che gli sorrideva in modo
dolcissimo, bisbigliandogli: - Non essere triste, Lili.- e annuì
lentamente, cercando di arricciare le labbra in un sorriso più convinto.
- Anche se non ho la
mamma, ho te. E nessuno ha un Lili.- la sentì continuare
il discorso, con una logica spiccatamente infantile e con un senso
molto
sottile.
- Nessuno ha un
Lili.- ripeté, strofinando i
palmi contro i jeans e fissando
di fronte a sé con uno sguardo
perso. - Sei una bambina speciale perché hai Lili.-
aggiunse, vedendola annuire di sfuggita e riprendere a mangiare il
gelato.
Ridacchiò divertito al suo: -
E Lili è solo mio.-, per poi
appoggiarsi contro lo
schienale e allungare le gambe di fronte a sé.
Era difficile, molto
difficile portare avanti quella vita, ma erano
loro due e se la stavano cavando piuttosto bene.
- Lili?-
- Sì, Lyn?-
- Mi è caduto a terra.-
Scoppiò a ridere
nel vedere la sua espressione - il labbruccio sporgente e la mano
ancora
sollevata a tenere il cono spiaccicato ai loro piedi - e se la strinse
al
petto, chinando il viso per lasciarle un bacio tra i capelli.
- Sei bellissima
come lei.- sussurrò, tenendo le labbra
contro le sue ciocche marroni, e si staccò solo dopo
qualche minuto, pulendole nuovamente il viso.
Erano stati
fuori tutto il pomeriggio - non era riuscito a convincere Aileen ad
andare via
da Central Park - sdraiati nell’erba, a pancia in
giù, a fissare le tartarughe
e le papere che occupavano il laghetto.
Si era lasciato
convincere a noleggiare una di quelle barche, che non sembravano molto
sicure,
ed aveva quasi avuto un infarto nel momento in cui Aileen si era sporta
troppo
per toccare un’anatra accanto a loro. Dopo quel piccolo
momento di panico le
cose erano andate per il meglio, avevano fatto il giro del lago nella
tranquillità di quella domenica primaverile e Aileen non
aveva perso nemmeno
per un secondo il sorriso.
Per tutto il
tragitto in metropolitana aveva continuato a parlare e ridere,
ricordando
dell’espressione del “suo Lili” nel
momento in cui aveva pensato di vederla nel
lago, e non aveva smesso fino a quando avevano varcato la soglia di
casa.
- Cosa mangiamo
per cena, Lili?- gli aveva chiesto, dopo aver trottato fino al
frigorifero ed
aver constato che era praticamente vuoto.
Si era
avvicinato a lei, appoggiando un braccio sull’anta, e aveva
abbassato lo
sguardo sul viso della bambina premuto contro il proprio stomaco.
- Domani bisogna
assolutamente fare la spesa.- sussurrò tra sé e
sé, vedendola annuire con
un’espressione seria e “da grande”, come
gli ripeteva lei. - Ma ora non
vogliamo fare morire Lyn e Lili di fame, dico bene?-
ridacchiò, stringendo le
mani attorno alla sua vita e sollevandola per prenderla in braccio.
Sentì le
sue dita
piccole tra i capelli, quasi a massaggiargli la cute, e chiuse
l’anta del
frigorifero, facendole avvolgere le gambe attorno al proprio bacino.
Annuì al
suo semplice: - Cinese.- e la fece sedere sul bancone della cucina,
prendendo
il biglietto da visita del cinese d’asporto più
vicino.
- Cosa prende
oggi, signorina?- le chiese con fare esageratamente accattivante,
facendole
l’occhiolino e ridendo con lei mentre prendeva un foglietto e
una penna per
annotare tutto.
La
osservò di
sfuggita mentre si mordeva il labbro, strizzava appena gli occhi per
concentrarsi, e poi partiva con il solito elenco: - Nuvole bianche, gli
involtini buoni e quella cosa che prendi sempre tu.-
Mosse la testa
in un cenno affermativo, annotando tutto e bisbigliando: - Spaghetti di
soia e
riso alla cantonese, è quello che avevi provato e ti era
piaciuto..-
- E il pollo,
Lili!-
- Alle
mandorle?- chiese, sollevando lo sguardo per vederla annuire e
saltellare sul
bancone, sentendola aggiungere: - E il biscotto!-
- Quello sempre,
Lyn.- ridacchiò, prendendo il telefono ed iniziando ad
elencare quella lista
che sembrava non finire.
Angolo
Shine:
Siamo a
venerdì
e ho pubblicato, <3
Mi sembra di
essere tornata ai tempi della prima long - quanto mi mancano
çç - e di essere
diventata sempre meno pigra. (…)
Penso il
prossimo capitolo lo avrete tra mercoledì e
giovedì, visto che venerdì prossimo
è ferragosto. (Finalmente la grigliata *Q* )
Grazie a tutti
voi che continuate a sopportarmi e ancora non mi avete scritto:
“ma te ne vuoi
andare? Hai scritto abbastanza”. Siete tanto tenere/i.
A presto! E
grazie ancora.
|
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Capitolo 5 *** Quarto capitolo ***
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Quarto
capitolo
Dopo aver chiuso
la chiamata, ed aver ordinato quasi tutto il menu del Lan King, avevano
deciso
di guardare un film, aspettando il solito fattorino tailandese.
Era sempre lui,
sempre lo stesso, e arrivava puntualmente con venti minuti di ritardo e
i loro
piatti quasi tiepidi. Potevano benissimo cambiare take away, ma ormai
erano
clienti di fiducia e non avevano avuto grossi problemi, oltre ai tempi
che non
venivano mai rispettati.
Quando
suonò il
campanello -
proprio nel mezzo degli
“Incredibili”- furono sorpresi per i dieci minuti
d’anticipo rispetto al
solito, si guardarono con la stessa domanda in faccia e Liam si
alzò dal
divano, sopra cui stava sdraiato, afferrò il portafogli dal
tavolino e
raggiunse l’ingresso, aprendo la porta e restando a bocca
aperta nel trovarsi
davanti tutt’altra persona.
Si guardarono
entrambi per qualche minuto, nessuno dei due che sembrava volersi
riprendere da
quella sorpresa, e fu Liam il primo a dire: - Che ci fai qui?-
- Io.. io..-
tentennò l’altro, che sembrava essersi
completamente dimenticato di ogni parola
presente nel suo vocabolario. - Io sono..-
- Tu sei un
pazzo.- lo bloccò Liam, scuotendo la testa e cercando di
occupare tutta la
soglia per non farlo passare, pregando allo stesso tempo che Aileen non
facesse
la sua comparsa; sarebbe stato decisamente difficile da spiegare. -
Come hai
fatto a scoprire dove abitavo? Sei.. sei completamente fuori di testa.-
continuò a borbottare, vedendo il ragazzino riprendersi e
scuotere il capo.
Non capì
molto
delle sue parole, aveva iniziato tre discorsi senza concluderne
nessuno, ma poi
notò il sacchetto con il logo del Lan King e gli
scoppiò a ridere in faccia,
non riuscendo a trattenersi ulteriormente.
Notò di
sfuggita
il moretto che sbuffava, pestando quasi i piedi a terra, e disse in
modo
irrisorio: - Ti pagherai così i nuovi occhiali?-
Stava ancora
ridendo, divertito da tutta quella situazione, quando lo
sentì riprendersi e
ribattere con: - No, quelli me li ripagherai tu.-
- Ne dubito.-
sussurrò di rimando, un sorriso sfacciato sulle labbra
mentre teneva il braccio
teso contro lo stipite della porta. - Te la sei cercata, ti avevo detto
di
starmi lontano.-
- Non mi
sfidare, dottor Payne.- sibilò il minore, avvicinandosi di
un passo a lui ed
ottenendo solo un nuovo scoppio di risa da parte del più
grande, che ribadì: -
La colpa è solo tua, ragazzino.- con un ghigno sempre
più pronunciato sulle
labbra.
Si fissarono in
silenzio, quasi a studiare le mosse dell’avversario, e poi le
labbra del più
piccolo si arricciarono in un sorriso pieno di sé, facendo
piegare quelle di
Liam in una smorfia per il: - Ora so dove abiti, dottore.-
- E vedi di
girare al largo da qui.- sibilò Liam, lanciando
un’occhiata alle proprie spalle
per accertarsi che la bambina non comparisse all’improvviso.
- O il prossimo
obbiettivo sarà la tua giacca di pelle.- aggiunse, puntando
l’indice contro di
lui e vedendolo rabbrividire appena.
- Ora, dammi
gentilmente la mia ordinazione e vattene da qui.- disse, senza molte
cerimonie
o buona educazione, porgendogli i soldi ed aspettando il sacchetto.
Aggrottò
la
fronte al suo passo indietro, sbarrando gli occhi quando chiese: -
Perché non
mi inviti dentro?-; e quella domanda aveva un così chiaro
sfondo sessuale che
Liam si trovò ad arrossire e balbettare per qualche minuto,
completamente preso
alla sprovvista.
- Fammi fare il
giro della casa.- propose ancora quello, chiaramente divertito
dall’imbarazzo
del più grande. - Magari ci fermiamo un po’ in
camera tua, puoi mostrarmi
qualche trucchetto.- aggiunse, avvicinandosi e appoggiando le punta
delle dita
contro lo stomaco del castano, spingendolo appena per poter farlo
entrare in
casa.
Quel breve
contatto fu tutto quello che servì a Liam per
riprendersi,
allontanò la mano del moro
con la propria e lo fulminò con
un'occhiata, grugnendo: - Non provarci a fare un altro passo, Malik.-
Il ragazzino lo ignorò completamente - la
sua giovane età gli dava
fin troppa spavalderia - e si avvicinò ulteriormente,
appoggiando il palmo contro il
suo stomaco e sollevandosi sulle punte.
- Altrimenti che mi
fai, Payne?- sussurrò ad un soffio dalle
labbra del maggiore,
stringendogli appena la maglia, e piegò le labbra in un
sorrisetto, aggiungendo: - Cosa
mi farai, dottore?-
Liam restò in
silenzio per qualche secondo, decidendo il da farsi e valutando ogni
possibilità, e poi
strinse due dita sul mento del ragazzo, tenendo le loro labbra a pochi
centimetri di distanza e gli occhi fissi nei suoi.
- Vuoi sapere cosa
ti farò?- gli chiese con un
tono fin troppo suadente,
seguendo il gioco del più piccolo. - Ti
piacerebbe sapere come vorrei
vederti?- domandò ancora,
indietreggiando per poterlo bloccare contro il legno della
porta aperta.
Strofinò appena il
pollice contro la sua mandibola, quasi a sentire il primo velo di barba
pizzicare contro il polpastrello, e arricciò le labbra in un
ghigno nel vederlo chiudere per
un secondo gli occhi e sbattere le ciglia.
- Lo desidero
immensamente.- continuò a bisbigliare,
cercando di non badare troppo a
quanto i suoi occhi nocciola bruciassero nei propri. - Non c'è cosa che
desidero più del vederti fuori
da casa mia.- concluse velocemente, dandogli un
leggero strattone al viso per richiamare la sua attenzione. - Fuori da
casa
mia.- ripeté più lentamente,
restando a quella distanza minima e non riuscendo quasi a
ricordare come allontanarsi da lui.
Quel ragazzino era
troppo pericoloso, la tensione sulle proprie spalle
in sua presenza era fin troppa, e lui non voleva certo ficcarsi in un
casino
del genere. Così, approfittando del
suo momento di smarrimento, gli sfilò il
sacchetto dalle dita e poggiò i soldi sul suo
palmo aperto.
Non riuscì a trattenersi alla
sua espressione ancora allibita, si sporse verso
di lui e sussurrò contro il suo
orecchio: - Tieni il resto, piccolo.- ed aggiunse, con
un filo di voce e sfiorandogli intenzionalmente la pelle con le labbra.
- Così puoi
comprarti quelle cose che ti piacciono tanto.-
Riuscì ad intravedere il
suo viso in fiamme - sicuramente specchio delle
proprie guance - e i suoi occhi quasi neri, prima di chiudergli in
faccia la
porta senza alcun garbo.
Restò in fissa sul legno
della porta, mille domande in testa che non
sembravano voler trovare una soluzione, e poi si voltò verso la
bambina che lo chiamò col solito: -
Lili?-
Sollevò solamente la borsa
con il logo del take away, sentendo quasi in
secondo piano le grida eccitate di quella che protendeva le mani verso
di lui,
e poi scosse la testa, dandosi dello stupido per essersi fatto
coinvolgere in
quel "gioco". Perché era solo uno
stupido gioco, voleva solamente
togliere il sorriso dalle labbra di quel ragazzino spocchioso, e non
c'erano in
ballo strane voglie di annullare le distanze tra le loro labbra. Non si
era
nemmeno eccitato all'idea di averlo sotto il proprio corpo, o contro la
porta;
gli era indifferente, completamente indifferente.
Aileen aveva
fatto fuori tutte le porzioni che avevano ordinato, Liam stava
mangiando fin
troppo lentamente perché non riusciva a smettere di pensare
a quegli occhi, a
quelle labbra e a quel profumo.
Era come se
fosse sotto un incantesimo, stava mangiando tranquillamente un
involtino
primavera e poi si trovava a fissare un punto impreciso del muro -
quasi a
studiare le crepe -, si dava dell’idiota e tornava a
mangiare; la scena si era
ripetuta così tante volte che tutto quel che era riuscito a
mangiare si poteva
contare sulle punta delle dita: un involtino primavera, qualche
nuvoletta e
nemmeno un quarto di spaghetti e ancora meno riso alla cantonese.
Forse era anche
perché Aileen amava quel tipo di cucina, riusciva a
spazzolare via portate
intere in qualche minuto, e lui non era molto presente con la testa. O
almeno,
la sua testa era troppo impegnata a pensare a quel ragazzino arrogante
per
potergli ricordare di dover mangiare.
Così alle
due di
notte - dopo aver messo Aileen a letto ed aver guardato documentari
improponibili nella speranza di dimenticarsi di quel ragazzo - se ne
stava
sdraiato nel letto, le mani intrecciate sul ventre e gli occhi fissi
sul
soffitto.
La sua vita si
stava complicando sempre di più, aveva una bambina a cui
badare e non poteva
farsi prendere dalle voglie del momento. Già in passato
aveva rischiato; quando
Harry gli aveva confessato di essere innamorato di lui ci aveva messo i
mesi
per convincerlo che tra loro non poteva esserci nulla. Si erano solo
scambiati qualche
bacio - certe volte si erano masturbati nello stesso letto con le mani
di Harry
fin troppo curiose - ma nulla di più, e poi il
più piccolo era saltato fuori
con storie sulla sua verginità e il suo volerla perdere con
la persona che
amava. Il che era ridicolo, non poteva essere seriamente
innamorato di lui. La differenza di età, la bambina
sulle spalle a cui stava dedicando tutta la sua vita; Harry aveva visto
in lui
solamente un uomo con mille responsabilità, un uomo di cui
fidarsi e a cui
affidarsi, e aveva trasformato quella semplice adorazione in una cotta.
E, anche se -
nel più lontano dei casi - Liam avesse provato qualcosa per
lui, non avrebbe mai
fatto nulla. Aileen era il fine di tutte le sue azioni, Aileen che non
doveva
più soffrire e lui che doveva proteggerla da tutto. Lei
voleva bene a quel
ricciolino - non che lui non gliene volesse - e se, nel caso in cui tra
loro
fosse successo qualcosa, le cose fossero andate male ed era costretto
ad
allontanare Harry? Lei ci avrebbe solo sofferto, un’altra
persona che doveva
uscire dalla sua vita. E non poteva permetterlo.
E quello Zayn,
quel ragazzino, aveva scritto disastro
su tutto il viso, sul ghigno perenne ad arricciargli le labbra, nei
suoi occhi
sempre accesi di malizia e sul suo corpo provocante. Lo vedeva,
riusciva
chiaramente a vederlo, come un tatuaggio quasi ad invitarlo a stare
lontano;
marchiato sulla sua pelle, come un simbolo dei guai a venire se solo
avesse
ceduto di un minimo passo. Ma, poteva negarlo quanto voleva, quella
voglia di
averlo - una volta, anche solo una semplice volta - l’avrebbe
consumato fin
dentro alle viscere.
Si trattava di
quel semplice istinto - quasi animale - del voler avere
l’ultima parola, del
voler dominare l’altro e
di riuscire
a togliergli quel sorrisetto saccente ed arrogante da quelle belle labbra; fargli vedere che era il
più grande, uscire vincitore da uno di quei loro scontri
quasi infantili e
sentire il suo corpo sotto i polpastrelli. No, quello era solo un suo
ennesimo
capriccio. Quel che scorreva tra loro due, nel momento in cui i loro
sguardi si
intrecciavano, andava ben lontano dall’attrazione e dalla
tensione sessuale.
Non appena
sentì
un leggero movimento nei boxer - all’idea di aver quel
ragazzino sotto di sé,
con quegli occhi enormi e scuri per il piacere - si buttò a
pancia in giù sul
materasso e si portò il cuscino sopra la testa, cercando di
soffocare tutti
quei brutti pensieri che lo stavano facendo facilmente eccitare.
Era solo un
ragazzino, non doveva - e soprattutto non poteva - complicarsi la vita
per
colpa sua, e lui aveva bisogno di qualcuno che restasse nella sua vita
e in
quella di Aileen; aveva bisogno di una figura sicura, di qualcuno che
non li
lasciasse per colpa di stupidi capricci da adolescente. E Zayn, in quel
senso,
era troppo pericoloso.
Si era svegliato
con il suono insistente della sveglia sul comodino ed era rimasto
ancora per
qualche minuto sdraiato nel letto - le braccia spalancate e la guancia
premuta
contro il cuscino -, poi aveva sentito Aileen chiamarlo, si era girato
nel
letto per stare supino e aveva lanciato un’occhiata veloce
alla bambina, che
indossava ancora il suo pigiama e teneva tra le braccia
l’orso di peluche.
- Odio i
lunedì.- borbottò Liam, coprendosi il viso con
l’avambraccio per ottenere
qualche minuto in più di riposo. - Perché devi
andare a scuola il lunedì, Lyn?-
continuò a lamentarsi, sentendo i passi della bambina
avvicinarsi e la sua
risata divertita.
Si lasciò
spostare il braccio e torturare le guance dalle dita piccole di Aileen,
decidendo dopo cinque minuti che sarebbe stato meglio alzarsi e non
solo
portare quella combina guai a scuola, ma fare la spesa e riempire il
frigorifero.
Si mise quindi
seduto, con un grande sforzo, e la strinse tra le braccia, facendola
sedere
sulle proprie gambe.
- Ci vestiamo e
andiamo a scuola, mh?- bisbigliò con la voce ancora
impastata dal sonno,
sentendo i piccoli baci della bambina su tutto il viso mentre gli
diceva: - Non
voglio andarci, Lili.-
Scosse la testa,
ricordandosi bene com’era andata l’ultima volta in
cui si era fatto convincere
a non mandarla a scuola, e le fece appoggiare i piedi a terra,
alzandosi dal
letto comodo e desiderando solo di tornare sotto le coperte; era
disumano
doversi svegliare, nel proprio giorno libero, alle sette e mezza della
mattina.
- Niente
storie.- disse quindi con decisione, aveva imparato in tutti quegli
anni quanto
fosse importante per far valere il proprio punto di vista con un
bambino. - E
poi oggi pomeriggio vengo a prenderti e torniamo al parco, va bene?- ed
era la
seconda cosa che aveva imparato, i compromessi salvano la vita.
Vide la bambina
studiarlo con attenzione e, quando quella annuì,
sospirò di sollievo,
seguendola con lo sguardo mentre si allontanava tutta felice verso la
sua
stanza.
Aveva lasciato
Aileen a scuola - dieci minuti di ritardo, come loro solito - e poi era
andato
direttamente al supermercato più vicino, il loro frigorifero
stava chiedendo quasi
pietà.
Aveva appena
superato le porta scorrevoli, si stava guardando intorno per decidersi
da dove
cominciare, quando sentì un: - Ma guarda chi si vede!- che
lo costrinse a
voltarsi e concentrare le proprie attenzioni sulla ragazza che era
comparsa
accanto a lui.
- Jade.-
ricambiò il saluto, riconoscendo immediatamente la ragazza
della mattina
precedente e i suoi capelli tinti di blu, arrossendo quando quella
ridacchiò
un: - E il papà super sexy che ama il caffè.-
- Proprio io!-
esclamò, allargando le braccia con un sorriso allegro. - Sto
facendo la mia
scorta personale di caffè. Tu che cosa ci fai qui?- le
chiese, incuriosito
dall’averla ritrovata in un posto così comune.
La
osservò in
silenzio, trovando in quella ragazza un soggetto particolare ed
eccentrico.
Oltre ai capelli blu, che risaltavano subito all’occhio,
indossava degli abiti
che calzavano a pennello con il suo personaggio; un paio di
pantaloncini di
jeans, un maglione di un verde spento - che a momenti li copriva
completamente -
e un paio di converse ai piedi che le davano un’aria
sbarazzina. Gli occhi
erano di un marrone chiaro, quasi un color caramello, ed aveva un
trucco non
molto deciso che richiamava quel colore strano dei capelli, alcune
ciocche di
un blu più scuro e altre più sfumate.
- Abito qui
vicino, io con le mie coinquiline.- stava spiegando lei, sistemandosi
le
ciocche dietro l’orecchio con fare quasi intimidito. - Oggi
toccava a me fare
la spesa.- continuò a parlare, mostrandogli il foglio pieno
di scritte che
teneva nella mano.
- Ti fanno
lavorare, eh?- la prese in giro con una piccola risata, vedendola
socchiudere
gli occhi e mordersi il labbro, quasi a decidersi su una cosa
importante.
Vide il suo capo
muoversi velocemente in un cenno, trovandola improvvisamente troppo
vicina al
proprio corpo quando gli appoggiò una mano sul braccio e
sussurrò: - Tu sai
come mi chiamo, io non so proprio chi sei.-
- Liam.-
bisbigliò, porgendole la mano per stringerla con la sua. -
Ed è un immenso
piacere averti rivisto.- aggiunse, avvicinando la mano alle proprie
labbra e
facendole il baciamano, ascoltando distrattamente la sua risata
divertita.
- Un uomo
d’altri tempi?- gli chiese con un sorrisino divertito e le
guance di un rosa
acceso, facendogli arricciare gli angoli delle labbra
all’insù e dire: - Un
gentiluomo.-
Le lasciò
la
mano, infilando la propria nella tasca dei jeans, e la
ascoltò mentre
aggiungeva: - E il gentiluomo vuole mettere a tacere la mia
curiosità?-
- Se me lo
chiedi con toni così garbati.- bisbigliò con un
filo di voce e un ritmo fin
troppo lento nel parlato, rendendosi conto di star flirtando
così apertamente
con una sconosciuta e nel bel mezzo di un supermercato.
- Posso offrirti
un caffè?- gli domandò immediatamente la ragazza,
raddrizzandosi con la schiena
e rivolgendogli un sorriso enorme e scintillante, quasi a sedurlo ad
accettare
la proposta.
Liam si
guardò
attorno, ricordandosi improvvisamente il motivo per cui si trovasse in
quel
posto, e mormorò: - Mi piacerebbe davvero ma..-
- Speri di
trovare di meglio nel reparto surgelati, vero?- s’intromise
la ragazza,
facendolo bloccare e scoppiare a ridere l’attimo dopo. E in
quel momento pensò che non ci
sarebbe stato nulla di male nell'accettare l'invito, un semplice caffè e la spesa
rimandata a qualche ora dopo.
Dopotutto il lunedì era il giorno
libero, aveva tutta la mattinata
per svolgere quel piccolo compito. Un caffè - ed una semplice
chiacchierata con quella
ragazza - gli avrebbe fatto sicuramente bene.
Avevano deciso
di fermarsi ad un bar all’angolo della via - piccoli tavolini
tondi all’aperto
e un’atmosfera quasi parigina nel quartiere di Brooklyn - e
avevano ordinato un
caffè ed un cappuccino, iniziando discorsi vaghi sul tempo
già afoso di quel
lunedì di fine maggio.
Jade stava
muovendo il cucchiaino in circolo nella tazza, lo sguardo fisso sulle
bustine
di zucchero, mentre Liam parlava di Aileen e di quanto fosse faticoso
tenere
quell’uragano a bada.
Il ventiseienne
si bloccò con una mano a mezz’aria, sentendo la
ragazza chiedergli: - E sua
mamma dov’è?-
- La mamma di
Aileen?- domandò, annuendo tra sé e capendo in
parte la curiosità della quasi
sconosciuta, per poi continuare con: - Ci ha lasciati tanto tempo fa,
ormai son
quasi cinque anni.-
Osservò
l’espressione sorpresa e dispiaciuta della ragazza, finendo
d’un sorso il caffè
per poi appoggiare lentamente la tazzina sul piattino, lo sguardo fisso
sulle
proprie dita per non dover incrociare il suo sguardo.
- Quindi
Aileen.. insomma non ha mai..-
- Nessuna delle
due è riuscita a godere a sufficienza della compagnia
dell’altra, no.- la
interruppe per rispondere a quella domanda il più
velocemente possibile. - Le
ho promesso che.. insomma le ho promesso che me ne sarei occupato.. non
son
riuscito a dirle di no.- continuò, muovendo le dita sul
bordo del tavolino con
la vista leggermente appannata per via degli occhi lucidi.
- Non ti piace
parlare di lei, scusa.- la sentì dire velocemente,
richiamando la sua
attenzione e facendogli sollevare di scatto il viso.
Liam si strinse
nelle spalle con un debole sorriso sulle labbra, si sistemò
contro lo schienale
della sedia e sussurrò: - Non sono ancora riuscito a
superare tutto. È stupido,
non trovi? Son passati cinque anni, eppure è come se fosse
ancora qui. Poi mi
chiede di Kaylyn e capisco che.. che non c’è
più. È assurdo, non trovi? Mi
sembra che il tempo passi così lentamente.-
Non
riuscì a
trattenere il sospiro e appoggiò i gomiti sul tavolino,
coprendosi per un
secondo il viso con i muscoli delle spalle tesi sotto la camicia.
- Vorrei solo
averla qui per un giorno.- sussurrò, parlando contro i
propri palmi e rivelando
i propri occhi lucidi l’attimo dopo. - Non per me, ma per
Lyn. Ha il diritto di
conoscere sua mamma, di vedere quant’era fantastica e bella
e.. oddio, scusa.
Non avrei dovuto iniziare questo discorso, mi faccio sempre prendere la
mano.-
ridacchiò in imbarazzo, scuotendo la testa e passando le
dita di una mano
contro la nuca.
Restò
sorpreso
per qualche minuto, quando la ragazza si sporse e gli prese la mano
appoggiata
sul tavolino, chiedendogli: - La amavi tanto, vero?-
Liam
inclinò
appena il viso, studiandola attentamente, e rispose: - Le volevo un
gran bene,
certo. Era una delle persone più importanti, una confidente
e una migliore
amica. Era e rimarrà sempre la donna più
significativa della mia vita.-
Sollevò
un
sopracciglio, con fare sempre più confuso, sentendo il suo:
- E ora?- a cui
seguì subito la specificazione: - Nella tua vita ora hai
qualcuno? Una ragazza,
una moglie.. hai qualcuno che si occupi di te?-
- Non ho bisogno
di nessuno.- le rispose, ridacchiando divertito e cercando di non
risultare
troppo sgarbato quando le chiese: - Come mai tutto questo interesse per
la mia
vita privata, Jade?-
Scoppiò
subito
dopo a ridere, vedendola arrossire sempre di più e
nascondere il viso nel
maglione, continuando poi con: - E tu? Non mi hai detto quasi nulla di
te. So
solo che lavori in quel diner e abiti con altre ragazze. Mi stai
tenendo dei
segreti?-
- In
realtà la
mia vita è piuttosto monotona.- ricominciò a
parlare lei, riprendendosi in poco
tempo dall’imbarazzo. - Vivo con altre tre ragazze,
l’appartamento è troppo
piccolo e dobbiamo dividerci il bagno. La cosa positiva di quel buco
è che si
trova a Downtown Brooklyn, prendo la metro e in massimo
mezz’ora sono alla
Cooper Union.- stava spiegando in modo pratico lei, facendogli
spalancare
appena gli occhi e ripetere: - Vai alla Cooper?-
Vide Jade
annuire con un sorriso fiero ed impacciato allo stesso tempo,
spostandosi tutti
i capelli su un lato per poi prendere la borsa e aprire cerniere alla
ricerca
di qualcosa.
- Nel senso..
wow.- continuò il castano, non sapendo bene che altro
aggiungere. - Ho sentito
che è davvero molto difficile riuscire ad entrare,
però una volta dentro hai il
destino segnato.-
- È molto
complicata come scuola e come corsi..- la sentì dire, tutta
impegnata con la
borsa per prestare attenzione al ragazzo di fronte a sé. -
.. ma quando riesci
a superare tutte quelle difficoltà hai tantissime
opportunità da sfruttare.
Soprattutto se, come me, insegui il tuo sogno.- e Liam fu costretto a
sbattere
più volte le palpebre nel trovarsi davanti
l’obbiettivo di una macchina
fotografica.
La
osservò
sporgersi verso di lui, abbassando l’obbiettivo per guardarlo
negli occhi, e
ascoltò attentamente il continuo del discorso, soffermandosi
sul: - Mamma e
papà non erano molto felici, avrebbero voluto vedermi
accettare la borsa di
studio per la Columbia, diventare avvocato e continuare le tradizioni
di
famiglia. Ma quella vita non fa per me, capisci? Questo è
quello che sogno di
fare da tutta una vita.-
- Ti capisco
bene, quando c’è la passione t’impegni
anche molto di più.- le andò dietro,
annuendo tra sé e sé per seguire il filo dei
propri pensieri. - E le altre
ragazze?-
- Come mai ti
interessano?- ribatté lei, prendendolo in contropiede e
lasciandolo
completamente confuso. - Pensi possano essere più belle di
me?-
- Finché
non
vedo non posso giudicare.- le rispose con le labbra arricciate in un
ghigno,
scoppiando a ridere subito dopo con lei; lei che gli rispose solamente
prendendo un foglio e una penna dalla borsa, scrivendo una serie di
numeri e
porgendoglielo subito dopo, dicendogli: - Se vuoi sapere altro di me
dovresti
proprio chiamarmi.-
Liam non ci
pensò molto a prenderlo e infilarselo in tasca, le sorrise e
aggiunse: -
Dovremmo proprio uscire uno di questi giorni.- per poi pagare il conto
di
entrambi e allontanarsi con lei verso il supermercato.
Angolo
Shine:
Come promesso,
eccomi qui!
Non faccio
spoiler su Aileen - Kaylyn - Liam, anche se per ogni capitolo
c’è sempre un
nuovo indizio e son sicura lo scoprirete prima della fine.
Un grazie enorme
a tutti quanti, leggo tutte le vostre recensioni anche se non vi
rispondo (o lo
faccio dopo secoli).
E so che state
tutti ( o almeno la maggior parte di voi) aspettando il seguito di Car
Wash, ma
in questo momento mi sto concentrando sulla long e altre due one-shot.
Giuro
che recupero tutto, non abbandono nulla.
A settimana
prossima, grazie ancora.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Quinto capitolo ***
You're my end and my beginning
« Cause all of me
Loves
all of you
Love
your curves and all your edges
All
your perfect imperfections
Give
your all to me
I'll
give my all to you. »
Quinto
capitolo:
Avevano
continuato a parlare del più e del meno per tutto il tempo,
mentre Liam notava
sempre più particolari in quella ragazza che la rendevano un
soggetto
particolare ed eccentrico; il suo modo di parlare, di comportarsi, di
fare
battutine in risposta a frasi di Liam.. era semplice stare in sua
compagnia,
semplice e salutare.
Si erano lasciati
con una stretta di mano e la promessa di rivedersi presto, avevano
preso due
direzioni opposte e, quando Liam aveva appoggiato le borse
sull’isola della
cucina, aveva inserito immediatamente il numero di cellulare di Jade
nella
rubrica del telefonino.
Si era messo a
sistemare la cucina, fortunatamente non aveva piatti e pentole da
lavare, e
quand’aveva finito persino di sistemare la sala ed era
tornato
nell’appartamento, dopo aver portato ai cassonetti la
spazzatura, aveva deciso
di saltare il pranzo e recuperare il sonno della sera precedente.
Aveva raggiunto
la camera, pregando che il sonno non gli passasse e gli desse il tempo
di
spogliarsi, e si buttò a peso morto nel letto, restando
solamente in boxer e
con il viso premuto contro il cuscino. I pensieri di qualche ora prima
l’avevano lasciato completamente, la mente era sgombra da
qualsiasi tipo di
incubo, incidente o ragazzino.
Si rigirò
nel
letto, sbuffando, quando - nemmeno un’oretta dopo, che
diamine - iniziò a
suonare il campanello; era quasi deciso ad ignorarlo e continuare a
dormire -
dopotutto chi poteva saperlo in casa? -, ma quello non
sembrò dargli tregua e
lo obbligò ad alzarsi dal letto, camminando come un
sonnambulo verso la porta,
una mano a stropicciarsi gli occhi e l’altra che strofinava
contro il petto
nudo.
Non
guardò
nemmeno dallo spioncino, pensando solamente alla signora Hall e al suo
gatto
sul tetto o sull’albero, e mugugnò un: - Che
succede?- coprendosi lo sbadiglio
con la mano.
Sbarrò
gli occhi
e spalancò la bocca, ascoltando il: - Fammi capire, apri
sempre la porta in
questo modo? Perché potrei abituarmici.- come fosse una
secchiata d’acqua
gelata, e osservò inerme il ragazzino che entrava
tranquillamente
nell’appartamento, chiudendosi la porta alle spalle.
- Che ci fai
qui?- gli domandò con un sospiro, non avendo la forza di
iniziare un battibecco
o cacciarlo fuori dal proprio appartamento. - Non dovresti essere a
scuola?-
continuò, incrociando le braccia al petto per cercare di
nascondere, almeno in
parte, il proprio petto nudo dagli occhi attenti del ragazzo.
L’altro
rispose
solamente con un’alzata di spalle e un passo verso di lui,
Liam non
indietreggiò e tenne gli occhi fissi nei suoi, ascoltando la
solita risatina e
il: - Louis ed io ci siamo cacciati nei guai. Niente scuola per una
settimana,
non lo sapevi?-
- No, non lo
sapevo.- borbottò, scacciandogli la mano che aveva iniziato
ad accarezzargli il
braccio. - E sinceramente non mi interessa, nemmeno un po’.
Voglio solo sapere
che ci fai qui, dal momento che te l’ho vietato, e cosa vuoi
da me.-
insistette, venendo costretto ad indietreggiare quando il ragazzino si
sporse
verso il proprio viso.
Arrossì
impercettibilmente alle parole: - Perché mi piace rompere le
regole. E perché
tu non mi dai ordini.-, schiarendosi la voce e stringendo i polsi del
moretto;
le sue mani si stavano spingendo fino all’orlo dei boxer che
indossava e tutto
quello stava diventando decisamente pericoloso, il fatto che indossasse
così
pochi vestiti lo rendeva il più esposto dei due.
- Posso
denunciarti, sai?- passò all’attacco, difendendosi
con le parole e con la morsa
attorno alle sue mani. - Perché mi son seriamente stufato
del tuo comportamento
arrogante e..-
- Fallo.- lo
istigò l’altro, il sorriso sempre presente sulle
labbra. - Son minorenne e potresti
finire dentro tu, sai come son attenti alla violenza sui minori e..-
- Non lo faresti
mai.- sibilò, stringendogli con più forza i
polsi, mentre avanzava verso la
porta, deciso a cacciarlo fuori come il giorno precedente. Si
bloccò, quando lo
sentì dire: - E tu non tentarmi, dottore.- con quel tono di
voce che gli faceva
perdere i nervi in meno di due secondi.
- Tu sei pazzo!-
esclamò infatti l’attimo dopo, perdendo le staffe
e spingendolo lontano dal
proprio corpo. - La vuoi smettere? Ho già i miei problemi
senza che ti ci metti
pure tu. Che cosa vuoi da me? Non succederà mai nulla tra
noi due, la vuoi
capire?-
Non si aspettava
di certo la risatina del ragazzo, che servì a farlo
innervosire solamente di
più, e grugnì al: - Nonostante stia apprezzando
l’offerta e la mercanzia, stia
facendo un’enorme fatica a farti stare zitto e sbatterti
contro un muro.. sono
qui per altro.-
- Per altro?-
ripeté con fare scettico, fissandolo attentamente nel
vederlo riavvicinarsi e
dire: - I miei occhiali da sole. Mi sono costati una fortuna. Li
rivoglio e
devi pagarmeli.-
- Parliamoci
chiaro.- mormorò Liam, tenendo gli occhi fissi sul ragazzino
ed aggiungendo: -
Io quegli occhiali non son tenuto a ripagarteli. Ti avevo avvertito ben
quattro
volte, te la sei cercata.-
- Si dà
il caso
che me ne fotto di quel che pensi.- gli parlò quasi sopra il
moretto, le labbra
arricciate nel solito ghigno e gli occhi luminosi. - Mi hai rotto gli
occhiali
e me li ricompri. Oppure veniamo a patti con altre cose, qualche
scambio o..-
- Che tipo di
scambio?- domandò immediatamente, troppo curioso per pensare
al ghigno
malizioso sulla bocca del ragazzo. Ma arrossì appena sulle
guance, sentendolo
dire: - Un pompino.-
Liam, che
restava sempre più scioccato dalla spavalderia del
più piccolo, prese un
respiro e mormorò, restando al gioco: - Devono valere
davvero poco per te, se
con un semplice pompino ripago il debito. Oppure sei già
così preso da me da
voler avere le mie labbra ad ogni costo.-
- Hai ragione.-
continuò quello, stringendo i denti sul labbro inferiore e
sbattendo appena le
ciglia. - Ma io parlavo di un pompino al giorno, fin quando non
sarò io a dire
basta.-
Il castano
arricciò le labbra in una smorfia, non sopportando
più quel gioco in cui il
minore sembrava aver sempre la battutina pronta, e si sporse verso di
lui,
stringendo le dita attorno al suo braccio.
- Te ne devi
andare, seriamente.- disse solamente, sentendo tutta la stanchezza
addosso e
volendo solamente tornare a dormire. Quel ragazzino gli rubava fin
troppe
energie, doveva difendersi su ogni lato e da ogni attacco; era troppo
faticoso
star attento ad ogni minima parola o passo.
Sbuffò,
quando
quello non lo ascoltò ma gli domandò, con fin
troppa curiosità nella voce: -
Perché? Sei impegnato? Per questo sei mezzo nudo? Hai una
ragazza che ti sta
aspettando nel letto, dottore?-
- Ascolta..-
mormorò, lasciandogli il braccio e passando il palmo sul
viso. - Stanotte non
ho dormito per nulla, ho poche ore a disposizione e se avessi qualcuno
nel
letto non sarei venuto ad aprire come un coglione. Mi fai il sacrosanto
piacere
di andartene?- concluse, parlando velocemente e senza prendere nemmeno
una
pausa. Voleva solamente tornare nel letto e dormire, non chiedeva
l’impossibile.
Ma evidentemente
si sbagliava, perché il moro avanzò verso di lui
e gli appoggiò i palmi sul
petto, risalendo lentamente fino alle spalle, per poi dire in un
sussurro: -
Posso aiutarti, dottor Payne.-
Liam
roteò
solamente gli occhi, domandandosi se avesse qualche strano potere da
attirare
solo guai, e scosse la testa, socchiudendo le labbra per rispondere ma
bloccandosi al suono del campanello.
- Non aspettavi
nessuno, eh?- gli domandò con fare annoiato il
più piccolo, staccandosi da lui
ed incrociando le braccia al petto con una smorfia sulle labbra. - Per
questo
volevi cacciarmi, stronzo.-
- Ma piantala,
bambino.- grugnì, spingendolo su un lato per poter
raggiungere la porta ed
aprirla. Aggrottò la fronte, quando si trovò di
fronte il ricciolino e mormorò:
- Non dovresti essere a scuola?-
- E tu
perché
sei.. oh.- osservò i suoi occhi guizzare alle proprie
spalle, capendo perfettamente
il suo ragionamento, e scosse ripetutamente la testa, indicando il
ragazzino e
cercando di spiegare che non aveva interrotto proprio nulla.
- Sì, che
ci ha
interrotti.- sentì dire da quello che lo raggiunse, avvolse
le braccia attorno
al proprio collo e restò con il petto contro la propria
schiena, stringendosi a
lui con fare quasi possessivo. - Non fare il timido, dottor Payne.-
ridacchiò
il moretto, tenendo gli avambracci sulle proprie spalle per poter avere
le mani
libere di muoversi lungo i pettorali del maggiore, che fissava
solamente Harry
non sapendo come liberarsi da tutto quello. In realtà il come liberarsi era piuttosto semplice, ma
il corpo non sembrava
voler seguire quel che il cervello gli stava gridando di fare.
- Non è
proprio
come sembra, Har.- gli fece sapere, ridacchiando appena per cercare di
far
sembrare tutta quella questione più leggera. - Stavo
dormendo, me lo son
trovato alla porta e stavo cercando di convincerlo ad andarsene.-
continuò a
spiegare, stringendo le mani su quelle del moro, che non sembrava
intenzionato
a smettere con quei tocchi mirati.
Non
riuscì a
fermare il brivido, sentendo le labbra del ragazzo alle proprie spalle
contro
la nuca e il suo: - E perché non mi cacci ora? Dì
la verità, Payne.-
Liam chiuse per
un secondo gli occhi - trattare con i due ragazzini in sedi separate
era un
conto, ma con entrambi era solo fatica triplicata -, li
riaprì dopo qualche
secondo e fece un cenno ad Harry, chiedendogli: - È
così urgente?-
Vide
l’espressione del riccio cambiare completamente - da confusa,
a sorpresa per
poi sporcarsi di tristezza e delusione - e sussurrò: - Ho
una questione da
sistemare con lui e..-
- Certo.- lo
bloccò Harry, distogliendo lo sguardo e abbassandolo pur di
non far incrociare
i loro occhi; la successiva frase: - Non stai facendo il bene di Leen
ora,
Liam.- gli arrivò dritta al petto, come una pugnalata, e si
liberò dal moretto,
bloccando il ragazzo pronto a correre via.
- Credimi,
Harry, tra me e lui non è successo null-..- fu costretto a
bloccarsi per colpa
della risata improvvisa e spenta del riccio, che mormorò: -
Non capisco perché
lui sì ed io no. Pensavo fosse una tua regola, ti rispettavo
anche per quello..
invece la fai valere solo con chi vuoi. Che schifo.-
Restò
immobile a
quelle parole, non sapendo come e cosa rispondere, e lo
osservò dargli le
spalle e chiudere la porta, senza dargli il tempo di ribattere e
spiegarsi.
Non si ricordava
nemmeno più dell’altro ragazzo nella stanza con
lui, sobbalzò quindi al suo: -
Troppi spasimanti, Payne. Devo iniziare a marchiare il territorio?-,
seguito
dalle sue braccia attorno alla vita, i palmi premuti contro il basso
ventre e
il mento contro la spalla; doveva essersi sicuramente messo in punta di
piedi,
per arrivare alla giusta altezza, e quel pensiero lo faceva stranamente
sorridere.
Restò
comunque
in silenzio, non facendo nulla per scacciare quello che restava
appoggiato -
con tutto il peso del corpo - a lui, e continuò a ripensare
alle parole del
riccio; Harry aveva preso un abbaglio, per quel che riguardava lui e
Zayn, ma
forse quel “non stai facendo il bene di Leen” non
era del tutto sbagliato.
Perché non stava cacciando quel ragazzo, che aveva
etichettato più volte come
pericoloso, ma lo stava lasciando completamente fare, gli stava
lasciando fin
troppo potere sul proprio corpo; ed era intuibile dal fatto che se ne
stava
ancora contro di lui, le mani sul petto e le labbra a lasciargli
piccoli baci e
morsi lungo la mandibola.
- Puoi..- si
schiarì la voce, sentendola roca, e si allontanò
di un passo, voltandosi successivamente
verso di lui con un’espressione seria in viso. -.. per
favore, basta.-
continuò, non avendo nemmeno la forza di trovare un nesso
logico nel discorso.
Non
riuscì a
trattenere l’ennesimo sbuffo, sentendolo dire: - Stai
già cedendo?-, e strinse
una mano attorno al suo braccio per riaccompagnarlo verso la porta e
poterlo finalmente buttare fuori.
-
Non sto cedendo.- ribadì il concetto, perché
quel ragazzino non gli provocava nulla dentro, non lo attirava come un
frutto
proibito, non era niente per lui. - Voglio solo che tu vada via da casa
mia.
Così posso riposarmi e recuperare il sonno che tu e il tuo
amichetto mi avete
fatto perdere.-
- Non abbiamo
discusso dei miei occhiali!- esclamò il ragazzino, cercando
di liberarsi della
presa e di opporre resistenza. - Rivoglio i miei occhiali. O i soldi.
Un tuo
pompino, se non accetti le altre due proposte.- continuò ad
elencare quello,
obbligandolo a fermarsi di fronte alla porta chiusa e sporgersi verso
di lui
per ripetere: - Te la sei cercata, non ti devo nulla.-
- E andiamo!-
insistette il moretto, scuotendo il braccio e riuscendo a liberarsi. -
Fammi
provare queste labbra, è una tortura vederti parlare.-
aggiunse, mettendosi
sulle punte e premendo i polpastrelli contro la nuca di Liam, che era
fin troppo
sconvolto per poter far qualcosa. - Poi ti metterai da solo in
ginocchio,
perché ti piace essere dom-..-
Gli coprì
la
bocca con la mano, riuscendo a bloccare quel fiume senza senso di
parole, e
puntò gli occhi nei suoi, scuotendo lentamente la testa.
- Non mi sono
mai abbassato a tanto.- bisbigliò, liberandolo subito dopo
ed indicandogli la
porta, continuando con: - Voglio riposarmi, puoi..- bloccandosi nel
vederlo
pronto a prendere parola ed aggiungendo: - Per favore, Zayn.-
Quel nome,
sussurrato a denti stretti, fu tutto quel che bastò al moro
per restare senza
parole; Liam lo osservò annuire tra sé e
sé, studiarlo in silenzio e sporgersi
verso di lui per bisbigliare contro il proprio orecchio: - Per questa
volta ti
lascio vincere. Ma la prossima avrò una di quelle tre cose.-
Non
riuscì a
bloccare il: - Dubito avrai mai l’ultima.- e restò
a bocca spalancata nel
sentire il suo palmo contro i propri boxer, facendolo allontanare con
uno
scatto e con qualche attimo di ritardo.
Era
completamente rosso sulle guance, quando il moro gli rispose: - La cosa
bella
del tuo vestiario di oggi è che si vede fin troppo bene che
ce l’hai duro.
Peccato, avrei potuto aiutarti. Non avrei mai lasciato il mio dentista
con
questa erezione.-
- Non mi sono
eccitato.- s’intestardì Liam, stringendo i pugni
nel vedere il sorrisino ad
arricciare le labbra dell’altro ragazzo. - E in ogni caso non
sarebbe merito
tuo.- continuò, stando sulla difensiva e grugnendo in
risposta alla sua risata
e al suo buffetto sulla guancia, accompagnato da un: - Ti credo,
dottore
bello.-
Il castano
restò
a fissarlo, ignorando l’ennesimo sorriso verso di lui, e
sospirò di sollievo al
suo chiudere la porta, lasciandolo finalmente solo coi pensieri.
Raggiunse
nuovamente la camera, infilandosi sotto le lenzuola, e si
addormentò in poco
tempo, per colpa di tutta la stanchezza che gli gravava sulle spalle.
Quando si
svegliò - completamente sudato per via dell’incubo
- e guardò la radiosveglia,
si rese conto dell’immenso ritardo; si alzò
velocemente dal letto, facendosi
una doccia in fretta e furia, indossò una maglietta a
maniche corte bianca e un
paio di jeans, per poi correre fuori dall’appartamento e
verso la scuola della
bambina.
Riuscì ad
arrivare con mezz’ora di ritardo, trovando la bambina seduta
sul muretto della
scuola con un libro aperto sulle ginocchia, e si avvicinò
velocemente a lei,
deglutendo in ansia all’incrociare i suoi occhi scuri.
Sollevò
le
braccia con fare innocente all’accusa intrisa in quello
sguardo, sentendola
dire: - Ti eri dimenticato di me, Lili.-
- No,
assolutamente no!- esclamò, stando sulla difensiva e
piegandosi sulle ginocchia
per essere al suo stesso livello. - Non mi dimentico mai di te, Lyn.
Ero solo
tanto stanco e mi son addormentato.- cercò di spiegare,
restando immobile a
fissare il muro di fronte a sé per via della piccola che era
saltata giù dal
muretto e teneva le braccia incrociate.
- Lyn.-
sussurrò, voltandosi e appoggiando le mani sulle sue spalle.
- Mi son mai
dimenticato di te, Aileen?- le chiese, spostando una mano per
sollevarle il
mento con l’indice. - Ho avuto una settimana difficile ed ero
tanto stanco. Non
mi dimentico di te.-
Rivolse un
sorriso un po’ più convincente alla bambina,
strofinando il pollice contro le
sue fossette, e si chinò appena per prenderla in braccio e
avvolgerla tra le
proprie braccia.
- Non mi
dimenticherò mai di te, Lyn.- bisbigliò contro la
sua fronte, muovendosi sulle
gambe per coccolarla e farla calmare, sentendo le sue dita arricciargli
la
maglia. - Sei la mia donnina, come faccio senza di te?- aggiunse in un
sussurro, premendo le labbra contro i suoi capelli marroni e
lasciandola scendere
dalle proprie braccia.
- Non lasciarmi
più sola, Lili.- la sentì dire con una nota quasi
autoritaria nella voce, porgendogli
la cartella e il libro con un sorriso innocente che mostrava le
fossette. -
Andiamo al parco?- gli domandò l’attimo dopo,
senza togliersi il sorriso dalle
labbra, prendendogli il braccio e scuotendolo appena.
- Al parco, per
farmi perdonare.- ripeté quel che stava pensando lei,
ottenendo un cenno
d’assenso da parte di quella che aveva iniziato a trascinarlo
verso il
sottopassaggio della metropolitana.
Era sempre
così
tra loro, Aileen - alla fine dei conti - riusciva sempre
ad ottenere quel che voleva; forse era merito del suo
sorriso, del suo carattere vivace, dei suoi occhi sempre accesi di
quella gioia
tipicamente infantile o forse perché gli ricordava fin
troppo bene la madre.
Parlarne
nuovamente con Jade, quella mattina, gli aveva portato alla memoria fin
troppi
ricordi: i loro giochi da bambini, il loro crescere assieme, quel primo
bacio
un po’ forzato e i segreti bisbigliati nella loro casa
sull’albero con le prime
luci dell’alba.
Era una donna
eccezionale, sarebbe stata un’ottima madre e lui glielo
ripeteva sempre - da
quand’era corsa da lui per dargli la notizia - glielo diceva:
“Lyn, non devi
avere paura di nulla. Questa bambina è già troppo
fortunata ad averti”.
Ed era andata
proprio così - dalla gravidanza fino al primo anno di vita
-, lei aveva
rinunciato all’università per crescerla mentre lui
frequentava il primo anno
alla Columbia; si vedevano nei week end e lei lo lasciava lamentarsi
dei corsi
difficili e dei professori fin troppi esigenti, gli lasciava coccolare
quella
bambina - che aveva già conquistato il suo cuore - e si
fermava per quei pochi
giorni, prima del ritorno nel caos della vita universitaria.
Quella ragazza
aveva dentro di sé una luce incredibile - persino quando
stava per spegnersi e
gli aveva fatto giurare di prendersi cura della sua piccola - e, dopo
ormai
cinque anni, gli mancava come il primo giorno. Era una cosa ingiusta e
non
riusciva a darsi pace, nonostante tutto. Sapeva che, restando
aggrappato al suo
ricordo, non risolveva nulla, ma non riusciva a .. lasciarla andare?
Così gli
aveva ripetuto lo psicologo a cui si era rivolto qualche settimana dopo
la sua
morte; aveva seguito poche sedute e poi aveva rinunciato. Erano solo
parole - e
soldi - gettati al vento; non poteva perdere tempo dietro a quel
vecchietto
attempato, non quando aveva una scuola da finire e una bambina da
curare.
Si
risvegliò da
tutti i suoi pensieri, sentendo quel “Lili”
preoccupato e le dita della bambina
pizzicargli appena la pelle del braccio.
- Siamo
arrivati, Lili.- gli riferì la piccola, indicandogli con un
cenno le porte
scorrevoli e seguendolo silenziosamente fuori dalla metropolitana.
Stavano
camminando da qualche minuto, le loro mani strette e la mente di Liam
ancora
piena di tutti quei ricordi, quando la bambina prese il coraggio a
chiedere: -
Come mai sei triste?-
Liam
restò per
un secondo scioccato da quell’improvvisa domanda, tanto che
si fermò in mezzo
al marciapiede - ottenendo due o tre spintoni da passanti frettolosi -,
e
mormorò: - Non sono triste, Lyn. Sono solo stanco, ho avuto
una settimana
pesante e..-
Fu costretto a
bloccarsi, vedendo la più piccola scuotere il capo con
un’espressione seria e
preoccupata - fin troppo da grande
per una bambina di soli sei anni -, e la sentì specificare:
- Sei sempre triste
durante le vacanze.- con un tono di voce quasi saccente, a sfidarlo a
negare
una cosa ovvia.
- Ma non
è..-
sospirò nel vederla incrociare le braccia al petto, il piede
piccolo che
batteva contro il cemento, e continuò: - Il fatto
è che.. vuoi sapere la
verità?- per poi piegarsi sulle ginocchia e appoggiare le
mani sulle sue
spalle, bisbigliando: - D’estate voi bambini mangiate
così tante schifezze, che
i dentini vi diventano tutti brutti.-
Annuì
alla
domanda: - E tu diventi triste per questo?- per poi sorriderle
intenerito,
quando gli promise che si sarebbe lavata i denti dopo ogni pasto pur di
vederlo
felice.
- Sei una
bambina dolcissima, lo sai?- sussurrò, stringendole appena
le spalle con gli
occhi fissi nei suoi.
- Me lo dici
sempre, Lili.- ridacchiò lei, mostrandogli un sorriso con
tutti i dentini
bianchi in evidenza. - E la signora Hall dice che tu mi vizi troppo.-
aggiunse,
facendolo scoppiare a ridere ed annuire assieme.
- Come posso
viziarti oggi pomeriggio?- le domandò con le labbra
arricciate in un ghigno,
rimettendosi dritto in piedi e porgendole la mano. Aggrottò
le sopracciglia
alla sua esclamazione sul volere un gelato e mormorò: - Ma
l’hai già mangiato
ieri e..-
- No, ieri
l’ha
mangiato tutto la terra.- ribatté lei, guardandolo con un
broncio scuro sulle
labbra e gli occhi enormi.
- E vada per un
altro gelato, forza.- si arrese con un sospiro dopo pochi minuti,
superando il
cancello del parco e dirigendosi verso il chiosco subito
all’entrata.
Si erano messi
in fila per il gelato da circa dieci minuti, la coda quel
lunedì era quasi
interminabile, e stava ascoltando distrattamente Aileen raccontargli
della
giornata appena passata - era tutto un lamentarsi di quel bambino, quel
John,
per cui aveva sicuramente una cotta -, quando la sentì
ripetere il suo nome e
tirarlo per il braccio, indicandogli una cosa che doveva
assolutamente provare.
Seguì il
suo
dito e sbarrò gli occhi nel vedere quello che faceva lo
slalom tra vecchietti e
bambini - completamente incurante delle regole del parco - su
quell’arnese
infernale.
- Oh, porca
puttana.- si lasciò sfuggire in un lamento, sentendo la
bambina rimproverarlo
con un’esclamazione e un: - Lili, non devi dire quelle
parole.-, e sollevò gli
occhi al cielo, quando il ragazzino si fermò proprio di
fronte a loro con un
ghigno sulle labbra.
- Ma guarda chi
abbiamo, il nostro amico dentista.-
Angolo
Shine:
Chiedo scusa per
l’appuntamento saltato, spero di riuscire a farmi perdonare
con questo
capitolo. (Avete un piccolo momentino Ziam tutto per voi)
E si scoprono
sempre più cose (microscopici dettagli) su Kaylyn e sul suo
rapporto con Liam.
Leggo sempre
tutte le vostre recensioni, ma non riesco mai a trovare uno straccetto
di tempo
libero. Mi concentro prima di tutto sullo scrivere, non vorrei che la
pigrizia
vincesse su di me.
A venerdì
prossimo!
Giuro che non lo salto questa volta.
E, come
dimenticare, tanti auguri all’orsetto Payne.
|
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Capitolo 7 *** Sesto capitolo ***
You're my end and my beginning
« Cause all of me
Loves
all of you
Love
your curves and all your edges
All
your perfect imperfections
Give
your all to me
I'll
give my all to you. »
Sesto
capitolo
Se Liam avesse
stilato una lista, di quello che gli sarebbe successo in quella
giornata, mai
si sarebbe aspettato di trovarsi davanti quel ragazzino arrogante in
momenti
così poco opportuni.
Solo quella
mattina gli aveva aperto in mutande, scambiandolo per la vicina, e ora
se lo
trovava al parco, Aileen proprio lì accanto a lui e bloccato
nella fila per
quel gelato che la bambina sembrava volere ad ogni costo.
- Ma guarda chi
abbiamo, il nostro amico dentista.- lo sentì dire con lo
stesso tono di voce
arrogante e spocchioso, non aveva ancora incrociato il suo sguardo ed
aveva già
i nervi a fior di pelle.
Ignorò il
suo: -
Porti a spasso i bambini ora?-, che voleva essere sicuramente una
provocazione,
e tenne gli occhi puntati di fronte a sé, fin troppo
consapevole di avere
Aileen per mano e quel ragazzo accanto a loro.
- Son cose che
non ti riguardano.- sibilò, rompendo il silenzio, abbassando
lo sguardo sulla
bambina, che sussurrò: - Cos’è quello?-
indicandogli la tavola con le quattro
ruote, che il moro teneva ferma con un piede.
Roteò gli
occhi,
sentendo il ragazzino chiedere: - Ehi, piccola, vuoi fare un giro?-, e
scosse
ripetutamente la testa, quando Aileen si rivolse a lui e si
aggrappò al suo
braccio.
- Ora ci provi
anche con quelli molto più piccoli di te?- gli chiese con
una punta d’acidità
nella voce, arrossendo al suo ribattere con: - Anch’io son
più piccolo di te.-
Si
schiarì la
voce, ignorando la bambina che si era fatta silenziosa e li osservava,
e
borbottò: - Io non ci provo con te.-
Stava fissando
quel ragazzino, cercando di riuscire a vincere quel piccolo dibattito
con una
semplice occhiata, ma si bloccò nel sentire la vocina della
piccola chiedere: -
Cosa vuol dire provarci, Lili?- e spostò lo sguardo su di
lei, non sapendo bene
cosa rispondere.
- È
quando..
ecco.. è un po’ come..-
- Come faceva
papà con la mamma?-
Schioccò
le
dita, annuendo con un sospiro di sollievo, e ripeté: - Come
papà faceva con la
mamma, esattamente.-
- Quindi avrai
un’altra bambina, Lili?-
Sbarrò
gli occhi,
non aspettandosi una domanda del genere, ed arrossì nel
momento in cui incrociò
per un secondo gli occhi del più piccolo, per poi
boccheggiare e cercare di
spiegarle che, tra loro due, non c’era nulla di simile a quel
che c’era tra il suo
papà e la sua mamma.
Roteò gli
occhi
al commento di Zayn sullo spezzargli il cuore, ignorandolo
completamente, e si
chinò appena sulle ginocchia per essere allo stesso livello
della bambina;
strinse le mani sulle sue spalle e mormorò: - Non ci
sarà mai nessuno che prenderà
il tuo posto, piccola.-
Sobbalzò
appena,
rimettendosi dritto con la schiena, e fissò il secondo
ragazzino che aveva
fermato la bicicletta a pochi centimetri da loro, facendo una sgommata
e
sollevando il terriccio.
Sentì dei
commenti sui modi dei giovani d’oggi,
che corrispondevano con i propri pensieri, e appoggiò una
mano sul capo della
bambina, quasi a tenerla lontana e proteggerla dai due che la fissavano.
- E così
questo
è il segreto del nostro caro Payne.- iniziò a
parlare il nuovo arrivato, affiancando
l’amico che spostava lo sguardo dalla bambina a lui con fare
sempre più
confuso. - Per questo non potevi uscire a bere? Avevi ben altro di cui
occuparti, eh?- lo prese quasi in giro, sporgendosi per spingere il
pugno
contro il suo stomaco.
- Io..
sì, uno
dei motivi.- confessò, stringendosi nelle spalle e trovando
divertente
l’espressione scura del moro nel chiedere al compagno di
avventure se avesse
davvero invitato il suo dentista ad
uscire.
Ascoltò
il
siparietto con un ghigno ad arricciargli le labbra, dimenticandosi per
un
momento della bambina che teneva le dita strette al suo braccio, e si
trattenne
dallo scoppiare a ridere nel vedere come quel bambino
lo considerasse già di sua proprietà.
A spezzare quel
piccolo momento fu proprio la voce della più piccola, che
gli chiese,
tirandogli appena il braccio, se potesse fare un giro su
quell’arnese
pericoloso.
- No, Lyn. Non
mi fido di quella tavola e soprattutto del proprietario.-
borbottò, ignorando i
due che non parlavano più tra loro e li fissavano solamente.
- Ora prendiamo il
gelato e poi ce ne torniamo a casa. Questo posto inizia ad essere
malfrequentato.- aggiunse il commentino acido, rivolgendo
un’occhiataccia al
moro che sembrò, per la prima volta in vita sua, esser preso
contropiede.
- Quindi tu
sei.. insomma lei è.. tu sei..-
Aggrottò
la
fronte, trattenendosi dal ridere e mettendo su un’espressione
confusa, e poi chiese:
- Siamo cosa?-
E, sì,
sapeva
benissimo di star punzecchiando quel ragazzino che si era fatto
improvvisamente
timido; ma non era colpa sua, aveva attorno a sé una
sfumatura quasi adorabile e non
riusciva a
smettere di provocarlo.
Lo
osservò
mentre sbuffava, si chinava sulle ginocchia e porgeva una mano alla
bambina,
dicendole: - Sono Zayn, tu come ti chiami?- a cui lei rispose con un
timido: -
Aileen.-
- Sono un amico
del tuo papà.- continuò a parlare il moro,
indicando con un cenno Liam che
restava in silenzio a guardare la scenetta. E la bambina, dapprima
confusa, si
aprì in un sorriso, prendendo la mano del castano, e
ripeté: - Sei amico di
Lili?-
- Sì,
amico..
non siamo proprio amici.- mugugnò il ventiseienne,
distogliendo lo sguardo
dagli occhi luminosi della bambina, scuotendo con decisione il capo al
suo: -
Se è tuo amico, dovresti fidarti di lui.-
- Infatti non
è
mio amico, Lyn.- grugnì, lanciando un’occhiataccia
a quello seduto sul sellino
della bicicletta, che sembrava trovare tutto divertente e non smetteva
di
ridere.
Al suo insistere
sul fatto che era stato Zee -
ancora
non capiva come potesse legarsi così in fretta alle persone
- a dirle che erano
amici, sbuffò e iniziò ad agitare una mano, come
per cancellare tutta quella
conversazione senza senso e ritrovare il filo del discorso.
- Per favore,
Lili.-
- Non fare il
papà cattivo, Payne.-
Sentì
dire in
contemporanea dai due, appuntandosi mentalmente di tenerli separati in
futuro,
e continuò a scuotere il capo, incrociando le braccia al
petto con
un’espressione decisa in viso.
- Cosa vuoi che
succeda?- s’intromise Louis, che teneva il busto
completamente proteso in
avanti e il mento sulla braccia appoggiate al manubrio. - Se
c’è una persona di
cui puoi fidarti, quando si tratta dello skate, è proprio
Zay.- aggiunse, le
labbra piegate in un ghigno quasi impaziente di vedere il proseguimento
di quella
giornata.
- Si dà
il caso
che mi preoccupo!- esclamò, bloccando la bambina che
sembrava aver preso nelle
parole di Louis un consenso. - E non m’importa se
è bravo, se dovesse
succedergli qualcosa io..-
Non aveva
nemmeno concluso la frase, quando Zayn mormorò: - Mi
dispiace, piccola. Se il
papà dice di no, non possiamo disubbidirgli.-; ed aveva un
tono di voce ed
un’espressione così fintamente innocente che a
Liam tremarono per un secondo le
mani dalla voglia di predominare su di lui.
Ricambiò
il suo
sguardo, riducendo gli occhi a due fessure, e infilò le dita
tra i capelli
marroni della bambina, sussurrando: - Un’altra volta, Lyn.
Non vedi quante
persone ci sono? Sarebbe pericoloso e..- per poi irrigidirsi nel
sentire lo
sbuffo del moro e il suo commentino sull’essere un
papà fin troppo apprensivo.
- Tu non sai un
cazzo.- sibilò, non riuscendo a fermare nessuna parola, e
riuscì quasi a
crescere in altezza per tutta la rabbia che aveva dentro. - Non ti
permetto di
criticare quel che sto facendo io con lei. Se le decisioni che prendo
non ti
stanno bene.. non sono fatti tuoi, capito? Non m’importa un
emerito cazzo del
tuo parere.- continuò a parlare, ringhiando quasi tra i
denti ed alzando la
voce. Si stava anche avvicinando al ragazzino, per sputargli in faccia
altre
parole velenose, ma Louis gli si parò di fronte e
appoggiò i palmi sul suo
stomaco, obbligandolo a fermarsi.
- Stai dando
spettacolo, Payne.- lo rimproverò quasi, facendogli
ricordare improvvisamente
che si trovava nel mezzo di un parco frequentato da tutti. - Prendi un
respiro
e ti calmi. Nessuno sta criticando niente, dico bene Zay?-
Prima di
ottenere una risposta positiva del moretto, passarono dei minuti tra
sbuffi e
borbottii; Louis come paciere era sicuramente
poco credibile, sia lui che Zayn sapevano cosa quel commentino stava a
significare. Forse aveva esagerato con quella reazione, ma non gli
piaceva
quando criticavano le sue decisioni; soprattutto se a criticarlo era un
ragazzino spocchioso con alcuna esperienza in quel campo.
- Mettiamola
così.- saltò fuori Louis, notando come la
tensione non fosse scesa nemmeno di
poco. - Lui non può criticare le tue scelte da
papà protettivo e tu non puoi
criticarlo per quel che riguarda lo skate.- concluse, dando un colpetto
contro
lo stomaco del castano per ottenere la sua attenzione.
- Però
lui mi ha
criticato.- s’impuntò il maggiore, scrutando il
moretto che ribatté con: - E tu
hai criticato me, siamo pari.-
- E se ho detto
ad Aileen di no, allora è no.- insistette, sentendo i
lamenti della bambina e le
sue dita sul braccio. - E lei è più importante di
uno stupido skate.- sputò
fuori, sorridendo tutto soddisfatto nel riuscire a scalfire la corazza
del più
piccolo.
- Su una cosa,
Payne, ha ragione.- sentì dire, quasi in secondo piano, da
Louis. - Qui c’è
troppa gente, spostiamoci.- concluse quello, senza dargli il tempo di
ragionare
che aveva preso Aileen, posizionata sulla canna della bicicletta, ed
era
partito, lasciandoli indietro.
-
LOUIS!- riuscì a gridare con tutto il fiato
che aveva in gola, sentendo lo stomaco attorcigliarsi tutto nel vedere
la
testolina marrone disperdersi tra la folla. - Io lo ammazzo.-
grugnì,
stringendo i pugni e iniziando a camminare verso la direzione in cui
era
sfrecciata la bicicletta.
Era così
preso
dall’insultare quel ragazzino, minacciare chiamate alla
polizia e al sindaco,
che si spaventò nel sentire il rumore delle ruote dello
skate accanto a lui; ci
mancava poco che gli pestasse il piede con quell’arnese
terribile.
- E tu che
vuoi?- gli domandò, tenendosi sulla difensiva con gli occhi
socchiusi,
continuando a camminare mentre quello gli girava quasi attorno. - Non
sei
soddisfatto? Se le succede qualcosa, lo ammazzo. Ammazzo te e lui.
Prima te,
sicuramente prima te.- iniziò a farneticare ed agitare le
braccia, percorrendo
il viale alla disperata ricerca della bambina.
- Pensavo certi
insulti fossero solo per me, pensavo di avere l’esclusiva.-
piagnucolò il moro,
piegandosi sulle ginocchia per riuscire a fare una curva ampia e
immettersi in
un’altra stradina.
- Non preoccuparti.-
borbottò Liam, camminando a passo spedito e tenendo gli
occhi puntati di fronte
a sé. - Tu sei l’unico che odio così
tanto, l’unico che odierò così tanto.
Nei
secoli a venire, finché sparirai dalla mia vita.-
ironizzò con un sorriso
enorme e fintamente dolce.
Si bloccò
suo
propri passi, rischiando di finirgli addosso, quando si
fermò proprio di fronte
a lui, e si fece attento al suo: - Posso aiutarti a trovarla, io so
dov’è
andato Louis.-
- Tu lo sai?-
ripeté in una domanda, vedendolo annuire e mettersi in piedi
sullo skate, le
mani sulle proprie spalle quasi a mantenere l’equilibrio. - E
me lo dirai in
cambio di..- lo anticipò, riuscendo ormai a capire gli
strani ingranaggi nel
cervello di quel ragazzo.
- Ricordati che
la questione degli occhiali non è ancora risolta.-
mormorò invece il moro,
spingendo i polpastrelli contro la sua nuca per attirarlo meglio contro
di sé,
ed aggiunse: - Ma in cambio di quest’informazione voglio un
bacio.-
Liam
restò in
silenzio per qualche minuto, ripetendosi quella proposta nella testa e
pensando
di non aver mai conosciuto persona più cocciuta di quel
ragazzino spocchioso, e
poi puntò gli occhi nei suoi, sussurrando: -
Perché pensi che accetterò questa
idiozia?-
Restò
spiazzato
al: - Perché tu vuoi tua figlia e io so esattamente dove
trovarla.-, lo studiò
in silenzio, quasi a valutare seriamente
quella proposta, e socchiuse gli occhi, bisbigliando: - Quante
probabilità ho
di trovarla da solo?-
- Sai anche tu
quant’è grande Central park. Louis ha una bici e
tu sei a piedi.- gli spiegò
frettolosamente il moro, mantenendo ugualmente una certa calma nel tono
di
voce; sembrava quasi fargli capire che aveva tutto sotto controllo, che
era uno
scambio equo da ambo le parti.
Liam
annuì tra
sé e sé, si schiarì la voce e poi
chiese: - Nessuna possibilità quindi?- a cui
Zayn rispose con un cenno del capo, le dita che stava muovendo lungo le
spalle
e la nuca del maggiore. - E tu poi mi porterai da Lyn?- insistette,
cercando di
convincersi che non si stava
abbassando ai voleri di un ragazzino.
- Un bacio e
avrai tua figlia, sana e salva, tra le tue braccia.- lo
rassicurò quest’ultimo,
infilando le dita tra le sue ciocche e massaggiandogli la cute. -
Andata?- gli
chiese, le labbra piegate in un ghigno soddisfatto al cenno
d’assenso del
castano.
Liam era ancora
frastornato da quella novità - stava davvero per baciare
quello stupido
ragazzino saccente ed arrogante -, ma si ripeteva che era la cosa
giusta da
fare per ritrovare Aileen. Su una cosa quel ragazzo aveva ragione: da
solo
sarebbe stato impossibile trovarla. Così spostò
le mani a stringergli i fianchi
- mossa non necessaria, si ripeteva nella testa - e si sporse con il
viso verso
di lui, vedendolo chiudere gli occhi e fare poi lo stesso.
Sentiva il suo
fiato caldo abbattersi contro la propria bocca, il suo respiro era
accelerato -
quasi come se fosse agitato, possibile?- e le sue dita gli stringevano
con
eccessiva forza le ciocche di capelli, ma lui era troppo impegnato a
ripetersi
che non stava sentendo nulla, che lo stava facendo per trovare Aileen.
Sentiva i loro
cuori battere quasi all’unisono, i loro petti che si
toccavano e le labbra che
si sfioravano solamente; sembravano quasi studiare
l’avversario, trovare un
modo per dominarlo con quel gesto e vincere quello strano duello.
Ma, non appena
sentirono un “Lili!” in lontananza, sbarrarono gli
occhi con differenti
emozioni leggibili in essi. Liam aveva le guance rosse, al contrario di
Zayn
che aveva assunto un colorito paonazzo, e stava quasi cercando di
allontanarsi
dal ragazzino che, al contrario, non sembrava intenzionato a lasciarlo
andare.
- Lili! Lili!-
continuò a gridare la bambina, che stava correndo verso di
loro con un sorriso
enorme sulle labbra, facendo dividere i due e buttandosi tra le braccia
del
castano con una risata. - È stato divertentissimo! Lou
è simpaticissimo e..
perché sei tutto rosso, Lili?-
- Oh, uhm..
nulla, Lyn. Fa solo caldo qui.- s’inventò su due
piedi, irrigidendosi
nell’incrociare lo sguardo furioso del moro, e
deglutì, stringendo la bambina
al petto ed osservando il ragazzino ringhiare verso l’altro:
- Non potevi
aspettare? Un secondo mi sarebbe bastato.-
-
Dall’infilargli la lingua in bocca?- sentì dire da
quello che se ne stava
ancora seduto sul sellino della bicicletta. - È un padre di
famiglia, decisamente
sopra la tua portata.- continuò a parlare con fare
sarcastico, ignorando quanto
fosse pericoloso quello che avanzava verso di lui con lo skate sotto il
braccio.
Liam era
concentrato a cercare di capire cosa si stessero dicendo i due, ma
sentì Aileen
chiedere: - Perché lo zio è arrabbiato?-
- Arrabbiato?
Chi è arrabbiato?- domandò con fare confuso,
seguendo il dito della bambina che
indicava il moretto, che continuava ad agitare le braccia e inveire
contro
l’altro ragazzo. - Lui è.. è uno
stupido che si arrabbia con tutti se non
ottiene quello che vuole.- rispose velocemente, tenendo un tono di voce
alto
per farsi sentire dall’interessato.
Lasciò
scendere
dalle proprie braccia la bambina, che gli stringeva in una morsa la
mano, e
tenne la postura rigida e gli occhi fissi in quello che si era fermato
di
fronte a lui, sprizzando rabbia da ogni angolatura.
- La voglia di
sbatterti contro un muro me la fai solo aumentare.- grugnì
infine, spingendo il
pugno contro lo stomaco del maggiore che indietreggiò
appena, scoppiando a
ridere di gusto.
- Perché
vuoi
fare del male a Lili?- domandò la vocina della bambina,
lasciando sorpresi
entrambi, mentre teneva la mano stretta a quella del castano e li
fissava con
un’espressione curiosa.
Il primo a
riprendersi dalla sorpresa fu proprio il moretto, che scosse la testa
con un
sorriso e si chinò per essere al suo stesso livello, per poi
sussurrare: - Non
ci facciamo male. È un gioco tra tuo papà e me.-
- Mio
papà?-
domandò nuovamente la più piccola, seguendo il
cenno di Zayn e mormorando
“Lili?” con un filo di voce.
- Non gli
farò
mai male, promesso.- aggiunse il moretto, porgendole la mano e
aspettando che
la stringesse, per poi sollevarsi e rivolgere un sorrisino tutto
arrogante al
ventiseienne, bisbigliando: - Sempre che lui non voglia.-
Liam stava
ancora fissando ad occhi sbarrati il ragazzino, trovando
quell’ennesima uscita
una dimostrazione della sua arroganza, e restò ancora
più spiazzato nel sentire
la voce della bambina chiedere timidamente: - Ora che siete diventati
amici,
posso andare su quella cosa con le ruote?-
- Noi non
siamo..- stava dicendo Liam, negando per l’ennesima volta
qualsiasi rapporto quantomeno amichevole
tra lui e il
diciassettenne, ma si bloccò a fissare la piccola e i suoi
occhioni marroni. -
Se me la riporti con un capello fuori posto, me la paghi. Va bene?-
sibilò,
rivolgendosi a quello accanto a loro che inarcò un
sopracciglio e gli diede un
buffetto sulla guancia.
- Stai tranquillo,
paparino.- lo prese in giro, facendolo arrossire e sbuffare assieme,
per poi stringere
la mano della bambina e camminare verso la piccola salita che faceva la
strada.
- Non le succederà nulla!- gridò ancora per
rassicurarlo, tenendo lo skate nell’altra
mano e appoggiandoselo sulla spalla.
Liam stava
tenendo gli occhi puntati su di loro, cercando di intuire da quella
distanza
cosa trovassero così divertente dal ridere assieme, e
sobbalzò nel sentire: -
Non preoccuparti troppo, ti verranno le rughe.-
- Quanto posso
fidarmi di quel pazzo?- gli domandò invece, guardando per un
secondo il ragazzo
che si posizionava al suo fianco e teneva gli occhi rivolti sui due che
si
mettevano d’accordo.
Louis si strinse
nelle spalle, appoggiò gli avambracci sul manubrio della
bicicletta e mormorò:
- Ha vinto tante di quelle gare, è al sicuro con lui.-
- E poi non
farà
mai del male ad una persona a cui tieni.- aggiunse, facendo strabuzzare
gli
occhi del maggiore dalla sorpresa. - E non ringraziare per averti
salvato, è
stato un piacere.-
- Sì,
ecco.. a
proposito di quello..- farfugliò, le guance che gli si erano
velocemente
arrossate al ricordo di quel quasi bacio, e iniziò a
stringere le sue stesse
dita, non sapendo come continuare il discorso.
Sentì una
pacca
sulla spalla, anche piuttosto forte, e bisbigliò i suoi
ringraziamenti,
ascoltando distrattamente il discorso di Louis su quanto sarebbe stato
inopportuno per sua figlia vederlo slinguazzare
un suo amico.
- Non sarebbe
andata così in ogni caso.- borbottò il maggiore,
incrociando le braccia al
petto con una smorfia nel sentire la risatina di Louis e il suo: -
Certo,
convinto tu.-
Dopo aver
rischiato di perdere Aileen nei modi più impensabili - il
suo cuore non avrebbe
sicuramente retto ad altri infarti del genere - e aver salutato i due
che
continuavano a ridere, erano tornati verso il loro appartamento,
fermandosi due
secondi per scambiare quattro chiacchiere sulle rampe di scale con la
signora
Hall.
Liam si era
quindi messo ai fornelli - il solito piatto pronto e surgelato per
comodità -
mentre Aileen faceva i suoi compiti, la matita che continuava ad
agitare mentre
alternava delle canzoncine a descrizioni del suo nuovo amico Zee.
- E ha detto che
la prossima volta mi farà vedere il giro della morte.- stava
dicendo tutta
convinta la bambina, ottenendo solamente dei borbottii in risposta.
Liam era
convinto che quei due non si sarebbe visti mai più, e quello
stupido gli
proponeva di ammirare le sue acrobazie da quattro soldi.
Mangiò
quindi
nel più assoluto silenzio, rotto dalla parlantina della
più piccola - dote che
aveva preso sicuramente dalla madre -, e dopo mezz’ora
avevano già ritirato
tutto e se stava sdraiato sul divano. Stavano dando un film vecchio, a
cui non
stava prestando la minima attenzione, e lui era completamente disteso
con le
mani dietro la nuca e il telecomando sullo stomaco; continuava a
pensare ad
ogni cosa e a nulla, il suo sguardo cadeva sempre sulla bambina che
stava
disegnando con tutti quei pastelli che la signora Hall le aveva
regalato per il
suo compleanno. “I bambini devono essere liberi di disegnare,
nel disegno
esprimono se stessi”, ripeteva sempre come se fosse una
massima. E lui ora la
stava osservando in silenzio, mentre disegnava quel che aveva tutta
l’aria di
essere proprio lei su una montagna fin troppo alta e quello
skate ai piedi.
Aveva puntato
nuovamente lo sguardo sulla televisione, cambiando canale per metterne
uno con
programmi più decenti, e lo abbassò subito dopo
sulla bambina che lo chiamò con
fare quasi nervoso.
- Che succede,
piccola?- la interrogò, appoggiando le mani sui suoi fianchi
e sollevandola per
mettersela seduta sul petto. - Stai male? Cosa devi chiedermi?-
continuò con le
domande, preoccupandosi al vederla così stranamente
pensierosa.
Iniziò a
tossire
convulsamente, sentendo il suo: - Zee conosce papà?- e
scosse velocemente la
testa, sussurrando: - Lui pensa di conoscerlo, ma non è
così.-
- Perché
papà,
lui è con..- annuì, non lasciandole il tempo di
finire la frase, e sentì gli
occhi diventare lucidi al suo: - E loro non torneranno..-, aggiungendo
un “mai
più” tra i denti, quasi forzato a dover continuare
e spiegarle che non c’era
nessuna possibilità di rivederli.
- Però tu
non..-
- Io non ti
lascerò mai, Lyn.- la interruppe, mettendosi seduto e
appoggiando la fronte
contro la sua. - Saremo noi due, sempre.- insistette, strofinando i
pollici
contro le sue guance e rivolgendole un piccolo sorriso di
incoraggiamento.
Se la strinse
contro il petto, premendo le labbra tra i suoi capelli, e
bisbigliò: - Andiamo
a dormire? Ti leggo una favola per farti addormentare.-
- Cappuccetto
rosso, Lili.- la sentì proporre con un filo di voce,
stringendosi ancora di più
a lui che annuì e si alzò dal divano, mettendola
sotto le coperte e iniziando a
leggere la sua storia preferita.
Si era
addormentata in poco tempo - solo all’incontro di Cappuccetto
con il lupo -,
probabilmente stremata da quel pomeriggio piuttosto movimentato, e Liam
le
aveva rimboccato le coperte e lasciato un bacio sulla fronte, tornando
in
salotto e restando fermo a guardare un secondo disegno fatto dalla
bambina.
Lo prese con le
dita che tremavano appena, sedendosi sull’orlo del divano, e
osservò la scritta
“famiglia” che compariva in cima, seguita da due
figure, una molta più alta
dell’altra, che si tenevano per mano.
Puntò i
gomiti
sulle ginocchia, nascondendo il viso tra i palmi e massaggiandosi con
le dita
l’attaccatura dei capelli, e restò in silenzio per
qualche minuto, cercando di
calmare quell’improvviso senso di vuoto che provava in quel
momento.
Fu proprio
quando si sentiva in bilico su una crisi di pianto che intravide il
proprio
cellulare sul tavolino, si sporse per prenderlo e iniziò a
scorrere sulla
rubrica, trovando in poco tempo quel che cercava.
Si portò
il
cellulare all’orecchio, aspettando che dall’altra
linea rispondessero, e venne
subito stordito dal rumore assordante della musica.
- Jade.- disse
con un tono piuttosto alto, cercando di farsi sentire dalla ragazza e
rispondendo
poi alla sua domanda con: - Sono Liam, ma se sei impegnata io..-
La sentì
gridargli di aspettare un secondo, ridendo ai commentini delle amiche
sul suo
volere uscire dal locale, e sospirò di sollievo quando non
sentì più quella
musica assordante.
- Liam, non
pensavo.. scusa, la mia
coinquilina.. mi fa piacere che tu abbia chiamato.-
incespicò nelle parole la ragazza,
chiaramente su di giri per l’alcool in corpo e per quella
chiamata inaspettata.
- Non volevo
sembrare un disperato, volevo far passare qualche giorno.- le rispose
Liam,
scoppiando a ridere con lei e scuotendo la testa alle sue parole sul
non
essersi riuscito.
- In
realtà è
successa una cosa con Aileen.- aggiunse, non capendo il motivo per cui
stesse
parlando ancora di quell’argomento con una sconosciuta. -
È che mi sembra di
sbagliare tutto con lei.- confessò, sentendosi doppiamente
ridicolo e patetico
dal parlarne con una ragazza giovane che era uscita per divertirsi e
non per
sentire i suoi piagnistei.
- Sei
suo padre, non sbaglierai mai nulla.-
s’intestardì lei, facendolo sospirare e coprirsi
il viso con il palmo. - Senti, io devo
scappare dentro. È la festa
di una mia amica e non posso..-
- Oh, sì
sì.-
mormorò, passando le dita tra i capelli e decidendosi a
dire: - Mi chiedevo se
uno di questi giorni fossi libera.-
- Come
un appuntamento?- gli domandò lei,
facendolo arrossire ed annuire assieme.
- Una specie, se
sei pronta a buttarti in questa situazione più grande di te
e.. cioè non sei
nemmeno obbligata ad accettare. Non avrei dovuto chiamarti, ti sto
disturbando.-
Si bloccò
dal
farfugliare, quando la sentì esclamare: - Mi
piacerebbe, sì!- e ridacchiò al suo
aggiungere: - Possiamo essere amici se ti
spaventano troppo gli appuntamenti con una
ragazza.-
- Non mi fanno
paura le ragazze, quella fase l’ho superata da un
po’.- si mise a scherzare,
sentendo il nome della ragazza chiamato in lontananza.
- Dovresti
aver paura di me, Liam.- gli
diede corda lei, gridando un “arrivo subito!”
lontano dal cellulare. - Ora però
devo scappare, ci sentiamo presto.
Per il fine settimana sono libera. È stato bello sentirti.
Dormi bene, Liam.-
bisbigliò con dolcezza, facendolo sorridere per qualche
secondo, e poi chiuse
la chiamata, lasciandolo nel silenzio della stanza.
Uscire con Jade
gli avrebbe fatto sicuramente bene, doveva ricominciare a vivere e
smetterla di
nascondersi dalla paura. Il primo passo era riuscire a divertirsi,
conoscere
nuova gente magari, e poi forse tutto quel dolore si sarebbe acquietato.
Angolo
Shine:
Sono in super
fretta, che mi sto portando avanti con la stesura dei prossimi capitoli
e delle
altre one - shot, ma ho letto tutte le recensioni.. ed è
piuttosto ovvio che
continuo e non abbandono! (Solo per Car wash ci sto mettendo davvero
tanto
tempo, ma è solo perché ho altri progetti e
l’ho un momento messo da parte.. non
uccidetemi ..)
A
venerdì prossimo! ♥
Ps: Sì,
Liam
uscirà con Jade. Sì, Jade sarà una
figura piuttosto importante. Sì, è tutto
quello che state temendo .. ma nel prossimo capitolo avrete un ennesimo
momento
Ziam. (Come si fa a non shippare Jade e Liam? Son adorabili!
L’unica ragazza
con cui lo vedrei.. oltre a Danielle)
|
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Capitolo 8 *** Settimo capitolo ***
You're my end and my beginning
« Cause all of me
Loves
all of you
Love
your curves and all your edges
All
your perfect imperfections
Give
your all to me
I'll
give my all to you. »
{Questo capitolo ha
una dedica (o forse più di una), perché
è
il più figo.
Al mio carissimo Daniel, che mi minaccia per colpa di Jade;
a Mariangela, che sta facendo il conto alla rovescia dal primo capitolo;
alla Gre, che è in terre sconosciute e mi manca tantissimo
e a Beta, che mi fa incazzare, non mi fa dormire e mi fa fare incubi.
Spero di non avervi
delusi, godetevelo e
buona lettura.
Settimo
capitolo
Quei giorni
erano passati in un lampo - il fine settimana incombeva quasi su di
lui, con
tutta l’ansia per quell’appuntamento che non
avevano ancora organizzato - e si
trovava a scarabocchiare sull’agenda, mancava davvero poco
alla chiusura e di
pazienti non ne vedeva da almeno mezz'ora.
La sua vita
sembrava aver preso nuovamente una giusta - e tranquilla - piega: Louis
si
stava comportando civilmente - e stava rispettando stranamente i patti
- e del
suo amico non aveva più visto nemmeno l’ombra.
Era così distratto
nel muovere la penna contro il foglio, riempiendolo di strani segni -
figure
geometriche perlopiù -, quando sentì suonare il
cellulare, che stava appoggiato al
centro della scrivania e che prese immediatamente, rispondendo senza
guardare
lo schermo.
Riconobbe
immediatamente la voce di Jade, che gridava il suo nome sopra il rumore
della
musica assordante, e ricambiò il saluto con uno
altrettanto caloroso.
- Scusa
per il casino!- gridò ancora
lei, ridendo alla battuta di qualche sua amica prima di allontanarsi,
cercando
un posto più appartato e con
meno interferenze. - Una mia amica deve
esibirsi stasera, stanno facendo le ultime prove.-
continuò a spiegargli,
abbassando gradualmente il tono di voce nell’allontanarsi
presumibilmente dal palco.
- Una delle tue
belle coinquiline?- le domandò, sentendo
la risposta affermativa ed aggiungendo quindi: - Dille da parte mia che
spaccherà tutto, ne son
convinto. Anche se non l’ho mai sentita, sì.- continuò alle lamentele
della ragazza sul suo basarsi
sul niente.
Stava per chiederle
a quando voleva fissare l’appuntamento,
perché ormai erano quasi
arrivati alla fine della settimana, ma lei lo
anticipò, dicendogli: - Puoi passare di
qui. Anticipiamo ad oggi, se vuoi.-
- Per sentire la tua
amica?-
- Sì,
per
uscire come amici. Non era quello che volevi?- lo prese
chiaramente in giro
lei, un tono di voce leggero che anticipava una risata trattenuta. - Perrie, la mia coinquilina e migliore amica,
si esibisce con la sua band al Brooklyn Bowl. Ci vieni?-
Liam restò in silenzio, non
dandole immediatamente una risposta e pensando a
tutto quello che aveva da fare non appena fosse tornato a casa, e si
strinse
nelle spalle, mormorando: - Finché non mi fai giocare
a bowling, va bene tutto.-
- Quindi
è
deciso?- chiese
conferma lei, aggiungendo un frettoloso: - E
possiamo trovarci per le sette e prendere qualcosa qui da mangiare. Ti
assicuro
che è
tutto delizioso.-
- Per le sette.-
ripeté tra sé e sé, quasi a farsi il
promemoria nella testa. - Va
bene, ci sarò. Ci troviamo all’ingresso o
direttamente dentro il locale?-
- Ti
metto nella lista, passa
nel backstage e dì che sei con Jade.- la sentì dire,
facendogli poi un saluto veloce e ripetendogli l’orario prima di
riagganciare.
Erano le sei di sera
quand’era arrivato a casa
- Louis l’aveva
seguito fino al sottopassaggio della metropolitana e l’aveva
riempito di domande sul motivo della sua fretta - aveva già contattato
la signora Hall, chiedendole il favore di controllargli Aileen per
qualche
oretta, e si era fatto un doccia nel minor tempo possibile,
preparandosi poi a
tempo record.
La vecchia vicina
sarebbe rimasta a casa sua, controllandogli la
bambina, finché non fosse tornato,
promettendole che non avrebbe fatto più tardi
della mezzanotte. Doveva solo mangiare qualcosa, ascoltare qualche
canzone e
scambiare delle chiacchiere con Jade; sarebbe stata una serata
tranquilla con
un'amica, tanto per staccare dal ritmo frenetico lavorativo.
Aveva quindi detto
il proprio nome a quell'omone all'ingresso - occupava
seriamente tutto lo spazio della porta -, ricordandosi di citare Jade e
il
fatto che fosse "inserito nella lista" - gli sembrava di essere in
uno di quei film in cui la ragazzina di turno cercava d'infiltrarsi nel
pub in
cui si esibiva la sua band preferita -, e poi gli rivolse un cenno
veloce,
entrando nel locale e cercando di tenere a mente le indicazioni per
raggiungere
il backstage.
Fu Jade -
fortunatamente, perché si era già perso - a trovarlo,
appoggiando una mano sulla
propria spalla e facendolo sussultare, e si lasciò guidare fino in una
piccola stanzetta - un
salotto con divanetti bianchi - dove venne accolto e presentato a fin
troppa
gente. Dopo dieci minuti aveva dimenticato i nomi della maggior parte
di loro,
ricordando solo qualche iniziale o angolatura del viso.
Accettò immediatamente la
proposta di Jade di andare a mangiare qualcosa,
pensando solamente a quanto sarebbe stato positivo allontanarsi da quel
chiasso
- l'ultima volta che era stato ad una festa al college si era conclusa
con una
chiamata di emergenza.. decisamente brutti ricordi -, e prese posto di
fronte
alla ragazza, prendendo tra le dita il menù e dandogli una
semplice e veloce occhiata.
- Scusa per i miei
amici.- iniziò a parlare lei,
rompendo dopo qualche minuto
quel silenzio. - Possono essere invadenti, casinisti la maggior parte
delle
volte e..-
Non riuscì a trattenersi oltre
e scoppiò a ridere, scuotendo
insistentemente la testa e
agitando appena una mano per cercare di bloccarla.
- Non sono
abituato.- sussurrò, sporgendosi verso
di lei e parlando come se
fosse un segreto solo loro. - Era da tantissimo tempo che non uscivo.
Nessun
problema, nessuna preoccupazione. Mi sento quasi leggero, sai?- ridacchiò, muovendo
la mano sopra la propria testa come ad indicarle con i gesti quel che
diceva.
- Quindi stasera
devi rilassarti?- gli chiese, stringendo i denti sul
labbro inferiore in un modo squisitamente seducente. - La voce di Pez è una
meraviglia, poi possiamo giocare a bowling.- continuò a parlare
mentre gli sfiorava la mano con le dita, gli occhi fissi nei propri e
le labbra
arricciate in un sorriso a metà tra il divertito e
l'innocente.
- Non ti piace
proprio giocare a bowling?- insistette alla smorfia di
lui e al successivo borbottio, che aggiunse a mo' di spiegazione: -
Sono una
vera schiappa, un imbarazzo ambulante!-
Liam, al contrario
di quello che si aspettava, si era divertito
durante quella serata; avevano mangiato e parlato, con la voce di
quella
ragazza bionda in sottofondo - che aveva una forza incredibile a
giudicare
dagli acuti -, avevano persino giocato a bowling verso la fine. Inutile
dire
che si era fatto stracciare in modo a dir poco disumano da Jade, che
gli aveva
tenuto - volontariamente, a sentir parlare Liam - nascosta quella sua
predisposizione nel colpire i birilli.
Aveva riaccompagnato
sia Jade che Perrie a casa, dimostrando per l’ennesima
volta di essere un vero gentiluomo - come gli aveva ripetuto Jade,
prima di
schioccargli un bacio piuttosto rumoroso contro la guancia -, e poi era
tornato
a casa, ringraziando mille volte la signora Hall e insistendo per
pagarle
quelle ore in cui aveva controllato la piccola.
Si era cambiato in
abiti più confortevoli, un
paio di pantaloni della tuta
grigi e una maglietta bianca, e stava per mettersi a letto, quando il
suono del
campanello attirò l’attenzione e lo
risvegliò immediatamente. Chi
poteva essere a quell’ora? Era
ormai l’una passata e l’unica cosa che
riusciva a pensare era che la
vicina si fosse dimenticata qualcosa e fosse venuta a ritirarlo, ma era
impossibile
che lo disturbasse a quell’ora. Solitamente
sarebbe ripassata la mattina
dopo, o nel pomeriggio.
Forse è
urgente, pensò Liam
mentre s’incamminava verso l’ingresso, dando una
veloce sbirciata nella
stanza di Aileen per accertarsi che stesse ancora dormendo.
Ed era la terza
volta, contò mentalmente, che si
trovava davanti all’uscio di
casa propria una persona inaspettata; sempre lui, sempre quel ragazzino
che
sembrava esser diventato la sua persecuzione.
Stava per sbattergli
la porta in faccia, perché una
persona normale non poteva presentarsi a casa sua e pretendere di
essere
accolto con così tanto calore -
soprattutto quella persona, quel ragazzino -, ma restò immobile
con le dita strette alla maniglia d’ottone e gli occhi
fissi su quello che teneva le
braccia strette al petto. Aveva il labbro e il sopracciglio spaccati,
con del
sangue che gli colava lungo lo zigomo, e un occhio pesto.
- Che..- si schiarì la voce, rendendosi
conto di averla più acuta del
normale. Perché era sorpreso dal
trovarselo davanti, non per la preoccupazione. - Che
è successo a
quello?- chiese, indicandogli lo skate che teneva tra le braccia, quasi
come se
fosse la cosa più importante della
sua vita.
Si spostò per farlo passare,
capendo il suo cenno e pensando di non poterlo cacciare
in quelle condizioni, e ascoltò quello che gli
mostrava i due pezzi dello skate
e farfugliava con una smorfia: - Hanno pensato di farmela pagare in
questo
modo.-
- Fartela pagare?- s’interessò Liam, sentendo uno
strano brivido nel vederlo
portarsi una mano al labbro spaccato e nel sentirlo gemere di dolore.
Si
avvicinò quindi di un passo,
stando quasi all’erta sui suoi stessi
movimenti, e strinse le
dita sul suo polso per allontanargli la mano dal viso e dalla ferita. -
Che è successo,
Zayn? Chi voleva fartela pagare? Per cosa? Ti sei cacciato nei guai?-
iniziò a
domandare velocemente, ripetendosi nella testa che erano solo domande
di
circostanza e non erano legate a una vera e propria preoccupazione. Cioè, era
normale essere preoccupati nel trovarsi davanti una persona uscita da
una lotta
e coperta di sangue.. ma non stava pensando al proteggerlo, stringerlo
piano
tra le braccia e quant’altro. No, non ci
stava pensando. E il fatto che
si stesse avvicinando sempre più, facendogli quasi
da scudo con il proprio
corpo, non significava nulla.
Roteò gli occhi al
commentino sull’averlo chiamato per
nome, preferendo non
iniziare una discussione e scoprire la verità, e strofinò il pollice contro
il suo polso, concentrandosi
per non pensare al calore della sua pelle o alla sua delicatezza.
Quando lo guardò con un’occhiata
significativa, Zayn soffiò fuori un:
- Non ho bisogno di un papà protettivo.-
comportandosi quasi come un gatto
ferito, quegli artigli che aveva tirato fuori per difendersi.
- Io penso tu ne
abbia bisogno invece.- insistette il castano, senza
distogliere l’attenzione dai suoi
occhi freddi e fieri. - Altrimenti non saresti
qui.- aggiunse con fare ovvio, il pollice che premeva contro il
tatuaggio per
nessun motivo in particolare.
Socchiuse gli occhi,
facendosi attento, quando il più piccolo
rispose: - Ero nel quartiere accanto, volevo solo nascondermi da
qualche parte
nel caso volessero darmi una seconda passata. E non son venuto fin qui
per
trovare protezione in te.-, parlando a denti stretti e iniziando a
roteare il
polso, quasi a volersi liberare della stretta.
- Ti sei
contraddetto con una sola frase, quanto sei..-
- Cosa sono?-
- Bambino, sei un
bambino.- gli rispose immediatamente Liam, non
fermandosi nemmeno un secondo a pensare mentre spostava le dita dal
polso allo
stringergli il mento, per potergli far sollevare il viso e controllare
meglio
la situazione. Cercò di ignorare il
calore che sentiva espandersi
nel petto, assieme al battito accelerato del cuore, per colpa di quegli
occhi
che lo scrutavano pensierosi e delle dita che si stringevano alla sua
maglia
quando premeva troppo forte contro un livido fresco.
- Ho quello che ci
serve, seguimi.- mormorò poi, con
una certa freddezza e distacco nella voce, allontanandosi verso la
cucina senza
curarsi del ragazzino che aveva lasciato alle spalle, che l’aveva
seguito immediatamente senza proferir parola.
Liam non si era
nemmeno voltato verso di lui, da quando aveva varcato la
soglia della cucina, gli aveva indicato la sedia su cui sedersi e poi
si era
allontanato verso il bagno, prendendo la scatolina dei cerotti, la
bottiglietta
marrone dell’acqua ossigenata e
dei batuffoli di cotone, tornando poi da quello che
stava seduto sullo sgabello e appoggiando il tutto sull’isola della
cucina.
Il ventiseienne piegò le labbra in un
sorrisino quando, nell’aprire la
bottiglietta, vide il moretto rabbrividire e stringere più forte lo
skate che teneva ancora tra le braccia.
- Puoi anche
lasciarlo, non ti servirà a nulla ormai.-
ridacchiò,
indicandogli la tavola divisa a metà con il batuffolo
che teneva tra le dita. - E
ora fai il bravo.- sussurrò, facendo il giro
dell’isola e
fermandosi di fronte a quello che lo studiava in silenzio, stringendo
le dita
libere sul suo mento e iniziando a medicargli il labbro. Si sarebbe
messo
sicuramente a ridere, per il versetto sorpreso e di dolore dell’altro, ma
si trovò lui stesso a
lamentarsi quando sentì le unghie di quello
incidere sulla pelle del
braccio.
Si allontanò velocemente da lui,
guardandolo male e
abbassando lo sguardo sui segni di mezzaluna che gli rovinavano la
pelle, e poi
gli puntò contro il
batuffolo, sibilando: - Mi hai fatto male, idiota.- e
restando sorpreso quando il moretto gli rispose: - E tu ne hai fatto a
me!-
- Non sono io ad
averti conciato così.- ribatté con fare ovvio,
tornando vicino a lui e
passando a pulirgli la guancia sporca di sangue. Perché
sicuramente in quel modo non avrebbe rischiato un’altra graffiata
simile. - Sto solo cercando di
mettere a posto questo casino, faccio in fretta.. se non mi attacchi più in quel
modo.- insistette, lasciandosi tirare per la maglia e trovandosi
incastrato tra
le sue gambe aperte.
- Ma fa male, Liam.-
lo sentì ripetere in un
lamento, le dita che teneva
strette alla sua maglietta e il labbro gonfio e rosso. E lui non stava
pensando
a come avrebbe potuto rovinare quel ragazzino, a come poteva stringere
le dita
tra i suoi capelli e distruggere ulteriormente quelle belle labbra. - E
mamma
non faceva come te.-
- Non sono tua
madre.- borbottò il castano,
cercando di riprendersi da quel
piccolo momento di trance senza attirare troppo l’attenzione. - E ho
fatto un corso di pronto
soccorso quando andavo al liceo, è una stronzata
questa.. se solo la smettessi di
piagnucolare.- aggiunse subito dopo, premendo il cotone, imbevuto di
acqua
ossigenata, contro il sopracciglio del ragazzo, sorridendo intenerito
nel
sentirlo farfugliare e stringere più forte la presa
sulla stoffa della maglietta.
- Io.. io non sto
pia-piangendo ma.. cazzo, brucia!- concluse con un
gridolino il minore, facendolo spaventare ed obbligandolo a sporgersi
verso il
corridoio per controllare che Aileen non si fosse svegliata.
-
Tra poco passa.- sussurrò con un
tono di voce dolce, ripetendosi che non sarebbe cambiato nulla tra loro
due dopo
quel giorno.
Aveva poi continuato
a medicarlo, senza ulteriori impedimenti, ed
aveva cercato con tutto se stesso d'ignorare le dita del moro; dallo
stringere
la maglietta era passato in poco tempo allo sfiorargli la pelle del
bassoventre, premendo poi le dita contro l'ombelico per nessun motivo
in
particolare. L'aveva sentito fare un versetto disgustato, quando aveva
passato
la lingua sul labbro nel suo solito tic - ne aveva riso tra sé e sé Liam,
gongolando tutto divertito e ripetendosi che se l'era cercata -, e poi
si era
trovato tutto il palmo contro il proprio stomaco, con quegli occhi che
bruciavano sul viso.
Premette forse con
troppa forza - non era una vendetta quella,
assolutamente no - contro il suo labbro inferiore, stringendo il
proprio tra i
denti per trattenere il risolino al suo verso sorpreso e sofferente, e
appoggiò il
batuffolo vicino alla bottiglietta sul ripiano accanto a loro,
sollevandogli il
mento con due dita per intrecciare i loro sguardi.
- Ora me lo vuoi
dire che ti è successo?-
E, va bene, forse il
tono di voce che stava usando - il comportamento,
lo sguardo e tutto quanto - aveva una sfumatura seducente, ma era solo
per
curiosità, voleva solo sapere
chi l'aveva fatto e il motivo che si celava
dietro tutto quello. Nulla di più, nulla di meno. E
sapeva che l'unico modo per
ottenere delle risposte - o semplicemente la sua attenzione - era
comportarsi
in quel modo, flirtare con lui per avere in cambio informazioni; ed era
uno
sforzo, non ci stava prendendo gusto.
Inarcò un sopracciglio,
quando il moretto sembrò essersi
perso nel suo piccolo mondo tra le nuvole, e si avvicinò
ulteriormente a lui; solo per ottenere le risposte, non perché c'era
quella calamita che lo attirava a lui.
Gli sollevò ulteriormente il
viso, riducendo ulteriormente
gli spazi tra i loro corpi, e ripeté: - Chi ti ha fatto
del male?-, vedendolo
allungare quasi il collo con quello sguardo perso.
- Chase.- lo sentì rispondere con un
filo di voce, arrossendo
appena quando i suoi occhi guizzarono fino alle proprie labbra. - Non..
Non gli
ho pagato delle robe che ho comprato.- aggiunse velocemente il moretto,
scuotendo la testa per riprendersi e mettendosi dritto con la schiena.
- Cosa? Che hai
comprato? Sei.. sei nei guai?- chiese dopo qualche
minuto di silenzio, pensando che ormai era inutile nascondere quanto
fosse
realmente preoccupato per lui. Ma solo perché aveva una bambina
da proteggere e,
quell'istinto paterno, gli aveva portato all'esasperazione alcuni lati
del
carattere.
Restò sorpreso, quando
gli rispose: - Non sono fatti tuoi.-, e fece quasi
un passetto indietro, venendo trattenuto dalle dita del più piccolo
che gli stringevano la maglia. - E non son venuto qui perché devi
proteggermi. So difendermi da solo.- lo sentì insistere,
prendendolo nuovamente contropiede
da quell'improvviso cambio di comportamento. Sembrava quasi si stesse
difendendo da lui, ma gli impediva allo stesso tempo di allontanarsi e
mettere
spazio tra loro.
Liam scosse
solamente la testa, decidendo di non rispondere a
quell'ennesima provocazione, e poi spalancò gli occhi nel
vederlo ridurre le distanze. E
poteva deviare il percorso, inclinare il viso o qualsiasi altra cosa
per
evitarlo, ma restò immobile e lasciò che le loro labbra
s'incontrassero in quel
bacio leggero.
Si allontanò appena - troppo
tardi, decisamente troppo tardi
- ma restò ad una distanza per
cui le loro labbra si sfioravano ad ogni respiro,
un silenzio piacevole tra loro e il cuore che gli batteva nelle
orecchie e
nella gola.
Non riusciva a
spiegarselo il motivo, ma spostò una mano
sulla sua guancia, strofinando il pollice contro lo zigomo - quel
livido che
nei giorni seguenti avrebbe assunto i più svariati colori -,
e si passò la lingua
sulle labbra per inumidirsele, sfiorando di conseguenza quelle del
ragazzino
che sospirò in un modo che gli
fece attorcigliare tutte le interiora. E quello
che era passato lungo la sua schiena non era un brivido di piacere,
assolutamente no.
Non aspettò oltre ad annullare
nuovamente la distanza,
decidendo di non pensare a nulla se non a quel contatto piacevole - se
non
calcolava l'odore e il sapore pungente per via della medicazione -, e
continuò a tenere
quella mano sulla sua guancia - il palmo contro la sua pelle e il
pollice che
strofinava insistentemente - mentre gli separava le labbra con la
lingua e
gemeva nel sentirlo succhiare con una lentezza esasperante.
Si separarano dopo
qualche minuto, entrambi con un'indecisione e una
debolezza chiaramente leggibile nei loro occhi, e Zayn fu il primo a
riprendersi, difendendosi con un: - Era solo un ringraziamento.- che
fece
chiudere immediatamente a riccio il maggiore, portandolo ad annuire ed
ettichettare quel bacio come un incidente senza alcun significato.
- Sei.. Sei sicuro
di voler tornare a casa?- chiese subito dopo,
dandosi dell'idiota mille volte all'occhiata spocchiosa del minore, che
si
sporse verso di lui e gli domandò in un bisbiglio: -
Già ti
arrendi? Bastava un semplice bacio?-
- Volevo solo essere
gentile.- sibilò il più grande, rialzando
nuovamente tutti gli scudi ed
allontanandosi dal suo corpo. - Ma tu non meriti nemmeno quello.-
aggiunse con
una frecciatina mirata, prendendolo per un braccio e raggiungendo
l'ingresso a
grandi passi. - Cerca qualcun altro la prossima volta che finisci nei
guai. Gli
stronzi non sono i benvenuti.- concluse con un tono di voce velenoso,
spingendolo oltre l'uscio e sbattendogli la porta in faccia.
Si era lasciato
fregare, continuava a ripetersi nella testa, e ora
quel ragazzino l'aveva capito che non gli era indifferente; aveva
abbassato le
difese e l'aveva fatto entrare, non doveva succedere più.
Quella notte non
aveva quasi chiuso occhio, aveva dormito sì e no due orette,
e continuava a
passarsi la lingua sulle labbra - dandosi dell’idiota
più e più volte -,
arrossendo nel riuscire a sentire l’odore pungente
dell’acqua ossigenata.
Si fermò
ad uno
Starbucks, dopo aver accompagnato Aileen a scuola, e prese un americano
per
cercare di tenersi sveglio; fortunatamente il venerdì aveva
solo la mattina, il
pomeriggio poteva recuperare il sonno prima di andare a ritirare la
bambina.
Sperava solamente non ci fossero ulteriori problemi, quella giornata
stava
iniziando sicuramente con il piede sbagliato - per non parlare delle
occhiaie
scure che gli circondavano gli occhi, accompagnate da due borse fin
troppo
evidenti -.
Aveva appena
finito il caffè americano - aveva chiesto il grande, tanto
era disperato - e
aveva buttato il bicchiere di plastica nel cestino, quando intravide
Louis
fermo ad aspettarlo, le braccia incrociate e un’espressione
seria in viso
mentre parlava animatamente con.. sollevò gli occhi al
cielo, dopo aver
riconosciuto il ragazzino seduto sugli scalini, e sospirò
sconfitto, capendo
che prima o tardi l’avrebbe dovuto affrontare. E si diceva
spesso “via il
dente, via il dolore”, no?
Più si
avvicinava al duo - dei suoi incubi,
aggiungeva nella testa -, più sentiva Louis inveire contro
il moretto, parlando
di quel Chase che aveva nominato a casa sua e aggiungendo qualcosa sui
soldi
che poteva prestargli.
Era appena
arrivato di fronte a loro, cogliendo il: - Non ho bisogno dei tuoi
soldi, Lou!
Non ho bisogno di tuo padre che mi ripete quanto io sia una cattiva
influenza
per te! E so cavarmela da solo!- del ragazzino che si era alzato in
piedi per
fronteggiare l’amico, e strinse la mano attorno al suo
braccio, studiando con
cura i lividi e la sua espressione confusa.
- Non dovresti
essere qui.- bisbigliò, risalendo con lo sguardo fino ai
suoi occhi, e infilò
le chiavi in tasca prendere le chiavi e passarle a Louis, chiedendogli
il
favore di aprire al posto suo. - Dovresti tornare a..-
- Non ti ci
mettere anche tu, Payne!- esclamò l’altro,
scuotendo il braccio con forza e
liberandosi dalla presa del maggiore. - Non ho bisogno della tua
preoccupazione, non sei mio padre! E non mi serve la tua pena.- lo
sentì
insistere, ogni parola che usciva da quella bocca era intrisa di un
veleno
potentissimo. O forse era lui ad aver preso troppo a cuore quella
situazione,
si stava aprendo troppo e Zayn lo stava solamente ferendo; doveva
semplicemente
indossare nuovamente la corazza, difendersi da lui e non lasciarsi
colpire.
Il castano si
strinse nelle spalle, non trovando per qualche minuto le parole giuste
da dire,
e poi mormorò: - Era solamente un consiglio, non sei
così bello da vedere con
tutti quei lividi.-
Non
riuscì a
trattenere il brivido, sentendolo ribattere con: - Ieri sera ero
conciato anche
peggio. Ma niente di tutto questo ti ha impedito dal ficcarmi la lingua
in
gola.-, e poi scosse la testa, spingendo la spalla contro la sua nel
superarlo.
- Sei già
ai
miei piedi, ammettilo!-
Si voltò
nel
momento in cui varcò la soglia dello studio, tenendo una
mano stretta alla
maniglia mentre ribatteva: - Io mi farei qualche domanda su chi
è caduto ai
piedi di chi, Malik.- per poi sbatterla e superare un Louis con
un’espressione
curiosa e confusa.
Angolo
Shine:
Nulla da
aggiungere, se non che finalmente
abbiamo il bacio Ziam. (E da qui, di sicuro, le cose non diventeranno
più
semplici)
A venerdì
prossimo!
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Capitolo 9 *** Ottavo capitolo ***
You're my end and my beginning
« Cause all of me
Loves
all of you
Love
your curves and all your edges
All
your perfect imperfections
Give
your all to me
I'll
give my all to you. »
Ottavo
capitolo
Liam si sentiva
decisamente uno stupido ad essersi aperto così tanto -
certo, non era ancora
nulla di irreparabile - con il più piccolo, ma non avrebbe
mai potuto cacciarlo
da casa sua in ogni caso. Se l’era trovato alla porta,
coperto di sangue,
l’aveva accolto e aveva abbandonato quella
corazza per qualche minuto; lasciando di conseguenza a
Zayn tutto il
tempo per entrargli dentro e renderlo debole. Non poteva pensare a cosa
sarebbe
successo se non si fosse comportato
in un determinato modo, la sua testa continuava a ripetergli che
l’unico
sbaglio era quel bacio; ma ormai era tardi per cambiare il passato ed
eliminare
quel breve contatto.
Mancava ormai
poco alla chiusura per la pausa pranzo, di pazienti non ne arrivavano
da circa
mezz’oretta e lui continuava solamente a pensare, grugnire,
spostare fogli e
agitarsi sulla poltrona dello studio. Quella situazione era un enorme
grattacapo, ora come doveva comportarsi con Zayn? Aveva già
iniziato con le
battutine su quel loro piccolo momento, non sarebbe riuscito a tenerlo
a bada
per molto e a trovare continue risposte a quei battibecchi.
Si lasciò
cadere
contro la scrivania, provocando un tonfo nel momento in cui la propria
fronte
venne a contatto con il legno duro, e si sollevò con uno
scatto quando sentì la
porta aprirsi, grugnendo nel vedere il sorriso sadico di Louis, che se
ne stava
appoggiato contro lo stipite della porta.
- E tu che
vuoi?- sibilò, non avendo proprio la pazienza di star fermo
a ragionare con
lui, e venne colto impreparato dal suo invito a pranzo, aggrottando la
fronte e
chiedendo conferma sull’aver sentito bene. - Tu vuoi venire a
pranzo con me?-
ripeté di nuovo in quei pochi minuti, ottenendo un cenno
d’assenso da parte del
più piccolo, che si strinse nelle spalle e
borbottò, come spiegazione: - Qui
vicino c’è una tavola calda, pensavo di mangiarci
qualcosa assieme.-
Liam
restò in
silenzio a quelle parole, rimuginando su quel che sarebbe potuto
succedere - o
su un secondo fine per quell’azione -, ma poi si
alzò dalla poltrona e accettò
di buon grado, togliendosi il camice bianco e lasciandolo sopra lo
schienale.
- Allora andiamo
a mangiarci qualcosa.- mormorò infine, raggiungendolo e
superandolo senza
aggiungere altro; nella testa continuava solamente ad analizzare quella
situazione, cercando anche il più piccolo motivo per stanare
i doppi fini del
ragazzo e rifiutare tutto su due piedi.
Quando fu
sicuro, o almeno in parte, che tutto quello non avrebbe portato ad
un’incombente catastrofe, aveva già lasciato lo
studio alle spalle e si stava
incamminando col più piccolo verso il bar ad un isolato di
distanza.
Avevano preso
posto ad un tavolino sotto un gazebo, il clima temperato di inizio
giugno
creava attorno a loro un’atmosfera piacevole, e avevano
ordinato ogni ben di
Dio; Liam solo un’insalata della casa, farcita con ogni
stranezza che rendeva
tutto l’insieme un qualcosa di unico, ma Louis aveva quasi
svaligiato il
piccolo bar. E, seriamente, come poteva mangiare tutte quelle porcherie
e
restare in linea?
Si
schiarì la
voce, quando volle ottenere la sua attenzione - erano almeno dieci
minuti che
muoveva le dita sullo schermo di quel cellulare -, e si
passò il tovagliolo
contro le labbra, sussurrando: - Son davvero contento che le cose tra
noi
vadano bene.-
Louis fece
solamente spallucce, prendendo una patatina fritta dal piatto e
portandosela
alle labbra, per poi ribattere con ovvietà: - Lo faccio
perché otterrò qualcosa
in cambio.-, che fece aggrottare la fronte del castano in pochissimo
tempo. -
Non credere che mi faccia piacere star seduto su quella sedia scomoda,
quando
potrei andarmene in giro con i miei amici.- aggiunse velocemente,
sollevando i
suoi occhi azzurri dallo schermo e puntandoli in quelli marroni del
maggiore.
- Perché
non ti
basta esserti cacciato nei guai una volta? E chissà quante
altre.- borbottò
Liam, tenendo i pugni stretti in una morsa e contro le gambe per non
fare mosse
avventate. - Tuo padre..- stava insistendo con la carta del genitore
preoccupato, bloccandosi nel momento in cui quello scoppiò a
ridere di gusto,
buttando quasi indietro il capo.
Restò
quindi in
silenzio a guardarlo, non capendo il motivo della sua improvvisa
ilarità, e lo
ascoltò sputare fuori una serie di domande a raffica, senza
dargli il tempo di
rispondere: - Mio padre? Lui cosa? Si preoccupa per me? Si è
ricordato
improvvisamente di avere un figlio?-
- Sai anche tu
che si preoccupa per te.- replicò, deciso ad ottenere per
una buona volta del rispetto
da quel ragazzo spocchioso. - Altrimenti perché mi avrebbe
chiamato? Vuole
aiutarti! Sta cercando di far di tutto per toglierti dai guai, ti
difende e ti
protegge! E tu non hai proprio capito nulla di lui. Può
essere assente per il
suo lavoro, ma guarda tutto l’impegno che ci sta mettendo ora per darti una mano.- concluse,
calcando su qualche parola per
rendergli più chiaro il concetto che non era importante il
passato - non più di
tanto - ma quel che stava succedendo in quel determinato momento.
Venne preso
contropiede nel momento in cui Louis si alzò, rischiando di
far finire tutti i
piatti a terra, e sibilò un: - Puttanate.- a denti stretti,
per poi aggiungere:
- Sappiamo entrambi che è periodo di elezioni, ha paura di
perdere voti per
colpa di quel figlio che non riesce a tenere.-
- Tuo padre
è
preoccupato!- gridò, perdendo completamente la pazienza e
alzandosi in piedi
per fronteggiarlo. - Ed è un mio amico, ci tengo a lui e tu
devi smetterla di
comportarti come un bambino!- continuò con lo stesso tono
alto di voce,
attirando più di un’occhiata curiosa e un
borbottio.
Perse tutta la
rabbia, sentendo il suo: - Almeno io non ho paura dei miei demoni.-, e
s’irrigidì al suo aggiungere in un sibilo
velenoso: - Io le mie paure le
affronto, posso anche farlo nel modo sbagliato ma lo faccio. Tu sei
solo un
codardo, Liam Payne.-, osservandolo allontanarsi e lasciarlo
lì con la
confusione chiaramente leggibile negli occhi.
Doveva essere
passata solo una manciata di minuti, quando sentì
“Payne, sei ancora tra noi?”
e, riportando lo sguardo di fronte a sé, si trovò
il ragazzino moro, seduto
tranquillamente dove poco prima stava Louis.
Scosse
ripetutamente il capo, sperando quasi di trovarsi in un incubo, e si
lasciò
cadere sulla sedia, vedendo come quei tentativi di risvegliarsi fossero
più che
inutili. Quel ragazzino non lo conosceva, non aveva alcun diritto di
criticarlo, e su cosa faceva basare tutte quelle accuse poi? Non era un
codardo, non stava scappando dai problemi, aveva solamente paura; ma
quel tipo di
paura andava ben lontano dalla codardia.
-.. Louis mi
aveva detto di muovermi, ma come faccio ad andare veloce senza lo
skate? Ci ho
già messo poco rispetto al solito.- stava borbottando
tranquillamente il
ragazzino, come se tutti i suoi problemi gravassero attorno alla
mancanza di
quella tavola con quattro ruote. Beata gioventù, avrebbe
dato qualsiasi cosa
per riavvolgere il nastro della vita e ritrovarsi di nuovo su quella
casa
sull’albero - nessuna complicazione, solo lui e Kaylyn - e
tagliare via i frammenti
più brutti; ma forse in quel modo non avrebbe avuto Aileen,
la sua vita sarebbe
stata decisamente diversa e non poteva prevedere il futuro e scoprire
se
sarebbe stato in bene o in male.
Dopo quella
breve - almeno per lui e il suo concetto del tempo - riflessione, Liam
appoggiò
i gomiti sul tavolo, puntando gli occhi sul moretto che stava mangiando
tranquillamente le patatine ordinate dall’amico -
immergendole in tutte le
salse che si trovava davanti - e continuava a parlare, senza fermarsi
un secondo.
- Ho fatto in
tempo a veder Louis andare via di corsa.- gli fece poi sapere, muovendo
una
patatina nel ketchup senza distogliere l’attenzione dalle sue
dita, e poi ripeté il nome
dell'amico,
un tono di voce
che sembrava nascondere altro.
Liam ricambiò lo sguardo
con un sopracciglio sollevato, non capendo nulla di quel suo
comportamento, e
strinse i denti in una morsa per non prenderlo a parole al suo
continuare con:
- Ti piacciono tanto i minorenni? Ti eccita metterti in situazioni
pericolose?
O te la fai con Louis perché è il figlio del
sindaco?-
Non riuscì a trattenersi
oltre, sbatté con forza i pugni
contro il tavolo, e sibilò: - Non ti
permettere, Malik.-, sporgendosi verso di lui per risultare ancora più
minaccioso; non ottenne l’effetto sperato,
perché il moro
aveva ricominciato a mangiare come se nulla fosse, avendo persino la
sfrontatezza di chiamare la cameriera ed ordinare una coca - cola.
- Ma te ne vuoi
andare?- borbottò, non riuscendo
ancora una volta ad ignorare il
più piccolo, e
sbuffò al suo fregarsene
altamente e ricominciare a mangiare. E poteva
andarsene lui, certo; andar via e lasciarlo solo a quel tavolo, con
tutto il
conto da pagare - una bella vendetta per tutto quel che gli stava
facendo
passare -, ma c’era qualcosa che lo
tratteneva lì, di fronte a quel
ragazzino e a ribollir di
rabbia.
Sbuffò e roteò gli occhi nel
sentirlo dire: - Perché dovrei andare via?
Questo posto non ti
appartiene, Louis mi ha invitato a pranzo e tu l'hai fatto scappare.-
con quel
tono spocchioso di chi vuole avere sempre ragione e soprattutto
l'ultima
parola.
Decise quindi non
intervenire ulteriormente, preferendo per una volta
lasciar correre, e lo fissò di sottecchi,
vedendolo tutto preso a finire le
porzioni di patatine che Louis aveva ordinato. Strinse le dita sui
jeans, al
suo schiudere le labbra per raccogliere il ketchup con la lingua - ed
era
davvero così necessario? -,
prendendo un respiro profondo e ripetendosi che non
poteva - per nessuna ragione al mondo - eccitarsi e dargliela vinta.
Perché poteva intuirlo
chiaramente dai suoi gesti, da come mangiava le
patatine - arrivando persino a leccarsi le dita con dei mugolii - con
quegli
occhi incantatori che non lo lasciavano libero; stava cercando in ogni
modo di
vincere quella battaglia, facendogli capire di essere in vantaggio con
quel
gioco sporco di riferimenti ad un rapporto orale.
Quando finalmente
quella tortura ebbe fine - l'aveva lasciato
completamente fare e ora si trovava un principio di erezione nei
pantaloni, non
che ne avrebbe mai ammessa la causa - pagò il conto di
entrambi, alzandosi ed
incamminandosi verso lo studio, dove sperava di trovare Louis e non un
posto
vuoto.
Infilò le mani nelle
tasche dei pantaloni, sentendo il ragazzino sempre alle
proprie spalle, e sollevò il capo con fare
esasperato, fissando il cielo
azzurro macchiato da nuvole bianche e all'apparenza soffici.
- .. poi mi hai
pagato il pranzo, come un vero fidanzatino.- stava
continuando a parlare il moretto, seguendolo come un animale domestico
irritante,
non facendosi troppe domande al suo ignorarlo ed accelerare il passo. -
Anche
se potresti aver l’età di mio padre e..-
- La vuoi smettere?-
gli domandò, quando perse
definitivamente la pazienza,
fermandosi e voltandosi verso di lui, appoggiando le mani sulle sue
spalle e
spingendolo con la schiena contro il muro. - Mi stai dando troppi
problemi,
seccature e fastidio.- insistette, tenendo un tono di voce basso e gli
occhi
ridotti a fessure, premendo i pollici contro le sue clavicole nel
vederlo
pronto a ribattere. Si aspettava un esaurimento nervoso prima del fine
settimana, era venerdì ed era quindi più che possibile.
- Ed erezioni.-
aggiunse il più piccolo, spostando
la gamba tra le sue e
spingendo il ginocchio contro il cavallo dei pantaloni. - Ogni volta
che ti son
vicino, ti si alza. Qualcosa da dichiarare, Payne?- gli domandò infine,
tenendo quelle labbra piegate nel solito sorrisino irritante, e scoppiò a ridere
nel momento in cui Liam appoggiò una mano tra il
ginocchio e i jeans,
borbottando qualcosa che Zayn non riuscì ad afferrare.
- Non è colpa mia?- ripeté il moro, riuscendo
a captare qualche parola di
tutto il discorso, e iniziò a scuotere la testa
con fare quasi esasperato.
- E di chi sarebbe la colpa? Della cameriera?- lo istigò,
prendendolo in giro ed infilando le dita tra i passanti dei jeans, per
poterlo
avvicinare al proprio corpo.
Liam annuì solamente a quelle
parole, cercando in tutti i modi di cercare una
scappatoia da tutto quello, e poi si trovò con la schiena
contro il muro e il corpo del
minore fin troppo vicino; strizzò gli occhi, cercando
di non cedere di un solo
passo per quel fiato contro il collo, e deglutì nel sentire le sue
labbra umide a contatto con
la propria pelle.
Spinse il capo
contro il muro, allungando il collo per liberarsi di
quella tortura, e appoggiò le mani sui suoi
fianchi asciutti per tenerlo
lontano mentre lo sentiva dire: - Ora ti eccitano anche i vecchi? I
giovani e i
vecchi? Una via di mezzo non la trovi?-
- Devi lasciarmi in
pace.- riuscì a farfugliare dopo
qualche minuto, mettendoci
tanta forza di volontà per non fare mosse
azzardate - come lo spingere
il bacino in avanti e verso quella gamba di fronte a lui -.
Osservò il ragazzino mentre
muoveva l’indice di fronte al
proprio viso, premendolo poi
contro il labbro inferiore e tirandoglielo appena, lasciandolo
completamente
fare col cuore che gli batteva in gola. Cercava di ripetersi che non
gli stava
facendo alcun effetto, ma quella voglia di schiudere le labbra -
accogliere
quelle dita, succhiarle ed avvolgervi attorno la lingua - era l’unica cosa
che riusciva a pensare da ben cinque minuti.
Si risvegliò all’improvviso, nel
momento in cui sentì il suo
fiato contro la bocca e il suo bisbiglio: - Lo vuoi anche tu, lasciati
andare.-
Liam spalancò gli occhi, quando
quella frase così semplice
prese tutt’altra piega, e iniziò a scuotere la
testa, sentendo tutti i ricordi
tornare a galla per portarlo solamente più giù tra quegli incubi.
Lasciati
amare, Liam.
- Lasciami in pace!
Vattene!- gli gridò in faccia,
ignorando l’espressione
confusa del minore, e lo spinse lontano, riuscendo a trovare forza in
quel
momento di panico totale. - Devi smetterla, stammi lontano!- riprese
con lo
stesso tono di voce alto, sentendo le gambe tremare per colpa di quel
particolare ricordo che si era improvvisamente materializzato davanti a
lui.
Sentì il ragazzino
seguirlo - ripeteva solamente “Liam” con fare
preoccupato - e si voltò verso di lui con un’espressione
di pura rabbia, nel momento in cui quello riuscì a stringere le dita
sul proprio braccio.
Agì d’istinto - avendo
completamente perso la pazienza con lui -, lo prese
per il colletto della giacca di pelle - quella che indossava sempre e
da cui
probabilmente non si separava mai - e diede uno strattone fino a
trovarsi le
sue labbra ad una distanza ravvicinata.
- Smettila.- sibilò a denti stretti,
tenendo la presa salda sulla
sua giacca con il respiro che accelerava sempre di più per via
dell’ira che cresceva in
lui. - Vattene.- insistette, cercando di mettergli
in testa quel semplice concetto. Voleva solamente vederlo sparire,
soprattutto
in quel momento e per colpa di quel ricordo. Lo spinse quindi lontano
con
forza, vedendolo indietreggiare e barcollare - l'equilibrio che cercava
invano
di mantenere -, finendo poi col sedere a terra e le labbra arricciate
in una
smorfia. Non gli offrì una mano -
nonostante si stesse sentendo
vagamente in colpa nel vederlo così indifeso -, gli
diede le spalle e camminò
velocemente per raggiungere nel minor tempo possibile lo studio.
Louis,
fortunatamente, lo stava aspettando seduto sui gradini in
pietra - le labbra arricciate nella smorfia di disgusto che gli aveva
rivolto
solo mezz'ora prima - e mosse solamente la testa in un cenno, alzandosi
in
piedi e battendo i palmi sui jeans, lamentandosi dell’averlo
aspettato per così tanto tempo.
Ignorò anche lui, pensando
a quanto fossero bambini per
legarsi a certe piccolezze, prese le chiavi dalla tasca
e fece scattare la serratura, varcando la soglia per poter chiudersi
nel
proprio studio; cosa che fece in poco tempo, buttandosi di peso sulla
poltrona
con i gomiti appoggiati alla scrivania e il viso nascosto tra i palmi.
Iniziò quindi a
prendere dei respiri profondi, cercando di calmarsi, ma non poteva non
notare
come le sue mani avessero iniziato a tremare - pareti bianche, Kaylyn
su un
letto e quella frase continuamente ripetuta come nelle peggiori delle
torture -
e la vista che gli si appannava a causa del velo di lacrime.
Chiuse le mani a
pugno - le unghie che incideva nel palmo per non far
sfuggire nemmeno una lacrima - e iniziò a picchiettare la
nocca del pollice contro la
fronte, ripetendosi continuamente di stare calmo, respirare e
rilassarsi. Ma
era decisamente tutto inutile: il tremolio alle mani non faceva che
aumentare,
il groppo in gola premeva per liberarsi e la testa gli stava scoppiando
per
tutti i ricordi che aveva tenuto sotto chiave e che ora tornavano
nuovamente
alla luce.
Era quello che
succedeva nei suoi incubi - poi si svegliava e tutte
quelle sensazioni le chiudeva lontano da sé - ma questo non era
un sogno, in quel momento
era sveglio e non c’era nulla che
potesse aiutarlo in quella crisi
di panico che stava avendo.
A momenti avrebbe
ricominciato a lavorare, bambini avrebbero riempito
lo studio e Louis poteva entrare da un momento all’altro, e
lui si trovava a trattenere i singhiozzi, sentendo un dolore al petto
mentre
stringeva le dita sul legno della scrivania.
Si mosse
inconsapevolmente con la sedia, rendendosi parzialmente conto
di quel che stava facendo, avvicinandosi al cassetto laterale ed
aprendolo,
iniziando a rovistare tra le carte ed estraendo una fotografia: un
ragazzo e
una ragazza abbracciati, lei - con quel maglione enorme e pieno di
cuori - che
si stringeva a lui come se ne dipendesse la sua vita.
“Ho così
tanta paura, Leeyum.”
Tutto, ricordava
tutto; ogni singola parola equivaleva ad una
martellata nella testa e ad una pugnalata nel cuore.
“Si sistemerà
tutto, Lyn. Fidati di me, andrà tutto
bene.”
“Non sono pronta,
Liam. Non lo sono per nulla e
ho paura di tutto.. di tutto questo. Sono sola e..”
L’aveva stretta così forte dopo quella
frase, impedendole di
continuare, e aveva sentito le sue dita stringersi attorno alla propria
maglia,
spiegazzando il tessuto e bagnandolo con le lacrime. Le aveva
sussurrato di
calmarsi e l’aveva rassicurata
dicendole che, finché ci fosse stato lui,
non sarebbe mai stata sola.
Che erano sempre stati loro due contro tutto il mondo, che poteva
aiutarla in
quel brutto momento, che poteva essere la sua spalla su cui piangere e
il suo
appoggio in caso di bisogno.
“Sei come lui, così
buono con tutti e.. e mi manca così tanto,
Liam. Mi sembra di impazzire senza di lui.”
E a quel punto era
solo riuscito a sussurrarle un: “manca tanto
anche a me”, mentre la stringeva
un po’ più forte e
fissava di fronte a sé il viale innevato,
lasciandola piangere e
nascondersi nell’incavo del collo.
E ora l’unico che stava
impazzendo era lui, era lui ad essere rimasto solo con
quella bambina - che somigliava fin troppo alla sua mamma e non faceva
altro
che ricordargliela da mattina a sera - e, nonostante volesse un gran
bene ad
Aileen, gli veniva da pensare se la sua vita fosse stata diversa, se i
suoi
consigli fossero stati diversi.. cosa sarebbe successo se avesse
proposto a
Kaylyn di non portare avanti quella gravidanza? Se le avesse dato
ragione al
suo essere troppo giovane, al suo non poter cavarsela in una situazione
così grave e
pesante.
Appoggiò la fotografia di
fronte a sé, le mani che ancora
tremavano, e premette i
palmi contro le palpebre, roteandoli appena per calmare il mal di testa
e
rilassarsi.
Kaylyn era morta,
Kaylyn gli aveva affidato quel fardello e lui, a
distanza di cinque anni, ancora si lamentava.
“Sei così
simile a lui.” Ricordava anche
quello di giorno, il più brutto
della sua vita. “Prenditene
cura, la mia bambina sarà così
simile a te.” E non era
vero nulla, perché l’unica persona che
riusciva a vedere in Aileen era quella ragazza
solare. Solo lei, sempre lei e nessun altro.
Era come se, quella
bambina, fosse per lui una maledizione; non sapeva
che genere di peccato avesse commesso, aveva persino rinunciato all’amore della
sua migliore amica - nonostante avesse capito ed accettato solo dopo
mesi quel
suo “non
ci sono le basi e rovineremmo tutto”- e poi alla sua
presenza. Era davvero ingiusto
vivere con qualcuno che gliela ricordasse così tanto.
Quando capì che tutti quei
pensieri non stavano facendo
altro che peggiorare il suo umore - e le lacrime erano ancora lì, fresche e
pronte per rivelarsi -, si alzò, pronto ad uscire
all’aria aperta
e sperare di calmarsi - e dimenticare, quello era il suo più grande
desiderio da ben cinque anni. Dimenticare, solo quello -; si bloccò però sulla soglia,
nel sentire Louis chiamarlo, e si voltò verso di lui,
sperando di riuscire a nascondere
bene il proprio malumore.
- Chiudi tutto.-
mormorò, rendendosi conto
di quanto fosse roca la voce.
Si sarebbe accorto di tutto, decisamente sì; solo un idiota non
si sarebbe accorto dell’enorme
nuvolone nero che gli stava sopra la testa. - Mi prendo tutti questi
giorni,
chiudi tutto.- ripeté, cercando di
schiarirsi la voce senza risultare
così ovvio. - Ci vediamo
martedì prossimo, buon fine
settimana.- lo salutò
sbrigativamente, vedendolo di sfuggita mentre si apriva in un sorriso
enorme e
iniziava a toccare, come un forsennato, lo schermo del cellulare.
Stava chiudendo la
porta d’ingresso alle
proprie spalle, quando lo sentì gridare -
letteralmente gridare - “Ohi, Malik! Non
indovinerai mai! Chiama Mark,
Nic e Roy.. e tutti gli altri. Ho casa libera e voglio godermi questi
giorni di
libertà.” e scosse la testa,
pensando a tutte quelle feste del liceo - all’ultimo ballo
con Kaylyn, a come l’aveva stretta forte
e a come aveva seriamente
sperato tutto andasse per il meglio -, infilando poi le mani in tasca e
seguendo il viale alberato, dirigendosi verso la stazione della metro.
Fu solo quando prese
posto su quei sedili scomodi, che pensò fosse un’idea
masochista il tornare in quell’appartamento -
entrare in quella stanza e
ritirare fuori i ricordi -; cercò quindi nella
rubrica del telefono, selezionando
il nome “Jade” ed aspettando che
questa rispondesse. Alla terza chiamata - e al
terzo “Non
posso rispondere, ma se è importante lascia
un messaggio!”-, si decise a
mettere il cellulare in tasca e,
in un improvviso moto di sicurezza, scese alla successiva fermata e
ripercorse
la strada della sera precedente - si ricordava vagamente i negozi e
sperava
solamente di non perdersi -.
E, dopo aver chiesto
a più di una persona,
riuscì a trovarsi
di fronte a quella palazzina, suonò il campanello e si
presentò alla voce
gracchiante con un semplice “Sono Liam, Jade è in casa?”, sentendo in
risposta un “Liaaam!” - tutte
quelle vocali allungate che gli fecero riconoscere immediatamente
Perrie - e l’invito a
salire - consigliandogli di non prendere l’ascensore perché “più di una persona è rimasta bloccata e
non posso assicurarti della
fine che hanno fatto.”-
Salì le cinque rampe di
scale - aveva bisogno di riprendere ad allenarsi,
si sentiva fuori forma - e aspettò qualche minuto
prima di suonare al campanello -
la scritta “Eye Candy Chicks” l’aveva fatto
ridacchiare e gli aveva riportato un
po’ del buon’umore -,
venendo trascinato all’interno dalla
ragazza biondo platino e
trovandosi circondato da quel che aveva tutta l’aria di essere un
arredamento completamente
femminile.
- Jade è a lavoro, aveva il
turno di mattina e tra poco dovrebbe rientrare.-
iniziò quella, la sua
solita parlantina veloce ed allegra che lo lasciava
per un secondo stordito. - Ma puoi aspettarla, dalle cinque minuti e sarà qui tra
noi. Sarebbe così felice di vederti!-
concluse con una gomitata contro il fianco e un
occhiolino, facendolo arrossire appena ed impedendogli di ribattere.
- Non vorrei
disturbare.- tentennò dopo essersi
ripreso, seguendola in quello che
doveva essere il salotto e fermandosi sulla soglia nel vedere altre due
ragazze
- le due coinquiline che mancavano all’appello - ad
occupare la maggior parte del
piccolo divano; la riccia seduta, con lo sguardo fisso sul televisore,
e quella
con i capelli lisci, che stava quasi seduta in braccio a lei, con un
libro tra
le mani.
Deglutì, sentendosi
completamente in imbarazzo in mezzo a così tante
persone sconosciute, ed era tentato di declinare l’invito a
restare - dopotutto con Jade poteva parlare un altro giorno e non
ricordava
nemmeno il motivo per cui era andato fin lì, se doveva essere
sincero -, ma la riccia esclamò: - Peeez
chi era alla porta?-, facendolo sobbalzare e fare un versetto sorpreso,
rendendo le ragazze partecipi della sua presenza.
Seguirono momenti
imbarazzanti di silenzio, in cui si studiarono
attentamente e senza un particolare motivo, e poi la riccia mormorò verso
Perrie, indicandolo con la confusione leggibile negli occhi: - Non
stavi
attraversando la fase del “gli uomini son
soltanto degli stronzi,
preferisco rinunciare e viver per sempre come una zitella”? Hai già cambiato
idea così facilmente?
Pensavo, dopo Brandon, di non dover più subire i
tuoi strilli e insomma.. però gran bella scelta.-
Il suo colorito
raggiunse il rosso più intenso nel capire
quel che stava
sottintendendo, iniziò a scuotere la testa
e farfugliare tre parole
assieme - non capendosi nemmeno lui -, per poi ascoltare la bionda
esclamare,
con fare teatrale: - Ma a che stai pensando, Dani! Son tutt’ora in
quella fase del mai più
maschi in
vita mia!- ed aveva persino
sollevato un braccio, come se stesse leggendo chissà quale spot.
La vedeva dannatamente bene in una campagna femminista contro il potere
degli
uomini, sembrava esser nata per ricoprire quel ruolo.
- E lui allora chi è?- si fece sentire
la terza ragazza,
distogliendo l’attenzione dal libro
per puntare i suoi occhi marroni in quelli di
Liam, che mosse una mano in un cenno di saluto e rispose: - Liam, molto
piacere.-
Seguirono minuti -
nonostante Liam fosse pronto a giurare di aver
aspettato ore per una qualsiasi reazione - e poi le due ragazze
gridarono
assieme il nome “Liam?!”, come se avessero
appreso chissà quale mistero, per
poi guardarsi e scoppiare a
ridere nello stesso momento, ripetendo cose come “Lui è Liam?”ed arrivando persino
a dire “Dobbiamo
scambiare qualche chiacchiera con Jade.”
Si sentì molto stupido,
quando sussurrò: - Liam è un nome piuttosto
comune.-, e venne bloccato
dalla ragazza con i capelli mossi e marroni, che spiegò, come a
rendergli più semplice il tutto:
- Ma tu sei il Liam di Jade!-
- Ellie ha ragione,
non sei un qualsiasi Liam.- insistette la riccia,
che Perrie aveva chiamata “Dani” poco prima, per poi
indicargli la restante
parte del divano e mormorare: - Unisciti a noi, non ti mangeremo. L’unica di
cui devi preoccuparti è Pez, lei gli uomini
li divora.-, facendolo
scoppiare a ridere ed alleggerendo decisamente l’atmosfera.
Erano passate quasi
due ore - Perrie doveva aver sicuramente mentito
sul tempo di ritorno di Jade - e Liam si era intrattenuto con le tre
ragazze,
pensando di non aver mai trovato una compagnia femminile così divertente.
C’era una
strana sintonia tra le tre, come se vivessero assieme da sempre e si
conoscessero quindi alla perfezione; era strano osservarle dall’esterno,
guardare quello strano meccanismo fatto di battutine e prese in giro.
Stavano ridendo
tutti assieme - a causa di una battuta di Danielle,
così si chiamava, su
quanto Perrie avesse alla sue spalle uno strascico di
uomini dal cuore spezzato -, quando sentirono il tipico rumore di una
chiave
ruotare nella toppa, il successivo scatto della serratura e: - Alla
prossima mi
licenzio! Quel coglione! Non sopporto più nessuno!-
Restarono in
silenzio, scambiandosi qualche sguardo, e poi fissarono
la ragazza - aveva appena varcato la soglia, ma si poteva intuire ad
una prima
occhiata quanto fosse stata faticosa la sua giornata -, che spostò gli occhi
marroni e grandi su ognuno di loro, fermandosi sul castano con un’espressione
confusa e quasi sbalordita.
- Ehi, Jade, ero
passato solo per..- stava dicendo in quel momento,
cercando di non rendersi ulteriormente imbarazzante di fronte alle sue
coinquiline, ma venne interrotto da Danielle, che quasi gridò: - Portala
fuori!-, a cui si aggiunse Perrie e il suo: - Esatto, come dice Dani.
Fai il
cavaliere, Li!-
In un primo momento
restò in silenzio, quelle
ragazze sapevano cosa dire
per mettere una persona a disagio, ma poi annuì, pensando che quell’idea non
sarebbe stata niente male - dopotutto era lì per quello, no?
Parlare con Jade - e le fece un
cenno verso la porta, indicandola persino con un gesto vago della mano
mentre
mormorava: - Vogliamo andare?-
E il sorriso enorme,
che piegò in poco tempo le
labbra della ragazza, valeva
decisamente tutto quanto.
La lasciò varcare per prima
la soglia, tenendole aperta la porta - guadagnando
per questo dei versetti di approvazione e “è
semplicemente perfetto”-, e restò sorpreso nel
vederla prenotare l’ascensore e
invitarlo ad entrare, aggiungendo, a mo’ di spiegazione: -
Il gioco dell’ascensore,
giusto? Pez si diverte, lo fa ogni volta.-
- Un gioco?- chiese
conferma, fissando le porte che si chiudevano e
restando per qualche secondo in ansia dalla paura che potesse succedere
seriamente qualcosa. - E come mai ha questa.. tradizione?- le domandò ancora,
voltandosi verso di lei e sorridendo di riflesso nel vederla ridere e
stringersi nelle spalle, ascoltando il suo: - Si diverte a far correre
gli
uomini.- e ridendo con lei.
Quando uscirono
dalla palazzina - fortunatamente le parole di Perrie
si erano rivelate completamente fasulle -, Liam infilò le mani
nelle tasche dei jeans e la osservò stringersi nella
giacca di letterman rossa, che
contrastava con i suoi capelli così blu.
- Allora?- domandò dopo qualche minuto
di silenzio, lo portava
sempre a pensare troppo ed era quello che stava evitando, per poi
continuare
con: - Quello scoppio di poco fa? Vuoi parlarne?- a cui la ragazza
rispose con
un’alzata di
spalle e un: - Incomprensioni tra me e il mio capo.-
Liam mosse la testa
in un cenno, non capendo esattamente tutta la
questione e trovandosi nuovamente a disagio, per poi proporre: - Io ti
offro un
caffè e tu mi racconti
cosa c’è che non va?- e
rispondere al suo: - Non
prendermi per una stronza ma.. perché t’interessa tanto?-
con un semplice: - Voglio solo
rivedere il tuo sorriso, mi piace.-, facendo arrossare le guance della
ragazza,
che abbassò il capo per non
fargli notare eccessivamente quell’imbarazzo.
- Nulla di cui
vergognarsi.- insistette, arricciando le labbra in un
ghigno, e aggiungendo: - Penso davvero tu abbia il sorriso più bello
che..-
- Ma smettila, Lee!-
esclamò lei, dandogli uno
spintone con le guance sempre
più rosse e
gli occhi luminosi. - A quante ragazze fai questi complimenti?- si
lamentò infine,
sbuffando al suo insistere con: - Tu sei sicuramente la più bella.-;
frase che si guadagnò un pugno contro il
braccio e un’occhiata da
minaccia a riprovarci nuovamente.
Il castano sollevò quindi le braccia,
facendole capire di essersi
arreso, e poi borbottò: - Pensavo fossimo
diventati amici.- per cui
Jade corrugò la fronte e ripeté: - Amici?-,
saggiando quasi la parola sulla
lingua. Come se fosse una parola sconosciuta, come se non avesse avuto “amici” da fin
troppo tempo; e di sicuro non era il suo caso.
- Amici, sì!- esclamò più convinto il
maggiore, dandole un pugno
scherzoso contro la spalla e mormorando: - Dopo la figuraccia al
bowling
pensavo di essermi meritato la tua amicizia!- a cui la ragazza rispose
con uno
scoppio di risa e un: - Ovviamente, Lee. La prossima volta t’insegno
qualche tecnica, magari anche per conquistare le ragazze. Sei proprio
pessimo,
peggio che con il bowling.-
Angolo
Shine:
Come sempre
puntuale, ecco il nuovo capitolo!
Inizia a svelarsi
piano piano la verità su Kaylyn (no, non è la sorella
di Liam. Anche se lo era in una prima versione nella mia testa, quando
ancora
non avevo scritto capitoli) e sul legame che aveva con Liam.
Un piccolo Lilo e
Ziam (piccolo accenno di Zouis), per spolverare e
concludere il tutto con la vostra amatissima Jade.
“Eye Candy Chicks” è il nome che si son
date le quattro ragazze, un
po’ come se
fossero una band o qualcosa del genere. E “chick” è un modo per
indicare una donna (assieme a “bird” e tanti
altri), descrivendo con una parola la sua sensualità (etc,
ect). Tutto questo viene da cultura personale (ovvero fanfiction in
inglese che
leggo) ed è confermato dall’Urban Dictionary (mi
diverto troppo a cercare
termini lì sopra).
Non penso di aver
altro da aggiungere, oltre al fatto che questi
capitoli mi stanno facendo piangere fin troppo. Questo Liam è seriamente
una tortura, troppi segreti nascosti per anni ed è come se fosse sull’orlo di un
precipizio, rifiutando l’aiuto di qualsiasi
essere vivente. Ad
immedesimarmi così tanto, mi ritrovo a
fissare lo schermo con gli occhi lucidi e a
scrivere capitoli dall’aria lugubre e angst
(troppo angst.)
Siete fantastiche/i
e vi ringrazio per il vostro continuo sostegno
(verso questa storia e me). Apprezzo davvero tantissimo, leggo ogni
recensione
e mi sento in colpa perché non ho mai tempo di
rispondere.
Buon fine settimana,
fate come gli Zouis e festeggiate.
A venerdì prossimo!
E, visto che in
questa giornata grigia (almeno qui a Milano) mi sento
particolarmente buona, vi lascio un piccolo spoiler del prossimo
capitolo, il
nono. (Sì, è anche per farmi
perdonare della continua presenza di Jade)
Spoiler nono
capitolo:
« A
quelle parole il più piccolo si
raddrizzò con la schiena,
fece schioccare la lingua
contro il palato e borbottò: - Tu mi dici di
lasciarti in pace, con gli
occhi mi chiedi di scoparti.-
- Io?-
chiese con un’espressione allibita
il castano, indicandosi con
l’indice,
e roteò
gli occhi al suo cenno d’assenso e al suo
insistere con: - Certamente,
mandi segnali contrastanti. Non è semplice starti
dietro. Sei sempre vattene
e lasciami in pace ma quel che
sento è
sbattimi
contro un muro e prendimi.- »
|
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Capitolo 10 *** Nono capitolo ***
You're my end and my beginning
« Cause all of me
Loves
all of you
Love
your curves and all your edges
All
your perfect imperfections
Give
your all to me
I'll
give my all to you. »
Nono
capitolo:
Liam aveva passato
quei pochi giorni di ferie - ovvero una piccola
vacanza che aveva dovuto necessariamente prendere per non impazzire - a
rilassarsi, a spulciare quella lista di libri che, per via della scarsità di tempo
libero, non era mai riuscito a leggere. Aveva passato molto più tempo con
Aileen, cercando in ogni modo di ignorare tutte quelle somiglianze con
la
madre, e le aveva comprato così tanti gelati da
ricevere saluti sempre più cordiali
del ragazzino al chiosco; era solo merito suo, se quell’attività andava
avanti a gonfie vele.
Si era persino
fermato al “Brooklyn diner” durante i turni di
Jade, ottenendo caffè forti e
gratuiti, per cercare di risolvere la questione di quel capo fin troppo
assillante. Jade si era sfogata con lui, agitando il bicchiere di
cartone con
la mano, e gli aveva raccontato di come il proprietario del diner l’avesse
caldamente invitata ad essere più accogliente
con i loro clienti. Ne era conseguito il suo farle compagnia al
bancone, una
bella tazza di caffè davanti al viso, e
il giorno dopo gli era
arrivato un messaggio della ragazza - ringraziamenti su ringraziamenti
-, in
cui gli faceva sapere della resa del capo e delle sue scuse.
Era domenica sera,
aveva messo Aileen nel letto - dopo il solito
cartone animato della Disney -, e stava seduto sul divano con gli occhi
fissi
sullo schermo del televisore. Trasmettevano le ultime puntate del suo
telefilm
preferito - qualcosa di davvero imperdibile - e, proprio sulle scene più intense e
di panico generale, sentì suonare al
campanello; l’avrebbe
sicuramente ignorato, dopotutto a mezzanotte passata chiunque fosse
stato lì fuori si
sarebbe arreso, ma il suono non sembrava intenzionato a smettere.
Si alzò quindi a fatica,
lanciando un’occhiata triste al
televisore, e percorse il
corridoio con le mani a coprirsi le orecchie per il chiasso di quel
campanello
- ringraziava il cielo che Aileen avesse il sonno così pesante -,
facendo scattare la serratura ed aprendo la porta. Rimanendo nuovamente
sorpreso nel trovarsi davanti quel moretto - era diventata una
tradizione
quella? -, che bloccò con le mani sulle
spalle per impedirgli di
varcare la soglia, arricciando il naso per la puzza di alcool che
emanava.
- Mi sembrava di
essere stato chiaro.- iniziò subito a
parlare con un tono di voce freddo, premendo i pollici contro le sue
clavicole
e sentendo le sue dita stringergli la maglia a maniche corte. - Ti
avevo detto
che..- stava ripetendo per l’ennesima volta,
bloccandosi e sospirando nell’incrociare
i suoi occhi con delle venature rosse. - Sei piuttosto bravo a farti
del male e
metterti nei guai, vero?- gli domandò invece, sentendolo
ridere e dare uno strattone,
per potersi poi alzare in punta di piedi e lasciargli fin troppi baci
contro la
mandibola.
- Son stato alla
festa più bella del mondo!-
esclamò il
ragazzino, avvolgendo le braccia attorno al collo del maggiore e
premendo le
labbra contro le sue. - Tutto il fine settimana a fare festa, ma mi
mancavi e
son venuto a prenderti.- continuò a parlare lui,
tenendo le loro bocche
appiccicate e rendendo difficile a Liam cercare di capirci qualcosa.
Quest’ultimo era infatti
rimasto sorpreso dal suo gesto, non sapendo bene
come reagire, e aveva poi appoggiato - più per riflesso, che
per volontà - le mani
sui suoi fianchi, ripetendo: - Venuto a prendermi? E dove vuoi
portarmi?-
Una nuova
annotazione doveva essere: non dar corda al ragazzino. Perché, qualsiasi
mossa facesse, era sempre un mettersi in situazioni peggiori ed
imbarazzanti;
come in quel momento, Zayn aveva stretto le dita sulla maglia e lo
stava
tirando verso l'uscio, mugugnando: - Vieni con me. Andiamo alla festa
di Lou.-
Si oppose con tutte
le sue forze - non che ne avesse bisogno, quel
ragazzino era così magro che aveva
paura di spezzarlo - e piantò i piedi a
terra, una mano sullo stipite e un braccio attorno alla sua vita. Di
sicuro
quella non era stata una delle sue idee migliori - ma in quell'ultimo
periodo
sembrava solo sbagliare -, perché ora i loro corpi
erano premuti assieme, i loro
petti che si muovevano in sincrono per i respiri.
- Io non vado da
nessuna parte.- borbottò dopo una pausa
breve di riflessione, restando
immobile e lasciando che strofinasse il viso contro il proprio collo, i
capelli
scuri che gli solleticavano la pelle e il naso. - Ti riporto a casa
se..- stava
ricominciando a parlare, sbuffando infastidito al suo scuotere la testa
e
risalire con i baci lungo la mascella e il viso. - Non potrei
allontanarmi, ma
posso chiamarti un taxi.- riprese subito dopo, mettendo più forza nel
braccio attorno alla sua vita e chiudendo la porta, per poi seguirlo
quando si
appoggiò contro con la
schiena.
- O preferisci che
ti rimandi da Louis?- gli domandò ancora,
cercando di pensare ad una soluzione e, allo stesso tempo, di ignorare
i
farfugli del ragazzo.
- Non voglio andare
da nessuna parte.- mugugnò il
moretto, dopo essersi lamentato per almeno dieci minuti. - Stavo
scopando un
ragazzo.. era uguale a te.. eri tu e ti volevo così tanto. E
son venuto da te.- concluse con un discorso senza senso, lasciando Liam
a
fissarlo con un sopracciglio sollevato e un'espressione confusa.
Il castano restò in silenzio,
studiandolo attentamente, e
strinse le dita sul suo mento per farglielo sollevare, mormorando: -
Chiamo un
taxi, ti rimando là a divertirti e la
smetti di farmi queste orrende sorprese.-
Gli coprì immediatamente la
bocca, quando si mise a gridare il proprio nome con
un tono lamentoso, e sibilò: - Sta zitto che
Aileen dorme.-, lasciandolo
libero e vedendolo improvvisamente tutto allegro mentre ridacchiava: -
Sei il
papà più sexy.-
- Non son suo papà.- sussurrò con un filo di
voce, lasciando che avvolgesse
nuovamente le braccia attorno alle spalle e premesse le labbra contro
le
proprie. Si allontanò dal suo viso con
una mossa veloce, appoggiò il mento
sulla sua spalla e lo strinse in quello che sembrava tanto un
abbraccio. - E tu
devi dormire e riposarti.- aggiunse con un bisbiglio, strizzando gli
occhi nel
sentirlo insistere con: - Devi essere fiero di lei, è proprio
uguale a te.-
- Smettila.-
E c'era qualcosa di
diverso quella volta, il tono che aveva assunto
non era un sibilo velenoso, la sua testa non era piena dei mille modi
per poter
uccidere quel ragazzino. Al contrario aveva usato un tono di voce
dolce,
tenendolo stretto al proprio corpo e sussurrando quella parola contro
il suo
collo.
Non durò molto quel piccolo
momento, perché Zayn mormorò: - Solo se ti fai
scopare.- e Liam perse
nuovamente la pazienza, allontanandosi da lui con uno scatto; la cosa
che lo
lasciava sorpreso era quell'improvvisa voglia di ignorare il commento,
solo per
poterlo stringere nuovamente tra le braccia. Ed era assurdo, doveva
alzare i
muri ed ignorarlo.
Prese quindi un
respiro, cercando di sedare la rabbia, e disse: - Non
mi faccio scopare. Tantomeno da un bambino come te.-
Lo lasciò nuovamente ridurre
le distanze, tenendosi pronto a scattare, e
appoggiò le mani sui suoi
fianchi - solo perché gli sembrava che
ondeggiasse fin troppo -,
trovandosi con il mento a premere sul suo capo.
- Tu mi vuoi, me
l'hai detto alla festa ma poi non eri tu.- ricominciò a
farneticare il moretto, stropicciando la maglia con le dita e
strofinando il
naso contro la pelle del collo. - Ho scopato con almeno quattro persone
in
questi giorni.- farfugliò ancora, spostandosi
per potergli mostrare tutto
il palmo aperto con un ghigno ad arricciargli le labbra. - Ho visto
anche il
tuo amico, il ricciolino. Non l'ho scopato, perché quello vuole te..
ma tu sei mio, Lee.-
Evitò di correggerlo
sull'ultimo punto - perché non era
suo e mai lo sarebbe stato -, ignorando il soprannome, e gli accarezzò una
guancia con il dorso della mano, chiedendo in un bisbiglio: - Hai visto
Harry?
Che ci faceva a quella festa?-
Sentì Zayn grugnire,
borbottando qualcosa sul nome "Harry" - non
capiva il "non può piacerti una
persona che si chiama Harry"
detto con una smorfia sulle labbra -, e avvicinò i loro visi,
tenendo le dita salde a
stringergli il mento. Si stava divertendo decisamente fin troppo a
scoprire le
cose con l'uso di quella tecnica, perché Zayn si scioglieva
completamente e lo guardava
come se fosse la cosa più preziosa del mondo.
Scosse la testa, per
non pensare troppo a quell’ultima
annotazione - non era importante in quel
senso per lui, voleva solamente un rapporto fisico -, e poi
ascoltò
attentamente la sua descrizione del ragazzo assieme ad Harry - “Aveva una faccia
cattiva ed era così
muscoloso.. le tue labbra son le più belle.” -, filtrando le
notizie dai deliri del minore,
che aveva sicuramente bevuto e fumato in modo esagerato.
- Quindi Harry stava
con questo ragazzo, che non aveva una bella
faccia.- ripeté quel che gli aveva
detto, strofinando il pollice contro la sua
mascella e ridacchiando nel vederlo sporgersi con il viso, quasi per
non
rompere il contatto e invitarlo a continuare. - E hai visto se gli
faceva del
male o..-
- Pensi sempre a
quell’idiota, Lee.- lo sentì
piagnucolare, aggrottando la fronte e fissando le sue dita che gli
tiravano la
maglia, come se volesse attirare l’attenzione. - Vuoi
proteggere sempre e solo lui.
Anch’io voglio essere
salvato da te, perché a me non ci pensi?-
Strabuzzò gli occhi a quell’ultima domanda,
sentendo il respiro fermarsi in
gola all’incrociare i suoi
occhi enormi e lucidi - stava seriamente per
piangergli tra le braccia? -; si schiarì la voce dopo
qualche minuto, borbottando dell’ultima
volta e del suo attaccarlo perché si era preoccupato,
ripeté persino le
sue parole e “non
ho bisogno di un papà protettivo”. Zayn, al
contrario di quel che si aspettava, era rimasto immobile, le palpebre
che
sbatteva velocemente e una smorfia triste sulle labbra. Se poteva
cercare di
contenere lo Zayn ubriaco e fatto - quello fin troppo allegro e dall’eccitazione
facile -, non sapeva se poteva far lo stesso con la copia triste.
Decisamente
no, non aveva la più pallida idea di
come consolarlo; aveva avuto a
che fare con un’Aileen triste, ma
mai con un adolescente, e di sicuro non poteva
prenderlo in braccio e.. no, non l’avrebbe mai fatto.
- Ma tu pensi a lui
e non a me.- si lamentò ancora il
ragazzino, continuando a tirargli la maglia e rendendola più grande di
almeno due misure. - Ti ho detto di averti pensato e tu mi parli di
Harry.-
continuò a lamentarsi, il
broncio sulle labbra che lo rendeva stranamente
adorabile. E non l’avrebbe mai ammesso,
ma non era riuscito a resistere dal passare le
dita sulle sue labbra, sentendole tremare sotto il suo tocco.
- Hai detto di
volermi scopare, non di avermi pensato.- ribadì dopo quei
pochi momenti d’attesa, vedendolo
scuotere il capo, alzarsi sulle punte e sentendolo
borbottare contro la propria guancia: - Ti ho pensato, a come scoparti.
E ti
penso sempre. Mi masturbo pensando a..-
Non lo fece
continuare perché fece uno scatto e
gli colpì uno zigomo
con la spalla, cercando di non scoppiare a ridere ai suoi mugugni e
lamenti;
doveva ammettere che da ubriaco era molto più gestibile, anche
tenero e divertente.
Nonostante quella fissa per il contatto fisico non riuscisse ad
eliminarla.
- Mi hai fatto male,
Lee. Fa male.- grugnì il
moretto, utilizzando un tono di voce per cui non poteva prenderlo
seriamente:
troppo innocente e dolce, con quelle labbra arricciate in un broncio.
Non pensò troppo al gesto che
stava compiendo, quello strofinare il pollice
contro il punto colpito - come a farsi perdonare per la botta -, e
sussurrò: - Vuoi un
bacino che ti passa?-
E non c’era nulla di
malizioso in tutto quello - o almeno non all’inizio -,
era una cosa che faceva solitamente anche con Aileen - non gli piaceva
vederla
piangere e le lasciava sempre un piccolo bacio sulle manine paffute -,
ma Zayn
si era messo improvvisamente a ghignare ed annuire assieme, inclinando
il viso
per porgergli quasi il punto infortunato. Non ci pensò troppo
Liam, si allungò per premere le
labbra contro lo zigomo e si trovò a baciarlo
per l’ennesima volta in
quella mezz’oretta scarsa.
Se fosse stato solo
qualche giorno prima, ne era sicuro, si sarebbe
allontanato con una smorfia di disgusto e una serie d’insulti
sulle labbra; ma in quel momento lo stava lasciando fare, muovendo i
palmi su e
giù lungo la
sua schiena. L’unica scusa a cui
riusciva a pensare era l’effetto
della canna, che a furia di baciare Zayn, aveva intaccato anche la sua
volontà; non era
tuttavia un qualcosa di credibile, perché il ragazzino gli
stava leccando le labbra e lui
teneva la fronte contro la sua, gli occhi chiusi e nessuna voglia di
staccarsi.
- Ti faccio
riportare a casa.- disse all’improvviso,
riprendendosi da quel momento senza
realmente dargli una fine. - Se mi dici dove abiti, chiamo un taxi e
vai a
riposarti.- aggiunse con un tono incredibilmente dolce, allontanandosi
solamente per premere le labbra contro la sua fronte; quel gesto
gridava allarme e
pericolo da ogni angolazione, ma stava accantonando tutti i
brutti
pensieri. Non sapeva se era merito del buon umore di quei giorni - la
breve
vacanza gli aveva fatto bene - o del ragazzino che scuoteva la testa e
ripeteva
debolmente: - Con te, voglio stare qui con te.-
Liam appoggiò le mani sui suoi
fianchi, per poterlo
allontanare dal proprio corpo e scoprire cosa ci fosse di sbagliato in
quel
momento - aveva sentito la temperatura della sua pelle calare
velocemente e il
suo corpo cercare quasi riparo contro di lui -, cercò di
richiamare la sua attenzione, sussurrando il suo nome, e lo vide
scuotere il
capo e borbottare qualcosa sul mal di testa.
Gli massaggiò con più forza la schiena,
cercando di offrirgli un
qualche conforto mentre lo sentiva tremare contro di sé, e poi
propose: - Posso farti dormire nel mio letto, solo per oggi.-
E se ne sarebbe
pentito - nonostante cercasse di non pensare troppo
alle possibili conseguenze -, lo intuiva da come il suo cuore si era
scaldato
al: - Grazie, Lee.- del più piccolo, che si era
stretto a lui e strofinava
il viso contro il proprio petto.
Avvolse quindi un
braccio attorno alla sua vita, facendo scattare la
serratura della porta con la mano libera, e poi lo fece appoggiare al
proprio
fianco, percorrendo il corridoio e varcando la soglia della propria
stanza,
sentendolo farfugliare qualcosa sulla camera
del dottore.
Lo aiutò a raggiungere il
letto, facendolo sdraiare, e gli rimboccò persino le
coperte - non ce n’era bisogno ma con
Aileen aveva acquisito quel vizio -, sentendolo
farfugliare tutto felice e sbuffando al suo continuare a muoversi alla
ricerca
di una posizione comoda. Non avrebbe dormito quella notte, ne era
sicuro.
E le sue teorie
diventarono sempre più vere quando,
prendendo posto al suo fianco,
sentì una sua gamba
colpirgli lo stinco, le sue scuse e il suo successivo
strofinare il piede contro quel punto, cercando quasi di sollevargli il
tessuto
dei pantaloni per potergli toccare la pelle.
Riuscì solamente a dirgli
qualcosa di molto simile a “se
stai male, svegliami”, poi
chiuse gli occhi e si addormentò di colpo; una delle
ultime cose che riuscì a
percepire, furono un paio di labbra contro la nuca. Ma doveva essersele
sicuramente immaginate.
La mattina dopo Liam
si svegliò con la tipica
sensazione di pelle d’oca, concentrata
solamente sulle braccia - delle
unghie che strofinavano la pelle in modo superficiale e gli mandavano
scariche
di piacere - e che lo portarono ad avvolgersi meglio attorno a quel
corpo
caldo, strofinando il viso e sentendo la guancia venire a contatto con
dei
capelli soffici e profumati.
Vi premette contro
le labbra, sbadigliando e stiracchiandosi - irrigidendo
i muscoli delle braccia e rilassandosi a quei continui massaggi -, per
poi
sospirare e chiedere in un borbottio: - Che ci fai nel mio letto?-
Sentì la risatina di Zayn
- ricordava ogni particolare della sera
precedente, l’aveva riconosciuto
ma si era appena svegliato e ancora doveva
ingranare - e il suo: - Mi ci hai messo tu, Payne.- a cui seguì un’ennesima
risata e altrettanti grattini, che obbligavano Liam a restare vicino a
lui e
non allontanarsi di un centimetro.
- Forse dovrei
accompagnarti alla porta.- mormorò, pensando
ad alta voce e bloccandosi con uno sbadiglio. - Prima che arrivi
Aileen, ti
trovi qui e faccia domande.- continuò, spiegando il filo
dei propri pensieri mentre
lo stringeva un po’ più forte e premeva la
fronte contro la sua spalla nuda. - Dovrei
seriamente mandarti via.- borbottò con la fronte
aggrottata e le labbra contro la
sua pelle calda, decidendo di non aprire ancora gli occhi. Era troppo
presto,
decisamente troppo presto, e poi si sarebbe dovuto alzare; da sveglio
non
avrebbe mai accettato di.. star stretto a Zayn, stava abbracciando il
ragazzino
di sua spontanea volontà.
Grugnì ai suoi stessi
pensieri, allentando appena la presa, e sentì l’altro
lamentarsi con: - Pensi sempre troppo, Payne. Spegni il cervello per
qualche
minuto e lasciati andare.-; il suo respiro era affannato, come se.. -
Dimmi che
non ti stai masturbando nel mio letto.- mugugnò, non trovando
nemmeno la forza di staccarsi o
bloccarlo.
Inclinò il viso, premendo
le labbra contro la giuntura del suo collo, e lo
sentì ridacchiare e
ripetere: - Non mi sto masturbando nel tuo letto,
Payne.- a cui rispose con un borbottio su quanto lo odiasse e non
sopportasse
la sua presenza.
- Oltre ad essere
una cosa naturale la mattina.- iniziò a spiegare
il moretto, un tono di voce saccente che solitamente faceva scattare il
maggiore, per poi concludere con: - Potrebbe essere una reazione fisica
al tuo
essere così espansivo e felice
nel sonno.- e uno spingersi contro il cavallo dei
pantaloni di Liam. Il maggiore arrossì completamente,
sentendo le guance - tutto il
viso e il corpo - andare a fuoco a causa di quel gesto, e si rese conto
in quel
momento dell’erezione ben formata
e che premeva contro il tessuto dei boxer.
- Dì la verità, ti eccita l’idea di aver un bel
ragazzo nel tuo letto.-
Scosse
la testa, cercando di
negarlo a se stesso, ma non riuscì a fermarsi dallo
strofinarsi contro di lui e
seguire i suoi movimenti; stava solo seguendo una soddisfazione
puramente
fisica, del piacere personale e non doveva prendere a cuore quel
ragazzino dai
mille problemi.
- Penso seriamente
di odiarti.- bisbigliò contro il suo
orecchio dopo qualche minuto, il
viso premuto tra i suoi capelli e il suo odore che gli riempiva le
narici. - Se
dovesse entrare Lyn e..- stava dicendo, non riuscendo a concludere per
colpa
della mano che si era stretta alla propria e la stava accompagnando
sempre più giù.
Chiuse ermeticamente
gli occhi, non riuscendo ad impedire al respiro
di accelerare al suo: - Se mi dai una mano, possiamo arrivare prima a
quel che vogliamo.-
e fece aderire il petto con la sua schiena, ripetendo: - Dio, quanto ti
odio.-
E il suo cervello -
tutti quei pensieri, dubbi e paure - si annebbiò
completamente nel piacere, gli occhi ben chiusi e la lingua che
percorreva il
collo del ragazzino, di cui non perdeva nemmeno un gemito o una stretta
attorno
alle proprie dita che scorrevano lungo il suo membro.
Zayn era qualcosa di
intossicante, non riusciva più a
staccarsi dalla sua pelle e gli sembrava di desiderarne solamente di più; non era
una cosa positiva, era pericoloso e doveva staccarsi.. ma come poteva?
Come
faceva ad allontanarsi da quel corpo che tremava per gli spasmi dell’orgasmo? Ed
era merito suo, era stato lui a portarlo fino a quel punto. Era stato
quel
pensiero, unito alla sensazione del suo sperma sulle dita, ad averlo
portato a
raggiungere il piacere nei boxer.
Si risvegliò improvvisamente al
lamento del più piccolo -
qualcosa sul suo pensare ancora troppo - e lo osservò
stiracchiarsi tra le proprie braccia, come se fosse la cosa più naturale
del mondo, per poi strabuzzare gli occhi al suo: - Aileen è passata
quasi un’ora fa, aveva sonno
e le ho detto di tornare a dormire.-
- Hai fatto cosa?!-
esclamò, sentendo quella
frase come una doccia
ghiacciata, e si mise velocemente seduto, vedendolo imitare le sue
mosse con un
sorriso che gli fece tremare le mani.
- Ho rimandato
Aileen a dormire.- ripeté con calma il
moretto, prendendolo chiaramente
in giro e continuando a sorridergli, ignaro di come Liam si stesse
trattenendo
dal prenderlo e buttarlo fuori dalla soglia. - Non son riuscito a
resistere ai
suoi occhi!- esclamò in difesa, captando
un guizzo in quelli del
maggiore. - Son uguali ai tuoi, non riesco a negarti nulla.- continuò con un
filo di voce, arrossendo appena sulle guance e puntando lo sguardo
sulla maglia
del castano, che scosse la testa e borbottò: - Quando ti dico
di lasciarmi in pace? Quello
sembra tu non lo capisca.-
A quelle parole il più piccolo si raddrizzò con la
schiena, fece schioccare la lingua contro il palato e borbottò: - Tu mi
dici di lasciarti in pace, con gli occhi mi chiedi di scoparti.-
- Io?- chiese con un’espressione allibita
il castano, indicandosi con
l’indice, e
roteò gli occhi al suo
cenno d’assenso e al suo
insistere con: - Certamente,
mandi segnali contrastanti. Non è semplice starti
dietro. Sei sempre vattene e lasciami in pace
ma quel che
sento è sbattimi
contro un muro e
prendimi.-
- Tu sei pazzo!-
esclamò con stizza, non
apprezzando per nulla la
propria imitazione con quel tono di voce acuto, e lo spinse con una
mano contro
la spalla nel vedere la sua espressione compiaciuta. - Son cose che
senti solo
tu! Io non ti sto chiedendo di..-
- Supplicando.- s’intromise il minore,
l’indice
sollevato come per fare una correzione. - Mi supplichi di scoparti,
Payne.-
continuò a mo’ di spiegazione,
rivolgendogli un sorrisino tutto innocente e
sporgendo le labbra verso di lui; lo ignorò e continuò a borbottare,
bloccandosi solo quando si trovò le sue
labbra contro.
Si staccò immediatamente da
lui, rischiando di cadere dal letto, quando sentì il rumore
di passettini veloci e si trovò la bambina nella
stanza, che si catapultò in poco
tempo addosso al moretto - aveva fortunatamente le coperte addosso -,
ripetendo
di voler andare al parco e chiamandolo Zee.
E forse era quello il peggio - non i sentimenti contrastanti verso quel
ragazzino -, Aileen si stava seriamente affezionando a lui e Liam
ancora non
capiva che posizione avesse nelle loro vite.
Era così perso nei pensieri,
da captare solamente: - .. quindi fatti bella,
principessa. Lili lo convinco io.-, ed osservò la bambina
schioccargli un bacio sulla guancia
e correre verso la sua stanza, ubbidendo con fin troppa facilità alle
parole del minore.
- Come hai fatto a
convincerla così in fretta?- gli
chiese in un primo momento,
ancora stupito dall’averla vista andare
via senza troppe storie,
ignorò la sua risposta e
continuò: - Non m’interessa saperlo,
in realtà. Ma son curioso
di ascoltare le tue spiegazioni sull’esserti intromesso
tra me e lei. Prima le dai il
permesso di saltare scuola e poi le proponi di passare la giornata al
parco?
Seriamente, Zayn, con che diritto ti metti a.. a fare questo?-
Si alzò dal letto,
imitandolo ma restando con le braccia tese lungo i
fianchi, e grugnì al suo: - Perché lei vuole passare
del tempo con te.- a cui
rispose con: - Passiamo già tutto il mio tempo
libero assieme, anche se non
son fatti che ti riguardano.-
- Sei così ottuso da non
capirlo, vero?-
E avrebbe
sicuramente lasciato correre, ignorato la sua risposta, ma
il tono che aveva usato - quella risatina quasi a prenderlo in giro -
gli
avevano riempito la testa di fumo e rabbia, portandolo a sibilare un: -
Non sai
un cazzo di me.-
Restò per un momento
sorpreso nel vederlo accendersi di rimando, come se
fosse un argomento a lui a cuore, e nel sentirlo gridare: - Ma io ci
vedo! E tu
non l’hai nemmeno capito!
Perché sei così chiuso in te stesso
e nelle tue paure da non
vedere che quella bambina è triste! E vuole te,
coglione. Vuole il suo papà, ma tu sei
così.. così cocciuto, Payne.-
Deglutì nell’incrociare i suoi
occhi lucidi, sentendo il fiato mancare per quel
semplice “papà”, e scosse la testa,
borbottando: - Io non..- e venendo bloccato
immediatamente dal minore che agitò le mani,
rinfacciandogli: - Io, sempre io.
Pensi sempre e solo a te stesso. Sei così idiota da non
capire quando tua figlia..-
Non riuscì a trattenersi oltre
e ringhiò a denti stretti: -
Smettila! Non sai niente di me,
non sai nulla di lei e..-
- Ma so abbastanza
della mia vita per dirti che sei un coglione!- lo
interruppe nuovamente, lo stesso tono alto di voce e i pugni che
stringeva per
scaricare la tensione. - Fai come tutti gli altri. Pensi al tuo dolore,
non al
suo. A come cazzo deve sentirsi senza la sua mamma. E, fottiti, so
abbastanza
per vedere che sei come mio padre e voglio evitare a lei di vivere con
quest’angoscia.
Di non riuscire a dormire la notte, perché ti manca così tanto e non c’è mai nessuno per te.
Mai nessuno che ti ascolta,
che ti fa sentire meno solo. Tu e il buio. E fa una cazzo di paura il
buio,
quando sei piccolo. Fa paura, Liam.-
- Non.. non lo
sapevo.. io..- cercò di parlare e
scusarsi il castano, sentendo
tutta la rabbia sciogliersi alle parole disperate del minore e alle
lacrime che
tratteneva con forza. - Zayn.- bisbigliò il suo nome con il
groppo che gli chiudeva la
gola, non sapendo se dovesse consolarlo o scusarsi. Si trovò solamente
ad annuire alla sua richiesta di vestiti puliti, trovandoli in poco
tempo e
porgendoglieli.
- Se vuoi
sparisco..- ricominciò a parlare il
moretto, il fagotto di indumenti
stretto al petto nudo e i piedi che muoveva contro i jeans a terra pur
di non
incrociare gli occhi del maggiore. -.. ma tu dovresti portare Aileen al
parco,
stare con lei e superare questo tuo blocco. Perché non fa bene a
nessuno di voi due, rovinerà il vostro
rapporto.. e lei è.. è davvero
fantastica.- concluse a fatica, mantenendo quell’espressione
fiera e quel suo volersi mostrare forte ad ogni costo.
Liam restò immobile,
osservandolo dirigersi verso il bagno, si sedette sul bordo
del letto e spostò velocemente lo
sguardo sulla bambina ferma sulla soglia, aprendo le
braccia per invitarla a raggiungerlo.
- Sei arrabbiato
perché non sono andata a
scuola?- gli chiese una volta
seduta sulle gambe del più grande,
aggiungendo: - L’ho detto io
a Zee di non svegliarti, dormivi bene e.. e sembravi felice, ma mi
dispiace..-
Liam la strinse un po’ più forte, al sentire
la sua voce tremare, e
premette le labbra sul suo capo, ondeggiando appena per cercare di
calmarla,
ripetendo: - Non è nulla, ora passa.
Non sono arrabbiato, piccola mia.-
- E non ho paura del
buio.- insistette la bambina, tenendo le dita
strette alla sua maglia e il viso contro il suo petto mentre continuava
con: -
Perché tu mi lasci la
lucina accesa, mi racconti le favole e non ho paura.-
- Lo so, piccola.-
bisbigliò lui tra i suoi
capelli, tenendola stretta e
sussurrando: - Perché tu sei una
guerriera e Lili ti vuole tanto
bene, sai? Te ne vuole tantissimo.-
Si bloccarono
entrambi ad uno schiarirsi la voce, voltandosi verso la
porta del bagno e Liam lasciò che la bambina
scendesse dalle proprie gambe
per raggiungere uno Zayn in imbarazzo e in vestiti poco più grandi di
lui - nonostante avesse cercato quelli di anni prima e che ormai gli
andavano
stretti -.
- Vieni con noi,
Zee?-
- Non posso,
principessa. Devi prima chiedere il permesso a..-
Liam prese un
respiro profondo, si alzò in piedi e si passò i palmi
sudati sui pantaloni della tuta, chiedendo in un sussurro: - Vuoi
venire con
noi, Zayn?-
Stava fissando a
terra mentre glielo chiedeva, perdendosi così l’improvviso
rossore sulle sue guance e il sorriso che aveva preso forma sulle sue
labbra.
Erano arrivati da un’oretta a Central
park, Aileen si divertiva a
lanciare pezzi di pane alle anatre - come sempre, sembrava una calamita
per
quegli anatroccoli che si radunavano vicino alla riva del lago -, e
Liam stava
a qualche metro di distanza con le braccia incrociate e gli occhi fissi
su di
lei, stando sempre attento nel caso si fosse messa in qualche pericolo.
- Payne?- lo richiamò improvvisamente il
ragazzino, non aveva
proferito parola per tutto il tempo e se ne stava seduto sul prato con
le dita
che strappavano fili d’erba. - Mi
dispiace.. per prima, intendo. Non
volevo dirti tutte quelle cose.- confessò in un moto di
coraggio, tenendo gli occhi fissi
sul terreno, come se avesse paura d’incrociare lo
sguardo del maggiore.
Liam lo osservò per qualche minuto,
non sapendo come rispondere
a quella frase - a lui dispiaceva aver alzato la voce in quel modo, ma
il “non
sai nulla di me” era
sicuramente una verità -, sospirò appena e prese
posto al suo fianco, spingendo
una spalla contro la sua per richiamare la sua attenzione.
- È passato, non
pensarci troppo.- mormorò, rompendo il
silenzio e rivolgendogli il primo
sorriso quantomeno dolce. - Non volevo farti ricordare quelle cose.-
bisbigliò infine,
distogliendo lo sguardo e intrecciando le dita attorno alle ginocchia
strette
al petto. - So quant’è dura perdere una
persona così
importante. Poi la mamma è sempre la mamma,
no? O almeno dicono così.-
A quell’ultima frase Liam
scosse la testa, appoggiò i gomiti
contro le ginocchia e tenne i pugni chiusi a sostenere il viso, gli
occhi
socchiusi e fissi sulla figura della bambina, continuava ad agitare le
manine e
muovere le labbra in quella che sembrava una strana filastrocca.
- Dicono?- sentì la domanda del
ragazzino, la voce intrisa di
una curiosità primitiva, e poi il
suo chiedere: - I nonni di Aileen? Sanno che lei
esiste?-
Poteva non
rispondere, tenersi nuovamente quei segreti e chiudere la
questione con una mezza bugia; se anche avesse inventato parti della
loro
storia, Zayn non poteva certamente esserne al corrente. Ma c’era
qualcosa in quel momento, qualcosa di particolare che sembrava
invitarlo ad
aprirsi con la prima persona in vita sua.
Prese un grosso
respiro, sentendo le dita iniziare a tremare per
quanto si stava trattenendo dallo sputare
fuori la verità, e mormorò: - La mia vita è un insieme dei cliché più brutti di
un adolescente americano.-
Al verso - a metà tra un grugnito e
un “non
me ne parlare” - del più piccolo,
si passò i palmi contro la
stoffa dei jeans e allungò le gambe
di fronte a sé, continuando con: -
I genitori della mamma di Aileen erano molto..
come si può dire? Tradizionali?
E non hanno preso bene il suo restare incinta
prima del matrimonio.. l’hanno cacciata di
casa, letteralmente. Non che
sia rimasto sconvolto, tempo prima ero stato cacciato di casa anch’io.. per
motivi diversi, ma.. come fai a cacciare un figlio da casa tua? Mi
sembrava
qualcosa di assurdo. In ogni caso, sanno di Aileen e penso di averli
intravisti
al funerale della loro figlia. Non era difficile non notarli, c’ero io e
qualche altro suo amico del liceo. Non son nemmeno andati a darle un
ultimo
saluto all’ospedale, che schifo
di persone.-
Si fermò per qualche
secondo, respirando lentamente ed osservando la mano di
Zayn sul proprio braccio - lo stava stringendo come a dirgli “puoi smettere di
parlare, se non te la senti” e “sono qui per te, ti
sto ascoltando”-
- So che son stati
avvisati, quando lei ha fatto quel brutto incidente
con la macchina. Quell’idiota stava venendo
a prendermi alla Columbia,
avevo bevuto un po’ troppo.. ero ad una
festa, sai anche tu come vanno quelle cose. Bevi
fin troppo, chiami il primo numero che ti trovi sulla rubrica e inizi a
sparare
stronzate su quanto ti manchi tuo fratello, su quanto vorresti
riavvolgere
tutto ed essere morto al suo posto. Perché tu non hai una
famiglia, non hai una figlia che
sta crescendo qualcun altro. E quel cazzo di tumore poteva prendere te,
non
lui. Tu che sei solo il figlio sbagliato
e..-
Sentì quasi in lontananza
il borbottio dell’altro a quell’ultima parola, il
nodo che gli chiudeva la gola
e gli rendeva il respiro affannato oscurava tutto il resto. Quel muro -
costruito
negli anni - che si sgretolava improvvisamente, lo portava a svuotare
la mente
e renderlo al corrente di tutti i suoi pensieri, come se non avesse più un filtro.
- Avevamo litigato,
mi aveva rinfacciato che Aileen non era figlia mia
e io le ho gridato che non m’importava nulla di
loro, che non erano una mia
responsabilità e non volevo più averne a che fare.
Ma non ero serio, non ho mai
creduto a nessuna di quelle parole. Ero solo nervoso, per l’università e gli
esami e Rick. Non avrei mai voluto vederle sparire, mai.- singhiozzò l’ultima
parte, coprendosi il viso con le mani e sentendo le spalle scuotersi
appena per
i respiri frettolosi. - E la odio. La odio perché non doveva venire
da me, non doveva aiutare un
coglione come me. E non doveva farmi trovare in una stanza bianca, col
suo
corpo freddo davanti. E farmi scoprire di essere il tutore di Aileen in
quel
modo. Son cose che una migliore amica non dovrebbe mai fare. Avrebbe
dovuto
parlarmene, darmi del tempo per ragionare sulla questione ed
accettarla. Invece
si presenta un tizio sconosciuto nell’ appartamento,
inizia a dire cose assurde,
ripete il nome di Aileen e dice che legalmente è come se fosse mia
figlia, perché Kaylyn
aveva deciso così. Perché quell’idiota vuole sempre
fare di testa sua e più la odio,
più mi odio. E
penso che è solo colpa mia,
solo mia.-
Si sentì avvolgere in un
abbraccio goffo, anche a causa delle loro posizioni,
e nascose il viso contro il collo del ragazzino, lasciando libero sfogo
ai
singhiozzi e alle lacrime dovuti a quell’ondata di ricordi.
- Sono stanco,
troppo stanco.- farfugliò contro la sua
pelle, cercando di aggrapparsi a
lui per non cadere. - Di sentirmi in colpa, non riuscire a dormire e
fare
sempre lo stesso incubo. Ti ripeti che tra qualche anno andrà meglio,
invece ti senti sempre più solo e non riesci
ad uscirne. Come puoi
smettere di sentirti in colpa, quando sai che quella bambina è orfana per
colpa tua? Perché non potevi evitare
di andare a quella stupida festa, dovevi chiarire
con Rick, ubriacarti e far morire la tua migliore amica.- continuò a
farneticare, ignorando i suoi tentativi di bloccarlo e zittendosi
solamente nel
sentire quel “Liam” gridato per
esasperazione.
- Sta zitto.- borbottò il più piccolo, premendo
il viso tra i suoi capelli e
stringendo meglio le braccia attorno al corpo del maggiore. - Niente di
tutto
quello è colpa tua. Come
puoi sapere che non sarebbe andata in quel modo?
Forse era destino, che tu crescessi quella bambina splendida. Non devi
vederla
come una maledizione, ma come un dono.- insistette, lasciando scorrere
le mani
lungo la sua schiena e sentendolo calmarsi impercettibilmente. - Perché, finché quella
ragazza vive in quella bambina, non sei solo.- concluse il suo
discorso, stando
attento al suo annuire e rannicchiarsi contro di lui; gli dava l’idea di un
bambino troppo cresciuto, di qualcuno di troppo fragile persino per
ammettere
di aver bisogno di aiuto.
Restarono in quella
posizione per qualche altro minuto, il respiro di
Liam che si faceva mano a mano sempre più regolare, e poi fu
proprio quest’ultimo a
spezzare il silenzio e sussurrare: - Scusa, di solito non.. non son così.-
- Non mi dispiace
averti addosso.- ribatté il
moretto, arricciando le labbra in un ghigno mentre aggiungeva: - Anche
se avrei
preferito in tutt’altro senso. Mentre
mi cavalchi, ad esempio.-
Nel vederlo non
rispondere nulla - il viso del castano ancora a
premere contro il proprio collo - continuò con un tono
malizioso: - Allora, dottor Payne,
vuoi fare un giro su..-
Non riuscì a concludere la
frase, la mano del più grande a coprirgli
la bocca - un’espressione
arrabbiata ma le guance così squisitamente rosse
-, e scoppiò a ridere
al suo borbottio: - Oh, ma smettila!-
E si scambiarono un
sorriso intimo - come se fossero entrambi a
conoscenza di un segreto, come se riuscissero a leggersi dentro e
avessero un
certo codice per capirsi -, ricominciando a ridere con leggerezza e
completamente dimentichi del momento appena passato.
Angolo
Shine:
Non credo di aver
altro da aggiungere, svelati tutti i misteri (la
maggior parte o almeno i più importanti) e
tanto, tanto Ziam! Accompagnato
anche da fin troppo angst che mi sta letteralmente uccidendo.
C’è un piccolo accenno
ad Harry, al ragazzo che sta frequentando (al
momento non ho ancora deciso chi sia, anche se Cap Hecate ha svelato
una delle
mie opzioni - e avevi quasi indovinato la questione Kaylyn/Liam/Aileen
-) e nel
prossimo capitolo farà nuovamente la sua
comparsa il ricciolino. Il
rapporto tra i Lirry è strano e delicato,
quindi molto spesso Harry si
allontana - come per testare quanto può durare senza di lui
etc etc -.
Grazie a tutti quanti
per avere così tanta pazienza con
me e i miei aggiornamenti.
(Parlo soprattutto per i “Tra
quanti
aggiorni Car
Wash?”. Non ho abbandonato
- ormai sapete che non
abbandono nulla, no? - ma sto portando avanti tre one - shot nello
stesso
momento e questa long. Quindi continuerò, ma solo dopo aver
concluso almeno due
progetti. So che state aspettando da tantissimo, che volete uccidermi
perché vi ho
lasciato ad un passo dall’uccidere il tizio
stronzo, ma giuro che torno!
Con tante nuove avventure, tanto nuovo Zeeyum e tanto fluff.)
E con questa solenne
promessa, vi lascio.
A venerdì prossimo!
Per dubbi,
informazioni (..) potete scrivermi ovunque. E per ovunque
intendo: Twitter,
Tumblr o
un
messaggio su EFP. (Anche in una recensione perché, nonostante non
stia più
rispondendo - maledetta pigrizia -,
le leggo sempre tutte quante.)
|
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Capitolo 11 *** Decimo capitolo ***
You're my end and my beginning
« Cause all of me
Loves
all of you
Love
your curves and all your edges
All
your perfect imperfections
Give
your all to me
I'll
give my all to you. »
Decimo
capitolo:
Erano rimasti al
parco per tutta la mattina, pranzando con un sandwich
al chiosco e una bibita fresca, poi Zayn li aveva lasciati soli - “non voglio
intromettermi ancora nella famiglia”, aveva
detto testuali parole -, spiegando di dover tornare da Louis e aiutarlo
nel
sistemare la casa.
Erano rimasti quindi
solo lui e Aileen, che - una volta rientrati nell’appartamento
- si erano circondati di bambole e peluche, dimenticandosi del tempo
che
scorreva veloce; tutti presi da quel gioco per poter prestare
attenzione ad
altro.
Quando Liam sentì suonare il
cellulare, che aveva appoggiato sul
tavolino, si allungò per prenderlo e
lesse il messaggio di Jade
sottovoce; l’aveva invitato a una
nuova esibizione di Perrie, includendo la notizia
dell’assenza di sfere e
birilli. Ci pensò un attimo su,
chiedendosi se fosse il caso di
risponderle immediatamente o aspettare ancora un po’, ma poi
sentì il campanello
suonare, si alzò in piedi ed infilò il cellulare in
tasca. Avrebbe risposto dopo,
non era obbligatorio accettare immediatamente e non c’era alcuna
fretta.
Controllò un’ultima volta la
bambina - stava seduta a gambe incrociate di fronte al
tavolino e parlava con la sua bambola preferita, fingendo di darle il tè -, poi si
passò i palmi sul sedere
e percorse velocemente il corridoio, girando la
chiave nella toppa e fissando il sacchetto enorme che occupava tutta la
visuale, impedendogli di capire chi ci fosse alla porta.
Riconosceva
solamente il marchio del Lan King, tutto il resto stava
nascosto dietro quel sacchetto, e strinse le dita attorno alla maniglia
d’ottone,
cercando di non far vedere la delusione, quando incrociò un paio di
occhi verdi scintillanti.
- Har?- sussurrò, ignorando con
tutto se stesso quell’attorcigliarsi
delle viscere nell’aver davanti il
ragazzino sbagliato.
Si schiarì la voce,
spostandosi per farlo passare, e domandò in un
bisbiglio: - Che ci fai qui?-
Lo osservò fare spallucce,
dondolarsi sui talloni, stringere le dita attorno ai
manici della borsa - tutta una serie di tic nervosi, che indicavano
chiaramente
il suo stato d’animo - ma il
maggiore tenne le braccia incrociate al petto,
ricordandosi perfettamente quella scenata - non affatto necessaria -
che
avevano avuto su Zayn.
- Questo è il vostro
preferito.- sussurrò invece il
ricciolino, porgendogli la borsa ed
aggiungendo: - A Leen farà piacere sapere
che..-
- Non hai risposto
alla domanda.- lo interruppe con un tono di voce
freddo, non muovendosi da quella posizione e vedendolo irrigidirsi di
rimando.
- Cosa sei venuto a fare? Pensi che con un po’ di cibo d’asporto si possa
risolvere tutto?- insistette,
tenendo gli occhi fissi su di lui mentre scuoteva il capo e ripeteva il
suo
nome, quasi in una supplica.
Lasciò scivolare le
braccia lungo i fianchi al suo: - Mi sei mancato, Lì.-, per poi
aprirle ed avvolgerle attorno al corpo del sedicenne, premendo le
labbra tra i
suoi ricci e chiudendo gli occhi.
Cercò di zittirlo, perché non aveva bisogno
di nessuna scusa, ma il più piccolo
aveva iniziato a parlare a raffica e non sembrava intenzionato a
fermarsi.
Continuava solamente a ripetere che gli dispiaceva troppo, che era
colpa sua e
non avrebbe mai dovuto intromettersi, concludendo tutto con un debole
sussurro
e: - Son solo troppo geloso, perché so che lui non è quello giusto per
te e ti farà solo
soffrire.-
- Harry.- lo richiamò, appoggiando le
mani sulle sue spalle per
allontanarlo. - Quel che cercavo di dirti l’altro giorno.. tra
me e Zayn, tra me e lui non c’è nulla.-
aggiunse, aggrottando la fronte nel sentire come fossero amare quelle
parole
sulla lingua. - Non ci sarà mai niente, mai.-
insistette, domandandosi se
quello fosse un modo per convincere Harry o se stesso.
Inclinò il viso, tenendo
gli occhi fissi sulle espressioni del più piccolo -
l’aveva
intravisto sospirare di sollievo, come se ancora si illudesse di poter
avere
una possibilità -, e poi strinse
una mano sulla sua spalla, rivolgendogli un sorriso
enorme e dandogli un piccolo buffetto sulla guancia, allontanandosi e
facendogli cenno di seguirlo.
Non appena Harry
mise piede in salotto - “Buonasera,
piccola Leen”, l’aveva
sussurrato con una dolcezza incredibile -, venne travolto in poco tempo
dalla
bambina, che gli corse incontro e si lasciò prendere in
braccio; un continuo ripetere di “Haz” o “Pensavo
ti eri dimenticato di me”, mentre Liam
prendeva posto sul divano e
appoggiava la borsa al proprio fianco.
Il castano restò in silenzio ad
ascoltarli, piegando le gambe e
tenendo le ginocchia strette al petto, non riuscendo a smettere di
sorridere
nel vedere quella bambina irradiare così tanta felicità; forse Zayn non
aveva tutti i torti, Aileen era
un dono e lui doveva smetterla di vederla solamente come copia della
madre.
Perché quella bambina era
molto di più, aveva sue
caratteristiche e lati del carattere
completamente suoi, influenzati dall’averla cresciuta lui
stesso.
Forse riusciva a
vedere quel poco di bene che aveva fatto, forse non
aveva sbagliato ogni cosa con lei e non se la cavava male come genitore.
Scosse la testa per
riprendersi da quei discorsi, sentendo la bambina
ripetere “Lili”, e la aiutò a
sollevarsi per poterla far sedere sulle proprie gambe, ridacchiando al
suo
battere le mani e ripetere “Haz
ha
portato il cinese”.
Non avrebbe cambiato
nulla di quel momento - Aileen, così felice e
stretta a lui -, era qualcosa di perfetto e che avrebbe volentieri
conservato
nella memoria. Per non dimenticare nulla, né la risata di Lyn o
le battute stupide di Harry.
Quand’era ormai mezzanotte
- Aileen dormiva da quasi due ore, tutta avvolta
nelle coperte e con un sorriso spensierato sulle labbra - Liam era
sdraiato sul
divano, la testa sulle gambe di Harry e i piedi a penzoloni dal divano.
Si
stava rilassando completamente, grazie alle dita magiche del più piccolo, e
non aveva smesso un secondo di borbottare di Louis e di quanto fosse
irritante
averlo sempre attorno; aveva accennato alla vacanza, che si era dovuto
prendere
obbligatoriamente, all’uscita con Jade e a
quanto si sentisse sull’orlo di un
precipizio. Non aveva detto nemmeno una parola di Zayn - non tanto per
il suo non provare determinate
sensazioni per
lui, piuttosto il contrario -, non sapendo come avrebbe potuto
prenderla Harry
e volendo evitare un nuovo litigio su quanto si stesse cacciando in un
guaio e
su quanto non stesse pensando alla bambina.
- Quindi Jade ti
piace?- gli domandò il sedicenne, un
velo di curiosità nascosto
dietro fin troppa invidia, ottenendo in risposta un grugnito e un’alzata di
spalle. - Non è così difficile
rispondere, idiota. Ti piace sì o no
questa ragazza?- insistette, tirandogli qualche ciocca di capelli e
sentendo il
verso gutturale del più grande, che aveva
solo iniziato a lamentarsi
per il sonno e aveva cercato di scacciargli la mano.
Fu solo dopo
parecchi minuti che si arrese, sospirò e borbottò: - Jade è carina,
simpatica.. è semplice passare
del tempo con lei. Ma le manca quella cosa per
attirare la mia attenzione, da quel punto di vista. Lo sai anche tu,
Har.- per
poi sollevare appena il viso, intrecciando i loro sguardi ed annuendo
al suo
cenno verso il basso.
Roteò gli occhi al suo
commento - qualcosa di molto simile a “Io
ce l’ho,
ma non mi vuoi”- a cui
rispose con uno sbuffo e un: - Sei minorenne.-, venendo completamente
ignorato
da quello che si mise a brontolare sulla scusa
patetica.
- Quello è il motivo più importante.- continuò a parlare
sopra il ragazzino, allungando le braccia per stiracchiarsi e cercare
di
convincersi a spostarsi nel letto. - Vorrei evitare la prigione, il
togliermi l’affidamento
porterebbe solo ad una serie di casini più grandi di me e te
messi assieme. Poi pensaci,
per cosa? Ti ho già detto che mi stai
simpatico e sei carino, ma non ti vedo a far
determinate cose e..-
Si bloccò allo sbuffo di
Harry, ignorando il suo insistere sul metterlo alla
prova, e grugnì: - Vuoi sentirmi
dire ancora una volta quella bella frase? Ti vedo
come un amico, Harry. Esci con qualcuno, levati questa fissa.-
- Ma io..-
- Ho sentito che ti
hanno visto alla festa di Tomlinson.- saltò fuori all’improvviso,
mettendosi seduto nonostante le lamentele del più piccolo. - Con quel
ragazzo con cui stai
uscendo e..-
Restò spiazzato nel
sentirlo sfogarsi ed esclamare: - Ma lui non è te!-, si
passò una mano dietro la
nuca, appoggiando poi il palmo sulla sua coscia
per sussurrare, con quanta più delicatezza e
dolcezza possibile: - Devi
superare questa cosa, non provo quel che provi tu. Ti stai solamente
illudendo.-
Non riuscì a far nulla,
trovandoselo in poco tempo seduto a cavalcioni sopra le
proprie gambe, e gli fermò il viso con quei
pochi centimetri a separare le
loro labbra, scuotendo il capo al suo bisbigliare: - Fammi provare.-
- Non provo nulla,
Harry.- ripeté nuovamente,
cercando di mettergli in testa quel
concetto, per poi riprendere a parlare in un sussurro: - Se ti baciassi
ora,
non proverei nulla. E se anche ti concedessi questa possibilità? Se
finissimo a far sesso ora, non cambierebbe nulla. Continuerei a non
provare
nulla per te, ti userei semplicemente per svuotarmi le palle. E tu non
puoi
volere questo, meriti tutto l’amore di questo
mondo. Ma non da me, Har. Io non
posso darti nulla.-
Lo sentì cercare di
liberarsi, di scacciargli le mani e annullare le distanze,
ma riuscì a trattenerlo e
render vano ogni suo sforzo, scuotendo nuovamente il
capo al suo: - Puoi darmi quello che voglio.-
- Sì, puoi.- lo sentì insistere, un tono
di voce deciso come l’espressione
del viso. - Perché io voglio te, mi
basta qualsiasi cosa. Mi basta un tuo bacio, del
sesso.. tutto quello che vuoi, Lì. Puoi usarmi,
scoparmi, perché sei tu e
io ti voglio.-
- Ti ho già ripetuto che..- cercò di
spiegare con più calma, sbarrando
gli occhi nel sentire il contatto delle sue labbra e
una sua mano a premere contro il cavallo dei pantaloni. -.. Harry!- si
lasciò sfuggire
con un tono fin troppo alto della voce, staccandosi e alzandosi dal
divano con
uno scatto. - Come devo dirtelo? Stavo cercando di essere quantomeno
gentile,
ma ora te ne devi andare.- sibilò, strofinando l’avambraccio contro
la bocca ed ignorando il
pensiero su quanto l’odore
di
Zayn fosse ancora
presente.
Osservò il più piccolo alzarsi,
nemmeno una briciola di risentimento in viso, e
ridusse gli occhi a due fessure nel sentirlo aggiungere: - Non darai
mai la
possibilità a nessuno. Da una
parte si deve lottare con un fantasma e dall’altra con
uno stronzo. Ti ha lasciato per una bambina, Liam. Ti ha lasciato per
Leen. E
io non lo farei mai, io potrei aiutarti e..-
Non riuscì a bloccarsi a quel
punto, strinse le dita attorno al suo braccio -
gonfiandosi d’orgoglio e di rabbia
- e sibilò: - Tu non sai cos’era Kaylyn per me.
Non sai chi era Rick. Non sai
chi sono io. E non hai alcun diritto di entrare nella mia vita e
sperare che io
accetti l’aiuto di un
bambino.- per poi accompagnarlo alla porta e sbattergliela
in faccia, non riuscendo nemmeno ad essere educato dopo aver sentito il
modo in
cui aveva definito la ragazza. Un fantasma, per lui era semplicemente
quello.
Si buttò nel letto, ancora
completamente vestito, e affondò il viso
tra i cuscini - l’odore pungente di
Zayn sembrava aver impregnato tutta la stanza -,
lottando contro quella sensazione di panico nello scoprire di esser dipendente da quel cuscino, da quell’odore.
Infilò una mano in tasca -
il cellulare aveva iniziato a vibrare
interrompendo i pensieri - e restò con una guancia
premuta contro la federa,
leggendo il messaggio e sentendo il cuore pompare troppo velocemente.
Durante
la giornata aveva visto Zayn prendergli il telefono, evidentemente
doveva aver
preso il numero e ora gli scriveva: “Avrei
dovuto succhiartelo, almeno ora saprei com’è
il tuo sapore.”
Strinse il cellulare
in una mano, trattenendo la voglia di
rispondergli male o chiamarlo - no, non voleva sentire la sua voce per
poter
riuscire a dormire -, e con l’altra si aggrappò al cuscino, non
accorgendosi di star piangendo
e “fammela
dimenticare”.
Durante il resto
della settimana si era concentrato solo sul lavoro e
su Aileen, ignorando tutti gli altri e chiudendoli fuori dai pensieri e
dalla
testa. Era stato difficile in un primo momento, Harry si svegliava
presto e si
faceva trovare davanti allo studio con tante scuse e un caffè americano
caldo, mentre Zayn li osservava con una smorfia e le braccia incrociate
al
petto.
Lui ignorava Harry -
gli rivolgeva un semplice cenno, un saluto e poi
lo superava -, ma con Zayn era molto più complicato. Non
aveva ancora capito chi dei due
si stesse ignorando, era più che sicuro di
essere stato il primo a decidere
di chiudere i ponti, ma poi, quando lo vedeva fermo ad aspettare che
Louis lo
raggiungesse, capitava che i loro sguardi s’intrecciassero ed
era sempre Zayn il primo a
voltarsi dall’altra parte con una
smorfia.
Si ripeteva che a
lui non doveva importare, a lui non importava
assolutamente di Zayn Malik - del ragazzino saccente ed orgoglioso -,
ma poi
ripensava all’ultimo momento
insieme e iniziava a domandarsi se avesse fatto
qualcosa di male, se l’avesse offeso in
qualche modo. Più si
ripeteva che la sua vita sarebbe stata migliore senza di lui, più trovava
disegni di Aileen raffiguranti una famiglia che non sarebbe mai
esistita. Il
giovedì non era riuscito a
trattenersi e, all’ennesima domanda su
dove fosse finito lo zio Zee, si
era messo a gridare che non c’era nessuno
zio e nessuno Zee, che era solo un ragazzino e doveva dimenticarselo.
Ancora
non riusciva a capire a chi avesse gridato quelle parole, se alla
bambina - che
era scoppiata subito dopo a piangere - o a se stesso.
Quando poi il venerdì Jade gli aveva
mandato un messaggio -
chiedendogli di confermare o dargli un qualsiasi tipo di risposta -, si
era
sentito nuovamente ad un passo da un crollo emotivo. Aveva declinato l’invito,
nonostante una parte dentro di lui gli ripetesse che poteva essere una
giusta
distrazione, e il pomeriggio, dopo aver accompagnato Aileen alla festa
di
compleanno di un’amica, si era
trovato in una via piena di negozi sportivi.
Era tornato a casa
con uno skateboard, non riusciva nemmeno a capire
il senso di quell’acquisto, e l’aveva abbandonato
nel corridoio, cercando di non
pensare troppo a quel ragazzino e alla sua fissa per le giacche di
pelle e
quelle tavole con le ruote.
Quando, dopo vari
tentativi di distrarsi, fallì
miseramente dal tenere la mente lontana dall’argomento Zayn
Malik, scrisse un nuovo messaggio a Jade, informandola di
aver cambiato i
piani per quel fine settimana e di essere completamente libero. Così quella
sera, dopo aver lasciato Aileen alla signora Hall, aveva indossato un
paio di
pantaloni e una camicia azzurra, aveva fissato il riflesso nello
specchio -
mentre cercava di sistemarsi i capelli in un ciuffo - e si era detto “mai più
ragazzini nella tua vita”.
La serata ideale,
che aveva programmato nella testa, era completamente
diversa da quel che stava succedendo: aveva varcato la soglia di quel
pub -
troppo rumore, musica troppo alta e troppa confusione -, era stato
preso sotto
braccetto da Jade e si era trovato immediatamente un bicchiere di qualcosa in mano. La penombra in quel
locale rendeva impossibile persino riconoscere il vero colore di quella
sostanza, ma ascoltò il suggerimento
della ragazza e il “Tutto
d’un
sorso, Lee.”, arricciando
le labbra in una piccola smorfia al sapore pungente dell’alcool. Era
decisamente troppo tempo che non usciva, non beveva e non dimenticava i
problemi.
Si spostarono subito
dopo - ancora due o tre bicchierini di shots dai
colori vivaci ed accesi - tra la massa di gente sulla pista da ballo,
sciogliendo via via l’imbarazzo iniziale e
riuscendo a godere di quel
momento solo loro, ignorando le gomitate che arrivavano regolarmente e
li
obbligavano a stringersi di più. Ad una
particolarmente forte Jade aveva quasi
perso l’equilibrio,
costringendo Liam ad avvolgere un braccio attorno alla sua
vita, per non farla finire a terra e schiacciata sotto tutte quelle
persone, e,
dopo un primo momento iniziale di imbarazzo, ripresero a ballare con le
dita
della ragazza a sfiorargli le braccia e i fianchi che le stringeva
appena con i
palmi.
Non appena la sentì dire - un tono di
voce molto alto contro l’orecchio
per poter superare i decibel della musica - di avere sete, si allontanò da lei e
le fece un cenno verso il bancone, informandola del fatto che sarebbe
tornato
con i loro drink e di aspettarlo in quel punto. Solo al suo cenno d’assenso si
decise a farsi spazio tra la folla, percependo delle dita stringersi
attorno al
polso e trovandosi l’attimo dopo con la
schiena contro il muro; non
ebbe nemmeno il tempo di ragionare, spostarsi o capire cosa stesse
succedendo
perché si trovò un paio di labbra
contro il collo e quel particolare profumo a
riempirgli le narici, obbligandolo a sussurrare uno “Zayn” che assomigliava
vagamente ad un gemito.
- Che ci fai.. qui?-
s’informò subito dopo,
spingendo il capo contro il muro e
strizzando gli occhi nel percepire la sua lingua contro il collo, a
lasciargli
una scia di saliva e dei segni rossi a giudicare da come stava
succhiando sul
punto scelto. Strinse per istinto le dita sulla sua maglia, trattenendo
il
gemito al suo improvviso movimento di bacino, e grugnì al: -
Potrei farti la stessa domanda.-
Era buffo come
avesse accettato l’invito di Jade per
rilassarsi, stare lontano
dalla confusione della testa, per trovarsi poi catapultato in quel
chiasso e
con la causa di ogni suo pensiero e motivo d’irritazione. Una
serata lontano da ragazzini
sfacciati ed impertinenti, poi si trovava con il peggiore di quella
specie
attaccato al collo e lui che non faceva assolutamente nulla per
fermarlo, anzi
sporgeva quasi il collo per invitarlo a lasciare più segni.
Arricciò la maglia nella
stretta, facendogli sollevare appena il tessuto -
alcuni polpastrelli a contatto con la sua pelle morbida e calda -, e
mandò a puttane
tutti i buoni propositi, spostando un palmo a premere contro il suo
fondoschiena per averlo completamente contro il proprio corpo. Lo sentì
farfugliare, preso alla sprovvista, e fece un movimento con la spalla,
dando un
colpo leggero alla sua fronte per fargli sollevare il viso e premere le
labbra
contro le sue.
Aveva deciso in quei
pochi secondi di fregarsene di ogni cosa, di
agire d’istinto e non
pensare alle conseguenze; il giorno dopo avrebbe potuto
dar colpe ad ogni cosa: alla musica assordante, alle luci soffuse, all’alcool o a
Zayn. Ma in quel momento poteva semplicemente godere di quelle
attenzioni,
lasciarsi andare e non pensare a nient’altro se non i loro
corpi così stretti,
il calore che il ragazzino irradiava, le sue dita a scompigliargli il
ciuffo e
quella stretta sulle spalle, come se volesse strappargli i vestiti di
dosso.
- Son qui per un
amico, è il suo
compleanno..- lo sentì iniziare a
spiegare con un tono affannato, mentre lui era tutto preso dallo
strofinare le
labbra contro il suo collo. -.. il padre di Louis si è.. si è incazzato
parecchio per la storia della super-festa e non abbiamo potuto usarla,
per
questo ci siamo spostati qui. E Lou insisteva tanto, perché c’è una
ragazza con cui scopa da un anno e.. Cristo, Payne, se sapevo che
bastava
sbatterti contro un muro per averti.-
Scoppiò a ridere alle sue
ultime parole, avvicinando ulteriormente i loro
corpi con i palmi sul suo fondoschiena, e strinse i denti sul lobo del
suo
orecchio, bisbigliando: - Continua a parlare di Louis, era
interessante.- ed
ottenendo in risposta dei grugniti, assieme ad inviti a rendere le cose
tra
loro più “interessanti”.
Si staccò dopo qualche minuto
dal suo collo, un sorrisetto soddisfatto sulle
labbra, e lasciò la presa sul suo
sedere, per poter strofinare il dorso di una mano
contro la sua guancia e sussurrare: - Questo è tutto quello che
avrai stasera, piccolo.-
Si sentì chiamare per nome,
mentre sgusciava dallo spazio tra il suo corpo e
il muro, assieme ad insulti e “Mi
stai
fottendo la testa!”, raggiungendo il
bancone per poter ordinare i
drink e tornare dalla ragazza che lo aspettava, intrattenendosi in un
ballo
strano con Danielle, la ricciolina che aveva conosciuto la settimana
prima nel
loro appartamento.
Offrì loro entrambi i
bicchieri, dichiarando di non avere più sete, e
non riuscì a togliersi il
sorriso dalle labbra, nemmeno quando Jade gli puntò contro l’indice,
gridando: - Non ci credo! Ti sei limonato un’altra, mentre noi
eravamo qui ad aspettarti!-
Si strinse nelle
spalle a quell’accusa, non sapendo
nemmeno da dove iniziare per
difendersi - era sbagliato puntare sul “non
con una ragazza” -, e ascoltò i suoi borbottii e:
- Dovevo approfittarne
prima, lo sapevo. Ora non voglio baciarti, non quando hai addosso il
lucidalabbra di un’altra.-
A quelle parole Liam
si passò la lingua sul
contorno delle labbra e pensò che - no, nessuna sostanza appiccicosa - il
sapore di Zayn era qualcosa di delizioso e soffocante assieme. E sapeva
esattamente quel che sarebbe successo una volta tornato a casa,
riusciva quasi
già a vedersi
con gli occhi chiusi e una mano stretta attorno al membro duro, mentre
si
masturbava pensando a quel ragazzino, alla sua lingua e al suo “Mi stai fottendo la
testa.”
Ma era lui quello
che stava impazzendo, ancora qualche giorno e non
avrebbe più retto per quel
desiderio di averlo. Non voleva essere il primo a
cedere - fosse stato per lui, in realtà, non avrebbe voluto
cedere affatto -, ma sapeva
di essere sull’orlo di quel
precipizio, un passo già nell’oblio di quel
diventare succube di un ragazzino
dagli occhi nocciola e il profilo perfetto.
Quando la domenica
pomeriggio - Aileen per mano e pronti per la
giornata al parco - si era trovato davanti Harry, non era riuscito a
tenerlo lontano,
aveva accettato la sua compagnia - la bambina ci teneva fin troppo - e
si erano
diretti tutti e tre verso la metropolitana, uno strano silenzio rotto
solamente
dalla parlantina della piccola e dalle risposte del ricciolino.
- Non ti chiederò scusa, ogni cosa
che ho detto.. la penso per
davvero.- iniziò a parlare con un
tono lapidario Liam, una volta preso posto sulla
panchina con il sedicenne che fissava a terra in silenzio. - Perché tu non mi
conosci, Harry. Puoi venire a casa mia quando vuoi, puoi stare con Lyn
e
giocare con lei. Ma con me no, non ti permettere mai più.-
concluse, gli occhi fermi sulla bambina che stava già
socializzando con i coetanei.
Si voltò con il busto verso
il più piccolo, nel
sentirlo bisbigliare con un filo
di voce ed impaurito: - Io non sto giocando, sono serio.- e scosse la
testa con
un grugnito, chiedendosi quando mai sarebbe finita quella storia e
maledicendosi ancora una volta per l’aver preso a cuore
quel ricciolino.
Non continuò quel discorso,
preferendo restare in silenzio con
i gomiti puntati sulle ginocchia e i palmi premuti contro le palpebre,
e si
allontanò con uno scatto nel
sentire la sua mano avvolgersi attorno al braccio.
- Se continui con
questo comportamento, sarò costretto
ad allontanarti da noi.- stabilì con lo stesso tono
freddo di poco prima,
vedendolo strabuzzare gli occhi e tirarsi quasi indietro da quell’improvviso
muro che aveva eretto tra loro. - Ti voglio bene, Harry. Ma non so come
farti
capire che è solo quello l’affetto che ci lega.
E Lyn ti adora, ti considera
il ragazzo perfetto. Non costringermi ad allontanarti per una
stronzata.-
Strinse un pugno al
suo ribattere su quanto tutto quello non fosse una
stronzata - su quanto fosse
seriamente innamorato di lui e non riuscisse a pensare ad altro - e
allontanò la gamba
nel sentire la sua mano contro, allontanandosi impercettibilmente da
lui e
vedendolo preso contropiede da quella distanza che continuava a mettere.
- Fammi questo
favore, è l’unica cosa che ti
chiedo.- sussurrò con gli
occhi fissi sulla figura della piccola che scendeva dallo scivolo. -
Fallo per
me o per Lyn, non voglio privarla di un’altra persona
importante. Ho già i miei
problemi a venire a patti con questa situazione, non obbligarmi a
rendere tutto
ancora più difficile.- parlò velocemente,
cercando di non lasciarsi prendere
eccessivamente dai ricordi e dal groppo che gli chiudeva la gola.
Sbuffò al suo: - Tu non
credi che io sia davvero innamorato di te, non è vero? Tu
pensi che sia tutta una sciocchezza.- ed annuì, pensando che, se
quel momento di sincerità volesse
dire liberarsi di quel problema, sarebbe stato crudelmente sincero.
- Una stronzata, per
l’esattezza.- aggiunse
con un velo di acidità nella
voce, voltandosi con il busto verso di lui per poterlo affrontare
meglio. -
Pensi di essere innamorato di me, te ne convinci ogni giorno e continui
a
pensarlo. Ma non è di me che sei
innamorato. Cosa puoi saperne tu dell’amore? Un
ragazzino di appena sedici anni.- lo prese quasi in giro, vedendolo
diventare
scuro in viso nel sentirsi punto nell’orgoglio. - O forse
a quest’età amate
struggervi per un amore impossibile.-
E quella frase
cattiva ricevette una risposta di altrettanto spessore,
quel “Tu
ne sai qualcosa, vero Lì?" che
gli arrivò come una pugnalata
nel petto, facendogli spalancare gli occhi a corto
di parole.
Ma fu la frase
successiva a rendere vana ogni difesa, Harry che
sorrideva quasi soddisfatto nel dire: - Innamorato della ragazza di tuo
fratello.- a cui rispose con una scossa del capo e un debole: - Non
potrai mai
capire quel che c’era tra me e lei.-
Nel sentirlo sputare
fuori qualcosa di molto simile a “Son
solo stronzate.”, digrignò i denti e
sibilò: - Rinunciare,
Harry. Devi saper rinunciare e rispettare le decisioni
altrui.- per poi incidere le unghie nel legno della panchina,
sussurrando: - Io
ho amato Kaylyn, non lo nascondo. Ma mi son fatto da parte, perché lei non
avrebbe mai amato me. E se ti dico di smetterla con queste stronzate
dell’amarmi,
devi ascoltarmi.-
Restarono in
silenzio per qualche minuto, ognuno perso nei propri
ricordi, fin quando Harry non bisbigliò con un filo di voce
roca per il pianto: -
Quando lo vedrai? Quando capirai che son davvero innamorato di te? Che
vorrei
solo renderti felice e..-
- Ma io non voglio!-
lo bloccò con quell’esclamazione,
vedendolo sorpreso e attirando gli
sguardi di alcuni passanti. - Cosa vorresti fare tu? Obbligarmi ad
amarti? Non
c’è idiozia più grande del
lasciati amare da me e mi amerai a tua
volta. No, non ti amo e non lo farò mai. E non ti
permetto di giudicare la mia
vita, di fare sentenze solo perché mi conosci da
quando sei nato. Io non voglio
nessuno nella mia vita, tantomeno un bambino capriccioso che vuole
avermi per
quale motivo? Solo per dirti che sei riuscito a farmela dimenticare?
Non ci
riuscirai mai, né tu o qualcun’altra. Io non voglio
amare nessuno, lo capisci?
Non voglio nessun altro nella mia vita che mi riempia di quelle
stronzate.
Perché non esiste un modo
per aggiustarmi, ora ti è chiaro?-
concluse, fermandosi per prendere fiato da quella lunga confessione,
appoggiandosi allo schienale della poltrona e coprendosi gli occhi con
un
palmo, strofinandolo poi lungo il viso.
Fu solo dopo cinque
minuti che sentì il ragazzino dire:
- Devo solo accettarlo,
penso.- ed annuì, dandogli ragione,
per poi ascoltarlo aggiungere: - Anche se è difficile
starti vicino e non desiderare alcune cose.- e stringersi nelle spalle,
borbottando le sue scuse con le guance di una sfumatura rosata.
- Non scusarti.-
ridacchiò il più piccolo,
prendendolo alla sprovvista da quell’improvviso
cambio d’umore e dal pugno
contro la spalla, obbligandolo ad arrossire
furiosamente al suo: - Sei solo fin troppo.. eccitante. Poi sei così grande e
muscoloso, non è peccato pensare a
come potresti dominare bene.- e lasciarsi sfuggire
un “Harry” ad un
volume fin troppo alto.
Lo osservò alzarsi dalla
panchina, trovandoselo davanti alla propria visuale, e
annuì alla sua richiesta
di un semplice bacio a stampo - “Posso
avere almeno l’ultimo?” -,
cercando di non tirarsi indietro nel percepire un odore che non
rimandava a
Zayn - no, non stava pensando a lui e doveva toglierselo dalla testa -.
Mosse
nuovamente il capo in un cenno al suo: - Non provi proprio nulla, eh?-
e si
lasciò accarezzare una
guancia, ascoltandolo farfugliare qualcosa sul suo
essere “decisamente
troppo”.
Gli rivolse un
accenno di sorriso, guardandolo dargli le spalle e
allontanarsi, per poi arricciare le labbra in uno un po’ più allegro al
suo: - Domenica prossima vi porterò la colazione. Non
me ne vado da Leen.. e
nemmeno da te, Lì.- e desiderando
solo che per quella volta avesse capito davvero la
loro posizione.
Quando Aileen era
poi tornata verso di lui, chiedendogli dove fosse
finito Harry, fu molto più semplice dirle che
avrebbero visto il
ricciolino la settimana dopo, che le avrebbe fatto una sorpresa e
doveva
semplicemente aspettare.
Sembrava essere
diventato tutto molto più semplice ma, quando
si trovò nel letto
quella sera, iniziò a sentire i soliti
ricordi cercare di prendergli la testa,
costringendolo ad aggrapparsi al cuscino con le dita e strizzare gli
occhi fino
a vedere nero e non quella stanza bianca.
Era così stanco però, per via di quelle
ultime notti insonni, che
riuscì ad addormentarsi
tra gli incubi, svegliandosi di scatto solo nel
sentire le dita sottili della bambina e il suo “Lili” che bastò a
trascinarlo fuori dal solito ricordo.
Si passò una mano sul viso,
cercando di cancellare le tracce del pianto, e si
mise seduto, attirandola tra le proprie braccia e restando sorpreso nel
vederla
nascondersi contro il proprio petto, tutto il viso che teneva nascosto
contro
la maglia che stringeva tra le dita.
- Che succede,
Aileen?- le domandò dopo uno sbadiglio,
percependo solamente la
stretta aumentare e il suo capo scuotersi come a testimoniare il suo
non voler
dare spiegazioni. - Vuoi dormire con me? Hai avuto degli incubi?-
insistette
per cercare di capire qualcosa, passando le dita tra i suoi capelli per
farla
rilassare e ridurgli di conseguenza i singhiozzi.
Aggrottò la fronte nel
sentirla dire “Tu” e la
strinse un po’ più forte al suo
insistere e spiegare: - Non ho fatto gli incubi, ma tu sì. E continuavi
a gridare. Avevo paura.-, annuendo e facendola sedere sulle proprie
gambe per
poterla coccolare meglio, lasciandole qualche bacio tra i capelli fino
a quando
non sentì il suo respiro
tornare regolare.
- Sto bene, piccola.
È tutto passato.-
sussurrò dopo
qualche minuto, lasciando scorrere il palmo lungo la sua schiena, per
poi
rimettersi sotto le coperte con la bambina stretta a lui e alla maglia,
come se
avesse paura di lasciare la presa. - Vuoi che ti racconti qualcosa?- le
domandò, non
volendo addormentarsi per paura di trovarsi nuovamente al punto di
partenza.
Abbassò lo sguardo sulla
piccola, riuscendo quasi a sentire gli ingranaggi
del suo cervello, e le rivolse un sorriso all’incrociare i suoi
occhi marroni, restando
perplesso alla sua domanda, al suo “Ti
manca più la mamma o il papà?”.
- A te?- le domandò di rimando, non
sapendo cosa o come rispondere
a quella domanda all’apparenza così innocente. - Ti
mancano entrambi, non è così? La tua
mamma era una ragazza fantastica, le volevo un gran bene. Era quel che
Jessica è per te. E
non penso esista una parola per dirti quanto mi manchi il tuo papà, Allie.-
continuò subito dopo,
vedendola illuminarsi tutta a quel nuovo soprannome e
ripeterlo più e più volte come a
testarlo sulla lingua.
- Com’era il mio papà? Non ne parli mai.-
Sentì il petto
comprimersi così tanto da far male,
lasciandolo a boccheggiare
per qualche secondo, e cercò di ignorare il
tremore alle mani, mentre
farfugliava: - Era.. Paul era..- senza riuscire a trovare una parola
che spiegasse
tutto quanto.
- Hai presente i
principi della Disney?- saltò fuori all’improvviso,
vedendola annuire con un sorriso enorme e chiedere: - Mio papà era un
principe?-
- Ovviamente!- esclamò con enfasi,
sentendo il petto scaldarsi per
quella felicità che solo lei
riusciva ad irradiare. - Era il principe più bello di
tutto il reame, sai? E aveva conquistato da subito il cuore della bella
principessa, anche se si è dovuto impegnare
tanto per chiederle di uscire.
Mi ricordo ancora tutto, erano due idioti.- scoppiò a ridere
subito dopo, sentendo le sue dita tirargli la maglia per chiedergli
spiegazioni
di quell’ultima parola.
- Due stupidi.- spiegò semplicemente,
stringendosi nelle spalle ed
aggiungendo: - Avevano la stessa età di Harry, quando
sono usciti la prima volta
assieme. Tuo papà l’ha portata a
prendere un gelato, dopo aver visto uno dei film più noiosi
nella storia del cinema, ed era così nervoso che, invece
di darglielo in mano, le ha
sporcato tutto il vestito. Tua mamma era furibonda, gliene ha dette
dietro di
ogni tipo e poi è venuta a piangere
da me, perché pensava lui non la
volesse più.- continuò a
raccontare tra le risatine, riuscendo a riportare tutta quella scena
nella
testa e come se la vedesse in quel momento.
- Lili?-
Abbassò nuovamente lo
sguardo sulla bambina, vedendola indecisa se parlare o
tenersi dentro quella domanda, e strofinò il pollice contro
la sua guancia, invitandola a
continuare con uno sguardo e sentendola dire: - Sarebbero contenti di
me? Il
papà come.. mi voleva
bene?-
- Aileen.- la chiamò per attirare la sua
attenzione, tenendo il
palmo contro la sua guancia e strofinando il pollice sulla sua pelle
morbida. -
Sai che era il suo nome preferito? Aileen. E pensava sempre a come
sarebbe
stato bello avere una bambina. E tu sei speciale, sai? Ti avrebbe
adorata,
proprio come faccio io.- aggiunse in un bisbiglio, vedendola annuire e
tornare
a nascondersi contro la maglia; ascoltò in silenzio i suoi
respiri, chiudendo gli occhi
ed addormentandosi mentre la teneva stretta a sé.
Angolo
Shine:
Vorrei dirvi che i
capitoli angst stanno giungendo ad una conclusione
.. ma nooo! L’angst vi perseguiterà fino alla fine. (E
ci sarebbe da aspettarselo
dai temi che vengono trattati, posso metterci tutto il fluff che volete
ma l’angst resta
sempre nello sfondo)
Il rapporto tra
Harry e Liam sembra stia prendendo una giusta piega,
Jade si avvicina sempre più a Liam e Zayn..
Zayn è Zayn.
Non penso di aver
nient’altro da aggiungere,
grazie a tutti per seguirmi
con così tanta passione
(Credo si possa usare questo bel termine.)
A venerdì prossimo!
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Capitolo 12 *** Undicesimo capitolo ***
You're my end and my beginning
« Cause all of me
Loves
all of you
Love
your curves and all your edges
All
your perfect imperfections
Give
your all to me
I'll
give my all to you. »
Undicesimo
capitolo:
La nuova
settimana sembrava essere iniziata con il piede giusto, in fin dei
conti. Se
non calcolava Louis, sempre pronto a fare battutine acide, o Zayn, che
sembrava
aver preso gusto nell’ignorarlo - non
che
lui ci facesse caso, per carità -, stava andando
tutto per il meglio. In
particolar modo con Aileen e Harry, sembrava esser tornato tutto alla
normalità.
Quel sabato
mattina aveva dovuto accompagnare la bambina dal ricciolino, avrebbero
passato
assieme il fine settimana - sia Harry che Anne avevano insistito per
averla - e
lui avrebbe potuto dormire indisturbato. Non che lei fosse una
seccatura, ma
voleva eliminare tutta la stanchezza accumulata in quelle settimane -
per non
dire in quegli anni -.
Anne era andata
a fare un controllo, per via della gravidanza, e lui si era fermato con
Harry
ed Aileen giusto il tempo di fare colazione, entrambi avevano insistito
e non
aveva potuto rifiutare di fronte a tutto quel cibo.
Al momento di
raggiungere lo studio, si era lasciato abbracciare da entrambi e aveva
sorriso
intenerito alla bambina che gli aveva consigliato di pensarla nel caso
avesse
avuto nuovi incubi. Aveva appositamente ignorato lo sguardo curioso del
ricciolino, conoscendolo ormai così bene da sapere che
sarebbe stata la prima cosa
su cui si sarebbe informato, la prima cosa che avrebbe chiesto ad
Aileen.
Aveva preso la
metropolitana successiva a quella solita, solo una
mezz’oretta dopo ma all’ora
di punta, ed aveva dovuto passare tutte quelle fermate restando in
piedi,
ignorando le occhiatine curiose delle vecchiette e il chiasso dei
ragazzini.
Odiava essere
circondato da così tanta gente, preferiva di gran lunga il
silenzio. E avrebbe
sicuramente preferito restare nel letto, riposarsi e non pensare a
nulla.
Invece gli sembrava impossibile ormai prendere sonno, farsi una bella
dormita,
senza svegliarsi con uno scatto per via degli incubi.
Era sempre
così
in quel periodo, non riusciva a dormire bene e ripeteva lo stesso
incubo: si
trovava in quella stanza bianca, Lyn lo indicava e gli ripeteva
“Hai visto cosa mi hai fatto?”,
lasciandolo
poi svegliare nel letto vuoto e tutto sudato.
Avrebbe tanto
voluto fare come Zayn gli aveva detto, di smetterla di addossarsi colpe
che non
aveva, ma non sapeva nemmeno da dove iniziare. Perché come
poteva smettere di
pensare a quei “E se io..”,
da solo
non ci sarebbe mai riuscito e forse non sarebbe mai riuscito a
cavarsela con le
sue sole forze. Ma a chi altri poteva chiedere? Chi altri poteva
aiutarlo?
Soprattutto chi avrebbe fatto entrare in quella corazza? Chi avrebbe
fatto
entrare in quelle paure?
Fece la strada
verso lo studio tutto preso da quei pensieri, non riuscendo a trovare
una
soluzione a quegli interrogativi o un freno per tornare con la mente al
presente. Ripensava alle parole di Harry, al fatto che forse non aveva
tutti i
torti sul suo essere legato fin troppo a Kaylyn o Rick, ma poi, mentre
cercava
di portar alla memoria il viso di qualcuno che potesse aiutarlo, si
trovava
sempre con quegli occhi nocciola di fronte. E no, lui non voleva Zayn.
O almeno
non in quel senso. Lui aveva bisogno di un qualcuno più grande, più maturo e forse era
Jade che poteva fare al caso suo.
Non doveva
obbligatoriamente aprirsi con lei, ma poteva lasciarla entrare nella
sua vita e
vedere come Aileen l’avrebbe presa. Poteva lasciare che lei
si prendesse cura
di lui, che gli stesse vicino e forse con il tempo l’avrebbe
potuta vedere come
qualcosa di più di una semplice “buona
compagnia”.
Venne
catapultato fuori da tutti quei pensieri nel sentire delle risate fin
troppo
rumorose - possibile che sapesse
riconoscere persino il timbro della sua voce? - e si
fermò sui propri
passi, fissando i due che ridevano e tenevano tra le dita quella che
aveva
tutta l’aria di essere una canna.
A momenti
sarebbero arrivati i pazienti - mamme con bambini
- e quei due idioti si erano messi a fumare una canna, di fronte allo
studio. E
nulla l’avrebbe fermato dal gridare contro quei due
ragazzini, dal chiamare
David e dire che il loro progetto - o qualsiasi cosa fosse
quell’esperienza
spiacevole - era saltato in aria ed andato in fumo. Louis aveva
superato ogni
limite, quell’ultima volta si era messo seriamente nei guai.
Strinse quindi
le mani in pugni - le unghie che incideva nel palmo per scaricare la
rabbia - e
li raggiunse, fermandosi a pochi passi da loro, arricciando poi il naso
nel
sentire quell’odore inconfondibile. Non usciva molto spesso
ormai, ma ai suoi
tempi ne aveva fumata qualcuna e sapeva riconoscere con
facilità quel tipico
odore.
Si
schiarì la
voce dopo quasi cinque minuti - li aveva solamente fissati ridere, come
due
perfetti idioti -, attirando immediatamente l’attenzione di
Zayn - il sorriso che gli aveva rivolto non gli aveva fatto perdere nessun battito
-, ma venendo completamente ignorato dall’altro.
E Louis lo stava
facendo volutamente, perché teneva gli occhi chiusi e
aspirava il fumo con
tutta la calma possibile; persino quando lo richiamò per
nome non ottenne
alcuna risposta.
Incrociò
le
braccia al petto a quel punto, sentendo le risatine di Zayn e come
cercasse di
dire all’amico che c’era il dottor
Payne
e che sembrava arrabbiato - aveva usato persino la parola “eccitante”, mentre gli lanciava
un’occhiatina -. Fu dopo non aver
ricevuto alcuna risposta in quei cinque minuti che perse la pazienza,
si sporse
verso i due e strinse una mano attorno al braccio del più
basso di statura,
trascinandolo verso lo studio ed ignorando i suoi lamenti sulla canna
finita a
terra.
Cercò di
aprire
il portone e tenerlo allo stesso tempo fermo, per poi buttarlo
letteralmente
all’interno ed ordinargli di non fare disastri o ne avrebbe
pagate le
conseguenze, voltandosi poi verso il ragazzino fermo alle proprie
spalle. Aveva
le mani in tasca, lo sguardo basso e un sorriso divertito ad
arricciargli le labbra.
E quello era seriamente la goccia, perché
quell’idea così stupida doveva essere
sua e perché non riusciva a toglierselo dalla testa. Ed era
colpa sua, solo
sua, se stava sentendo tutto quel muro sgretolarsi e lasciarlo senza
alcuna
difesa.
- Tu.-
sibilò,
puntandogli l’indice contro e riducendo sempre più
le distanze tra i loro
corpi. - Spero tu ti renda conto della stronzata che hai appena fatto.-
concluse con un tono freddo ed acido, perdendosi per qualche secondo a
fissare
i suoi denti bianchi, come si mordicchiava il labbro e lo ascoltava in
silenzio. Grugnì infastidito - non
poteva
essere altro il verso che si era lasciato scappare - nel
sentire uno strano
movimento nei boxer, come se la sua improvvisa presenza fosse qualcosa
di
piacevole. No, assolutamente no. Pensare a quel corpo sotto di lui non poteva essere piacevole.
Riuscì a
liberarsi da quella guerra mentale, sentendolo chiedere: -
Cos’ho fatto, dottor
Payne?-, e dovette trattenersi con tutte le forze dal far qualsiasi
cosa.
Voleva una cosa e il suo opposto, voleva spingerlo lontano da lui e
stringere
le mani sui suoi fianchi - non sarebbe
stata una cattiva idea lasciargli dei segni -, voleva premere
una mano sul
cavallo dei pantaloni e gridargli di lasciarlo in pace.
- Tu.. tu sei..-
stava cercando di esprimere uno dei tanti pensieri, passandosi poi una
mano tra
i capelli con fare nervoso. - Ti avevo detto di girare al largo da
qui!-
esclamò infine, preferendo ignorare tutte quelle improvvise
voglie di
dominarlo. - Non semplicemente detto, mi sembrava di avertelo
ordinato!-
continuò, specificando su quel punto importante, e lo
sentì sbuffare,
borbottare qualcosa sul loro improvviso riavvicinamento e: - Pensavo
avessimo
messo da parte l’ascia di guerra!-
- No.- gli
rispose solamente, avvolgendo la mano attorno al braccio del ragazzino,
e lo
guardò nei suoi occhi nocciola - una
tentazione, una tentazione continua -, vedendo una strana
luce
attraversarli. E più cercava di liberarsi da
quell’incantesimo - era un
incantesimo tutto quello, non potevano
esserci altre ragioni -, più si sentiva attirato
verso di lui, da lui e dai
suoi occhi. - Io non ti sopporto.- sibilò nuovamente,
mettendosi ancora una
volta sulla difensiva, mentre stringeva la presa attorno al suo
braccio.
- Vorrei vederti
sparire.- aggiunse subito dopo con un filo di voce, sporgendosi appena
verso di
lui e facendo sfiorare le loro fronti, i suoi capelli neri gli
solleticavano la
pelle e una parte di lui sarebbe rimasta in quella posizione per
sempre. - Non
capisco cosa tu voglia da me, tutto questo mi sta facendo impazzire. E
non è
positivo, non è bello.- confessò in un impeto,
tenendo ugualmente un tono
basso.
Una parte di lui
voleva non averlo mai conosciuto, un’altra pensava che,
l’incontro con quel
ragazzino, fosse stata una ventata d’aria fresca nella sua
vita e un’altra
ancora voleva ignorare tutto quanto e tenere i suoi polsi contro un
materasso -
o un muro, non gli importava
granché del
luogo -.
- Io non sto
facendo nulla.- lo sentì sussurrare dopo qualche minuto di
silenzio,
costringendolo ad incrociare nuovamente quegli occhi sinceri, troppo
sinceri. -
Ti ho detto quel che voglio, sei tu a confondere tutto e farmi finire
nel tuo
caos.-
Non
riuscì a
trattenersi dal portare una mano sulla sua guancia, solleticandogli la
tempia con
i polpastrelli e sfiorandogli i ciuffi di capelli, per poi sussurrare:
- Stammi
lontano, solo questo.- e premere l’indice contro le sue
labbra nel vederlo
pronto a ribattere le solite storie dei messaggi contraddittori del
corpo.
Indietreggiò
di
un passo, ignorando quella calamita - sembrava volerlo attirare
nuovamente
verso di lui -, e gli diede velocemente le spalle per poter entrare
nello
studio. Stava scappando da lui, da quell’attrazione
pericolosa, perché non si
sentiva completamente pronto per buttarsi in quel vortice strano e in
quella
situazione mille volte più grande di lui. E non poteva
nemmeno farsi vedere con
lui, non di fronte a quelle donne irritanti che sarebbero arrivate in
poco
tempo e avrebbero sparso chissà quali pettegolezzi sul
proprio conto.
Ignorò il
commentino di Zayn, quel “so che
vuoi
succhiarmelo” lo fece arrossire da capo a piedi, e
chiuse la porta,
cercando di non pensare troppo al brivido che era corso lungo la
schiena.
Non stava
pensando a Zayn, al suo sapore e a cosa sarebbe successo se si fosse
lasciato
andare. Non poteva permettersi di pensarlo, perché poi non
avrebbe smesso di
volerlo. Forse era proprio per quel motivo, se la sua testa si stava
incasinando a quel modo. Diventava sempre più difficile
tentare di convincersi
di non desiderare determinate cose, quasi impossibile ormai.
Era ancora
immerso in tutti quei pensieri, la schiena appoggiata alla porta e il
cuore che
gli batteva quasi in gola, quando sentì un rumore che
attirò in poco tempo
l’attenzione. Focalizzò il punto da cui proveniva
il baccano e sbarrò gli occhi
nel vedere Louis, che continuava a ridere e stava sdraiato a terra con
la
poltrona addosso.
- Louis!-
esclamò, raggiungendolo velocemente ed aiutandolo ad
alzarsi, iniziando a
trovare incredibilmente fastidiosa la sua risata. - Razza
d’idiota,
irresponsabile. Ora come faccio? Tra poco arrivano tutti e tu..-
agitò le mani,
non riuscendo a trovare altre parole per descrivere un atto
così infantile, e
lo prese nuovamente per un braccio, trascinandolo nella sala
d’aspetto per
poter raggiungere il bagno.
- Dovrei
chiamare David.- sussurrò tra sé e sé,
tenendolo sotto controllo mentre si
sciacquava la faccia, come gli aveva ordinato. - Perché
avete esagerato, questo
era troppo e io non posso più gestirti. Ho troppi bambini
nella mia vita. Non
posso badare a tutti voi.- borbottò poi con fare esasperato,
stringendo le
ciocche di capelli e tirandosele, come per cercare un modo di uscire da
tutta
quella situazione.
Louis, al
contrario di quel che stava passando lui, continuava a parlare e
ridere, come
se si stesse divertendo un mondo nel vederlo andare sempre
più nel panico,
sfidandolo poi a chiamare il padre con un sorrisino irrispettoso.
- Maledetto il
giorno in cui ho accettato.- sibilò il castano, colpendo la
porta del bagno con
un piede e cercando di sfogarsi in quel modo. - Ho problemi
più seri e gravi
dei tuoi.- aggiunse subito dopo, voltandosi verso di lui e stringendo
le dita
sul collo della sua maglia a maniche corte, una di una band sconosciuta
e che
sicuramente non aveva alcuna morale. - Me ne fotto dei tuoi problemi
con tuo
padre, sei fuori. Vattene via.- concluse in modo freddo e la voce
intrisa di
rabbia, spingendolo lontano da sé ed indicandogli la porta.
- Fuori, Tomlinson.
L’accordo è saltato, non mettere mai
più piede in questo posto.-
Restò
impassibile di fronte alla sua improvvisa serietà, al suo
cercare di
convincerlo a rimettersi a posto ed essere pronto per il lavoro, e
tenne il
braccio teso ad indicargli la porta, vedendolo sospirare e dargli le
spalle per
uscire, insultandolo tra i borbottii.
Sicuramente
senza di lui sarebbe stato doppiamente difficile, riuscire a mantenere
un certo
ordine e rispettare i voleri di quelle donne ricche, ma non poteva
tenere
Louis, non dopo quello che aveva fatto. Quella giornata sarebbe stata
terribile, doppiamente faticosa, ma non avrebbe rimangiato una sola
parola di
quell’ordine a non tornare.
Dire che quella
giornata era stata faticosa o terribile, era dire poco; un inferno, era
stato
un vero e proprio inferno. Aveva subìto ogni critica e ogni
tipo di angheria,
decidendo di non esporsi troppo e scusarsi solamente. Non sapeva
nemmeno cosa
avrebbe potuto dire per cercare di difendersi, si trovava in un campo
minato e
preferiva non saltare in aria e andare a brandelli.
Il solo pensiero
che avrebbe avuto il fine settimana a completa disposizione per del
riposo, era
quello che lo faceva resistere dal non accasciarsi a terra e lamentarsi
su
quanto la vita fosse ingiusta. E, proprio quando gli sembrava di non
poter
cadere più in basso, sentì qualcuno schiarirsi la
voce e chiedere: - Louis
l’hai chiuso dentro?-
Fece un ultimo
giro con le chiavi, sentendo la serratura scattare, e le
infilò in tasca,
scendendo quei pochi gradini in pietra ed ignorando volutamente il
ragazzino
moro, che al contrario lo seguì, continuando a fare domande.
Sbuffò,
quando
non riuscì più a tenerlo fuori dalla mente - ma c’era mai riuscito? -, e si
passò una mano sulla nuca, cercando
di eliminare in parte la stanchezza, mentre borbottava: - Solo per
oggi, puoi
evitare di parlarmi? Puoi anche seguirmi, ma non parlare. Son stanco ed
è stata
una giornata pesante.-
Raggiunse in
poco tempo il sottopassaggio della metropolitana, ringraziando
mentalmente Zayn
per quel suo improvviso ascoltare le suppliche, e prese posto sul
vagone fermo di
fronte a lui, sedendosi su quei sedili così duri e scomodi,
appoggiandosi poi
allo schienale con i palmi a coprirsi il viso. Cercò di
ignorare il fatto che
il ragazzino l’avesse seguito - che
voleva ancora da lui? -, preferendo non rendere quella
giornata una delle
peggiori della sua vita, e non commentò nemmeno il suo
scendere alla stessa
fermata e fare il tratto di strada fino all’edificio colorato.
Aprì il
portone
principale e fece velocemente la rampa di scale, sentendolo sempre alle
proprie
spalle con quei suoi passi lenti, per poi fermarsi di fronte alla porta
dell’appartamento - la scritta infantile di Aileen sul
campanello e il tappeto
di benvenuto a terra - e voltarsi verso di lui.
Zayn se ne stava
appoggiato con la schiena al corrimano, le mani ficcate nelle tasche
dei suoi
jeans strappati, e teneva gli occhi fissi nei propri, nessuna traccia
del
sorriso malizioso, come se lo stesse studiando attentamente.
- Perché
mi stai
seguendo? Cioè, cosa vorresti fare qui?- gli chiese dopo
qualche minuto, non
sapendo nemmeno cosa domandargli. Sentiva la mente completamente vuota,
voleva
buttarsi nel letto e dormire, dimenticarsi di quella giornata e non
pensare al
martedì successivo. - Sono davvero a pezzi, Zayn.-
confessò con un filo di voce, aggiungendo il suo nome dopo
qualche secondo dal
resto della frase.
Sollevò
lo
sguardo dalle proprie scarpe, vedendo l’espressione del suo
viso - era impossibile da decifrare
- e quel
muoversi con passi lenti e calcolati verso di lui, come se stesse
valutando
ogni possibile reazione al suo avvicinarsi.
- Son davvero
stanco.- insistette, non riuscendo a trovare una spiegazione a quel
ripetere
continuamente, per poi sussurrare: - Non me la sento proprio di giocare
o.. o
portare avanti questa cosa.-
Tenne gli occhi
fissi nei suoi, mentre lo vedeva appoggiare le mani sul proprio petto e
mormorare: - Ora non sto giocando.-, spostando le dita tra i capelli
corti alla
base della nuca e massaggiargli la pelle con movimenti circolari dei
pollici.
- E cosa stai
facendo?- gli domandò nuovamente, stringendo le dita sulla
sua giacca di pelle
in un movimento istintivo, per poi premere un palmo contro una palpebra
e
mugugnare: - Cosa vuoi ora?-
Si sarebbe
potuto addormentare in quel momento, era così stanco da
poter dormire contro il
legno della porta, e ascoltò distrattamente il suo: - Ora
non voglio nulla.-,
per poi annuire ed aprire la porta, lasciandolo libero di entrare
nell’appartamento.
Sentì il
rumore
della serratura scattare, segno che Zayn doveva aver chiuso al posto
suo, e camminò
verso il salotto, senza realmente rendersi conto dei movimenti del
corpo, per
poi lasciarsi cadere sul divano e coprirsi il viso con
l’avambraccio.
Arricciò
le
labbra in un sorrisino soddisfatto, non muovendosi da quella posizione
e
annuendo lentamente nel sentirlo chiedergli se fosse stanco,
rilassandosi
grazie alla mano che faceva scorrere sopra la maglia.
- Chiudo gli
occhi per qualche secondo.- farfugliò il maggiore, ignorando
le dita del
ragazzino che risalivano lungo il proprio braccio. - Tu fai come vuoi.-
aggiunse subito dopo, allungando il collo per godere meglio di quel
calore
sulle guance.
Scosse
velocemente la testa alla sua domanda, qualcosa sull'aver fame, e
mugugnò: -
Solo sonno, tanto sonno.-, finendo immediatamente tra le braccia di
Morfeo.
Si era svegliato
con un particolare profumo nelle narici, non sapeva bene quanto aveva
dormito
ma, a giudicare dallo stomaco che gorgogliava, doveva essere vicino
all’ora di
cena o ancora più tardi. Sentiva la schiena e il collo
indolenziti, dormire su
un divano gli era sembrata una buona idea, o almeno lo era stata quando
aveva
capito di non poter raggiungere il letto senza cadere a terra
addormentato.
Si passò
i palmi
sulle palpebre, cercando di togliere tutta la stanchezza dagli occhi, e
coprì
lo sbadiglio con una mano, mettendosi seduto e sollevando le braccia
sopra la
testa, mugolando poi felice nel sentire lo scricchiolio delle ossa.
Fu però
un
rumore sordo a risvegliarlo completamente - un tintinnio continuo e una
successiva imprecazione -, appoggiò i piedi a terra,
aggrottando la fronte nel
vedere la coperta scivolare dal proprio corpo e finire sul pavimento -
non
ricordava di essersi tolto le scarpe, tantomeno di essersi alzato per
il plaid -,
e percorse il corridoio fino a trovarsi nella cucina, più si
avvicinava e più
quell’odore aumentava.
Si
stropicciò
gli occhi, restando sull’uscio e appoggiandosi allo stipite
della porta, per
poi sussurrare: - Che ci fai ancora qui?-, vedendo il ragazzino fare
una specie
di saltello sorpreso e voltarsi verso di lui.
Aggrottò
la
fronte, cercando di trattenere la risata, al suo guardarsi attorno
preoccupato
e farneticare cose di ogni tipo, dal “tu
avevi detto che potevo restare” fino a “posso
andare via, se disturbo”.
- Non
preoccuparti, nessun disturbo.- mormorò, interrompendo i
suoi farfugli ed
avvicinandosi a lui, sporgendosi per osservare quel che stava nella
pentola. -
Se avevi fame, potevi ordinare qualcosa.- aggiunse subito dopo,
pentendosi e
dandosi dell’idiota nel vederlo abbassare il capo con le
guance in fiamme.
Il silenzio
imbarazzante, che seguì a quella frase, riuscì a
sentirlo fin dentro le ossa,
si schiarì la voce e, indicando la pentola e quel che
sembrava del riso,
sussurrò: - È commestibile?-, ottenendo come
risposta la risata del più piccolo
e il suo improvviso buon umore.
Incrociò
le
braccia al petto, notando come quella risata non fosse intenzionata a
finire a
breve, ed arricciò le labbra in un broncio, fissando il
ragazzino che teneva
una mano appoggiata al bancone e non smetteva di ridere e ripetere le
sue
parole.
- Certo che
è
commestibile, scemo!- lo sentì esclamare dopo almeno cinque
minuti, spingendo
un pugno contro la propria spalla e mantenendo quel sorriso divertito
sulle
labbra. - Lo faceva sempre mamma, non so com’è
uscito.. di solito mi viene
perfetto.- lo ascoltò dire con un tono tutto orgoglioso,
annuendo e sporgendosi
nuovamente per poi sussurrare: - Ti assicuro che il profumino
è delizioso.-
Osservò
in
silenzio il rossore improvviso sulle guance del ragazzino, trovandolo
fin
troppo tenero in quella sua improvvisa insicurezza, e si spinse con il
fianco
contro il suo, mormorando: - Allora? Posso provare questa meraviglia?
Sto
morendo di fame.-
Dopo nemmeno
dieci minuti erano seduti sugli sgabelli, uno accanto
all’altro e i piatti
ricolmi di cibo davanti, e stavano avendo quella che sembrava essere
una
conversazione pacifica, niente insulti o commenti maliziosi. Liam gli
aveva già
fatto i complimenti, Zayn aveva borbottato qualcosa sul non aver usato
tutte le
spezie necessarie e lui aveva appoggiato una mano sulla sua coscia,
stringendo
appena la presa; quello era stato l’unico contatto tra i due,
che avevano
incrociato dopo mezzo secondo lo sguardo ed erano tornati al loro
piatto nel
silenzio assoluto.
Sembrava essere
tornato tutto alla normalità - anche
se
di normale, in loro due che parlavano, non c’era nulla
-, quando Zayn gli
chiese, saltando fuori dal nulla e senza filo logico, se avesse dormito
bene e
se avesse avuto freddo. Incise i denti sull’interno delle
guance a quel punto,
non volendo essere invasivo e chiedergli se fosse stato lui a coprirlo
- non che avesse bisogno di ulteriori conferme
-, restando sul vago nella risposta e cercando di cambiare discorso il
più in
fretta possibile.
Restò con
la
forchetta a mezz’aria, sentendolo dire con un filo di voce: -
La ragazza di cui
mi parlavi l’altro giorno..- e lasciare poi delle parole non
dette, preferendo
guardare il suo piatto che incrociare il proprio sguardo.
Prese un respiro
nervoso, appoggiando i gomiti sul bancone, e si passò una
mano tra i capelli,
chiedendo in un bisbiglio: - Cosa vuoi sapere di lei?-, riuscendo a
percepire i
suoi movimenti irrequieti sullo sgabello, che lo portarono a rispondere
solo
dopo qualche minuto un flebile: - Ripetevi il suo nome, mentre
tremavi.. io ti
ho visto tremare e.. pensavo fosse per il freddo, ma poi hai detto il
suo nome,
credo. Un po’ di volte e.. non sono affari miei, non dovrei
chiedertelo.-
Zayn gli aveva
dato la possibilità di uscirne senza aprirsi ulteriormente,
gli aveva dato modo
di restare su un terreno sicuro, nonostante non ne capisse il motivo -
soprattutto quell’improvviso cambiamento nel carattere del
ragazzino -, e
poteva introdurre qualcosa di nuovo, distogliere l’attenzione
da quel punto
dolente, ma si trovò a sospirare e coprirsi il viso con i
palmi, mentre
sussurrava velocemente: - In questo periodo mi capita spesso.-
Riuscì a
sentirlo trattenere il fiato, come se non si aspettasse delle
spiegazioni, e
poi chiedere ulteriormente: - Quanto spesso?-, con
dell’indecisione nella voce,
come a sottolineare il suo non sapere come muoversi.
- È
successo in
questi giorni, tutta la storia dell’incidente.-
sussurrò, prendendosi delle
pause tra le parole, per poi stringersi nelle spalle e mormorare: -
Ormai ci ho
fatto l’abitudine, questi mesi sono i peggiori e io non
riesco mai a dormire.
Quando chiudo gli occhi, è come se il tempo non fosse mai
passato. Mi trovo
ancora lì, di fronte a lei. Potrebbe essere piacevole, se
non fosse che mi accusa
ripetutamente di aver rovinato la sua vita e quella della figlia.- con
un tono
di voce simile al sarcastico. Tutta quella situazione era assurda,
stava
raccontando ancora una volta dei suoi problemi ad un ragazzino; lui non
poteva
aiutarlo, era troppo piccolo e non aveva l’esperienza per
capire certe cose,
certe disgrazie.
Spostò
velocemente il viso, sentendo il calore dei suoi polpastrelli sulla
pelle del
braccio - aveva arrotolato precedentemente le maniche della camicia -,
e restò
in silenzio ad ascoltarlo cercare di convincerlo della sua innocenza e
del suo
non dover sentirsi in colpa per qualcosa che non avrebbe potuto
cambiare.
- Vorrei
crederci davvero, Zayn.- si lasciò sfuggire con un sussurro
debole, allungando
un braccio per passare le dita tra i suoi capelli neri e morbidi,
aggiungendo
subito dopo: - Ma tu non puoi capire come ci si sente, non hai
l’età per
capirlo.- e vedendolo gonfiare il petto, mettersi dritto con la schiena
e
ridurre gli occhi a due fessure.
Non si aspettava
quel suo repentino cambio d’umore, quel suo scacciargli la
mano e sibilare: -
Non sono piccolo e poi pensi di sapere tutto tu della vita? Non sei
l’unico che
ha sofferto ed è stato male. Non sei l’unico ad
aver perso qualcuno di
importante.- con l’indice che continuava a premere contro il
proprio petto,
lasciandolo con gli occhi sbarrati e il ricordo della confessione della
settimana precedente.
Si diede
mentalmente dell’idiota, più e più
volte, quando calò nuovamente quel silenzio
teso, fin troppo teso, per poi schiarirsi la voce ed indicare alle
proprie
spalle, farfugliando un veloce: - Vuoi provare qualche videogioco? Per
passare
il tempo, sempre se non vuoi tornare a casa e.. ho il nuovo episodio di
Splinter Cell.-
Vide un
po’
della tensione sciogliersi dalle sue spalle, mentre ripeteva il nome
del
videogioco ed annuiva, accettando la proposta e saltando giù
dallo sgabello,
per poi seguirlo fino in salotto e buttarsi sul divano con un sorrisino
felice.
- Li tengo
nascosti per non farli trovare ad Aileen.- ricominciò a
parlare, cercando di
iniziare un qualche discorso e dimenticarsi della piccola discussione
appena
avuta. - Son oggetti preziosi, ho tutta la collezione.- si
vantò con un tono
orgoglioso, passandogli il joystick e sedendosi al suo fianco,
scegliendo il proprio
personaggio e ascoltando il chiacchiericcio del più piccolo
su quanto fosse uno
dei suoi giochi preferiti.
Era
all’incirca
l’una e mezza di notte, ricordava di aver controllato poco
prima il cellulare,
ed erano ancora immersi in quel gioco di spionaggio, entrambi fin
troppo fieri
e combattivi per arrendersi al nemico; incredibilmente da quel che
pensava, non
era così male passare del tempo con quel ragazzino e
nell’ultima oretta non era
riuscito a smettere di ridere o fare battutine, tanto che aveva paura
di
trovarsi la signora Hall alla porta ad intimargli il silenzio.
Era come se
all’improvviso avessero perso dei limiti, Zayn aveva
appoggiato le gambe sulle
proprie - riducendo ulteriormente gli spazi tra i loro corpi - e Liam
vi teneva
sopra i gomiti, mentre stava sporto con la schiena per potersi
concentrare
meglio nel muovere le dita sul joystick.
E fu solamente
quando sentì i rumori di bottiglie che venivano rotte - il
solito ubriaco che
girava a quell’ora tarda - che si accorse realmente
dell’avere Zayn in casa
alle due di mattina, di non poterlo mandare via e di dover passare
un’altra
notte con lui. Spense immediatamente il gioco, sentendolo borbottare e
lamentarsi - proprio come un bambino e i suoi “ancora
un attimo, stavamo vincendo” -, facendogli roteare
gli occhi
e mostrargli il cellulare in cui era chiaramente visibile un
“2 AM”.
Scoppiò a
ridere
nel vedere la sua espressione sconvolta, la sua imprecazione per nulla
velata e
quel suo iniziare a blaterale di non poter tornare a casa, non a
quell’ora
impossibile, di non voler finire nuovamente in castigo e di non sapere
dove
andare a dormire. Stava accennando all’andare sotto un ponte,
quando Liam
sussurrò un debole: - Puoi fermarti qui, sarei da solo in
casa.. puoi sempre
dormire nel letto di Lyn e..-, bloccandosi al risolino del minore a
quella sua
ultima proposta.
Tenne gli occhi
fissi nei suoi, il braccio attorno alle sue gambe - solamente per non
farlo
cadere, si ripeteva -, mentre sentiva il suo patto e il suo: - O dormo
con te o
nulla.- e, prima ancora di potergli chiedere il motivo, lo
sentì insistere e
spiegare: - Ho paura del buio, ricordi? E non conosco questa casa,
quindi mi fa
ancora più paura a stare solo.-
Gli
sembrò
improvvisamente qualcosa di ragionevole - nonostante volesse fare
qualche
battutina sulla presenza di fantasmi vari per farlo spaventare -,
perché annuì
e gli massaggiò appena la coscia prima di sollevarsi e
porgergli la mano, che
Zayn strinse immediatamente per potersi alzare dal divano.
Percorsero in
silenzio il corridoio buio, mentre Liam cercava di non pensare troppo
al fatto
che si stessero tenendo ancora per mano e al suo voler avvolgere le
braccia
attorno al ragazzino, ogni qual volta rafforzava la stretta.
L’aveva
lasciato
andare - si era costretto a staccare le
loro mani - solo una volta varcata la soglia della stanza,
sfilandosi la
cravatta - aveva allentato il nodo durante la terza missione - e
finendo di
sbottonarsi la camicia - si slacciava sempre i primi tre o quattro
bottoni
durante la foga del gioco -, ricordandosi dell’altro
ragazzino e dei suoi
vestiti per nulla comodi.
- Vuoi cambiarti
in qualcosa di più..- stava per concludere quella domanda,
voltandosi e
restando per un secondo immobile di fronte al corpo mezzo nudo del
più piccolo,
escludendo i boxer non aveva indosso nulla, se non la sua pelle. Solo
quando
sentì uno schiarimento di voce, si accorse di averlo fissato
per troppo tempo e
di non poter nemmeno usare una delle solite scuse, trovandosi solamente
ad
arrossire e borbottare qualche parola senza alcun senso.
Annuì,
non
ascoltando realmente le sue successive parole, per poi scuotere
velocemente la
testa al captare la parola “nudo”, farfugliando e
balbettando assieme con le
guance sempre più rosse e vicine al color cremisi.
- Ehi, Payne!-
lo sentì esclamare con un tono divertito, come se stesse
assistendo a chissà
quale scenetta comica, ed aggiungere subito dopo: - Puoi star
tranquillo, non
dormirò nudo.. per questa volta.- Le mani, che aveva
appoggiato sullo stomaco,
stavano bruciando al contatto con la propria pelle e Liam non sapeva
come
uscire da tutta quella situazione, cosa dire e soprattutto se volesse
seriamente liberarsi di lui.
Mosse il capo in
un gesto meccanico al suo: - E ora tutti a dormire!-, impiegando ogni
forza per
ignorare il movimento nei boxer al suo sfiorargli il bassoventre con le
dita e
slacciargli successivamente il bottone dei pantaloni. Se lui stava
cercando,
con ogni mezzo possibile, di non pensare all’erezione che il
ragazzino gli
aveva causato, suddetto ragazzino era entusiasta della reazione,
lasciandogli
tanti piccoli baci lungo la mandibola e il collo, alternandoli a dei
morsi, mentre
con la mano scivolava sempre più in basso, fino a stringerla
sul rigonfiamento
evidente e muovere il palmo in un massaggio.
Non era riuscito
ad agire così in fretta, restando ammaliato dai suoi
movimenti e da quelle
piccole attenzioni, trovandosi a sbarrare gli occhi e gemere il suo
nome;
quello Zayn che aveva cercato di
scacciare dalla sua mente e che, in quel preciso istante, sembrava
essere l’unica
cosa che ricordava, mentre ascoltava i suoi sussurri e “Vorrei avere questa cosa
dentro”, “Quanto
è passato
dall’ultima volta che qualcuno ti ha toccato così?”.
Non
riuscì a
rispondere altro, indietreggiando fino a quando non sentì le
ginocchia venire a
contatto con la superficie del materasso, finendo sdraiato nel letto e
con quel
ragazzino sopra di lui, seduto a cavalcioni su di lui e con entrambe le
mani
strette attorno al proprio membro duro. Non riusciva a smettere di
desiderarlo,
non in quel momento, non con quegli occhi scuri e quelle mani che
faceva
scorrere troppo velocemente, più veloce di ogni ricordo o
pensiero.
Strinse una mano
sul lenzuolo, quando gli sembrò di non aver più
nulla sotto i piedi a
trattenerlo, e inarcò la schiena, per quel che riusciva con
il peso del suo
corpo addosso, ripetendo continuamente il suo nome con gli occhi chiusi
e ogni
senso concentrato sul rumore dei movimenti della sua mano.
Li aprì
solamente nel sentirsi chiamare, abbassando lo sguardo sul proprio
membro e
intravedendo il rigonfiamento nei boxer del più piccolo,
restando a fissarlo
mentre usava una mano per abbassare l'elastico e masturbarsi con lo
stesso
ritmo che usava su di lui.
Non si era mai
sentito così con nessun altro, non riusciva a distogliere
l’attenzione dai loro
membri tenuti assieme dalle sue mani, in quel contatto che lo stava
facendo
andare a fuoco, mentre i loro gemiti riempivano la stanza.
Sentì quasi una forza spingerlo
verso di lui, allungò un braccio
e avvolse una mano attorno ad entrambi, coprendo quella del più piccolo ed
ascoltando i suoi gemiti, per potersi così concentrare a
pompare ad un ritmo piacevole per
tutti e due.
Fu dopo poco che
entrambi raggiunsero l'orgasmo, la mano di Liam sporca dei loro semi e
la mente
completamente vuota, restando in silenzio con Zayn sdraiato per metà sopra di
lui e con il viso nascosto nell'incavo del proprio collo.
Il castano si
stava rilassando lentamente a quel calore e a quei tocchi, gli occhi
puntati
sul soffitto e le dita che lasciava scorrere lungo la sua schiena
liscia, per
poi mettersi nuovamente in guardia al suo invito a riprendere Louis a
lavoro, a
cui rispose con un grugnito e una scossa del capo.
- Sei venuto fin
qui per comprarmi?- gli domandò subito dopo,
tenendo il palmo fermo sulla sua
pelle calda, e aggiunse in un sussurro: - Non m'importa di lui,
soprattutto in
questo momento. E se l'è cercata. Mi avete
portato all'esasperazione?
Ora si prende le conseguenze.-
Abbassò lo sguardo
su di lui, incrociando i suoi occhi nella penombra, e allungò il braccio
per poter spegnere l'abat-jour sul comodino, sentendolo stringersi a
lui e
bisbigliare: - Prometti che ci penserai?-
Non gli rispose
immediatamente, preferendo far scorrere le dita su
quella pelle morbida, e poi annuì, rispondendo: -
Domani mattina ci penserò.-
Sentì le proprie
labbra aprirsi in un sorriso enorme - fortuna
era tutto buio -, quando Zayn gli lasciò un bacio sulla
guancia e “Sei
il migliore, Payne.” Per quella
notte poteva abbassare le difese - se
ancora ne aveva, certo -, perché il più piccolo si
rannicchiava su di lui e ricopriva
quasi ogni buco ed ogni sporgenza, come un incastro di un puzzle.
Scosse la testa per
scacciare ogni scemenza, coprendoli con la
trapunta e stringendolo più forte al suo invito
a proteggerlo e “guardami
le spalle e ci salviamo a vicenda”. Non riusciva
davvero a capire se quella frase fosse un ripetizione delle precedenti,
mentre
giocavano l’aveva ripetuta
spesso, o se nascondesse qualcosa di più forte e più reale. Aveva
deciso di non pensarci, non rovinare quel momento, preferendo godere di
quel
calore e della sensazione - era una
speranza quella - che, per quella notte, gli incubi
sarebbero stati lontani
da lui.
Angolo
Shine:
Questo capitolo
è così pieno di angst e fluff (giusto una
spolveratina di p0rn) che mi fa
impazzire.
Uno dei miei
preferiti, sicuramente. Per Liam che, nonostante stia cercando di
opporsi a
Zayn, riesce ad aprirsi con facilità con lui, raccontandogli
un 10% di quello
che gli riempie la testolina, e lo accoglie in casa, facendolo persino
dormire
con lui. Sono l’amore questi Ziam, me ne sono innamorata. E
la frase finale di
Zayn mi ha uccisa, è un dolcetto che si prende cura di lui
e.. djsk, non ci
sono parole per Zayn.
Non penso di
aver altro da aggiungere, se avete dubbi e perplessità
sapete dove contattarmi.
Sempre pronta per scambiare opinioni con voi.
Buon fine
settimana a tutti, ci sentiamo tra una settimana esatta.
|
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Capitolo 13 *** Dodicesimo capitolo ***
You're my end and my beginning
« Cause all of me
Loves
all of you
Love
your curves and all your edges
All
your perfect imperfections
Give
your all to me
I'll
give my all to you. »
Dodicesimo
capitolo:
Quella notte si
era svegliato solamente una volta, non per via degli incubi ma del peso
che gli
impediva di respirare normalmente, sdraiandosi su un lato e sentendo il
ragazzino stringersi a lui, avvolgere una gamba attorno al proprio
bacino e
tornare a dormire in quella nuova posizione. Non era riuscito nemmeno
ad aprire
gli occhi, perché il suo calore e il suo respiro contro la
pelle gli avevano
conciliato nuovamente il sonno, e ricordava solamente di aver tenuto il
palmo
premuto sulla sua schiena per non farlo allontanare.
Si era svegliato
nuovamente parecchie ore dopo, le coperte aggrovigliate tra le gambe e
il viso
immerso tra i cuscini, quando aveva sentito un venticello leggero sulla
schiena, voltandosi e stropicciandosi gli occhi fino ad inquadrare il
ragazzino
seduto sul davanzale. Teneva una gamba piegata e stretta al petto, il
mento
poggiato sul ginocchio e una sigaretta stretta tra le dita, la cenere
che
faceva cadere sul davanzale e lo sguardo perso fuori dalla finestra e
sulla
strada, sui passanti e sul chiasso della città.
Liam distolse a
fatica gli occhi dalla sua figura, controllando la radio sveglia sul
comodino,
e si coprì lo sbadiglio con la mano, notando come fosse
ormai ora di pranzo,
erano le undici passate, ed iniziando a stiracchiarsi, allungando le
gambe e le
braccia con dei grugniti che attirarono l’attenzione del
ragazzino.
Tenne la guancia
contro il cuscino, le dita a stringere le federa, e gli occhi fissi nei
suoi e
sul suo corpo, non sapendo come uscire da quel primo momento
imbarazzante e
vedendolo spegnere il mozzicone della sigaretta e raggiungerlo,
sedendosi sui
talloni nello spazio libero del materasso. Non sapeva
cos’erano diventati,
perché anche qualche settimana prima si erano masturbati
assieme ma forse
questa volta era diversa; o forse era solamente lui a dare troppo
valore ad
ogni piccolo gesto di quel ragazzo. Era così preso da quel
ragionamento da
accorgersi solo dopo qualche minuto del sorriso dolce sulle sue labbra
e delle
sue dita tra i capelli, tutti quei tocchi delicati che dovevano avere
un
qualche significato per lui, per entrambi o per capire in cosa stessero
finendo.
- Ho..- si
schiarì la voce quando, ai tentativi di parlare,
sentì la voce risuonare in
modo roco, e riprese subito dopo con: - Ho detto qualcosa? Mentre
dormivo?-
vedendolo scuotere la testa e ridacchiare qualcosa sul suo aver dormito
come un
sasso e averlo quasi trattenuto nel momento in cui si era alzato per
fumare una
sigaretta.
- Io? Io non
volevo farti allontanare?- chiese conferma, indicandosi con
l’indice e restando
con gli occhi fissi sul profilo del suo viso, cercando di non pensare
al calore
delle sue mani sull’addome e al suo sdraiarsi sopra di lui e
lasciargli piccoli
baci lungo la mandibola. - Era solo perché mi tenevi al
caldo.- farfugliò una
scusa più o meno credibile, allungando il collo e deglutendo
nel sentire la sua
lingua passare più volte contro la voglia scura.
Arrossì
completamente al suo descrivere la scena con frasi come “Ho dovuto darti un pizzicotto per potermi liberare”
o “Non volevi farmi allontanare e mi
tenevi
stretto”, per poi restare immobile mentre lui
passava i palmi sull’addome e
li faceva scivolare sempre più giù, fermandosi
con le punta delle dita oltre
l’elastico dei boxer.
Si tirò
su con
uno scatto, appoggiandosi con la schiena ai cuscini e alla testata del
letto,
nel vederlo sedersi a cavalcioni su di lui, le dita che aveva spostato
sulle
cosce, strofinando la pelle ed arricciando il tessuto per risalire
sempre più
su.
Non stava facendo
nulla per bloccarlo, non sapendo nemmeno come uscirne senza rendere
quella
situazione ulteriormente imbarazzante, ma appoggiò solamente
le mani sulle sue,
vedendolo pronto a ripetere gli stessi gesti della sera precedente.
Aveva una
strana teoria su quei generi di cose, vedeva quei momenti in modo
diverso a
seconda del momento della giornata in cui erano compiuti; era
spiegabile quel
che era successo la sera prima, quel contatto tra loro due, ma la
mattina non
poteva permetterlo. Una volta compiuto l’atto cosa sarebbe
successo? Avrebbero
fatto finta di niente o spiegato quel gesto come un semplice aiuto tra amici?
- Credo sia ora
di mangiare qualcosa.- sussurrò, stringendogli le mani e
facendogliele
sollevare, per poter ottenere un attimo di salvezza. - Io sto morendo
di fame,
possiamo vedere che è rimasto in frigorifero.-
tentennò poi con un sorriso
convincente, rafforzando la presa sulle sue mani nel sentirlo
strofinarsi
contro di lui e sporgersi verso il suo orecchio, gemendo ripetutamente
il suo
nome ed ottenendo una risposta immediata dal membro del maggiore.
Gli stava
lasciando sicuramente dei lividi sui polsi, da come li stava stringendo
in
quella morsa, ma Zayn non sembrava badarci troppo, si muoveva sopra di
lui,
faceva strofinare i loro membri assieme, e gli succhiava il lobo
dell’orecchio,
alternando dei morsi e dei sussurri su quanto fosse piacevole sentirlo
così grande. E Liam
poteva solamente
arrossire, sollevarsi appena con il bacino e seguire quel piacere senza
opporsi
fin troppo. Perché quel ragazzino, tutti i suoi gesti e le
sue attenzioni,
erano piacevoli ed era la tentazione a volere di più su cui
si stava
concentrando e che tentava di bloccare.
Lo sentì
staccarsi da lui, dal collo e dal segno che doveva avergli lasciato, e
incrociò
i suoi occhi scuri, vedendo le sue labbra schiudersi per pronunciare
quel che
lo lasciò con le guance in fiamme e gli occhi sbarrati.
- Ho pensato a
quel che ti ho detto ieri sera, su Louis e sul fatto che dovresti
riprenderlo.-
gli aveva detto infatti, fermando quei movimenti e arricciando gli
angoli delle
labbra in un sorrisino malizioso. - Se non prendi lui, avrai bisogno di
qualcuno. Posso accettare io, ma non lamentarti se non mi troverai alla
scrivania. Perché sarò sempre sotto la tua, con
la bocca impegnata a lavorare
questa delizia.- finendo quel discorso con la mano che, dopo aver
liberato
dalla presa del maggiore, aveva appoggiato sul fronte dei boxer e
premuto fino
a ricevere il gemito roco di risposta.
Non
riuscì ad
impedire nient’altro, non con quell’improvviso
desiderio che gli scorreva sotto
le vene, con Zayn che gli abbassava il tessuto e lasciava il membro
libero di
svettare contro il proprio addome, con quei suoi occhi famelici e fissi
sulla
cappella bagnata, con la sua mano che si era stretta alla base e
quell’improvviso calore che l’aveva avvolto,
costringendolo a chiudere gli
occhi e afferrare le ciocche di capelli neri, come se fossero
l’unica cosa
capace di salvarlo dal precipizio.
I momenti
successivi erano solo un insieme di gemiti, imprecazioni, Zayn, le pareti della sua gola che si
stringevano e la sua bocca
che scorreva facilmente sul membro bagnato dalla saliva e dal liquido
preseminale. Furono tutto un insieme di fattori che lo portarono a
raggiungere
l’orgasmo dopo nemmeno dieci minuti, il respiro affannato e
la fronte imperlata
di sudore, mentre il ragazzino si preoccupava di non perdere nemmeno
una goccia
di sperma.
Non
riuscì ad
esprimere un pensiero coerente per altrettanto tempo, Zayn stava
risalendo
lentamente con quei piccoli baci e lui cercava di recuperare il respiro
e la
sanità mentale, mentre teneva ancora una mano tra i suoi
capelli e l’altra
sulla sua schiena. Lo lasciò premere le labbra contro le
proprie, annuendo al
suo invito ad alzarsi dal letto e andare a mangiare qualcosa, per poi
arrossire
a quel chiedergli di mostrargli la lingua e “Son
sicuro di non averla mangiata”.
Si erano quindi
spostati in cucina, Liam aveva insistito per ordinare qualcosa ma Zayn
era stato
irremovibile, decidendo di preparare due sandwich e mostrargli ancora
una volta
quanto fosse bravo ad ottenere del cibo commestibile da quel che
restava nel
frigorifero. Non era riuscito ad obbiettare il maggiore, la testa era
rimasta
ancora a quel che era appena successo e riusciva solamente ad annuire e
farfugliare qualche risposta confusa.
Solo alle tre di
pomeriggio, dopo aver perso più di una partita alla Fifa,
riuscì a rilassarsi
ed ignorare tutti quei pensieri ad ogni movimento del più
piccolo; aveva
imparato quasi a memoria ogni suo tic nervoso, ogni minimo scatto del
suo corpo
ad ogni tiro andato male o ogni esultazione ad ogni goal. Nonostante
certe
volte non riuscisse ad etichettare quel suo ricercare il proprio
sguardo, come
se cercasse una qualche approvazione o molto altro, cose che Liam
ancora non
riusciva a capire.
C’era una
domanda che gli vorticava nella testa dalla sera precedente - o forse
da molto
prima -, ma non sapeva se l’avesse poi scambiato per un
ficcanaso ed un
curioso, quella era l’ultima delle sue intenzioni. Era sempre
preso in quello
strano combattimento, muovendo le dita sul joystick senza impegnarsi, e
Zayn
stava vincendo con così tanto vantaggio da non esultare
più ad ogni punto;
sembrava avesse capito anche lui come il maggiore non fosse
più presente, la
testa persa chissà dove, ma non faceva domande e continuava
a far muovere il
suo giocatore su e giù lungo il campo, senza una vera meta.
- Zayn?-
sussurrò il suo nome dopo qualche minuto, un tono di voce
sottile per non
rompere quella strana atmosfera. Strinse le dita attorno al joystick,
quando
percepì il suo sguardo interrogativo, e prese tutto il tempo
per continuare e
chiedere: - Tua madre.. vuoi parlarne?-
Quando
sentì
calare il silenzio, il solo rumore del respiro che il diciassettenne
aveva
trattenuto per qualche secondo, iniziò a mordere la pelle
dell’interno delle
guance, cercando di scaricare il nervosismo e non pensare troppo a quel
che
poteva aver rovinato ogni cosa.
Fu con grande
sorpresa che lo sentì chiedere: - Cosa vuoi sapere di lei?-,
voltandosi con il
busto e tenendo il joystick in grembo, stringendosi nelle spalle e
farfugliando
un veloce: - Tutto quello che vuoi, io ti ho parlato di quel che
è successo a
me.. non sei obbligato, ma posso ricambiare il favore e..-
Venne preso in
contropiede dal suo borbottare che non si trattava di alcun favore, che
non era
obbligato ad ascoltare e non aveva alcun debito con lui, che
l’avrebbe
ascoltato altre mille volte e che gli aveva fatto solo piacere
ascoltare la sua
storia e vederlo aprirsi.
Bisbigliò
solamente il suo nome, riuscendo ad attirare nuovamente la sua
attenzione e il
suo sguardo, cercando di rivolgergli un sorriso incoraggiante e
sussurrare: -
Non era quello che intendevo, ma se vuoi parlarne.. o sfogarti, io sono
qui.-,
riprendendo in mano il joystick e concentrandosi sul gioco, riuscendo a
recuperare alcuni punti mentre percepiva il ragazzo immobile accanto a
lui.
Mise in pausa il
gioco nel sentirlo muoversi sul divano per essere più
comodo, annuì al suo “Posso
parlarti di tutto?” e
bisbigliò di rimando qualcosa sul
fatto che potesse fidarsi di lui e che l’avrebbe ascoltato ed
aiutato, nel caso
in cui ce ne sarebbe stato bisogno.
- Son già
passati quattro o cinque anni.- lo ascoltò dire con un filo
di voce, allungando
un braccio per appoggiare una mano sulla sua, riuscendo a liberare le
sue dita
dalla presa sui jeans. - Morta di parto, c’è stata
un’emorragia.. e dicevano
che era una cosa piuttosto comune, l’ho sentito mentre lo
dicevano a papà.-
- E quanti anni
avevi?- cercò di cambiare in un certo senso la traiettoria
del suo pensiero,
stringendogli appena la mano nel vedere i suoi occhi inumidirsi. -
Dieci o
undici, giusto?- continuò, rispondendosi da solo e
guardandolo mentre annuiva
solamente, schiarendosi la voce per poi aggiungere: - Ho odiato mia
sorella per
tutta quella mattina, perché mi aveva portato via la mamma
ed era colpa sua.-
Spostò un
braccio attorno alle sue spalle, non riuscendo a sopportare il tremolio
del suo
corpo, e passò le dita tra il suo ciuffo di capelli neri,
che sembrava aver
perso vitalità con lui e stava contro la sua fronte,
premendo poi le labbra
contro la sua tempia e sentendolo continuare la storia con voce un poco
più
sicura.
- Non ho mai
visto papà così arrabbiato, è stata la
prima volta che ha perso davvero la
pazienza con me. Non ha mai alzato le mani, mai nemmeno una volta. Ma
quel
giorno gli ho gridato che quel mostro non lo volevo e lui mi ha tirato
uno
schiaffo, mi ha detto che non dovevo più permettermi di
pensare certe cose di
mia sorella.- Annuì, non sapendo come o cosa dire per
cercarlo di farlo stare
meglio o non rendere fin troppo doloroso quel tuffo nel passato, e poi
restò
sorpreso nel vederlo sorridere con gli occhi lucidi e sussurrare: -
Quando me
l’hanno data tra le braccia.. era la creatura più
fragile che avessi mai visto.
Ho deciso che l’avrei protetta da tutto e tutti, che non le
sarebbe successo
nulla di grave.-
Lo lasciò
andare, vedendolo allontanarsi dal proprio fianco e frugare nelle
tasche dei
pantaloni, sorridendo nel vedere lo schermo del cellulare del
ragazzino, sullo
sfondo una foto raffigurante lui e una bambina con i suoi stessi
lineamenti,
per poi annuire al suo: - Si chiama Safaa ed è la mia
sorellina.-
- Ti somiglia
tanto.- bisbigliò dopo qualche minuto, perdendosi ad
osservare i loro sorrisi
felici e trovandosi a sorridere a sua volta. - Siete molto carini, una
bella
famiglia.- farfugliò, sentendo un improvviso groppo in gola
al suo “Come te ed Aileen”,
groppo che cercò di
deglutire ma si trovò a fissare i suoi occhi nocciola, delle
sfumature quasi
verdastre per via della luce, e grugnì appena nel sentirsi
chiamare per nome.
Si arrese dopo
pochi minuti, non riuscendo più a combattere il suo sguardo,
e lo ascoltò in
silenzio mentre sussurrava: - Quel che volevo dirti la volta scorsa..
in tutto
questo schifo, tra tutte queste cose brutte ed orrende,
c’è sempre qualcosa per
cui vale la pena, qualcuno per cui valga la pena lottare o essere
forti. Io mi
sveglio ogni mattina, porto Safaa a scuola e prego Allah
perché protegga me e
la mia famiglia. Tu.. hai Aileen, Liam. E lei ti dà forza
ogni giorno, con ogni
sorriso.. non è così?-
Mosse
velocemente la testa in un cenno, non fidandosi delle parole, e incise
i denti
sul labbro inferiore per trattenere le lacrime, cercando di calmarsi
con quelle
leggere carezze contro la guancia.
- So che
è
difficile e che ci son giorni in cui vorresti buttarti a terra, dire a
tutti di
lasciarti in pace e pensare solo a come stai male. E in quei momenti
devi
guardare Aileen e pensare a come cazzo la stai crescendo bene, al fatto
che
stai facendo tutto da solo e..-
- Ci son giorni
in cui..- bisbigliò, interrompendolo ed ottenendo tutta la
sua attenzione. -..
mi sembra di soffocare o affogare, non riesco a respirare. Ed
è orrendo, quello
è orrendo. Perché più sto male e
più penso a cosa potrebbe succedere se Aileen
mi vedesse. Cosa dovrei dirle? Che sono il motivo per cui sua madre
non..- Si
portò una mano alla guancia, tenendo gli occhi fissi in
quelli del moro che sibilò:
- Non dirlo mai più.-
- E non pensarlo
mai più.- lo sentì aggiungere con foga,
massaggiandosi la parte colpita ed
osservandolo mentre continuava a dire: - Devi toglierti quella parola
dalla
testa e dalla bocca, devi smetterla di pensare al passato con
quest’idea. Non
guardare a quello che è successo, ma a quello che stai
facendo. Guarda quanto
amore stai dando a quella bambina, guarda come la stai crescendo bene e
come ti
stai impegnando per non farle mancare nulla. Tu sei meraviglioso, Lee.
Riesci
ad illuminare tutta una stanza con un sorriso e vogliono averti tutti
attorno.-
Sentì il
calore
salire sempre più sulle guance, trovandosi a fissare il
tavolino pur di non
mostrare l’imbarazzo, e si lasciò sfuggire in un
sussurro: - Quello sei tu.-,
per poi andare a fuoco al suo ripetere: - Io? Pensi quelle cose di me?
Che
illumino una stanza?- ed insistere con un malizioso: - Vuoi avermi
attorno? Ti
piace avermi attorno?- a cui rispose con un’alzata di spalle
e un flebile: -
Solo qualche volta, non sempre.-
Restarono in
silenzio per qualche altro minuto, entrambi concentrati nei loro
pensieri, e
poi Liam si lasciò attirare tra le braccia del
più piccolo e contro il suo
petto, chiudendo gli occhi e ascoltandolo sussurrare: - Vedrai che
andrà
meglio, ma tu devi impegnarti.. ed aprirti, non tenere tutto dentro.-,
una voce
fin troppo dolce e le sue dita tra i capelli.
- Mi sembra
ridicolo.- borbottò dopo cinque minuti, sentendo la sua voce
confusa mentre gli
chiedeva il motivo di quell’affermazione. - Mi lascio dare
lezioni di vita da
un bambino.- spiegò con fare ovvio, restando stretto a lui e
appoggiando un
braccio sul suo stomaco, le dita che stringeva sulla maglia e sul suo
fianco.
Grugnì al
suo
ribattere: - Non sempre l’età è
sinonimo di saggezza, ma l’esperienza lo è.-,
trattenendo la risata per non dargli alcuna soddisfazione, ma gli
lasciò un
bacio a fior di labbra, quando si sollevò appena con il viso
da quella
posizione sicura.
E gli
sembrò,
per la prima volta in vita sua - dopo certi momenti con Kaylyn,
ovviamente -,
di non aver bisogno di ulteriori parole, Zayn gli sorrideva, come se
fosse
stato in grado di leggergli dentro e aver capito i suoi ringraziamenti.
Non
riuscì a
trattenere la risata allegra, vedendolo spingere il joystick contro il
proprio
stomaco e borbottare: - E ora impegnati, voglio farti il culo.-, per
poi dargli
una gomitata al suo bisbigliare: - Magari poi ci spostiamo nel letto e
mi
faccio davvero il tuo culo.-
- Non era
valido, Lee.- continuava a borbottare il moretto, seguendolo come un
cagnolino
mentre si dirigeva verso la cucina. - Mi hai distratto, non
è giusto!- lo sentì
esclamare per cercare di attirare l’attenzione, sbattendo
persino i piedi e
tenendo le braccia incrociate, il joystick stretto in una mano e il
broncio
sulle labbra.
Liam si strinse
solamente nelle spalle con un sorrisino, prendendo una birra fresca dal
frigorifero ed aprendola, vedendolo rifiutare una bevanda con quel suo
cipiglio
offeso, per poi ribattere: - Tutto è valido nel wrestling,
mio caro.- e berne
un sorso con gli occhi fissi su di lui.
- Non è
vero,
Lee!- lo sentì insistere nuovamente, intravedendo la sua
figura avvicinarsi
sempre di più ed arrestarsi di colpo a qualche metro da lui,
seguendo i suoi
occhi e iniziando a tossire nel ricordarsi di aver dimenticato di
nascondere
quella piccola cosa.
Sentì le
guance
diventare bollenti, concentrando le proprie attenzioni sulla bottiglia
di birra
e sulla sua etichetta, tenendo un orecchio teso per ascoltare tutti i
suoi
movimenti e possibili commenti, dal versetto sorpreso alla
realizzazione e: -
Hai comprato uno skateboard per Aileen?-
Negò
immediatamente, vedendolo voltarsi ed indicargliela per ripetere con
fare
ovvio: - Quello è uno skate, Liam.-, costringendolo a
sussurrare: - So cos’è,
ma non è per lei. Non salirà mai più
su quella roba, non fin quando non sarà
maggiorenne e..-
Restò in
silenzio al suo chiedere ulteriori spiegazioni - “Per chi l’hai comprata, se non
è per lei?” - e sentì il
fiato
mozzarsi nel trovarsi quel ragazzino addosso, le braccia attorno al
proprio
collo e tutto il peso del suo corpo che doveva sostenere, se non voleva
trovarsi a terra.
L’aveva
sentito
esclamare parole strane, forse nemmeno nella loro lingua, ed era
riuscito a
captare solamente il solito “Sei il
migliore, Payne!”, per poi arrendersi ed appoggiare
la birra sul bancone,
avvolgendo le braccia attorno alla sua vita snella e tenendolo stretto
a sé.
Era assurdo,
incredibile e spaventoso come, in quel preciso istante, si stesse
sentendo così
felice; la risata di quel ragazzino nelle orecchie, il suo calore
contro e
tutta quella luce che penetrava dai pezzi del muro decadente,
mostrandogli
un’uscita da tutto quel buio.
Non ci
pensò
troppo, quando propose: - Perché non andiamo a provarlo?-, e
tutti quei baci e
quei gridolini euforici furono la conferma del suo aver scelto in modo
giusto,
insistendo con: - Certo che sono serio, siamo rimasti in casa per
troppo
tempo.-
E dopo
un’oretta
si trovavano di fronte a quella strana struttura dentro a Central park,
c’erano
rampe e quella che assomigliava ad una forma di un lago - quelle
curvature
strane e quell’aria fin troppo pericolosa -, mentre lui aveva
deciso di star
seduto sul bordo, le gambe a penzoloni e lo sguardo fisso sulle strane
acrobazie del più piccolo.
Lo
osservò
quando, con una mossa fin troppo strana e pericolosa, riuscì
a mettersi con lo
skate al proprio fianco, restando in silenzio mentre si sedeva e
appoggiava la
guancia contro la propria spalla, sospirando e dandogli delle pacche
contro la
coscia.
- La mia prima
tavola me l’ha regalata mamma.- lo sentì dire
all’improvviso, lanciandogli una
veloce occhiata e vedendolo con gli occhi chiusi e il viso sollevato
per
prendere l’ultima luce della giornata. - Avevo quasi
l’età di Aileen, son
caduto così tante volte e lei era sempre lì a
tirarmi in piedi e dirmi che, se
era la cosa che amavo davvero, dovevo lottare.- Avvolse un braccio
attorno alle
sue spalle, appoggiando il mento sul suo capo e restò in
silenzio mentre lui
continuava a parlare di quello sport, di come fosse scomparso e poi
ritornato,
di quanto fosse bravo e avesse ricevuto più di un
complimento e di una
promessa.
- Sono stato
quasi arrestato, sai? Stavo partecipando ad una gara in mezzo alla
strada,
forse facevamo fin troppi casini e ci siamo trovati davanti la polizia.
Son
riuscito a sgusciare via all’ultimo, ma papà
l’ha scoperto e mi ha messo in
punizione. Almeno non gli ho fatto pagare nulla e ho la fedina penale
pulita.-
Scoppiò a
ridere, scuotendo velocemente il capo, e borbottò: - Spero
Aileen non mi faccia
mai spaventare in quel modo. Non voglio vederla seguire le tue orme e
trasformarsi in una teppistella. Non me la corrompere.-, vedendolo
arrossire
appena e farfugliare di non essere un teppista, difendendosi con
qualcosa di
molto simile a “Però son
intelligente,
potrebbe diventare una ragazza intelligente come me.”
Fu Zayn a
rompere il silenzio, ritornando sull’argomento precedente e
sussurrando: - Il
mio sogno è andare in California e vincere la Maloof, poi
partecipare anche ai
mondiali e diventare il più forte.-, diventando
successivamente serio mentre
bisbigliava: - In fin dei conti non c’è nulla che
mi trattiene qui. Papà e
Safaa mi seguirebbero, non ho amici veri.. solo Louis, ma me lo
porterei
dietro.. non ho altro, giusto?-
Aggrottò
la
fronte nel sentire quell’ultima frase, quel suo cercare quasi
una conferma o
una smentita in lui, e gli chiese in un sussurro: - Quello è
il tuo sogno?-,
vedendolo annuire e farfugliare: - Da quando mamma è morta,
mi son promesso che
avrei vinto per lei e per tutto quello che mi ha insegnato.-
Non aggiunse
altro, preferendo restare in silenzio e tenere stretto il ragazzino al
proprio
fianco, come se volesse godere ancora un poco della sua presenza, per
poi
staccarsi e poggiare le mani sulle sue spalle, vedendolo strofinare le
maniche
della giacca di pelle contro le palpebre.
- Zayn.-
sussurrò il suo nome con un sorriso dolce, facendogli
sollevare il viso con
l’indice sotto il suo mento, e affermò con
sicurezza e serietà: - Quella coppa
sta aspettando solo te, è tua e devi andare a prendertela.
Non smettere mai di
seguire il tuo sogno.-
Non
riuscì a
resistere a quel suo continuo annuire, come se stesse ripetendo quelle
parole
come un mantra, ed allargò le braccia, sussurrando: - Vieni
qui, piccolo.-,
premendo le labbra tra i suoi capelli e aggiungendo con un filo di
voce: - Non
aver paura, ci riuscirai. E diventerai quel che hai sempre sognato,
perché ci
son tante persone che credono in te e ti sostengono.-
Continuò
a
tenerlo stretto, sentendo le sue ciglia bagnate a contatto con il
proprio
collo, e si dondolò appena con il busto nel sentire i rumori
di un pianto più o
meno silenzioso, ricordandosi di come si fosse sempre nascosto nelle
precedenti
occasioni, di come non gli piacesse farsi vedere in quel momento di
debolezza.
Solo dopo dieci
minuti lo sentì parlare di nuovo, la voce roca per via del
pianto e così
intrisa di emozioni mentre bisbigliava: - Mi piace.. il tramonto. Mi
piace
tanto guardarlo con te.-, facendolo arrossire e sorridere assieme,
tenendo le
dita tra i suoi capelli e premendo le labbra contro le sue.
Possiamo farlo
diventare una cosa solo
nostra.
Lo tenne per
sé
quell’ultimo pensiero, ma, da come Zayn gli stava sorridendo
e stringendo la
mano, sapeva di essere stato fin troppo chiaro con un semplice sguardo.
Avevano deciso
di fermarsi da Domino’s, prima di rientrare
all’appartamento, e avevano ordinato
una pizza enorme per ciascuno - al salame piccante per Zayn e ai
peperoni per
Liam -, tutto quel formaggio che strabordava ovunque e loro fin troppo
affamati
per notare le occhiate curiose degli altri clienti, a causa delle loro
risatine
euforiche e delle battutine maliziose del più piccolo.
Non riusciva a
capire come, in una giornata o poco più, fossero riusciti a
legare in quel
modo, arrivando persino a scherzare su argomenti delicati riguardanti
l’ambito
del sesso, ma non voleva rovinare quella piccola bolla in cui si erano
chiusi,
preferendo continuare a punzecchiare il più piccolo fino a
farlo arrossire.
Al contrario di
quel che pensava, Zayn, era una persona con una certa cultura e una
buona dose
d’intelligenza, con quel pizzico di malizia a renderlo
speciale, diverso da
tutti gli altri ragazzi con cui aveva avuto a che fare; oltre ad essere
di una
bellezza rara, che rendeva ancora più difficile il cercare
di opporsi al suo
fascino.
Stavano
passeggiando per le vie di Manhattan, le loro mani si sfioravano per
quel
camminare fianco a fianco, e si stavano dirigendo verso la
metropolitana,
allungando la strada per godere di quell’atmosfera di inizio
estate: il
venticello fresco, tutte quelle luci della città, i viali
alberati.
Restò in
silenzio, quando il cellulare di Zayn iniziò a suonare, e
ascoltò attentamente
la conversazione con quello che doveva essere il padre, come si stava
arrampicando sugli specchi nel cercare di convincerlo di aver dormito
da Louis
e di poter chiedere a quello che avrebbe confermato. Fu la prima cosa
che gli
chiese, nel momento in cui riagganciò la chiamata, quel
“Vuoi fermarti anche stanotte?”
che non era riuscito a trattenere,
nonostante si fosse morso la lingua per non far scappare quelle parole.
Gli
sembrò di aver trattenuto il fiato per troppo tempo,
rilasciandolo solo quando
vide il suo cenno d’assenso, la testa che teneva bassa per
non mostrargli il
sorriso felice e le guance rosate.
Rientrarono
nell’appartamento quasi due ore dopo, avevano preso un giro
fin troppo largo e
avevano quasi percorso tutto il perimetro del parco, e rivolse un cenno
veloce
alla vicina di casa, la signora Hall era stata sicuramente attirata
dalla
risata fragorosa del moretto, stringendo una mano attorno al braccio
del minore
per trascinarlo il più velocemente possibile al riparo da
ulteriori occhiate
indiscrete.
Non ci
pensò
molto quella sera, quando si spogliò di fronte ad uno Zayn
improvvisamente
intimidito, e non lo fece nemmeno quando, dopo essersi spogliato a sua
volta,
se lo trovò tra le braccia con il viso nascosto tra il collo
e la spalla, le
gambe tra le proprie e il respiro regolare dopo pochi minuti.
Si stava
abituando a tutto quello: ad averlo nel letto, a sentire il suo calore
contro
la propria pelle e alle sue dita che sembravano stringerlo sempre di
più. Ad
incidere quasi nella pelle, a chiedergli di restare o a farsi
trattenere.
“Promettiamoci questa cosa, Leeyum. Qualunque
cosa accada, ovunque noi saremo, non ci dimenticheremo e continueremo a
volerci
bene. Promettilo.”
“Cosa vuoi che accada, Lyn? Essere mamma ti
rende paranoica.”
“Prometti, Liam.”
“E va bene! Prometto, contenta? In ogni caso
voglio troppo bene a te e a tua figlia per dimenticarmi di voi.”
Poi lei aveva
spostato appena il viso,
aveva distolto l’attenzione dalla strada e gli aveva rivolto
quel solito
sorrisino felice, erano scoppiati a ridere assieme e lui era troppo - fin troppo - ubriaco. Ma ricordava benissimo quella luce
improvvisa, il rumore di
un clacson e le sirene di un’ambulanza. Una stanza di
ospedale bianca, il corpo
della sua migliore amica di fronte e poi solo.. - Liam!-
Spalancò
gli
occhi di colpo, sentendosi scuotere per un braccio, e si mise
velocemente
seduto, lasciandosi attirare contro il corpo del più piccolo
e accorgendosi
solo in quel momento di star tremando per via del solito incubo. Era
sempre
così reale e spaventoso, odiava tutto quello e restava
sempre senza forze dopo
averlo sognato.
Solo dopo altri
cinque minuti riuscì a sentire il contatto della pelle di
Zayn, il suo calore e
il suo continuo ripetere: - Ci sono io ora, Lee. Ti tengo io, non avere
paura.-
Angolo
Shine:
Chiedo
infinitamente scusa per il ritardo nell’aggiornamento, ma non
sono stata bene e
non ho proprio avuto tempo/voglia di accendere il computer.
(Dopodiché son
stata super impegnata in questi giorni che assomigliavano tanto ad un
incubo.)
Però son
tornata
con questo capitolo, tantissimo Ziam e tantissime scuse.
Se tutto va per
il meglio ad Halloween (venerdì 31 ottobre) avrete il nuovo
capitolo, se va
male avrete una one - shot di più di 33k. Sarete
soddisfatte/i in entrambi i
casi, spero.
Io cerco sempre
di scrivere, nei momenti liberi, ma questa settimana è stata
un’impresa assurda
e faticosa. Quindi perdonatemi per i possibili ritardi.
Grazie infinite
a tutti e alle bellissime recensioni,
a
venerdì, si
spera.
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Capitolo 14 *** Tredicesimo capitolo ***
You're my end and my beginning
« Cause
all of me
Loves
all of you
Love
your curves and all your edges
All
your perfect imperfections
Give
your all to me
I'll
give my all to you. »
Tredicesimo
capitolo:
Quel
lunedì mattina si era svegliato con una sensazione di
bagnato contro la
guancia, che l’aveva fatto borbottare e sbuffare, muovendo un
braccio per
scacciare il ragazzino e trovandosi invece con il suo corpo
completamente addosso,
mentre riprendeva con i baci lungo il proprio collo e “Bisogna alzarsi, dormiglione”.
-
Lasciami in pace, Zayn.- mugugnò in risposta, rigirandosi
nel letto e
avvolgendo un braccio attorno alla sua vita, per poi grugnire con voce
roca per
il sonno: - Il lunedì è il mio giorno libero,
Aileen la porta Harry e io voglio
dormire. Quindi sta’ zitto.. e fermo.- ed aggiungere
quell’ultima parola nel
sentirlo ridere e strofinarsi appena contro la propria gamba.
Sorrise
con soddisfazione, quando quello lo ascoltò e
fermò ogni mossa o parola, e
premette i polpastrelli contro la pelle del suo fianco, sentendolo
ridacchiare
e cercare di sgusciare dalla presa, arrendendosi dopo qualche minuto e
rannicchiandosi contro di lui, sussurrando contro il proprio orecchio:
- Hai
deciso di tenermi con te? Non vuoi nemmeno farmi andare a scuola?-
-
Che?- mugugnò con gli occhi socchiusi, sollevando solamente
una palpebra e
intravedendo il sorriso di Zayn, che se ne stava con il mento poggiato
sul
proprio pettorale. Spinse il capo contro i cuscini, allentando la
stretta per
farlo liberare, e borbottò: - Vai, libero di andartene a
scuola. Basta che mi
lasci dormire.-
Strizzò
gli occhi, per riprendere il sonno, e cercò con tutte le
forze d’ignorare
quello che era rotolato sul proprio corpo e se ne stava sdraiato sopra
di lui,
il suo addome che premeva contro l’erezione mattutina e le
sue labbra a
lasciargli una scia di baci. Era complicato ignorarlo, nonostante
avesse
persino riportato alla memoria una delle filastrocche che Aileen era
stata
costretta ad imparare a memoria per le festività, ma si
stava seriamente
impegnando a trattenere le voglie e il desiderio del momento; fino a
quando si
strofinò sopra di lui e si lasciò sfuggire un
gemito rauco, portò le mani a
stringergli i fianchi e sibilò: - Non dovevi andare a scuola
tu?-
Lo
osservò mentre scuoteva il capo, il sorriso divertito a dare
una sfumatura di
presa in giro a tutto quello, e premette con forza i polpastrelli
contro la
pelle dei suoi fianchi, chiudendo gli occhi al suo strofinare
l’addome contro i
propri boxer e fargli intendere più che bene del membro duro
nei suoi. Aveva il
tessuto umido, per via dei suoi continui movimenti che facevano
rilasciare al
proprio membro sempre più liquido preseminale, e teneva il
capo contro i
cuscini, lasciandolo libero di passare la lingua contro il proprio
collo,
mentre con le mani cercava di bloccarlo ed impedirgli ulteriori danni;
come il
raggiungere l’orgasmo senza essere toccato, per colpa di quel
sogno fin troppo
spinto che aveva avuto dopo l’incubo.
Inclinò
il viso, quando lo sentì risalire e concentrarsi sulla pelle
dietro l’orecchio,
appoggiando un palmo contro la sua pelle ed obbligandosi a non inarcare
la
schiena per avere maggior frizione, concentrandosi sulle parole del
ragazzino e
sul suo bisbigliare: - Te l’avevo detto, io e Louis siamo
stati sospesi.- E con
tutti quei gesti, quel leccare e mordere, come poteva pretendere di
aver l’attenzione?
Era da fin troppo tempo che qualcuno non si dedicava a lui in quel modo
- Harry ci aveva provato tante volte ed era
stato sempre respinto - e, ora che non si era opposto al
primo contatto,
non riusciva a trovare un motivo per cui Zayn dovesse smettere di
toccarlo o
baciarlo. Era piacevole sentire la sua risatina - quella
che molto spesso l’aveva fatto irritare - contro
l’orecchio,
le sue labbra che si arricciavano in un sorriso e quei suoi gesti
dall’aria
molto spesso inesperta.
- Ci
hanno trovato a fumare nei bagni, il preside non l’ha presa
molto bene.-
continuò a spiegare Zayn, non poteva pretendere il castano
lo stesse ad
ascoltare.. non mentre stringeva i denti sul lobo
dell’orecchio, spostava una
mano per premerla tra le gambe e il membro duro. - Sospesi fino
all’anno nuovo,
non è una figata? Vuol dire che le mie vacanze saranno molto
più lunghe delle
tue.- continuò, scoppiando a ridere contro le proprie
labbra, contro cui passò
la lingua e “Quando ti deciderai a
succhiarmelo?” che lo lasciò a
boccheggiare con le guance in fiamme.
- So
che lavori bene di bocca.- riprese a parlare quello, ignorando il
maggiore e il
suo farfugliare senza senso. - Te lo si legge in faccia che sei bravo a
succhiare, con questa labbra poi..- E gli accarezzò il viso,
premendo poi il
pollice contro il labbro inferiore e “Sono
una tortura” sussurrato con gli occhi liquidi e uno
strano grugnito nella
voce. Liam era riuscito a calmarsi - se
non si contava quel breve momento in cui aveva desiderato passare la
lingua sul
pollice del ragazzo - e stava per dire qualcosa, tra il
chiedergli di
fermarsi e il proporre la colazione, quando si dimenticò
tutto nel trovarsi la
sua bocca contro, i suoi denti ad incidere sulle labbra e quel bacio
disperato
che gli aveva provocato una scarica intensa di piacere lungo tutto il
corpo. Si
mise a sedere con uno scatto, non riuscendo a bloccare il gemito rauco
per quei
movimenti frenetici e disperati, tenendolo sulle proprie gambe e
sporgendosi
per non allontanarsi mai troppo da lui e da quel bacio. Si lasciarono
sfuggire
entrambi un’imprecazione - un
“Dio” sibilato
tra i denti - e ignorò
qualsiasi cosa stesse pensando in quel momento - la
mente gli sembrava vuota - per far sdraiare il ragazzino sul
materasso, coprirlo con il proprio corpo e riprendere a baciarlo con
tutto il
desiderio che sentiva scorrere sotto pelle.
Non
sapeva cos’era scattato esattamente in lui, sentiva solamente
con ogni fibra
del proprio corpo di volere Zayn, di volerne sempre di più e
di non riuscire a
trattenersi oltre. Era incredibile come si fosse sforzato, in tutti
quegli
anni, di tenere ogni singola persona lontano, di sedare ogni sentimento
o
passione e di crearsi quel muro attorno, per poi vederlo crollare di
fronte ad
un ragazzino di diciassette anni, alla sua sfrontatezza e al suo essere
così
semplice, al suo riuscire a farlo sentire in qualche modo speciale dopo
fin
troppo tempo.
Strofinò
le labbra contro il suo zigomo, sentendolo mugugnare di pantaloni e
preservativi, e risalì con le dita lungo il suo petto,
sfiorandogli la pelle
dell’addome e percependo ogni muscolo contrarsi al proprio
tocco, per poi
roteare gli occhi al suo borbottare: - Non giocare.- e replicare con un
semplice “Sono serio, mai stato
più serio
in vita mia”. Sentì i suoi occhi
nocciola studiarlo con intensità, mentre
lui stringeva le dita sull’elastico dei boxer e glieli
abbassava lentamente,
sussurrando: - Per questo oggi non useremo i tuoi preservativi da
quattro
soldi.- e ridacchiando alla sua serie d’insulti e “Mi fai desiderare le cose e poi ti tiri indietro”,
scuotendo il
capo e bisbigliando contro la sua bocca: - Posso sempre aiutarti con il
tuo
problema lì sotto, non avevi accennato al volere le mie
labbra?-
Si
sarebbe volentieri messo a ridere per quel suo spalancare gli occhi - a momenti gli uscivano dalle orbite - e
assumere un’espressione ridicola quanto sorpresa, ma era
troppo concentrato nel
cercare di non farsi prendere dal nervosismo, di non far notare troppo
il
tremolio delle proprie mani e di tenere la mente ben lontana da quel
che aveva
tutte le intenzioni di fare.
Doveva
solo smetterla di pensare, chiudere fuori tutto per qualche minuto e
dedicarsi
al membro del ragazzo, senza guardare alle future conseguenze ma a
quello che voleva fare, che desiderava fare. E non era mai stato
così difficile, perché il fatto
che stesse per succhiarlo ad un ragazzino non era semplice da scacciare
dalla mente. C’era una parte dentro di lui ad essere timorosa
e l’altra a
desiderare - quasi disperatamente -
di avvolgere la bocca attorno al suo membro e sentirlo, sentire il suo
sapore e
i suoi gemiti, essere la causa del suo piacere. Era impossibile
nascondere
quanto lo desiderasse in quel momento, nonostante stesse quasi cercando
di
fermarsi, e tutto questo lo portò a grugnire al “Non sei obbligato a farlo”,
sussurrato dal moretto con un filo di
voce. Fu quando sollevò per un secondo lo sguardo su di lui
- i suoi occhi enormi e inchiodati al proprio
viso - che scosse la testa, sporgendosi verso il suo corpo e
premendo le
labbra contro il suo fianco, contro uno dei tanti tatuaggi che gli
macchiavano
la pelle.
- Io voglio farlo.- si decise a confessare,
un tono di voce tra il serio ed il grugnito, schiudendo le labbra per
passare
la lingua a tracciare il contorno di quel tatuaggio. - Solo che..-
bisbigliò
con una sfumatura rossastra sulle guance, deglutendo e confessando
velocemente:
- È da tanto che non faccio queste cose, non ho
più avuto nessun tipo di
contatto o.. e nemmeno del sesso occasionale, quindi non lo prendo in
bocca da
anni e io..-
- Hai
paura di fare una brutta figura?- sentì intromettersi il
ragazzino, strizzando
per un secondo gli occhi prima di sollevarli su di lui e stringersi
nelle
spalle, ascoltandolo continuare con: - Oppure hai paura non ti piaccia
il mio?-
che lo fece arrossire maggiormente e distogliere velocemente lo
sguardo. Aveva
poi fissato di sfuggita il suo membro, mordicchiandosi il labbro
inferiore con
fare nervoso, portato una mano a stringersi alla base e pompato per
qualche
secondo con un’espressione concentrata, strofinando il
pollice contro la cappella
e portandoselo alle labbra. Inarcò un sopracciglio al suo
grugnito, perdendo
l’equilibrio, quando avvolse le gambe attorno ai propri
fianchi, e puntò un
braccio sul materasso, cercando di non gravargli addosso mentre quello
ripeteva
“Fallo di nuovo”
e lo lasciava sempre
più confuso, facendogli assumere mille e più
sfumature di rosso nel momento in
cui strinse i denti sul proprio polpastrello.
Lo
osservò in silenzio, mentre passava la lingua sul pollice, e
gli sfiorò gli
zigomi con le dita libere, perdendosi per qualche secondo sulle sue
ciglia, su
come si posavano sulle sue guance e “Non
sei obbligato, qualsiasi cosa andrà bene”,
che lo fece mugolare tra i denti
un “Ma io voglio, Zayn” quasi disperato.
Ignorò il suo
sorrisino soddisfatto, appoggiando i palmi accanto ai suoi fianchi, e
si chinò
per premere un bacio al centro dello stomaco del moretto, percependo i
suoi
muscoli irrigidirsi, il suo trattenere il fiato e le sue dita a
sfiorargli le
ciocche di capelli, per poi prendere coraggio e spostarsi sempre
più giù,
tenendo le labbra contro la sua pelle calda e lasciandogli
più di un bacio
mentre lo sentiva mugolare e trattenersi per chiedergli di
più.
-
Però se dovessi..- stava per ribadire la mancanza
d’allenamento, quando Zayn lo
interruppe con un “Non
succederà, sarai
bravissimo. Lee, per favore” a denti stretti ed
occhi fissi nei propri, e
mosse il capo in un cenno, avvolgendo la mano alla base e riprendendo a
muoverla lungo l’asta, mentre osservava le reazioni del suo
corpo e prendeva
allo stesso tempo coraggio per ridurre le distanze tra la propria bocca
e la
sua pelle. Seguì la vena in risalto con la lingua, risalendo
fino ad avvolgere
la cappella tra le labbra, alternando il semplice leccare al succhiare,
concentrandosi sulle sue reazioni, sui suoi mugolii e sulle sue dita
tra i
capelli per poterlo soddisfare e offrirgli piacere.
Chiuse
gli occhi, quando lo sentì fino in fondo alla gola,
ricacciando il conato di
vomito e lasciando che fosse il ragazzino a guidarlo, la schiena che
inarcava, il
labbro stretto tra i denti e le dita artigliate alle proprie ciocche.
Per poi
staccarsi dal suo membro ad uno strattone dell’altro,
passando l’avambraccio
sulla bocca per ripulirla dalla saliva e dal liquido preseminale, e
puntò gli
occhi nei suoi, sapendo di non aver bisogno di parole per chiedergli se
avesse
fatto qualcosa di sbagliato; Zayn riusciva a capirlo e stava scuotendo
lentamente il capo per rispondergli, mentre rilasciava tanti piccoli
respiri e
muoveva le dita tra le sue ciocche.
Aggrottò
la fronte, quando iniziò a borbottare qualcosa
d’indefinito, riuscendo ad
afferrare vagamente il concetto del non voler raggiungere
l’orgasmo così
presto, del non sapere cosa gli piacesse o se fosse a favore
dell’ingoio, cosa
che lo portò a tossire ed arrossire violentemente, per poi
fissare una porzione
della sua pelle - quel cuore inchiostrato
era più interessante dei suoi occhi nocciola - e
prendere coraggio,
sporgendosi verso di lui e premendo le labbra contro le sue, i loro
respiri
sincronizzati e le loro fronti a contatto.
-
Lascia che sia io a dirti tutto.- bisbigliò contro la sua
bocca, seguendo il
contorno con la lingua, e percepì il suo cenno del capo, i
suoi polpastrelli
tra le ciocche e a spingere contro la pelle della spalla. - Tu non
pensare a nulla,
se non dovesse piacermi.. ci penseremo dopo, ora rilassati.- aggiunse
con un
tono di voce sottile e vagamente dolce, cercando di non pensare al
fatto che il
sesso orale, che era solito praticare con i suoi ex, andasse ben
lontano da
quel che stava facendo con lui. Non gli era mai piaciuto più
di tanto, avere in
bocca dello sperma, ed aveva ingoiato solamente una volta, con il suo
primo
ragazzo e per errore, ricordando perfettamente il momento imbarazzante
successivo in cui aveva arricciato le labbra in una serie di smorfie,
facendo
intendere perfettamente di non amare il sapore di quello che
l’aveva lasciato
dopo due giorni, con una scusa banale sul non voler avere una relazione.
Però
Zayn aveva un’espressione così tenera, mentre lo
fissava con una traccia di
evidente preoccupazione, che non sarebbe riuscito a negargli nulla;
c’era
persino una parte di lui, più o meno grande, che voleva
provare quella pratica
e vedere se con gli anni fosse cambiato qualcosa nelle proprie
preferenze.
Prese quindi un respiro, ignorando i “Possiamo
anche fermarci qui, se vuoi” o “Non
ti sforzerei a fare nulla”, si chinò
nuovamente sul suo membro, restando
seduto sui talloni e accovacciato tra le sue gambe aperte, e si
aiutò con la
mano per toccare la pelle che non riusciva ad avvolgere tra le labbra.
Premette
le dita di una mano contro la sua coscia, sentendo la pelle tremare al
proprio
tocco, e cercò di sorridere attorno al suo membro, quando
riuscì a prenderlo
completamente, ricevendo un gemito rauco come approvazione.
E, nonostante le rare - e spiacevoli
- esperienze precedenti, ci stava prendendo gusto a muovere la mano e
il viso
per poter sentirlo fin contro le tonsille, concentrandosi per succhiare
solamente la cappella e calandosi nuovamente ad uno strattone
più forte del
ragazzino, che comunicava solo con quei gesti e con dei gemiti.
Teneva
una mano avvolta attorno al suo membro, mentre si dedicava alla punta
con la
lingua, saggiando con cautela il liquido dal sapore sempre
più forte, e restò
completamente spiazzato quando raggiunse l’orgasmo senza
avvertirlo, lui doveva
essere così preso dall’alternare leccate e
risucchi da non accorgersi del
proprio nome sulle labbra di Zayn, deglutendo il poco sperma che gli
riempiva
la bocca, mentre si puliva con l’avambraccio quello che gli
sporcava il viso e
colava lungo il proprio mento.
Prese
fin troppo tempo prima di sollevare lo sguardo, scontrandosi con gli
occhi seri
del moretto e quel nervosismo nel suo viso, evidente nel modo in cui si
torturava il labbro inferiore, e si sporse per premere un bacio contro
il suo
addome, cercando di nascondersi alla sua occhiata scrutatrice, per
risalire
lentamente fino alle sue labbra, arricciando il naso nel sentire come
quel
sapore non andasse via dalla propria bocca.
Pensò
seriamente Zayn fosse in grado di leggergli nella mente, o forse era
lui a non
riuscire a coprire nulla, quando gli chiese: - Non ti piace?- con un
tono di
voce che nascondeva tutti i sensi di colpa e le varie paranoie,
facendogli
inclinare il viso e rispondere con un semplice: - Troppo viscido.-,
lasciandosi
sfuggire una smorfia e aggiungendo subito dopo: - Forse devo solo farci
l’abitudine, non lo facevo spesso.. anzi quasi mai.-
Lanciò
un’occhiata veloce al ragazzo, premendo il viso contro
l’incavo del suo collo, e
restò in silenzio mentre quello sembrava diviso tra
l’essere imbarazzato o lo
scoppiare a ridergli in faccia, preferendo passare a lasciargli tanti
piccoli
baci lungo la mandibola per non concentrarsi fin troppo su di lui e sul
suo “La prossima volta ti sposterai
prima”. E
no, non sarebbe riuscito a tenere i pensieri lontani da quella prossima volta. Perché
voleva
seriamente intrattenersi nuovamente in quel modo con lui? Voleva
sentire ancora
i suoi gemiti e le sue dita tra i capelli? Lo voleva davvero o era solo
un
desiderio del momento? Sapeva che c’era dell’altro,
non poteva negarlo per
molto, e sentiva di non riuscire più ad alzarlo quel muro,
non con lui, non con
Zayn. La sua voce, “Hai deciso di
tenermi
con te?” di poco prima, risuonava nella testa e non
sembrava dargli tregua.
Sì, lo voleva. Voleva quel ragazzino odioso, quel ragazzino
con la giacca di
pelle e il ghigno perenne sulle labbra. Lo voleva accanto, con il suo
corpo
stretto a lui e la sua sola presenza che sembrava scacciare tutti quei
fantasmi
del passato.
Si
mordicchiò il labbro inferiore, prendendo coraggio, e
sussurrò contro il suo
orecchio: - Ma dietro potresti essere più buono.-, mentre
gli sfiorava l'addome
con le dita e lo sentiva irrigidirsi, trattenere il fiato e “Liam!”. Si staccò da
lui, solamente per
godere della vista delle sue guance rosse e dell'imbarazzo evidente sul
suo
viso e sulle sue espressioni, per arricciare le labbra in un ghigno e
insistere: - Potremmo provare in doccia, non ti piacerebbe?- e vederlo
sempre
più imbarazzato e sorpreso.
-
Vuoi venire con me, Malik?- bisbigliò in un soffio,
percependo il leggero
tremore che aveva attraversato il suo corpo, gli rivolse un sorriso
soddisfatto
e si alzò dal letto, guardandolo un’ultima volta
prima di lasciarselo alle spalle.
Stava regolando la temperatura dell’acqua, quando
sentì i suoi passi
raggiungerlo e “Son qui solo per
farmi
una doccia”, che lo lasciò con
un’espressione mista tra la confusione e il
divertimento, facendogli cenno di avvicinarsi e avvolgendo subito dopo
un
braccio attorno alla sua vita, percependo il suo cercare di opporre
resistenza
e mantenere un’espressione dura in viso. Fu costretto ad
incidere con forza i
denti sul labbro inferiore, non volendo scoppiare a ridere al suo
“Perché non sono passivo”,
ed annuì con
un breve cenno, ridacchiando alla sua occhiata severa e “Non starò sotto io”.
Mosse
lentamente una mano lungo la sua schiena, lasciandola scivolare fino al
suo
sedere, e si sporse con il viso per mordicchiargli il lobo, sussurrando
con un
tono basso e roco: - Non puoi sapere se faremo mai sesso, quindi non
puoi
prevedere nemmeno le posizioni.-
La
risposta di Zayn fu solamente un mugolio, sicuramente provocato dalla
presa
sulle sue natiche, ed un grugnito, per le parole di Liam e per
quell’intendere
di non potersi definire completamente attivo; cosa che gli fece
meritare un
pizzicotto contro il fianco e “Sarai
tu a supplicare me di scopare te”.
- Son
più che certo di avere una buona resistenza.-
ribadì il maggiore, guardandolo
con un sorriso e un’aria di superiorità, per poi
spostare entrambe le mani ad
avvolgere il suo fondoschiena e trattenerlo contro il proprio corpo,
insistendo
con: - E fino a qualche minuto fa eri nel mio letto a supplicarmi di
usare i
tuoi preservativi.-
- Era
un..- stava rispondendo il moro, mantenendo un’espressione
fiera sul viso in
fiamme, e si bloccò con un gemito sommesso a quel muovere le
mani in un
massaggio, cercando di allontanarsi mentre farfugliava: -.. un breve
momento..
una cosa che non si ripeterà mai più.-, facendolo
scoppiare a ridere e premere
il naso contro il suo collo, respirando il suo odore e passando la
lingua
contro la sua pelle bagnata dal getto della doccia.
Ignorò
i suoi borbottii successivi, strofinando il medio tra le sue natiche, e
li
sentì trasformarsi velocemente in mugolii e gemiti,
sollevando il viso per
poter premere le labbra contro la sua tempia, risalendo tra i suoi
capelli
bagnati e bisbigliando: - Non sei molto bravo a dire le bugie.-,
ottenendo in
risposta un “Non sono bugie”
sibilato
a denti stretti.
-
Però ti stai eccitando all’idea di stare sotto di
me.- insistette con un tono
che non nascondeva il compiacimento, soprattutto a quel suo non
riuscire ad
allontanarsi dal proprio corpo, e respirò contro il suo
orecchio, sussurrando:
- Ti piace pensare a come potrei tenerti fermo, a come potrei dominarti
e usare
tutti questi muscoli per..-
Fu
però costretto a bloccarsi, quando il moretto
cercò di riprendere il controllo
e premette una gamba tra le proprie, facendolo boccheggiare per qualche
secondo
e allentare la presa attorno al suo sedere, allungando il collo nel
momento in
cui percepì le sue labbra a saggiargli la pelle. Il
“Non sarà così
semplice, Payne” lo percepì come un
suono in
lontananza, fin troppo preso da quella lingua e da quello strofinarsi
contro il
proprio membro duro. Riuscì a riprendersi al “Starai sotto tu”, spostando
entrambi i palmi sui suoi fianchi e
allontanandolo dal proprio corpo, quel che bastava per averlo lontano
ma
abbastanza vicino da percepire il suo calore. Si mordicchiò
il labbro
inferiore, studiandolo in silenzio prima di far la mossa successiva - gli sembrava di star giocando una strana
partita con lui - e premette i polpastrelli contro la sua
pelle,
strofinando la punta del naso in ghirigori e affermando con un filo di
voce: -
Ma tu sei più piccolo, non ti piacerebbe avere qualcuno che
si prenda cura di
te?-
-
No.- replicò in modo secco quello, spostando una gamba per
poter strofinare i
loro polpacci assieme. - So badare a me stesso, non ho bisogno
dell’aiuto di
nessuno.- ripeté nuovamente, usando quasi le stesse parole
di settimane prima e
di quando se l’era trovato alla porta con il sopracciglio e
il labbro spaccati.
Non
rispose immediatamente, preferendo guadagnare tempo e trovare le giuste
parole
- un’improvvisa paura di vederlo
andare
via a causa di frasi sbagliate -, per poi socchiudere gli
occhi e spostare
un palmo sulla sua guancia, tenendo le loro labbra ad una distanza
quasi
inesistente mentre sussurrava: - Però è questo
che vuoi da me, non è forse
così?-
Non
gli diede il tempo di rispondere, non volendo allontanarlo per colpa
del suo
orgoglio, e aggiunse: - Sei venuto da me quando ti hanno picchiato,
quando ti
sei ubriacato e hai sempre cercato me. Da quando ci conosciamo hai
sempre suonato
al mio campanello, quand’avevi bisogno di qualcosa. Ed
è come se cercassi
protezione in me, o almeno è quello che penso.
Perché in fondo sai che io,
nonostante possa dirtene di ogni tipo, non riuscirò mai ad
allontanarti.-
Scosse
il capo al “Liam”,
bisbigliato dal
ragazzino con le guance rossicce, e vi strofinò contro il
pollice, mormorando:
- Lasciami finire prima che decida di non parlare più.- e
prendendo un grosso
respiro, continuando con: - E mi piace, mi piace il fatto che vieni da
me e che
sai di poter trovare rifugio in me e tra le mie braccia. Mi fai
impazzire, mi
fai incazzare con i tuoi atteggiamenti e certe volte ho desiderato non
fossi
mai entrato nella mia vita. Però, allo stesso tempo, mi
piace il tuo modo di
tenermi testa, il tuo aver sempre la battutina pronta e
l’andare contro le
regole, contro quel che ti dico. E mi piaci, non solo dal punto di
vista
fisico.. e ti voglio, ti desidero e so che finirà malissimo,
che ci starò male
e soffriremo entrambi, ma non m’importa di quello che
potrebbe succedere perché
con te sto bene, mi.. mi fai sentire vivo e non ho mai desiderato
così tanto la
compagnia di una persona alla solitudine.-
Tenne
gli occhi chiusi a quella confessione, percependo i loro battiti
accelerati ed
in sincrono, sollevò una sola palpebra, aggrottando la
fronte e le labbra in
una smorfia, nel sentire il proprio nome sussurrato con un filo di
voce, e
mugugnò: - Mi sono esposto troppo.-, vedendolo annuire con
un sorrisino e “Hai parlato
decisamente troppo”. Cercò
di non ripensare a quanto appena rivelato, deglutendo in modo nervoso
al suo
abbraccio, e fissò di fronte a sé nel percepire
il contatto delle sue labbra
contro il collo, facendosi poi attento ai farfugli di Zayn - “Mi piace stare sotto di te” e
“Non mi dispiacerebbe la tua lingua
dentro”
- e al suo improvviso borbottare: - Ora ci dimentichiamo di queste
confessioni
e..-
- Ma
io non voglio dimenticare.- si fece coraggio per dire quella
semplicissima
frase, lasciando che si staccasse da lui, dopo aver bofonchiato
qualcos’altro -
un insieme di “Ma io sì”
e “Davvero?” -,
e lo studiasse in silenzio
con i suoi occhi nocciola, mentre lui annuiva lentamente al suo
“Vuoi che ricordi?”
e al “Tutto quanto di quel che mi
hai detto?”.
Gli diede un leggero colpo contro la spalla, quando
borbottò: - Io ricorderò
quel che mi hai detto e tu dimenticherai quel che ti ho confessato.-,
roteando
gli occhi al suo insistere sul non dover più pensare
all’ammissione sulla
passività e su quel che ne conseguiva.
-
Facciamo che non affronteremo questo argomento.- propose in un moto di
sicurezza, vedendolo studiarlo con indecisione e ricercare
l’anello debole di
quella catena. - Ma entrambi sapremo quel che l’altro ha
detto.- concluse
infine, porgendogli la mano e scoppiando a ridere alla sua espressione
indecisa, stringendo le dita attorno al suo polso per poterlo attirare
nuovamente tra le proprie braccia.
-
Oppure possiamo fare un gioco semplice.- riprese in un bisbiglio,
sentendolo
farsi attento e guardarlo dal basso con le dita a premere contro il
proprio
petto. - Se dovessi dirti di voltarti?- gli chiese con le mani strette
alle sue
per non farlo allontanare, strofinando la guancia coperta da uno strato
di
barba contro la sua e ridacchiando al suo borbottare e “Fottiti”.
- Non
vorresti provare quel che è in grado di fare la mia lingua?-
lo provocò con un
ghigno ad arricciargli le labbra, scoppiando a ridere quando
iniziò a ripetere
una serie di insulti e ad assumere un colore sempre più
acceso.
Lasciò
che si liberasse da lui, mettesse spazi tra i loro corpi e si
posizionasse poi
sotto il getto d'acqua, sollevando il viso e chiudendo gli occhi per il
getto
contro il viso, mettendosi perfino a canticchiare per non mostrare
l'imbarazzo
al maggiore. Quello che lo lasciò senza parole fu il suo "Dobbiamo muoverci, o consumeremo troppa
acqua", decidendo di non fare ulteriori domande e lavarsi
accanto ed
assieme a lui. Non era riuscito a trattenere la mano dallo stringersi
attorno
al proprio membro - il corpo del
ragazzino bagnato gli faceva uno strano effetto - e a
muoverla poi con fare
lento, restando con la schiena poggiata contro le piastrelle e gli
occhi fissi
su di lui; aveva incrociato il suo sguardo, quando si era lasciato
sfuggire un
gemito rauco, e aveva rafforzato la stretta nel sentire il proprio
membro
pulsare in risposta. E, quando Zayn si era liberato dello shampoo sui
capelli,
aveva tenuto sotto controllo quel suo avvicinarsi, sfiorargli l'addome
con le
dita e poi sporgersi per passare la lingua sul collo e sul pomo
d'Adamo,
portando infine la mano a stringersi assieme alla propria, prendendolo
di
sfuggita e facendogli spingere il bacino per avere più
contatto tra loro.
-
Devo confessare che ultimamente penso troppo spesso a come sarebbe
sentirti
dentro, sentire questo tra le gambe.- Non riuscì a bloccare
il colpo di tosse
improvviso, il farfuglio e il gemito rauco a quelle parole, per poi
appoggiare
una mano sulla sua spalla e lasciare tutto il resto in secondo piano,
preferendo
concentrarsi sul piacere che sentiva scorrere nelle vene.
Gli
bastò un movimento del suo polso, un altro sussurro e la sua
lingua per
raggiungere l'orgasmo, appoggiare il capo contro le piastrelle e
prendere dei
respiri per calmare il battito del cuore. Sentiva il sorrisino del
più piccolo
contro la pelle, le sue dita a premere contro ogni muscolo e non era
mai stato
così bene, così libero.
Si
erano poi trasferiti in salotto - dopo
essersi asciugati, vestiti e baciati più di una volta
-, sdraiandosi sul
divano e continuando a scambiarsi piccoli baci, in ogni punto
facilmente
raggiungibile con i loro visi così vicini. Zayn stava
sdraiato sotto di lui,
nessun accenno a spostarsi o chiedergli di cambiare posizioni, mentre
Liam
continuava a sporgersi con il capo per poter baciargli dolcemente la
pelle.
- E
il tuo primo ragazzo?- gli aveva detto all'improvviso, bloccando i suoi
bisbigli sull'imbarazzo dello scoprire di provare attrazione verso i
maschi. -
Parlami del tuo primo bacio, della tua prima volta.. voglio sapere
tutto.-
insistette quello sotto di lui, allungando un braccio per passare le
dita tra i
suoi capelli.
Liam
si mordicchiò il labbro inferiore, lasciando che i loro
occhi si studiassero, e
sussurrò: - Era un mio compagno della classe di matematica,
ci trovavamo spesso
per i progetti scolastici e giravano voci fosse gay. Ha confermato
tutto lui,
quando mi è saltato addosso per baciarmi. E abbiamo deciso
di tenerlo nascosto,
ai miei non avevo detto ancora nulla..-
- E
poi com'è finita?- s'interessò il ragazzino,
tirandogli le ciocche per non
lasciarlo perdere tra i ricordi, e mugolò un semplice: - Non
gli piaceva
aspettare e per uno come me non ne valeva la pena.-
- Non
ho mai capito cosa intendesse con quelle parole. Uno come me.-
ripeté sovrappensiero,
sentendo il grugnito di Zayn e "Io
ti avrei aspettato sempre", puntando gli occhi nei suoi e
sporgendosi
per baciarlo.
-
Quindi, dopo quella batosta, è ovvio che prendi coraggio..
per non perdere
anche il secondo ragazzo, che ti sembrava più serio.-
riprese il discorso con
le dita di una mano ad accarezzargli la guancia. - E, con giri di
parole
assurde, spieghi ai tuoi genitori di essere interessato al tuo stesso
sesso.
Loro non la prendono bene, ti cacciano di casa e sei costretto a
lavorare ogni
sera in un bar puzzolente, per poter mettere da parte i soldi per
l'affitto e
la futura università. Mi son buttato completamente sui libri
e ho preso la
borsa di studi.-
- E i
tuoi genitori?- gli domandò con la curiosità
evidente nella voce, obbligandolo
a bisbigliare: - Mi mandavano qualcosa ogni mese, diciamo che era Paul
ad
obbligarli. Poi lui si è ammalato e per loro esisteva solo
lui, quindi penso
sia normale che non mi abbiano avvisato nemmeno della sua morte. L'ho
scoperto
da Lyn.. da Kaylyn. E dopo qualche mese lei ha scoperto di essere
incinta, i
suoi l'hanno cacciata e io l'ho accolta.-
Aggrottò
la fronte, quando lo sentì chiedere con indecisione: - Non
è strano? Crescere
una figlia non tua.-, e annuì lentamente, rispondendo: - I
primi mesi era
difficile, dopo la morte di Lyn. Avrei voluto darla in affido ad una
famiglia,
avrebbe avuto di più, molto di più.
Però l'ho promesso a lei, quindi..- e
stringendosi poi nelle spalle quando non riuscì a continuare.
La
domanda successiva di Zayn, quel "Eri
innamorato di lei", lo lasciò con un'espressione
perplessa in viso,
appoggiando poi la guancia contro il suo petto per mugugnare un forzato
"No". Lasciò passare
qualche minuto,
prima di riprendere il discorso e: - Era complicato. Perché
siamo cresciuti
assieme, eravamo sempre noi due ed è ovvio che, passando gli
anni, inizi a
provare una sorta di ammirazione per lei, poi ti prendi la tua prima
cotta e ti
sembra di aver trovato l'amore della tua vita. Ma lei si innamora di
tuo
fratello e voi due non state assieme, vi siete solo scambiati uno di
quei
bacetti veloci, quindi non puoi trattenerla, non puoi impedirle di
uscire con
quella persona che gli piace tanto. Nonostante tu ci stia male,
perché avevi già
fatto tutti quei progetti tipici della prima cotta. Ero felice per
loro, ma
molto spesso avrei voluto essere al suo posto. Soprattutto
perché poi è
cambiato tutto, era da lui che andava e che cercava nel momento del
bisogno. Un
giorno le ho detto tutto, da ubriaco marcio, e lei mi ha risposto di
aver fatto
l'amore con lui e che tra noi non avrebbe mai funzionato,
perché mi voleva un
bene infinito ed era come se fossimo una sola persona, come se fossi
una parte
di lei e.. non so, ha iniziato a dire tutte quelle stronzate.
È complicato da
spiegare, ma ho capito di non essere innamorato di lei.-
Stava
per continuare quel discorso, cercando di spiegare meglio quel
concetto, quando
sentì suonare al campanello, mettendosi seduto e puntando lo
sguardo sul
ragazzino che scuoteva il viso, rispondendo ad una domanda nei propri
occhi.
- Son
ancora le undici della mattina.- borbottò con una smorfia,
non volendo saperne
di allontanarsi da quel corpo caldo, per poi sbuffare ai successivi
trilli,
alzarsi dal divano e raggiungere la porta d'ingresso, sistemandosi i
pantaloni
della tuta e la maglia. Quando aprì e si trovò
sull'uscio Harry ed Aileen,
restò con un'espressione confusa in viso, lasciandoli
passare e vedendo gli
occhi del riccio guizzare alle proprie spalle e ridurli poi a due
fessure.
-
Leen è stata male, non sapevo se dovessi portarla a scuola o
a te. Abbiamo
fatto una votazione e.. ma ora me ne vado.- lo sentì
spiegare con un tono
piatto di voce, appoggiando una mano sulla sua spalla per chiedergli in
un
sussurro: - Stai bene?- a cui rispose con un cenno del capo, "No.. Sì, certo che sto bene! Ci
sentiamo, Lì"
e un bacio all'angolo delle labbra.
Restò
immobile sulla soglia, vedendolo saltellare sulle scale e canticchiare,
per poi
risvegliarsi allo schiarirsi la voce di Zayn, voltandosi e trovandolo
con la
bambina in braccio e gli occhi ridotti a due fessure.
- Ti
ha baciato.- E non era una domanda, ma un'affermazione sibilata a denti
stretti. Non si mosse, quando Zayn si avvicinò - "Ora devo andare, principessa", aveva
detto con dolcezza alla
piccola -, e inarcò un sopracciglio allo spintone contro la
propria spalla.
-
Zayn.- grugnì con una smorfia, stringendo il suo braccio e
facendo un verso
sorpreso nel trovarsi le sue labbra contro e i suoi denti su quello
inferiore.
Annuì, le guance avevano assunto un colorito rossastro, al
suo "Devo andare a risolvere una questione e a
lavoro. Ma ci vediamo domani, no?"
-
Porta anche Louis, magari ho ancora voglia di rovinarmi la vita.-
bisbigliò,
ricevendo un occhiolino in risposta e restando ad osservare quello che
si
allontanava velocemente. Quando chiuse la porta, sentì la
vocina di Aileen e
"Vuoi più bene ad Haz o Zay?",
decidendo di non risponderle e prenderla in braccio per poterla mettere
a
letto.
Ma la
sentì insistere per tutto il percorso, tirandogli persino le
ciocche di capelli
e agitando le gambe. Le lasciò poi un bacio sulla fronte,
sbuffando al suo
ripetere la domanda e stringere le ditina sulla maglia, trattenendolo
in quella
morsa debole.
-
Quando una persona è grande, ha tante
responsabilità e non sempre è così
semplice scegliere. Perché ogni tua azione ha una
conseguenza e a volte è
davvero grave quel che potrebbe succedere. Quindi non puoi
semplicemente far
quel che ti piace, devi essere ragionevole e..- si bloccò al
suo sbuffo e
"Siete complicati voi grandi, non
voglio crescere", scoppiando a ridere e accarezzandole i
capelli
marroni, sentendola insistere e "Ma
a te piace più Zay, si vede".
- E a
me sembra che qualcuno debba riposare.- sussurrò per
chiudere il discorso,
premendo l'indice contro il suo nasino e rimboccandole le coperte,
bisbigliando: - Ora riposati, poi ci guardiamo tutti i cartoni che
vuoi.-
Angolo
Shine:
Non
ce l’ho fatta proprio a pubblicare prima, ho avuto una
settimana fitta - fitta
(più vari momenti in cui la voglia di scrivere era al
minimo). Comunque, son
tornata col nuovo capitolo ed è tutto Ziam e p0rn (anche il
fluff sta
lentamente tornando). Quindi direi che mi son fatta perdonare per il
ritardo,
yup.
Settimana
scorsa non son riuscita ad aggiornare perché ho preferito
concentrarmi su
questa
one-shot, quindi se ancora non gli avete dato
un’occhiata e siete
interessati.
A
venerdì prossimo!
|
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Capitolo 15 *** Quattordicesimo capitolo ***
You're my end and my beginning
« Cause
all of me
Loves
all of you
Love
your curves and all your edges
All
your perfect imperfections
Give
your all to me
I'll
give my all to you. »
Quattordicesimo
capitolo:
Il
resto della giornata, da quando Zayn li aveva
lasciati soli e Aileen era stata messa a letto, l’aveva
passata a finire quel
livello del videogioco, lasciato incompleto dal pomeriggio precedente,
per
tenere la mente impegnata e ben lontana dagli ultimi avvenimenti.
Quell’ammettere di provare dei sentimenti contrastanti verso
il moretto - tra
la rabbia e il desiderio - poteva certo essere un modo per rendere le
cose più
semplici tra loro, ma allo stesso tempo implicava più di una
difficoltà,
qualcuna molto più importante dell’altra.
E,
nel caso in cui fosse successo qualcosa, che
cosa avrebbe fatto? Se quella strana situazione - nuovamente in bilico
- tra
lui e Zayn fosse diventata seria? Se quei sentimenti, che cercava di
tenere a
bada, fossero sfociati in un’ennesima dichiarazione
più appassionata? Cosa
avrebbe fatto se si fossero spinti oltre i baci? Un rapporto tra loro
due
avrebbe cambiato tutto di nuovo, questo era piuttosto ovvio. Ma lui era
pronto
ad iniziarlo? Andava contro tutto quel in cui credeva, fare sesso con
quel
ragazzino ed etichettare il tutto come un semplice rapporto o favore
tra amici.
Lui non era mai stato per quel tipo di relazioni, lui dava ad ogni
gesto troppi
significati e forse non era quello che voleva Zayn. Ma cosa voleva Zayn
da lui?
Non era mai stato chiaro, non si era mai esposto. Gli aveva solo
giurato di non
star giocando. Quindi era pronto per una relazione? Per essere
solamente suo?
Ma, anche in quel caso, come avrebbero fatto a stare assieme? Sarebbe
davvero
riuscito a comportarsi come una coppia con quel ragazzino? Ad ignorare
le
occhiate severe e piene di giudizi? E poi Aileen, come avrebbe fatto a
spiegarle quella situazione? Non era nemmeno così certo Zayn
volesse stare con
loro due fino al giorno dopo, come poteva credere di averlo accanto per
più di
qualche mese?
Aveva
ormai messo completamente da parte il
gioco, teneva solamente in mano il joystick e muoveva le dita -
più come
riflesso - sui tasti, risvegliandosi improvvisamente al “Game over” e al “Lili?”
che lo portò ad appoggiare tutto sul tavolino e voltarsi
verso la bambina con
le guance rosse per la febbre.
-
Lyn.- bisbigliò con fare dolce e protettivo,
allungando le braccia verso di lei per invitarla a raggiungerlo e
poterla
prendere in braccio. - Stai un po’ meglio?- le
domandò, premendo le labbra contro
la sua fronte per misurarle la febbre, e la osservò in
silenzio mentre annuiva
e si stringeva a lui con le dita a trattenerlo per la maglia. - Non mi
sembra,
credo sia anche peggiorata.- mormorò tra sé e
sé, spostandole le ciocche di
capelli dietro l’orecchio e lasciando che si riparasse contro
il proprio collo.
Non
appena vide un leggero tremore attraversarle
il corpo, si allungò per poter prendere la coperta dalla
poltrona e avvolgerla
attorno alla bambina, che sospirò e si rilassò
tra le braccia, facendolo
sorridere appena e appoggiarsi contro lo schienale del divano.
Continuò a
muovere una mano lungo la sua schiena, cercando di farla rilassare ed
addormentare, per poi chiedere in un sussurro: - Vuoi qualcosa di
caldo? Un
tè?- e vederla scuotere il capo e “Ho
solo sonno”.
Non
insistette a quella risposta, tenendola
stretta mentre lei si addormentava velocemente, e canticchiò
una vecchia ninna
nanna che la madre era solita ripetergli, quand'era piccolo e quando
ancora le
loro strade non si erano separate. Certe volte gli veniva da ripensare
alla
famiglia, concentrandosi più sul loro presente senza di lui
e le solite domande
- “Mancherò mai a loro?”,
“Ripenseranno mai a me?”
o “Si saranno pentiti dell'avermi
cacciato?”
- a cui non poteva trovar risposta. Cosa doveva fare? Rimettersi in
contatto
con loro? E poi che fare? “Sì,
sono
ancora gay e questa è vostra nipote”.
No, non era esattamente il tipo di
presentazione che avrebbe ricevuto consensi. Però forse con
Aileen sarebbero
stati più clementi, forse poteva renderli al corrente della
sua presenza - un
piccolo tornado di ben sei anni - e vedere come l'avrebbero presa. Non
potevano
cacciarla, aveva gli stessi occhi di Paul e quasi identici lineamenti
del viso.
L'amore di Paul e Kaylyn viveva in lei, era frutto dell'amore e
l'avrebbero
accettata, le avrebbero voluto bene e donato quell'affetto specifico
dei nonni.
Non erano dei mostri, con lui avevano seguito un certo tipo di ideali -
quel
simbolico cacciarlo di casa - ma Aileen era innocente.
Tenne
il volume del televisore basso, mentre
continuava a coccolare la piccola e seguire allo stesso tempo il
telegiornale,
per poi farsi attento ai suoi mugolii e al suo stiracchiarsi,
appoggiando una
mano contro la sua fronte e sentendo come la temperatura non fosse
calata.
Ricambiò il sorriso, sfiorandole la guancia rossa con i
polpastrelli, e ascoltò
in silenzio il racconto di quelle giornate con Haz, di come si fosse
divertita
e del fatto che non vedeva l’ora di tornare a scuola per
rinfacciare tutto
quanto a John, il compagno di classe che proprio non riusciva a
sopportare.
-
Forse quel bambino oggi ti ha cercato ed era
preoccupato per non averti visto.- ipotizzò il castano dopo
qualche secondo,
ricevendo un’occhiata severa e scettica di Aileen e
“A quello piace Lauren”,
facendo scoppiare a ridere Liam, che non
era riuscito a trattenerla per quell’uscita così
infantile e intrisa di
gelosia. - E questa Lauren com’è?- la
istigò l’attimo dopo, sentendola sbuffare
e borbottare semplicemente: - Ha la faccia piena di lentiggini ed
è
antipatica.-, annuendo con fare solenne per non mostrare il
divertimento. - E
se lui sta facendo finta? Se vuole renderti gelosa per capire se a te
piace?-
le domandò infine, vedendola prendere del tempo prima di
rispondere,
mordicchiarsi il labbro e poi affermare: - A me lui non piace,
è antipatico più
di Lauren.-
-
Mi fa arrabbiare.- gli spiegò poi, sedendosi
composta sulle proprie gambe e aggiungendo: - Mi tira sempre i capelli
e mi
pasticcia il banco. Poi dice sempre che non sono carina. E io
sposerò Haz.. o
Zee, Zee dice che sono una principessa e sposerò anche lui.-
Roteò
gli occhi a quella risposta, infilando le
dita tra le sue ciocche per massaggiarle la cute, e poi
bisbigliò: - Vuoi
sposare fin troppa gente. Ne riparliamo quando sarai più
grande, ora pensa a
fare la brava ed ascoltare Lili.-, vedendola annuire e farsi tutta
seria,
mentre sussurrava: - Tu sposerai Zee e vivrete tutti contenti nel
palazzo
magico.- e lo lasciava con la fronte corrugata e una strana ansia nel
petto.
-
Perché, invece di pensare a queste cose, non ci
mangiamo qualcosa di caldo e poi ci guardiamo un bel cartone? Allora?
Non ti
piacerebbe quest’idea?- le domandò per cambiare
completamente discorso,
prendendola tra le braccia al suo annuire, e spostandosi in cucina per
lasciarsi alle spalle tutte quelle parole e quei significati. Il fatto
che
Aileen stesse già pensando ad un futuro con Zayn presente lo
metteva in una
posizione scomoda, pericolosa e fraintendibile. Non voleva allontanarlo
da loro
- da lui in particolar modo -, ma non poteva ignorare quella fastidiosa
sensazione che non sarebbe durato per sempre, che molto presto avrebbe
trovato
altro o semplicemente si sarebbe stancato di lui. Non c’era
nulla in Liam - o
almeno era questo che pensava - che riuscisse a trattenere uno come
Zayn, un
ragazzo così vivace e ancora fin troppo giovane. Aveva la
certezza di non
essere una fine per lui - una costante - ma di essere più un
inizio, una di
quelle prime esperienze importanti e non durature. Si sarebbero
cambiati la
vita a vicenda, questo riusciva già a vederlo, ma non
l’avrebbero vissuta
assieme. Liam aveva quasi trent’anni, aveva fin troppe
complicazioni alle
spalle ed effetti che ricadevano tutt’ora nel presente; Zayn,
al contrario, era
pieno di quella carica giovanile e voglia di guardare il mondo con gli
occhi di
un adulto. Non l’avrebbe trattenuto, non sarebbe riuscito ad
impedirgli di
seguire la sua strada, dovunque questa lo portasse. Stava diventando
così
importante per lui, in quelle poche settimane, e mai
l’avrebbe bloccato lì, mai
l’avrebbe costretto a rinunciare ai suoi sogni.
Fu
la questione che occupò la mente del maggiore
per tutta la serata, persino quando si trovò nel letto - la
bambina stretta al
proprio fianco - e con gli occhi fissi sul soffitto, non riusciva a
smettere di
pensare al fatto che non aveva le basi per durare, che sarebbe finita
male per
entrambi e se volesse seriamente rischiare in quel modo. Zayn gli
piaceva, era
attratto da lui più che da qualsiasi altra persona, ma era
disposto a vivere
quella storia, quel che ne sarebbe seguito e poi ripensarci come ad un
ennesimo
fantasma nel passato? Era come se fosse diventato improvvisamente un
chiodo
fisso ed era rimasto sveglio tutta la notte col nome di Zayn sulle
labbra,
prendendo sonno fin troppo tardi e svegliandosi con un forte mal di
testa e
nessuna voglia di uscire da quel letto caldo.
Fu
costretto quando il pensiero del lavoro - di
Zayn che lo aspettava - lo fecero
trascinare fin dentro la doccia e successivamente vestire, suonando
alla porta
della signora Hall e chiedendole di dar un’occhiata ogni
tanto alla bambina a
casa da sola, per poi prendere un caffè lungo la strada e
raggiungere lo
studio.
E
Zayn era proprio lì, ad aspettarlo con un Louis
evidentemente scocciato, la sua sola vista aveva provocato una serie di
movimenti nel proprio stomaco e la voglia di abbracciarlo o baciarlo
davanti a
quei pochi passanti. Sarebbe stato davvero difficile tenere quel
rapporto tra
loro nascosto, soprattutto con quel ragazzino che lo fissava come se
sapesse
bene cosa volesse fare e lo invitasse a ridurre le distanze e
raggiungerlo.
Cosa
che naturalmente fece, ma restò con il
bicchiere di cartone stretto tra le dita e gli occhi sfuggenti,
schiarendosi la
voce e mugolando un frettoloso "Buongiorno".
Ignorò poi i borbottii di Louis, che aveva preso a
lamentarsi del fatto che
quella mattina avrebbe potuto dormire in pace, e continuò a
lanciare veloci
occhiate al moretto, che sorrideva con gli occhi puntati ai loro piedi
e
sollevava di tanto in tanto lo sguardo per poterlo intrecciare col
proprio.
-
Ho deciso di darti un'ennesima opportunità.-
spiegò dopo qualche minuto di silenzio, aggiungendo subito
dopo: - Ma è
l'ultima e son serio, alla prossima cazzata scordati di me e di questo
posto.
Non sprecare quel che ti concedo.-
Restò
concentrato su Louis, vedendo una scintilla
di malizia attraversare i suoi occhi azzurri, e poi lo
osservò far spallucce e
borbottare un "Ci sto" a
denti stretti, aggiungendo qualcosa sulle abilità di
qualcuno a convincerlo;
discorso che lo fece arrossire completamente e distogliere lo sguardo,
ascoltando di sfuggita i lamenti di Louis alla gomitata dell'amico.
-
In fondo, devo ammetterlo, questo posto mi era
mancato.- ridacchiò infine Louis, afferrando le chiavi dalle
mani del maggiore
e dirigendosi a passo spedito verso l'ingresso, maneggiando con la
serratura ed
entrando subito dopo, lasciandosi alle spalle gli altri due
completamente
imbarazzati.
Passarono
almeno due minuti prima che Zayn e Liam
riuscissero a scambiarsi un frettoloso buongiorno, poi tornò
il silenzio e le
occhiatine veloci. Solo dopo altri cinque minuti, Liam prese coraggio e
sussurrò: - Vuoi venir dentro? Non voglio farti andar via
subito.-, ricevendo
il cenno d'assenso immediato e superando un Louis confuso per potersi
chiudere
nello studio.
Osservò
con un sorriso celato il più piccolo, che
prendeva posto sulla poltrona di fronte alla scrivania, e si
avvicinò a lui con
passi studiati, lasciando che la sua mano scorresse lungo il proprio
braccio e
chinandosi per premere le labbra contro la sua guancia.
-
Mi sei mancato stanotte.- bisbigliò quella
confessione, vedendo l'arricciatura delle sue labbra e coprendole
immediatamente con le proprie, ridacchiando appena e aggiungendo: - Il
letto è
freddo, senza di te.-
-
Io invece ho dormito magnificamente.- si vantò
il minore, intrecciando le dita tra le ciocche marroni per poter tenere
le loro
bocche a quella distanza ravvicinata, e continuò: - Nessuno
che mi fotte le
coperte, mi stringe troppo forte e mi russa nelle orecchie.-, ricevendo
come
risposta un difensivo: - Io non russo! E non ho detto di aver dormito
male,
Malik.-
Si
lasciò sfuggire un mugolio, quando una sua
mano gli percorse il viso, e si sporse per tenere quel contatto contro
la
propria guancia ruvida per la barba, sentendo la sua risatina e il suo "È evidente il tuo non aver chiuso occhio"
come un qualcosa in lontananza. Preferiva concentrarsi sul piacere
causato da
quelle piccole attenzioni, così delicate da dar tregua al
mal di testa e alla
stanchezza.
-
Aileen ha la febbre.- mugugnò come spiegazione,
lasciandosi guidare dalle sue mani strette attorno al colletto della
camicia e
prendendo posto sulla poltrona nuovamente libera, lasciandosi sfuggire
un
piccolo sbuffo e appoggiando la fronte contro la sua spalla nel
trovarselo
seduto in braccio. - Ero preoccupato per lei e non riuscivo a smettere
di
pensare, diciamo che ho dormito per qualche oretta. E ora ho mal di
testa e credo
di aver la febbre.- si lamentò con un tono di voce sottile,
appoggiando il capo
contro il rivestimento in pelle e lasciando che si muovesse sopra di
lui per
trovare la posizione più comoda. - Diciamo pure che ho un
mal di testa
allucinante. E mi pulsano le tempie. Mi sembra di avere un martello
contro il
cranio.- borbottò nuovamente, chiudendo gli occhi nel
percepire le sue labbra
contro la fronte e la pelle, e allungò le dita per stringere
la stoffa della
maglia e trattenerlo in quella posizione.
Arricciò
le labbra in una smorfia al suo: - Non
era più conveniente passare la giornata nel letto?- e scosse
la testa,
replicando: - Preferivo venir qui, a lavoro, e vederti.-
Zayn
stava per rispondere a quella frase, ma si
voltarono entrambi verso la porta e Louis, che se ne stava a braccia
incrociate
con un'espressione scocciata e "Volevo
solo avvisarti dell'arrivo dei primi pazienti", lasciandoli
nuovamente
soli e in un silenzio imbarazzato.
-
Sarà meglio che vada.- si affrettò a mormorare
il più piccolo, alzandosi dalle gambe di Liam e premendo le
labbra contro il
suo viso, aggiungendo: - Stasera potrei passare, se vuoi.- e sorridendo
al
cenno d'assenso veloce dell'altro. E poi Liam non riuscì a
capire molto, Zayn
l'aveva baciato e aveva sussurrato un "Buona
giornata, amore", per poi lasciare il posto al primo piccolo
paziente
della giornata.
Non
aveva smesso un secondo di pensare alle
ultime parole del moretto, quell’amore
continuava a risuonare nelle proprie orecchie e gli stava offrendo
più di un
futuro in cui erano assieme, in cui si svegliava col suo corpo addosso
e le sue
labbra sulle proprie, con quell’amore sussurrato dolcemente e
le loro mani
strette assieme. Sapeva che, solo pensare a quel possibile futuro,
avrebbe
fatto ancora più male un domani, ma come poteva smettere se
l’unica cosa che
desiderava davvero era sdraiarsi nel letto e avere quel ragazzino
accanto?
L’aveva completamente conquistato ed era difficile resistere
dall’ammettere di
provare qualcosa di ben più forte del semplice affetto.
Possibile che stesse
andando tutto così velocemente?
Quando
finalmente arrivarono le sei di sera,
l’emicrania era aumentata e si era aggiunto il dolore alle
ossa, gli sembrava
di non essere capace di reggersi in piedi, nel momento in cui si
sarebbe alzato
da quella poltrona, ma il semplice pensiero di poter tornare a casa e
stare nel
letto gli diede la forza necessaria per trascinarsi fino al portone
d’ingresso
e muovere le chiavi nella serratura; Louis al proprio fianco, che non
smetteva
di parlare della festa lussuosa a cui aveva partecipato col padre, e
Zayn, che
stava seduto sullo skate ad aspettarli.
Arrossirono
entrambi al “Io vi saluto qui,
piccioncini” di un Louis tutto soddisfatto,
camminando poi fianco a fianco verso il sottopassaggio della
metropolitana, e
continuarono a studiarsi in silenzio, preferendo scambiarsi quei veloci
sguardi
che rompere il silenzio con qualche parola sbagliata o fin troppo
frettolosa.
Solo quando raggiunsero l’appartamento, Zayn
sembrò risvegliarsi e si sporse
verso di lui per chiedere: - Posso dormire con te stanotte?-,
scegliendo il
momento esatto in cui Amber Hall apriva la porta e restava a fissarli
con una
confusione chiaramente leggibile negli occhi. Evitò di
soffermarsi troppo su
quel che poteva celarsi dietro quell’espressione, preferendo
non trovare di
fronte del rifiuto o dei giudizi negativi, e
s’informò sulla salute della
bambina, ringraziandola per essersi fermata direttamente nella propria
abitazione e scambiandosi una veloce stretta di mano per poter chiudere
la
porta alle proprie spalle.
Si
lasciò sfuggire un sospiro di sollievo e solo
dopo si accorse dell’occhiata perplessa del moretto,
allungando un braccio
verso di lui e avvolgendolo attorno alla sua vita, attirandolo quindi
contro il
proprio corpo e premendo le labbra contro la sua guancia, respirando
lentamente
il suo odore e chiudendo appena gli occhi per rilassarsi. Mosse il capo
in un
cenno al suo chiedere: - Hai ancora il mal di testa?- e si
lasciò guidare lungo
il corridoio, tenendo la fronte contro la sua spalla e le braccia
attorno alla
sua vita, riuscendo a percepire le sue labbra tra i capelli e le sue
dita a
massaggiargli la cute. Restò in silenzio, mentre Zayn si
dedicava ad ogni
bottone della camicia, e sprofondò nel letto con un semplice
paio di boxer,
sdraiandosi a pancia in giù e sospirando nel sentire
più di un bacio contro la
nuca e le scapole.
-
Buonanotte, Lee.- sentì sussurrare dal ragazzo,
che aveva preso posto al proprio fianco e gli sfiorava la pelle della
schiena
con i polpastrelli. - Riposati, penso io ad Aileen.- aggiunse quello in
un
bisbiglio leggero, passando le dita tra le proprie ciocche e facendolo
addormentare in meno di un minuto.
Si
risvegliò solamente molte ore dopo, aveva
passato un palmo contro il viso e notato quel “3:00
AM” sulla radiosveglia,
grugnendo e rigirandosi su un fianco, restando sorpreso nel trovare il
ragazzino seduto e con un libro tra le mani.
-
Che stai facendo?- riuscì a chiedergli dopo
qualche minuto, schiarendosi la voce per cercare di scacciare quel tono
roco
dovuto alla stanchezza, e lo osservò mentre sollevava il
volume, senza staccare
gli occhi dalle parole. - Ti sei messo a curiosare in giro?- lo riprese
con un
tono scherzoso, riducendo le distanze tra i loro corpi per poter
appoggiare il
capo contro il suo stomaco. - Era il libro preferito di Kaylyn, una
delle poche
cose che ho tenuto. A me non piace leggere.- spiegò alle sue
domande, tenendo
la guancia contro la sua maglia e sfiorandogli con le dita la striscia
di pelle
lasciata libera dagli indumenti. - Ho provato a leggerlo qualche volta,
pensavo
di poter portare alla memoria il suo ricordo. Ma è troppo
noioso.- borbottò con
una smorfia, arricciando il tessuto con le dita e premendo le labbra
contro la
pelle calda, passandoci subito dopo contro la lingua e sentendolo
trattenere il
fiato. - Tu continua pure a leggere.- aggiunse con un sorrisino
malizioso,
sdraiandosi tra le sue gambe e sollevandogli la maglia per rivelare il
suo
addome e i suoi tatuaggi.
Gli
rivolse un sorriso innocente, quando lo sentì
chiedere “Cosa stai facendo?”,
e si
strinse nelle spalle, risalendo con le labbra lungo la sua pelle e
soffermandosi su qualche tatuaggio, fino a trovarsi di fronte alla sua
bocca e
allungarsi per poter annullare le distanze, sussurrando: - Mi stavo
solo
intrattenendo, mentre tu finivi il tuo libro.- e ricevendo un grugnito
in
risposta e una stretta tra i capelli. Scoppiò a ridere
contro la sua bocca,
sporgendosi nuovamente verso di lui, e continuò a baciarlo
mentre finivano
sdraiati nel letto e con le mani impegnate a liberare il più
piccolo degli
indumenti. Non sapeva se era merito della febbre, che aveva abbassato
tutte le
barriere, ma ora gli sembrava importante solamente il passare la lingua
contro
il suo collo, succhiare per lasciargli qualche segno e strofinarsi
contro la
sua gamba per trovare del sollievo all’erezione confinata nei
boxer. E non
aiutava nemmeno il respiro affrettato di Zayn, quel suo ripetere
continuamente
“Lee” con un
tono roco e basso, o le
sue mani tra i capelli, lungo la schiena e a premere contro le spalle.
Sembrava
entrambi stessero cercando un appiglio, qualcosa a cui aggrapparsi e
poter poi
riprendere il controllo, un modo per non lasciarsi vincere da tutto
quel
desiderio, che li stava portando velocemente e inesorabilmente verso
quella
spirale del piacere.
Solo
quando Zayn mugolò nuovamente “Lee”,
incidendo le unghie nella pelle
dei propri fianchi, si decise a staccarsi dalla sua gola e fissare
quello con i
capelli scombinati e due occhi accesi, mentre gli indicava con un
braccio i
jeans e “Ci sono i preservativi e il
lubrificante, ti prego”. Restò per
qualche minuto immobile, quando il
pensiero di quel che includeva tutto quello lo colpì, e
incise i denti sul
labbro inferiore, sedendosi sul suo bacino e passando una mano tra i
capelli,
lungo il collo e sul viso, per poi allungarsi verso i jeans strappati e
rovistare nelle tasche, prendere il portafogli ed estrarre quel che gli
aveva
elencato.
-
Non ti resisto più.- confessò con le guance in
fiamme, concentrandosi sulla confezione del lubrificante e sulle
proprie dita,
per poi deglutire e puntare gli occhi nei suoi, trovandolo intento a
fissarlo
con un sorriso teso. - Sei così bello, Zayn. E sembri
impossibile, sei
impossibile.. più penso a te e più mi sembra
assurdo il fatto che tu voglia
me.- parlò velocemente, mettendo allo scoperto uno dei punti
per cui fosse così
sicuro di non trovarlo accanto a lui per sempre. Zayn era una delle
persone più
belle che avesse mai visto, mentre lui era semplice, pieno di problemi
e grande,
troppo grande per potergli offrire quel che stava cercando, un amore
giovanile.
Era
rimasto in silenzio per qualche minuto, la
fronte aggrottata per quell’improvvisa spaccatura nella loro
bolla, e fece un
verso sorpreso allo strattone, nel trovarsi poi le sue labbra contro -
“Non pensare a nulla, Lee. Solo a
me, pensa
solo a me” - e le sue mani su ogni muscolo del
proprio corpo. Prese
coraggio, prima di sussurrare: - Penso solo a te ultimamente.-, e
strinse le
dita sull’elastico dei boxer, facendoli scivolare lentamente
lungo la sua
pelle, per premere poi un bacio contro il suo stomaco e strofinare le
dita tra
loro per cercare di scaldare il liquido freddo, sentendo i suoi occhi
bruciare
contro la nuca.
-
Non.. questa non è la prima volta che tu..-
cercò di chiedere per rompere l’improvviso
imbarazzo, mordicchiandosi il labbro
nel vederlo distogliere lo sguardo e farfugliare parole confuse. - Sei
sicuro
di voler..- stava per domandargli nuovamente, assicurandosi fosse
davvero
quello che volesse, ma si bloccò al suo ringhio tra i denti
e “Smettila di far domande”.
Mosse il capo
in un cenno veloce, appoggiando una mano sulla sua coscia, e
borbottò: - Volevo
solamente esser sicuro.- ricevendo un’occhiata severa e un
verso sorpreso nel
penetrarlo con la prima falange, prendendolo completamente di
sprovvista. E
continuò a portare avanti quel discorso, chiedendogli se
andasse bene o se
dovesse cambiare il meccanismo, arricciando le dita dentro di lui e
vedendolo
strizzare gli occhi e inarcare la schiena.
Solo
quando fu sicuro di averlo preparato a
sufficienza - aveva ignorato tutti i suoi farfugli e “Smettila di prendere tempo” -,
scartò il preservativo e avvolse una
mano attorno al proprio membro, toccandosi con gesti frettolosi e
preoccupandosi di non raggiungere immediatamente l’orgasmo.
Una figuraccia di
quel genere avrebbe lasciato una ferita nell’orgoglio, ma
Zayn era ancora più
bello, con la luce della luna ad illuminare la sua pelle dorata e i
suoi occhi
accesi, il suo esser pronto a scattare e difendersi, non fidandosi
completamente del maggiore e preparandosi ad attaccare in quel momento
in cui
era fin troppo esposto. E come poteva un ragazzo del genere volere lui?
Non
riusciva a darsi pace su quel punto, perché una risposta gli
sembrava
impossibile. E Zayn non si era mai esposto troppo, non si era rivelato
come lui
e non aveva mai spiegato il perché si fosse improvvisamente
interessato a lui.
Mise da parte tutti quei pensieri, appoggiando una mano su una sua
coscia e
aiutandosi con l’altra per guidare il proprio membro verso la
sua apertura,
incidendo con forza i denti sul labbro inferiore per non riempirlo
completamente.
Risalì
con la mano lungo il suo petto, fermandosi
con il palmo al centro del suo stomaco, e mosse appena il bacino,
sentendo i
suoi gemiti e le sue unghie ad incidere sulle spalle, mentre cercava di
attirarlo nuovamente contro il suo corpo e si stringeva attorno a lui,
puntando
i piedi sul materasso e inarcando la schiena. Non riuscì a
negarsi oltre,
sporgendosi verso il suo collo e premendovi contro il viso,
lasciandogli una
scia di baci e “Sei una meraviglia”.
Dopodiché fu un cercare di trovare un ritmo tra gli affondi
di Liam e i
movimenti del più piccolo, che teneva le dita di una mano
premute contro la
nuca del castano e il braccio libero a muoversi lungo la schiena,
risalendo con
dei graffi verticali ad una spinta più profonda e contro la
prostata.
Fu
solo quando raggiunse l’orgasmo nel
preservativo, che bisbigliò contro il suo collo: - Vorrei
tenerti qui per
sempre.-, uscì da lui, gettando tutto nel cestino, e
allungò un braccio per
raccogliere una maglietta da terra e passarla sul petto sporco del
ragazzino,
evitando di guardarlo negli occhi e trovare la sorpresa sul suo viso.
Ci mise
il doppio del tempo a ripulire l’addome del moretto,
sdraiandosi e puntando gli
occhi sul soffitto, vedendolo di sfuggita mentre si rigirava sul fianco
e
teneva il viso sollevato con il gomito puntato tra i cuscini. Trattenne
la
voglia di dargli le spalle, in quel modo avrebbe sicuramente evitato un
qualsiasi
discorso tra loro, ma inclinò il viso per poter guardare la
finestra e non
incrociare il suo sguardo; cosa del tutto inutile, nel momento in cui
quello si
avvicinò maggiormente a lui e appoggiò il mento
sul proprio pettorale,
sfiorandogli la pelle con i polpastrelli e sussurrando: - Vorrei
restare qui
per tanto tempo.-
Liam
aggrottò la fronte a quelle parole, cercando
di non farsi vincere da tutto quel calore sprigionato, e
mugugnò un “Ah,
sì?” non del tutto convinto, venendo
obbligato a ricambiare lo sguardo allo strattone delle dita del minore
attorno
al proprio mento, per poi arrossire appena al suo cenno
d’assenso e “Vorrei mi
tenessi stretto a te questa notte”.
-
Mi piaci.- ribadì il concetto il maggiore,
tornando sull’argomento affrontato quella mattina, e si
rigirò nel letto, per
poter restare sdraiato su un fianco e guardarlo mentre aggiungeva: - E
penso
continuamente a te, non riesco a smettere di pensare a te. E non voglio
allontanarti, però se un giorno tu dovessi..-
Si
zittì, quando Zayn premette le labbra contro
le proprie, e gli rivolse l’accenno di un sorriso al suo: -
Stanotte sono qui e
non voglio andare via.- per poi avvolgere le braccia attorno ai suoi
fianchi e
attirarlo maggiormente contro il proprio corpo, lasciandogli un bacio
contro la
fronte e aspettando che fosse lui il primo ad addormentarsi.
Angolo
Shine:
Se
dovessi commentare questo capitolo sarebbe un
insieme di “Si torna al magico top!Liam” e
“Stanno diventando sempre più
fluffosi”, quindi mi limiterò a salutarvi e
augurarvi un buon fine settimana!
A
venerdì prossimo, non smetterò mai di
ringraziarvi per l’affetto.
|
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Capitolo 16 *** Quindicesimo capitolo ***
You're my end and my beginning
« Cause all of me
Loves
all of you
Love
your curves and all your edges
All
your perfect imperfections
Give
your all to me
I'll
give my all to you. »
Quindicesimo
capitolo:
La
mattina del mercoledì si era svegliato con un
sorriso sulle labbra e quel ragazzino stretto a lui, le loro gambe
intrecciate
e il suo respiro che gli solleticava la pelle del collo, facendolo
ridacchiare
appena e rafforzare la presa, sporgendosi con il viso per premere le
labbra
contro la sua tempia e sentirlo stiracchiarsi e grugnire. Erano
entrambi nudi
sotto le coperte, il pensiero che Aileen potesse entrare
all’improvviso nella
stanza era sempre presente, ma non riusciva ad allontanarsi dal suo
corpo
caldo, non si impegnava nemmeno per svegliarlo completamente e farlo
vestire.
Solo dopo qualche altro minuto si decise a far qualcosa, più
passare le dita
lungo la sua schiena, e lo osservò in silenzio mentre
sbuffava e si stringeva
maggiormente a lui per poggiare la fronte contro la propria spalla.
-
Ieri son venuto via prima da lavoro per stare con
te.- lo informò con la voce impastata dal sonno, facendogli
aggrottare la
fronte per seguire quel discorso dal principio, e concluse con un
borbottio: -
Quindi oggi dovrò fare il doppio turno.- che lo fece
intenerire e passare le
dita tra le sue ciocche nere, scoppiando a ridere al suo lamentarsi
con: - E mi
fa male tutta la schiena, sarò bloccato in questo letto per
sempre.- e facendo
poi un versetto sorpreso al pugno contro il braccio.
-
Non esagerare, Zay.- borbottò dopo qualche minuto,
massaggiandosi la parte colpita con un broncio sulle labbra, per poi
puntare un
gomito contro i cuscini e potersi sollevare appena con il busto,
sporgendosi
verso di lui e sovrastandolo col proprio corpo. - Sei bellissimo anche
con il
sederino dolorante.- lo prese in giro con un tono divertito della voce,
vedendolo sbuffare e aggrapparsi alle proprie ciocche, riducendo le
distanze
tra i loro visi e stringendo i denti sul proprio labbro inferiore,
dando vita a
una serie di morsi e assalti alla propria bocca. E più lo
obbligava a sdraiarsi
sopra di lui, più ci metteva forza e “La
prossima volta sarà il tuo, Payne”,
mentre passava una mano lungo la
schiena e risaliva con le unghie ad incidere nella pelle. Liam era
rimasto in
silenzio durante quell’attacco del moretto, bisbigliando
solamente dopo qualche
minuto: - Come fai a sapere che ci sarà una prossima volta?-
per poi
riprendersi e istigarlo: - Non puoi esser così sicuro di
farmi il culo, sei
tante parole e nessun gesto.-, facendosi attento al verso gutturale e
al
trovarsi sotto il suo corpo, gli occhi del più piccolo
ridotti a due fessure e
una strana scintilla ad attraversarli.
Si
trattenne dal lasciarsi andare ad una risatina,
nel sentirlo sibilare “Prova a
ripeterlo”,
e si mosse appena sotto di lui, sistemandosi contro il materasso e
rivolgendogli un sorriso, più simile ad un ghigno divertito.
La risposta di
Zayn, a quel suo comportamento, fu uno stringere i polsi e
bloccarglieli sopra
la testa, sedendosi sul bacino e mordendogli una spalla, per poi
grugnire: -
Non sono solo parole.- ed obbligarlo a trattenere l’ennesima
risata della
giornata. Era appena iniziato quel mercoledì e
già gli sembrava di non essere
mai stato più felice, si sentiva leggero, più
giovane per la sua età e Zayn
sembrava averlo percepito, perché improvvisamente gli aveva
rivolto un sorriso
dolce e si era sporto verso di lui, premendo le loro labbra assieme e
biasciando un: - Buongiorno, bellezza.- che gli scaldò il
petto. Gli ci vollero
almeno due minuti per sussurrare: - Buongiorno a te, piccolo.- e
spostare le
mani, lasciate finalmente libere dalla presa, tra i suoi capelli,
passando le
dita tra le sue ciocche e mugolando appena al pizzicotto contro il
fianco. Zayn
sembrava intenzionato a fargliela pagare, per quanto detto
precedentemente, e
aveva quindi ripreso a punzecchiarlo con le dita, alternando del
solletico che
l’aveva fatto agitare tra le coperte e ridere fino ad avere
le lacrime negli
occhi.
Si
erano poi fermati per qualche secondo, per
riprendere il fiato, e Liam stava sdraiato su un fianco, la schiena
contro il
petto del ragazzino e le sue dita a scorrere lungo l’addome,
mentre osservava
lo squarcio di cielo azzurro dalla finestra e si mordicchiava il labbro
inferiore per trattenere il sorriso a tutti quei baci lungo la spalla e
il
collo. Fu un “Ripetilo ancora”
a
lasciarlo sorpreso, facendogli inclinare appena il viso e osservare il
più
piccolo, l’affetto evidente nei suoi occhi e il suo insistere
con: - Dimmi
ancora quella cosa, quel che mi hai detto l’altro giorno.-,
per poi chiedergli
in un bisbiglio: - Ripetimelo, come ti faccio sentire?- e premere un
palmo
contro la guancia del castano; quest’ultimo sentiva il cuore
battere sempre più
forte, per come Zayn lo stava guardando ed accarezzando con i suoi
polpastrelli, e sussurrò: - Mi.. mi fai sentire.. sto
così bene con te e mi fai
sentire vivo.-, trovandosi a specchiarsi nel suo sorriso luminoso e
pieno di
gioia.
Non
sapeva quanto tempo avevano passato tra le
coperte, con le dita del più grande tra quei capelli neri e
il corpo del
moretto sopra, le sue labbra a lasciargli una serie di baci sul viso,
fino a
quando non sentirono una serie di colpi di tosse provenire
dall’altra stanza.
Liam stava per alzarsi dal letto, correre dalla bambina per vedere se
stesse
bene, ma Zayn lo bloccò con entrambe le mani a premere
contro le spalle,
dandogli poi un buffetto contro la guancia e “Tu
resta qui, vado io”. Non l’aveva tuttavia
ascoltato e, non
appena si era chiuso la porta del bagno alle spalle, si era liberato
delle
lenzuola, infilato un paio boxer e poi si era bloccato sulla soglia
della
stanza, la mano attorno alla maniglia e la fronte aggrottata per quel
“Possibile che non mi ascolti? Vuoi
essere
legato al letto?”
-
Ho promesso ad Aileen una cosa.- gli spiegò poi il
moretto, obbligandolo a voltarsi e spingendolo nuovamente a sdraiarsi
sul
letto, per poi schioccargli un bacio contro la guancia e sussurrare: -
Non ti
muovere di qui, fai il bravo e aspetta.-, facendolo sbuffare e
nascondere il viso
tra i cuscini. Aveva ascoltato la sua risatina e “Non fare il bambino, dottor Payne”,
sollevando un braccio solo per
mostrargli il medio e sentire ancora una volta la sua risata divertita,
rigirandosi poi nel letto e appoggiando le mani sul ventre,
picchiettando
appena le dita sulla pelle per avere un qualche tipo di distrazione.
Non che ce
ne fosse bisogno, non appena i pensieri puntavano in una certa
direzione si
trovava a sorridere come un idiota, a coprirsi il viso con
l’avambraccio e
muoversi tra le lenzuola impregnate dell’odore di Zayn.
Quando si trovò quel
ragazzino nuovamente addosso, si rigirò nel letto, avvolse
le braccia attorno
alla sua vita e premette un bacio contro il suo mento, arrossendo
appena al “Oggi il dottorino
è proprio felice” a
cui rispose con un cenno e un flebile: - Solo grazie a te. Se son
così felice,
è solo per merito tuo.-
Sì,
il cuore gli sarebbe esploso nel petto e la
mandibola gli si sarebbe bloccata, per come non riusciva a smettere di
sorridere, e quella voglia improvvisa di stringerlo forte, chiedergli
di non
lasciarlo e assicurargli di potergli offrire il mondo, tutto quello che
avrebbe
voluto. E lui era già così dipendente da ogni suo
gesto, da ogni sua parola e
ogni suo sguardo. Come aveva fatto a passare dall’odiarlo
senza ragione a tutto
quello? Quando aveva iniziato a vederlo in modo diverso? E il sorriso
che gli
stava rivolgendo, le sue guance rosse per l’imbarazzo di
quell’ennesima
dichiarazione, lo portava a desiderare di tenerlo per sempre tra le
braccia, al
sicuro e lontano da tutti. Avrebbe fatto follie per quel sorriso, o
forse le
stava già facendo. Tutta quella situazione era
un’enorme follia e lui non se ne
sarebbe tirato fuori. Non finché avesse avuto la
possibilità di svegliarsi
accanto a lui, di sentire il suo calore, la sua risata e tutto
quell’amore.
-
Smettila di essere così dolce.- lo sentì dire con
un tono serio nella voce, mentre lo vedeva concentrarsi per mantenere
un’espressione neutra, e restò sdraiato sotto di
lui, muovendo una mano lungo
tutta la sua schiena, da sotto la maglietta che doveva avergli rubato,
per poi
ascoltarlo continuare: - Altrimenti dovrò mangiare te e non
la colazione.- e
aprirsi in un sorriso enorme, con le rughette attorno agli occhi per
come li
stava chiudendo nello sforzo di trattenere la risata stupida. Ed era
un’impresa
impossibile, perché Zayn aveva ripreso a muovere le dita sui
suoi fianchi e
premere baci lungo la mandibola, rivestita dallo strato di barba,
mentre se ne
stava seduto sopra di lui e “Sei
adorabile, come puoi essere così adorabile?”
Prese
un grosso respiro, quando finalmente il
moretto decise di mettere fine a quella tortura, e sospirò,
allungando le
braccia verso il soffitto, sentendo le ossa sgranchirsi e
l’occhiata pensierosa
di Zayn, che strinse le dita attorno ai propri polsi e lo
obbligò ad alzarsi
dal letto velocemente. Non riuscì nemmeno a chiedere
spiegazione, perché quello
poggiò le mani alla base della propria schiena e lo spinse
fuori dalla stanza e
lungo il corridoio, fermandolo poi con un abbraccio da dietro e
“Ora chiudi gli occhi”,
sussurrato contro
il proprio collo. E tutti quei brividi, che aveva sentito passare lungo
la
spina dorsale, gli facevano venir voglia di ignorare quel che il
moretto gli
aveva chiesto e riportarlo al punto di partenza, poi spingerlo contro
il
materasso e riprendere l’esercizio della sera precedente.
Solo
all’insistere di Zayn, al suo “C’è
una sorpresa per te, chiudi gli occhi”,
si decise a fidarsi di lui, chiudere gli occhi e lasciarsi guidare
lungo il
corridoio, tenendo le mani di fronte a sé, per evitare ogni
possibile
intralcio, e camminando in modo goffo con le risatine di Zayn alle
spalle, le
sue mani a premere contro la schiena e la sua sola presenza che
riusciva a
farlo sorridere come non faceva da fin troppi anni, o come non aveva
mai fatto.
Non gli sembrava di essere mai stato così felice, neppure
con Kaylyn si era
sentito così, come se potesse far qualsiasi cosa e non
fermarsi mai.
-
Ora puoi aprirli, siamo arrivati.- sentì
sussurrare dal ragazzino, che aveva spostato i palmi a stringergli i
fianchi e
camuffava la risata contro il proprio collo, premendovi contro qualche
bacio.
Solo quando sentì la voce della bambina - “Zee,
diventa tutto freddo” - si decise ad aprire gli
occhi, aggrottando la
fronte nel trovarsi di fronte il tavolo preparato per la colazione e il
sorriso
soddisfatto di Aileen, che gli indicava i piatti ricolmi di pancakes e
“Mi ha aiutato Zee, ma li ho fatti
tutti io”.
-
Avete preparato tutto questo assieme?- domandò
dopo qualche minuto, riprendendosi dalla sorpresa e avvicinandosi al
tavolo,
appoggiando un palmo sulla nuca della piccola per poter premere le
labbra
contro la sua fronte ed assicurarsi che la febbre fosse scesa. - Senza
nemmeno
bruciare la cucina?- domandò poi, rivolgendosi al ragazzino
e voltandosi verso
di lui, vedendolo incrociare le braccia con una smorfia e: - Son
più bravo di
te a cucinare.-
Non
riuscì proprio a resistere dal chiedere: -
C’è
qualcosa che tu non sappia fare?-, fissandolo con una mano contro il
legno del
tavolo, per scaricare il nervosismo con le dita a picchiettare contro
la
superficie, e lo osservò attentamente, mentre riduceva le
distanze tra i loro
corpi, si alzava appena sulle punte e bisbigliava: - Non sono
così bravo nelle
relazioni, o a farmi piacere dalla gente che mi piace. Penso di essere
una
frana a far innamorare di me la persona che voglio.- E il brivido che
seguì a
quella frase poteva essere dovuto da almeno tre fattori: il respiro di
Zayn
contro la pelle, le dita a sfiorargli l’addome o il
significato nascosto dietro
quelle parole. Liam prese quindi un respiro, cercando di farsi
coraggio, e
sussurrò: - Mi innamoro sempre delle persone sbagliate.-,
sentendo quel tipico
calore sulle guance e costringendosi a ricambiare lo sguardo del
più piccolo,
torturandosi il labbro inferiore con i denti nell’aspettare
una sua qualsiasi
risposta. Gli sembrava di essere solo in quella stanza, che il tempo si
fosse
fermato ed esistessero solamente loro due, solo Zayn e quel suo
rispecchiare il
proprio imbarazzato, quel torturarsi le mani e tenere lo sguardo basso
mentre
domandava in un sussurro: - Perché non potrebbe essere
diverso?-
Riuscì
a fargli sollevare il viso, quando allungò un
braccio per stringere la stoffa della maglia tra le dita, e
inarcò un
sopracciglio come a chiedergli di continuare, di non fermarsi proprio
in quel
momento, di concludere quel discorso e non lasciarlo incompleto come
tutto il
resto, di dare un qualsiasi nome a quello che c’era tra loro,
che non sapeva se
sarebbe riuscito a durare più di qualche giorno in quella
posizione in stallo.
Aveva bisogno di definire quel che c’era tra loro, prima che
ricominciasse a
chiedersi se fosse davvero la cosa giusta da fare, prima che potesse
pentirsi
di quel che c’era stato tra loro.
-
Solo questa volta..- lo sentì bisbigliare con un
tono di voce teso, facendogli intendere di essere esattamente come lui
ed in
quella posizione scomoda. Come se una sola parola sbagliata potesse
rovinare
ogni cosa, come se il peso di ogni parola lo stesse torturando. - Quel
che
voglio dire.. potrebbe essere irresponsabile, arrogante ed
insopportabile. Potrebbe
essere tutto quello che odi e molto di più. Ma
perché non potrebbe essere
giusto, in tutto questo sbaglio?-
Mosse
il capo in un cenno a quella domanda,
sporgendosi quasi verso di lui e chiedendo: - Quindi suggerisci di
dargli una
possibilità?- mentre sentiva il cuore battere nella gola nel
vederlo così
piccolo in quella maglietta, con quei suoi occhi grandi e quel suo
annuire e “Potresti scoprire di aver
fatto la cosa
giusta ad andare contro l’apparenza”.
Ma fu quel suo dire con decisione “Non
voglio una possibilità, Lee, io voglio te”
a farlo restare di stucco,
puntare gli occhi nei suoi e cercare di tenere a bada tutti quei
sentimenti
contrastanti, quell’ansia di un futuro incerto,
quell’affetto che lo portava a
ridurre le distanza tra le loro labbra e
sussurrare: - Tu sei la persona sbagliata, hai tutte le
caratteristiche
per esserlo.-
-
Proprio per questo potrei essere giusto.-
insistette il moretto, restando sulle punte dei piedi e appoggiando le
dita
sulle spalle del maggiore, cercando di mantenere l’equilibrio
e restare fermo
di fronte a lui. - Altrimenti perché avresti così
paura di me? Perché cerchi
sempre di frenare, di metterti in salvo e di creare una barriera?-
continuò
poi, sommergendolo di domande e incastrando i loro occhi. -
Perché tu hai
paura, Liam. E sai che potrei essere migliore di tutti gli altri, che
potrei
essere la tua persona, anche se completamente sbagliata, che riuscirei
a farti
stare così bene. E tu hai paura, pensi a quando tutto questo
sarà finito e al
fatto che ripenserai a me, ti renderai conto di quanto io sia stato
importante
e vorrai solamente riavvolgere tutto quanto e tornare a questo momento.
Perché
vorresti riascoltare per ore le mie parole, vorresti sentirmi ripetere
quanto
mi piaci e quanto vorrei stare con te.-
-
Non ti sto chiedendo una possibilità, dottorino.-
replicò nuovamente il più piccolo, premendo i
polpastrelli contro le clavicole
del castano, e aggiunse: - Ti sto dicendo che mi piaci e potresti
rimpiangere
la tua prossima mossa in un giorno vicino o lontano. Se non rischi,
come potrai
sapere se era la cosa giusta da fare? Può sembrarti
sbagliata ora, ma un domani
potresti renderti conto di aver avuto di fronte tutto quel che hai
sempre
desiderato.-
Liam
roteò gli occhi a quell’eccessiva arroganza,
arricciando la stoffa della maglia tra le dita, per non farlo
allontanare da
lui, e sbuffò un: - Sei troppo sicuro di te, questo
è l’atteggiamento che mi dà
ai nervi. Sei impulsivo, arrogante e insopportabile.-, bloccandosi nel
sentire
Aileen mormorare: - Possiamo tenere Zee? Lui ti rende felice.- e
restando senza
parole a fissare il ragazzino di fronte a lui. Avrebbe volentieri fatto
un
discorsetto con entrambi, perché sembrava che
improvvisamente si fossero
alleati per avere la meglio su di lui, ma inarcò
semplicemente un sopracciglio
all’espressione soddisfatta di Zayn e al suo: - Anche una
bambina si è accorta
dell’effetto che ho su di te.-
-
E io non ho nessun effetto su di te?- gli domandò
l’attimo dopo, ignorando la piccola e i suoi richiami per
mangiare quel che
aveva preparato, e grugnì nel ricevere in risposta
un’alzata di spalle e “Chissà
se lo scoprirai mai”. E l’avrebbe
sicuramente riempito di domande, se fosse stato solo,
l’avrebbe fatto parlare
con ogni mezzo a sua disposizione, pur di scoprire qualcosa di nuovo.
Tuttavia
non poteva stare in quella posizione per sempre, non quando Aileen
premeva per
sapere cosa ne pensasse delle sue creazioni, e fu costretto ad
arrendersi e
distogliere lo sguardo dal più piccolo, sedendosi di fronte
al piatto ricolmo
di cibo e prendendone un grosso boccone, deglutendo e rivolgendo un
sorriso
enorme alla bambina, assieme al “Sono
ottimi, Lyn. Dove nascondevi queste doti culinarie?”
e al successivo
spiegarle “Vuol dire che sei davvero
brava a cucinare, Lyn”.
L’ora
successiva la passarono tra le risate e le
battutine, Aileen che insisteva per tornare a scuola e Zayn che gli
pizzicava
il fianco ad ogni occasione buona, rischiando di fargli sputare il
caffè più di
una volta. E si era concluso tutto con la bambina seduta sulla propria
gamba,
con il piede del moretto contro il polpaccio e le sue dita a sfiorargli
il
braccio e il fianco, mentre si sporgeva di tanto in tanto per
sussurrargli
qualche parola sconosciuta contro l’orecchio. Ed ora si
trovavano di fronte alla
soglia dell’appartamento, Aileen stava seguendo il suo
cartone preferito alla
televisione, Liam teneva un braccio contro lo stipite della porta e
Zayn
restava in silenzio, lanciandogli qualche occhiata veloce e cercando
quasi la
forza di allontanarsi.
-
Io non stavo scherzando.- sussurrò il moretto,
infilando le mani nelle tasche dei jeans strappati, per poi aggiungere
con un
tono serio: - Mi hai detto che ti rendo felice, come nessuno aveva mai
fatto. E
mi piaci, mi piace Aileen, mi piace questa famiglia. Ho smesso di
scherzare con
te da quando ti ho visto con lei al parco. Ho cercato di starti
lontano, non
volevo rovinare una tua probabile famiglia o relazione, ma a starti
lontano..
continuavo a pensare a te, a quello che avrei potuto fare a queste
labbra o a
come sarebbe stato se tu mi avessi guardato in modo.. diverso,
sì. E poi son
sempre venuto da te, quando avevo bisogno di qualcuno venivo da te,
perché so
di potermi fidare, so che puoi proteggermi, so che non mi faresti del
male. In
questi giorni son stato così bene, Liam. Io con te sto bene,
persino mio padre
se n’è accorto.. e mia sorella, non fanno altro
che ripetermi stronzate
sull’essermi innamorato. Non ti sto chiedendo una
possibilità, perché non ho
nulla da provare, non devo dimostrarti nulla e non ho bisogno di essere
messo
alla prova. Io so quello che provo per te, so che tu ricambi e sei tu a
dover
uscire dalla tua corazza e accettarmi, accettare di tenere ad uno
stupido
ragazzino arrogante che non sopporti.-
-
Penso di aver detto tutto.- bisbigliò subito dopo,
facendo un passo indietro e mormorando: - Dovrei già essere
in quel posto
puzzolente e sporco.-, venendo fermato da una mano attorno al polso e
“Vuoi tornare stasera?”
Liam
stava tenendo gli occhi fissi sul suo viso,
mentre strofinava il pollice contro un tatuaggio a macchiargli la pelle
del
polso, e aveva annuito al suo chiedergli se fosse sicuro, specificando
con: -
Vorrei averti attorno per molto tempo. E poi te l’ho detto
che non mi piace
dormire senza di te, il letto è più freddo.-
-
Vuoi avere il letto caldo, per questo mi inviti
sempre qui.- ribatté il più piccolo, spingendo un
pugno contro il suo stomaco e
scoppiando a ridere nel trovarsi intrappolato tra le braccia del
castano,
premendo le labbra contro la sua clavicola ed ascoltandolo sussurrare:
- Anche
per i pancakes ho deciso di tenerti, non solo come stufetta.-, cercando
poi di
liberarsi ma restando sempre più incastrato contro il suo
corpo.
Liam
restò per qualche secondo in silenzio, quando
lo vide staccarsi con il viso dal proprio petto e chiedere: - Quindi
stanotte
vengo qui? Mi vuoi qui con te?-, per poi muovere la testa in un cenno
affermativo, risalire con le mani lungo la schiena e toccargli la pelle
da
sotto la maglia, obbligandolo a ridurre ulteriormente le distanze tra
loro e
poter così lasciargli più di un bacio lungo il
profilo del viso. E poi non
seppe mai dove trovò il coraggio di bisbigliare contro il
suo orecchio: - Poi
potremmo sempre divertirci.- con un tono di voce fin troppo seducente,
le mani
che aveva spostato sul suo fondoschiena e il suo respiro frettoloso
contro la
guancia, ma decise di non tirarsi indietro, di stringere la presa e
insistere
con: - Tu mi scaldi il letto e io in cambio potrei offrirti tutto quel
che
vuoi.-
Stava
muovendo le mani in un massaggio da quasi un
minuto, Zayn stava in silenzio con le braccia attorno al proprio collo
e non
sembrava intenzionato a parlare, per come gli era sembrato rilassato ad
un’occhiata frettolosa, costringendolo ad attirarlo
maggiormente contro di lui
e guardarlo come a chiedergli spiegazioni. La risposta del ragazzino fu
un
semplice scuotere le spalle, incidere i denti sul labbro inferiore e
passare le
dita tra i capelli corti alla base della nuca, per poi rivolgergli un
ghigno
malizioso e “Devo pensare a quel che
vorrei, la lista è molto lunga”.
- Vuoi che ti
aiuti a riflettere?- gli domandò subito dopo, vedendolo
inarcare un
sopracciglio con un’espressione curiosa, e
continuò a guardarlo negli occhi,
risalendo con le dita lungo la sua schiena, spingendo la fronte contro
la sua e
passando la lingua sulle proprie labbra, notando come i suoi occhi
avessero
seguito il movimento. - Ti elenco una serie di cose che vorrei farti e
tu
scegli quella che ti ispira di più.- spiegò con
semplicità, accorgendosi di star
entrando in un campo completamente sconosciuto. Si sentiva un
inesperto, un
ragazzino, a flirtare in quel modo con Zayn, che al contrario si era
acceso e
lo fissava con quella sua solita aria maliziosa, come se fosse a suo
agio e
pronto per attaccare, ma non riusciva nemmeno a dare un taglio a quel
loro
piccolo momento, si stava quasi divertendo. Anzi, era proprio quello
che stava
facendo. Sapere di avere un certo potere su quella conversazione, su
Zayn e
sulle sue reazioni, lo portavano a spingersi sempre più
oltre, ad osare e
aspettare il momento in cui il più piccolo si sarebbe
arreso. Gli provocava una
certa soddisfazione il vedere come quel ragazzino pompato se ne stesse
silenzioso ad ascoltarlo, come se fosse finalmente riuscito a domare
quell’insieme di arroganza e presunzione.
Stava
per riprendere il discorso, per elencare tutto
quel che aveva sempre desiderato fare a lui e al suo corpo, quando
sentì il suo
verso frustato e i suoi polpastrelli a premere contro la propria cute,
quel suo
avvolgersi ancora di più a lui e “Non
riesco a seguirti, Payne” che gli fecero aggrottare
la fronte in
un’espressione sorpresa e confusa, abbassando poi gli occhi
sul pollice che
aveva premuto contro il proprio labbro inferiore. Sarebbe scoppiato a
ridere
alla spiegazione che seguì a quel gesto - “Vedo
solamente queste labbra muoversi” -, se non fosse
stato così tremendamente
eccitato, a causa di quei suoi occhi scuri e piantati nei propri, a
quella
scintilla quasi selvaggia e a tutto quel che promettevano di fargli.
Non riuscì
nemmeno ad avere il tempo di registrare una qualsiasi informazione, che
si
trovò a una distanza minima dalla sua bocca, con le sue dita
a stringergli le
ciocche con eccessiva forza e il suo grugnire: - Ti vedo in ginocchio
davanti a
me, con le tue labbra attorno al mio cazzo e tu che ti lasci fottere la
bocca
da me.-
-
E solo il pensiero che presto avrò queste labbra,
come ho desiderato per settimane, mi fa eccitare ed andare in fissa su
di te e
perdermi tra le mie fantasie.- continuò a spiegargli lui,
lasciandolo a
boccheggiare per qualche secondo, quelle dita gli stavano quasi
strappando i
capelli dalla cute, con le guance in fiamme e il respiro corto. - Ma
non voglio
che tu lo faccia per ricambiare un favore, io voglio vederti
desiderarlo. Voglio
vederti mentre mi supplichi, mentre muori dalla voglia di farti
distruggere e
voglio che sia una tua volontà il sottometterti a me in quel
modo.- lo sentì
concludere, sospirando di sollievo al suo allentare la presa tra le
ciocche e
lasciarlo libero di muovere il viso, di passare una mano tra i capelli
con una
smorfia.
Non
rispose immediatamente a quel che tacitamente
gli aveva chiesto, a quel “Quando ti
sottometterai a me?” che era intrinseco in tutto
quel suo discorso, perché
non voleva mostrargli quanto la voce sarebbe stata roca per il
desiderio,
quanto il proprio membro stesse iniziando a prendere forma nei boxer e
quanta
buona volontà stesse mettendo per frenare gli istinti e non
spingerlo contro il
muro, toccandolo ovunque fino ad essere completamente soddisfatto. Fu
quindi
una scelta necessaria quell’inclinare il viso e premere le
labbra contro il suo
collo, in quel caso avrebbe evitato il contatto con i suoi occhi e con
quello
che gli stava gridando, lasciando poi che la propria lingua passasse
contro la
sua pelle, a lenire quasi il passaggio dei denti e come li incideva per
lasciargli un segno. Non aveva però calcolato quanto tutto
quello gli creasse
dipendenza, trovandosi l’attimo dopo a bloccarlo contro lo
stipite della porta
e continuare con tutte quelle attenzioni, mentre sentiva i gemiti del
più
piccolo contro l’orecchio e le sue dita tra i capelli, dietro
la nuca e contro
le spalle.
-
Penso di averti trattenuto oltre, farai tardi a
lavoro.- bisbigliò in un momento di lucidità,
risalendo con le labbra fino al
suo mento, e scoppiò a ridere al suo sbuffare e ribadire: -
Anche tu stai
facendo tardi, Payne. E sì, mi stai trattenendo.- dandogli
un piccolo morso
contro la spalla e ascoltando con delizio il suo versetto sorpreso
unito al
gemito. - Stai cercando di corrompere un bravo ragazzo, sai?-
continuò il più
piccolo con un tono divertito, sbattendo appena le ciglia e assumendo
un’espressione quasi innocente.
-
Sono proprio cattivo.- sussurrò, portando avanti
quella piccola scenetta, e lo vide muovere il capo con decisione,
premere
l’indice contro il proprio naso e “Però
potrei perdonarti con un bacio del buongiorno”, che
lo fece sorridere come
un perfetto idiota e mormorare: - Un mio bacio vale così
tanto?- a cui l’altro
rispose con un ennesimo cenno del capo e la spiegazione che “non tutti i baci e non per tutte le persone,
i tuoi baci sono speciali solo per me”.
-
Solo per te.- ripeté con un sorriso felice,
tenendo un braccio attorno alla sua vita e una mano ad accarezzargli
una
guancia. - Quindi con un bacio renderei la tua giornata perfetta?-
chiese con
una curiosità nella voce, mordicchiandosi il labbro a quel
suo annuire con fare
improvvisamente timido, e ridusse le distanze tra i loro visi, fino a
sfiorare
la sua bocca con la propria. - Non pensavo di avere così
tanto potere con un
bacio.- bisbigliò appena, non resistendo ulteriormente a
quel suo sporgersi per
cercarlo, e restò con un braccio attorno a lui e le dita a
sfiorargli gli
zigomi, lasciandosi vincere da tutta la dolcezza di quel contatto.
Il
fatto che Zayn lo stesse baciando con così tanta
delicatezza, mentre teneva le dita tra i propri capelli e contro il
proprio
addome, lo lasciava senza parole, con il cuore che batteva velocemente
nella
cassa toracica e, inutile negarlo ulteriormente, le tipiche farfalle
nello
stomaco. Era qualcosa di intimo, un bacio che nascondeva significati
importanti, come non ne aveva mai dati o ricevuti in vita sua, e forse
aveva
ragione quando gli spiegava che sarebbe stato completamente diverso
dagli altri,
che - nonostante tutta quella facciata arrogante e
quell’odiare determinati
comportamenti - potevano funzionare assieme, anche piuttosto bene. Ed
era
evidente da come si sentiva così stupidamente felice
all’averlo contro, al suo
“Non vedo l’ora di stasera”
e a come
gli sorrideva, con quegli occhi luminosi e tutto il suo viso che
sembrava
splendere per tutto l’affetto che provava per lui. O forse
era amore, poteva
definirlo in quel modo? Era uno sguardo che non aveva mai visto sul
viso dei
precedenti ragazzi, nemmeno su Kaylyn. Era qualcosa che andava ben
oltre ed era
per lui, non per una qualsiasi altra persona. Zayn stava sorridendo in
quel
modo a lui, Zayn stava guardando lui e stava dicendo di tenere a lui.
-
Ci vediamo stasera, non farmi aspettare.-
sussurrò, torturandosi l’interno delle guance con
i denti, e spostò entrambi i
palmi sul suo viso, per poterlo baciare meglio e premere la lingua
contro la
sua, staccandosi ad uno schiarimento di voce e sbiancando
nell’incrociare gli
occhi della vicina ferma sulle scale. Annuì lentamente al
“Sarà meglio che vada”
del più piccolo, sentendo la guancia bruciare
per il contatto delle sue labbra, e lo osservò mentre
rivolgeva un cenno alla
signora anziana e riprendeva la discesa lungo la scalinata e fuori dal
condominio.
Non
poteva concludersi peggio di così quell’inizio
di mattinata, un attimo prima gli sembrava di toccare il cielo con un
dito e
ora si sentiva soffocare per tutta quell’ansia, per i
“Sei sicuro di stare bene?”
o “Non
voglio vederti mai più in questa casa”
che gli risuonavano nella testa,
riportandogli alla memoria le parole esatte utilizzate dai genitori per
cercare
di fargli cambiare idea, tentativo inutile e che portò al
successivo preparare
le valige e trovarsi sbattuto fuori di casa. Ed ora, dopo quasi otto
anni,
sentiva quanto fosse incredibilmente stanco di dover spiegare da cosa
fosse o
non fosse attratto, di dover dare continue spiegazioni e sentirsi
ripetere che
gli sbagli erano solo i suoi, che era lui il diverso, era lui lo
sbaglio.
-
Non voglio sentire una sola parola.- sibilò,
tenendo la schiena dritta e vedendola salire i pochi gradini che li
separavano.
- Soprattutto che riguardi Aileen, il fatto che devo pensare a lei e
che devo
darle una famiglia. Perché io penso a lei, penso ogni
fottuto secondo a quella
bambina e ci tengo, sono un completo disastro ma mi sto impegnando. Ma
devo
pensare anche a me, a quel che fa stare bene me, e Zayn mi fa stare
bene. Io
con lui sono felice e Lyn.. se io sto bene, lei è felice.
Non m’importa di ciò
che pensano gli altri, se lei è come loro o se pensa cose
peggiori. Io sto
bene, non sono mai stato così bene. E so che ci sono un
milione di motivi
perché questa cosa sia sbagliata, ma sono felice. Sono
felice con lui, Aileen è
felice con lui e io non sono tenuto a dare spiegazioni. Zayn
è il mio.. è
qualcosa, non mi fermerò dallo scoprire
cos’è per me. Soprattutto non per colpa
di bigotti dai mille giudizi.-
Il
silenzio che seguì a quelle parole gli ricordò
l’attesa prima di un esame, tutta quella tensione sulle
spalle e la paura di
essere rifiutato, di essere additato nuovamente, di dover sopportare
ancora una
volta quei “Sei troppo diverso per
stare
con noi”. Non avrebbe mai smesso di vedere Zayn, di
continuare quel loro
rapporto, ma il giudizio di quella donna era in quel momento simile a
quello di
una madre. Essere rifiutato per la seconda volta non sarebbe stato
piacevole,
nonostante si ripetesse che del suo giudizio non se ne sarebbe fatto
nulla.
Sapeva che, ad una sua parola negativa, si sarebbe ricordato di tutta
quella
giornata orrenda, dello sguardo di sua madre, del disgusto di suo padre
e della
pietà negli occhi del fratello.
-
Devo dirti solamente una cosa.- ruppe il silenzio
lei, tenendo quell’espressione severa in viso che lo stava
facendo sentire
sotto esame. - Se ti fa stare bene, come può essere
sbagliato?- concluse con
quella domanda, facendolo sospirare di sollievo e “Per troppi motivi, ma voglio provarci in ogni caso”,
a cui la donna
rispose con un semplice cenno, per poi mormorare: - Ero solamente
passata per
chiederti come stesse Aileen, se avessi bisogno di una mano. Non
pensavo di
trovarmi davanti il tuo fidanzatino.-
-
Non è il mio..- si oppose immediatamente, per poi
sbuffare all’occhiata divertita della signora Hall e
incrociare le braccia al
petto con le labbra arricciate in una smorfia. - Oh, pensa quel che
vuoi!-
grugnì infine, facendo spallucce e entrando nuovamente
nell’appartamento,
seguito da quella che ridacchiava e “Non
pensavo di essere viva per vederti finalmente con qualcuno”.
Ignorò
quella frecciatina mirata, preferendo
dirigersi verso la camera e vestirsi nel minor tempo possibile, per poi
tornare
in salotto e trovare la bambina intenta a disegnare con un sorriso
tutto
felice, mentre raccontava di quanto si fosse divertita con Zayn a
preparare i
pancakes. Si avvicinò quindi a lei, appoggiando una mano
contro la sua nuca, e
premette le labbra tra i suoi capelli, mormorando: - Devo andare a
lavoro,
resterà qui lei con te. Non farla arrabbiare, che poi mi
racconterà tutto. Non
è così?-
-
Tu pensa a lavorare, noi ci divertiremo.- ribatté
la donna, rivolgendo un sorriso alla bambina che si era messa a ridere
ed
annuiva, ripetendo: - Io e la nonna ci divertiamo, poi prendiamo anche
Bail.-
Fu
il “Se Zee
rimaneva, ci divertivamo ancora di più”
a lasciarlo qualche secondo senza
parole, spostando di riflesso gli occhi sulla vicina di casa, che li
scrutava
in silenzio e con fare indagatore, e solo dopo almeno due minuti scosse
il capo
e si piegò sulle ginocchia per stare di fianco alla bambina
ed alla sua
altezza, spiegando che “Zee torna
stasera, lui è grande e doveva lavorare”.
Annuì alla sua occhiata,
confermandole che sarebbe tornato molto presto con loro, e
passò le dita tra i
suoi capelli, sussurrando: - Fai la brava, piccola. Ci vediamo questa
sera e
potrai scegliere il cartone che preferisci.-
-
Lo vedremo con Zee?-
Spostò
velocemente lo sguardo dalla bambina alla
signora anziana, che sembrava così interessata a quel loro
scambio di
informazioni, e mosse il capo in un cenno affermativo, vedendo la
bambina
tornare al disegno con un sorriso luminoso. E il fatto che stesse
disegnando
lei e il moretto per mano gli provocava una stretta nel petto, fino a
lasciarlo
quasi senza fiato. E certo che era terrorizzato, che aveva paura, come
poteva
non esserlo? Aileen aveva già incluso Zayn nella famiglia,
lui stesso non
riusciva a vedere un’altra persona al loro fianco e poteva
solamente sperare di
non vedere tutto rovinarsi sotto le proprie mani.
-
Mi piacerebbe conoscere questo Zayn.- sentì dire
dalla signora Hall, portandolo fuori da tutti quei pensieri senza senso
e
facendolo deglutire in ansia. - Insomma, sono quasi una figura materna
per te.
Ti ho accolto come un figlio. Mi sembra corretto che presenti questo
giovanotto
a me, per avere la mia completa approvazione.-
-
Io.. io non credo sia..- stava cercando di
spiegare, le guance in fiamme per l’imbarazzo e la voglia di
sprofondare sotto
metri di terreno. - Ho ventisei anni e..- ma venne brutalmente
interrotto dalla
bambina e dal suo “Sì,
nonna!
Organizziamo una cena di famiglia. Invitiamo anche Haz? Lui
è il mio fidanzato”.
-
È troppo presto per avere un fidanzato.- borbottò
a quel punto, schioccando la lingua contro il palato e sbuffando al
“Tuo zio è solamente
geloso” di quella
donna che sembrava sapere sempre tutto. E poi non seppe più
cosa rispondere al
suo “Allora è deciso.
Domenica questa
venite a pranzo con Zayn. Non accetto una risposta negativa”,
borbottando
qualche insulto sottovoce e correndo fuori di casa, sia per il ritardo
che per
evitare ulteriori domande e momenti imbarazzanti.
Angolo
Shine:
Ho
avuto problemi settimana scorsa, perché mi
mancava metà capitolo ed ero impegnata con le valige, e ora
son tornata con
tutto questo. Liam continua a farsi le sue paranoie - o non sarebbe lui
-,
Aileen è sempre adorabile e Zayn è
così innamorato che mi fa sciogliere. Poi
penso arriverà lo scontro Zayn / Harry a breve, questione di
qualche capitolo,
Jade non è scomparsa e sono ancora super indecisa per il
Larry.
Spero
di non fare ulteriori ritardi, nel caso ci
fossero è perché sto scrivendo una one - shot per
natale (Non so se ci sei
ancora Icia, ma finalmente ci sto arrivando a concluderla) e dovrei
rileggere
tutto Car wash per poter iniziare la stesura della nuova parte (che
conto di
pubblicare per GENNAIO).
Non
penso di aver altro da aggiungere, a venerdì
prossimo!
|
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Capitolo 17 *** Sedicesimo capitolo ***
You're my end and my beginning
« Cause all of me
Loves
all of you
Love
your curves and all your edges
All
your perfect imperfections
Give
your all to me
I'll
give my all to you. »
Sedicesimo
capitolo:
Liam
non era stato molto presente per il resto della
giornata, svolgeva il suo lavoro con la mente persa tra quel che era
successo
in quei giorni. Partendo da Zayn, dal loro aver consumato un rapporto,
alla
confessione del più piccolo e a quel che era accaduto la
mattina dopo, alla vicina
che li aveva invitati a pranzo e li considerava una coppia. Non sapeva
se
esserne felice o aver ancora più paura. Si sentiva un
bambino fin troppo
timoroso, ma i suoi comportamenti - la sua ritrosia - era sicuramente
dovuta a
quel muro che l’aveva protetto, che stava ancora in piedi in
qualche modo.
Solo
verso metà pomeriggio si decise a mettere da
parte le preoccupazioni e le paure - che
sarebbe potuto succedere quella domenica di così tanto grave?
-,
riprendendo a fare battutine ai bambini per poter ottenere delle risate
e non
dei pianti isterici, evitando così di avere un successivo
mal di testa. Ma,
quel che lo lasciò confuso, fu l’arrivo di Jade
nello studio, nessun bambino
per mano e un sorriso accattivante, mentre chiudeva la porta alle sue
spalle e
si avvicinava a lui. Si trattava di una semplice visita di cortesia,
aveva
giurato con le braccia sollevate, per poi invitarlo ad uscire, le
guance le si
erano fatte rosse e gli occhi guizzavano per la stanza, e fargli il
nome di un
ristorante di cui aveva sentito parlare e che voleva provare.
-
Non.. non penso di essere libero.- inventò una
scusa su due piedi, senza nemmeno specificare il motivo per cui fosse
impegnato, e si passò una mano tra i capelli, sospirando e
dicendo velocemente:
- Aileen ha avuto la febbre in questi giorni e non voglio lasciarla da
sola.-,
vedendola annuire con una smorfia e: - Prima devi fare il
papà, giustamente.-
Solo
dopo qualche minuto si ricordò del non averla
informata della verità sul loro conto, solo Zayn sapeva
tutto sul rapporto tra
lui ed Aileen, infilò le mani nel camice bianco, decidendo
di mordersi le
labbra a sangue pur di non rivelare nulla, e incassò la
testa tra le spalle,
sussurrando: - Mi dispiace, non vorrei peggiorasse.-
Non
era riuscito ad allontanarsi a quel suo
improvviso ridurre le distanze, deglutendo con fare nervoso per la sua
mano sul
braccio e le sue labbra così vicine, e puntò
immediatamente gli occhi sulla
porta, vedendo Louis con una postura rigida e “Poiché
lei non è una paziente, sarei davvero felice se decidesse di
levarsi dalle palle”.
-
Scusalo è.. è un po’..-
tentò di spiegare quella
maleducazioni del ragazzo, lanciandogli un’occhiata
ammonitrice, ma lo sentì
sibilare: - C’è gente che cerca di lavorare, altri
stanno aspettando che la
gentile donzella se ne vada dai coglioni e io avevo detto che non
poteva venire
qui. Solamente perché sono più piccolo non vuol
dire che può fare di testa
sua.-
Rivolse
un sorriso di scuse alla ragazza, che era
rimasta senza parole e spostava lo sguardo da uno all’altro,
per seguirla poi
mentre s’incamminava fuori dallo studio, dopo avergli rivolto
un saluto veloce
e “Questo mondo è pieno
di gente strana”.
Solo quando fu sicuro nessuno potessi sentirli, si voltò
verso di lui e
borbottò: - Ti sembra il caso? Potevi lasciar fare a me.-
-
Lasciar fare a te cosa?- si gonfiò improvvisamente
il più piccolo, puntandogli un dito contro e sfogandosi con:
- Quella stava
flirtando con te, stava per.. baciarti. E io dovevo lasciarti fare? Non
ti
permetterò di rovinare Zayn. È il mio migliore
amico e, se lo stai prendendo
per il culo, io te la faccio pagare. E sì, ti sto
minacciando. Stai attento a
quel che fai, Payne. Ci metterò meno di due secondi a farti
fuori, se fai a
pezzi il cuore del mio migliore amico.- Non ebbe nemmeno il tempo di
rispondergli, di chiedergli che significassero quell’insieme
di frasi ed
accuse, che sentì la porta sbattere e si trovò
nuovamente solo nella stanza.
Cercò
di nascondere la delusione quando, dopo aver
concluso quella giornata, non trovò Zayn ad aspettarlo. Era
diventata quasi
un’abitudine uscire dallo studio e trovare quel ragazzino, ma
evitò di pensarci
troppo, concentrato com’era ad accelerare il passo e
lasciarsi alle spalle
l’altro suo incubo, che lo seguiva come un’ombra e
“Guarda che sono serio!”.
Fu solo quando raggiunse il sottopassaggio
della metropolitana, che si stancò di scappare da lui,
voltandosi per
affrontarlo e borbottando: - Cosa vuoi da me? Sono cose tra me e Zayn,
tu non
devi intrometterti.-
-
Io mi intrometto, se tu spezzi il cuore del mio
amico e lo illudi.- s’intestardì quello, parandosi
di fronte a lui e premendo i
palmi sul petto del maggiore, continuando poi in un sibilo: - Chi era
quella?
La tua ragazza? La mamma di Aileen? Zayn non è il tuo
giocattolino, non puoi
usarlo a tuo piacimento per provare cose nuove.-
-
Era una mia amica, Jade.- rispose semplicemente,
avendone fin sopra la testa di Louis e delle sue insistenze. - Non ho
mai usato
Zayn, non sto provando cose nuove.- imitò le sue parole con
un tono acido nella
voce, spingendolo via per poter fare i gradini e salire sulla metro,
tornare a
casa e aspettare Zayn, se si fosse presentato. - Abbiamo già
parlato io e lui,
non sono cose che ti riguardano.-
-
Stai attento, Payne. Se viene da me a piangere, a
lamentarsi e a dirmi che avevo ragione sul non fidarsi di te potrai
considerarti morto.- stabilì quello ancora una volta,
facendogli aggrottare la
fronte e chiedere: - Gli hai detto di non fidarsi di me?-, per poi
scuotere il
capo, come se non gli importasse davvero di quella risposta, e fargli
un cenno
veloce, superandolo e lasciandolo solo con quel dito sollevato.
Nonostante
tutto i pensieri continuavano a gravitare
attorno a quel punto, aumentando in lui le paranoie. Davvero Louis
aveva detto
a Zayn di non fidarsi? L’aveva messo in guardia su di lui? E
Zayn era andato a
chiedere consigli a Louis? Quindi persino Zayn aveva paura di un finale
tragico
in quel loro strano rapporto. E forse era proprio quello il motivo per
cui non
si fosse fatto trovare fuori dallo studio, forse si era pentito di
tutto e
Louis l’aveva informato di Jade, del fatto che probabilmente
lo stava prendendo
in giro e non era serio. E lui era serio, non era mai stato tanto preso
da un
ragazzo in vita sua, ma non credeva di essere ancora pronto ad aprirsi
completamente, a dirgli di provare ben oltre l’affetto per
lui. Che sarebbe
successo? L’avrebbe spaventato, fatto scappare e poi? Sarebbe
stato solo, con i
ricordi e i rimpianti, il pensiero di quel che sarebbe potuto essere
tra loro,
di quel che si era rovinato.
Scosse
la testa, appoggiando i gomiti sulle cosce, e
infilò le dita tra i capelli, premendo i polpastrelli contro
la cute per cercare
di calmarsi e non lasciarsi vincere da tutte quelle paranoie. Zayn
aveva
ragione quando diceva che l’unico problema era lui, che era
solo lui a
frenarsi, e che doveva semplicemente ammettere di tenerci. Certo,
voleva vedere
fin dove potevano arrivare, ma c’era sempre una forza dentro
di lui a metterlo
in guardia, a ripetergli che non era compresa una durata e si sarebbe
rovinato.
Lui doveva fidarsi di Zayn, perché gli aveva spiegato
chiaramente quanto
tenesse a lui, a loro.
Era
sceso alla solita fermata, camminando con la
testa piena di quei ragionamenti, e si trovò in poco tempo
di fronte
all’edificio colorato, salendo le scale e maneggiando le
chiavi per far
scattare la serratura, facendo sentire la sua presenza con un
“Sono a casa”
detto con un tono più o
meno alto.
Aveva
poggiato le chiavi sul mobile accanto
all’entrata, guardando con fare incuriosito il sorrisino
divertito della donna
anziana, come lo raggiungeva e si copriva la risata con una mano, per
poi
arrossire completamente sulle guance al “Quel
ragazzo è speciale, Liam” e per quelle
voci in lontananza, per la risata di
Aileen e “Dimmene ancora una, Zee”.
Sospirò di sollievo, quando si accorse di essersi perso in
paranoie stupide
mentre Zayn si trovava a casa sua, per poi puntare
l’attenzione su Amber e sul
suo sorriso orgoglioso, su come gli scompigliava i capelli e stringeva
le dita
sulle proprie guance, ammonendolo di “Non
perderlo, tienilo stretto”, a cui rispose con un
cenno e “Non è mia
intenzione farlo scappare”. Si
lasciò baciare entrambe le guance, salutandola e ripetendole
che ci sarebbero
stati quella domenica, che avrebbero portato Zayn e sarebbero stati
assieme
tutto il pomeriggio, per poi chiudere la porta e raggiungere i due in
salotto,
sprofondando nello spazio libero del divano e lasciando che il proprio
viso si
poggiasse contro la spalla del minore. L’aveva sentito
irrigidirsi
improvvisamente, ma aveva deciso di ignorare quel segnale e
concentrarsi sulla
bambina e il suo descrivere quel che avevano fatto assieme, come quel
ragazzino
si fosse presentato un’ora prima del suo arrivo e
l’avesse poi aiutata a
colorare.
-
Ti sei divertita con Zee, eh?- le domandò con un
sorriso felice, vedendola annuire tutta euforica e mostrargli il
disegno su cui
avevano lavorato, per poi indicargli la televisione e “Ora guardiamo il film? Me l’hai promesso,
Lili”. - Certo che
guardiamo il film, scegli il tuo preferito. Se a Zayn non dispiace.- le
rispose, lanciando una veloce occhiata al moretto che sembrava perso in
un
mondo fin troppo distante, scuotendosi improvvisamente e bofonchiando
di essere
completamente d’accordo con qualsiasi scelta della piccola.
Era così ovvio ci
fosse qualcosa di sbagliato in quel momento, ma resistette
all’impulso di fare
domande, aspettando che Aileen scegliesse il film e lo facesse partire,
per poi
appoggiare il braccio sullo schienale del divano e premere la mano
contro la
spalla di Zayn, attirandolo contro il proprio corpo e bisbigliando
contro il
suo orecchio: - Se c’è qualcosa che non va puoi
dirmelo.-
Osservò
con una certa soddisfazione quel suo
rabbrividire ed arrossire, ma aggrottò la fronte al
successivo allontanarsi da
lui e “Ne parliamo dopo, ora non
possiamo”,
insistendo di rimando sul perché si stesse comportando in
quel modo, sul
potergli dire tutto e sul non tenerlo all’oscuro di quel che
aveva l’aria di
essere importante. Sentì qualcosa sprofondare nel petto
all’incrociare i suoi
occhi freddi e “Ho detto che ne
parliamo
dopo”, obbligandolo a chiudersi a riccio,
allontanarsi impercettibilmente
da lui e spostare il braccio dalle sue spalle, tenendo le mani sotto le
cosce
per non farsi vincere dalla voglia di toccarlo.
Fu
un vero e proprio supplizio concentrarsi sul film
- non sapeva nemmeno cosa stava
effettivamente guardando - e non sulle risate di Zayn e
Aileen, su quel
loro interagire e dargli una chiara visione di quel futuro che stava
desiderando con ogni fibra del corpo e della mente. Non poteva essere
così
difficile tenerlo con loro, soprattutto se era una cosa voluta da tutti
e tre.
Doveva accettarlo e smetterla di nascondersi dietro quelle paure, o
avrebbe
rischiato di perdere entrambi. Si sentiva ad un passo
dall’esplodere, perché i
movimenti di Zayn erano tutti un cercare di allontanarsi dal contatto
con lui,
di mettere tra loro una barriera e ignorare allo stesso tempo che fosse
cambiato qualcosa. Più passava il tempo, più si
rendeva conto di non volerlo
perdere, di non riuscire a vederlo andare via e lasciarli soli. Non
solo per
Aileen, per il fatto che si sera legata a lui, ma per lui,
perché era così
assuefatto alla sua presenza da non poterne fare a meno,
così preso da lui e da
ogni suo piccolo gesto. Non poteva permettere che il giudizio di Louis
o quella
paura, lo facesse allontanare da lui; doveva solo combattere e
mostrargli
quanto fosse serio con lui, quanto fosse importante la sua sola
presenza. Sì,
ma come? Confessargli di essere forse
innamorato di lui? Che lo immaginava al suo fianco per un tempo
indefinito? Che
non voleva lasciargli vivere l’adolescenza ma, al contrario,
legarlo a lui in
una relazione duratura?
Lasciò
che fosse Zayn a portare Aileen in camera,
non si era nemmeno accorto del suo essersi addormentata in braccio al
moro, e
mangiucchiò le unghie, non sapendo come scaricare il
nervosismo improvviso, per
poi sollevarsi con uno scatto al ritorno del più piccolo,
osservandolo mentre
indossava la giacca di pelle e “Ci
vediamo, Payne”.
-
Come?- domandò con un’espressione di pura sorpresa
in viso, stringendo le dita attorno al suo polso per bloccarlo. - Che
stai
dicendo? Dove stai andando? Di cosa dovevi parlarmi? Cosa succede?- lo
tempestò
preso dall’ansia di vederlo sparire oltre quella porta,
rafforzando la stretta
ai suoi strattoni e sbarrando gli occhi al suo sibilare: - Vai a
chiederlo alla
tua ragazza.-
Aveva
subito lasciato la presa, sentendo come quel
contatto tra loro fosse diventato improvvisamente soffocante, e si
lasciò
spingere dai suoi palmi contro il petto, ascoltando i “Sei solo un bastardo”,
“Louis
aveva ragione”, “Maledetto
il giorno
in cui mi son fatto vincere dalla tua faccia da cucciolo”
e cadendo sul
divano ad un movimento più brusco dei precedenti, riuscendo
ad afferrare il suo
braccio e portarselo dietro nella caduta. Dopodiché fu una
lotta tra il tenerlo
fermo, sentirlo agitarsi per poter correre via, ignorare le parole
velenose e i
suoi occhi lucidi, cercando di trovare le parole giuste per calmarlo.
Ad ogni
schiudere le labbra per ripetere il discorso nella testa, Zayn
esplodeva con i
soliti insulti e “Ti senti libero,
Payne?
Ti senti libero con me, solo perché puoi star lontano dalla
tua ragazza
perfettina”, rendendo nullo ogni tentativo di farlo
ragionare e spiegare
che aveva sbagliato tutto, che non era da lui, che non sarebbe mai
riuscito a
fare una cosa simile a nessuno, tantomeno alla persona per cui aveva
quel tipo
di interesse.
-
Devi calmarti, Zayn!- esclamò dopo dieci minuti di
insulti vari e colpi contro l’addome, spostando i palmi a
stringergli il viso e
mugolando di dolore nel sentire le sue dita tra le ciocche, a tirare
fino a
fargli male per il gusto sadico di vederlo soffrire. - Non
c’è niente tra me e
Jade, niente. È una mia amica e.. e siamo usciti.. siamo
usciti assieme qualche
volta. Louis è un coglione e mi piaci tu, nessun altro.
Voglio te, Zay.
Credimi.- riuscì a dire, strizzando gli occhi ad ogni
strattone più forte, e
sospirò di sollievo nel sentirlo cessare ogni resistenza,
sollevando una
palpebra e vedendolo mettersi seduto con un’espressione seria
e corrucciata.
-
Voglio solo te, piccolo.- bisbigliò con le guance
in fiamme, sentendo il suo grugnito e “Ti
odio, Payne. Guarda come mi stai riducendo, non riesco nemmeno ad
avercela con
te”. Si sollevò con il busto, avvolgendo
le braccia attorno alla sua vita -
no, non poteva rischiare di vederlo scappare via -, e
allargò lo spazio tra le
gambe per poterlo far stare più comodo, premendo le labbra
contro la sua fronte
e sussurrando: - Non andare via.-
Restarono
in quella posizione per un tempo senza
fine, lui con le labbra ferme in quel punto e Zayn che non accennava a
muovere
nemmeno un dito, e solo dopo fin troppi battiti frenetici del cuore
sentì le
dita del più piccolo risalire lungo i fianchi e stringersi
alla camicia che
indossava. Non era riuscito a trattenere il sospiro di sollievo,
vedendo quel
gesto come un silenzioso perdono, e rafforzò la presa,
spostando le labbra tra
i suoi capelli scuri.
-
Sei.. questa cosa tra noi è importante per me. Tu
lo sei.- si decise a parlare, sentendo come le dita tirassero il
tessuto per
invitarlo a continuare. - Non riesco a tenere la mente lontana da te,
dal fatto
che potresti sparire e non voglio. Come farei a riprendere la mia vita
di
prima? Mi sembra qualcosa di orrendo. E forse mi stai insegnando ad
andare
avanti, a superare il mio passato, ma mi stai anche creando dipendenza.
Mi
liberi di un peso, però tu me ne offri uno nuovo e
più difficile. Se decidessi
di andare via ora, io ne morirei. Non voglio che la mia vita dipenda da
un’altra persona, Zayn. Non voglio stare ancora una volta
così male. Non voglio
perderti e perdere me stesso.-
Era
riuscito a trattenere le lacrime, nonostante la
voce roca e il groppo alla gola, mentre affrontava lo sguardo del
più piccolo e
cercava di spiegargli tutto quello che gli stava incasinando la testa.
Zayn
l’aveva invitato ad aprirsi, ma aveva il terrore di poterlo
allontanare a
quelle parole, di fargli intendere cose completamente sbagliate. Non si
sentiva
bravo con i discorsi, con lo spiegare i sentimenti e
quant’altro, anzi era un
incapace e usava termini sbagliati. Ed era ovvio come Zayn avesse
frainteso
tutto il senso di quella confessione, per come si era fatto scuro in
viso e
aveva interrotto il movimento delle dita, obbligandolo a mugugnare un
frettoloso “Non importa, dimentica
tutto”.
Aveva
abbassato il viso a quel punto, perché l’idea
di lasciarsi studiare da lui non gli piaceva, e si era stretto nelle
spalle ai
suoi richiami, per arricciare poi le labbra in una smorfia al pugno
contro il
braccio e “Ho capito, idiota”.
Solo
dopo qualche altro minuto si era deciso a sollevare lo sguardo,
ringraziando
mentalmente Zayn per lasciargli tutto il tempo a disposizione, e lo
osservò con
la fronte corrugata, come a chiedergli conferme ulteriori, vedendo il
suo cenno
del capo e “Avevo solo bisogno di
codificare tutto, parli in modo strano”. Gli
rivolse un sorriso timido e
imbarazzato, tenendo il labbro inferiore stretto tra i denti per non
fiatare
mentre lui continuava con: - Tu però devi fidarti di me,
Lee. Io ti prometto
che non andrò via, che potrai afferrare la mia mano quando
ti sentirai cadere e
sarò al tuo fianco. È un po’ come se
dovessi imparare a camminare di nuovo, o
ad andare in bici. Devi imparare ad essere forte per te e ti
darò volentieri
una mano, togliendoti anche questa fissa della dipendenza.-
-
Non è una fissa.- si lamentò il castano,
sporgendo
le labbra in un broncio e ottenendo solamente delle risate, un bacio a
fior di
labbra e “Sarò sempre al
tuo fianco”,
che lo fece arrossire e distogliere lo sguardo per qualche secondo. -
Odio
tutto questo.- si lamentò subito dopo, ricevendo un pugno
contro lo stomaco e
un invito a parlare. - Che sono sempre io a piangere tra le tue
braccia, mai il
contrario. Mi sento uno stupido a farmi consolare da un ragazzo
più piccolo di
me.- borbottò con una smorfia, roteando gli occhi al suo
commentino su quanto
fosse un sintomo del voler essere accudito e “Vuoi
stare sotto di me”.
-
Vorrei solo dirti che è un bene il piangere.-
richiamò l’attenzione il sussurro serio del
moretto e il suo fare spallucce con
fare vago, quel premere i pollici sulle sue guance, per cancellargli le
poche
lacrime che non era riuscito a trattenere, e infine: - Altrimenti poi
ti riduci
come me, non riesci a dormire e pensi a quanto hai paura di perdere una
persona
importante, al fatto che potresti non essere così forte per
aiutarla. Non
sentirti uno stupido e non smettere di piangere. I buoni piangono
sempre.-
Strizzò
gli occhi, quando sentì le sue labbra
posarsi sulle palpebre, e, non appena li riaprì, lo
trovò a quella distanza
ravvicinata, a rendere evidenti le pagliuzze verdastre nei suoi occhi,
deglutendo e chiedendo in un sussurro: - Come fai a dirlo? E quindi tu
sei
cattivo?-
-
Sono cattivo, sì.- ridacchiò Zayn, rivolgendosi a
lui come ad un bambino, prendendogli il viso tra le dita e lasciandogli
un
bacio sulla punta del naso. - Odio vederti triste, sembri un cucciolo
abbandonato.- aggiunse con una smorfia sulle labbra, spostando una mano
tra i
suoi capelli per massaggiargli la cute. - Stiamo qui ancora un
po’?- gli
domandò l’attimo dopo, ottenendo un semplice cenno
d’assenso da parte di Liam.
E
i loro cuori avevano iniziato a battere
all’unisono, nel momento in cui Zayn aveva iniziato a
tracciare delle lettere
sulla schiena del maggiore, sfiorandogli il tessuto e stando attento a
rendere
chiaramente interpretabile il tutto. Il fatto che avesse dovuto
mordersi le
labbra, per tenersi dentro delle parole o un “Anch’io”,
doveva significare sicuramente qualcosa; ma, per il
momento, si accontentava di tenerlo tra le braccia e premere tutto il
viso tra
i suoi capelli, respirando il suo profumo e perdendosi ancora una volta
in lui.
I
giorni erano passati molto velocemente, Zayn non
si era più fermato a dormire da loro per via del padre fin
troppo curioso, ma
erano riusciti a vedersi ogni mattina e ogni sera fuori dallo studio,
lasciando
che Louis sparisse per potersi baciare e ripetersi quanto fosse stata
dura la
giornata a stare divisi. Liam era riuscito persino ad informarlo del
pranzo con
la vicina per quella domenica, mentre il più piccolo teneva
le labbra contro il
collo a lasciargli segni più o meno evidenti.
Quella
domenica mattina si era svegliato con una
strana agitazione nel petto, forse a causa del ricordo
dell’indecisione del più
piccolo ad accettare i progetti per quella giornata, e si era fatto una
doccia
calda, rilassando tutti i muscoli per prepararsi alle ore successive.
Non
sapeva se aveva più paura della mancata presenza di Zayn, o
di quel che avrebbe
potuto combinare Amber per metterlo in imbarazzo. Già il
semplice fatto di
averlo invitato a quel pranzo era un qualcosa di eccessivo, quando loro
nemmeno
avevano chiarito il loro rapporto; stavano assieme o ancora no?
Si
era poi vestito velocemente perché, nonostante
l’essersi svegliato presto e l’abitare ad un piano
di differenza, rischiavano
di fare tardi e voleva evitare che i due si trovassero soli a
spettegolare o
fare amicizia. Non poteva sprecare in quel modo l’occasione
di farlo entrare
nella loro famiglia, mettendolo in imbarazzo e facendolo probabilmente
scappare
via senza ripensamenti. Fu quindi con estrema gioia che, non appena
suonò al
campanello con Aileen per mano, trovò la vicina di fronte a
lui e “Non è ancora
arrivato, siete i primi”.
Erano
passati quasi venti minuti, il ritrovo era
stato fissato per dieci minuti prima, e del più piccolo
ancora non c’era
traccia, Liam cercava di tenersi impegnato ad ascoltare il
chiacchiericcio
della bambina, ma non riusciva a smettere di muovere la gamba in un tic
nervoso, rivolgendo un mezzo sorriso teso alla signora anziana, non
appena
questa posò una mano sul proprio ginocchio. Si
alzò in piedi con uno scatto,
come se il pensiero di restare seduto fosse insopportabile, non appena
sentì
suonare il campanello, e si aprì in un sorriso luminoso nel
trovarsi davanti
quel ragazzino, le guance rosse e le dita che cercava di usare per
acconciare i
capelli in un ciuffo ancora più perfetto.
-
Io.. scusa, non sapevo cosa mettere e poi.. poi ho
iniziato a pensare che forse non dovrei essere qui, che è
come se mi stessi
presentando in famiglia e io non sono proprio il tipo.- aveva iniziato
a
farfugliare, senza nemmeno salutarlo e con gli occhi che faceva vagare
alle
proprie spalle. - Poi non potevo presentarmi a mani vuote, dovevo
portare
qualcosa e mi sono fermato a prendere una torta. Ma c’era
così tanta fila e
io.. scusa.- concluse tutto quel discorso, porgendogli una scatola di
una
pasticceria, venendo accolto immediatamente dal “Hai portato la torta? Ma non dovevi!”
di Amber, che li aveva
raggiunti e aveva preso per un braccio Zayn, trascinandolo
all’interno
dell’appartamento senza ulteriori indugi.
Liam
non era riuscito a far nulla, nemmeno a pensare
a quanto fosse tenero con quell’aria intimidita, e si era
trovato di fronte
alla porta a fissare il vuoto con un sorriso stupido, decidendosi a
chiuderla
solo dopo qualche minuto e raggiungerli. Era come se a quella famiglia
mancasse
quel tassello, come se Zayn fosse destinato a farne parte, mentre lo
vedeva
prendere in braccio Aileen per schioccarle più baci sulle
guance e “Come sei bella, principessa”.
Si
era poi spostato in cucina, aiutando Amber con
gli ultimi preparativi, e aveva tenuto un orecchio teso per ascoltare i
discorsi di Zayn e della bambina, come continuasse a ripeterle che era
una vera
artista e amava ogni suoi disegno, o quando le descriveva quel che era
riuscito
a fare con lo skate alla sua età, come le proponeva di
insegnarglielo e “Però
Lili deve essere d’accordo” a cui
la bambina aveva risposto con una serie di sbuffi e “Non deve saperlo per forza, può essere
il nostro segreto”. Si era
morso il labbro per non scoppiare a ridere, rivolgendo
un’occhiata alle proprie
spalle ed incrociando gli occhi del più piccolo e la sua
alzata di spalle, come
a dirgli che non era stato lui a dare quell’idea.
-
Mi piace vederti felice.- sentì dire dalla donna,
che aveva interrotto tutto quanto per voltarsi verso di lui e
guardarlo. - Non
ti ho mai visto sorridere in questo modo.- aggiunse, facendolo
arrossire e
farfugliare qualche parola confusa, per poi arrendersi e bisbigliare: -
Piace
anche a me.-
Non
riuscì ad aggiungere altro, perché si
trovò Zayn
in cucina accanto a loro e Amber che decideva di lasciarli soli, si
passò i
palmi sui jeans e si voltò verso di lui, vedendolo a braccia
incrociate e con
un sorriso timido sulle labbra, mentre sussurrava: - Non mi hai nemmeno
baciato.-
-
Tu non hai baciato me, signorino.- si lamentò il
maggiore, avvolgendo in modo istintivo le braccia attorno al suo corpo,
per poi
premere il viso contro la sua spalla e nascondergli in quel modo il
sorriso
euforico. - Eri troppo impegnato a parlare a vanvera.- lo prese in
giro,
staccandosi per schioccargli un bacio contro la guancia e trovarsi poi
con le
labbra contro le sue.
Non
appena conclusero quel breve bacio, ancora fin
troppo dolce, lo sentì lamentarsi delle prese in giro,
invitandolo a
dimenticare quel primo momento imbarazzante e rispondendogli con un
ennesimo
bacio e “Ma eri tremendamente
adorabile”.
-
Prometti di non farmi fare delle brutte figure?-
gli domandò Zayn con una smorfia ad arricciargli le labbra,
gli occhi ridotti a
due fessure e sfuggenti. - Di starmi accanto e interrompere qualsiasi
discorso
personale? Non voglio fare una brutta impressione con lei.-
mugugnò infine,
deglutendo con fare nervoso e trovandosi tra le braccia del
più grande e “Andrà
tutto meravigliosamente bene, ti
ameranno tutti quanti e non avrai nulla di cui preoccuparti. Sei
bellissimo”.
-
Bellissimo?- gli chiese conferma il moretto, come
se sentire quei complimenti riuscisse a dargli del coraggio, e Liam
annuì,
sporgendo il viso per poter unire le loro labbra e bisbigliare: - Non
ho mai
visto una persona più bella di te e sei mio, il
ché ti rende ancora più bello
ai miei occhi.-
Angolo
Shine:
Vi
informo solamente del fatto che questo sarà
l’ultimo
aggiornamento, riprenderò a gennaio con questa long. No, non
la sto
assolutamente abbandonando - mancano pochi capitoli
all’epilogo - ma preferisco
concentrarmi solamente sull’os per natale. Giusto per non
impazzire con troppi
progetti.
Detto
questo non ho altro da aggiungere, buon fine
settimana a tutti!
|
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Capitolo 18 *** Diciassettesimo capitolo ***
You're my end and my beginning
« Cause all of me
Loves
all of you
Love
your curves and all your edges
All
your perfect imperfections
Give
your all to me
I'll
give my all to you. »
Diciassettesimo
capitolo:
“Un giorno troverai la persona giusta, Leeyum. E
capirai tutto quanto.”
Ricordava
il momento
preciso in cui Kaylyn aveva pronunciato quelle parole, il suo tono di
voce, la
luce soffusa della torcia e loro due ancora bambini al sicuro nella
casa sull’albero.
Ricordava quelle sere con nostalgia e rimpianto, riportava alla memoria
i loro
sussurri e i loro visi vicini, i loro corpi esili nascosti sotto le
coperte
pesanti, rubate durante la giornata e trascinate nel loro covo segreto.
Ricordava come lei fosse una sognatrice, come fosse simile a tutte
quelle
bambine della loro età ma allo stesso tempo così
diversa. E i loro discorsi
infantili sul vero amore, dopo un pomeriggio nel piccolo cinema del
paese a
seguire la proiezione di un film incredibilmente sdolcinato.
C’era sempre stata
quella differenza tra loro: lei fin troppo sognatrice e lui con i piedi
ben
piantati a terra. Di conseguenza dopo un film del genere i commenti di
lei
erano sempre un elencare la storia d’amore che avrebbe
desiderato, mentre lui
teneva le braccia incrociate e le labbra arricciate in una smorfia.
C’era
stato un periodo
in cui aveva cercato di andare incontro alla sua visione del mondo, a
seguire i
suoi consigli e “Mary dice che sei
carino, dovresti chiederle di uscire”, ma dopo due
settimane si era arreso
e le aveva ripetuto che erano tutte sciocchezze, che preferiva
riprendere
quella loro avventura nello spazio rispetto al parlare di ragazzine stupide. Aveva evitato di
informarla sulla pazzia del suo
ragionamento, Mary l’aveva rifiutato per tutti quei giorni
perché lui doveva
insistere di più?, e aveva semplicemente ripetuto che non
era per lui quel
mondo, che il suo destino era viaggiare per mondi paralleli.
“Non ti piacerebbe avere qualcuno al tuo fianco?”
gli aveva chiesto
lei in una giornata di sole, mentre stavano sdraiati
nell’erba e con gli occhi
puntati sul cielo azzurro. “Come una
compagna, qualcuno con cui condividere le tue avventure”
aveva insistito,
obbligandolo a rigirarsi su un fianco e rispondere un “Ma ci sei già tu”
con la voce intrisa di confusione. L’aveva
osservata mentre sbuffava, incrociava le braccia esili attorno al
corpicino e aggiungeva
con un velo di irritazione: “Io
parlavo
di un’altra bambina, un po’ come Mary.. o Tess, nei
bagni l’ho sentita dire che
tu sei..”
Ricordava
di averla
interrotta con un verso scocciato, di averle ripetuto che tutte le
bambine
erano stupide e non voleva averne a che fare, che lei era
l’unica eccezione.
Poi non sapeva come o perché aveva iniziato a fargli domande
strane, sui
genitori e su un probabile futuro in cui avrebbe avuto qualcosa di
simile. Lui
aveva scosso il capo, aveva arricciato le labbra in una smorfia
infantile e
disgustata, aveva spinto una mano contro la sua spalla e aveva
ripetuto: “Io non sono uno di quegli
scemi dei tuoi
film”.
Aveva
dovuto
raccogliere tanti più fiori di campo che poteva per colpa di
quella frase, per
farsi perdonare e non essere più ignorato da lei, che
s’impuntava sempre in
un’espressione orgogliosa non appena lui cercava di
avvicinarsi e parlarle. Non
aveva capito appieno le occhiate invidiose delle altre bambine,
nonostante
Kaylyn gli avesse spiegato che erano gelose perché per lei aveva insistito e non si era
fermato ad un rifiuto, e aveva
deciso di ignorare il suo sorriso divertito, borbottando un semplice
“L’ho fatto
perché sei mia amica”.
Quand’erano
poi
cresciuti, quando aveva iniziato a notare il cambiamento nei lineamenti
della
compagna di giochi, quando aveva iniziato a vederla con occhi
leggermente
diversi, aveva ripensato a tutti quei loro discorsi, al fatto che forse quel mondo complicato poteva
cercare di capirlo. E quando poi alla domanda “Cosa
guardi per primo in una ragazza” - dannata Kaylyn e
la sua
fissa per quei test stupidi - aveva risposto un tentennate “Il sorriso, credo.. sì, il sorriso e gli
occhi”, aveva ascoltato la sua risata e il suo
“Solo una cosa, Leeyum!”,
nella sua testa la risposta era cambiata
immediatamente in “La tua risata”. Aveva deciso di
tenere per sé
quel particolare, non volendo rendersi ancora più ridicolo
di fronte a lei, e
aveva continuato a rispondere alle domande di quel test, cercando di
trovare
quante più risposte ridicole solo per ascoltare ancora una
volta la sua risata.
Ricordava
perfettamente
anche il momento del loro primo bacio, quel leggero sfiorarsi delle
loro
labbra, e i sorrisi celati, segreti, le loro dita che si sfioravano e
poi il
cambiamento improvviso, il suo leggero distacco e il rossore delle sue
guance
ad un semplice saluto del fratello di lui. Aveva deciso di non
mostrarle quanto
ci fosse rimasto realmente male alla sua confessione di aver preso una
cotta
per Paul, borbottando acidità sull’amore e sulla
sua non esistenza, sul fatto
che era tutta un’invenzione per non sentirsi soli. E lei
ovviamente si era
arrabbiata, l’aveva ignorato per tre giorni e poi era tornata
con la notizia di
aver baciato Paul e di voler uscire con lui, che non aveva bisogno del
suo
permesso ma del suo migliore amico. L’aveva lasciata seduta
sul davanzale della
finestra, mentre lui stava sdraiato nel letto con le cuffie e quel CD
di più di
venti canzoni che lei gli aveva regalato per il compleanno; solo
quand’era
finita l’ultima nota l’aveva invitata ad entrare,
aveva messo da parte i
rancori e aveva ascoltato tutte le sue preoccupazioni, ricacciando quel
“È stato davvero
così semplice dimenticarti
di me?”
“Tu la riconoscerai subito, ne sono sicura.
È come succede in quei film,
Leeyum. La guarderai e sarai completamente rapito da lei, come se il
mondo si
fosse fermato. Lo capisci quando incontri la tua anima gemella, lo
dicono
tutti. Melany dice che si chiama amore a prima vista o colpo di
fulmine. Lei
non sbaglia mai su quelle cose, devi solo avere pazienza e tenere gli
occhi ben
aperti.”
Si
risvegliò da tutti quei
ricordi non appena sentì la risata di Aileen, accorgendosi
di averla fissata
così tanto da essere tornato con la mente ai momenti tra lui
e una piccola
Kaylyn, ripercorrendoli in quella manciata di minuti. Aveva rivolto
l’accenno
di un sorriso alla vecchia padrona di casa, non volendo farla
preoccupare per
una sciocchezza, e aveva incrociato lo sguardo di Zayn, che aveva
corrugato la
fronte in un’espressione confusa e a chiedergli quasi
spiegazione, un modo per
accertarsi che stesse effettivamente bene.
Aveva
distolto gli
occhi da lui, concentrandosi sul bicchiere di vino di fronte al proprio
naso, e
aveva sentito gli angoli delle labbra incurvarsi in un sorriso
più marcato,
pensando che quello tra loro non era di sicuro un amore
a prima vista. Al contrario, la prima cosa che aveva provato
per lui era un sentimento simile all’odio, ingiustificato e
dovuto a
pregiudizi, etichette che gli aveva affibbiato. Solo con il tempo, con
quel
muro che aveva ceduto piano piano, era riuscito ad intravedere lati del
suo
carattere che gliel’avevano mostrato sotto
tutt’altra luce. E no, non era amore
a prima vista, non era un colpo di fulmine, non era come nei film che
odiava e
si costringeva a sopportare per Kaylyn. Ma il concetto ora
era lo stesso, perché lo guardava e restava rapito dalla sua
bellezza, da lui, dai suoi occhi e da quello che vi leggeva dentro. Non
era
iniziato come un amore a prima vista, più il suo opposto, ma
in quel momento
non vedeva alcuna differenza tra quel che Kaylyn gli aveva
più volte descritto,
con i sintomi che lei gli aveva elencato, e quello che stava succedendo
dentro
di lui al pensare a Zayn Malik, a quel ragazzino spocchioso con il
ghigno
perenne e la giacca di pelle in estate. Era quel che si avvicinava
più al
concetto di amore che Kaylyn gli aveva definito, rispetto alle passate
relazioni o a quel che pensava di provare per l’amica.
E
la paura del futuro
sembrava improvvisamente passata, mentre sentiva la voce della
ragazzina nella
testa e il suo “Non può
mai finire male,
Leeyum. L’amore vince su tutto e sconfigge tutte le
maledizioni, non c’è niente
che può impedire il lieto fine.. non fin quando
esisterà il bacio del vero
amore”.
Il
resto di quel pranzo
domenicale era passato tranquillamente, Amber sembrava rapita quanto
Aileen dai
racconti del moretto e lui restava a fissarli con quel calore nel petto
e il
pensiero che ora quella era la sua famiglia. Zayn sembrava quasi
destinato a
farne parte, a rispondere alle domande di Amber su ogni minimo
particolare
della sua vita o a passare le dita tra i capelli di Aileen e ripeterle
“Sei la mia principessa preferita”.
Aveva
ascoltato in silenzio come descriveva il rapporto tra lui e il padre,
come
parlava della sorellina più piccola e come le sue labbra
stavano arricciate in
un sorriso orgoglioso, in particolar modo all’accenno della
madre e di tutto
quello che aveva sempre fatto per spingerlo verso le sue passioni.
Aveva poi
rivolto un cenno alla padrona di casa, invitandola a restare seduta e
di poter
occuparsi da solo del sistemare la tavola mentre lei era tutta presa
dal
racconto di Zayn e di come aveva cresciuto la sorellina; cercava di non
badare
allo strano nodo nel petto, ripetendosi che non era sicuramente
provocato da
Aileen, dal suo stare seduta sulle gambe del moretto con le dita
strette su una
matita colorata, ma non era nemmeno dovuto a come gli occhi nocciola
del
ragazzino si erano fissati sul disegno, a come le aveva scompigliato i
capelli
e sussurrato qualcosa contro il suo orecchio che l’aveva
fatta ridere.
Aveva
ritirato tutti i
piatti e si era quindi chiuso in cucina, appoggiando il tutto nel
lavello e
picchiettando le dita sul legno del bancone, quasi a sfogare la
tensione che
sentiva sulle spalle. Come aveva detto Zayn qualche giorno prima doveva
semplicemente smetterla di opporsi a quel che c’era tra loro,
a quel che stava
nascendo tra loro, doveva fidarsi di lui e non temere quel futuro che
entrambi
sembravano volere. Era tutto concentrato su quei pensieri, distratto
dai
ricordi, quando aveva sentito un palmo contro la schiena, risalire fino
alla
spalla, e poi il proprio nome - quel “Lee?”
sussurrato con preoccupazione e dolcezza - contro il collo.
-
Sto bene.- rispose alla
domanda implicita, andando incontro al suo tocco e inclinando il viso
per
premere la tempia contro i suoi capelli morbidi. - Stavo solo
pensando.. ad un
po’ di cose, ma sto bene.- continuò in un sussurro
lieve, ridacchiando al “Pensi sempre
troppo” borbottato dal più
piccolo. Si strinse solamente nelle spalle, non potendo negare quanto
avesse
ragione, si voltò verso di lui e strinse le dita attorno ai
suoi polsi,
facendogli sollevare le braccia e spostandole sulle proprie spalle e
attorno al
collo. Aveva fatto il tutto sotto gli occhi attenti del più
piccolo, che aveva
le labbra arricciate in un ghigno soddisfatto e un sorriso dolce, e
aveva poi
spostato le mani sui suoi fianchi, attirandolo ulteriormente contro il
proprio
corpo e ripetendo: - Sei bellissimo.-
Da
quella distanza era
riuscito a scorgere delle linee di imbarazzo sulle sue guance, aveva
percepito
il guizzo che era corso tra le sue dita, come le aveva intrecciate tra
le
ciocche di capelli, e si era chinato appena per poter essere alla sua
altezza
mentre premeva la fronte contro la sua e puntava gli occhi nei suoi.
Non
avrebbe mai voluto dare una fine a tutto quello, nonostante a parole
non si
stessero dicendo nulla, gli sembrava uno di quei momenti carichi di
significati
nascosti e ne erano testimoni i sorrisi che si stavano rivolgendo, gli
occhi
luminosi e così pieni di emozioni.
Non
ci mise molto a
prenderlo di sorpresa, stringere le mani sui suoi fianchi e sollevarlo,
farlo
sedere sul bancone e occupare poi il posto tra le sue gambe, cercando
di non
sgualcire i vestiti mentre premeva le dita sul tessuto e desiderava
poter
toccargli la pelle. Non riuscì a trattenere
l’ennesimo “Sei bellissimo”
e sentì la sua risata cristallina contro le
orecchie, che presero immediatamente un colorito rossastro - come le
guance
peraltro - al suo successivo “Questa
è la
quarta volta che me lo ripeti in una giornata. È a questo
che pensavi? A quanto
sono bello?”
Prese
fin troppo tempo
a fissare le proprie dita sui bottoni della camicia di Zayn, cercando
allo stesso
tempo di trovare una risposta ma fallendo miseramente
nell’incrociare i suoi
occhi accesi, stringendosi nelle spalle e farfugliando frasi senza
alcun senso.
Il più piccolo doveva aver avuto pietà di lui,
perché aveva stretto le dita sul
colletto della camicia e l’aveva attirato ulteriormente tra
le gambe, che aveva
poi avvolto attorno al suo bacino per bloccarlo e non farlo andare via.
-
Forse.. forse stavo
pensando al fatto che sei bello con Lyn, che mi piace guardarti con lei
e.. sì,
come una.. famiglia.- tentennò con il cuore in gola,
riaprendo gli occhi solo
ad un terzo richiamo di Zayn, specchiandosi nel suo sorriso e
aggiungendo: -
Potrei volere tutto questo.. con te.-
Il
suo ripetere le
ultime parole, un tono delicato e prudente, lo spinsero a muovere il
capo in un
cenno e insistere con un più convinto: - Voglio questo con
te, voglio vederti
con Aileen e con Amber, forse persino con Harry. Voglio vederti con me,
voglio
che tu stia con me.-
Non
riuscì ad impedirsi
dal continuare un attimo dopo con: - E sì.. sì,
fa paura. Ho ancora un po’ di
paura, ma non sarò io a impedire questa cosa tra noi. Non
voglio obbligarti a
rinunciare ad anni della tua vita per buttarti subito in questa
situazione, ma
se tu vuoi.. se tu vuoi stare con me..- e poi si strinse nelle spalle,
come se
non gli stesse proponendo chissà cosa o non avesse tutto il
corpo bloccato
dall’ansia di un rifiuto, e concluse in un sussurro: - Voglio
che tu pensi a
tutto quanto, non ti do alcuna fretta, e poi possiamo dare un via a
questa.. questa
cosa.-
-
Dare un via a
questa.. cosa?- ripeté il più piccolo, le labbra
arricciate in un ghigno
divertito e le dita strette al colletto della camicia del castano per
non
fargli allontanare il viso. - Se mi stai chiedendo di essere il tuo
ragazzo
dovresti allenare la tecnica.- ridacchiò per prenderlo in
giro, studiando
attentamente il maggiore, i suoi sbuffi e “Non
sei il mio ragazzo”.
-
Sono il tuo amico
speciale?- gli domandò allora, incalzandolo su quella
questione e facendolo
sentire come un topolino in trappola. Liam scosse semplicemente il capo
a
quella domanda, arricciando le labbra in una smorfia e borbottando: -
Sei.. sei
qualcosa.-
-
Tra qualche mese
compirò ventisette anni, Zayn.- riprese a parlare subito
dopo, appoggiando le
mani sulle sue e tenendo gli occhi fissi nei suoi mentre mormorava: - E
tu ne
hai a malapena diciassette, non penso di essere
nell’età per definirti il mio
ragazzo e tu sei troppo giovane per avere un compagno. Quindi sei un
qualcosa
che devo ancora definire.-
Si
finse scocciato dal
lamento di Zayn, dal suo ribadire che “parli
in modo strano, Lee”, spostò un palmo
sulla sua coscia, strofinando i
polpastrelli contro il tessuto dei pantaloni, e ascoltò i
suoi “Non mi piace essere qualcosa”,
“Qualcosa è troppo freddo”
fino al
proporre di essere “Zayn, sono il tuo Zayn”.
-
Il mio Zayn?- ripeté
Liam, assaporando
quasi quel concetto con la lingua, e premette con più forza
le dita contro il
suo ginocchio, accettando quella proposta con un cenno del capo e altri
“mio” sussurrati
tra le loro labbra. -
Quindi io sono tuo?- gli domandò ad un soffio dalla sua
bocca, corrugando le
sopracciglia con fare pensieroso, e vide i suoi denti bianchi incidere
sul
labbro inferiore, come se stesse trattenendo il fiato per una sua
risposta. Lo
sentì con difficoltà il “Non
lo so, tu
sei mio?”, trattenuto quasi in fondo alla gola dal
moro, e ruppe quel
silenzio teso con l’ammissione: - Sì, decisamente.
Sono il tuo Lee.-
Il
bacio che ne seguì
fu in un primo momento un semplice premere i loro sorrisi assieme, le
dita di
Zayn tra le ciocche castane e le mani di Liam sul suo collo e sul suo
fianco,
che si trasformò in qualcosa di dolce, intimo e lento.
Quando si allontanarono,
non così tanto da separare le loro labbra, Liam non
riuscì a trattenere il
sorriso felice e il successivo “Sei
bellissimo, sul serio”, che si guadagnò
un colpetto contro la nuca e un “Non
cederò a queste lusinghe per farmi
portare a letto, devi concentrarti di più”.
Erano
riusciti a
superare indenni persino il pomeriggio, Amber aveva rispolverato tutti
i vecchi
album e Zayn era rimasto seduto sul divano, Aileen in braccio che gli
elencava
tutto quel che aveva combinato con il gatto in quegli anni e i sorrisi
che
rivolgeva a Liam, le dita che premeva di tanto in tanto contro il suo
fianco,
contro la sua gamba, come se volesse assicurarsi di averlo ancora
lì accanto.
Era
arrivata
velocemente la sera, aveva ascoltato la chiamata tra Zayn e il padre - il nome di Louis continuamente ripetuto
dalle labbra del moro -, come lo stava rassicurando di non
essersi messo
nei guai e di essere stato invitato a fermarsi per la notte, e poi era
rimasto
in silenzio ad osservarlo mentre si spogliava, restando con un semplice
paio di
boxer, e si infilava sotto le coperte, cercando una posizione comoda e
bloccandosi poi su un fianco con gli occhi puntati su Liam.
-
Hai avuto problemi
con tuo padre?- gli chiese subito lui, distogliendo lo sguardo dal
soffitto per
puntarlo sul ragazzino, e imitò la sua posizione, stringendo
le dita sulle
lenzuola mentre chiedeva ulteriori spiegazioni per l’averci
messo così tanto. -
Hai detto che sospetta qualcosa, giusto? E se dovesse scoprire che hai
questa..
questa relazione con un uomo?-
-
Hai paura di una sua
reazione?- lo anticipò senza timori il più
piccolo, dandogli un pizzicotto
contro il bicipite e ridacchiando al suo lamento. - Lui è
molto occidentale,
nato e cresciuto a New York. Mi spinge solo a essere più
tranquillo e non vuole
più venire a recuperarmi alla stazione di polizia, per il
resto non mi ha mai
detto nulla.- Passarono dei minuti di silenzio tra
quell’ultima frase e la
risata divertita del moro, il successivo spintone contro il petto di
Liam e “Hai paura di papà
Yaser”.
-
Non ho paura di tuo
padre.- sibilò il maggiore, bloccando le mani di Zayn e
avvolgendo una gamba
attorno alla sua. - Ho paura per
tuo
padre, se dovesse scoprirlo e gli venisse un colpo?-
continuò a parlare,
obbligandolo a ridurre sempre più gli spazi tra i loro corpi
e spostando poi un
braccio contro la sua schiena per tenerlo stretto a lui. Gli rivolse un
sorrisino saccente, premendo i polpastrelli contro la sua pelle calda,
e
allentò la presa sui suoi polsi, lasciando che portasse le
braccia attorno al
proprio collo.
-
Non è così vecchio il
mio baba.- ribatté il
moretto,
solleticandogli i capelli fini e risalendo lungo la nuca, si
aiutò con un
movimento sinuoso del corpo per trovarsi sdraiato sul più
grande, allungandosi
con il collo per poter tenere le labbra contro il suo orecchio mentre
sussurrava: - Lui è giovane quasi quanto te, vecchiaccio.- e
scoppiava poi a
ridergli in faccia, premendo il viso contro la sua spalla con il corpo
scosso
dalle risate.
-
Vuoi conoscerlo?
Magari avete fatto qualche corso assieme
all’università.- lo prese in giro
ancora una volta, stringendo le dita sulle sue guance e tirandogliele
tra i
risolini. - Riesco già ad immaginare le serate davanti alla
scacchiera, sei
bravo a giocarci? Baba è
imbattibile,
ha vinto anche delle gare.-
-
Ti stai divertendo,
ragazzino?- gli domandò con
dell’acidità nella voce, fermandogli le mani
contro
il petto e vedendo il suo sorriso sempre più pronunciato al
cenno del capo e “Stavo scherzando,
matusa”. Si ritrovarono
poi con i corpi tutti intrecciati tra le coperte, una volta conclusa
quel che
sembrava una lotta per l’ultima parola, le labbra che si
erano trovate l’attimo
dopo e le dita di Zayn che stringevano l’elastico dei boxer,
abbassandoglieli
lungo i fianchi e tenendo la gamba ferma tra le sue.
Liam
l’aveva seguito quando
si era sollevato e aveva separato le loro bocche, per poi concentrarsi
sull’espressione del suo viso, su come stesse chiedendo quasi
il permesso
mentre strofinava il pollice contro il basso ventre del maggiore. Mosse
semplicemente il capo in risposta, un semplice cenno e tutte le
preoccupazioni
ricacciate in fondo alla gola, e strizzò per qualche secondo
gli occhi nel
percepire la sua presa attorno al membro parzialmente eretto. Stava
cercando di
trattenere tutti i gemiti con gli occhi fissi sulle mani del ragazzino,
su come
lo avvolgevano e si muovevano con decisione e lentezza, sorprendendosi
nel
vederlo chinarsi su di lui e nel percepire il fiato caldo contro la
punta. Spostò
immediatamente una mano sul suo collo, strofinando il pollice contro la
pelle e
i capelli fini, risalendo poi con le dita fino ad afferrare delle
ciocche,
mantenendo una presa salda mentre allargava le gambe e lo invitava a
calarsi
più giù lungo il membro. Fu quando
poggiò l’altra mano sulla sua guancia,
accarezzandogli lo zigomo e percependo il suo stesso membro contro la
pelle,
che perse la cautela e si spinse dentro la sua bocca, obbligandolo a
prenderlo
completamente e fino alla base. Riuscì a riprendere il
controllo solo dopo
qualche altra spinta, allentando la stretta tra i capelli di Zayn, e
fissò con
fare dubbioso le dita che aveva premuto contro la propria bocca,
inarcando un
sopracciglio e grugnendo nel vedere il membro fuoriuscire dalle labbra
rosse e
lucide del più piccolo.
-
Non puoi lasciarmi
così.- si lamentò con gli occhi fissi su di lui,
passando la lingua sui
polpastrelli che premevano contro il labbro inferiore, e
annuì al “Vuoi che torni
tra le tue gambe?”,
ignorando la sua risatina divertita per la mano che si era stretta
attorno al
membro duro, percorrendolo interamente e facendolo sospirare di
piacere.
Schiuse subito dopo le labbra, succhiando le dita del moretto al suo
“Mostrami come lo vuoi, quanto lo
vuoi”,
e avvolse una gamba attorno al suo bacino, premendo il tallone contro
la sua
schiena per invitarlo a riprendere quel che aveva lasciato inconcluso.
-
Zayn, smettila di..-
lo stava richiamando con un rimprovero nella voce, chiudendo gli occhi
con uno
scatto e gemendo nel percepire le sue labbra attorno alla cappella, le
dita di
una mano contro il fianco e quelle bagnate di saliva a tracciare segni
strani
lungo l’interno coscia, soffermandosi sui testicoli e
scivolando lungo le
natiche. - Cosa stai..- cercò di chiedere, vedendolo
staccarsi dal membro con
uno schiocco e sussurrando un semplice “Fidati
di me”, prima di violarlo con la prima falange del
medio.
Era
stato così
impegnato in quegli anni a occuparsi di Aileen da non ricordarsi
nemmeno
quant’era passato dall’ultima volta in cui qualcuno
l’aveva toccato in quel
modo, riuscendo a rilassarsi in poco tempo per via dei sussurri di Zayn
e dei
baci che stava lasciando contro lo stomaco. Lo stava lasciando
completamente
fare, mentre teneva gli incisivi contro il labbro inferiore, e rompeva
il
silenzio di quella stanza e della notte con dei mugolii o il respiro
affannato;
solo nel percepire le falangi del moretto contro il fascio di nervi
inarcò la
schiena e spinse il capo contro i cuscini, grugnendo e spingendosi
contro le
sue dita mentre teneva gli occhi chiusi e aveva la fronte imperlata di
sudore.
-
Voltati.- sentì la
voce di Zayn molto più bassa e roca di qualche istante
prima, sollevando una
sola palpebra e vedendolo con una mano tra le gambe e
un’espressione decisa. - Metti
le mani lì sopra e non toccarti. Muoviti, Payne.- si fece
sentire nuovamente
lui, premendo i palmi contro i suoi fianchi e obbligandolo a seguire
quel che
gli aveva ordinato. - Tieni le mani qui e lascia che sia io.-
sussurrò poi
contro il suo orecchio, facendo aderire il petto contro la schiena del
castano
e intrecciando le loro dita attorno alla testata del letto. Liam non si
era
opposto, troppo concentrato a non mostrare i brividi che stavano
percorrendo il
suo corpo al passaggio delle labbra del più piccolo contro
la spalla e lungo la
schiena; aveva trattenuto persino il fiato, rafforzando la stretta
attorno alle
barre di metallo, nel seguire la traccia che i baci di Zayn stavano
lasciando,
nel riuscire ad anticipare il momento in cui si posarono contro una
natica, non
riuscendo ad impedire il gemito rauco al morso successivo.
Gli
sembrava quasi Zayn
lo stesse prendendo in giro, per come teneva entrambi i palmi attorno
al sedere
e li muoveva in un massaggio, ripetendogli di rilassarsi mentre gli
sfiorava la
pelle con le labbra. Prese un respiro tremante, puntando le ginocchia
sul
materasso per poter sollevare il bacino dal materasso, e
camuffò tutti i gemiti
e i grugniti contro il bicipite, tenendo le braccia rigide e incidendo
i denti
sulla pelle ad un affondo della lingua del più piccolo.
Aveva la testa
completamente vuota, tutti i sensi erano concentrati nella zona a cui
il
moretto si stava dedicando, spingendosi di tanto in tanto con il bacino
contro
il suo viso, ricevendo in risposta ogni volta un morso e un “Non muoverti”. Aveva cercato
persino di
stringere una mano attorno all’erezione, cercando di
scaricare almeno in parte
tutta la tensione accumulata, ma Zayn aveva inciso le unghie nei propri
fianchi
e sibilato la minaccia di incatenarlo al letto, che aveva provocato una
scossa
nel corpo del maggiore e aveva raggiunto in poco tempo il membro sempre
più
duro.
Non
si era aspettato il
gesto repentino di Zayn, non appena aveva pronunciato il suo nome con
la voce
intrisa di supplica, e si era trovato con le sue dita a bloccargli i
polsi e il
battito frenetico del suo cuore contro la schiena, le loro pelli sudate
a
contatto e il suo fiato contro il collo, mentre spostava una mano per
violarlo
con le prime falangi. E sentì poi un immediato calore alle
guance non appena il
ragazzo alle proprie spalle ridusse ulteriormente gli spazi tra i loro
corpi e
lo rese partecipe dell’erezione che gli aveva causato. Non
riuscì a trattenere
l’imprecazione nel percepire la punta bagnata e calda tra le
gambe e il pollice
che Zayn stava strofinando contro la propria cappella, facendolo quasi
tremare
per via di quell’eccessiva stimolazione, e allungò
il collo per lasciare che i
suoi denti incidessero nella pelle tenera, trattenendosi dal fare
qualsiasi
cosa mentre lo sentiva succhiare con una certa foga e ripetere il
meccanismo
sulla spalla e contro la nuca.
Liam
raggiunse
l’orgasmo tra un succhiotto contro la scapola, una mossa del
polso di Zayn e il
suo membro che rilasciava liquido preseminale che scivolava lungo la
propria
gamba, lasciandosi poi cadere con la schiena contro il materasso e
puntando i
piedi tra i cuscini sporchi. Aveva stretto immediatamente i fianchi del
più
piccolo, non appena aveva preso posto sulle proprie cosce, e se non
fosse stato
così stanco si sarebbe eccitato ancora una volta per i
gemiti che rilasciava
mentre si masturbava, per come aveva gettato indietro il capo al
raggiungimento
del piacere e per come si era chinato a ripulirgli tutto
l’addome con cura,
risalendo con la lingua e concentrandosi su ogni centimetro della pelle
del
maggiore.
-
Tregua, non farmi
eccitare di nuovo.- si lamentò Liam, cercando di
allontanarsi o bloccare il suo
viso ad un ennesimo succhiotto contro il pettorale. - Mi ispiri molte
cose ma
al momento mi hai.. distrutto.- confessò con le guance in
fiamme e un broncio
nel sentire la risata di Zayn e il pizzicotto contro il fianco. - E
domani
sistemo le lenzuola.. o facciamo una doccia. Ora.. ora vieni qui.-
mugugnò con
le braccia già avvolte attorno a lui, facendolo posizionare
sopra di lui e
allungando il collo per premere le loro labbra assieme, approfondendo
il bacio
e arricciando poi il naso in una piccola smorfia. - Riesco a sentire il
tuo
sapore e il mio.- spiegò alla sua occhiata confusa,
assumendo un’espressione
quasi disgustata al suo spiegare che “Ci
sono persone che lo trovano molto sexy” e
borbottando: - Non mi piace, però
non riesco a smettere di baciarti.- con quella piccola confessione che
gli
aveva arrossato appena le guance.
Avevano
ripreso a
baciarsi l’attimo dopo, le dita di Zayn tra le sue ciocche e
le proprie a
tracciare linee lungo la sua schiena, e ora Liam teneva gli occhi
puntati sul
soffitto, il respiro delicato del minore contro il petto e le dita che
passava
tra i suoi capelli morbidi, sentendolo rilassarsi sempre più
contro di lui. Non
seppe nemmeno il motivo per cui si trovò improvvisamente a
chiedergli: - Tu non
vai più a scuola? Sei stato sospeso, giusto?- e
percepì il suo sbuffo prima del
suo cenno del capo, tenendo gli occhi fissi sulla parete mentre
deglutiva e
sputava fuori ad una velocità quasi incomprensibile: - Posso
chiederti di
accompagnarmi in un posto?-
Sentì
il corpo di Zayn
muoversi tra le proprie braccia, abbassando lo sguardo su di lui e
trovandolo
intento a fissarlo, per poi arrossire completamente al suo “Vuoi comprare qualche giocattolino, dottor
Payne?” e scuotere il capo con un accenno di
sorriso sulle labbra.
-
Io.. è un po’ più..-
si strinse nelle spalle quando non riuscì a trovare le
parole, intrecciando le
dita tra le sue ciocche e strofinando il pollice contro la sua tempia,
sussurrando con un filo di voce: - Voglio andare al cimitero, dove
è seppellita
Kaylyn. Io.. non ci sono mai tornato dal funerale e quindi penso sia un
buon
modo per.. per voltare pagina e cacciare il suo fantasma dalla mia
vita.-
Prese
un profondo
respiro prima di confessare: - Non la dimenticherò mai,
vivrà sempre in Aileen
e in me.. però ho bisogno di dirle addio e so che
può sembrare un’idiozia ma ne
ho bisogno.- e sbatté velocemente le palpebre per cacciare
via le lacrime nel
momento in cui Zayn afferrò la sua mano e vi premette contro
le labbra,
promettendogli che gli sarebbe stato accanto, specificando un
“domani” ma
lasciando intendere un “fino a
quando avrai bisogno di me”.
-
Tu non lasciarmi.-
bisbigliò, rafforzando la presa e intrecciando le loro dita,
per poi avvolgere
l’altro braccio attorno alle sue spalle e coprirli entrambi
con il lenzuolo. -
È come se mi stessi risvegliando da un incubo e non
conoscessi nulla di questo
mondo. O solo una cosa, solo questo conosco..- aggiunse con la voce
sempre più
sottile, mostrandogli le loro mani e continuando: -..e solo questa
stretta mi
fa sentire vivo. Senza di te vengo risucchiato ancora da quel vortice
di paure
e so che devo trovare quel coraggio e quella forza dentro di me, ma al
momento
non ci riesco e.. e sei tu la mia forza, devi solo..-
-
Tenerti stretta la
mano.- lo anticipò Zayn, rivolgendogli un sorriso intriso di
dolcezza e
tristezza, e premette il pollice contro il dorso della sua mano,
strofinandolo
e mormorando: - Tenere stretto te e non lasciarti cadere.-
Quando
il moretto si
sporse verso il suo orecchio, ripetendo delle parole in una lingua
straniera e
sconosciuta, sentì le guance scaldarsi per via
dell’intensità con cui le aveva
pronunciate, mordicchiandosi il labbro e chiedendogli una traduzione.
-
Vuol dire che sei
bellissimo anche tu, Lee.- lo accontentò dopo qualche minuto
di ragionamento,
premendo il viso contro il suo petto e bisbigliando: - Per
l’altra cosa c’è
tempo, è meglio aspettare.-
Sentì
la risata di Zayn
vibrare contro il petto quando insistette per conoscere persino quel
significato, arrendendosi dopo qualche minuto e chiedendo in un
bisbiglio: - Me
lo dirai?-, accontentandosi del bacio che aveva premuto in
corrispondenza del
cuore e del suo “Quando
sarà il momento,
Lee”.
“Io
non mi innamorerò mai, Lyn.”
“Un
giorno succederà, Leeyum.”
“Invece
no, è una cosa stupida e per bambine, io sono un uomo. E
non dirò mai nulla di sdolcinato a nessuno e non mi
metterò nei guai
per salvare una qualsiasi principessa. Preferisco stare qui con te e
contare le
stelle, prima che mamma scopra che sono scappato di nuovo dalla finestra.”
“Succederà, prima o poi. Un bel paio di
occhi ti incanteranno e tu sarai
innamorato ancora prima di accorgertene. E non fare quel verso!
Promettimi che
sarò la prima a cui lo dirai, quando troverai
l’amore.”
“Se proprio ci tieni, lo prometto. Sarai la prima
che cercherò, ti
presenterò questa persona inesistente
e ti dirò che avevi proprio ragione.”
“Sei il migliore amico che tutte vorrebbero, Leeyum,
e non ti lascerò
mai, mai, mai!”
“Smettila di dire sciocchezze, hai perso la stella
cadente e non hai
espresso il tuo desiderio. Ora chissà tra quanto
ricapiterà.”
Angolo
Shine:
Anzitutto
le mie scuse
per la settimana di ritardo ma, come avevo previsto, non sono riuscita
a
rispettare la mia pazza idea di poter aggiornare subito ad inizio
gennaio.
(Io
penso di essermi
innamorata del rapporto tra Lee e Kaylyn, quindi dovrete sorbirvi
piccoli
stralci del loro passato e non mi sento in colpa. Cioè sono
adorabili, non si
può non amarli.)
Non
so quanti di voi
hanno capito il verso senso dell’ultimo ricordo Lelyn (Liam +
Kaylyn), Liam
ricorda quel che aveva promesso a Lyn ed è come se pensasse
“Mi sono innamorato
e ora devo farle vedere che aveva ragione”. Come se Lyn
vivesse ancora in tutte
quelle vecchie promesse, è un modo di Liam per renderla
partecipe della sua
vita ma andare allo stesso tempo avanti.
Spero
di riuscire a
mantenere il ritmo nell’aggiornamento, in caso i ritardi sono
sempre di una
settimana e mai più in là. (Tenendo conto che sto
facendo i salti mortali per
scrivere la nuova parte di Car Wash e l’abbozzo di altre due
one-shot)
Spero
di non avervi
annoiato troppo e non avervi depresso eccessivamente, buon fine
settimana a
tutti.
(E,
sì, ancora mille
grazie per la pazienza e per non avermi ucciso con tutti questi ritardi)
|
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Capitolo 19 *** Diciottesimo capitolo ***
You're my end and my beginning
« Cause all of me
Loves
all of you
Love
your curves and all your edges
All
your perfect imperfections
Give
your all to me
I'll
give my all to you. »
Diciottesimo
capitolo:
Quel
lunedì mattina si
era svegliato con delle voci in sottofondo, era ancora troppo presto
per dare
il buongiorno a quella giornata e si era quindi rigirato nel letto,
sprofondando il viso tra i cuscini e coprendosi con il lenzuolo. Il
fatto che
quella notte Zayn si fosse divertito a colpirgli gli stinchi con i
piedi,
l’avesse poi obbligato a farsi una doccia e rifare il letto -
“Non voglio dormire nel tuo sperma,
Lee!”
- non rendeva quel risveglio uno dei migliori e non preannunciava una
buona
giornata. Era stanco, avrebbe dato di tutto pur di restare nel letto e
le voci
della nipote e del ragazzino sembravano trapanargli le orecchie,
portandolo a
sbuffare e imprecare tra i borbottii.
-
Dobbiamo andare,
Lili.-
-
Abbiamo deciso di
rovesciarti un bicchiere d’acqua in testa, Lee.-
-
Ma solo se non ti
alzi entro il cinque, vero Zee?-
-
Certo, principessa.
Inizia a contare, vuoi che arriviamo fino al dieci?-
Aveva
trattenuto il
grugnito in fondo alla gola, mentre la bambina ripeteva i numeri ad
alta voce e
si perdeva poi a spiegargli tutto quel che sapeva
dell’addizione, si era
sdraiato supino e aveva portato l’avambraccio a coprirsi il
viso, cercando di
scacciare con la mano libera quelle dei due che cercavano di pizzicarlo
per
obbligarlo a uscire dal tepore delle lenzuola. Non era riuscito a
trattenere la
risata divertita al loro grido - “Tre,
due, uno e..” “Zero!”
“Non puoi scappare, vero Zee?”
-,
cercando di vincerli con un sorriso ammaliatore ma, non appena
sentì le dita di
Zayn stringersi attorno ai polsi e bloccarli contro i cuscini,
capì di essere
nelle mani della bambina, del suo sorriso entusiasta e del bicchiere
che aveva
rovesciato contro il suo viso.
-
Ora sei sveglio?- gli
aveva domandato con un sorrisino il più piccolo, sporgendosi
per premere le labbra
contro la guancia bagnata, e l’aveva osservato con un broncio
mentre saltava
giù dal letto, completamente vestito, e prendeva Aileen
sotto le ascelle,
sollevandola come se avesse vinto chissà quale gara.
Li
osservò per qualche
minuto, come lei stringeva le dita sulla sua maglia o come lui le
lasciava
tanti piccoli baci tra i capelli, e si mise poi seduto nel letto,
sollevando le
braccia per sciogliere i muscoli intorpiditi. C’era un
qualcosa che gli faceva
scaldare il petto nel modo in cui Zayn stringeva la braccia attorno la
sua vita
o per come la bambina stava ancorata a lui con l’uso delle
gambe sottili, il
suo sorriso allegro e gli occhi persi nello sguardo del moretto mentre
ascoltava rapita una delle sue avventure. Si vestì con
lentezza, lanciando delle
veloci occhiate ai due, e solo dopo altri minuti si decise a
interrompere i
loro discorsi sui pirati, schiarendosi la voce e indicando la porta con
un
gesto della mano. Non riuscì ad avercela con Zayn quando,
non appena misero
piede fuori dalla porta del condominio, Aileen preferì
stringere la sua mano e
chiedere: - Mi ripeti ancora la storia di quei cattivi che volevano
portarti
via?-
Scosse
il capo con un
sorriso divertito, rassicurando Zayn di non star superando alcun
confine, e
infilò le mani nelle tasche dei jeans, iniziando a camminare
sul marciapiede e
tenendo un orecchio teso per ascoltare l’entusiasmo che il
più piccolo
utilizzava nel descrivere le sue avventure, i disastri in cui si era
cacciato e
“Però tu devi ascoltare
sempre Lili, se
dice che non si può fare.. non devi disubbidire”.
Fu
con estrema sorpresa
che sentì la richiesta di Aileen di parlare da sola con
Zayn, al loro
raggiungere l’edificio scolastico e salutare la bambina, li
osservò con
attenzione, quasi cercando di leggere le loro labbra mentre si
svelavano chissà
quale segreto, e accolse la piccola tra le braccia, sollevandola e
schioccandole un bacio contro la guancia; era rimasto a braccia
incrociate a
guardarla allontanarsi, muovendo la mano in un ultimo cenno di saluto
ogni volta
che si voltava verso di loro, e poi aveva sospirato col ricordo del
“Sei il vice-papà
migliore, Lili” ancora
impresso nelle orecchie.
Si
risvegliò da
quell’ondata di pensieri nel percepire una mano contro la
spalla, riconoscendo
immediatamente quel tocco e rivolgendo un sorriso di rassicurazione a
quello
che lo fissava con la fronte aggrottata, la domanda impressa nel suo
sguardo e
la promessa di un aiuto nei suoi gesti. Scrollò le spalle in
un gesto
istintivo, mormorando un semplice “Stavo
solo..” e venendo interrotto da Zayn e dal suo
anticipare tutto con un “Pensando,
stavi solo pensando”. Arricciò
le labbra in un sorriso divertito, spingendosi contro il suo fianco con
una
risatina, e avvolse le dita attorno ad un suo polso, facendogli
sollevare il braccio
e premendo i polpastrelli contro la sua pelle e la sua giacca.
-
Mi hai dato
appuntamento in uno dei posti più romantici della
città, hai già cambiato
idea?- gli domandò dopo qualche minuto di silenzio,
interrotto solo dal
traffico delle macchine, e spinse il pugno contro l’addome
del maggiore,
stringendo poi le dita sulla sua maglia per attirarlo contro il suo
corpo. -
Vogliamo andare, dottorino?-
Liam
scoppiò a ridere
contro le sue labbra, avvolgendo un braccio attorno alla sua vita, e
restò
stretto a lui con il viso premuto contro il suo collo per un tempo che
gli
parve infinito, sfiorandogli la pelle del polso con le dita e
staccandosi solo
dopo aver lasciato un bacio contro la sua fronte.
-
Sì, andiamo.- mormorò
con la mano tesa verso di lui, intrecciando le loro dita ma tenendo gli
occhi
fissi sui grattacieli in lontananza. - Ho aspettato anche troppo tempo
per
questo.- continuò a parlottare tra sé e
sé, sentendo il grugnito di
approvazione del più piccolo che non fiatò per il
resto della camminata. Zayn
aveva capito il suo bisogno di silenzio e l’importanza della
sua presenza
accanto, perché stava al suo passo e strofinava il pollice
contro il dorso
della mano, rafforzando di tanto in tanto la stretta come per rendere
ancora
più ovvio il suo essergli vicino.
Erano
passati troppi
anni dalla prima e unica volta in cui era entrato in
quell’enorme campo verde e
bianco, ci aveva messo più di qualche minuto per ambientarsi
e ricordarsi la
strada fatta anni e anni prima. Gli sembrava di essere tornato a quel
giorno, stava
percorrendo gli stessi passi e sentiva un macigno nel petto
all’avvicinarsi di
quella lapide, del suo nome inciso e del per
sempre che gli risuonava nella testa, assieme alle mille
promesse e agli
altrettanti infiniti progetti e sogni.
-
Lee.- sentì
bisbigliare dal ragazzo che l’aveva seguito, tenendo gli
occhi fissi su quel
nome e le dita strette alle sue. - Stai stringendo un po’
troppo forte.- Quella
frase fu tutto quello che gli bastò per sciogliere in un
attimo la presa,
strabuzzare appena gli occhi e stringere i due pugni, prima di
nasconderli
nelle tasche dei jeans.
Non
seppe mai quanto
restarono in silenzio di fronte a quella lapide bianca, forse per pochi
minuti o
per qualche ora, e percepì il contatto delle dita del
più piccolo contro il
braccio, subito seguito dal suo sussurro e dalla proposta di poter
aspettare da
un’altra parte, di poterlo lasciare per qualche minuto in
quel momento tutto
loro. Liam scosse solamente il capo, afferrandogli la manica della
giacca
quando gli aveva ormai dato le spalle, e ripeté
più volte quel movimento, prima
di sussurrare: - Resta, ti prego.-
Non
si mossero da
quella posizione per almeno un quarto d’ora, sentiva gli
occhi di Zayn bruciare
contro la pelle ma si obbligava a non distogliere lo sguardo dalla
pietra
fredda, perdendosi di tanto in tanto tra i ricordi, le parole e il
sorriso di
quella ragazza che gli aveva fatto promettere troppe cose. Era come se,
tra
tutte le loro promesse o i loro patti, fosse quella la più
importante, quella
che lo stava facendo aggrappare al ricordo di lei per non lasciarla
andare, per
non dimenticarla. Ora capiva che quella paura di legarsi a qualcuno, di
aprire
il suo cuore, derivava dal suo essere attaccato al passato, di non
voler
voltare pagina e continuare a vivere senza di lei.
Si
passò l’avambraccio
contro il viso, cercando di cancellare le lacrime prima che potessero
essere
viste dal più piccolo, e prese un respiro, lasciando
ricadere le spalle da
quella posizione tesa che aveva assunto all’arrivo.
Inclinò appena il viso,
incrociando lo sguardo di Zayn, e fu proprio quello a spingerlo a
avvolgere le
braccia attorno al suo corpo, tenendolo stretto e premendo la fronte
contro la
sua spalla. Era incredibile come fosse riuscito a calmarsi con le sue
parole
sussurrate e le sue dita tra i capelli, lungo il braccio, preferendo
non
parlare per godere di quel piccolo momento e del calore che riusciva a
trasmettergli. Riuscì a sentirlo per il silenzio, un
semplice “Grazie, me ne
prenderò cura io ora”, e
ridacchiò appena, spingendo un piede contro il suo e
chiedendo: - Ora parli con
le pietre, Malik?-
-
Ci sono persone che
potrebbero offendersi, sai?- ribatté il più
piccolo, incrociando le braccia al
petto con una smorfia risentita sulle labbra. - Il mio baba diceva
sempre che
mamma poteva sentirmi.- insistette al sopracciglio sollevato di Liam,
per poi
aggiungere in modo frettoloso: - Ero un bambino e mi capitava di
sentirmi solo
o avevo bisogno di aiuto e.. e lei c’è, so che
è con me. Non prendermi in giro
ora.-
-
Non potrei mai.-
sussurrò il maggiore, nonostante le labbra arricciate in un
ghigno a metà tra
il divertito e l’intenerito. - Ma io non credo che..
sì, insomma.. non ti ho
portato fin qui per presentarti.- incespicò nelle parole,
cercando di mantenere
un’espressione indecifrabile alle continue occhiate di Zayn.
- Sarebbe
un’idiozia quella.- borbottò infine, sentendo le
guance andare a fuoco al
sorriso del più piccolo e a come ripeteva le ultime parole,
come se intendesse
l’esatto opposto.
-
Ora sei tu a
prendermi in giro, Zayn.- si lamentò con
un’espressione corrucciata, premendo
il palmo contro il punto del braccio contro cui aveva ricevuto un
pugno, e si
chiuse per qualche minuto nel silenzio, sollevando poi lo sguardo nel
suo e
chiedendo in un sussurro: - Ti ho mai raccontato della mia avventura
con la
pesca?-
Vide
gli occhi del più
piccolo accendersi d’improvviso, mentre negava col capo e
riduceva le distanze
tra i loro corpi, allungando un braccio per stringere le dita attorno
al
tessuto della maglia, quasi a trattenerlo, e mormorando: - Non mi hai
raccontato quasi nulla della tua vita, solo le giuste informazioni e
perché ti
ho spinto io a farlo.-
Liam
roteò gli occhi a
quell’ultima affermazione, sbuffando e agitando un braccio
come a cancellare
quell’ultima parte del loro discorso, per poi avvolgerlo
attorno alle sue
spalle e obbligare il ragazzino a seguirlo e lasciarsi dietro la lapide.
-
Ti stavo dicendo..-
iniziò il discorso con un sorriso luminoso, tenendo quel
braccio attorno alle
sue spalle e le dita a sfiorargli il collo e i capelli. -.. mio padre
ogni
sabato andava a pescare, era proprio fissato, e voleva che uno dei suoi
due
figli ereditasse questa sua passione. Il garage era pieno di quegli
strumenti
strani, penso non sia cambiato nulla da allora.. anche se non li vedo
da
qualche anno. Francamente i vermetti mi facevano ribrezzo, lui invece
diceva
che dovevano essere squisiti perché tornava a casa sempre
con un cesto pieno di
pesci enormi. E ricordo di essere stato scelto io, perché
Paul è sempre stato
più gracilino di me.-
Si
stavano allontanando
velocemente da quel nome e lui si sentiva sempre più
leggero, mentre raccontava
a Zayn di particolari della sua infanzia e lo sentiva ridere con gli
occhi
attenti e fissi sul suo viso, per non perdersi nemmeno una parola o
un’emozione. Aveva aspettato forse troppo ma quello gli
sembrava il momento
giusto per cambiare pagina, per lasciarsi il passato alle spalle e
ricominciare
a vivere, soprattutto per se stesso.
“Perché proprio lui? Tra tutti quelli che
conosci o che hai conosciuto,
perché lui? Perché mio fratello?”
“Non ho scelto io di chi innamorarmi, Liam”
“L’amore, certo. L’amore
è una stronzata, non esiste!”
“Ancora, Liam? Non ti stanchi di ripetere sempre la
stessa idiozia?”
“Cosa? Ora sono diventato ripetitivo e ti annoio?
Non sono io ad aver
scopato tuo fratello e avertelo sbattuto in faccia, Kaylyn!”
“Per la millesima volta, Liam, abbiamo fatto
l’amore e c’è una bella
differenza con il..”
“Abbiamo sedici anni, non sai nulla
dell’amore”
“.. sesso. E davvero pensi l’abbia fatto
solo per ripicca? Da quando sei
diventato così.. stronzo? E egoista”
“Penso sia colpa tua, Kaylyn. Prima mi dici che sono
l’unico e poi mi
rimpiazzi con mio fratello, che mossa da bastarda”
“Sei uno.. Non ti riconosco più, Liam. E
spero tu possa conoscere la
persona che ti faccia cambiare idea, che ti faccia vedere
quant’è bello essere
innamorati e amare”
Avevano
deciso di
fermarsi in un fast food, quando la fame aveva iniziato a farsi
sentire, e
erano riusciti a occupare un tavolino nascosto, ottenendo
più di un’occhiata
curiosa - o infastidita - alle risatine che continuavano a lasciarsi
sfuggire.
Zayn stava cercando di coprirsi il viso, all’ennesimo
tentativo di Liam di
sporcargli la guancia con del ketchup, e stava sovrastando con la sua
risata il
chiasso dei clienti, cercando poi di scacciargli la mano e trovandosi a
sbuffare nel sentire il suo dito contro la pelle.
-
Ti stai divertendo?-
cercò di apparire serio nel fargli quella domanda ma non
riusciva a tenere le
labbra in una linea dritta, sentendo gli angoli arricciarsi verso
l’alto. - Sei
un bambino, Payne.- borbottò mentre si stava ripulendo la
guancia con un tovagliolo,
mostrando la lingua a quello che spinse la schiena contro la sedia e si
lasciò
andare a una risata fragorosa.
Liam
era troppo
impegnato a ridere per notare come gli occhi di Zayn si fossero
focalizzati su
di lui, lo stava studiando silenziosamente e con un sorriso sulle
labbra, e
sentì le guance andare a fuoco al “Sei
carino, Payne”, che riuscì a farlo
zittire con un’improvvisa timidezza
addosso. Aveva tenuto lo sguardo fisso sul tovagliolo sporco di
ketchup,
intrattenendosi in quel modo pur di non ricambiare quello del
più piccolo, ma
mise a tacere ogni resistenza per poterlo guardare mentre mangiava
tranquillamente le patatine e aggiungeva: - Quando sei rilassato e
butti giù
tutta quella corazza, mi piaci così.-
-
Ti piaccio?- gli
chiese con la fretta evidente nella voce, cercando di ignorare il
battito
frenetico del cuore al suo cenno del capo, al suo sorriso sghembo e
“Fin troppo”. -
Anche tu.- biascicò
quando passò troppi minuti nel silenzio, premendo un piede
contro il suo da
sotto il tavolo. - Se non si fosse già capito,
cioè penso di essere stato
piuttosto chiaro in questi.. giorni e..- si zittì pur di non
rendersi
eccessivamente imbarazzante, agitando una mano nell’aria e
mordicchiandosi il
labbro inferiore per scaricare la tensione.
Sollevò
lo sguardo non
appena percepì la sua mano sopra la propria, sporgendosi con
il busto verso di
lui per vedere meglio i suoi occhi, e si fece attento per ascoltarlo
mentre
sussurrava: - Quel che voglio sentirti dire è.. come hai
fatto a trovarti nel
mezzo del lago e con un pesce in testa?-
Si
allontanò con uno
scatto, incrociando le braccia al petto e puntando lo sguardo fuori
dalla
finestra, mentre ascoltava la sua risata divertita e i “Ti prego, Lee” o “Voglio
sentirla di nuovo”. Roteò gli occhi con
fare esasperato, puntando un gomito
contro il tavolo per poter premere il pugno contro la guancia e
mantenere
un’espressione offesa, per poi schiarirsi la voce e dire: -
Ero terrorizzato,
Zayn. Non ridere di me. E quella.. quella
cosa mi ha trascinato per almeno cinque metri!-
-
Scommetto che era un
piccolo pesciolino innocuo.- ribatté il più
piccolo, immergendo una patatina
nel ketchup e portandosela alle labbra. - Stai esagerando per
ingigantire la
tua impresa e conquistarmi.- concluse con un’alzata di
spalle, tenendo gli
occhi fissi sull’ennesima patatina pur di non fissare Liam
negli occhi.
-
E sta funzionando?-
gli chiese quest’ultimo dopo qualche minuto di silenzio,
vedendo un sorriso
prendere posto sulle sue labbra a discapito del “Nemmeno un po’”.
Era
sceso nuovamente
quel silenzio tra loro, uno di quelli leggeri e ‘Con te sto bene, mi fai stare bene e possiamo anche
non parlare’,
si stavano studiando senza che l’altro se ne accorgesse,
sguardi che duravano
pochi secondi e non si intrecciavano mai. Fu Liam il primo a spezzarlo,
sussurrando il suo nome e resistendo dal distogliere gli occhi per non
dover
affrontare i suoi, tutti quei sentimenti in essi e la sicurezza di
starli
riflettendo.
-
Tu pensi che io.. sì,
pensi che possa essere.. sono un bravo padre?- domandò dopo
qualche incertezza,
gesticolando con una mano e scuotendo subito dopo la testa. - Non che
sia davvero un padre,
però sto crescendo
Aileen come una figlia. Sono il suo tutore, certo.. e sono quasi una
figura
paterna per lei, o sbaglio?- incespicò più volte
nelle parole, non sapendo come
porre quella domanda nel modo più semplice possibile, come
racchiudere tutte le
incertezze e le preoccupazioni in frasi brevi.
Non
appena concluse con
quell’ultima domanda fissò lo sguardo sul vassoio,
quello che avevano usato per
trasportare l’infinità di cibo fino al tavolo, e
non sollevò gli occhi nemmeno
ai vari richiami del più piccolo, strizzandoli appena nel
percepire la sua mano
contro il polso. Zayn aveva smesso di chiamarlo all’ennesimo
tentativo andato
in fumo e aveva iniziato a strofinare il pollice contro la sua pelle,
facendolo
rilassare gradualmente e ottenendo infine la sua attenzione,
rivolgendogli un
sorriso incoraggiante e una leggera stretta al polso.
-
Sai cosa mi ha detto
Aileen?- Scosse il capo a quella domanda, trattenendo il labbro
inferiore tra i
denti, e lo osservò di sottecchi mentre gli sorrideva
apertamente e continuava:
- Ci sono giorni in cui sente la mancanza di sua mamma, tutti i suoi
amici ne
hanno una e lei è molto gelosa. Mi ha detto che non
è giusto che un bambino
cresca senza la mamma, che dovremmo averla tutti.-
Aveva
chinato il capo a
quelle parole, percependo uno strappo nel petto e una patina a
coprirgli gli
occhi, e grugnì in risposta al nome ripetuto, al “Vuoi sapere che altro ha detto?”,
stringendo un pugno per scaricare
tutta la rabbia che provava a quell’ingiustizia.
-
Dice che ha una
persona molto speciale accanto, che sa di non essere sola e che ci sono
bambini
molto più sfortunati di lei. Non molti bambini hanno la
fortuna di avere un
Lili, sai?- riprese a parlare Zayn, prendendo quel verso come un invito
a
spiegare, e risalì con le dita lungo il suo braccio,
cercando di trasmettere
quanto più conforto possibile con quel semplice tocco. - Ti
adora, Lee. Sei il
suo zio, sei il suo eroe. E non importa se non è figlia tua,
lei vede in te
quello che tutti gli altri vedono in un papà. Sei
meraviglioso, Lee. E daresti
la sua vita per lei, proprio come un papà qualsiasi.-
Non
rispose
immediatamente, prendendo un respiro e coprendosi il viso con una mano,
per poi
allargare lo spazio tra le dita e chiedere: - Sono davvero
così bravo?-,
vedendo il ragazzino scoppiare a ridere e sporgersi verso di lui, un
“Sei il migliore”
sussurrato con le
labbra premute contro le sue.
Angolo
Shine:
Scusate
per il ritardo
di una settimana ma non avevo la testa ultimamente (motivo per cui il
seguito
di Car Wash si sta facendo desiderare). Cerco sempre di scrivere
qualche
paginetta al giorno, purtroppo il risultato non è mai
soddisfacente e io penso
troppo, decisamente troppo.
Leggete
questo perché
penso sia fondamentale, anzi è piuttosto importante che
leggiate qui.
Partendo
dal principio,
ho fatto una follia (continuo a ripensarci e sono tipo “Che
cazzo ho fatto?”) e
ho mandato una delle fanfiction a una casa editrice. Era più
un “Figurati se mi
risponderanno mai” e “Tanto vale provare, mal che
vada verrò ignorata”.
Purtroppo - o per fortuna, ancora sono troppo in ansia per capirlo - mi
hanno
risposto e mi hanno.. fatto un contratto?
Continuerò
a scrivere
Ziam, continuerò a scrivere fanfiction..
però voglio
provarci. E vedere se sono davvero così brava a scrivere,
come dite voi nelle
vostre recensioni o nei messaggi che ricevo.
Spero
di avere ancora
il vostro appoggio, perché senza di voi non andrei da
nessuna parte e mi avete
vista crescere, mi siete sempre state vicine e mi avete sempre
dimostrato quell’affetto
che mi ha spinto a continuare a scrivere. Passerei ore a ringraziare
ciascuna
di voi, ogni recensione ricevuta e ogni parola che mi ha aiutato spesso
a
vedere del buono in quello che scrivo o in quello che sono.
EFP
è un po’ la mia
famiglia, per questo non vi lascerò mai (anche se magari
qualcuna ci spera di
non vedermi mai più). E spero di avervi accanto anche in
questa esperienza
bella ma terrorizzante.
Penso
lo sappiate tutti
quanto sia difficile emergere in un panorama simile, immaginate la mia
sorpresa
nell’aver ricevuto una risposta positiva! Quindi nulla, vi
chiedo solo di
seguirmi e non lasciarmi sola in mezzo a tutto questo.
Non
sarei nessuno senza
di voi, solo una ragazza di vent’anni (più due)
con la passione della scrittura
e il sogno di diventare scrittrice.
Se
tutto questo si sta
avverando è sicuramente merito vostro, che mi avete sempre
spinta a dare di più
(o almeno, io ho sempre cercato di mettermi sempre più nelle
storie per
riuscire a emozionarvi come la prima volta) e mi avete quasi tenuta per
mano.
Cercherò
di farmi
sentire venerdì prossimo, in caso rimando di una settimana o
due. (Non
sparisco, tranquille)
(Car
wash arriva, ve lo
giuro.. ho solo tante cose per la testa e non voglio rovinare questa
parte)
Grazie
ancora a tutti
quanti,
Shine
o Bea
|
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Capitolo 20 *** Diciannovesimo capitolo ***
You're my end and my beginning
« Cause all of me
Loves
all of you
Love
your curves and all your edges
All
your perfect imperfections
Give
your all to me
I'll
give my all to you. »
Diciannovesimo
capitolo:
La
settimana con Zayn
era passata molto velocemente, trovava sempre il tempo di raggiungerli
a casa o
seguirli al parco, continuando a rapportarsi con Aileen in un modo che
lo
faceva sorridere e tremare assieme. La bambina aveva accettato la sua
presenza
in quel loro duo strambo - talvolta affiancato dalla vecchia vicina e
il suo
gatto - e sembrava persino appoggiare la loro relazione, nonostante
Liam non
fosse ancora del tutto certo di voler mostrarsi mano nella mano di
fronte a
scuola della piccola. Gli piaceva passare del tempo con Zayn, vederlo
animarsi
tutto mentre raccontava a Aileen di una particolare caduta con lo
skate, ma non
era sicuro di voler rivelare a tutti di quella relazione, quel rapporto
con il
minorenne; in particolar modo tenere all’oscuro le insegnanti
della bambina,
che avevano iniziato a fare troppe domande sulla loro vita privata e su
come si
stessero trovando.
Gli
sembrava
incredibile come improvvisamente tutti si stessero interessando a quel
che
faceva in privato, o forse era lui che vedeva occhiate curiose nei
passanti
dove non esistevano. Non che una persona a caso potesse capire tutto e
denunciarlo, poi non stava facendo nulla di male e Zayn, nonostante
fosse
minorenne, era consenziente, non l’aveva mai costretto a fare
nulla.
Erano
paranoie che
duravano solo qualche minuto, perché poi si voltava verso il
più piccolo e si
scioglieva nel suo sorriso, donandogliene uno simile e troppo felice.
Non
riusciva più a resistere alla sua risata allegra, a come
tornava da lui dopo
essersi esibito in un’acrobazia e aspettava il suo giudizio
con un’espressione
tesa e eccitata.
Era
venerdì sera,
l’orario di chiusura dello studio si avvicinava e Liam aveva
appena salutato
l’ultimo bambino, facendo scontrare i loro pugni e
rivolgendosi a lui col
nomignolo di “campione”;
l’aveva
osservato allontanarsi con la mano stretta a quella della madre e
“I miei denti brillano”
l’aveva sentito
dire tutto felice, indicando l’apparecchio che luccicava, per
poi concentrarsi
sul ripulire lo studio, sistemare delle carte e slacciarsi il camice.
Si era
seduto sulla poltrona, portando immediatamente le mani dietro il collo
per far
pressione e massaggiarlo, e si era poi stiracchiato con uno sbadiglio,
recuperando il cellulare dalla tasca dei pantaloni per scorrere nella
galleria
e osservare le fotografie che Aileen aveva scattato il giorno
precedente.
Il
leggero bussare alla
porta obbligò il suo sguardo a fissarsi di fronte a
sé, invitando con una mossa
della mano il ricciolino ad avvicinarsi, e si poggiò meglio
contro lo
schienale, vedendolo saltare con un movimento lento sulla scrivania.
-
Grazie per essere
passato, non so come avrei fatto oggi.- ruppe il silenzio il maggiore,
mentre
Harry scrollava le spalle e gli ripeteva che era una cosa da nulla, che
sarebbe
rimasto solo a casa a perdere tempo e che era sempre piacevole stare in
sua
compagnia, pur di sfuggire alle voglie della madre incinta. - Oggi
erano tutti
molto scatenati e mi sarei sparato un colpo alla testa, se non ci fossi
stato
tu. Sei stato indispensabile, Har.-
Vide
le sue guance
prendere un colorito rossastro, le sue dita stringere appena il legno
della
scrivania e i suoi piedi premere contro la poltrona, piegando le
ginocchia e
torturando il labbro inferiore con i denti,
come se si trovasse in una situazione imbarazzante e con troppe cose da
dire.
-
Sai che stavo uscendo
con un ragazzo, giusto?- gli aveva poi chiesto, le mani che aveva
spostato sui
pantaloni e che stava stringendo insistentemente. - E stiamo uscendo da
quasi
un mese ormai.- aveva continuato con un tono di voce basso e insicuro,
obbligandolo a portare la poltrona più vicino a lui e
appoggiare una mano
grande sulle sue.
-
Puoi dirmi tutto,
Harry.- bisbigliò dopo qualche minuto di silenzio,
strofinando il pollice
contro il dorso della sua mano per offrirgli coraggio, e tenne gli
occhi fissi
sul suo viso mentre i suoi occhi si facevano sfuggenti. - Sono tuo
amico, puoi
dirmi tutto.- insistette a quel momento di indecisione del
più piccolo, rafforzando
la stretta sulla sua mano e vedendolo annuire con le guance in fiamme.
-
Dopo quanto.. insomma
quando puoi..- tentò di spiegarsi il ragazzino, facendo
guizzare gli occhi
verdi dalle loro mani, al suo viso e a una parete spoglia mentre
concludeva
velocemente: - Dopo quanto tempo puoi fare sesso?-
Aggrottò
la fronte a
quella domanda, allontanandosi da lui per appoggiarsi contro lo
schienale, e
restò in silenzio a studiare il suo viso rosso e come stava
tenendo gli occhi
puntati su un angolo della stanza. Non riuscì a trattenere
oltre il grugnito e
il “Sei troppo piccolo per fare sesso”,
mentre scuoteva il capo e incrociava in meno di mezzo secondo il suo
sguardo
confuso e arrabbiato assieme.
-
Hai solo sedici anni,
lo conosci da poco tempo e non puoi fare già sesso.- ribadì il
concetto, cercando di argomentare
in qualche modo quella risposta, e gli lasciò la mano per
stringergli un
ginocchio e scuotergli la gamba, richiamando la sua attenzione e
ripetendo: -
Non puoi darti via così e..-
-
Zayn ha un anno più
di me.- lo sentì dire con un tono acido, calcando con troppa
forza su quel nome
e scacciandogli la mano con una smorfia stizzita. - Non penso un anno
faccia
molta differenza, Liam. Eppure sono convinto che voi due abbiate
scopato.-
-
Ho ventisei anni e
permetti che faccia il cazzo che mi pare.- ribatté con i
pugni stretti per
trattenere la collera, riducendo gli occhi a due fessure e percependo
la rabbia
espandersi dentro di lui. - Non sei mia madre, non sei nessuno per
giudicare
quel che faccio io. Volevo solo metterti in guardia, i ragazzini
sprovveduti
come te sono spesso visti alla pari di un oggetto. Non eri quello della
prima
volta speciale?- lo rimproverò con un sibilo, vedendo le sue
spalle irrigidirsi
e il suo “La mia prima volta
speciale
doveva essere per te” che lo lasciò con
un’espressione incredula e la bocca
schiusa.
Perse
il controllo
quando lo sentì chiedere con una risata acida “Ora vuoi il mio culo? Perché quello di
uno solo non ti basta?”, si
alzò con uno scatto e strinse le dita attorno al suo polso,
obbligandolo a
scendere dalla scrivania e dando uno strattone per tenere la minima
distanza
tra loro mentre sibilava: - Il fatto che io sia tuo amico non ti
dà alcun
diritto di parlarmi in questo modo. Se mi chiedi un consiglio e la mia
risposta
non ti aggrada, tu non devi trattarmi in questo modo e atteggiarti al
mio
stesso livello. Ho quasi trent’anni e tu sei un bambino.-
Aveva
sputato fuori
quella parola con rabbia e aveva lasciato che si liberasse dalla morsa
di
ferro, per poi sbattere con forza i palmi delle mani sulla scrivania al
suo
tentare di ribattere - un semplice “Le
mani del bambino le hai avute addosso un po’ di volte”
- , bloccandolo tra
quella e il proprio corpo mentre gridava: - Devi smetterla! Quel che
faccio io
non deve interessarti, quel che c’è tra me e Zayn
non deve essere discusso con
te e non voglio fare sesso con te, se cerco di metterti in guardia!
Vuoi andare
dietro al primo cazzo duro che trovi? E allora non lamentarti quando
iniziano a
trattarti come una puttana!-
Se
la aspettava la
reazione del più piccolo, quello schiaffo contro la guancia
e i suoi occhi
lucidi, ma mantenne un’espressione impassibile per non dare a
vedere quanto si
stesse pentendo di quell’ultima parola con cui si era rivolto
a lui. Si stavano
studiando in silenzio da qualche secondo, nessuno dei due accennava a
pronunciare una sillaba, quando sentirono uno schiarimento di voce e
“Se volete ripasso più
tardi”, che fece
risvegliare il più piccolo e lo portò a spingere
il castano lontano da lui con
un grugnito.
Liam
non si era mosso
da quella posizione, teneva le braccia rigide lungo i fianchi e
un’altra serie
di esclamazioni nella testa, ma era consapevole dei due ragazzini fermi
sulla
soglia, del loro battibecco - “Ti
avevo ordinato
di stargli lontano”, “Non
ho paura di
te, Malik” - e di quella conclusione amara tra il
“Lui è mio”
e “Non è di
nessuno, quindi possono averlo tutti”. Si era
lasciato cadere sulla
poltrona, ignorando il “Se non
sparisci,
ti spacco la faccia, Styles” e aveva sospirato di
sollievo nel sentire la
porta sbattere, passando le dita tra i capelli e chiudendo gli occhi
per
rilassarsi nel momento in cui vennero sostituite da un altro paio.
-
Sei molto eccitante
quando ti incazzi, lo sai?- gli aveva chiesto il nuovo arrivato,
riuscendo a
fargli percepire il sorriso di scherno a quelle parole, e aveva
sollevato le
palpebre per specchiarsi nei suoi occhi nocciola. - Non sentirti in
colpa, se
l’è cercata. E gli avrei staccato la testa dal
collo, se solo fosse rimasto in
questa stanza e vicino a te per un altro secondo.- borbottò
quello, scuotendo
il capo con una smorfia e i denti stretti in una morsa.
Allungò
un braccio
verso di lui per poggiare il palmo contro la sua guancia, strofinando
il
pollice lungo la sua pelle liscia, e si accorse solo in quel momento
delle sue
nocche insanguinate, alzandosi con uno scatto dalla poltrona e vedendo
il suo
sorrisino e “Caduta dallo skate”.
-
Ti sei fatto tanto
male?- si informò immediatamente, stringendo le dita attorno
al suo polso per
fargli sollevare il braccio e poter muovergli le dita. - Niente di
rotto?- gli
domandò con una smorfia al suo mugolio infastidito, premendo
i polpastrelli
contro uno dei suoi tatuaggi e guidandolo verso il lettino su cui erano
stati
bambini spaventati di ogni tipo. Lo obbligò a sedersi su di
esso e spostò uno
sgabello di fronte a lui, toccandogli punti vicino al ginocchio e
chiedendogli
ripetutamente dove e quanto gli facesse male, per poi ordinargli: -
Togli i
pantaloni.-
-
Sempre così
impaziente, Payne.- l’aveva sentito ridacchiare, mentre lui
era impegnato ad
aprire sportelli e cercare l’occorrente per una veloce
medicazione. - Il mio
dottore super efficiente.- continuò a prenderlo in giro il
ragazzino,
stringendo i denti sul labbro inferiore per non piagnucolare e
lamentarsi al
bruciore dell’acqua ossigenata.
-
Come hai fatto a
cadere?- s’informò per offrirgli qualcosa su cui
concentrarsi che non fosse il
cotone imbevuto che premeva sulle sue nocche. - Una delle tue solite
acrobazie
mortali?- continuò con un sorriso malcelato, guardandolo di
sfuggita e
vedendolo con gli occhi fissi su come gli stava bendando la mano.
-
Ho calcolato male le
misure.- spiegò il moretto dopo essersi schiarito la voce,
stringendo le
braccia attorno alla coscia per tenerla sollevata mentre gli medicava
quella
sbucciatura. - Sono finito a terra e ho pensato di venire da te. Sei
come la
mia crocerossina.- sussurrò con un filo di voce, allungando
un braccio per
sfiorare le ciocche marroni con i polpastrelli e premerli poi contro la
nuca,
facendo una lieve pressione nel sentire le risposte del maggiore e i
suoi
muscoli sciogliersi.
-
Non era nulla di
grave.- bisbigliò Liam, risalendo con le dita lungo le sue
cosce e
accompagnandolo dal lettino fino alle proprie gambe. - Da domani potrai
tornare
a sbizzarrirti su quell’arma mortale.- aggiunse con un ghigno
divertito,
sfiorandogli la pelle dei fianchi sotto la maglietta.
C’era
qualcosa di
infinitamente dolce in quel momento, in come il più piccolo
stava seduto a
cavalcioni su di lui e nei piccoli tocchi che stavano dedicando uno
all’altro.
Era una cosa che non aveva mai provato prima e gli mozzava il respiro
ma gli
scaldava il cuore. E poi quel “Lee”
che sembrava volere dire troppe cose, i suoi occhi nocciola resi
più luminosi e
chiari da un affetto palpabile, mentre spostava entrambi i palmi sulle
sue
guance e gli lasciava un bacio a fior di labbra, sussurrando “Oggi posso stare da te, pensano che sia con
Louis”.
-
Dormi con me?- gli
chiese con un sorriso vispo, raddrizzandosi con la schiena e avvolgendo
meglio
le braccia attorno al suo corpo, mordicchiandogli il collo e ascoltando
i suoi
lamenti per tutti i segni che non riusciva più a nascondere
al genitore.
Non
sapeva cos’era
successo ad aver cambiato radicalmente le cose: un attimo prima stava
ridendo
con Aileen sulle espressioni buffe di Zayn, aveva risposto alla
chiamata di
Jade e, nonostante avesse rifiutato con gentilezza il suo invito a
uscire, si
era trovato fuori da casa propria con la giacca in mano e la voce del
ragazzino
che ripeteva “Esci con lei, io sono
solo
il tuo sporco segreto da tenere nascosto tra le lenzuola”.
Non
capiva il motivo
del suo improvviso scatto d’ira, come l’aveva
spinto fino a sbattergli la porta
in faccia, e non era riuscito a chiedere nemmeno spiegazioni
perché a ogni “Zayn”
era seguito un insulto e un invito
ad andarsene. C’era rimasto particolarmente male quando, al
proprio “Non avevi detto di volermi
aspettare per
sempre?”, l’aveva sentito ribattere con
un semplice “Fottiti”
e uno spintone più forte. Non aveva alcun diritto di
mancargli di rispetto in quel modo, soprattutto non davanti a Aileen, e
di
sbatterlo fuori dalla propria abitazione, come se l’avesse
tradito in qualche
modo e si fosse comportato come lo apostrofava. Non era uno schifoso doppiogiochista.
Era
rimasto al telefono
con lei per qualche minuto di troppo, non poteva negarlo, ma
l’aveva fatto
semplicemente per buona educazione, non volendo essere sgarbato e
avendo già
rifiutato il suo invito a uscire altre volte. E poteva essere arrossito
a
qualche suo complimento ma, Dio, non significava assolutamente nulla di
quel
che Zayn pensava; se solo gli avesse dato un minuto intero per
spiegarsi non si
sarebbe trovato con un broncio scocciato e le braccia incrociate in un
pub
pieno di musica assordante.
-
A cosa pensi, Leee?-
sentì la voce della ragazza che gli si era affiancata, i
suoi occhi marroni
luccicanti per il divertimento e l’alcool, e scosse il capo
per risponderle,
come a dirle che non era assolutamente nulla di importante. - Quindi mi
offro
volontaria per aiutarti a togliere questo brutto muso lungo.-
ridacchiò lei,
stringendo le dita sottili attorno al suo polso e dandogli una scossa
leggera
per farlo smuovere, guidandolo poi verso il centro del locale in cui
stavano
ammassati fin troppi corpi.
Aveva
deciso di
ascoltarla, perché ormai era tardi per rimpiangere il non
essere stato chiaro
col ragazzino, e aveva lasciato che appoggiasse una mano sulla spalla,
premendo
un palmo sul suo fianco e cercando di muoversi con lei. Zayn non capiva
nulla,
si era comportato come un bambino e era andato avanti con la sua idea -
totalmente folle e sbagliata - da perfetto cocciuto; non provava nulla
per
Jade, erano solo amici e se gli faceva scenate simili allora mancava la
fiducia
nel loro rapporto. E non era sicuramente lui quello che fino a
settimane prima
si vantava delle doti seduttive e di quante persone gli erano cadute ai
piedi;
non era lui.
L’idea
di divertirsi e
mettere da parte quei pensieri non sembrava voler mettersi in pratica,
nonostante avesse bevuto un’eccessiva quantità di
alcool da rendergli i
movimenti goffi e rallentati. Seguiva il ritmo dettato dalla musica
come se il
corpo non fosse il suo, come se si muovesse di sua spontanea
volontà
lasciandolo a pensare e ripensare; le parole di Zayn, i suoi insulti,
quell’attaccarlo e spingerlo via da lui, i suoi occhi lucidi
e la delusione
evidente.
Grugnì
nel momento in
cui un piede pestò il proprio, in mezzo a quella calca di
gente non esisteva lo
spazio personale, e strinse il braccio attorno alla ragazza per
istinto,
desiderando solo il divano di casa, Aileen e quella stupida storia sui
pirati
che la divertiva tanto e che Zayn non smetteva un secondo di raccontare
col
sorriso. Se solo l’avesse fatto parlare, se solo
l’avesse ascoltato per un
secondo e se solo non fosse stato così pronto a accusarlo di
tradimento.. o
forse era lui stesso a essere stato troppo insicuro, a avergli dato
modo di
dubitare di quel che c’era tra loro. Aveva rifiutato di
stringere la sua mano
qualche giorno prima, ma solo perché la signora Watson -
vecchia pettegola del
quartiere - li stava osservando; stesso motivo per cui aveva lasciato
un
semplice bacio contro la sua guancia nel momento dei saluti. O i
pomeriggi
fuori dalla scuola di Aileen, c’erano tutti quei genitori e adulti.. non poteva mostrarsi con un bambino. Però non gli aveva
mai detto
nulla, come poteva sapere gli desse fastidio quel cercare di mantenere
il loro
rapporto privato? Non poteva leggergli nella testa, non poteva capire
quel che
provava o se si sentisse rifiutato; soprattutto se poi gli rivolgeva
quel
sorriso luminoso e gli faceva capire ben altre cose. Aveva invece
accumulato
tutto quanto e era esploso con quel definirsi il suo “sporco segreto”, dipingendolo
come uno stronzo opportunista e senza
scrupoli. E lui non ci aveva messo forza sufficiente a spiegarsi, aveva
lasciato che gli gridasse dietro tutto e era scappato come un codardo.
Aveva
sbagliato a raggiungere Jade, avrebbe dovuto gridare a Zayn di farlo
entrare, di
ascoltarlo e di smetterla con quell’atteggiamento; che non aveva alcun motivo di essere geloso
perché era innamorato di
lui. Ecco, era proprio quello che avrebbe dovuto fare. Il
fatto che lo
stesse capendo con tutto quell’alcool nelle vene e con fin
troppo ritardo lo
rendeva ancora più agitato.
Strabuzzò
gli occhi,
come se quei pensieri l’avessero tenuto concentrato e chiuso
in una bolla, nel
percepire delle dita tra i capelli e un paio di labbra contro la
mandibola, sul
collo - tutti quei punti che Zayn aveva
marchiato più volte - a rendere quel contatto tra
lui e Jade così
sbagliato, imperfetto. Arrossì d’imbarazzo quando
sentì le sue dita sfilargli
la camicia dai pantaloni, sfiorargli la pelle sotto il tessuto e
risalire lungo
il petto, tirandosi indietro con uno scatto non appena si
trovò le sue labbra
ad un soffio dalle proprie.
Lei
sembrava ignorare
totalmente quel momento di panico che gli stava attorcigliando le
viscere,
teneva gli occhi socchiusi, un palmo al centro dell’addome e
le dita dell’altra
mano tra i suoi capelli. Aveva dovuto poggiare entrambe le mani sulle
sue
spalle, facendo una leggera pressione, per richiamare la sua attenzione
e
fermarla dal ridurre ulteriormente le distanze; non era mai stato
più
imbarazzato e nervoso in vita sua mentre lei gli sorrideva dolcemente e
gli
stava ancora troppo vicino.
-
Che cosa.. che stai
facendo, Jade?- domandò con un filo di voce, cercando di
farle capire anche con
il movimento delle labbra quel che le stava chiedendo, e vide la sua
fronte
corrugarsi, non perdendo il sorriso mentre rispondeva un semplice
“Ci stavamo per baciare”.
Non
riuscì a bloccare
la domanda stupida che era affiorata immediatamente nella testa, quel
“Perché?”
che l’aveva fatto arrossire
dalla vergogna, e lei aveva perso tutta la spavalderia di poco prima,
teneva le
braccia lungo i fianchi e aggrottava le sopracciglia con confusione
evidente
mentre bisbigliava: - Perché è quello che fai con
la persona che ti piace.-
Annuì
per farle capire
di aver capito, deglutendo e percependo quella strana e improvvisa
tensione tra
loro, per poi passare un palmo lungo il viso, agitare un braccio e
lasciarlo
cadere lungo il fianco, socchiudendo gli occhi e confessando con voce
inesistente: - Sei una bella ragazza ma non mi piaci, non in quel
senso.-
-
Io sono gay.-
E
gli sembrò la stanza
fosse diventata improvvisamente silenziosa dopo aver pronunciato quelle
parole,
Jade aveva boccheggiato presa alla sprovvista e aveva portato una mano
contro
la bocca, facendo un passo indietro e lontano da lui. Si sentiva in
colpa per
come lei indicava tra loro, ripetendo più volte frasi
inconcluse - “Io pensavo che tra noi..”,
“Pensavo che tu fossi..”
- e guardandolo
con gli occhi sempre più lucidi, biasciando delle scuse e
lasciandosi
inghiottire dalla folla per andare il più lontano possibile
da lui.
Stava
cercando di
assimilare la scena a cui aveva appena partecipato, dandosi
ripetutamente dello
stupido per non aver chiarito fin da subito le cose, per averle
lasciato
credere che tra loro stesse nascendo qualcosa di più
dell’amicizia. Lui non
aveva impedito che lei si illudesse, aveva finto di non vedere quei
primi segni
e non aveva mai accennato a chiarire quel punto con lei.
Era
tornato verso il
bancone, aveva ordinato un drink dal nome esotico e stava rigirando la
cannuccia tra i cubetti di ghiaccio, pensando se fosse il caso di
raggiungere
Jade o tornare da Zayn. Doveva delle scuse e spiegazioni a entrambi, ma
non
credeva di essere pronto per rientrare a casa con quel succhiotto sul
collo.
Stava
portando il bicchiere
alle labbra e restò con la mano a mezz’aria quando
questo s’infranse contro il
pavimento, facendo sbuffare sonoramente il barista e ridere i ragazzi
ubriachi
seduti di fronte al bancone. Sollevò gli occhi sulla causa
di tutto quello,
trovandosi a fronteggiare due occhi azzurri gelidi, e si
passò una mano contro
la nuca, maledicendo l’alcool per la risatina che si era
lasciato sfuggire e
quel “Sei stata magnifica sul palco,
Pez”.
Aggrottò
la fronte in
un’espressione di pura confusione al suo “Non
sono Pez per te, non sono nemmeno Perrie, non voglio vederti mai
più” e
inclinò il viso per studiarla con una smorfia buffa,
indicandole poi il banco
alle loro spalle e offrendole un drink per bere tra amici.
-
Non voglio nulla da
te, meglio che mi stia lontano tu.- sibilò lei, ritirando
con uno scatto il
braccio e aggiungendo: - Che hai fatto a Jade? Perché non
vuole dirmi nulla e
sono convinta tu sia coinvolto.-
Si
accigliò a quelle
parole, mordendo l’interno delle guance per non scoppiare a
ridere - non voleva
innervosire ancora di più quella che sembrava pronta a
staccargli la giugulare
-, e si passò una mano contro la nuca, stringendosi nelle
spalle e ridacchiando
un veloce “La verità,
solo la verità”,
portando il palmo al cuore e annuendo con fare serio.
Questa
volta lo
schiaffo arrivò inaspettato, facendolo mugolare di dolore e
portare la mano a
coprirsi il punto che percepiva scaldarsi, e cercò di capire
la sua
esclamazione, quel suo “Sei come
tutti
gli altri! Uno stronzo che usa le ragazze solo per scopare!”,
ma poi fu
troppo impegnato a reggersi in piedi al suo spintone.
Era
riuscito a
trascinarsi fino alla propria abitazione, o almeno sperava fosse quella
e non
dall’altra parte della città o dello stato, si era
aggrappato al corrimano per
salire la rampa di scale - l’ascensore avrebbe fatto comodo
in quel caso - e
aveva rischiato di inciampare nei propri piedi più di una
volta, coprendosi la
bocca con una mano per non scoppiare a ridere e svegliare tutti.
Non
ricordava l’ultima
volta in cui si fosse ubriacato in quel modo, o forse il giorno
dell’incidente;
sì, proprio quella volta. C’era Kaylyn che gli
gridava di andare a quella
festa, divertirsi, scopare con Rick e smetterla di pensare a lei e alla
bambina,
che potevano cavarsela da sole, che al suo ritorno non gli sarebbero
più state
d’intralcio. E lui aveva ribattuto con frasi cattive,
risposte puntigliose e
con quel tipico rinfacciarle cose passate che facevano stare male
entrambi.
L’aveva odiata, come non aveva mai fatto in vita sua, quando
aveva gridato “Non sei suo padre,
non lo sarai mai! Non
sarai mai lui!” ma era stata la prima che aveva
cercato dopo aver avuto un
confronto con Rick a quella stupida festa. Si era messo a piangere al
telefono con
lei, chiuso in uno dei bagni dell’università, e
aveva ripetuto in una sorta di
litania quanto gli mancasse Paul, come non sarebbe mai stato in grado
di
crescere Aileen e quanto avrebbe dato pur di cambiare il passato.
“Una vita per una vita, Lyn”
ricordava di averlo sussurrato con la
voce roca per il pianto, mentre la ascoltava ordinargli di non
muoversi, che
avrebbe lasciato la bambina alla vicina e sarebbe corsa da lui.
“Tu saresti più felice,
io voglio che tu sia
felice e con Paul.. se fosse andata diversamente..”
Era
ubriaco quando
aveva sentito la sua risposta, ma ricordava perfettamente ogni parola
di quel “Non sarei riuscita a
superare la tua
perdita, Leeyum” e il successivo spiegargli che
“Ci sono persone che non stanno
assieme, che non sono come le coppie
normali, ma sono destinate a incontrarsi. Mi capisci, Leeyum? Quel che
c’è tra
noi va oltre l’amicizia, oltre l’amore, oltre
tutto. Tu sei la mia anima
gemella e io non riuscirei a vivere senza di te”.
Inciampò
sull’ultimo
gradino, andando a sbattere contro la porta
dell’appartamento, e fissò a terra
vedendo tutto quanto ondeggiare, appoggiando il palmo contro lo stipite
e
coprendosi gli occhi con un grugnito alla luce improvvisa.
-
Pensavo di doverti
affrontare domani mattina con la camminata della vergogna.-
sentì dire dal
ragazzo che aveva stretto le dita sulla sua camicia e l’aveva
costretto a
varcare la soglia, quel movimento brusco aveva incrementato la nausea e
aveva
portato una mano alla testa per fermarla. - Non ti ha soddisfatto a
sufficienza?
Eppure sembra tu ti sia divertito da quel che vedo.-
Quel
semplice tocco
contro il collo fu il necessario per farlo arrancare fino in bagno e
piegarsi
sul gabinetto, appoggiando poi la fronte contro la tavoletta e
prendendo dei
respiri per calmarsi, scuotendo il capo alle domande del ragazzo e
intravedendo
la sua figura rigida sulla soglia della porta. Ridacchiò
appena al suo “Non riesco a odiarti
nemmeno ora, guarda
come mi hai ridotto” e grugnì
infastidito alla nuova ondata di nausea,
percependo la mano del più piccolo muoversi in un massaggio
lungo la schiena.
-
Vuoi qualcosa?- lo
sentì chiedere con apprensione, scuotendo il capo in
risposta e indietreggiando
col sedere sul pavimento fino a poggiarsi con la schiena contro la
vasca,
portando una mano tra i capelli e strofinandola contro il viso freddo e
sudato.
Picchiettò la mano sul posto libero accanto a lui e
sbuffò al suo “Io
lì a terra non mi siedo”,
afferrandogli il braccio e obbligandolo a far come gli aveva chiesto,
inclinando poi il viso per premere la guancia contro la sua spalla. Era
riuscito a rilassarsi quando, dopo un primo momento in cui si era fatto
rigido,
aveva infilato le dita tra le ciocche, muovendo i polpastrelli contro
la cute,
e aveva arricciato le labbra in un sorriso intenerito nel riconoscere
una delle
proprie maglie addosso al più piccolo.
-
Ho detto a Jade che
sono gay e Perrie non l’ha presa bene.- bisbigliò
dopo qualche altro minuto,
invitandolo con un grugnito a riprendere con quei tocchi quasi magici.
- Stavo
pensando al fatto che sarei dovuto tornare a casa e mi sono accorto
troppo
tardi di quel che stava facendo.- spiegò subito dopo,
sentendo il suo cenno del
capo e i polpastrelli che stava premendo contro la nuca, sfiorandogli
quel
segno e stringendolo sempre più forte al suo fianco.
Prese
un respiro
profondo, richiamando a sé tutto il coraggio, e
sussurrò: - Mi dispiace, Zayn.
Davvero tanto. Sono stato troppo accecato dalla paura per vedere quanto
i miei
gesti potessero essere fraintesi. Però oggi ho capito che
non posso rischiare
di perderti, che non voglio perderti.-
-
Non è un’ossessione.-
aggiunse senza dargli il tempo di intromettersi, tenendo gli occhi
chiusi e
insistendo con: - Non è un bisogno disperato, non
è come con lei. Io ho cercato
di chiuderti fuori, perché tu mi fai stare bene e forse ho
una testa strana che
mi impedisce di cercare la mia felicità, forse sono pazzo e
forse non ti merito
nemmeno. Però sono certo che mi hai insegnato a guardare
dentro di me e vederci
qualcosa di bello, qualcosa per cui valga la pena vivere e amare,
lasciarsi
amare. Ho queste barriere attorno, mi sono nascosto per proteggere me
stesso e
mi sono perso nello stesso momento. Ci siamo fatti male entrambi,
probabilmente
per il mio cercare di stare aggrappato al passato e sperare di non
soffrire con
il mio rifiuto del presente, e siamo stati feriti dal muro che ho
buttato giù.
Mi sono sentito un pezzo rotto, incompleto e inutile per
così tanto tempo che
mi era sembrato assurdo il tuo interesse nei miei confronti. Ora
però ho capito
tutto, ora riesco a vederlo e ti giuro, te lo prometto, avrai ogni mio
respiro,
ogni singolo battito del mio cuore e non avrò più
incertezze quando dirò a
tutti che sei mio, solo mio, e che io mi sono..-
Si
era allontanato da
lui lentamente durante il discorso, finendo con il busto tutto rivolto
verso di
lui, e aveva visto i suoi occhi diventare sempre più lucidi,
bloccandosi
sull’ultima parola al suo scuotere del capo e chiedere con
voce spezzata dal
pianto: - Di chi sei tu? Perché io sono tuo e lo sanno
tutti, l’hanno capito
tutti.-
Non
aveva nemmeno avuto
il tempo di dire il suo nome che l’aveva visto premere i
palmi contro le
palpebre e stringere poi i pugni fino a far diventare le nocche
bianche. Non
capiva cosa gli fosse preso perché la reazione che si
aspettava era ben diversa
da quella che aveva avuto lui, da quella che avrebbe avuto una persona
normale
nel vedere un cuore aprirsi in quel modo.
-
Ma di chi sei tu? Di
chi sei per davvero? Ti vuole Harry, ti vuole Jade e chissà
chi altri. Ma tu a
chi appartieni? Di chi è il tuo cuore? Certe volte penso non
riuscirai mai a
dimenticarla, che il tuo cuore non sarà più di
nessuno.. e nonostante tutto
trovo che sia la cosa più romantica di tutte, che tu sia
ancora innamorato di
lei, che sarai sempre del tuo primo amore. Non ti avrà mai
nessuno, perché tu
sei troppo.. sei troppo per tutti. Vorrei dirti che fa male e ti odio,
ma non è
così.. non ho mai incontrato nessuno come te, non ho mai
desiderato così tanto
l’amore di una persona e non sono mai stato più
felice di così, di tutto questo
tempo che ho passato con te e con Aileen. Sentirmi parte di questa
famiglia e
desiderarlo così tanto, desiderare tutto.. tutto il
pacchetto al completo. Con
te e Aileen, con Kaylyn che.. che mi stai facendo innamorare persino
del tuo
ricordo di lei. Non so come fai, non lo so proprio.-
Aveva
cercato di
seguire tutto il suo discorso, di capire cosa volesse realmente dire
con quello
strano giro di parole, ma aveva lasciato perdere qualsiasi domanda
sull’essere
più chiaro nel vederlo così fragile mentre
singhiozzava in quella maglietta
troppo grande per lui. Aveva avvolto le braccia attorno alle sue
spalle,
premendo le labbra tra i suoi capelli, e l’aveva tenuto
stretto mentre ripeteva
il suo nome assieme a inviti a calmarsi, a non fare così e
“Non mi perdi, sono qui, non vado da
nessuna
parte”.
-
Non ti dimenticherò
mai, Lee. Mai, non lo farò mai.- lo sentì
bisbigliare ripetutamente contro il
proprio petto, tenendo la camicia stretta in una morsa e non accennando
a
spostarsi da quel punto. - E sarò sempre tuo qualsiasi cosa
accada, io sono
tuo.-
-
Zay.- ripeté il suo
nome con dolcezza e una strana malinconia, scuotendo il capo e
avvolgendolo
meglio tra le braccia. - Non ti lascio, non mi perdi e non
m’importa di quello
che potranno dire le persone.. io sono innamorato di te.-
Lo
tenne stretto mentre
ascoltava il suo pianto, i singhiozzi che gli scuotevano il corpo, e
arricciò
le labbra in una smorfia nel percepire la sua stretta, come se si
stesse
aggrappando a lui con la consapevolezza di un’ultima
volta. Gli venne quindi naturale bisbigliare contro il suo
orecchio “Non lasciarmi”
e il
singhiozzo - molto simile a un verso di dolore - che il moretto si
lasciò
sfuggire dalle labbra fu tutto quel che gli servì per
rafforzare la presa
attorno al suo corpo e appoggiare la fronte contro i suoi capelli.
La
mattina dopo si era
svegliato con un fortissimo mal di testa, i ricordi della sera prima
sigillati
nella testa e il pianto di Zayn che gli risuonava ancora nelle
orecchie. Si
erano spostati nel letto e l’aveva tenuto stretto tutta la
notte, vegliando su
di lui e approfittando di quel momento per imprimere nella memoria ogni
particolare del suo viso. Non voleva chiedergli il motivo di quello
scoppio,
dei suoi “Non ti
dimenticherò mai”
che avevano il sapore di un addio, preferiva rimandare a quando si
sarebbe
offerta l’occasione; aveva pianto a sufficienza in tutti
quegli anni e ora che
si scopriva innamorato di quel ragazzo non si sarebbe fatto rovinare
quel
momento.
Si
era messo seduto nel
letto, slacciandosi la camicia della sera prima e buttandola a terra
con una
smorfia, puzzava di alcool e vomito, per poi allungare un braccio verso
il
comodino e recuperare una pastiglia e il bicchiere d’acqua,
sorridendo al
foglietto e alla calligrafia del più piccolo.
Solo
dopo essersi fatto
una doccia, aver indossato un paio di boxer e essersi guardato attorno
si era
reso conto dell’assenza di Zayn, dei vestiti che indossava la
sera precedente e
che stavano piegati sulla parte del letto sfatta. Non aveva potuto
pensarci
troppo perché la suoneria del cellulare aveva rotto il
silenzio, aveva risposto
alla chiamata di quel numero sconosciuto e non salvato sulla rubrica e
aveva
rischiato di farlo cadere a terra per quel che Louis gli stava dicendo
a una
velocità incomprensibile.
-
Cosa?! No! No, non me
l’ha mai detto!- iniziò a gridare di rimando alle
accuse del ragazzino,
infilando frettolosamente un paio di pantaloni e una maglietta mentre
teneva
bloccato il cellulare tra l’orecchio e la spalla. - Come
facevo a scoprirlo da
solo, Louis?- sibilò quella domanda con i nervi a fior di
pelle, per poi
passare le dita tra i capelli e sussurrare: - Puoi trattenerlo, per
favore?-
Non
appena Louis
rispose con un “Certo, ma fai in
fretta”
si catapultò fuori dalla stanza con un solo pensiero, non
avrebbe perso anche
lui.
Angolo
Shine:
Anzitutto
perdonate il
ritardo, ero impegnata con il continuo di Car wash e ho preferito
lasciare un
momento in sospeso la long. Poi mi sono dimenticata oggi fosse
venerdì, perché
sono stata impegnata in questi giorni (vi risparmio il racconto di un
viaggio
disastroso) e ho perso il ritmo della giornata.
Quindi
che dire? Penso
si sia capito stiamo arrivando alla fine, giusto?
Il
prossimo capitolo
sarà tutto dal punto di vista di Zayn, così da
analizzare meglio le sue scelte
e quel che prova lui.
Non
ho altro da
aggiungere, oltre a “finalmente Jade è uscita di
scena” o “finalmente Liam si è
dichiarato”. E stavo notando, mentre scrivevo, che Leeyum e
Kaylyn mi ricordano
troppo Joey e Dawson (Qui non so quanti mi capiranno, la generazione
degli anni
’90 sicuramente). Quel telefilm mi ha rovinato la vita.
Ho
in mente una specie
di spin-off in cui Leeyum e un piccolo Zayn si vedono per la prima
volta in
ospedale (non chiedete, non so perché), quando uno
è appena uscito dall’incidente
d’auto e l’altro ha appena perso la mamma (sono
impazzita, mi voglio troppo
male).
A
venerdì prossimo!
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Capitolo 21 *** Ventesimo capitolo ***
You're my end and my beginning
« Cause all of me
Loves
all of you
Love
your curves and all your edges
All
your perfect imperfections
Give
your all to me
I'll
give my all to you. »
Ventesimo
capitolo
Non
odiava suo padre e
nemmeno sua sorella, aveva bisogno di spazio e silenzio per riflettere;
non che
al parco fosse tranquillo, però poteva tenere i piedi sulla
tavola e chiudersi
in quella bolla di concentrazione. Non voleva affrontare gli sguardi di
Yaser e
i “Ci hai pensato?”,
la risposta era
sempre uno stringersi nelle spalle e bofonchiare di avere sonno, di
doverci
pensare meglio e di avere ancora tempo.
Sapeva
però che di
tempo non ce n’era quasi più, che era una
decisione su cui non doveva ragionare
troppo, era un treno da prendere e non farselo sfuggire, era tutto
quello che
aveva sempre sognato e quello per cui stava combattendo da anni. Era la
promessa che aveva fatto alla madre di fronte alla tomba e, se anche
aveva
trovato un motivo per restare, non poteva essere forte quanto il motivo
per cui
voleva partire.
Doveva
vincere quella
coppa per lei, farle vedere che ce l’aveva fatta ed era
merito suo, lei che
l’aveva sempre spinto a rialzarsi e non aver paura di cadere.
Non c’erano
seconde opzioni, lo sapeva bene, doveva partire e afferrare il sogno.
Louis
gli era saltato
al collo non appena gli aveva riferito di quella notizia, una delle
poche
dimostrazioni d’affetto tra loro, e aveva poi cercato di
tornare quello di
sempre con una pacca contro la spalla e “Vedi
di non dimenticarti di me, Malik”. Non
c’era stato bisogno di altro per
mettere le cose in chiaro tra loro, non ne avevano bisogno, si erano
sempre
capiti al primo sguardo, le parole erano qualcosa di superfluo, e
allora si era
lasciato distrarre, aveva ascoltato i suoi discorsi sulla ragazza che
il padre
gli aveva trovato nel letto e aveva riso fino alle lacrime; non poteva
permettersi di essere triste, c’era ancora tempo.
Il
problema non era
Louis, non era mai stato lui, ma tutt’altra persona gli
impediva di essere
davvero felice per quella partenza, come lo sarebbe stato solo un mese
prima. Aveva
conosciuto un ragazzo - un uomo, visti i suoi anni - e non era riuscito
a
tenersi lontano da lui, era più una vittoria personale il
riuscire a conquistarlo;
diamine, un uomo ben formato e che sarebbe caduto ai piedi di un
ragazzino era
una grande impresa. Si era rivelato impossibile riuscire a superare
quelle
barriere che aveva eretto per proteggersi, Louis la definiva una
“missione suicida”
e “sarà la tua rovina,
Malik” -
ricordandogli continuamente che avrebbe perso più di un paio
di occhiali da
sole -, ma lui non voleva arrendersi, non quando poteva avere
quell’uomo così
borioso e pieno di sé. Gli avrebbe mostrato che nessuno,
nemmeno lui, poteva essere
immune al suo fascino; poi si divertiva a guardare il suo viso
accendersi di
rabbia, come si innervosiva non appena lo riconosceva e come lo
spingeva per
cacciarlo. Era tenero e buffo, era attraente e nascondeva qualcosa di
meraviglioso dietro quella corazza.
Era
bastato gliene
facesse intravedere una piccola parte per farlo cadere in quella
trappola, per
fargli desiderare di più e spingerlo a conoscere meglio la
sua storia, quel che
celava dietro quegli occhi spenti e stanchi. Era solo molto curioso e
gli
piaceva passare del tempo con lui e con quella bambina - “Aileen è proprio un nome da principessa”,
le aveva detto il primo
giorno in cui si erano conosciuti -, sapeva che gli avrebbero cambiato
la vita
per sempre.
E
poi improvvisamente
Liam gli aveva raccontato ogni cosa, aveva sputato fuori quello che
teneva
chiuso da chissà quanto tempo e come poteva evitare di
cadere? Come poteva
restare impassibile di fronte ai suoi occhi lucidi, a tutto il suo
dolore e l’ostinazione
con cui si incolpava di cose passate? Ora non sapeva più se
era stato il suo
essere così fragile ad averlo conquistato, o se doveva
cercare la causa in quel
sorriso luminoso che gli rivolgeva l’attimo dopo.
Però era certo di essersi
innamorato, era totalmente perso per lui, per ogni dettaglio suo e di
quella
bambina troppo dolce.
Era
sicuramente quello
il motivo per cui non riusciva ad alzarsi da quel letto, per cui non
aveva
risposto al messaggio del padre - «Tra quanto torni? Dobbiamo
caricare le
ultime cose e mi avevi promesso il tuo aiuto» - e stava
sfiorando il viso del
maggiore con la punta delle dita. Lo stava tenendo ancora stretto e non
credeva
di avere la forza di allentare quel braccio che lo bloccava contro il
suo petto
caldo; non poteva essere così crudele da obbligarlo a essere
forte, a liberarsi
da lui per andare via. Era quindi rimasto con le dita strette alla sua
camicia,
le gambe intrecciate alle sue e il viso nascosto contro il suo collo,
respirando il suo odore e memorizzandolo, trattenendo le lacrime ma
bagnandogli
la camicia.
C’era
quel brutto odore
di alcool e vomito - l’aveva obbligato a non cambiarsi la
sera prima, non
voleva perdere quei minuti preziosi - ma non era ancora qualcosa di
sufficiente
a farlo staccare da lui, a farlo liberare di quella stretta e alzarsi
dal suo
letto, uscire da quella casa e non tornarci più. Forse
avrebbe dovuto
parlargliene, informarlo del tempo che scorreva veloce e impetuoso, ma
era
stato lui a ripetergli di inseguire i suoi sogni, di prendere quella
dannatissima coppa e vincere per se stesso. Non pensava però
sarebbe stato così
difficile, sia il tenere quel segreto che la partenza.
Si
sentiva un disperato
mentre stava aggrappato alle sue spalle e deglutiva per cacciare il
pianto
esplosivo; non poteva prendersi il lusso di svegliarlo, non sarebbe
riuscito a
parlare e si sarebbero fatti ancora più male. Come poteva
dirgli addio? E come
poteva non dirglielo? Qualsiasi scelta sarebbe stata dolorosa, una
pugnalata
nel cuore, ma forse in quel modo, se a soffrire fosse stato solo lui,
avrebbe
fatto meno male. No, non avrebbe retto al dolore nei suoi occhi.
Proprio
per quel motivo
prese un respiro, portò una mano dietro la schiena e strinse
le dita attorno al
suo polso, scaricando la tensione con i denti sul labbro inferiore
mentre gli
spostava il braccio e si liberava da lui. Non riuscì a
resistere dallo
sporgersi verso di lui, premere le labbra contro la sua fronte e
bisbigliare: -
Sii felice, Lee.-, vedendo le sue labbra piegarsi in un sorriso e
rendendo
troppo difficile il restare lì fermo.
Fece
tutto nel minor
tempo possibile, lasciò la maglia piegata sul letto e
cercò di indossare i
propri vestiti con le mani che non avevano smesso di tremare. Si
lasciò quella
camera alle spalle proprio mentre lo sentiva ripetere il proprio nome,
strofinò
i palmi contro le palpebre e cancellò le ultime tracce di
pianto, recuperando
lo zaino e lo skate.
Non
uscì immediatamente
da quella casa, aveva un’altra cosa importante da fare e che
lo guidò fino alla
stanza della bambina, per poi recuperare un vecchio peluche dallo zaino
e
lasciarlo tra le sue braccia, spostandole i capelli dietro
l’orecchio e
correndo quasi verso la porta, lontano da loro.
Aveva
percorso
semplicemente il corridoio, raggiunto l’ingresso e poggiato
la mano sulla
manopola d’ottone, quando aveva sentito dei passi leggeri e
una serie di
domande - “Dove stai andando?”
“Cos’è questo?”
- pronunciate da una voce
infantile e assonnata.
-
Non dovresti dormire,
principessa?- le chiese con un tono allegro, cercando di non mostrarle
la
tristezza e nascondendola dietro un sorriso vispo. Stava osservando in
silenzio
come le sue braccia sottili stessero strette attorno a
quell’orsacchiotto di
peluche, una serie di ricordi che lo riempivano di nostalgia, e la vide
fare
dei piccoli passi verso di lui mentre bisbigliava: - Non è
il mio compleanno
oggi e Lili dice che si fanno solo per quello.. o se parti per tanto
tempo.
Stai andando via, Zee?-
Chiuse
per qualche
secondo gli occhi, gli serviva per prendere coraggio e affrontare
quella
discussione, prima di piegarsi sulle ginocchia e invitarla con un gesto
a
raggiungerlo, appoggiando una mano sulla sua spalla e sussurrando: -
Devo dirti
una cosa importante.-
Solo
al suo cenno
d’assenso, a come stringeva il peluche al petto, si decise a
riprendere il
discorso, a premere le dita contro la sua spalla e tenere gli occhi
fissi nei
suoi mentre spiegava: - Sei importante, Aileen. Per me, per Lili e per
tante
altre persone. Non lasciare che nessuno ti dica il contrario o che ti
faccia
sentire diversa, tu sei speciale.-
-
Diventerai
bellissima, proprio come tua mamma. E so che Lili non ti ha mai fatto
vedere
sue fotografie, vuole tenerle nascoste solo per lui, tu chiedigli di
mostrartele e guarda bene quel che vuoi essere, chi vuoi essere. Ti
sentirai
sola, lei ti mancherà tanto, però lei
è con te, lei può ascoltarti e non
lascerà mai il tuo fianco. Questo pupazzo me l’ha
regalato la mia, proprio
quando avevo la tua età, e lo tenevo sempre stretto in quei
momenti, mi aiutava
a sentirla vicino.-
Non
riuscì a trattenere
il sorriso intenerito, assieme ad una lacrima, al suo “Non serve a te, Zee?” e scosse
il capo, spostando una mano tra i
suoi capelli e bisbigliando: - Io sono diventato più forte e
non ne ho più
bisogno, ora serve a te.-, come se fosse un segreto solo loro.
Strizzò persino
un occhio per mantenere quel tono scherzoso e vide la sua fronte
corrugata in
un’espressione pensierosa, mentre stringeva il peluche e
chiedeva: - Ma poi
torni a prenderlo, Zee?-
-
Non devi aspettarmi,
altrimenti non riesci a apprezzare il tuo viaggio.- sussurrò
dopo qualche
minuto di silenzio, più per cercare le parole giuste che per
trattenere il
pianto. - Però tornerò, sì.
Tornerò, piccola principessa. E ti abbraccerò
forte
proprio come ora.- concluse con una certa fretta, attirandola tra le
proprie
braccia e chiudendo gli occhi per non lasciarsi prendere dalle emozioni.
Gli
sembrò che il
sangue fosse gelato nelle vene, non appena la sentì
mugugnare “E Lili?”,
premendo il viso contro la sua
spalla per non scoppiare a piangere ai suoi continui “Lili non vuoi salutarlo?”,
“Perché
non parli con Lili?” e “Avete
litigato? Per questo scappi?”
-
Non sto scappando.-
borbottò con una smorfia, allontanandosi da lei e vedendo le
sue braccia
incrociate e la sua smorfia infantile, come a chiedergli se ne fosse
davvero
sicuro. - È complicato, Lee lo capirà, sono cose
da adulti.-
Ignorò
il suo sbuffo,
quel suo giudicarlo con una sola occhiata, e appoggiò
entrambi i palmi sulle
sue spalle, sussurrando con un tono serio: - Devi promettermi una cosa,
è un
compito importante e difficile.-
Solo
dopo due minuti di
silenzio e indecisione la piccola si decise ad annuire e “Promesso”, detto col suo tono
leggero e frizzante. Tenne gli occhi
fissi nei suoi, come a rendere chiara la serietà di quella
promessa, e mormorò:
- Devi promettere che renderai Lili felice.-
-
Sei bravo tu, Zee.
Perché non lo rendi felice tu?- la sentì chiedere
con un tono acuto e
spaventato, facendogli scuotere il capo e ripetere: - Io ho un impegno
importante che mi terrà via per un po’ di tempo,
tu sei l’unica che può farlo.-
-
Aileen.- ripeté il
suo nome nel vederla ancora sconvolta per quell’informazione,
come ripeteva
continuamente di non poterlo fare e di restare con loro, non andare via
e non
lasciarli soli. - Lili.. il nostro Lili è proprio come il
mio baba, sembrano
forti e noi pensiamo siano eroi, crediamo che niente riesca a
distruggerli.
Invece sono tanto fragili anche loro, sono come noi e il nostro compito
è star
loro vicino e farli ridere, farli ridere tanto per cacciare via la
tristezza.
Mi prometti che lo farai? Anche per poco, Aileen, fallo sorridere. Non
è
bellissimo quando sorride? Non vuoi vedere il tuo Lili felice?-
-
Tu non andare via.-
la sentì ripetere con fare testardo, impuntandosi su quel
concetto e ripetendo:
- Se tu non vai via, lui è felice.-
-
È importante che io
vada in questo posto.- cercò di spiegare alla piccola,
stringendo le dita
attorno a una zampa dell’orsacchiotto con un sorriso triste.
- Lili mi ha detto
di andare, perché lui vuole che io sia felice e questa cosa
mi renderebbe
davvero felice. Anche se mi fa male separarmi da voi.-
Lei
ignorò tutto
quanto, indicando solamente il pupazzo e ripetendo con gli occhi
lucidi: -
Torni a prenderlo, Zee?-, ottenendo un cenno d’assenso del
ragazzino e “Te lo prometto,
ritornerò da voi”. La
abbracciò dopo quell’ultima frase, premendo
ripetuti baci tra i suoi capelli
assieme a promesse di un ritorno, aggiungendo di non piangere
perché “una principessa
deve essere forte”, e
poi lasciò un ultimo bacio contro la sua guancia, un invito
a tornare a
riposare e si chiuse la porta alle spalle con lo skate stretto sotto il
braccio.
Aveva
aiutato il padre
con gli ultimi scatoloni, quelli pieni di arnesi della cucina e che
aveva
caricato sul camion, e si era nascosto dietro casa per fumare una
sigaretta
prima della partenza, aveva cercato di scacciare quella sensazione di
vuoto che
gli opprimeva il petto e di non pensare a Liam, al fatto che di
lì a poco si
sarebbe svegliato e sarebbe stato solo. Sperava solo di non essere
odiato per
la mancanza di coraggio nel dirgli addio, di essere in un certo senso
capito
dal maggiore.
Safaa
stava correndo
per il giardino, stava rincorrendo qualche farfalla e cadeva
puntualmente sulle
ginocchia, mentre lui stava a braccia conserte ad ascoltare la
parlantina
sciolta di Louis, come stava analizzando con calma e con troppi
particolari la
piccola gita in famiglia del giorno precedente. Suo padre stava
sistemando le
ultime cose in macchina, controllando che ci fosse tutto e cercando di
chiamare
a sé i figli; Zayn voleva andarsene e Louis non faceva altro
che parlare di
cose futili, quando lui voleva solo spingerlo via e nascondersi da
qualche
altra parte. Lontanissimo da Brooklyn e anche dalla California, lontano
da Liam
e da quelle decisioni faticose.
-
Dammi solo questo
abbraccio e facciamola finita, Lou!- gridò nel momento in
cui perse la
pazienza, indicando alle proprie spalle la bambina che veniva caricata
in
macchina tra i lamenti e “Stavo per
prenderla, baba!”. - Si fa così per
evitare il dolore, uno strappo veloce e
passa.- aggiunse con quel suo tipico stringersi nelle spalle, come se
non gli
facesse alcuna differenza quell’ultimo abbraccio o il
pensiero di non poter
averlo accanto.
Strizzò
gli occhi non
appena si trovò tra le sue braccia, appoggiando la fronte
contro la sua spalla
e scosse il capo con una risata lieve nel sentirlo borbottare: - Non
divertirti
senza di me, Malik.-
-
Non dire stronzate,
Lou.- mormorò con l’accenno di un sorriso,
spingendo un pugno contro la sua
spalla e aggiungendo: - Sei l’unico con cui condivido il
divertimento, in
California diventerò un alunno modello senza la tua
influenza!-
-
Ci conto.- ribatté
immediatamente il ragazzo con gli occhi azzurri, lasciando che le sue
parole si
riempissero di mille significati mentre mormorava: - Rendimi fiero,
Zayn Malik.
Fai vedere a tutti di che pasta sei fatto e che ti ho insegnato.-
-
Testa alta e affronta
i tuoi nemici.- ripeterono assieme con lo stesso identico sorriso,
scambiandosi
un ultimo abbraccio e “Non
dimenticarti
di me”.
Si
stava dirigendo a
passo svelto verso la macchina quando Louis gli aveva stretto il
braccio,
l’aveva coinvolto in un ennesimo abbraccio e aveva sussurrato
contro
l’orecchio: - Sta arrivando Liam, aspetta ancora per poco.-
Si
era allontanato con
uno scatto da lui, come se si fosse bruciato a quelle parole, e aveva
scosso la
testa con un groppo improvviso nella gola, mentre cercava di
allontanarsi e
ripetere come in una cantilena: - Non voglio vederlo.-
-
Zay.- lo richiamò
l’altro con un tono dolce, come se stesse parlando a un
bambino e non a un suo
coetaneo. - Ti conosco così bene da sapere che lo vuoi anche
tu, che ti
pentirai di non averlo salutato non appena metterai piede in macchina.
E devi
affrontare il nemico, non è quello che ti ha insegnato
Tommo?-
Non
riuscì a trattenere
il “Fottiti, Louis”
e “Sei uno stronzo”,
per poi incidere le
unghie nei palmi e guardare a terra mentre sussurrava: - Ti voglio
bene.-
Sentì
la pacca contro
la spalla e il “Con una buona dose
di
coraggio riesci ad affrontare le cose più difficili”,
per poi ascoltare i
suoi passi che si allontanavano, come raggiungeva la macchina e
“Allora, Yas, deciso tutto? Sei
pronta per
partire all’avventura, Saf?”.
Non
passò molto prima
di vedere la sua figura avvicinarsi, le dita che passava
insistentemente tra i
capelli e la maglietta che aderiva in modo perfetto ai muscoli delle
spalle, ma
decise di puntare gli occhi sui propri piedi per non doverlo affrontare
così
presto. Cercava di pensare a quel che avrebbe potuto dirgli, a come
spiegargli
il motivo di quelle scelte, però il suo cervello non
sembrava voler
collaborare, gli ripeteva in modo continuo “Lui è
qui”, “Lui è innamorato di
te”, “Lui ti vuole”. E nonostante tutto
non riusciva a essere pienamente triste
da quella separazione, avrebbe gareggiato per quella coppa e aveva
tutte le
possibilità di vincerla; l’inseguire un sogno
implica dei sacrifici, era quello
che gli ripeteva sempre la madre a ogni caduta. Quindi poteva perdere
Liam,
avrebbe perso quell’uomo magnifico e il trio che avevano
creato, e doveva
rinunciare al sogno di creare una famiglia con lui - era più
una realtà già
esistente quella - ma la sua vita non finiva con lui. Separarsi da lui
l’avrebbe spinto a dare di più, a lottare con
più forza; come poteva non farlo
se per gareggiare aveva rinunciato all’amore che stava
nascendo tra loro?
Prese
un respiro quando
percepì i suoi passi fermarsi, tenendo gli occhi fissi sui
piedi e biascicando
il suo nome con un inizio di spiegazione, ma fu costretto a
interrompersi al
verso di Liam e al suo “Non ti odio”.
Sollevò tentativamente gli occhi su di lui, inclinando il
viso per studiare la
sua espressione e trovarci un principio di bugia, per poi ripetere in
un
bisbiglio: - Non mi odi?- e vederlo scuotere il capo con un piccolo
sorriso e
un’alzata di spalle.
-
Ho capito perché non
hai voluto..- lo vide muovere la mano con una smorfia, come se non
riuscisse a
pronunciare quelle ultime parole tra loro a voce alta, e poi i suoi
occhi
guizzarono alle proprie spalle, mentre passava le dita sul ciuffo di
capelli e
arrossiva. - Non ce l’ho con te, Zay. Volevo solo vederti e
non farti partire
con.. non farti pensare che io sia arrabbiato con te. Non è
così, sono davvero
felice.. per te, sì. Insomma per quanto si possa essere
felici.. spero solo tu
riesca a farcela.- lo sentì incespicare più volte
nella durata del discorso,
quel suo tipico cercare di non esporsi troppo e che gli faceva chiudere
la
gola.
-
E so che è difficile,
che probabilmente ho rovinato tutto a farmi vedere e raggiungerti. So
che
nessuno dei due vuole affrontare questo discorso per non doverci
pensare. E lo
so, Zayn, so che ti sto facendo male per ogni secondo che passo qui di
fronte a
te. Però io dovevo.. mi sembra di non aver detto abbastanza
ieri.. ci sono così
tante cose che devo dirti e non voglio farti partire senza averti detto
che..-
-
Lee.- lo richiamò non
appena sentì la sua voce farsi roca, premendo le dita sul
suo braccio e
scuotendo la testa con un “Non
importa”
e “Ho capito tutto”.
Puntò gli occhi
nei suoi al grugnito di risposta, a come sbuffava e gli chiedeva di
lasciarlo
parlare, che era importante e non avrebbe più avuto
occasione di dirglielo. -
Non voglio piangere davanti a papà.. o a Louis.-
spiegò con un tono più leggero,
indicando alle proprie spalle e infilando le mani nelle tasche per
scaricare la
tensione. - Mi prenderebbero in giro a vita, Lee.-
Riuscì
a respirare con
più tranquillità nel vedere le sue labbra
arricciarsi in un sorriso divertito,
nessuna traccia di quel peso che gli attanagliava lo stomaco al suo
cenno di
saluto in direzione dei due, restando poi impietrito al suo “Un abbraccio non vuoi darmelo?”
e al
successivo avvolgere le braccia attorno a lui e al corpo che era
rimasto in una
posizione rigida.
-
Pensavo di non
riuscire a raggiungerti.- lo sentì bisbigliare con le labbra
premute contro la
guancia, sciogliendosi contro di lui e muovendo il capo in un cenno
mentre
sfilava le mani dalle tasche e poggiava i palmi sulla sua schiena. - Ho
lasciato Lyn da Amber e avevo paura di perderti, ho preso anche un
taxi. Appena
mi sono reso conto e la macchina si è mossa.. volevo solo
vederti un’ultima
volta.- si aggrappò alle sue spalle a quelle parole,
nascondendo il viso contro
il suo collo per respirare il suo profumo, e annuì
ripetutamente ai suoi “Dovevo vederti”
e “Il viaggio più lungo
della mia vita”.
-
Non prendermi per
idiota ma sono davvero fiero di te.- sussurrò contro la sua
pelle, sentendolo
rafforzare la stretta e ridacchiare contro di lui con un cenno
d’assenso e un “Non ce
l’avrei mai fatta se non fossi stato
tu la persona da raggiungere”.
Solo
quando il padre lo
richiamò, assieme al “Si
sta facendo
tardi, non voglio prendere il traffico”, si decise
a rompere il contatto
tra loro, sciogliendo l’abbraccio e torturando il labbro con
i denti per
evitare i saluti finali.
-
Posso dirti ancora
una cosa? Solo una.- mosse il capo in un cenno affermativo a quella
domanda,
pronunciata quasi con disperazione dal maggiore, e strinse le braccia
al petto
al suo continuare: - Volevo solo ringraziarti, Zayn. Abbiamo passato
poco tempo
assieme, questo è vero, però tu sei riuscito a
fare qualcosa di impossibile. Mi
hai fatto sentire bene, amato e hai cacciato i nuvoloni grigi a cui
stavo
aggrappato. E mi hai dato il coraggio, mi hai fatto vivere di nuovo.
Anche ad
amare nel modo giusto, se davvero esiste.-
-
Io devo ringraziarti
se sono riuscito a prendere uno stupido taxi e se sono certo di poter
ricominciare, di riuscire a vederti andare via e non morire con te.
Anche se fa
male, perché non è che non faccia male sapere che
potrebbe essere l’ultima
volta che..-
-
Lee.- cercò di
richiamare la sua attenzione e di supplicarlo con un solo sguardo di
chiudere
quel discorso, di non voler mostrarsi debole e di aver capito senza il
bisogno
di dover pronunciare quelle parole. - Hai fatto tutto tu, lo sai. Ti ho
solo
aiutato a darci un taglio con quel brutto circolo di pensieri
distruttivi.-
Vide
il cenno d’assenso
del più grande e si trovò coinvolto in un secondo
abbraccio, le sue braccia
attorno alle spalle e il viso premuto contro il suo petto, strizzando
gli occhi
per non cadere al suo bisbigliare: - Mi hai aiutato a trovare il
coraggio e
riuscirò ad andare avanti dopo questa giornata,
riuscirò ad essere forte.
Però.. Zay, una parte di me ti aspetterà sempre e
sarà tua qualunque cosa
accada.-
-
Lo so, Lee.- cercò di
mantenere un tono impassibile, in contrasto agli occhi che si facevano
sempre
più lucidi, e poi strinse la sua maglia tra le dita e
abbandonò ogni facciata
mentre piagnucolava: - Non voglio lasciarti, non voglio. Lee, non
voglio andare
via. Voglio stare con te, non voglio perderti.-
-
Non mi perdi, Zay.
Zayn?- scosse il capo per non ascoltarlo e si aggrappò alla
sua maglia,
passando poi la manica della felpa contro il viso per cancellare le
lacrime e
non mostrarsi così debole di fronte a lui. - Quando mi
innamoro davvero di una
persona, non sarà la distanza o chissà che altro
a farmi rinunciare a quel che
voglio o a cancellare quello che provo.-
-
Non riesco a trattenere
le persone che amo.- mugolò in risposta, premendo i polsini
contro le palpebre
per bloccare le lacrime successive, e sentì il calore dei
suoi palmi contro le
guance, come gli teneva il viso tra le mani e lo invitava a guardarlo.
- Non
voglio andare via da te, Lee.- ripeté quel concetto,
chiudendo gli occhi e
focalizzando l’attenzione sui pollici che strofinava contro
gli zigomi e sulle
tracce del pianto.
Ascoltò
il suo verso di
disapprovazione al “Sono un disastro”
che aveva biascicato con gli occhi lucidi, rispecchiando il sorriso di
Liam al
suo chiarire che lo erano entrambi, e scosse il capo al suo affermare
con
convinzione che “Ci rivedremo, Zayn”.
-
Come puoi esserne
sicuro?- chiese con una sfumatura di speranza negli occhi, cercando di
tenere
gli occhi fissi su di lui mentre appoggiava la fronte contro la sua e
gli
lasciava poi un bacio contro la punta del naso.
-
Devi pensare che ci
rivedremo.- insistette il maggiore, continuando a tenere il suo viso
tra le
mani, e Zayn restò in silenzio a ascoltarlo concludere: -
Così sarà più
semplice voltarti e andare via, salire su quella macchina e iniziare
questa
avventura. Ci rivedremo, Zayn.-
Non
aspettò altro tempo
per avvolgere le braccia attorno al suo collo, alzarsi sulle punte e
nascondere
il viso contro la sua spalla, lasciandosi accarezzare la schiena e
ignorando i
richiami del genitore a salutare l’amico.
Si staccò quindi a malincuore da lui, stringendogli la mano
e sorridendogli
mentre la scuoteva come in un saluto, per poi intrecciare le loro dita
e
sussurrare: - Non mi dimenticherò mai di te, Liam Payne.-
-
E io di te, Zayn
Malik.- lo sentì ripetere con lo stesso tono divertito e
leggero, scoppiando a
ridere al suo insistere con “Stupido
ragazzino pieno di sé e con un ego delle dimensioni
galattiche”.
-
Vinci quella coppa e
poi torna da me, io ti aspetto.- annuì a quelle parole,
indietreggiando di un
passo alla volta e con il braccio proteso verso di lui per non dividere
le loro
dita.
-
Mi mancherai.-
bisbigliò quando era ormai lontano di qualche passo da lui,
dandogli le spalle
senza guardarsi indietro e chiudendosi in macchina pur di non farsi
vincere
dalla voglia di correre da lui e supplicarlo di convincerlo a restare.
Aveva
tenuto il viso nascosto tra le mani, non volendo essere tentato dal
guardare
Liam dal finestrino, e solo dopo mezz’ora di viaggio si era
poggiato contro lo
schienale e aveva stretto le dita sul tessuto dei jeans, scaricando la
tensione
in quel modo e ripensando alle ultime parole che si erano scambiati.
Puntò
gli occhi sul
paesaggio che scorreva velocemente, ignorando le continue domande di
Safaa
sull’identità di quell’uomo
strano, e
scosse il capo alle preoccupazioni del genitore, che New York era la
loro casa
e potevano tornarci in ogni momento. Una sua sola parola e avrebbe
fatto
inversione, rinunciato a quel lavoro e sarebbero andati in California
solo per
la gara, dimenticandosi del trasferimento.
-
Paa..- bisbigliò con
un sorriso, anche se velato dalla tristezza. - Sai benissimo che le
cose belle
possono costare qualche sofferenza.- continuò poi, indicando
la bambina accanto
a lui che parlava con la sua bambola per spiegarle del loro viaggio. -
Per
inseguire questo sogno ho rinunciato ad altro, ma voglio farlo. Ne sono
convinto.-
-
Ti voglio bene, paa.-
mugugnò l’attimo dopo, sporgendosi verso di lui
per cercare di avvolgerlo in un
abbraccio mentre schioccava un bacio contro la sua guancia. - E non ti
ho mai
ringraziato abbastanza per il tuo credere in me.-
Angolo
Shine:
Vi
informo che la
malsana idea dello spin-off sta prendendo vita, l’ho anche
quasi concluso ed è
angst alla massima potenza. Per quel che riguarda il capitolo non ho
nulla da
aggiungere, penso si commenti da solo e mi fa tanta tenerezza Liam che
affronta
le sue paure per Zayn che gli dà il coraggio.
Spero
di aver reso
giustizia a questo Zayn che piace un po’ a tutti e di non
averlo storpiato
troppo o reso OOC.
A
presto!
|
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Capitolo 22 *** Epilogo ***
You're my end and my
beginning
« Cause all of me
Loves
all of you
Love
your curves and all your edges
All
your perfect imperfections
Give
your all to me
I'll
give my all to you. »
Epilogo:
Era
l’ultimo venerdì di
maggio, l’indomani sarebbe iniziato giugno e lui non si
sentiva pronto per la
valanga di bambini che avrebbero riempito lo studio; diventavano sempre
più
casinisti con l’estate alle porte. Era sicuramente colpa del
tempo, di quel
caldo talvolta atroce, perché Aileen non si comportava
diversamente da loro,
facendolo impazzire durante il fine settimana con le sue insistenze per
andare
al parco.
Quel
pomeriggio aveva
preso una pausa per poter essere presentabile a
quell’incontro importante, non
era riuscito a dormire per due giorni di seguito e sperava di usare
quel poco
tempo a disposizione per rilassarsi e ripetersi che sarebbe andata
bene, che
non era la prima volta che la incontrava e non poteva andare peggio
della
prima, quell’imbarazzo che li aveva fatti restare in silenzio
di fronte alla tazza
di the per ore.
Stava
chiudendo il
portone principale quando aveva sentito qualcuno chiamarlo, facendolo
voltare
con uno scatto e scendere quei pochi gradini in pietra per pararsi di
fronte al
ragazzino ed esclamare: - Harry! E Jay.-
-
Ha fatto ancora i
capricci?- si interessò con un sorriso emozionato,
allungando le braccia quasi
a chiedergli di poterlo prendere, e sorrise ai gorgheggi del bambino,
facendogli poggiare il viso contro il petto mentre lo ascoltava
spiegare la
giornata che avevano passato, come Aileen aveva più volte
rischiato di cadere
nel laghetto e tutti i gelati che aveva dovuto comprarle. - Ti
somiglia, sai?
Parlo di Jay, inizia ad assomigliarti. Solo che lui è molto
più bello.-
ridacchiò tutto divertito, cullando quello che aveva
iniziato a lamentarsi con
uno sguardo di pura adorazione.
-
Tutti sono molto più
belli di Styles.- si fece sentire quello che era rimasto alle loro
spalle,
riuscendo a intravedere la sua figura e come si staccava dal muro per
avvicinarsi a loro, mentre il ricciolino sbuffava e ripeteva “Ancora lo stai tenendo?” come
ogni
giorno.
Si
strinse nelle
spalle, non volendo argomentare ancora una volta quella discussione, e
si
impegnò a far ridere quello tra le proprie braccia,
spiegando solamente che “è
simpatico, non così male”.
-
Solo con chi vuole e
io non lo sopporto.- sentì lamentarsi il più
piccolo, vedendolo di sfuggita
mentre roteava gli occhi alla risata dell’altro e al suo
“Nemmeno tu mi stai simpatico”.
- Hai già deciso cosa fare per il
tuo compleanno?- gli chiese, cambiando totalmente argomento per
ignorare il “Ha ragione, Payno. Lui
è molto più bello di
te”.
-
È ancora troppo
presto, Har!- esclamò con una smorfia, piegandosi in avanti
con il busto per
rimettere il piccolo nella carrozzina. - Non mi piace nemmeno
così tanto
festeggiare e ricordarmi che ormai ho quasi trent’anni e..-
si bloccò al verso
scocciato dei due, ricevendo persino una gomitata e “Hai finito di deprimerti per la tua età,
vecchietto?”
-
E va bene!- esclamò
per difendersi da entrambi e dalle loro insistenze. - Ma non voglio
nulla che
somigli vagamente all’anno scorso, preferisco una cosa
tranquilla e..-
-
Ma sei stato
tranquillo per troppo tempo!- saltò fuori uno dei due,
facendo brillare gli
occhi azzurri di malizia. - Vent’otto anni si compiono una
sola volta nella
vita, lo sai?- gli chiese poi con un ghigno, ricevendo in risposta uno
sbuffo
di Liam e “Niente spogliarellisti,
Lou, o
quelle cose strane che ti divertono tanto”.
-
E non voglio nemmeno
ricevere baci da sconosciuti.- sentenziò per mettere le cose
in chiaro,
nonostante sapesse di doversi aspettare l’esatto opposto di
quel che stava
chiedendo. - Non voglio essere cercato perché pensano debba
perdere la
verginità o che altro ti eri inventato. Sto benissimo e non
voglio scopare con
uno di quegli uomini sudaticci e muscolosi, con quei pompati.-
Ignorò
la risata di
Harry e il sopracciglio di Louis, facendo un cenno alla bambina che si
separò
dal gruppetto di amici per incamminarsi verso di loro, si
passò le dita tra i
capelli e ripeté: - Non sento il bisogno di finire a letto
con nessuno, so che
non mi credete ma è così. Io voglio solo passare
la giornata con Aileen e
qualche amico, potete trovarlo anche noioso ma per me è
speciale.-
Si
aprì in un sorriso
più acceso non appena percepì una mano
più piccola contro la propria, si
strinse nelle spalle e puntò gli occhi su Louis al suo
chiedere se potesse
portare dell’alcool a cui rispose con una risata e “Ora che sei finalmente maggiorenne, ma ti tengo
controllato”.
-
Non voglio svegliarmi
con il tuo alito puzzolente in faccia.- sentì intromettersi
il ricciolino che
arrossì all’occhiata dell’altro e al suo
“Quella
festa ti era piaciuta tanto, non mentire!”. - Solo
perché avevi smesso di
parlare.- si era difeso il più piccolo, ricevendo le
risatine divertite di
Aileen e le sue prese in giro perché “fate
proprio come una coppietta di innamorati”.
-
L’ha capito persino
una bambina.- li prese ulteriormente in giro il castano, scompigliando
i
capelli ricci di uno e spingendo il pugno contro l’addome
dell’altro con fare
scherzoso. - Noi ora dobbiamo andare, fate i bravi. E non organizzate
una festa
del calibro dell’anno scorso o vi pianto tutti e due.-
Si
erano allontanati di
qualche metro quando aveva sentito la risposta di Louis, quel suo
tipico “Tu mi vuoi bene, Payno!”,
e si era
voltato appena verso di lui per ribattere: - Purtroppo sì,
sei la mia
condanna!-
E
poi aveva stretto con
più forza la mano della piccola, le aveva rivolto un sorriso
e aveva ripreso a
camminare lungo il marciapiede, cercando un modo per introdurre
quell’argomento
con lei nel modo più cauto possibile mentre si avvicinavano
al luogo
dell’appuntamento.
-
C’è una cosa
importante che devo dirti, Aileen.- bisbigliò quando
riuscì a convincersi di un
filone di discorso che si era formato nella testa, piegandosi sulle
ginocchia
per poter essere alla sua altezza e guardarla negli occhi. - Stiamo
andando a
incontrare una persona speciale, ma voglio che tu sia
d’accordo con me. Se non
vuoi vederla, ti porto da Harry o da Amber o possiamo andarcene via.
Capito?
Devi scegliere tu.-
Vide
i suoi occhi scuri
farsi attenti, quell’espressione fiera e tipica della madre,
e solo al suo
muovere il capo strinse una mano sulla sua spalla e spiegò:
- Ti ricordi quando
abbiamo incontrato Terrie?-
-
Mi sembra ancora il
nome di un cane, Lili.- s’intromise senza rispondere alla
domanda, facendolo
ridacchiare appena e scuotere il capo, per poi farsi attento al suo
sussurrare:
- Che Amber non è la mia nonna e ne ho altre due che
vogliono vedermi? Quella
con il nome del cane è la mamma di mia mamma, giusto?-
-
E ti vuole tanto
bene.- aggiunse con un tono di ammonimento, non riuscendo a bloccare il
suo
insistere con “Il suo nome
è quello di un
cane” e “Prendiamo
un cagnolino,
Lili?” che lo fecero sospirare e roteare gli occhi
con fare esasperato.
-
Oggi dobbiamo
incontrare Karen.- si lasciò sfuggire con una
velocità quasi incomprensibile,
prendendo un respiro e sfiorandole la guancia con il pollice. - Lei
è la mamma
di Paul, tuo papà, e vorrebbe tanto conoscerti.-
-
È anche la tua mamma,
Lili?- annuì con un sorriso tirato a quella domanda,
chiudendo per qualche
secondo gli occhi e rilassandosi per quei tocchi leggeri tra i capelli.
-
Abbiamo ancora
qualche.. qualche piccolo..- cercò di spiegare in poche
parole, arrendendosi e
premendo le labbra contro la sua fronte, per poi alzarsi e porgerle la
mano. -
Ti vorrà bene, lei e il nonno. Solo che lui non ci
sarà perché.. abbiamo
litigato qualche anno fa e ora non mi ha ancora perdonato completamente
per
quello che ho fatto. Però lo incontrerai, più
avanti e solo se vorrai.-
- Lili?- si sentì
chiamare dalla bambina e
dalla sua voce preoccupata, riprendendo a camminare sul marciapiede e
rivolgendole un veloce sguardo per invitarla a parlare. - Hai fatto
qualcosa di
brutto? Perché ti odia? Nessuno deve odiare Lili, tu sei
buono.-
Si
strinse nelle spalle
con gli occhi lucidi e bofonchiò qualcosa di vagamente
simile a “Ho fatto una scelta che
non gli è piaciuta”,
per poi rivolgerle un sorriso acceso e aprire la porta per farla
entrare nel
piccolo bar, indicandole il tavolo a cui stava seduta la donna che dava
loro le
spalle.
-
Ciao, io sono Aileen.
Tu sei la mamma di Lili?-
Sorrise
intenerito a
quella presentazione, prendendo posto di fronte a quella che fissava la
mano
della bambina e la stringeva poi con fare indeciso, e spostò
alcune sue ciocche
dietro l’orecchio quando si sedette accanto a lui con un
tonfo e un sorriso
enorme a mostrare lo spazio vuoto del dente caduto.
Dopo
un inizio
traumatico, Aileen faceva di tutto per ripetere a quella donna fredda
che il suo Lili era il migliore,
erano riusciti
a creare un’atmosfera di tranquillità, Karen aveva
tolto la corazza e si era
lasciata sfuggire più di un complimento e una risata, per
poi chiedergli più tempo
da passare con la nipotina. Si erano messi d’accordo per
fargliela riportare
più tardi la sera, lasciandole l’indirizzo di casa
e scambiandosi solo un
ennesimo saluto freddo.
In
tutti quei mesi di
incontri tra loro, più un cercare di recuperare un rapporto
prima di presentare
la bambina, era riuscito a ottenere commenti positivi, sorprendendosi
quando un
giorno l’aveva vista poggiare la mano sul braccio e dire
“Sono fiera di te, Liam”.
Ricordava il momento in cui i loro occhi
si erano incontrati, come gli aveva sorriso - quel sorriso da mamma che
l’aveva
quasi spinto ad abbracciarla, quasi
-
e poi la sua mano contro la guancia e quel sussurro “Mi sei mancato, tesoro” che
aveva captato a fatica sopra il
traffico della strada.
Non
gli aveva mai
chiesto informazioni su come avessero passato quegli anni, non era
nemmeno
curioso di saperlo, ma l’aveva sentita dire uno di quei
pomeriggi con le mani
attorno alla tazza di the caldo “Dagli
più tempo, ha solo bisogno di tempo”,
non volendo credere completamente alla
sua mano contro la propria e a quel “Ti
vuole bene, Liam”.
Stava
ancora pensando a
come la sua vita fosse cambiata in quei mesi, come fosse riuscito a
trovare il
coraggio di mettersi in contatto con quelle persone che
l’avevano rifiutato e
ferito, e gli veniva da sorridere con malinconia non appena il profilo
di un
viso familiare si faceva strada nella testa. Non poteva negarlo, senza
di lui
non sarebbe mai riuscito ad affrontare quelle chiamate, quei silenzi e
quei
rifiuti iniziali. Era merito suo se era riuscito a insistere e non
arrendersi,
a battere le sue più grandi paure e vivere serenamente.
Aveva
appena recuperato
il cellulare dalla tasca dei jeans, sorprendendosi nel trovare
così tante
chiamate perse di Louis, e aveva poi ricomposto il suo numero,
arricciando le
labbra in una smorfia a causa della sua voce squillante che gli aveva
trapanato
il timpano. Sbuffò e roteò gli occhi alle sue
continue domande su dove fosse
stato, cosa stesse facendo e perché non avesse risposto
prima, ripetendogli di avergli
già spiegato il motivo per cui avesse chiuso prima lo
studio, che aveva un
incontro importante e non poteva rispondere al cellulare, che non
l’aveva
nemmeno guardato.
-
Avresti dovuto!- lo
sentì esclamare nuovamente, obbligandolo ad allontanare il
cellulare
dall’orecchio per non rimetterci l’udito. - Ho una
notizia fresca e magnifica!
Forse vuoi sederti prima di ascoltarmi.-
Scoppiò
a ridere a
quell’ultimo consiglio, ottenendo delle occhiate perplesse da
parte dei
passanti, mosse un braccio quasi a indicargli dove fosse e
borbottò: - Qui? In
mezzo alla strada? Muoviti a parlare e basta.-
Si
fermò sui suoi
stessi passi, sentendo il respiro mozzarsi nella gola e il petto
comprimersi in
una morsa al “È tornato”,
sussurrato contro l’orecchio e che lo portò a
difendersi con un “Giuro che se mi
stai
prendendo in giro”.
-
È qui, non sto
scherzando!- ribatté con più grinta quello
dall’altra parte della linea,
insistendo con un invito a raggiungerlo e “Così
vedi di persona, se non vuoi credermi”. - Muoviti,
Lee. Devi venire al
parco. Non potrei mai prenderti in giro su questa cosa.-
Mosse
il capo in un
cenno, quasi a convincersi che non poteva essere così
cattivo, e chiuse la
chiamata per raggiungere il parco. Stava camminando più per
inerzia,
fortunatamente non era molto distante, e la testa era inondata di
parole,
domande, curiosità e mille altre cose che non riusciva ad
afferrare. Il cuore
gli si fermò nella gabbia toracica, ne era piuttosto sicuro,
quando aveva
raggiunto quella zona del parco in cui quegli attrezzi pericolosi
regnavano
sovrani e aveva intravisto Louis, il suo agitare le braccia e indicare
verso un
punto in cui spiccava un ragazzo con le sue strane acrobazie e quei
capelli
così neri.
Il
tempo si era fermato
anche per lui non appena avevano incrociato lo sguardo, vedendolo
perdere
l’equilibrio, cadere a terra e lamentarsi del dolore; avrebbe
voluto correre ad
aiutarlo ma era pietrificato, i piedi sembravano aver messo le radici
nel
terreno, ed era rimasto a osservarlo mentre si massaggiava la coscia e
si
rimetteva in piedi, afferrando la tavola e incamminandosi verso Louis,
guardando continuamente alle spalle per lanciargli delle occhiate.
Non
sapeva quanto era
stato rigido in quella posizione, il tempo doveva aver iniziato a
scorrere
molto più lentamente, e solo quando un bambino
andò a sbattere contro di lui si
riprese, scosse il capo e si avvicinò tentativamente al duo,
cercando di
studiare il moretto e trovarvi qualche cambiamento, un qualsiasi motivo
per cui
fosse tornato e che non riconduceva a una loro promessa. Il fatto che
fosse
rientrato a New York, per chissà quanto tempo, non indicava
obbligatoriamente
un ritorno per lui; poteva aver sentito la mancanza di molto altro, di
altre
persone, di luoghi in cui era cresciuto. Poteva non essere tornato per
lui e non
gliene avrebbe dato una colpa.
-
Payno non smetteva un
secondo di parlare di te.- riuscì a captare
quell’ultima frase del loro
discorso e diede una gomitata a Louis, aggiungendo in un sibilo di
stare zitto
e smetterla. - Siamo tutti felici del tuo ritorno, ma Payno un
po’ di più.-
Grugnì
e roteò gli
occhi, mordendosi con forza il labbro inferiore per non lasciarsi
sfuggire
nessun tipo di frase imbarazzante o “Bentornato, piccolo
mio” che stava fermo
sulla punta della lingua. Ascoltò la sua risatina
cristallina, infilando le
mani nelle tasche dei pantaloni con un sorriso malcelato, e
arrossì alla pacca
contro la spalla e al “Io vi lascio,
piccioncini”, per poi puntare gli occhi sul profilo
del ragazzino impegnato
a discutere gli ultimi particolari della festa di ritorno a casa.
Louis
si era
allontanato solo dopo averlo messo ulteriormente in imbarazzo, dicendo
a
entrambi di lasciare i telefoni accesi mentre cercavano di recuperare
il tempo
perduto, per quel motivo non appena furono soli, iniziò a
farfugliare di non
ascoltare Louis, che era uno stupido e che si divertiva solamente a
dire
stronzate.
Vide
il più piccolo
stringersi nelle spalle, come se non gl’importasse nulla di
quel che pensava o
diceva l’amico, e Liam si perse a osservare le sue dita
scorrere lungo la
mascella coperta da un sottile strato di barba, immaginando di poter
chiudere
le distanze tra loro, baciarlo e ripetergli quanto gli fosse mancato,
quanto
l’avesse aspettato e quanto avesse desiderato un suo ritorno.
Non poteva farlo,
non voleva usare una promessa per riaverlo e obbligarlo a tenere fede a
quel
vecchio giuramento; in un anno le cose potevano essere completamente
cambiate e
non l’avrebbe fatto sentire in colpa se avesse deciso di
farsi una vita, di
continuare senza di lui.
-
Come stai?- gli
domandò dopo troppi minuti di silenzio, rendendo tutta
quell’atmosfera ancora
più tesa e imbarazzante, e cercò di mantenere il
contatto con i suoi occhi
caldi, di non mostrare tutti quei pensieri e respirare normalmente;
come se non
si trovasse davanti la persona che gli aveva cambiato la vita, che
aveva
aspettato e voluto per tanto tempo accanto a lui.
-
Male.- lo sentì
rispondere, facendogli aggrottare la fronte e ascoltando il suo
spiegare: - Per
colpa tua, mi hai distratto e sono caduto. È passato tempo
ma sei ancora
l’unico a riuscirci, a rendermi nervoso e farmi sbagliare.-
-
Vuoi dire che è colpa
mia?- domandò con un filo di voce, indicandosi e vedendolo
muovere il capo con
cenni veloci. - O forse sei tu ad essere un po’ troppo
vanitoso, sei tutto
parole e nemmeno un gesto.- insistette con un tono scherzoso,
rilassando le
spalle e seguendo con lo sguardo il più piccolo che si
sedeva sulla panchina e
portava la gamba al petto.
Restarono
in silenzio
per altri minuti mentre Liam stava in piedi di fronte a lui e pensava a
qualche
argomento da introdurre, qualcosa che non lo lasciasse solo a
riflettere sulla
lontananza e i cambiamenti che potevano esserci stati. Le sue guance
presero un
colore porpora nel sentire il più piccolo borbottare: -
Smettila di pensare,
riesco a sentirti da qui.- e infilò le mani in tasca per
trattenersi
dall’accarezzargli la guancia e chiedergli se fosse davvero
un sogno.
Si
raddrizzò con la
schiena non appena lo vide pronto a parlare, restando sorpreso alla
domanda “Trovato la donna perfetta?”,
e ascoltò
il suo specificare con frasi veloci e quasi puntigliose, il ripetere se
la sua
missione fosse andata a buon fine e se avesse trovato la donna giusta
come
madre e compagna.
-
Sono uscito con Jade
qualche volta.- bisbigliò sovrappensiero, preferendo
guardare i suoi pugni
stretti che i suoi occhi accesi. - Siamo riusciti a superare un brutto
momento
di imbarazzo e ora siamo amici, Perrie non si fidava di me
all’inizio e ho rischiato
di fare una brutta fine. Quella ragazza è pazza.-
ridacchiò appena, cercando di
smorzare la tensione che si era venuta a creare alla pronuncia di quel
nome. -
Ho chiarito anche con Harry, ha un fratellino adorabile e Louis.. non
so se ti
ha informato ma lavora con me, solo nei periodi in cui viene sospeso.
Non è
cambiato molto da quando sei andato via.- concluse con una strana calma
nella
voce, trattenendo il “Ma per me
è
cambiato tutto” pur di non rendersi ulteriormente
ridicolo.
-
Per quello che intendi
tu invece.. nessuna donna o compagno. Gli altri si sono messi in testa
di
trovarmi qualcuno, hanno trasformato la mia festa di compleanno in una
specie
di “facciamo perdere la verginità a
Liam”. Non mi credono quando ripeto che sto
bene così, che non mi sento così disperato da
iscrivermi a siti di incontri.-
riprese a parlare con una piccola smorfia, stringendosi nelle spalle e
chiedendo: - Tu invece? Fatto qualche conquista nella terra del sole?-
Si
era ripetuto nella
testa di potersi aspettare qualsiasi risposta, di non dover dare a
vedere la
delusione nel caso ci fosse stata, ma non riuscì a bloccare
il grugnito al suo
“Qualche ragazzo”,
ricevendo
un’occhiata curiosa da parte del più piccolo che
evitò di commentare.
-
Tutti molto
abbronzati, molto muscolosi e molto stupidi.- lo sentì
continuare a spiegare
con l’accenno di un sorriso nella voce. - Mi hanno insegnato
ad andare sul
surf, però! Ed è stato molto figo, anche se ho
rischiato di annegare troppe
volte.-
Aveva
distolto lo
sguardo da lui quando l’aveva sentito introdurre
l’argomento delle sue
conquiste, preferendo osservare un bambino alle prese con una delle sue
prime
esperienze con lo skate, ma sentì il sangue affluire alle
guance nel sentire il
continuo del discorso, quel “Non
è mai
andata con nessuno di loro, erano solo delle brutte copie di un
originale
perfetto” che lo stava lasciando con un sorriso a
fissare il terreno.
-
Mi sei mancato, Lee.-
Si mordicchiò il labbro inferiore e annuì,
avvicinandosi di un passo e
ascoltandolo continuare: - E Aileen, mi è mancata tanto
anche lei. E quel che
c’era tra noi, quel che avevamo creato e.. e spero solo che
non sia sparito
tutto.-
Preferì
non rispondere
a quella domanda implicita, il cuore batteva così forte da
fargli male, e
strofinò i palmi sudati contro i pantaloni, spiegando: -
Aileen è con la nonna,
con Karen. Non appena sei andato via, ho cercato di mettermi in
contatto con
loro, con i miei genitori, ma non volevano saperne di me o.. pensavano
li
stessi cercando per i soldi, io non sono come loro.-
Aggrottò
la fronte con
gli occhi fissi sulle dita del moretto, su come gli strofinavano il
dorso della
mano, e annuì al suo ripetere “Non
sei
come loro, non lo sarai mai”. Prese un respiro
tremante, sia per quel primo
vero contatto tra i loro corpi che per la consapevolezza di averlo
lì di
fronte, e mormorò: - Ho deciso di cercare i genitori di
Kaylyn e con loro ho
avuto più possibilità, anche se erano molto
scettici e pensavano li avessi
contattati per i soldi dell’educazione di Aileen. Ce
l’ho fatta tutto questo
tempo senza i loro aiuti, volevo solo conoscesse i suoi veri nonni.-
-
Hai fatto bene, Lee.
Sei stato.. coraggioso.-
Puntò
gli occhi nei
suoi a quelle parole, aprendosi in un primo vero sorriso, e
intrecciò le loro
dita, stringendosi nelle spalle e mormorando: - Non è stato
poi così difficile,
Aileen ha conquistato tutti.-
-
Però tu..- stava
dicendo il moretto, stringendo la presa delle loro mani, e
inclinò il viso con
un’espressione confusa al suo scuotere il capo e sospirare,
sorprendendosi nel
trovarlo in piedi di fronte a lui, ancora una piccola distanza a
separarli e la
differenza d’altezza. - Tu hai fatto un grande passo e non
dire che non è vero,
hai affrontato tutte le tue paure e io.. io sono davvero felice per te,
sono..
sono innamorato di te e penso tu sia meraviglioso.-
Non
si aspettava quella
confessione, o almeno non subito, e restò a osservarlo con
un sorriso sempre
più emozionato e la voglia di stringerlo forte e ripetergli
che era quello che
aveva sognato da un anno. Era pronto per iniziare quel discorso quando
vide i
suoi occhi riempirsi di lacrime, farsi sempre più lucidi, e
poi se lo trovò tra
le braccia con il viso premuto contro il petto e i continui “Mi sei mancato”, “Volevo tornare subito”.
- Ora sei tornato,
l’avevo detto che ci
saremmo rivisti.- cercò di rassicurarlo con le mani che
faceva scorrere lungo
la sua schiena, percependo il suo viso muoversi in cenni veloci e il
suo
bisbigliare con voce roca che “è
difficile, fa male stare lontani da te”.
-
Zayn.- lo chiamò per
nome e
cercò di trasmettere quante più
emozioni possibili, appoggiando entrambi i palmi sulle sue guance e
strofinando
i pollici contro i suoi zigomi, cercando di memorizzare nuovamente quei
piccoli
dettagli. - Ti ho aspettato, non mi sono dimenticato di te e vorrei
chiederti
così tante cose.. vorrei sapere di tutte le tue gare e come
ti sei trovato
lontano da qui. Ma in questo momento voglio solo baciarti e fare
l’amore con
te, ripeterti che sei mio e sono sempre stato tuo. Voglio tenerti
stretto contro
di me e dimenticare di tutti questi mesi. Ti desidero oggi, tra due
settimane e
per sempre. Ora sei qui, m’importa solo di questo.-
-
Non è cambiato nulla,
Lee?- lo sentì chiedere con esigenza nella voce, annuendo e
continuando a
premere i polpastrelli contro la sua pelle. - Mi vuoi ancora?
Nonostante io sia
sparito per un anno intero e..-
Non
lo lasciò
continuare, vedendo quanto si sentisse in colpa per quel particolare, e
fece
scivolare le dita fino alle sue labbra, premendovi contro i
polpastrelli e scuotendo
il capo con un sorriso e “Non
cambierà
mai quello che provo per te”. Lasciò che
si cancellasse le lacrime con il
polso, mantenendo il sorriso sulle proprie labbra, e strinse il suo
mento tra
le dita, piegandosi con il busto per poter annullare la distanza tra le
loro
bocche, sfiorando la sua in un contatto casto e dolce.
-
Da quando sei andato
via..- bisbigliò con le labbra che premeva su tutto il suo
viso, sulle sue
guance e sulle sue palpebre. -.. ho capito che avrei voluto solo te in
quel
modo, che sei l’unica persona che desidero con me e Aileen.
Io ti ho scelto, ho
scelto di aprirmi con te, di aspettarti e lasciarmi amare da te, con
tutte le
mie debolezze, le mie paure e i miei difetti. Non è un amore
accecante, io mi
sento libero e so di avere ancora una scelta, so che posso vivere senza
di te..
anche se ci sono giorni in cui mi manca la tua spavalderia e questo tuo
carattere insopportabile.- lo prese in giro con un ghigno, lamentandosi
del
pugno contro l’addome e dello spintone per allontanarlo da
lui.
-
Tu mi hai insegnato
questo, Zayn.- riprese il discorso con un tono serio, facendo scorrere
le dita
dalla sua guancia ai suoi capelli morbidi; avrebbe voluto affondarci il
viso
per scoprire se avessero ancora lo stesso profumo, quello che aveva
cercato
così tante volte nel cuscino le prime notti senza di lui. -
A vivere senza il
bisogno soffocante di avere qualcuno accanto, di non dover dipendere da
qualcuno e riuscire ad accettarmi, amarmi. Io scelgo di essere tuo, io
sono
tuo, e non c’è cosa più bella di
questa, di amare in un modo così puro e.. e
no, non cambierà mai questo.-
Aveva
appena concluso
l’ultima parola quando sentì le dita del minore
tra le ciocche di capelli, come
lo obbligava a chinarsi ancora di più e poi il bacio molto
diverso da quello
che si erano scambiati poco prima, pieno di passione e morsi, i loro
respiri
affannati e le mani che si stringevano al corpo dell’altro
per memorizzarsi
ancora una volta.
-
Parli ancora
difficile, Lee.- sentì il borbottio del ragazzino, seguito
da un morso contro
il lobo dell’orecchio e “Pensi
anche
troppo, come sempre”. Scoppiò a ridere
contro la sua bocca, spostando i
palmi più giù lungo la sua schiena fino a
stringerli sul suo sedere, e tenne le
labbra premute contro la sua guancia per poter chiedere, senza bisogno
di usare
la voce ma un semplice movimento della bocca: - Perché non
andiamo a casa e ti
mostro con i fatti le mie parole?-
La
risposta di Zayn fu
solo un aggrapparsi alle spalle del maggiore, unire nuovamente le loro
labbra e
cercare di baciarlo tra le risate. E Liam sapeva di non poter chiedere
nulla di
migliore, di aver ricevuto il regalo che probabilmente aveva desiderato
e
chiesto per tutta la vita, che si sentiva a casa tra le braccia di una
persona.
-
Hai messo su un bel
paio di muscoletti.- fu la prima cosa che riuscì a dire non
appena raggiunsero
l’appartamento e il più piccolo si
sfilò la giacca di pelle; era possibile
fosse ancora la stessa? - Non che prima non ne avessi o..-
farneticò poi,
agitando un braccio come a scacciare quell’affermazione che
si era lasciato
sfuggire e il successivo imbarazzo.
Intravide
il ghigno
malizioso del moretto, come stringeva i lembi della maglia e la sfilava
dalla
testa, mostrandogli l’addome con l’indice e
aggiungendo: - Non solo muscoli,
anche qualche nuovo tatuaggio.-
-
Sono molto.. carini.-
bisbigliò dopo un momento di pausa, muovendo la mano per
mostrargli quel che
intendeva, e arrossì fin sulla punta delle orecchie al
grugnito dell’altro e al
“Solo carini?”.
Non era riuscito a
dire molto altro perché con un passo l’aveva
raggiunto e aveva stretto le dita
attorno al polso, guidando il suo palmo sullo sterno e borbottando: -
Non sono
tornato fino a New York per sentirti dire che sono “carino”.-
Si
sarebbe messo a
ridere per il suo imitarlo con un tono di voce basso, aveva calcato
troppo
sull’accento e aveva una smorfia dall’aria tenera,
ma qualcosa nei suoi occhi
portò le proprie mani a stringergli i fianchi, attirarlo
ancora più contro di
lui e bisbigliare: - Affascinante.-
Tutto
quel che
ricevette in risposta fu uno schiocco della lingua contro il palato e
un
ruotare gli occhi con un sorriso divertito, premendo i pollici contro
le ossa
del bacino e risalendo con le labbra dall’orecchio alla
guancia per poi
sussurrare: - Attraente.-
-
Molto, molto
eccitante.- continuò con un tono roco, indietreggiando lungo
il corridoio con
le mani strette attorno alla sua vita, e lo bloccò contro lo
stipite della
porta che dava alla camera, facendo scivolare le labbra lungo il suo
collo e
chiedendo: - Meglio così?-
Vide
il suo cenno veloce,
i suoi occhi liquidi e scuri per il piacere e le sue dita che
risalivano lungo
la spina dorsale, facendolo rabbrividire e premersi ancora
più contro di lui.
Era come se gli spazi tra loro fossero diventati qualcosa di superfluo,
come se
dovessero toccarsi in ogni punto del corpo e non riuscissero a esserne
mai
pienamente soddisfatti.
-
Starei meglio, dottor
Payne, se mi mostrassi la tua stanza.- ridacchiò a quella
risposta, arricciando
le labbra in un sorriso e replicando: - Un po’ troppo sicuro
di te.-
-
O forse hai paura che
non ti funzioni bene?- lo sentì chiedere con un tono
innocente e un paio di
battiti delle ciglia, per poi insistere con: - Ormai sei diventato
vecchio, è
normale che non riesca ad..- e venendo costretto a bloccare il resto
della
frase contro la bocca del maggiore, che l’aveva guidato fino
al letto e l’aveva
spinto a sdraiarsi con la schiena contro il materasso.
-
Vuoi una mano per
vedere se lì giù sia tutto..-
Liam
roteò gli occhi a
quel suo continuo scherzare, coprendogli la bocca con il palmo della
mano e
strofinandosi contro la sua gamba, vedendo i suoi occhi guizzare verso
il basso
e le sue guance arrossarsi. Lo liberò quando fu sicuro di
non avere ulteriori
interruzioni, premendo le labbra contro la sua pelle calda e
confessando: - Gli
fai un piacevole effetto.-, scoppiando poi a ridere al suo avvampare e
rivolgergli un’occhiataccia.
Gli
lasciò dei baci sul
collo, soffermandosi sui tatuaggi che gli macchiavano la clavicola, e
proseguì
lungo il suo addome, alternando dei morsi e dei movimenti della lingua,
per poi
succhiare sul suo fianco e sorridere con soddisfazione alla macchia
rossa che
spiccava tra tutto quel nero.
Ignorò
completamente i
suoi inviti a spostarsi ancora più
giù, sedendosi sui
talloni e slacciandosi con fretta la camicia, rischiando di far saltare
via
qualche bottone; i suoi occhi puntati sulla porzione di pelle sempre
più
scoperta lo rendeva ancora più nervoso. Quando
lasciò scivolare il tessuto
lungo le spalle lo sentì trattenere il fiato e affermare con
solennità “Questo
è il corpo che adoro”, ma non ne
era così sicuro perché c’erano troppe
emozioni a vorticargli nel petto e nella
testa; gli sembrava quasi di vivere un sogno, di essere intrappolato in
uno dei
suoi sogni per quanto era magico quel momento.
Non
era nemmeno
riuscito a ragionarci sopra che si era trovato coinvolto in un ennesimo
bacio,
lasciando che la lingua del minore si muovesse all’interno
della propria bocca,
e aveva semplicemente sbarrato gli occhi con un gemito di piacere come
risposta
alle sue mani e alla pressione contro il cavallo dei pantaloni, come lo
liberavano di quell’indumento e facilitavano ancora di
più il contatto tra le
loro pelli, solo il tessuto fine dei boxer a separarli.
Era
accaduto tutto
molto velocemente, si erano aiutati a spogliarsi tra i baci, i tocchi e
i
gemiti, e Liam si era allontanato da lui solo per recuperare il tubetto
di
lubrificante e dei preservativi, lasciandoli accanto ai loro corpi
mentre
tornava sopra il moretto e premeva i loro corpi assieme, leccandogli le
labbra
e ripetendogli di quanto gli fosse mancato in quel letto.
-
Ho cercato di
trattenere il tuo profumo.- farfugliò contro la sua bocca,
premendo le dita di
una mano contro la sua coscia per fargliela spostare. - Poi ho capito
che non
era quello che volevo e sono riuscito a staccarmi dal tuo ricordo, dal
pensiero
fisso che non ci saresti stato per chissà quanto. Ma ho
continuato a sperare
che un giorno.. forse.. e non ho mai smesso di sognare il tuo ritorno.-
farneticò mentre apriva il tubetto e immergeva le punta
delle dita nel gel
freddo, spostandole poi tra le sue gambe e guardandolo negli occhi come
a
chiedere un’ulteriore conferma.
-
Io non..- sentì il
sussurro del più piccolo, accarezzandogli una coscia per
cercare di farlo
rilassare, e vide il suo cenno, come si spostava sul materasso e
continuava in
una confessione: - Con nessun altro, Lee. Non ho mai.. non sono mai
riuscito
a.. non potevo, Lee.-
Interruppe
i suoi
farneticamenti con un bacio, strofinando il dito tra le sue natiche, e
tenne il
braccio rigido accanto al suo viso per sorreggere il peso del corpo e
non
gravargli addosso, penetrandolo con lentezza e leccando via tutti i
suoi
lamenti. Quando dopo dei minuti passati con tre dita dentro di lui fino
alle
nocche sentì il suo grugnito a dargli di più,
strinse i denti sul suo labbro
inferiore e si staccò da lui per infilarsi il preservativo e
cercare di non
toccarsi troppo per non fare la figura dell’inesperto ed
evitare un orgasmo
troppo veloce.
Cercò
di restare fermo
dentro di lui, non lamentarsi per il dolore alle spalle e dove le
unghie di
Zayn stavano incidendo fino a lasciargli dei segni, e premette le
labbra contro
il suo collo, passando la lingua contro i succhiotti lasciati
precedentemente.
Al suo cenno d’assenso mosse il bacino contro il suo, tenendo
le braccia rigide
accanto al suo viso e i pugni stretti al cuscino, e riuscì a
trovare un ritmo
tra i propri affondi e gli spasmi del più piccolo, come si
aggrappava a lui con
le braccia e le gambe, ripetendo continuamente il proprio nome.
Stava
concentrando le
spinte contro un punto che faceva quasi contorcere Zayn - la prima
volta aveva
spalancato gli occhi e lui era sprofondato in quel suo sguardo -,
succhiando e
mordendo qualsiasi porzione di pelle si trovasse davanti alle labbra,
dal suo
collo al suo orecchio, per poi sollevarsi con il busto e spostare una
mano
sopra quella del più piccolo, aiutandolo a masturbarsi e
grugnendo a ogni
contrazione dell’anello di muscoli attorno al membro
sensibile.
Era
sfinito quando si
era accasciato sopra di lui, un sorriso soddisfatto per
l’orgasmo appena
raggiunto, e si era sfilato con delicatezza da lui, buttando il
preservativo
nel cestino e restando sdraiato accanto al ragazzino con gli occhi
fissi sul
soffitto.
-
Fa che non sia solo
un sogno.- bisbigliò più a se stesso che
all’altro, appoggiando la mano sulla
sua e sopra lo stomaco. - Non andare via, resta con me.-
continuò a parlare in
un sussurro, stringendo le sue dita e ascoltando le sue rassicurazioni,
i suoi
“Non è un sogno, Lee”
e “Resto con te”.
-
Zay?- lo chiamò dopo
poco, coprendosi lo sbadiglio con una mano, e non capì se
fosse riuscito a dire
quel “Ti amo”
prima di addormentarsi.
Soprattutto se il successivo “Ti
amo,
Lee. Non andrò mai più via”
l’avesse immaginato o percepito davvero contro
le labbra.
Il
problema era che i
suoi sogni si erano fatti sempre più vividi in quegli ultimi
mesi, come se in
tutto quell’anno fossero riusciti ad evolversi fino a fargli
dubitare del
sottile passaggio tra realtà e finzione, quindi non si
sarebbe dovuto stupire
del trovarsi in un letto vuoto, ancora una volta. Era solo un sogno:
Zayn non
era tornato, tantomeno per lui, e ora doveva affrontare
un’altra giornata di
lavoro.
Aveva
passato il palmo
su tutto il viso, ripetendosi di quanto fosse stupido a sognare un
rapporto tra
lui e un ragazzino che probabilmente si era dimenticato persino il suo
nome, e
solo quando aprì davvero gli occhi, restò con la
fronte aggrottata e le dita a
premere su un segno che spiccava contro la pelle pallida. Louis aveva
proposto
più volte di offrirgli dei numeri di persone disponibili a
finire a letto con
lui, ma non poteva essere andata davvero così. Non poteva
essersi arreso dopo
un anno a un semplice piacere carnale, immaginandosi
tutt’altro viso e
raggiungendo un orgasmo con un nome diverso sulle labbra. Dio, non
poteva
essere stato così idiota. Non c’era da chiedersi
perché il malcapitato fosse
scappato a gambe levate, prendendo da solo i soldi e forse molti di
più.
Aveva
quasi deciso di
ributtarsi tra le coperte, dimenticarsi di quel disastroso incidente e
pregare
di non dover mai incontrare quello - o quella, chi poteva sapere? - che
aveva
condiviso con lui il letto per qualche ora. Sarebbe stato imbarazzante
cercare
di spiegargli che no, Zayn non era un suo ex o un suo compagno e
sì, era
innamorato di lui anche dopo così tanto tempo. Harry roteava
semplicemente gli
occhi, dicendogli che aveva un debole per quelle relazioni strane, e
Louis
sbuffava e lo rimproverava perché “non
sai vivere, Payno! Bisogna divertirsi!”. Era
davvero tentato di chiamare
Louis e chiedergli se sapesse qualcosa, ma poi aveva sentito la voce di
Aileen
e “No, con tutta quella roba non mi
piace!”
La
più piccola
possibilità che non aveva sognato, che Zayn era tornato
davvero e avevano fatto
l’amore, l’aveva tenuto tra le braccia e
sì, era il suo odore quello che lo
stava facendo sorridere come un perfetto idiota, lo portarono ad
alzarsi con
uno scatto, infilare un paio di pantaloni grigi e larghi e cercare di
non
correre in direzione delle loro voci e risate.
Si
fermò sulla soglia
perché vedere Zayn - proprio Zayn
-
in cucina e con dei vestiti troppo grandi lo lasciava con il cuore in
gola e la
voglia di stringerlo forte, rendersi ridicolo con qualche lacrima e
spiegargli
di quanto fosse davvero felice ad averlo con loro. Arricciò
le labbra in un
ghigno quando incrociò il suo sguardo, indicandogli tutti i
segni che
spiccavano sul suo collo, e prese tra le braccia la bambina che gli era
corsa
incontro e ripeteva in un mantra: - È tornato, Lili. Zee
è tornato davvero. È
qui con noi.-
-
Sì, è tornato.-
ripeté con un nodo nella gola e un cenno del capo, tenendo
Aileen in braccio e
facendo quei pochi passi che li separavano dal moretto, una spatola
stretta tra
le dita e un sorriso emozionato. - E non andrà mai
più via.- aggiunse con un
tono incerto, come a chiedergli ancora una volta conferma e quasi una
via di
fuga a tutto quello. Poteva lasciargli tempo, aveva aspettato un anno
intero
per rivedere il suo viso e poteva vederlo scegliere e sbagliare; lui
sapeva di
volerlo e avrebbe aspettato e rispettato le sue decisioni.
Rafforzò
ugualmente la
stretta attorno alla bambina mentre aspettava la sua risposta, cercando
di
studiare i suoi occhi e anticipare le sue parole, ma solo quando vide
il suo
cenno del capo e sentì il suo “Voglio
stare qui con voi” si rilassò
completamente. Aveva cercato di resistere
all’impulso di sporgersi e baciarlo, trovandosi
però stretto a lui per via
delle braccia di Aileen che li teneva assieme e sussurrava: - Ho i
vice-papà
migliori del mondo.-, lasciandolo a boccheggiare colto alla sprovvista
e con
gli occhi lucidi.
-
Hai ancora quel
peluche che ti ho regalato?- sentì chiedere da Zayn,
liberando la bambina che
si dimenava per potergli far vedere che l’aveva conservato
per lui e l’aveva
trattato bene.
-
Lee.- Sollevò lo
sguardo su di lui non appena furono soli e appoggiò le mani
sui suoi fianchi,
allungando il collo per tenere le loro labbra a contatto. - Voglio
stare qui
con te e con Aileen, so che sarà difficile e sono solo un
ragazzino ma ti amo,
vi amo e siete un po’ la mia famiglia ora.-
-
Sei uno stupido
ragazzino pompato e arrogante.- lo corresse con una risatina Liam,
bloccandogli
le mani quando lo vide pronto a colpirlo. - E io sono un nevrotico e
una
vecchia testa di cazzo, ma sono completamente e follemente pazzo di te.-
-
Quindi..- sentì dire
dal più piccolo, le sue guance ancora adorabilmente rosse
per quella
confessione. -.. alla fine il dottor Payne ha ceduto, non è
così?-
Roteò
semplicemente gli
occhi in risposta, sfiorandogli la guancia con le nocche e le labbra
con le
dita, per poi sussurrare con un tono malizioso: - Io mi farei qualche
domanda
su chi è caduto ai piedi di chi, Malik.-
- Mi devi ancora un paio di
occhiali da sole,
non l’ho dimenticato e non ti ho perdonato.-
Sghignazzò
contro la
sua bocca a quell’affermazione, arricciando il naso e
seguendo il contorno
delle labbra con la lingua, per poi staccarsi e fargli un occhiolino
mentre gli
accarezzava la schiena e bisbigliava con un tono basso e roco: - Sono
sicuro
potremmo accordarci su quell’ultimo punto.-
Le
sue guance rosse e
il suo improvviso imbarazzo bastarono per fargli stringere le mani sui
suoi
fianchi, farlo sedere sul bancone e poi staccarsi di colpo allo
schiarimento di
voce della bambina e “Lou ha
ragione,
siete disgustosi”.
Angolo
Shine:
Sinceramente
non saprei
davvero che dire ora, ho solo una serie di pensieri confusi e sono
soddisfatta
del risultato finale, di questo epilogo fin troppo melenso.
Sono
stati dei mesi
duri e non so se è colpa o merito di questa storia, di
questi capitoli che mi
hanno fatta piangere troppe volte davanti alla tastiera.
Quindi,
ora che è
conclusa, posso dire che l’idea iniziale era totalmente
diversa, quel che io e
la Gre avevamo ipotizzato, fantasticato (etc etc) su un dottor Payne e
il suo
stagista disastroso e punkettone Louis si è trasformato in
questa long dalle
sfumature decisamente troppo angst (non che mi stia pentendo, son anche
troppo
orgogliosa di quel che ne è uscito). E anche se questo Liam
non è il tuo
preferito (sei solo gelosa perché lui ha Zayn, di’
la verità) spero di aver
compensato con quelle piccole parti dedicate al tuo Louis preferito.
Non
ho davvero altro da
aggiungere [se volete soffrire ancora un pochino ieri ho pubblicato un
qualcosa
vagamente simile ad un prequel
per questa long] solo che vi ringrazio
infinitamente di essere ancora qui, di non avermi abbandonata e di
credere nelle
mie capacità di “scrittrice” o quel che
sono.
Vi
auguro un buon fine
settimana (e tutti quelli seguenti dal momento che non ci vedremo
più qui
sotto..) e sentirete ancora parlare di me (un po’ come si
dice in quei film
super fighi)
Scrivere
long è
straziante, tuttavia son più che certa di averne una in
mente e dai pochi
calcoli che ho fatto potrebbe vedere la luce verso settembre. Purtroppo
non
prima perché ho troppe, troppe, troppe one-shot da scrivere
e che aspettano
solo me.. o voi per leggerle.
A
presto, vi auguro
tante cose magnifiche.
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