Ozone

di Lily Liddell
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 60th Hunger Games ***
Capitolo 2: *** 61st Hunger Games ***
Capitolo 3: *** 62nd Hunger Games ***
Capitolo 4: *** 63rd Hunger Games ***
Capitolo 5: *** 64th Hunger Games ***
Capitolo 6: *** 65th Hunger Games ***
Capitolo 7: *** 66th Hunger Games ***
Capitolo 8: *** 67th Hunger Games ***
Capitolo 9: *** 68th Hunger Games ***
Capitolo 10: *** 69th Hunger Games ***
Capitolo 11: *** 70th Hunger Games ***
Capitolo 12: *** 71st Hunger Games ***
Capitolo 13: *** 72nd Hunger Games ***
Capitolo 14: *** 73rd Hunger Games ***



Capitolo 1
*** 60th Hunger Games ***



A/N: Questo capitolo faceva parte di una vecchia raccolta, l'ho cancellato e ripostato qui, per cominciare questo nuovo progetto. Ho fatto qualche modifica/aggiunta. Spero vi piaccia!
Come vincitrice dei 60th Hunger Games ho pensato di inserire Lyme, visto che non si ha una data precisa.


Esattamente dieci anni dopo aver preso la mia decisione, dopo aver affrontato la scuola, le selezioni, le graduatorie e la forte opposizione di mia madre, finalmente sono riuscita a diventare un’accompagnatrice.
Sapevo che avrei dovuto cominciare dal basso, ma non immaginavo che il basso fosse così profondo.
La delusione che ho provato nell’incontrare finalmente di persona il Vincitore del mio Distretto, Haymitch Abernathy, è stata immensa.
La mia predecessora mi aveva raccontato storie, mi aveva detto come sarebbe stato… ma mi ero rifiutata di crederle, vorrei potermi scusare con lei.
In televisione lo avevo visto diverse volte, dopo i suoi Giochi. Anno dopo anno, la sua reputazione da ubriaco del 12 aveva continuato a crescere. Dal vivo, è decisamente peggio… non avevo considerato la puzza.
Non credo che mi abituerò mai all’odore di vomito ed alcool.
È questo l’unico pensiero mentre, in silenzio, l’ascensore del Palazzo d’Addestramento mi riporta all’ultimo piano. Al mio fianco c’è solo Portia, il resto del team ancora festeggia la fine dei Giochi e la sua vincitrice: una biondissima diciassettenne del Distretto 2, alta quanto un armadio, e con una muscolatura possente. La cosa che più mi è rimasta impressa di lei nella memoria, però, è il suo viso. Bionda, con due occhi chiari e brillanti. Farà faville a Capitol City.
Sicuramente l’idea di poter anche solo avvicinarmi alla vittoria, durante i miei primi Giochi, non mi aveva nemmeno sfiorata, ma speravo almeno di poter riuscire a far superare ai miei tributi il bagno di sangue inziale.
Speranze infrante dopo il primo giorno al Palazzo d’Addestramento… come potevo anche solo pensare che quei ragazzini avessero una possibilità, quando il loro mentore nemmeno si presenta a colazione per istruirli?
Finalmente l’ascensore arriva a destinazione e quasi non mi rendo conto di marciare dritta verso la mia stanza.
Sono furiosa.
Lasciare una festa prima che finisca senza un buon motivo è una cosa che detesto, ma la cosa che più detesto, è avere un motivo per lasciare in anticipo una festa…
Non appena la porta della mia stanza si chiude alle mie spalle, comincio a dare di matto e a sbraitare a destra e a manca, prendendomela con la povera Portia, perdendo il controllo che fino a quel momento avevo mantenuto così bene.
Ma ora le porte sono chiuse e l’unica persona che può vedermi è la mia migliore amica, l’unica di cui possa fidarmi in questa fossa di serpenti, non c’è bisogno di portare la maschera della perfezione.
«Sta ferma, così posso aiutarti.» Mi sento rimproverare dalla mia stilista, mentre cerca di afferrare le estremità del mio vestito e di sfilarmelo dall’alto verso il basso, lentamente.
Respirando profondamente, rimango immobile finché non ha finito, per evitare di fare ulteriori danni.
Cerco di distrarmi, di pensare ai Giochi appena conclusi. I miei tributi erano due mingherlini di quattordici e quindici anni. Cole e Rose. Mi sorprendo di ricordare i loro nomi, li ho conosciuti per così poco

Nessuno dei due ha superato il bagno di sangue.
L’arena era una magnifica valle con un lago poco distante, non c’era assolutamente posto dove nascondersi. Più di metà sono caduti durante i primi venti minuti. Sfortunatamente l’acqua non era potabile.
Haymitch avrebbe dovuto spiegare loro come pescare. 

Un brivido di disgusto mi percorre la schiena dopo aver anche solo pensato quel nome.
Portia continua a spogliarmi. Contrariamente a come farebbe di solito, lascia che il vestito si accartocci sul pavimento, noncurante.
«È da buttare.» Ne deduco, portando le mani sui fianchi e allontanandomi per andare a prendere una vestaglia da indossare. «Mi dispiace, era splendido.»
Lei si stringe nelle spalle, adocchiando un po’ dispiaciuta la massa informe di stoffa sul pavimento. «Non fa niente, ne farò altri, migliori.»
Istintivamente serro le labbra, cercando di contenere un’altra ondata di rabbia. «Questa me la paga.» Più che con Portia, adesso sto parlando con me stessa, un promemoria personale per ricordarmi di non dare più tregua ad Haymitch finché sarò in vita.
Un attimo prima stava discutendo al bar con Chaff, altra persona di cui farei molto volentieri a meno, e un attimo dopo era praticamente su di me, ubriaco perso, che mi vomitava addosso.
Fortunatamente c’era Portia, che mi ha repentinamente trascinata verso gli ascensori, evitando un affare di Stato.
«Credi che mi abbiano vista in tanti?» La mia voce è un sussurro, perché in fondo conosco la risposta, voglio solo una conferma.
Portia mi sorride amichevolmente, per poi andarsi a sedere sul bordo dell’enorme letto al centro della stanza. «Tesoro, credo che tutti ti abbiano vista. Quantomeno sentita, ho visto dei Pacificatori allarmarsi per quanto hai strillato.»
Sopprimendo un lamento e portandomi le mani a coprire il volto, filo dritta verso la mia toletta, sedendomi sullo sgabello e chiudendo immediatamente la specchiera.
Non ho nessuna voglia di guardarmi in faccia in questo momento. «Beh,» mi sforzo di tornare a sorridere, voltandomi verso Portia, che questa volta mi riserva uno sguardo stranito. «Almeno guardiamo l’unico lato positivo: il prossimo anno non ci sarà più il rischio che uno dei tuoi capolavori venga distrutto.»
«E perché mai?»
«Perdonami, ma non avevi ricevuto un’offerta di lavoro dal Distretto 8?» Nonostante questo sia il nostro primo anno di lavoro per gli Hunger Games, Portia ha alle spalle un lungo apprendistato con uno degli stilisti più famosi di Panem, e inoltre il suo talento è palese.
La risata che ne segue mi prende genuinamente alla sprovvista, quindi resto in attesa di una spiegazione, che non tarda ad arrivare. «Giusto, ma ho già rifiutato. Sei la mia modella. Poi abbiamo cominciato questa strada insieme e la continueremo insieme.»
Non riesco a capire se è un gesto incredibilmente dolce o incredibilmente stupido. Se ne avessi la possibilità, passerei ad un altro Distretto senza batter ciglio. «Peggio per te.» La prendo in giro, riaprendo finalmente la specchiera e cominciando a rimuovere tutto il trucco. «Dubito che la tua arte verrà mai adeguatamente apprezzata al Distretto 12.» Ho assolutamente bisogno di una doccia per potermi levare di dosso l’odore orribile e pungente del vomito.
L
’anno prossimo le cose andranno diversamente, comunque. Penso di aver capito con chi ho a che fare, finalmente. Haymitch farà da mentore ai miei prossimi tributi, costi quel che costi. E non gli farò toccare una goccia di alcool.
Non se ne parla.
Ho imparato la lezione.

Spero che almeno la buona sorte vorrà farmi avere per le mani qualcosina di più che due ragazzini denutriti. Non chiedo molto, ma almeno qualcuno con un minimo di possibilità. Altrimenti dubito che riuscirò mai ad lasciarmi alle spalle quest’inferno e fare carriera.
È passato solo il primo anno e già non vedo l’ora di avere una promozione per poter fare a meno di Haymitch Abernathy per il resto della mia vita.

A/N2: Salve!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, lo so è un po
’ cortino, cercherò di scrivere di più la prossima volta. Questo era da modificare e purtroppo ho dovuto eliminare la parte finale che trattava di un dieci anni dopo, che inserirò più avanti.
Se vi va di leggere dei giochi di Haymitch dal POV di Effie, invece (e quindi di sapere quali erano le aspettative della capitolina all'inizio) potete leggere questa mia One Shot. 

Tenterò di portare avanti questa storia e nel frattempo di continuare a scrivere la mia long Haymitch x Effie, Petrichor. Alla fine è per questo che ho cominciato questa storia, per completare il quadro del loro passato insieme, e capire al meglio il loro futuro.
A presto, e se volete fatemi sapere cosa ve ne è parso!


x Lily

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Capitolo 2
*** 61st Hunger Games ***



Continuo a chiedermi se pensavo veramente che sarebbe potuta essere più facile questa volta.
Quando sono arrivata al Distretto 12, per la mietitura, Haymitch era già ubriaco.
È stata un’impresa farlo salire sul palco – nemmeno il tempo di farmi finire la cerimonia.
Ho pescato i nomi di due dodicenni quest’anno, anche se sembrano molto più piccoli.
Fra poco arriveremo alla Capitale e i due non la smettono di abbuffarsi, facendomi perdere l’appetito. Quando glielo faccio gentilmente notare, Haymitch risponde al posto loro, senza nemmeno alzare gli occhi dal suo piatto. «Saranno morti in meno di una settimana, lasciali mangiare in pace.»
«Forse – se tu facessi il tuo lavoro – avrebbero una chance!» Ribatto, alzando notevolmente la voce, ma un attimo dopo il vagone ristorante viene riempito dal rumore delle gambe di una sedia che stridono contro il pavimento.
La bambina è scoppiata in lacrime e il bambino invece si è alzato in fretta per allontanarsi.
Lasciando il mio posto a sedere, mi porto alle spalle della sedia di lei – Ivy, è il suo nome – e le do qualche colpetto affettuoso sulla schiena, in un patetico tentativo di calmarla, che serve a ben poco.
«Su, su.» Le sorrido, ma non mi degna nemmeno di uno sguardo. «Non puoi continuare a piangere, agli sponsor non piacciono i tributi deboli!»
Questa volta Haymitch afferra una manciata di lamponi e si alza facendo cadere la sedia dietro di lui. «Pensi sul serio che qualcuno potrebbe interessarsi ad una cosina così gracile? Lacrime o non lacrime? Sei più stupida di quanto sembri, Trinket.» La sua voce è amara, mentre si allontana dal vagone.
Ho tentato di coprire le orecchie alla bambina, ma ovviamente è stato tutto inutile – ha smesso di singhiozzare, ma le lacrime continuano a scendere copiose dai suoi occhi grigi.
Le passo appena una mano sulla massa scura dei capelli, pensando a quanto lavoro dovranno fare i preparatori per sciogliere tutti quei nodi, ma le sorrido comunque. «Non dargli ascolto. Quando avranno finito con te, sono sicura che alla sfilata farai un figurone. A Capitol City ti adoreranno.» Cerco di sembrare il più convincente possibile, mentre lei si asciuga il naso con la manica del maglione.
Con tutti i tovaglioli che ci sono in giro potrebbe anche farne a meno, ma data la situazione mi mordo la lingua e aspetto per vedere se si è calmata.
Il suo respiro torna regolare, fa per alzarsi e credo voglia tornare anche lei in camera – ma prima di allontanarsi ci ripensa, si volta e con un veloce scatto mi viene incontro, allacciandomi le braccia quasi scheletriche attorno alla vita e spingendo il naso contro il mio stomaco.
L’abbraccio dura solo pochi istanti, non mi dà nemmeno il tempo di registrarlo che è già sparita nel corridoio, senza dire una parola.
Rimango ferma qualche momento, confusa e sorpresa da quel gesto.
Mi ritrovo a sperare sul serio che qualcuno possa interessarsi a lei, ma date le circostanza, lo dubito.
Non posso mettermi a fare il lavoro di Haymitch, è compito suo cercare sponsor, sarebbe scorretto da parte mia.
Forse, potrei solo provare a fare una veloce telefonata a mio padre, in via informale…

Riesco ad incontrare Portia solo pochi momenti prima della sfilata, e la trovo seduta su un divanetto – con le mani nei capelli.
Quando mi vede si alza e viene a salutarmi, ma dal suo viso non scompare quell’espressione quasi disperata.
«Che succede?» Le chiedo apprensiva, mentre ci incamminiamo verso gli spalti. Ho perso di vista Haymitch, ma sono sicura che sia già con Chaff ad ubriacarsi da qualche parte.
«C’è stato un cambio di personale all’ultimo minuto.» Comincia lei, andandosi a sedere e sistemandosi la parrucca. Istintivamente faccio lo stesso. «Nestor è passato al Distretto 10, abbiamo un nuovo stilista – si chiama Hektor e credimi vorrei strozzarlo.»
Siamo abbastanza in alto, ma grazie a tutti gli schermi che ci sono, non avremo problemi a vedere la sfilata.
I commentatori hanno cominciato la loro cronaca, ma non li sto ascoltando. «È veramente tanto male?»
Portia sbuffa, allungando gli occhi sulle file circostanti – forse per assicurarsi che nessuno che conosce sia in agguato a sentire cos’ha da dire. «È un ragazzino. Un bastardo egocentrico. Non vuole collaborare e crede che i suoi lavori siano eccezionali, quando dovrebbero essere banditi da Panem.»
Vorrei poter contraddirla, e spezzare una lancia in favore del nuovo membro del team, ma quando i carri cominciano a sfilare, mi rendo conto che chiunque gli abbia dato il lavoro dev’essere sicuramente cieco – o privo di ogni senso della moda.
Ivy e Soil sono ricoperti di carbone dalla testa ai piedi – i volti sono neri, eliminando ogni tratto distintivo che potevano avere, dagli occhi grigi di lei alle lentiggini di lui.
Sulle teste gli hanno anche infilato degli elmetti con tanto di luce frontale. Sono orribili.
«Li vedi quegli scempi?» Portia alluna una mano, mentre i cavalli cominciano a cambiare direzione. «Avranno anche il mio nome sopra…»
«Te lo avevo detto di andartene.» Le ricordo, cercando di concentrarmi sugli altri tributi.
Quest’anno i favoriti del Distretto 1 sono un ragazzo e una ragazza dalla bellezza straordinaria.
«Andarmene? E lasciare che quel pazzo continui a lavorare? Non ci penso proprio. Io resto qui finché non lo mandano via e mi assicuro che nessuno gli dia mai più un pezzo di stoffa in mano.» La risposta di Portia non può che suscitare in me una risata sincera, anche se sono convinta che dietro quel suo sorriso divertito, ci sia un velo di verità.
È testarda, non mollerà finché non avrà ottenuto quello che vuole.

I primi giorni al Centro di Addestramento ho imparato essere i peggiori.
Almeno così era stato l’anno scorso, e non mi sembra che ci sia nulla di diverso.
I miei tributi non fanno nulla per spiccare dalla massa e Haymitch resta chiuso tutto il giorno nella sua stanza a bere – e quando esce è solo per incontrare quei relitti dei suoi amici vincitori.
La sera prima dell’inizio dei Giochi, ho sentito delle grida provenire dalla sua stanza, e mi sono anche alzata per andare a vedere, ma stava dormendo. Il giorno dopo ho preferito evitare l’argomento.
Si siede sul divano nell’Attico, con un bicchiere ricolmo di un liquido ambrato stretto in mano.
I cronisti stanno ricapitolando tutti gli avvenimenti di questa settimana, i punteggi dei tributi e anche le iniziali statistiche.
«Avresti dovuto almeno tentare di aiutarli.» Gli dico, mentre prendo posto anch’io sul divano – ad una considerevole distanza da lui, per evitare di essere investita dalla puzza di alcool.
«Non c’è speranza che vincano.» Risponde, biascicando le parole. «Credimi, è meglio farla finita subito, dolcezza.»
Mi si accappona la pelle al sentire quel nomignolo e gli rifilo un’occhiataccia. «Quante volte devo ripeterti che ho un nome?»
Sulle sue labbra appare un ghigno ma i suoi occhi non lasciano lo schermo di fronte a lui. «Il tuo nome è quasi più ridicolo dei vestiti che porti, Principessa
Calca talmente tanto l’ultima parola che quasi faccio fatica a capire che cosa ha detto. È uno stupido scherzo a cui non voglio stare. Decido di ignorarlo e di concentrarmi sui Giochi.

Distratta com’ero non ho nemmeno fatto caso alle immagini dell’arena. Sembra un bosco o qualcosa di simile – la cornucopia è ai piedi di una montagna.
Appena il conto alla rovescia finisce, ha inizio il bagno di sangue e so perfettamente che le probabilità che i miei tributi ne escano vivi sono veramente minime.
Prima di cominciare a fare questo lavoro, non avevo mai avuto alcun tipo di problema ad assistere all’inizio dei Giochi.
L’anno scorso non è stato molto diverso, ma quest’anno mi rendo conto che sto facendo più fatica del solito.
Per qualche ragione che non riesco a spiegarmi, continua a tornarmi in mente quell’abbraccio veloce ricevuto sul treno.
Soil viene colpito a morte per quarto, Ivy riesce a resistere ad altri tre tributi prima di essere presa dal ragazzo del Distretto 1.
Prendo un profondo respiro dopo essermi resa conto di aver trattenuto il fiato e spengo la televisione – la riaccenderò più tardi, per aggiornarmi e poter rimanere in contatto con i miei colleghi.
«Sei contento, adesso?» Mi volto alla mia sinistra, incrociando le braccia al petto e cercando di sostenere il suo sguardo, ma Haymitch si alza lentamente, senza nemmeno batter ciglio. Evitando i miei occhi.
«Ci vediamo l’anno prossimo.» Bisbiglia talmente piano che quasi non sono sicura abbia parlato, prima di svuotare il bicchiere con un colpo secco e si avvia al carretto dei liquori, barcollando appena.

 
A/N: Salve!
Questo capitolo l’ho scritto nuovo nuovo, spero vi sia piaciuto. Era parecchio che non trattavo di una Effie ed un Haymitch così giovani, spero di non aver fatto un disastro…
Il prossimo anno saranno i giochi di Enobaria – non sono nervosa, di più.
A presto!
 

x Lily

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Capitolo 3
*** 62nd Hunger Games ***



Attenzione: ho alzato il rating da giallo ad arancione perché questo capito contiene scene di violenza piuttosto brutali. Date la colpa ad Enobaria…
Il suono di quattordici cannoni risuonano nell’attico del Centro di Addestramento, segnando la fine del bagno di sangue.
Seduta sul divano, di fronte al maxischermo, mi massaggio le tempie – avverto il principio di un gran mal di testa. Farò bene a prendere qualcosa prima che esploda.
Di tutti i Distretti soltanto l’Uno e il Due sono rimasti intoccati. Tre, Cinque, Nove e Undici hanno perso entrambi i tributi.
Il primo dei Favoriti a morire è stato il tributo maschio del Quattro, è inciampato sul cadavere di una ragazza, trafiggendosi con la sua stessa sciabola.
La ragazza del Distretto 2 ha subito attirato l’attenzione su di sé, uccidendo da sola quattro tributi nei primi minuti, con una brutalità degna di nota.
Non sappiamo ancora la classifica ufficiale, ma il mio tributo femmina – Jasmine – è stata l’ultima a morire nel bagno di sangue. Una ragazzina di quattordici anni, mingherlina e sciupata.
Per la prima volta in tre anni, il mio secondo tributo è riuscito a scappare.
Non ha recuperato nulla dalla Cornucopia, ma almeno è ancora vivo.
L’arena è una landa di terra ricoperta da una fitta vegetazione di arbusti ed erba alta. Ci sono pochi alberi sparsi qua e là, ma non sono sufficienti per poter essere un riparo sicuro.
Le riprese mozzafiato che sta trasmettendo la televisione ce la fanno vedere per intero – mentre i commentatori sono relegati in un angolino in basso a destra dello schermo, e parlano dei recenti avvenimenti.
L’unica fonte di acqua sembra essere un fiume che divide l’arena a metà, ma è assolutamente scoperto e quindi difficile da raggiungere senza essere presi di mira.
Quest’anno mio cognato è entrato nella squadra di strateghi, ovviamente non poteva dirmi assolutamente nulla, ma sono curiosa di sapere che cosa nasconde l’erba alta.
La temperatura è decisamente altissima, Haymitch dovrebbe darsi da fare per vedere di riuscire a trovare qualche sponsor che sia disposto a pagare un po’ d’acqua.
Mi volto verso di lui e lo trovo stravaccato sul divano, con gli occhi annebbiati dall’alcool che osservano lo schermo.
«Dovresti andare dagli sponsor.» Gli faccio notare, con un tono severo. Lui non sembra avermi nemmeno sentito, quindi continuo, alzando la voce. «Avrà bisogno di acqua, sono in un deserto.»
«Non è un deserto.» Dice bruscamente, con una rapidità che non mi aspettavo. Forse non è così ubriaco come sembra. «È una savana ed è inutile che mi alzi, sarà morto entro la fine della prima giornata.»
«Non è detto!» Sono io ad alzarmi e mi metto fra lui e la televisione, poggiando le mani sui fianchi. «Nonostante tu non abbia fatto nulla per aiutarlo, non se l’è cavata male durante gli allenamenti, ed è grosso! Per una volta che ci capita fra le mani un diciottenne in salute potresti almeno provare a tenerlo in vita…»
Di tutta risposta, Haymitch si alza e fa rifornimento al carretto dei liquori, prima di ritirarsi nella sua stanza.
Non è possibile, non posso lavorare in queste condizioni.
Lascio l’attico per recarmi ai primi piani, dove ho appuntamento con Portia.
È seduta ad un tavolino del bar, assieme a Velvet – l’accompagnatrice del Distretto 1. È lei a vedermi e a farmi cenno di raggiungerle.
Mi affretto a sedermi accanto a Portia, e l’altra donna si allunga per stringermi una mano. «Finalmente un po’ di fortuna. Sono veramente contenta per te.» Mi sorride a trentadue denti, chiedendomi se voglio qualcosa da bere.
Ricambio il sorriso e annuisco gentilmente.
Ero completamente invisibile ai suoi occhi, almeno finché non ha scoperto che mio padre è Onouphrios Trinket; secondo Portia Velvet sta cercando di spillare soldi a mio padre da almeno cinque anni, ma lui non ha mai voluto.
Credo che abbia qualche sorta di contratto secondo il quale può sponsorizzare solo il Distretto 4, e non sembra essere intenzionato a volerlo cambiare.
«Oh, e-» continua, rivolgendosi a Portia. «Tu e Hektor avete fatto un ottimo lavoro quest’anno. Spelendido.»
Portia sorride sarcasticamente, portando il bicchiere alle labbra. «Beh, fare peggio dell’anno scorso era veramente difficile.»
Chino la testa nascondendo un sorriso, prima di tornare a guardare la mia amica, inclinando appena la testa di lato. «Non essere così dura, avete fatto del vostro meglio.»
Lei non ribatte, invece Velvet annuisce convinta. «Non era assolutamente colpa vostra, erano i soggetti ad essere scadenti. Invece quest’anno avete per le mani una bella pedina. Quel ragazzo ha degli occhi splendidi. Com’è che si chiama?»
«Chive.» Rispondo, tornando a guardare Portia, mentre cerco di studiare i lineamenti del suo volto.
«Il tuo mentore sta già cercando qualche sponsor?» Velvet continua a cercare di accumulare più informazioni possibili – ma credo che la sua sia pura curiosità, non penso sia seriamente intimorita dalle possibilità che ha il mio tributo.
«Sì.» Mento spudoratamente, ma il mio volto non lascia intravedere la bugia. «Credo stia prendendo accordi in questo momento. L’ultima volta che l’ho visto stava discutendo con Librae Pyrmont.»
È un po’ un azzardo, visto che non ho idea degli sponsor a cui si rivolgono in genere i mentori dell’Uno, ho soltanto detto il primo nome che mi è venuto in mente.
Velvet, però, continua ad annuire con un’espressione seria, poi sospira. «È un po’ dura quest’anno.» Si appoggia con la schiena allo schienale della sedia, prima di continuare. «Lana e Christal stano provando a far firmare qualche accordo, ma sembrano tutti interessati a quella ragazza del Due. Certo, non mi dispiace averla come alleata ma non mi lamenterei di un contratto singolo.»
Vorrei poter ribattere, ma la voce dei commentatori che proviene dalla televisione perennemente accesa mi distrae.
Tutte e tre ci voltiamo verso lo schermo per vedere il gruppo dei Favoriti addentrarsi nell’erba alta, armati fino ai denti. Si fanno strada tagliando gli arbusti con le grandi spade.
Secondo Caesar Flickerman si stanno dirigendo all’interno di un nido di serpenti apparentemente molto velenosi.
Con la coda dell’occhio riesco a vedere Velvet irrigidirsi. Uno sfoltimento del gruppo dei Favoriti potrebbe farmi comodo.
Senza nemmeno rendersene conto, i tributi vengono attaccati da due rettili inviperiti.
Il tributo maschio del Distretto 1 e quello femmina del Distretto 4 cadono a terra prima che gli altri riescano a staccare la testa ai serpenti a colpi di machete e due cannoni risuonano in tutta l’arena e anche qui.
Mentre le telecamere riprendono il resto del gruppo allontanarsi di corsa, Velvet si rilassa nella sedia. «Grazie al cielo Lana aveva già deciso di puntare sulla ragazza quest’anno.» Ci sorride, riempiendosi nuovamente il bicchiere e sollevandolo in un brindisi muto.

È ormai sera quando torno all’attico e Haymitch non sembra esserci. Solo un altro tributo ha perso la vita durante queste ore, la ragazza del Dieci.
La temperatura si è notevolmente abbassata, e come avevo previsto, Chive ha bisogno di acqua per sopravvivere.
È stato abbastanza furbo da tenersi lontano dal fiume e si è nascosto sotto un albero piuttosto alto; purtroppo non si è potuto arrampicare e adesso sta cercando di non addormentarsi.
Non credo sia un problema farlo – i favoriti si sono accampati in riva al fiume ed è lontano da tutti gli altri tributi, ma questo ovviamente lui non può saperlo.
Vorrei poter fare qualcosa per aiutarlo…
So che non dovrei, ma posso sempre provare a fare un tentativo, se riceverò un rifiuto, allora mi metterò l’anima in pace.
Raggiungo il telefono e compongo il numero di casa dei miei genitori – per fortuna è mio padre a rispondere.
Quando gli chiedo di sponsorizzare il mio Distretto, ovviamente non è d’accordo, ma gli faccio presente che entrambi i tributi del Quattro sono morti e che non deve necessariamente darmi grandi quantità di denaro. Ho solo bisogno di acqua.
In teoria, non sarebbe proprio da regolamento permettere ad un familiare di sostenere il Distretto di cui si è stati incaricati, quindi mi fa arrivare tutti i dati anonimamente.
Appena faccio stampare i fogli, mi affretto a lasciare nuovamente l’attico.
Ho una mezza idea su dove trovare Haymitch.
Mentre marcio verso il bancone del bar, ho già adocchiato Chaff che con la mano buona dà un colpo alla spalla di Haymitch e guardandomi di sottecchi gli sussurra qualcosa all’orecchio.
Decido di sedermi con loro, piazzandogli i fogli direttamente sotto il naso – stando attenta che lui non li macchi con il contenuto del bicchiere che sta stringendo fra le mani.
Ha lo sguardo un po’ assonnato, ma non credo sia ubriaco perso. «Fammi respirare, dolcezza.» Borbotta, senza alzare lo sguardo dal bicchiere.
Sbuffo, costringendolo a prendere in mano i fogli. «Haymitch ho trovato uno sponsor, ma non posso essere io ad occuparmene, devi andarci di persona per fargli arrivare l’acqua.»
Finalmente catturo la sua attenzione, solleva gli occhi su di me e mi guarda con fare sospetto. «Chi?»
Mi stringo nelle spalle, indifferente. «Non lo so, mi ha detto di voler restare nell’anonimato. Immagino non voglia far sapere in giro che sostiene il Dodici.»
Haymitch guarda attentamente i fogli che gli ho dato, sembra pensarci sul serio. Torna al suo bicchiere, lo svuota con un colpo solo – contorcendo il viso in una smorfia – e poi si allontana con i fogli, senza aggiungere una parola. 

Mi ritrovo a battere le mani, presa da un momento di esaltazione. 
Sono estremamente soddisfatta da me stessa e non sto facendo nulla per nasconderlo. Non ne ho motivo.
C’è un attimo di silenzio mentre io e Chaff rimaniamo al bancone.
«Chi ti sei portata a letto per quell’accordo?» Mi chiede con un tono fin troppo serio per i miei gusti, nonostante le sue labbra sono tirate in un orribile sorriso.
Senza rispondergli, sollevo il mento e me ne vado, lasciandolo solo.
Non mi piace l’idea di rimanere in sua compagnia per più di due minuti.

All’alba del secondo giorno, nessun altro tributo è stato cancellato dal tabellone.
Chive ha ricevuto la sua acqua e la sta consumando con parsimonia, stando sempre attento a non restare troppo tempo fermo in un posto.
Passo l’intera giornata con Portia e Constantine, l’accompagnatore del Distretto 2. Quest’anno si è tinto i capelli di un viola fluorescente, vorrei tanto potergli dire che sono almeno due anni che quel colore è passato di moda, ma sarebbe scortese farlo senza che lui mi abbia chiesto un parere sul suo nuovo look. Spero proprio che lo faccia…
Non succede nulla di eccitante per diverse ore. Tanto che ad un certo punto veniamo anche raggiunti da Nolan – mio cognato.
Secondo lui è una fortuna che quest’anno i tributi sono piuttosto combattivi, perché l’arena non sta avendo un grosso successo.
Quando lo chiamano per tornare nella sala dei programmatori, è costretto ad allontanarsi, ma non prima di aver mostrato a tutti qualche fotografia dei suoi due primogeniti. I gemelli che ha avuto da mia sorella, appena un mese fa.
Ormai ferma anche gli estranei pur di far vedere quelle fotografie in giro…
Dal momento che non credo succederà nulla di eclatante ed è già abbastanza tardi, decido di andare a dormire.
Magari domani sarà una giornata più interessante.

Con mio grande disappunto, al mio risveglio scopro che Chive non ha superato la notte.
Il gruppo dei Favoriti gli ha teso una trappola e lui non ha potuto fare nulla per difendersi.
Ora che non ho più motivo di andare in giro a far vedere la mia faccia, posso sedermi comodamente sul divano per continuare a guardare i Giochi.
Devo ammettere che un po’ ci avevo sperato, ma quest’anno è andata infinitamente meglio rispetto a quelli precedenti.
Se Haymitch s’impegnasse un po’ di più, forse io potrei continuare a dare una mano. Certo, dobbiamo continuare ad essere fortunati con i tributi che ci capitano. Sono sicura che prima o poi la buona sorte si volterà anche dalla nostra parte.
Un altro giorno passa senza altri tributi caduti, e quello dopo ancora non è molto eccitante.
Il ragazzo del Distretto 7 è morto a causa di una ferita infetta e il ragazzo del Sei invece viene preso dai Favoriti.
È rimasta soltanto la ragazza dell’Otto e i Favoriti adesso le stanno dando la caccia.
Haymitch è seduto accanto a me, ormai non può mancare molto…
La ragazza è furba e li sta portando in riva al fiume, dove il terreno è bagnato e scivoloso. È una sedicenne sottile e agile, si muove facilmente e corre velocemente.
Quando la raggiungono sono in tre contro uno.
Il ragazzo del Distretto 2 si fa avanti per primo, ma lei schiva il suo fendente mandandolo con la faccia nel fango – la ragazza dell’Uno approfitta della situazione e invece di dare addosso al tributo del Distretto 8, si accanisce contro il suo ex-alleato, già a terra.
Lui però si volta e i due cominciano a lottare.
Questo lascia la ragazza dell’Otto alle prese con l’altra Favorita.
È lei a caricare la sedicenne, che cerca di nuovo di far cadere la sua avversaria, ma la ragazza del Due è preparata e rimane in piedi. Tenta di colpirla più volte col machete, ma finisce solo con il ferirla.
I miei occhi seguono tutta la scena, senza rendermi quasi conto di aver smesso di respirare.
Le immagini continuano ad alternarsi fra le due coppie che si stanno battendo sullo stesso terreno.
La ragazza del Distretto 1 sta tenendo fermo a terra il suo avversario, che però continua a contorcersi, cercando di ribaltare la situazione. Lui ha il naso rotto e lei ha un profondo squarcio sul braccio che le impedisce di muoverlo bene.
Lo schermo viene diviso in due rettangoli mentre le immagini continuano e i commentatori sono ancora in silenzio, aspettando pazientemente. Ora come ora è impossibile dire che cosa succederà.
Uno dei due rettangoli s’ingrandisce e la coppia Due/Otto riempie lo schermo. Appena in tempo per riuscire a vedere la Favorita, disarmata dall’altra in qualche modo, aggredire con una spallata la ragazzina, facendola finire a terra, e arrampicarsi sopra di lei.
L’altra prova a farla cadere ma è inutile.
Il mio cuore manca un battito e lo stomaco mi si chiude quando con una brutalità inaudita e una luce terrificante negli occhi, la ragazza del Distretto 2 si abbassa sulla sua avversaria azzannandole la gola.
Istintivamente mi volto di lato e la mia fronte finisce contro la spalla di Haymitch mentre serro gli occhi per evitare di vedere.
Il corpo di Haymitch è rigido mentre Caesar e Claudius continuano a commentare con il sottofondo della ragazza agonizzante che sta affogando nel suo stesso sangue.
Torno a guardare la televisione solo quando sento il suono di un cannone, ma non era per la ragazza dell’Otto.
Lei ormai è stesa per terra, scossa da convulsioni e con le mani che tentano invano di stringersi la gola.
Fortunatamente le immagini si spostano sulla ragazza del Distretto 1, che è riuscita ad affondare la sua spada nello stomaco del ragazzo del Due e adesso si sta rialzando.
Quando anche il cannone per la ragazza del Distretto 8 viene sparato, lo schermo si divide ancora una volta in due metà.
I volti delle due ultime concorrenti riempiono i due rettangoli. Entrambe hanno il volto insanguinato, la bocca della ragazza del Due gronda ancora di sangue ma la cosa più inquietante in lei, in questo momento, è il sorriso maniacale che le distorce le labbra.
È disarmata, mentre l’altra no e viene caricata per prima.
La ragazza del Due la disarma in un istante e cominciano a combattere corpo a corpo. Il braccio della ragazza del Distretto 1 è ferito e l’altra sfrutta questa sua debolezza in suo favore, afferrandole il braccio e infilandoci le dita dentro.
In un attimo la ragazza dell’Uno è in ginocchio, poi l’altra la atterra con un pugno e la costringe a voltarsi faccia a terra. Ancora una volta le afferra il braccio ferito e la trascina fino al fiume. Si siede sulla sua schiena e le tiene la faccia sott’acqua.
Mentre una sensazione di malessere che non avevo mai provato prima d’ora guardando i Giochi mi assale, mi rendo conto che è quasi finita.
L’ultimo cannone spara e mi ritrovo in piedi per chiudere immediatamente la televisione ed evitare di vedere il riepilogo.
C’è una lunghissima pausa in cui credo di stare per sentirmi male, poi Haymitch si alza e immagino che stia per fare uno dei suoi commenti sarcastici, invece passa dietro di me, stringendomi appena una spalla in quello che posso solo presumere essere un segno di conforto.
È un problema.
Non sono riuscita a mantenere il controllo… non deve ripetersi, non davanti a lui.
Prima che Haymitch possa provare a dire qualcosa – anche se dubito lo farebbe – mi ritiro in camera mia e comincio a prepararmi per distrarre la mente.
Ho ancora il cuore in gola, non posso presentarmi così quando incontrerò gli altri accompagnatori.
Devo riacquistare un aspetto decente e magari aggiungere un po’ di colorito, visto che allo specchio mi rendo conto di essere impallidita tanto da sembrare un lenzuolo.
Chiudo gli occhi ed inspiro profondamente, aspettando che i battiti del mio cuore si regolarizzino e quando riapro gli occhi, cerco di provare uno dei miei sorrisi allo specchio, sperando che sia abbastanza convincente.
Non posso andare a complimentarmi con Constantine, Brutus e Domitia in questo stato…

 
A/N: Wow… è stata dura e lunga. Non sono completamente soddisfatta del finale, ma per evitare di peggiorarlo lo lascio così.
Solo due parole prima di lasciarvi in pace: so che Enobaria viene amata dalla Capitale e viene considerata un simbolo della moda per i denti che si farà fare, però i cittadini di Capitol City vedono solo quello che c’è fuori ai Giochi. Effie ora li sta vivendo da dentro, 24/7 e ha conosciuto tributi, accompagnatori e mentori di tutti… quindi non potevo farle pensare “wow che bello, quella ragazza ha appena sgozzato a morsi quell’altra, che emozione” forse un tempo, ma adesso… non ci sono riuscita. Almeno non a primo impatto, la prima reazione è stata quella che è stata.
Ho cercato di renderla il più Effie possibile, con altri commenti e pensieri, ma alcune cose devono cambiare in lei. Nel caso vi fosse sembrata OOC, mi scuso.
Detto questo, fatemi sapere cosa ne pensate!
A presto,
 

x Lily

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Capitolo 4
*** 63rd Hunger Games ***



Ho commesso un terribile errore quest’anno. Simpatizzo per entrambi i miei tributi. Per non dire che mi ci sono affezionata.
La femmina, Bluebell, ha tredici anni e mi ricorda un po’ Ivy. Hanno gli stessi occhi grigi, ma il suo viso è incorniciato da una cascata di riccioli biondi.
Una cosa mi ha colpito di più di lei: non ha versato nemmeno una lacrima. Da una ragazzina della sua età ci si aspetterebbero diversi pianti isterici e invece è rimasta stoica.
Haymitch conosce sua madre.
Si è comportato in un modo strano durante tutto il viaggio verso la Capitale, e poi quando si è ubriacato al punto di stare male, ha cominciato a blaterare frasi sconclusionate.
Sono comunque riuscita a capire che è la figlia di una commerciante che gli procura i liquori al Distretto.
Dopo averlo scoperto, ho deciso di dargli un po’ di tregua. Ormai so che non avrebbe comunque provato ad aiutarli, per una volta ho voluto lasciarlo in pace.
Il che mi ha fatto guadagnare uno sprezzante: «Ti sei già arresa, Principessa?» da parte sua, ma ho fatto finta di non sentire.
Il maschio, Nettle
[1], al contrario di quello che rappresenta il suo nome – era un dolce quindicenne con due enormi occhi nocciola.
Lui non ha superato il bagno di sangue, è stato il primo a cadere nelle mani dei Favoriti, dopo aver tentato una corsa alla Cornucopia.
Blue è riuscita a scappare e a nascondersi, per il momento.
Soltanto otto tributi sono morti durante il bagno di sangue, ricordo che l’anno scorso il numero di concorrenti si era più che dimezzato.
Quest’anno l’arena è un’immensa area montuosa.
La montagna che svetta al centro ha un lato ricoperto di alberi, mentre nella parte più alta dell’altro lato c
è una sorgente da cui nasce una poderosa cascata che si riversa direttamente in un lago.
Ci sono molte risorse d’acqua quest’anno. Oltre alla cascata e al lago, vediamo diversi fiumiciattoli e qualche altro laghetto, sparso nella zona.
Il che mi fa pensare che non sia esattamente una buona idea avvicinarcisi.
Scopro di avere ragione quando purtroppo è Blue a tentare di recuperare un po’ d’acqua e un gigantesco ibrido emerge da uno dei laghi e prima la ferisce, poi se la trascina sul fondale.
Mi torna inevitabilmente in mente il sorriso di Blue quando ha visto per la prima volta l
’attico. E di come ero stata contenta di vedere il punteggio che gli strateghi le avevano dato. Non altissimo, certo, ma sopra la media del Distretto.
Se la sarebbe potuta cavare tranquillamente per qualche giorno e il suo bel viso l’avrebbe aiutata a conquistare il cuore di qualche sponsor. Perfino Hektor non era riuscito a rovinare completamente il lavoro di Portia e i vestiti delle interviste di quest’anno erano decenti.
Sia con Blue che con Nettle, tutto il team di preparatori aveva trovato pane per i suoi denti, e invece…

Il cannone spara, le immagini nello schermo cambiano, e le voci di Caesar e Claudius si chiedono che altri pericoli e segreti possa nascondere quell’arena.
Subito dopo si sente un altro cannone e immediatamente passano a commentare come il tributo maschio del Distretto 7 sia scivolato sui sassi viscidi che ricoprono la zona attorno ad uno dei fiumiciattoli e abbia sbattuto violentemente la testa contro una roccia appuntita – mentre le immagini indugiano sul suo cadavere, prima che l’hovercraft arrivi a portarlo via.
Guardo l’orologio e mi rendo conto che sono passati solo quarantacinque minuti – e i Giochi sono già finiti per noi.
Haymitch non era con me, è chiuso nella sua stanza da quattro giorni e io non sono andata a vedere come stava.
Non risponde quando busso alla sua porta e anche se per educazione non dovrei, entro comunque – dubito che a lui importi qualcosa delle buone maniere.
La stanza ha un odore orribile: sudore, alcool e vomito. Sono costretta a respirare con la bocca ma non posso dire una parola, perché la visione che ho davanti agli occhi è pietosa.
Il pavimento è ricoperto da bottiglie vuote, alcune sono rotte – come se le avesse lanciate contro il muro – e lui è sul letto, con gli stessi vestiti che aveva quando è arrivato.
La televisione è accesa. È sempre accesa. Ma i suoi occhi sono vuoti, nonostante siano puntati sullo schermo. «Haymitch,» lo chiamo, per cercare di attirare la sua attenzione, ma sembra che non si sia nemmeno accorto della mia presenza.
Non oso addentrarmi in quest’inferno e resto sulla soglia della porta, decidendo che non c’è nulla che io possa fare. «Haymitch io vado al piano di sotto tu non-» cosa, esattamente? Non andare in coma etilico? No, non ho niente da dirgli.
Me ne vado, chiudendomi la porta alle spalle.
Magari di sotto riesco a distrarmi un po’.

Raggiungo il salone principale dove si riuniscono in genere tutti i vincitori, gli accompagnatori e il resto dello staff.
La stanza è gremita di persone, e un mormorio di sottofondo rimbomba contro le pareti.
Diversi schermi sono accesi e stanno trasmettendo un brutto litigio fra il tributo maschio del Distretto 1 e quello del Distretto 2. Non colgo bene il motivo di questo battibecco, perché sento una voce alle mie spalle che mi chiama.
Sono Hektor e Daphne, un membro del team dei preparatori.
Lavorava già qui quando sono arrivata, anche se è giovanissima. Credo abbia poco più di vent’anni.
Mi avvicino a loro per salutarli e subito lei comincia a discutere di come vorrebbe tanto farsi degli impianti sottocutanei sul volto, anche se non ha ancora deciso dove.
Resto un po’ con loro e cerco Portia con lo sguardo, ma non la trovo – i miei occhi però si posano su Velvet e per una frazione di secondo i nostri sguardi si incrociano. Lei ovviamente mi sorride e mi fa cenno di avvicinarmi, quindi mi scuso con Hektor e Daphne, per poter raggiungere l’accompagnatrice dell’Uno.
Dopo i dovuti convenevoli, mi fa cenno di avvicinarmi al bancone del bar, per offrirmi da bere.
«È un vero disastro.» Dice, sorseggiando il suo drink con la cannuccia. Io la imito. «Il mio tributo, Gloss, non fa altro che litigare con quel gigante del Due. Non hanno smesso un istante, nemmeno durante l’addestramento. Gli sponsor non sono molto felici.»
Questo lo avevo notato. Quest’anno fra i Favoriti c’è parecchio astio. Anche per questo il bagno di sangue non è stato così terribile.
Non facevano altro che litigarsi le armi migliori. Soprattutto i due tributi maschi dell’Uno e del Due.
Si sono anche presi a pugni poco dopo, mentre decidevano un posto per accamparsi. «Se i regali smetteranno di arrivare, si renderanno conto che devono cambiare qualcosa nel loro atteggiamento.» Cerco di tranquillizzarla.
Velvet, però, non sembra molto convinta. «Spero proprio che tu abbia ragione… se dovessero fare sciocchezze-» Inspira profondamente, guardandosi intorno, prima di sporgersi verso di me e io sono costretta a fare lo stesso, per poterla sentire, visto che sta bisbigliando. «Credo che Lana abbia dato istruzioni ben precise ai nostri tributi. Non ha preso per niente bene la sconfitta dell’anno scorso, ci eravamo andati così vicini…»
Lei torna composta e io mi sistemo sullo sgabello, aggiustandomi il vestito, un po’ in difficoltà.
Non ho idea del motivo per cui mi stia dicendo queste cose. Forse mi considera veramente una sua amica…
«Sono sicura che andrà tutto bene.» Le sorrido, vedendola così affranta e preoccupata. Poi lei ci ordina un altro drink, senza voler aggiungere altro.

Quanto torno di sopra, Haymitch non c’è e decido di non andare a cercarlo. Non ne ho motivo adesso…
Fino a sera non succede assolutamente nulla, i Favoriti si sono presi la Cornucopia e stanno mettendo a punto strategie per cercare i tributi, ma non hanno intenzione di  muoversi per il momento.
Gli altri tributi si sono sparsi a raggiera su tutta la superficie dell’arena. È talmente grande che probabilmente toccherà ai programmatori far si che più di loro si incontrino.
Comincia a farsi tardi e decido di andare a cambiarmi e prepararmi per la notte.
Prima di riuscire a mettermi a letto, però, sento un rumore proveniente da fuori; un po’ preoccupata, agguanto una vestaglia e infilandola esco.
Mi rendo conto che a fare rumore è un vaso caduto a terra, fatto precipitare dal suo piedistallo da Haymitch che – ubriaco perso – sta cercando di orientarsi.
Non so nemmeno come abbia fatto a salire fino a qui.
Da una delle stanze esce Portia, in mano regge una bacinella e tenta di porgerla ad Haymitch, che però barcolla all’indietro, ritrovandosi per terra.
«Chaff lo aveva quasi convinto a farsi un bagno nella fontana.» Mi dice con fare seccato, mentre si china su di lui afferrandogli un braccio per tentare di tirarlo su.
Haymitch si divincola e Portia molla la presa, dandogli un calcetto nel fianco con la punta dello stivale. «Sta buono, altrimenti ti lascio a terra. Dovresti ringraziarmi…»
Lui borbotta qualcosa di assolutamente incomprensibile, prima di stendersi a braccia allargate sul pavimento.
Forse dovrei chiamare un medico.
Portia lo guarda con fare un po’ disgustato – come darle torto? La puzza di alcool mi fa rabbrividire da qui. «Aiutami a metterlo in piedi, non possiamo lasciarlo a terra.»
«Perché non chiamiamo un senzavoce?» Suggerisco, dal momento che non vedo come potrei anche solo pensare di alzare un uomo come Haymitch da terra.
Sia io che Portia siamo esili e lei è anche in equilibrio sui tacchi a spillo… non potrebbe mai finire bene.
«Ci ho provato,» risponde, posizionandosi dietro Haymitch e afferrandolo sotto l’ascella sinistra, facendomi cenno di prendergli l’altro braccio. «A quest’ora non mi ha risposto nessuno.»
Rassegnata, la raggiungo e gli afferro una spalla e cominciamo a tirarlo nella speranza che lui collabori.
Credo che se io e Portia ci mettessimo su un piatto di una bilancia, facendo salire Haymitch sul secondo, peserebbe comunque più di noi.
«No, non ce la faccio-» Squittisco, mentre Portia riesce a metterlo su due piedi ma lui, quasi privo di coscienza, sposta tutto il peso sulla mia spalla e per poco non mi fa finire a terra.
Portia lo trascina verso di lei, piantandogli le unghie finte nell’incavo fra spalla e collo – lui quasi non se ne accorge per come è ridotto.
Sto cercando in tutti i modi di ignorare il tanfo di alcool che emana, ma diventa sempre più difficile; non so come, riusciamo a posizionarci ai suoi lati e a farci passare le sue braccia dietro le spalle.
Non è molto comodo perché lui è alto e anche Portia lo è con i tacchi, quindi resto io, in pantofole, venti centimetri più in basso di loro.
«Haymitch, muoviti.» Sbotta lei, dandogli un altro calcetto, questa volta dietro il tallone.
Lui sembra percepire il suggerimento e comincia ad avanzare molto lentamente.
Io e Portia cerchiamo di dirigerlo come possiamo, ma quando lui decide di voltare a destra invece che a sinistra, non possiamo fare nulla per impedirglielo, perché non solo il suo peso è superiore al nostro messo insieme, ma anche la forza.
Così finiamo in camera mia, nonostante le mie innumerevoli proteste e Haymitch non appena varca la soglia, diventa verde.
Grazie al cielo abbiamo la prontezza si spingerlo in bagno, facendolo finire praticamente sulla tazza e lo lasciamo lì, da solo.
«Perché a me?» Mi lamento, una volta seduta sul mio letto, con le mani fra i capelli. «Non è questo il mio lavoro – non sono qui per fare da babysitter ad un alcolizzato!»
Portia si sta massaggiando i muscoli delle braccia e mi rifila un’occhiataccia. «Dillo a me…»
«Non vedo l’ora di ricevere una promozione.» Sbuffo, mentre la porta del bagno si riapre e faccio in tempo ad alzarmi prima che Haymitch si lasci cadere a peso morto sul mio letto.
Non credo che sappia nemmeno dove sia, forse non si è nemmeno reso conto di non essere solo.
Come diavolo fa a vivere in questo modo?
Portia va alla porta e io la raggiungo velocemente, capendo le sue intenzioni. «Non vorrai lasciarmi qui da sola con lui? Aiutami a portarlo in camera sua!»
La stilista mi ride quasi in faccia, indicando Haymitch con un cenno di capo. «Buona fortuna con quello… non credo che andrà da nessuna parte.»
Sgranando appena gli occhi, mi volto verso di lui e dalle mie labbra esce un lamento quando mi rendo conto che ha definitivamente perso i sensi.
Non posso vivere in questo modo. Ormai è diventato il mio mantra.
«’Notte.» Mi canzona Portia, prima di andarsene senza che io abbia il tempo di ribattere.
Mi ritrovo in piedi a fissarlo, ancora vestito – con tutte le scarpe – sdraiato di schiena.
Sul mio lato di letto.
Provo invano a chiamare dei senzavoce, ma sono quasi le quattro del mattino e non risponde nessuno.
Allora vado a recuperare la bacinella dimenticata nel soggiorno e la poggio accanto al comodino, dal lato di Haymitch, sperando che se dovesse sentirsi male di nuovo almeno avrà la decenza di usarla.
Lascio la luce accesa e faccio il giro del letto, sedendomi con riluttanza sul materasso.
Rimango ancora un po’ a fissarlo.
Non voglio dividere il letto con lui, ma non posso andare a dormire nella sua stanza – e di certo non andrò a dormire in salotto, sui divani.
Inspirando profondamente, prendo qualcuno dei tanti cuscini e li metto al centro del letto, a creare una divisione fra me e lui, tanto per stare sicura.
Per fortuna i letti sono enormi.
Quando sono soddisfatta della quantità di cuscini che ci separano, mi infilo sotto le coperte dandogli le spalle e tirandomi il lenzuolo fin sotto il mento.
«Haymitch, ti avverto.» So che non può sentirmi, ma magari il suo subconscio gli farà rimanere impresso il messaggio. «Comportati bene o giuro che ti faccio arrestare.»
E di tutta risposta, lui comincia a russare.

Non so nemmeno quanto tempo sono riuscita a dormire, so solo che quando mi sveglio sono già le otto del mattino, di Haymitch non cè traccia ed è tardissimo.
Detesto essere in ritardo. Mia madre mi ripeteva sempre che c’è solo un’occasione in cui una signora deve farsi aspettare – e di certo non è questo il caso.
Quando raggiungo gli altri per la colazione, Haymitch è in condizioni pietose.
Ha il colorito verdognolo e gli occhi gonfi e arrossati.
Credo che il muffin che sta divorando sia la prima cosa che mette sotto i denti da giorni. Un po’ mi preoccupa…
Durante queste ore il tributo maschio del Distretto 5 è stato ucciso dai favoriti, così come la ragazza del Sette.
Una parete rocciosa poi è crollata sul tributo maschio del Distretto 9, che era fermo lì sotto da troppo tempo.
Nel frattempo il gruppo dei Favoriti non ha smesso di litigare un attimo e quando io e Portia raggiungiamo Hektor e i preparatori, al piano terra, ad accoglierci c’è un gran trambusto.
A quanto pare mentre finivamo di fare colazione, il ragazzo del Distretto 1 ha piantato un coltello in mezzo agli occhi del ragazzo del Due, dopo l’ennesimo litigio.
Per la prima volta da che io ne ho memoria, il gruppo dei Favoriti si scinde in due.
Da una parte i due tributi del Distretto 1, e il ragazzo del Distretto 8 – reclutato per via della sua forza fisica – e dall’altra parte l’ultimo tributo rimasto del Due ed entrambi del Quattro.
Si sono già separati e appropriati di zone diverse.
Il primo gruppo si è guadagnato la Cornucopia, mentre il secondo si è accampato in una zona sicura accanto ad uno dei laghi, con diverse scorte di cibo che già arrivano dal cielo.
Ma il trambusto non è dovuto a questo.
Un gran numero di persone si è radunato nello stesso punto e qualcuno sta urlando.
Riconosco la voce di Alana Langdon, mentore del Distretto 1, e quando ci avviciniamo mi rendo conto che assieme a lei c’è anche Brutus, del Distretto 2.
Nella folla che li circonda i miei occhi cadono su Enobaria, la vincitrice degli scorsi Hunger Games.
Osserva la scena piuttosto divertita, mettendo ben in mostra la sua nuova dentatura.
Devo ammettere che dopo quello che è successo l’anno scorso, è stata una mossa decisamente… particolare decidere in una modificazione corporea di questo tipo.
Noto poi Velvet che, rossa di vergogna, sta cercando di convincere qualcuno ad andare a fermarli, ma Silver – l
’altro mentore del suo Distretto a cui è toccato il turno quest’anno – sembra starsi godendo lo spettacolo.
Brutus le sta gridando oscenità ed è trattenuto da due uomini che non riconosco, ma li scaraventa via e si getta sulla donna, afferrandole con violenza una grossa ciocca dei suoi lunghissimi capelli biondi.
Senza nemmeno battere ciglio, lei lo aggredisce dandogli un calco negli stinchi e poi una poderosa manata in faccia, credo colpendolo in un occhio con le unghie e ferendolo.
È solo quando passano alle minacce di morte e a grida indistinte sui rispettivi tributi e alleanze che intervengono i Pacificatori, afferrando Alana per la vita (e devono essere in tre a tenerla mente tenta di morderli), mentre Brutus si regge l’occhio che gronda sangue e si fa scortare velocemente via, continuando ad insultarla.
Quando anche l’altra viene allontanata, vedo Velvet sgattaiolare via cercando di non farsi vedere.
Non la invidio per niente, anzi, mi dispiace per lei.
Alla fine non credo che sia una brutta persona, e non merita questa cattiva pubblicità.
Mi guardo intorno, per cercare di individuare anche Constantine, ma dev’essersi già dileguato.
Fortunatamente non seguono altri eventi di questo tipo, e poco a poco l’eccitazione diminuisce fino a scomparire del tutto, e l’attenzione di tutti viene di nuovo catturata dagli Hunger Games iniziati da poco.

Con i Favoriti divisi in due fazioni che si combattono, i Giochi vanno avanti molto lentamente…
Nessuno dei due gruppi vuole attaccare per primo e gli altri tributi poco a poco muoiono di fame e di stenti, o attaccati da grossi ibridi presenti nell’arena.
Quando a rimanere in vita sono solo i Favoriti, grazie agli sponsor, il ragazzo dell’Uno sgozza il tributo del Distretto 8, ormai inutile, e così comincia l’alba dell’ottavo giorno.
Io sono rintanata nell’attico, per evitare di essere fermata da Velvet.
Ogni volta che mi incontra tenta di infilarmi in una conversazione scomoda riguardante la rissa e non posso permettermelo. Non ancora… forse quando il mio nome sarà un po’ più importante, ma per ora non posso rischiare di farmi nemici.
Non sono ancora uscita dalla fossa di serpenti, e anche se Velvet potrebbe aiutarmi, nessuno mi assicura che lei non stia tentando di sfruttarmi per via di mio padre… devo ancora riuscire a capirla.
Ancora una volta, come ormai è d’abitudine, io e Haymitch stiamo dividendo il divano.
Non parliamo, però.
Non abbiamo più parlato da quella sera, se non per pochi scambi di battute.
Lui non tira in ballo l’argomento e io di certo non ho intenzione di farlo. Sicuramente si ricorda del posto dove si è svegliato, evidentemente per lui è normale riprendere coscienza in luoghi dove non ha idea di come ci è finito.
Se è contento così…
Ormai in piedi sono rimasti soltanto i due tributi del Distretto 1, dopo che lei ha ucciso la ragazza del Due e lui entrambi quelli del Quattro.
Comunque vada, la vittoria è di Velvet quest’anno. Almeno può consolarsi con questo…
Prima che i due possano cominciare a combattere, una voce risuona all’interno dell’arena e sia io che Haymitch ci sistemiamo meglio per ascoltare.
Annunci a questo punto del gioco sono più unici che rari.
Con un tono di voce assolutamente atono, viene comunicato ai due tributi restanti che per la vittoria dovranno combattere a mani nude.
Sono così costretti entrambi a gettare le armi.
«Ma non è giusto.» Mi ritrovo a dire ad alta voce e gli occhi di Haymitch si fermano su di me, con un’espressione indecifrabile sul viso. «Lui è troppo grosso, non è uno scontro alla pari.»
Per un attimo Haymitch sembra voler rispondere, poi ci ripensa e torna a guardare, senza degnarmi più di uno sguardo.
Un po’ infastidita, mi volto anche io verso la televisione, solo per vedere il ragazzo prendere l’altra alle spalle e spezzarle il collo con una facilità incredibile, come se fosse stata fatta di carta.
La cosa non mi sorprende per niente. Praticamente lo hanno fatto vincere…
Sto per voltarmi per poter commentare la cosa, ma Haymitch si alza e senza troppe cerimonie quasi mi passa sui piedi per poter raggiungere come al solito il suo amato carretto dei liquori.
Quando provo a fargli notare quanto è stato scortese, e che non si è nemmeno scusato, lui mi risponde sgarbatamente, imprecando e poi si versa da bere, prima uno, poi due, tre bicchieri, che fa fuori tutti di fila. «I Giochi sono finiti, Principessa. Non sono più costretto ad ascoltare la tua voce, torna di sotto dalle tue amiche.»
Assottigliando gli occhi, mi alzo in piedi e porto le mani sui fianchi, indispettita.
Su una cosa ha ragione: i Giochi sono finiti e non ho più alcun motivo per provare empatia per lui, quindi nessuno mi impedirà di ricevere le mie scuse e mentre io continuo a tartassarlo, lui continua a coprire la mia voce con la sua, alternando insulti a maledizioni e so  per certo che continueremo così a lungo, finché uno dei due non avrà più voce.

[1]Ortica.

A/N: ._. Questi capitoli non dovrebbero essere così lunghi! Il prossimo cerco di contenermi, anche perché sarà in parte una one-shot già scritta, ma che dovrò modificare per bene.
È il turno della sorellina di Gloss!
La prossima storia a venir aggiornata penso sarà Petrichor, e proverò ad inserire qualche riferimento a questa storia. :)
Non l'ho mai detto prima, ma Velvet, Constantine e Daphne sono personaggi che ho utilizzato quando ho scritto del Tour della Vittoria, e mi sembrava carino riprenderli, anche se non credo che quella long si possa ricollegare a queste due. Per molte cose sì, ma per altre no. Piano piano arriveranno anche quelli che poi diventeranno i preparatori di Peeta, Giulius e Carius e ovviamente anche la mia bambina, Octavia (anche se per ultima perché in Mockingjay viene detto che è molto giovane) e Venia. Sono un po' indecisa su di lei perché se non mi sbaglio ha tipo le radici dei capelli grigi quindi sono confusa sulla sua età. ._.
Comunque, a prestissimo e grazie a tutti!!


x Lily

ps_ In genere lo faccio, quindi perché no anche qui. Dal momento che non so disegnare, per Daphne già in 13 Days mi ero ispirata a Lady Gaga nel video di Born This Way (con tanto di impianti sottocutanei a forma di corna) ~ per Velvet e Alana invece direttamente a Shae (nonostante le apparenze poco capitoline, la immagino così, magari con i capelli di un colore diverso) e Cersei Lannister di GoT ~ Constantine sarebbe quello ufficiale di HG (dietro Cato), solo che gli ho dovuto dare un nome. Gli altri non li vedo come qualcuno di preciso, magari più avanti ci penserò.

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Capitolo 5
*** 64th Hunger Games ***



A/N: in questo capitolo, dalla seconda metà in poi, ho inserito alcune parti di una vecchia One Shot, che ho riadattato. Ho mantenuto solo parte degli eventi.
Come ogni anno, sono in piedi fra i tributi che ho estratto dalle due grosse bocce di vetro.
Una dodicenne ed un sedicenne.
Lavander e Spike.
Si stanno stringendo la mano, sono entrambi molto pallidi, sembrano sul punto di svenire.
Il ragazzo ha gli occhi lucidi e la bambina sta tremando come una foglia.
Si separano e fanno diversi passi indietro.
È un attimo, Lavander barcolla e finisce contro la boccia di vetro – facendola precipitare per terra.
La boccia esplode in miliardi di pezzi, con un suono secco, e il palco è cosparso di foglietti e cocci di vetro.
La bambina sembra essere stata colpita da una scarica elettrica. Si ritira terrorizzata, arretrando e senza smettere di tremare.
Sul palco c’è trambusto, così come nella folla.
Le telecamere sono puntate su di lei.
Dal momento che nessuno fa niente, forse per la sorpresa, mi faccio avanti e afferrò con una mano la spalla di Spike e con l’altra quella di Lavander. Li spingo verso la scaletta e subito gli altri sembrano riscuotersi. « Non fa niente, adesso seguite i Pacificatori » li rassicuro, prima di mettere su il mio sorriso migliore e torno al microfono.
« Quando si dice che l’emozione gioca brutti scherzi! » esclamo, battendo le mani insieme e voltandomi verso il sindaco. Faccio un passo indietro e con un fluente movimento del braccio gli indico il suo posto a sedere.
Devo chiudere in fretta il collegamento prima che qualcos’altro possa peggiorare la situazione e renderci più ridicoli di quanto già non siamo.
Quindi cammino sui pezzi di vetro che si frantumano sotto la suola delle mie scarpe e i foglietti si piegano.
Sto calpestando i nomi di tutti gli altri bambini e ragazzi del Distretto, ma adesso devo concentrarmi su quei due che si stanno dirigendo verso il Palazzo di Giustizia.
Controllo che il microfono funzioni, poi concludo la cerimonia della mietitura di quest’anno, augurando a tutti felici Hunger Games – con un po’ più di entusiasmo rispetto al solito, nella speranza che gli spettatori dimentichino l’incidente.
Forse però è un bene. Forse si ricorderanno dei miei tributi, quest’anno.

Dopo cena, mentre siamo sul treno diretto a Capitol City, ci spostiamo nello scompartimento con la televisione e ci prepariamo ad assistere alle repliche delle mietiture.
Si comincia ovviamente con il Distretto 1.
Attraverso lo schermo vedo Velvet salire sul palco, con i suoi capelli viola pastello intrecciati in una complicata acconciatura e un vestito fatto di pietre preziose.
Dev’essere immensamente più facile essere l’accompagnatrice del Distretto 1. E lo stipendio è sicuramente più sostanzioso, se può permettersi di indossare un vestito del genere alla mietitura.
Lo sappiamo tutte che gli abiti che finiscono in diretta possono essere visti dal pubblico una sola volta.
Dietro di lei ci sono il sindaco e sua moglie, e accanto a loro, due sedie con i mentori a cui è toccato il turno quest’anno.
Come già mi aspettavo, Alana non c’è – oltre alla figuraccia fatta lo scorso anno, c’è anche da tenere in conto che è toccato a lei due anni di fila. Al suo posto c’è Christal, la vincitrice della 55a edizione del programma, che ha vinto i suoi giochi tre anni dopo di lei.
Come d’abitudine, tocca anche all’ultimo vincitore fare da mentore, infatti seduto accanto alla donna c’è Gloss, che non sembra minimamente interessato a tutto quello che sta succedendo sul palco.
Quando è il momento di estrarre il nome del tributo femminile, Velvet infila la sua mano guantata nella boccia dei nomi ed estrae quello di una ragazza alta e magra, con i capelli color rame.
Giusto il tempo di chiedere se ci sono volontari, e subito un’altra ragazza si fa avanti per salire sul palco.
Ha una cascata di capelli biondi che le ricadono in onde morbide sulla schiena, e quando le telecamere le fanno un primissimo piano, due scintillanti occhi verdi bucano lo schermo.
È bellissima; metà degli sponsor sono già suoi.
Velvet le chiede il nome e quando si presenta, un orribile presentimento mi fa venire la pelle d’oca.
Scambio uno sguardo fugace con Haymitch – e nonostante l’alcool, riesco a vedere che stiamo pensando esattamente la stessa cosa.
I miei timori vengono confermati quando Gloss si alza, sale sulla pedana e va ad abbracciare sua sorella minore, e dalla folla esplode un clamoroso applauso.
Gli occhi di Velvet brillano e il suo sorriso va da un orecchio all’altro.
Ecco che se ne va anche l’altra metà degli sponsor.
Cashmere – così si chiama – ha già vinto prima che i Giochi comincino.
Non presto grande attenzione alle mietiture successive, almeno finché non tocca al mio Distretto, e rivedo da spettatrice tutta la scena.
Estraggo i nomi dei tributi, nessun volontario, il discorso del sindaco e la stretta di mano.
Poi Lavander inciampa e la boccia finisce a terra. Non mi ero resa conto di essere saltata per lo spavento.
La bambina accanto a me emette un lamento e il viso è rosso di vergogna. Le sorrido e cerco di rassicurarla di nuovo, dicendo che nessuno ci darà tanto peso – nello stesso momento in cui Claudius Templesmith commenta l’accaduto, rendendo del tutto inutili le mie parole.

Haymitch è sparito dopo la sfilata dei tributi e non ho idea di che fine abbia fatto.
Sto scortando i ragazzi verso l’ascensore del Centro di Addestramento, dove resteranno per i prossimi giorni.
Come al solito gli abiti non sono stati un granché. La solita tuta aderente da minatore con l’elmetto, solo con qualche striscia di lustrini neri su fianchi e spalle.
Portia sta prendendo in seria considerazione l’idea di andarsene. È stanca di litigare ogni anno con Hektor, che non sembra nemmeno interessato a quello che fa.
Mi chiedo per quale motivo si ostini a lavorare come stilista, è chiaro che non ha un minimo di buongusto.
Portia mi ha addirittura detto che ha dovuto fermarlo quando a lui era balenata in testa l’idea di aggiungere alla tuta degli scintillanti pezzi di vetro – per riportare la mente alla mietitura e ricordarsi così dei tributi.
Magari come pensiero non era troppo male, quello di fare qualcosa affinché i tributi potessero essere ricordati, ma di certo quello non era il modo giusto di farlo. Sottolineare un errore, l’incapacità di un momento.
Sarebbe stato come mettergli un’enorme etichetta con scritto: « bersaglio facile ».
Come se non fosse già abbastanza chiaro.
Lascio che i ragazzi esplorino con lo sguardo l’attico e li conduco alle loro camere, dove gli dico che potranno rilassarsi fino all’ora di cena, quando verrò a chiamarli.
Hanno bisogno di riposare un po’, poverini.
Non ho ancora idea di dove sia il loro mentore, ma preferisco non lasciarli da soli per andare a cercarlo e di aspettare che sia lui a fare ritorno.
Il problema è che non torna.
Non torna dopo un’ora, dopo due ore, non torna dopo cena…
E così i ragazzi, che domattina dovranno partecipare alla prima sessione di addestramento, lo faranno del tutto impreparati.
Li ho mandati a letto da parecchio quando Haymitch ha la decenza di farsi vivo – visibilmente ubriaco, ma non tanto da non capire quello che ho da dirgli.
« Tu aiuterai quei due ragazzini » lo accolgo, tenendo le mani ferme sui fianchi cercando di suonare minacciosa.
Lui mi passa di fianco senza nemmeno guardarmi e si avvicina al carretto dei liquori. « Ah sì? » ride, come se quello che ho appena detto fosse qualcosa di estremamente divertente.
« Sì » rispondo subito io, senza ridere affatto. « E cercherai di far tornare a casa uno dei due ».
Questa volta non ride nemmeno lui. Si versa una generosa quantità di liquore in un bicchiere che a malapena riesce a reggere in mano e stringe le labbra in un’espressione disgustata. « Non hanno speranza, Trinket. Non ce l’hanno mai. Fammi un favore: mettitelo in testa e lasciami in pace ».
« Ma certo che non hanno speranza! » sbotto, e la mia uscita deve prenderlo di sorpresa, perché rimane col bicchiere a mezz’aria per un istante, prima di portarlo alle labbra. È sempre difficile sopportarlo ma quando si comporta in questo modo diventa veramente odioso. « Come possono averne se l’uomo che dovrebbe cercare di salvargli la vita continua ad ubriacarsi?! » gli strillo praticamente in faccia e senza pensarci veramente, con un unico schiaffo gli faccio volare via il bicchiere dalle mani.
Che diavolo mi passa per la testa?
Prima che lui possa reagire in qualsiasi modo, senza dire una parola – ma reggendo comunque il suo sguardo – faccio un passo indietro, per poi girare sui tacchi e allontanarmi.
Il giorno dopo Haymitch non si presenta a colazione; ma a cena, quando i ragazzi tornano dal loro primo giorno di addestramento, chiede loro come è andata.
Spike è contento di essere riuscito a costruire un gran numero di trappole. « È facile » dice, mentre siamo a tavola tutti insieme. « Io e mio padre le costruiamo sempre per prenderci i topi ».
L’idea mi fa chiudere lo stomaco, ma mi sforzo di rivolgergli un sorriso e un complimento, per incoraggiarlo.
Lavander è taciturna; è la più piccola quest’anno. Non sono stati sorteggiati altri dodicenni, soltanto due tredicenni, una del Distretto 5 e l’altro nel Distretto 8.
Così, i giorni successivi, a sorpresa Haymitch mi chiede di tenerla d’occhio e di prepararla alle interviste, mentre lui può parlare con Spike.
È la prima volta che prende un’iniziativa di questo tipo, e quindi sono più che contenta di assecondarlo, anche se so perfettamente cosa significa per la bambina.
È l’ultima colazione che facciamo insieme prima della sessione privata.
Lavander è seduta al tavolo con la schiena storta e i gomiti sul tavolo. Sto cercando di farle avere una postura corretta da venti minuti, ma dopo i primi tentativi ho capito che il metodo classico non serve.
Sono costretta a passare a quello più drastico, che purtroppo conosco fin troppo bene.
Dieci minuti più tardi sta cercando di tenere in equilibrio un libro sulla testa, mentre ne ha due sotto le braccia e uno fra le ginocchia.
Mentre piagnucola, tenta di allungare il braccio destro per afferrare il bicchiere, come le ho detto – ma il libro cade e finisce inevitabilmente per terra, seguito da quello che ha sulla testa e infine quello che ha fra le gambe.
L’unico a rimanere al suo posto è quello sotto l’ascella sinistra, che però prende e lancia contro il muro. « Non è possibile, non si può fare! »
Almeno non ha tentato di colpirmi…
Sospirando, mi avvicino a lei e le riposiziono i libri. « Va bene, proviamo a cominciare con qualcosa di più facile » dico, spostando la sedia con lei sopra – è terribilmente leggera.
Una volta che sta dando le spalle alla tavola, vado a prendere un’altra sedia e mi metto di fronte a lei.
Le faccio vedere come mettere i libri – solo fra le ginocchia e sulla testa – e le chiedo di restare in questa posizione per almeno trenta secondi.
Lo facciamo insieme, ma dopo nemmeno quindici secondi, il volume che ha in bilico sulla testa cade e lei incurva la schiena, facendo precipitare anche l’altro libro. « Non ce la faccio, è troppo difficile ».
« Sì che ce la fai! Se sono riuscita a farlo io per tredici anni, tu riuscirai a farlo per un paio di giorni » le dico, con un tono severo, sperando di spingerla a fare di meglio.
A questo punto, lei sembra decidersi e comincia a provare seriamente, senza fare troppe storie.

Arriva anche la sera del giorno in cui devono ricevere i risultati delle sessioni individuali, e ci sediamo comodamente tutti sul divano, aspettando pazientemente il nostro turno.
Cashmere riceve un undici, e tutti gli altri Favoriti prendono tra il dieci e l’otto.
Non ci sono altri voti alti, se non un otto dato al ragazzo del Distretto 3 e un sette dato alla ragazza del Distretto 8.
Tutti gli altri prendono voti fra il sei e il cinque, tranne il tredicenne dell’Otto che riceve un quattro e il tributo femmina del Distretto 11, che riceve un tre.
Lavander è preoccupata e dice di essere sicura che le daranno un due, ma il suo voto alla fine è quattro, mentre a Spike danno un sei.
Sei è lo stesso voto che ha ricevuto Blue lo scorso anno, lo stesso sei che ci aveva reso tutti contenti e che alla fine non le era servito proprio a nulla.
Quindi mi complimento con Spike e stringo amichevolmente una mano a Lavander, dicendole che alla fine i voti che ricevono non sono l’unico metro di giudizio che valuteranno gli sponsor.
Per questo motivo chiedo a Portia di cercare di prestare particolare attenzione ad entrambi quando li prepareranno per le interviste.
Lei mi assicura che farà del suo meglio assieme all’aiuto dei preparatori e quando i due tributi salgono a turno sul palcoscenico, per essere intervistati da Caesar, a stento sono riconoscibili.
I capelli corti e castani di Lavander sono stati tirati tutti indietro e fissati con del gel, sembra decisamente più grande rispetto alla sua età, adesso.
Lei e Spike sono stati vestiti con colori complementari, ed entrambi portano dei guanti neri.
Lunghi fino al gomito per lei, corti fino al polso e con le dita tagliate per lui.
Finalmente riconosco lo stile di Portia nei vestiti che indossano i miei tributi.
Entrambi si comportano in maniera splendida durante l’intervista, non mostrano l’ansia e rispondono in maniera spontanea alle domande che Caesar pone loro.
Fortunatamente lui non fa menzione dell’incidente accaduto durante la mietitura e di questo Lavander è estremamente sollevata quando ci incontriamo di nuovo dietro le quinte.
Non posso che complimentarmi con entrambi per lo splendido lavoro che hanno fatto questa sera, sono veramente soddisfatta.
« Ho tenuto le ginocchia unite e la schiena dritta tutto il tempo! » mi fa notare la bambina, con un sorriso sgargiante e io non posso che sorridere di rimando, annuendo.
« Sì, me ne sono accorta » le dico. « Sei stata veramente bravissima » e cerco di non pensare a quello che dovrà succedere da qui a poche ore, ormai.

Sono quasi le dieci del mattino, io ed Haymitch siamo seduti sul divano nel salotto dell’ultimo piano del Centro di Addestramento.
La televisione sta trasmettendo le immagini delle interviste di ieri; hanno già fatto vedere la maggior parte dei tributi.
Quest’anno i Favoriti sembrano meno pericolosi del solito, forse per via degli abiti favolosi che indossano. Cashmere ha i capelli biondi raccolti in una treccia lunga fino alla vita e due occhi verdi che brillano sotto le luci dei riflettori.
Sembra un angelo.
Caesar Flickerman ora sta parlando con la ragazza del Distretto 8; il vestito che indossa è fatto proprio per mettere in mostra i suoi muscoli e far vedere quanto sia grande.
Ha diciotto anni e credo che se ci fosse un modo per unire insieme i miei tributi, non la supererebbero in larghezza.
Tocca ai miei tributi in un battito di ciglia e di nuovo ammiro il lavoro di Portia e sì, anche di Hektor, perché lei da sola non sarebbe riuscita a finirli in tempo.
Adesso loro, assieme al team di preparatori, probabilmente sono in qualche locale per assistere ai Giochi in compagnia.
Ho seguito solo una volta il bagno di sangue lontana da questo divano. Ormai non credo di esserne più in grado.
Quando le ultime immagini di Spike spariscono e lo schermo si annera, parte l’inno nazionale di Panem e le immagini che vengono trasmesse subito dopo sono tutti e ventiquattro i tributi in piedi sulle loro piattaforme e senza accorgermene mi ritrovo a trattenere il fiato.
Non sono i ragazzi ad avermi impressionata, ma l’arena.
È una landa ghiacciata, è veramente magnifica e anche mortale.
Le immagini continuano ad alternarsi fra i volti dei tributi e inquadrature paesaggistiche.
Quando la telecamera si ferma sui volti di Spike e Lavander, entrambi sono visibilmente terrorizzati e non sono sicura se stiano tremando per il freddo o la paura.
Forse entrambi.
Sento che anche Haymitch s’irrigidisce accanto a me. Come faranno a sopravvivere con quel clima? Non solo i nostri, ma tutti i tributi.
Certo, indossano vestiti fatti appositamente per conservare il calore corporeo e portano pesanti cappotti di lana, ma nemmeno i Favoriti possono durare tanto in un ambiente così ostico.
« Forse è un bene, forse i ragazzi riusciranno a sopravvivere più a lungo… » dico, riprendendo a respirare e senza nascondere una punta di speranza nella mia voce. Perché vorrei davvero che almeno uno dei due tornasse a casa, questa forse è l’occasione buona per vincere.
Haymitch non mi risponde, né a voce né a gesti. Non riesce a staccare gli occhi dallo schermo, le labbra sono tirate in una linea talmente sottile da essere quasi invisibile.
Sono sicura che stiamo pensando alla stessa cosa.
Sono delusa, e preoccupata.
Forse Spike potrebbe anche avere qualche speranza di sopravvivere, ma la verità è che quest’anno il vero pericolo da temere sarà l’arena.
E nessuno fra me ed Haymitch ha messo in coniderazione questa ipotesi, anche se avremmo dovuto.
I sessanta secondi scadono, i Giochi iniziano e i tributi cominciano a cadere, uccisi brutalmente da loro coetanei.
Le prime immagini sono sempre confuse, si susseguono velocemente, senza far realmente capire che cosa sta succedendo.
Vedo Cashmere e il suo compagno di Distretto accanirsi sul tredicenne del Distretto 8 e sono costretta a chiudere gli occhi e a voltarmi dal lato di Haymitch, nascondendo il viso contro la sua spalla.
Lui non fa opposizione; c’è una sorta di accordo verbale di cui non abbiamo mai veramente discusso: dal momento in cui cominciano i Giochi finché non viene decretato un vincitore, seppelliamo l’ascia di guerra.
Io non mi lamento più di tanto del suo modo di fare, lui non mi deride tanto come farebbe in circostanze normali, e insieme ci facciamo compagnia.
Alla fine dei Giochi ci sarà un momento di calma, poi lui si sfogherà in qualche modo, che sia bere fino a sentirsi male o inveire contro di me in un impeto rabbioso e io comincerò a rispondere a tono, perché non sono solita farmi mettere i piedi in testa.
E così andrà avanti fino al momento in cui lui non tornerà sul treno che lo riporterà a casa, da solo.
Dopo quelli che mi sono sembrati almeno cinque minuti di grida e di commenti da parte di Claudius Templesmith e Caesar Flickerman, Haymitch spegne la televisione.
Forse è già finita.
È un bene quando finisce così in fretta.
Apro gli occhi e comincio a spostarmi ma vengo bloccata dal suo braccio messo attorno alle mie spalle. Mi tiene ferma con una mano dietro la nuca non permettendomi di voltare la testa; non ci metto molto a capire cosa è successo: ha solo tolto l’audio per non sentire.
Respiro rumorosamente contro la sua spalla, tornando a chiudere gli occhi.
Non so quanto tempo sia passato quando mi lascia andare, però non spegne la televisione.
« Lui è riuscito a scappare, lei no » dice, poi si alza dal divano e va al carretto per prendersi da bere. « Si è nascosto dietro una parete ghiacciata, abbastanza lontano dalla Cornucopia. Se riesce a non farsi prendere dai Favoriti forse riuscirà a passare la notte ».
Cerco di non pensare a Lavander, ma mi riesce difficile quando cominciano a riepilogare gli avvenimenti del bagno di sangue, mostrando le immagini di lei che viene colpita a morte con un grosso pezzo di ghiaccio contro la tempia sinistra, dal tributo maschio del Distretto 4.
Per il secondo anno di fila, faccio fatica a cacciare dentro le lacrime.
Respiro lentamente, mentre penso che Spike è ancora vivo. Era su di lui che contava Haymitch… dovevo tenerlo in conto.
Se riesce a passare la notte con questo freddo sarà una conquista.
Vorrei chiedere ad Haymitch se gli ha spiegato come mantenersi al caldo con delle basse temperature, ma c’è poco da tenersi al caldo qui.
Non ha nulla con cui poter sopravvivere…
Non dico niente, mi limito ad alzarmi anche io. Ora che il bagno di sangue è finito, cominceranno le scommesse.
Non vorrei farmi vedere, ma devo.
Sono sicura che Haymitch non metterà il naso fuori, quindi tocca a me ricordare agli altri che il Distretto 12 esiste.
Quando scendo al piano terra, la solita folla di sponsor, accompagnatori e mentori mi accoglie.
Cerco di mettermi in contatto con Portia per riuscire ad incontrarla e nel giro di dieci minuti lei mi raggiunge.
Stilisti e preparatori non sono tenuti a restare dopo che i tributi sono stati mandati nell’arena, ma lei lo fa comunque per potermi essere di supporto.
Facciamo insieme un po’ il giro della sala, chiacchierando con delle conoscenze e tentiamo entrambe di capire qual è la situazione.
Nessuno sembra troppo interessato a Spike. Non che mi aspettassi il contrario.
La cosa che però mi solleva il morale è che in verità nemmeno gli altri tributi stiano avendo chissà quale successo.
Come avevo previsto all’inizio di questa edizione, tutti amano Cashmere.
Suo fratello si sta facendo in quattro per poter parlare con tutti e ha perennemente un gruppo di sponsor che gli stanno dietro, che vogliono parlare con lui per fargli firmare i loro contratti.
Chissà quanti soldi avranno scommesso su di lei…
Si fa presto ora di pranzo, e ho fatto di tutto pur di evitare Velvet.
Non riuscirei a parlare con lei in questo momento, farò in modo di trovare una scusa decente più tardi.
Saluto Portia e torno all’ultimo piano, ma né io né Haymitch riusciamo a mangiare.
Undici tributi sono morti durante le prime due ore, dieci durante il bagno di sangue.
Un’ora fa, la ragazza del Cinque è precipitata all’interno di un crepaccio mentre scappava da un gigantesco ibrido dalla forma di orso, ma dalle grandezze di un elefante.
Nel pomeriggio Haymitch sparisce, spero sia andato a parlare con qualche sponsor… e invece quando si aprono le porte dell’ascensore, Chaff sta reggendo Haymitch con l’unica mano buona. Lo ha poggiato su una spalla e se lo trascina dietro.
Ad aiutarlo ci sono Woof e Cecelia, i mentori del Distretto 8.
Lui per avere più di sessant’anni è ancora incredibilmente forte.
Lei, visibilmente incinta, sta solo reggendo quello che a prima vista sembra un kit di pronto soccorso.
È strano.
In genere Chaff è quello che lo spinge a fare cose assurde, non quello che lo porta via quando esagera a bere.
« Che è successo? » mi affretto subito a chiedere, preoccupata, mentre mi avvicino.
« È successo che quest’imbecille stava per farsi arrestare, bambolina » ignoro il soprannome che Chaff ha deciso di affibbiarmi, e mi concentro sul resto della risposta.
Mi volto solo verso Cecelia, con fare interrogativo e lei scuote la tesa, rattristata. « Ha cominciato a lanciare bicchieri agli sponsor e uno gli si è spaccato in mano ».
Il sangue mi si ghiaccia nell’apprendere questa notizia e subito lo faccio sedere sul divano, per esaminare la ferita.
Questa volta non gliela faranno passare liscia, ma a che cosa stava pensando? Non ho idea di come abbiano fatto a non farlo prendere in custodia dai Pacificatori.
« Era talmente ubriaco che li ha mancati tutti, si sono solo fatti due risate » dice Woof, quasi come se mi avesse letto nel pensiero e avesse voluto rispondere alla mia domanda.
Un improvviso senso di vergogna mi pervade, ma per fortuna il trucco copre il rossore che sento espandersi sul mio viso. Non può ridicolizzarsi in questo modo, come può essere che ci tenga veramente così poco alla sua immagine?
Poteva finire molto peggio, mi dico, concentrandomi sulla sua mano.
Prendo il kit di pronto soccorso che Cecelia ha poggiato sul divano e recupero del disinfettante.
Fortunatamente non ci sono pezzi di vetro, quindi imbevo un batuffolo di ovatta nel liquido e comincio a tamponargli i graffi superficiali.
Uno è un po’ più profondo, quindi gli passo una pomata specifica sulla ferita. « Per favore, datemi un po’ di garza » chiedo gentilmente, mentre Haymitch si lamenta appena per il bruciore. Domani sarà già guarito.
« Dove hai imparato? » mi chiede Chaff con un tono a metà fra il divertito e l’incuriosito.
« A scuola » rispondo distrattamente, mentre taglio la garza e la fisso la benda attorno alla sua mano. « Così dovrebbe andare ».
Dopo essermi assicurata che Haymitch stia bene, ringrazio sinceramente i tre mentori. Woof e Cecelia se ne vanno e Chaff mi aiuta a portare Haymitch in camera sua.
Quando lo riaccompagno all’ascensore, si ferma e mi guarda in faccia, ha uno sguardo strano e non sono sicura che nemmeno lui sia completamente sobrio – anzi, lo dubito.
« Sai, penso che lui non abbia tutti i torti su di te » dice, con un sorriso sghembo sulle labbra e vorrei potergli chiedere di che cosa stia parlando, ma prima che possa farlo mi ritrovo la sua mano sul fondoschiena.
Senza riuscire a reprimere uno strillo indignato, gliela schiaffeggiò immediatamente via, facendo una scenata più che giustificata e lui di tutta risposta mi soffia un bacio, scoppiando in una fragorosa risata che risuona nel salotto anche quando le porte dell’ascensore si chiudono davanti a lui.
Non lo sopporto.
Lo detesto.
Assolutamente inappropriato.

Arriva sera, e riesco a mettere qualcosa sotto i denti, Haymitch invece è rimasto in camera sua tutto il pomeriggio.
Io mi sono imposta che avrei assolutamente rimosso gli avvenimenti di diverse ore fa, perché non posso prendermela. In teoria non è la prima volta che si comporta in maniera del tutto inadeguata con me. Nomignoli, battute, fischi…
Fra tutti Haymitch doveva scegliere proprio lui.
Dopo cena esce dalla sua stanza solo per andarsi a sedere sul divano. Se quello può essere chiamato essere seduti.
È praticamente steso con i piedi poggiati sul tavolino di vetro che ha di fronte, dopo la prima bottiglia di chissà che schifezza, ha anche abbandonato il bicchiere.
Mi avvicino senza dire una parola, dopotutto il patto è quello, e mi siedo accanto a lui.
Haymitch solleva la mano bendata, senza togliere gli occhi dallo schermo e borbotta un: « Grazie » appena percepibile.
« Saresti potuto finire nei guai » gli dico, in tono serio, perché anche se un patto è un patto, credo che cominciare a tirare bicchieri contro gli sponsor possa essere un buon motivo per romperlo.
« Sì, ma non è successo. Non parliamone più ».
Discuterne è inutile, perché tanto non cambierebbe niente. Quindi, nonostante non vorrei, annuisco e torno a guardare il programma.
È notte ormai qui e nell’arena; secondo Caesar ora lì la temperatura è scesa sotto i -15°.
La prima a morire di freddo è la ragazzina di tredici anni del Cinque, che era scampata al bagno di sangue per miracolo.
Sto quasi per addormentarmi quando il suono di due cannoni mi fa sobbalzare, punto gli occhi sullo schermo per vedere i corpi di due Favoriti essere sollevati da terra e portati via.
La ragazza del Due e il ragazzo del Quattro. Una parete ghiacciata è crollata su di loro, ora il ragazzo dell’Uno ha una gamba rotta e il ragazzo del Due una spalla slogata.
Cashmere e la ragazza del Quattro si erano allontanate per andare a fare un giro di pattuglia proprio dieci minuti prima che la parete crollasse.
Dubito che si tratti di un incidente. Gli strateghi stanno cercando di pilotare abilmente i Giochi, per favorire la ragazza che tutti adorano.
Forse, se i Favoriti morissero per cause naturali e Spike vivesse abbastanza a lungo, continuando a nascondersi, potrebbe anche farcela.
Mi giro per poter osservare la reazione di Haymitch, e anche lui si volta a guardarmi; riesco a vedere dai suoi occhi che può leggere i miei pensieri. « Non ci sperare » mi dice, tornando subito a guardare lo schermo. « Va a dormire, se succede qualcosa ti vengo a chiamare ».
Sono stanca, non posso negarlo. Vorrei poter restare sveglia, ma è inutile che io lo faccia.
Seguo il suo consiglio e mi alzo, prima di infilarmi sotto le coperte mi faccio una doccia. Il sonno mi avvolge immediatamente.
Ad un certo punto durante la notte, non so bene quando, mi sveglio sentendo il letto infossarsi accanto a me.
Ci metto solo un istante a registrare la presenza di Haymitch e mi chiedo se questa non sia diventata un’abitudine.
Spero proprio di no.
« Che stai facendo? » gli chiedo, seccata ma con la voce ancora impastata dal sonno.
La luce è spenta e anche se volessi non potrei vederlo, quindi rimango voltata, dandogli le spalle.
« Non posso dormire nel mio letto ».
« E posso sapere il motivo? » cerco di far trasparire il fastidio nella mia voce, ma non credo di riuscirci perché lui non sembra minimamente intenzionato ad andarsene.
Si agita accanto a me, e io mi spingo sul bordo del letto.
« C’è vetro ovunque, credo di aver rotto qualche bottiglia » biascica a fatica, è ubriaco, ma è palesemente più cosciente rispetto all’ultima volta che sono stata costretta ad ospitarlo nel mio letto.
Dovrei semplicemente alzarmi e cacciarlo via, non potrebbe dire di no questa volta. Ma io ho fin troppa pazienza… « Haymitch, perché hai- »
Non mi fa nemmeno finire di parlare che sussurra un’unica parola, come un soffio: « Favoriti ».
Non c’è bisogno che specifichi.
Improvvisamente la presenza di Haymitch non mi disturba più, ma è il sapere la ragione della sua visita a farmi stringere lo stomaco.
Sento il suo braccio cingermi la vita e la sua testa poggiarsi contro la mia schiena.
So che adesso io dovrei sottrarmi a questo contatto, perché non è assolutamente concepibile permettergli di comportarsi in questo modo. Ma in un certo senso sono quasi contenta che sia qui, perché almeno non sono la sola a stare male.
Di nuovo combatto per non versare lacrime e sono costretta a voltare la testa contro il cuscino. « Come? » riesco a chiedere dopo un po’, con un filo di voce.
« Il freddo gli ha fatto perdere i sensi, non se ne è nemmeno accorto. » Dall’odore mi rendo conto che forse ha bevuto più di quanto credo, ma adesso non posso biasimarlo.
Credevo veramente che avremmo potuto avere qualche possibilità quest’anno, nonostante le pessime premesse iniziali.
Sono sicura che anche lui aveva fatto lo stesso, per la prima volta da quando abbiamo cominciato a lavorare insieme aveva mostrato un minimo di interesse verso uno dei tributi ed è così che finisce per averci sperato.
Mi sento quasi in colpa per averlo costretto, è colpa mia se adesso lui è in questo stato.
Ma questa sensazione passa quasi subito. Non è colpa mia. 
È il suo lavoro.
Respiro rumorosamente prima di richiudere gli occhi, ma non riesco a riaddormentarmi prima di molto tempo, e il mio sonno non è comunque tranquillo.
Haymitch si è agitato tutta la notte, ma stavolta i suoi incubi non l’hanno portato a svegliarsi con grida terrorizzate, almeno sono contenta di questo.
Il mattino dopo scopro che il mio è stato l’ultimo tributo a morire quella notte.
I giorni successivi passano incredibilmente in fretta. Haymitch si ritira nella sua stanza, io mi riunisco alle altre.
Finalmente trovo il tempo e la voglia, anche se poca, di parlare con una Velvet eccitatissima e contentissima. È convinta di avere la vittoria in pugno.
Ed è così, perché due valanghe travolgono e spazzano via più della metà dei tributi restanti. Gli altri muoiono di freddo o uccisi dai Favoriti rimasti.
E alla fine restano solo in due. Una miracolata del Distretto 7 e Cashmere, che con lei non mostra alcun tipo di pietà.
Questi Giochi sono durati pochissimo, e come potevano non farlo? L
’arena è stata terribile.
Sono tutti felicissimi per lei e per Gloss, che potrà ricongiungersi finalmente con sua sorella e condividere la gloria eterna.
Per la prima volta in cinque anni, sono seriamente tentata di mandare tutti al diavolo.
Non era questo quello che mi avevano promesso.
Ma poi mi dico che se anche me ne andassi, qualcuno prenderebbe il mio posto.
Nessuno è insostituibile, non cambierebbe assolutamente niente.
Almeno io tento di rendere la loro permanenza meno traumatica possibile, almeno io tento di convincere Haymitch a fare il suo lavoro, almeno io ci provo sul serio.
Se me ne andassi, potrebbe venire qualcuno molto peggiore di me…

 
A/N2: salve… e che ve lo dico a fare. Con 5393 parole, questo capitolo è infinito.
Non faccio più promesse, nel prossimo c’è Finnick e quello che verrà verrà…
Cercherò di non dire molto nella nota d’autore, quindi. In effetti ho poco da dire, solo che sono nervosa per Finnick e ci sarebbero un paio di cose che volevo precisare…
Effie in Petrichor sogna che Lavander fa cadere la boccia, e ha una ferita aperta sulla tempia sinistra, mi piaceva riprendere queste cose e sì, mi sento un mostro per averli uccisi, e sì mi ci ero affezionata.
Ho scritto talmente tanto che non so nemmeno io i punti che vorrei sottolineare… solo che Haymitch deve aver detto qualcosa di Effie a Chaff, nei suoi deliri ubriachi e che Effie è stata stupenda quando gli ha schiaffecciato via il bicchiere u.u e la lezione di postura con Lavander çAç
Penso di aver scritto molto perché c’è stato un lutto in famiglia, e io sto usando la scrittura per non pensarci. Ho un modo strano di reagire a queste cose, comunque, quindi è tutto okay.
Grazie mille a tutti e se vi ho ammorbato con più di 5000 parole, siete pure liberi di mandarmi a quel paese! xD
Non so se aggiornerò prima questa storia o Petrichor, ma penso questa.
A presto,
 

x Lily

 

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Capitolo 6
*** 65th Hunger Games ***



Il sole non è ancora sorto su Capitol City, ma ieri sera sono andata a letto molto presto, aiutandomi con delle pillole, e questa mattina mi sono svegliata prima del solito.
Ho dormito male per quasi una settimana prima dell’inizio del programma e da quando entrambi i miei tributi non hanno superato il bagno di sangue, ho dormito anche peggio.
Dopo quattro notti quasi insonni, mi sono affidata ai farmaci.
Questa mattina, comunque, non ho potuto non lasciare l’ultimo piano del Centro di Addestramento.
Al mio risveglio Haymitch stava avendo un incubo e sentire le urla provenienti dalla sua stanza mi rendeva nervosa, quindi mi sono preparata in fretta e sono venuta qui.
Non avevo mai visto questa sala così vuota, è affascinante.
Saremo al massimo quindici persone.
È troppo presto per gli sponsor, arriveranno fra non meno di un paio d’ore.
Molti accompagnatori sono ancora a letto e così anche per la maggior parte dei mentori.
Dei primi c’è solo Lamia, accompagnatrice del Distretto 7 da quasi quindici anni. Non è mai al suo piano, a stento passa la notte lì: rischierebbe di essere soffocata nel sonno da Blight e Rowan. La detestano e non fanno nulla per nasconderlo.
Ad essere sincera, non sta molto simpatica nemmeno a me.
È una donna falsa, con poco carisma e pettegola. Sono almeno sei anni che prova a soffiare il posto di Alastor, del Distretto 5 – ma nessuno le darà mai una promozione, sono già stupita che riesca a mantenere la posizione che ha.
I mentori  presenti invece sono Bastion, dell’Uno, Mags e Irwin, del Quattro, Brutus, del Due, e Seeder e Beetee, dell’Undici e del Tre.
Gli altri sono senza-voce, che reggono vassoi colmi di stuzzichini e bicchieri colorati.
Smetto di guardarmi intorno e mi concentro sui maxischermi, cercando di capire che cosa sia successo nelle ultime ore, ma è difficile poterlo dire.
Sta piovendo nell’arena.
La pioggia cade talmente fitta da rendere addirittura ogni tipo di spostamento difficile ai tributi.
Molti sponsor puntano sul ragazzo del Distretto 2, un diciottenne bello e muscoloso, con uno sguardo terribilmente furbo.
Un gran numero di loro, comunque, sta lottando per mandare regali ad un ragazzino del Distretto 4, ha solo quattordici anni e un aspetto fresco e innocente. Posso capire il motivo di quest’attaccamento a lui, e il fatto che sia uno dei Favoriti, sicuramente li incoraggia a sponsorizzarlo.
Non ho voluto sentire mio padre, ma sono sicura che anche lui sia fra i suoi sponsor.
È stato un anno strano… per qualche mese ho pensato seriamente di abbandonare tutto.
Continuavo a cambiare idea, c’erano giorni in cui mi dicevo che non ne valeva la pena e altri in cui mi svegliavo con la convinzione che l’edizione successiva sarei riuscita finalmente a concludere qualcosa. Mio padre mi ha convinta a non rinunciare.
Forse avrei fatto bene a non ascoltarlo…
Mia madre sarebbe sicuramente stata più contenta se lo avessi fatto. Non ha mai voluto che io diventassi un’accompagnatrice.
La sua famiglia è proprietaria di una casa di moda e avrebbe voluto che lavorassi con loro, come indossatrice.
L’ho fatto per un po’, mentre aspettavo che si liberasse un posto qui e continuo a farlo durante i mesi in cui non devo lavorare, ma non mi soddisfa.
Fin da quando avevo quindici anni, dalla seconda Edizione della Memoria, ho sempre voluto fare solo questo.
E adesso sono confusa.
Forse dovrei sul serio smettere. Mia sorella Allie lavora al fianco di mia madre da anni e non si è mai trovata male. Non ha mai pianto fino ad addormentarsi. Non deve essere ridicolizzata una volta l’anno in diretta nazionale.
Lei è felice, è realizzata, sposata e con due figli e io invece…
Mi ritrovo a massaggiarmi la palpebre, con un principio di mal di testa che mi martella dietro le tempie e mi fa venire la nausea. Ormai sembra che il mal di testa sia il mio compagno fisso quando soggiorno al Centro di Addestramento. Oltre ad Haymitch

Non sono sicura di poter continuare.
È quasi ora di pranzo quando decido di tornare all’attico, la sala al pian terreno ormai è tornata alla sua normale attività. E per il momento sono ancora seduta su uno dei divanetti con Daphne e Hestia.
Daphne ha finalmente completato il lavoro di modificazione corporea che voleva e adesso ha degli impianti sottocutanei appuntiti sulle spalle e su gran parte del viso.
Le ricoprono la fronte e gli zigomi, rendendo il viso molto più spigoloso di quanto già non fosse.
Hestia invece continua a lamentarsi di come Seeder quest’anno non sia riuscita a trattare un contratto che avrebbe potuto chiudere.
Vorrei poterle dire che Haymitch si è chiuso nella sua stanza quando siamo arrivati e l’ho visto fuori al massimo due volte. Dopo lo scorso anno non ho nemmeno voluto provare a chiedergli di fare di più.
E poi comunque avevo visto in Spike una possibilità, con i tributi che ho estratto questa volta, invece, era chiaro che non avremmo mai potuto fare nemmeno un passo nei Giochi.
Il ragazzo, Mallow, è stato male per due giorni perché il suo stomaco ha reagito malissimo alla quantità di cibo che ha ingerito durante il viaggio per arrivare qui.
Ha saltato un giorno di addestramento e gli Strateghi gli hanno dato due come voto.
Nigella invece era uno scheletro che camminava. Non so con quale forza sia anche solo riuscita a stare in piedi durante le interviste, con i pesanti vestiti che Portia e Hektor le hanno dovuto far indossare per mascherare la sua magrezza.
Daphne e il resto dei suoi preparatori hanno avuto problemi seri con il trucco quando hanno dovuto cercare di farla apparire al meglio.
Mentre l’accompagnatrice del Distretto 11 continua a fissarmi e a lamentarsi dei suoi due mentori, io cerco di capire se i suoi occhi gialli siano dovuti a dell’inchiostro iniettato nella cornea o se siano semplicemente lenti a contatto.
Le danno un’aria malaticcia, oltre ad essere di cattivo gusto, a dire il vero.
Il giallo in questa stagione non dovrebbe mai essere visto sul viso di una donna.
Sto cercando un momento buono per congedarmi, ma di certo non posso interromperla.
Quindi aspetto pazientemente che lei finisca di raccontare aneddoti raccapriccianti su Chaff – forse nella speranza che io la compatisca o condivida informazioni simili, ma non ho intenzione di sparlare di Haymitch – e appena mi è possibile faccio finta di avere un appuntamento importantissimo per pranzo che non posso veramente rimandare.
Mentre l’ascensore risale fino al dodicesimo piano, comincio a pensare che forse dovrei parlare con Haymitch del mio desiderio di andarmene.
Non posso certo sparire e non presentarmi l’anno successivo…
Sono sicura che sarà felicissimo di liberarsi di me.
Purtroppo quando le porte scorrono su loro stesse, mi rendo conto che il salotto non è vuoto.
Haymitch, Chaff, Seeder e Kyva sono seduti sul divano e stanno chiacchierando e discutendo di qualcosa apparentemente molto divertente.
Appena nota la mia presenza, la mentore del Distretto 6 segue i miei movimenti con i suoi occhi stralunati e annebbiati da chissà quale tipo di droga.
Mi fermo sulla soglia, salutando tutti cordialmente, anche se preferirei potermi sedere sul mio divano in santa pace, e invece sarò costretta a rinchiudermi nella mia stanza.
L’unica a rispondere al mio saluto è Seeder, che siede accanto al suo compagno di Distretto, al momento impegnato a riempire fino all’orlo un bicchiere di vino.
Quando ha finito, Chaff lo solleva e mi indica con quello; ha l
ombra di una risata a fior di labbra.
« Ti va di unirti a noi, bambolina? » è visibilmente ubriaco, quindi mi limito a roteare gli occhi senza nemmeno rispondergli, mentre Haymitch gli dà una piccola gomitata in un fianco e io giro sui tacchi, diretta in camera mia.
Chaff non merita la mia gentilezza.
Oltre la porta chiusa, riesco ancora a sentirli mentre continuano a bere, lontani dagli altri.
Nessuno di loro ha più tributi in vita, quando succede, in genere si riuniscono all’undicesimo piano, non so perché abbiano cambiato le loro abitudini.
Ho come l’impressione che Haymitch stia cercando di evitarmi il più possibile quest’anno e non ho veramente idea del motivo.
Il risultato comunque non è stato dei peggiori, per lo meno abbiamo evitato di litigare tutto il tempo davanti ai tributi…
La mia parrucca color acquamarina è abbandonata al mio fianco, sul letto, mentre tento invano di eliminare i nodi che si sono formati nei miei capelli.
Per andarmene in fretta ed evitare di sentire i lamenti notturni di Haymitch, questa mattina l’ho infilata frettolosamente, e questo è il risultato.
Do un violento strattone alla spazzola incastrata, e una ciocca di capelli biondo fragola viene strappata via, senza che io riesca a trattenere un lamento.
Con la pelle in fiamme, lascio che la spazzola ricada sul materasso e mi lascio andare anche io, prendendo un cuscino e poggiandomelo sul viso in modo da silenziare un grido di frustrazione.
Perché gli Strateghi non possono far crollare una montagna nell’arena e far finire tutto in fretta? Non ne posso più di stare qui.
Dopo non so esattamente quanto, la porta della mia stanza si apre e io mi ritrovo ad alzarmi velocemente, temendo possa essere Haymitch a trovarmi in questo stato – per fortuna invece è Portia, ma il suo sguardo preoccupato non mi rassicura affatto.
Ha gli occhi sbarrati e il fiatone, quando mi vede mi fa cenno di alzarmi.
Io lo faccio subito e mi rendo conto di avere le membra intorpidite, e addirittura un braccio addormentato. Credo di essermi addormentata…
« Che succede? » le chiedo, mentre mi fa sedere immediatamente alla mia toletta e comincia a sistemarmi i capelli, fissandoli con una lacca a lunga tenuta.
« Non posso parlare adesso… diavolo Effie, sei sempre perfetta e dovevi ridurti in questo stato proprio ora » il suo atteggiamento non fa altro che rendermi più ansiosa.
Mi allungo verso la specchiera e apro le sue ante, ritrovandomi a fissare il mio riflesso su tre specchi diversi e capisco cosa intende Portia per « questo stato ».
Devo aver tenuto quel cuscino poggiato sul viso per un po’, perché il calore corporeo ha fatto sciogliere tutto il trucco attorno agli occhi e adesso la mia faccia sembra un arcobaleno di colori che sono stati fatti colare su un foglio.
Con un moto di disgusto, chiudo immediatamente la specchiera per evitare di guardarmi in faccia e lascio che sia la mia stilista ad occuparsi di tutto.
Appena finisce di ricrearmi dal nulla – in un tempo incredibilmente breve
 – mi fa alzare e mi prende per le spalle, guardandomi dritta negli occhi. « Promettimi che non ti agiterai ».
Ovviamente ottiene esattamente l’effetto contrario.
Comincio a temere in che guaio possa essersi cacciato Haymitch, quando lei spazza via queste paure con un’unica frase: « La tua famiglia è qui, mi hanno chiesto di andarti a chiamare » e improvvisamente vorrei con tutto il cuore che Haymitch si fosse spogliato e insieme a Chaff fossero saltati all’interno della fontana che c’è nell’atrio.
La mia mente ci mette un po’ a riprendersi dalla notizia, ma sono terrorizzata dall’idea che mia madre possa salire qui e mi ritrovo a precipitarmi fuori dalla mia stanza, con Portia alle calcagna, diretta all’ascensore.
Vedendomi uscire di fretta, Haymitch – ormai da solo – solleva la testa e mi fissa con fare interrogativo.
« Non ti muovere di qui » gli dico, mentre le porte dell’ascensore si aprono e io entro, seguita dalla stilista, pigiando il pulsante del piano terra. « Devo parlarti appena torno, non azzardarti a muoverti ».

Non appena sono fuori, comincio a cercare freneticamente con lo sguardo uno qualsiasi dei miei familiari, e quasi non mi accorgo di Mags che mi passa accanto sfiorandomi un braccio.
Sussulto per la sorpresa e mi volto verso di lei, sul suo viso c’è l’ombra di un sorriso gentile e stringe appena la presa.
Non ho il tempo di salutarla che è già sparita nell’ascensore adiacente a quello da cui io e Portia siamo appena uscite e lei mi afferra un polso, trascinandomi fra la folla.
Dimenticandomi immediatamente della mentore del Distretto 4, i miei occhi si poggiano su due figure in piedi, accanto al bancone del bar.
Mi volto verso Portia e senza che debba chiederle nulla, lei mi fa cenno di sì con la testa. « Sei perfetta, vai tranquilla ».
Con un respiro profondo, preparo già un sorriso cordiale, mentre raddrizzo la schiena più che posso e sollevo la testa, pregando che Portia abbia fissato la parrucca con delle forcine.
« Madre! » la saluto, come so che vuole essere salutata.
Lei si volta e in un secondo mi ha già inquadrata, senza ricambiare il sorriso si china verso di me, dandomi due baci sulle guance – senza toccarmi veramente, detesta il contatto fisico. « Non è un po’ troppo corto questo vestito, Euphemia? »
Il sorriso è collaudato, regge perfettamente e mi ritrovo a ridere come se avesse appena fatto la battuta più divertente del mondo, mentre mi volto verso mia sorella, per poterla abbracciare.
« È un po’ corto, ma se lo può permettere » mia sorella tenta di spalleggiarmi, ma mia madre si limita ad assumere un’espressione di sufficienza.
Credo che non ci siano più pericoli, quindi porto una mano dietro la schiena e faccio cenno a Portia di potersi avvicinare. In genere non critica mai lo stesso vestito due volte.
Appena lei ci raggiunge, subito saluta mia madre come se fosse una vecchia amica e lei ovviamente non può che ricambiare il saluto. « È sempre un piacere vederti, Constance ».
Non si sono mai sopportate, ma mia madre le sorride con una facilità tale che quasi avrei preferito non l’avesse fatto. Ho ancora tanto da imparare da lei… « Il piacere è mio Portia, ti trovo magnificamente ».
Allie si sistema una ciocca di capelli lilla dietro l’orecchio e ordina da bere per tutti, prima di rivolgersi a mia madre. « Dove sono papà e Lysander? »
Per fortuna sono abituata a recitare in presenza di mia madre, ma non riesco a rimanere del tutto indifferente, quando sento quel nome venir fuori dalle labbra di mia sorella.
Mi volto verso Portia, senza cambiare espressione, ma non c’è bisogno. Lei si stringe impercettibilmente nelle spalle.
Mia madre solleva lo sguardo sulla folla, un po’ seccata. « Erano qui fino a cinque minuti fa, ci avete messo molto ad arrivare ».
Chino la testa, mortificata. « Mi dispiace, madre ».
« Non importa, ormai è andata così. Vado a vedere se riesco a trovarli, voi restate qui » dice, allontanandosi dal bancone, ma prima di andarsene si rivolge di nuovo a me. « E alza quella testa, sta un po’ dritta… hai la schiena tutta storta ».
Faccio subito come mi ha detto, ma lei è già andata.
Quindi mi rilasso contro il bordo del bancone e accetto volentieri il drink che mia sorella mi sta porgendo. « Perché Lysander è qui? Chi l’ha invitato? Non è… inappropriato? »
Allie svuota il suo bicchiere con un unico movimento e poi si sistema i capelli. Quando nota gli sguardi stupiti che io e Portia le stiamo rivolgendo ci risponde con una scrollata di spalle. « Ho una riunione di due ore con lei dopo » dice semplicemente e sia io che la stilista non facciamo più domande.
« Scusa, » Portia comincia a giocare con la cannuccia nel suo bicchiere pieno di un liquido verdognolo « volevo dirtelo ma pensavo ti saresti solo agitata di più ».
Allie annuisce, ordinando un altro drink e poi mi mette una mano sulla spalla, stringendola « Nemmeno noi sappiamo perché papà ci ha fatto venire qui, e mamma ha insistito perché venisse anche lui… state insieme da quasi tre mesi, penso che ormai sia anche normale » anche il secondo drink arriva, e comincia a sorseggiarlo più lentamente, prima di aggiungere: « E poi lo adora ».
Questa mi è nuova, non credevo che mia madre fosse in grado di provare simpatia per qualcuno che non sia lei stessa. « Sul serio? »
« Sì! » afferma immediatamente mia sorella, continuando a bere, poi inclina la testa da un lato, come a ripensarci. « Beh, adora il fatto che sia il figlio di uno dei suoi soci più importanti ».
Oh, meglio di niente.
Almeno non lo farà fuggire via a gambe levate come ha fatto con gli ultimi…
Quando torna, mio padre e Lysander sono dietro di lei.
Entrambi indossano completi elegantissimi, sembra quasi si siano vestiti coordinati. È un po’ inquietante, è evidente che mia madre li ha presentati prima che potessi farlo io.
Mio padre è il primo dei due a salutarmi. Mi abbraccia calorosamente poggiandomi un bacio sulla tempia destra, facendomi dei complimenti sul vestito che indosso.
Lysander mi prende le mani e ne sfiora appena il dorso con le labbra. Di solito non è così galante, ma apprezzo il fatto che si stia comportando in questo modo di fronte ai miei genitori.
« Su, su. Non devi aver paura di poter baciare mia figlia. La mia bambina è una donna ormai… » le parole di mio padre mi fanno sorridere, e anche arrossire, ma per fortuna Portia ha fatto un ottimo lavoro col trucco.
Lysander mi fa passare una mano attorno alla vita, prima di rispondere, con un filo di voce e tenendo le labbra tirate in un sorriso plastico. « Non è di te che sono spaventato, Onouphrios ».
Mio padre annuisce comprensivo, assicurandosi che le orecchie di mia madre siano abbastanza lontane. « Qualche volta fa paura anche a me ».
« Che cosa ti fa paura, caro? » la sua voce trilla alle mie spalle e tutti e tre sussultiamo.
La risposta di mio padre, però, arriva immediata e cordiale. « L’immensità dell’arena di quest’anno. L’anno scorso era un po’ esagerata, ma quest’anno è assolutamente perfetta. Allegra, ricordami di fare i complimenti anche a tuo marito, appena è possibile ».
Allie annuisce sorridendogli, poi mio padre sembra essersi ricordato qualcosa di importantissimo.
« A proposito di arena! Credo sia ora di dirvi il motivo per cui vi ho fatto venire qui, dovrebbe essere fra poco sugli schermi » dice, con un entusiasmo tale da rendermi genuinamente curiosa di sapere che cosa ci sta nascondendo.
La mia curiosità non deve attendere molto per essere soddisfatta, perché nemmeno cinque minuti più tardi, dal cielo scendono una serie di paracaduti argentati. Sorreggono uno scintillante tridente, che atterra esattamente ai piedi del ragazzino del Distretto 4.
Nello stupore generale, la sala comincia ad animarsi con sussurri eccitati. I commentatori in studio impazziscono, mentre cominciano ad elogiare il ragazzo e le telecamere lo riprendono mentre lui raccoglie il tridente.
Lo studia fra le sue mani, ne sente il peso, lo fa girare fra le dita con una facilità impressionante. Poi solleva la testa, gli occhi stanno guardando direttamente il pubblico a casa; sorride, e si inchina fin quasi a toccare terra, in un ringraziamento muto rivolto a chi probabilmente gli appena regalato la vittoria.
Dopo l’inchino anche i presenti in sala si scaldano; le voci cominciano a correre e nel giro di poco sono tutti voltati verso di noi – verso mio padre – e da qualche parte nella folla parte un applauso, che viene subito accolto bene da tutti gli altri.
In un lampo di lucidità mi chiedo se non fosse questo il motivo per cui Mags mi ha sorriso poco fa, vicino l
ascensore.
Mi unisco anche io all
’applauso, dimostrandomi un po’ più contenta di quanto non sia in realtà. Sono sorpresa, questo sì. Non avevo mai visto un regalo simile prima d’ora.
Mia madre era d’accordo?
Dallo sguardo di fuoco che gli sta lanciando non credo.
Ma a mio padre non importa, si prende i suoi applausi. Era da anni che aspettava questo momento, il Distretto 4 non vive una situazione simile da molto tempo.
Anche se il ragazzo non dovesse vincere, verrà comunque ricordato per sempre.

La voce di mio padre dice qualcosa, ma sono più interessata a vedere il ragazzo del Distretto 4 che costruisce trappole con quello che trova, sono reti perfette che usa per catturare i suoi avversari, per poi trafiggerli con il suo micidiale tridente.
Non ho mai visto nessuno usare un’arma in questo modo. Ha solo quattrodici anni… è assolutamente incredibile.
Si chiama Finnick e sono sicura che sarà lui ad essere incoronato, perché la mia mente ormai è abituata a memorizzare i loro nomi solo quando sono certa di dovermeli ricordare.
« Effie? » mi sento chiamare e mi volto verso mio padre, che mi osserva con fare apprensivo.
Ormai siamo rimasti solo noi due.
Mia madre e Allie sono andate alla loro riunione, Portia è da qualche parte qui intorno e Lysander mi ha detto che preferiva continuare a seguire i Giochi da casa sua, chiedendomi di raggiungerlo dopo, ma non credo lo farò. Preferisco restare al Centro di Addestramento, almeno finché non sarà finita sul serio.
« Scusa, ero distratta » ammetto, rivolgendomi a mio padre con un sorriso un po’ stanco.
Non credo manchi molto alla fine di quest’edizione, ormai…
« L’ho notato » ride debolmente e attorno ai suoi occhi le rughe si accentuano. È un po’ in là con gli anni, ma è ancora un uomo attraente.
Non tinge i capelli, non lo ha mai fatto… e ora sono grigi. Ma è un bel grigio argenteo, molti per raggiungere questo colore devono ricorrere al parrucchiere.
Ha il viso pulito, privo di barba. Solo le sopracciglia sono tinte di un viola scuro incredibilmente intenso, in modo tale da essere abbinate al colore dei capelli di mia madre.
« C’è qualcosa che ti turba? » mi chiede dolcemente, poggiandomi una mano sulle mie.
I nostri bicchieri sono vuoti da un po’, ma abbiamo allontanato tutti i senza-voce che si sono avvicinati.
Scuoto la testa, inspirando appena. « No, sono solo stanca ».
Mio padre sembra capire quello che non ho il coraggio di dire, e mi stringe le mani in una presa rassicurante. « Mi dispiace per come sia andata quest’anno, Effie ».
E l’anno prima. E quello prima ancora, e quello ancora prima…
« Non fa niente » dico, anche se non devo sembrare molto convincente.
« Ma guardati! » mi sorride, sta tentando di tirarmi su il morale, ma non credo che sarà così facile. Sono quasi tentata di dirgli che ho finalmente capito che non fa per me, ma non me ne dà il tempo. « Quindici anni fa hai preso la tua decisione e nonostante tutto l’hai portata avanti, abbiamo dovuto lottare contro tua madre per farti arrivare qui, ma ci sei arrivata. Questa è l’unica cosa che conta e sono molto fiero di te » ecco, adesso non ho più il coraggio di dirgli proprio niente.
« Tu mi hai sempre aiutata… » non entro nei dettagli, ma sappiamo entrambi che non mi riferisco solo alle lotte contro mia madre. Più di una volta ha sponsorizzato il mio Distretto, anche se con poco, andando contro il regolamento.
Le sue mani si stringono nuovamente sulle mie, questa volta con più decisione. « E continuerò sempre a farlo, ma tu non devi mollare ».
Forse dopotutto non c’era bisogno di confidarmi con lui… già una volta mi ha convinta a restare.
« È un lavoro duro, te lo avevo detto, ma tu non hai voluto credermi. Te lo ricordi? » mi chiede, con un po’ di nostalgia nella voce e io annuisco, sorridendo appena, mentre i ricordi mi riaffiorano alla mente. « Devi solo avere un po’ di pazienza. Arriverà anche il tuo momento, ne sono sicuro ».

Mi ritrovo a pensare di nuovo, mentre torno al dodicesimo piano, che forse mio padre non ha tutti i torti.
Non voglio che smetta di essere orgoglioso di me, e poi non è da me mollare… non è cambiato molto dall’anno scorso e dubito che le cose cambieranno nell’immediato futuro.
Devo essere paziente, e devo saper sfruttare le mie carte.
Quest’anno è andata di nuovo così, cercherò di fare del mio meglio l’anno prossimo. È una promessa che faccio a me stessa, e anche a mio padre.
Haymitch ha mantenuto la sua parola e non si è mosso dal divano, ma quando mi vede si sistema un po’, rifilandomi un’occhiataccia. « Tre ore… prima mi dici di aspettare, e poi sparisci per tre ore? »
Sono io ad andare al carretto dei liquori e a riempire due bicchieri, uno per me e uno per lui – in segno di scuse. « Mi dispiace, mi sono distratta » dico, indicando con un cenno di capo la televisione accesa.
Haymitch accetta il bicchiere, e comincia a bere lentamente, annuendo appena. Sicuramente anche lui è rimasto colpito dal tipo di regalo che hanno inviato a Finnick.
Sembra addirittura sobrio, forse non completamente, ma molto di più rispetto a come l’ho visto negli ultimi giorni.
Probabilmente anche lui è contento che stia per finire tutto, almeno per quest’anno.
Mi siedo accanto a lui, sfilandomi le scarpe e liberandomi dalla tortura dolorosissima a cui mi ero sottoposta fino ad ora.
Tirò su le gambe sul divano e le piego in modo che possa infilare i piedi sotto le cosce, prima di dedicarmi anche io a quel poco di liquore che mi sono versata prima.
« Che volevi dirmi? » domanda Haymitch dopo un po’, evidentemente deve esserselo chiesto per tutta la sera. Mi dispiace sul serio, ma sono stata presa da altre cose…
Ci penso un attimo, rivalutando tutte le mie considerazioni, e alla fine scuoto la testa debolmente, nascondendo il mio sorriso dietro il bicchiere. « Nulla » dico tranquillamente, e riportando gli occhi allo schermo. « Nulla,
» ripeto « ho cambiato idea ».

A/N: Beh, mi sono trattenuta un pochino…
Salve! E anche quest’anno è andato. Mi dispiace perché c’era poco Hayffie, ma dopo lo scorso anno ho pensato che entrambi avrebbero voluto prendere un pochino le distanze…
Però sono contenta che abbiate conosciuto per bene la famiglia di Effie. Per chi legge Petrichor qualcuno di questi personaggi li conosceva già – e se avete letto il capitolo 32, potevate anche immaginare che avrei inserito una figura come quella di Lysander :)
Mi dispiace un po' anche di non essermi potuta dedicare molto all'arena/giochi, ma come ho detto prima, Effie in questo capitolo aveva altri generi di problemi, quindi mi sembrava naturale farle pensare ad altro.
Piano piano sto cercando di inserire anche gli altri mentori/accompagnatori in modo tale che quando dovrò scrivere di Catching Fire, Effie conoscerà bene tutti.

Sono stata poco bene in questi giorni, avrei voluto aggiornare Petrichor domani, ma non sono sicura di farcela. Tenterò comunque di farlo entro la fine della settimana.
A presto e grazie mille a tutti!
 

x Lily
 

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Capitolo 7
*** 66th Hunger Games ***



« Ti rendi conto o no del disastro che hai combinato?! » sbotto furiosa, come non lo ero da tempo. E per una volta a ricevere questa lavata di testa non è Haymitch, ma quell’incapace di Hektor.
Se ne sta lì, a fissarmi con aria indifferente, a braccia incrociate. « Ascolta Effie, quei ragazzini erano assolutamente inadatti ad ogni tipo di costume » si difende, tentando l’appoggio di qualcuno dei presenti, ma nessuno gli dà corda.
Portia era talmente mortificata quando i commentatori hanno cominciato a discutere negativamente dei vestiti durante la parata, si è ritrovata quasi in lacrime.
« Non è possibile ragionare con te, Hektor » cerco di mantenere un tono più calmo, raddrizzando la schiena e inspirando lentamente.
Gli occhi di tutti sono su di noi.
Ovviamente ho aspettato di essere al dodicesimo piano del Centro di Addestramento, prima di criticare il suo lavoro.
Haymitch e Portia sono in piedi, con la schiena contro il tavolo e fanno scorrere gli occhi da me allo stilista. Sembrano piuttosto divertiti.
« Non puoi prendere queste decisioni da solo. Siete una squadra, tu e Portia. Dovete lavorare insieme ».
Quest’anno ha oltrepassato ogni limite.
Avevano preparato un progetto, e alla fine lei aveva portato a termine il suo costume mentre lui aveva deciso che non gli piaceva più. E siccome ogni anno pretende di lavorare in stanze separate, lei non poteva averne idea.
Alla fine per non mandare nudo il ragazzo, Hektor ha avuto la bella pensata di mandarli nudi entrambi.
Erano ricoperti solo da una patina scura che copriva ben poco – ovviamente siamo stati criticati tutti per la poca inventiva, e lo spreco di risorse.
« Non sappiamo sfruttare quello che ci viene dato e non ci importa più di tanto se il lavoro finale è molto meno che mediocre. Tanto siamo convinti che i nostri tributi non meritano la nostra attenzione perché vengono del Distretto 12. E queste sono solo alcune delle critiche negative che ci sono state rivolte contro » sbraito di nuovo, incapace di controllarmi.
Laurel e Parsley fortunatamente si sono ritirati nelle loro stanze subito dopo la sfilata dei carri.
Ma gli occhi di tutti e sei i preparatori sono su di me. Perfino loro hanno trovato di cattivo gusto i costumi.
Venia e Carius, i due nuovi arrivi nel team, non sono abituati a vedermi perdere le staffe.
Daphne, Tobias, Phelix e Nova non si scompongono più di tanto, ormai, dopo anni di scenate fatte ad Haymitch, però anche loro sembrano piuttosto sorpresi dal fatto che finalmente qualcuno si sia deciso a dire le cose come stanno ad Hektor.
« Lo sai che lavoro da solo » ribatte lui, con un tono quasi annoiato. « E poi sinceramente quei giornalisti non avevano tutti i torti ».
Sento un moto di sorpresa da parte dei preparatori. Parlare così dei nostri tributi…
« Hektor, » mantenere il controllo è impossibile ora. Non voglio credere che sia sul serio questo il suo punto di vista « va bene, certe volte potranno essere senza un minimo di educazione, trasandati e sporchi, ma non per questo dobbiamo abbandonarli a loro stessi, senza fare il nostro lavoro e prendercene cura! Non posso accettarlo » verso la fine della frase la mia voce ha continuato ad alzarsi, fino a diventare uno strillo acuto.
Di tutta risposta lui fa roteare gli occhi, spostandosi pigramente una ciocca di capelli verdi dal viso. È talmente irritante che vorrei poterlo prendere a schiaffi. « Effie, mi dispiace ma temo tu sia l’unica a pensarla in questo modo ».
Un’occhiata veloce col resto dei presenti ed è palesemente chiaro che invece è proprio l’opposto.
Mi faccio avanti, impettita e lui fa un passo indietro. « Perfetto, » dico, sorridendogli cordialmente e sollevando un braccio, in direzione dell’ascensore « se è così che stanno le cose, quella è la porta. Sei licenziato ».
Per un attimo mi guarda perplesso, poi sembra immensamente sollevato. Solleva il mento e marcia via.
Mi sento incredibilmente soddisfatta, anche se farei bene a fare una o due telefonate prima di cantare vittoria.
« Ma può farlo? » sento Haymitch chiedere, a nessuno in particolare, con una punta di divertimento nella voce.
È Portia a rispondergli, in un soffio eccitato. « No, ma lo ha appena fatto ».
Avverto due braccia allacciarsi al mio collo, e la stilista mi trascina all’indietro, in un abbraccio un po’ alla buona.
« Devo contattare immediatamente Nolan, prima che Hektor scopra che non avevo l’autorità per licenziarlo » mi libero dall’abbraccio di Portia e con un sorriso mi allontano, per andare a parlare con mio cognato.

Nolan non era per niente contento, ma mi ha promesso che avrebbe chiamato subito chi di dovere per rendere effettivo il licenziamento e ci avrebbero mandato il prima possibile un sostituto.
Di stilisti che cercano di entrare a far parte dello staff del programma ce ne sono a bizzeffe, sono sicura che nel giro di qualche ora il vecchio posto di Hektor verrà preso.
Come al solito ho ragione.
Tre ore più tardi, Portia sale al nostro piano, puntando dritto il tavolo dove sono seduta e poi si volta verso Haymitch. « Ehi, scendi dal divano e vieni qui. Devo parlarvi ».
Haymitch, controvoglia, si alza e ci raggiunge.
Sono curiosa di sapere che cos’abbia di così importante da dover dire ad entrambi.
« Ho incontrato il nuovo stilista, è di sotto. Si chiama Orion e non è male » dice, con una certa serietà. Poi si rivolge direttamente a me. « Però è… particolare » e con un cenno di capo indica Haymitch. « Non voglio che nessuno » e qui si volta verso di lui « gli crei problemi. Perché se se ne va siamo nei guai ».
Sorrido appena, annuendo. « Non preoccuparti, nessuno gli darà fastidio » la rassicuro.
E mentre lei sembra calmarsi, le porte dell’ascensore si aprono.
Non posso darle torto. Orion è decisamente un po’ eccentrico.
Se i capelli verde smeraldo di Hektor avevano portato Haymitch più volte a prenderlo in giro, non oso immaginare cosa tenterà di fare con Orion.
È un uomo piuttosto giovane, almeno così sembra, esageratamente alto e con delle spalle incredibilmente larghe.
Ha i capelli lunghi fino al collo, tutti tirati all’indietro e di un magenta brillante, stesso colore del pizzetto triangolare che gli copre il mento.
Indossa un completo elegante verde acido, quasi fluorescente, e ha un guinzaglio al quale sono legati due cagnolini di piccola taglia, dal pelo rosa confetto.
Mi alzo subito per andargli incontro e stringergli la mano. « Orion! Sono felicissima che tu abbia accettato l’incarico con così poco preavviso. Senza di te chissà dove saremmo… » mi prende entrambe le mani e ci diamo due baci sulle guance.
« Oh, è un piacere per me poter lavorare con voi. Ammiro il lavoro di Portia da anni. Indossi i suoi pezzi ad ogni edizione, vero? »
Annuisco orgogliosa, sorridendo e noto – mentre parla – che i suoi denti hanno qualcosa di strano.
Li ha modificati chirurgicamente, credo per farli assomigliare ad una dentatura canina. Nei canini sproporzionatamente lunghi, poi, brillano due piccoli diamanti. Almeno credo siano diamanti, ma potrebbero benissimo essere zirconi.
Uno dei cagnolini mi salta sui piedi e non posso continuare ad ignorarli. Chino la testa e mi accovaccio accanto a loro, accarezzandogli il pelo incredibilmente morbido.
Non sono mai stata una fan dei cani, ma se amare questi due batuffolini di pelo può aiutarmi a tenere il nuovo stilista, allora li amerò alla follia.
« Ma sono splendidi, come si chiamano? » gli chiedo, fingendo interesse e tornando a stare in piedi. Quello un po’ più grosso continua a saltellarmi da un piede all’altro, spero solo non provi ad assaggiare la suola delle mie scarpe.
Orion sembra deliziato dalla mia domanda, e si china per prendere in braccio i due cagnetti. Non avevo notato quanto fossero grandi le sue mani finché non ci ha fatto entrare tutti e due i cani in una sola. « Lui è Arktophonos » e mi piazza uno dei due cagnolini rosa in braccio « e questo qui invece è Ptoophagos ».
Sta per passarmi anche l’altro, ma per fortuna interviene Portia che lo prende al posto mio. « Questo qui lo prendo io! » subito il cagnolino comincia a scodinzolare e Portia gli accarezza la pancia, facendolo eccitare ancora di più.
« Di solito però rispondono anche ad Arki e Toophy ».
E infatti la pallina di pelo comincia a divincolarsi fra le mie mani, tentando anche di leccarmi la faccia. Con un moto un po’ disgustato lo riconsegno al suo proprietario, tentando di continuare a sorridere. « Sono deliziosi, veramente deliziosi ».
Prima che provi a farmi fare di nuovo amicizia con i suoi cani, mi volto verso il tavolo dove Haymitch è ancora seduto, e ci osserva visibilmente divertito.
« Lui è Haymitch, il nostro mentore » faccio velocemente le presentazioni mentre passiamo accanto al tavolo, per poi rivolgermi immediatamente a Portia. « Ma perché adesso non andiamo subito da Parsley? Così potete cominciare a pensare a qualcosa per le interviste ».
Entrambi gli stilisti sembrano molto ben disposti ad accogliere quest’idea, quindi li faccio passare avanti, e qualcosa cattura la mia attenzione, mentre Orion mi sorpassa.
Dai pantaloni gli spunta una coda mediamente lunga, simile a quella di una volpe, con la sola differenza di essere dello stesso color magenta dei capelli e del pizzetto.
Avverto un movimento quasi istintivo del braccio di Haymitch e gli afferro discretamente il polso prima che possa acciuffare quella coda, trafiggendolo con lo sguardo, mentre lui si riprende la sua mano.
Ora capisco perché Portia era così preoccupata.
Insieme ai due stilisti vado a bussare alla porta del ragazzo. Lui non risponde, ma dopo un po’ lei prova ad entrare lo stesso.
« Parsley? » lo chiamo e vedo che è steso sul letto, sveglio.
Non ha un bel carattere. Né lui né Laurel. È sempre più difficile trattare con loro quando non sono dei bambini.
Da una parte ci sono più speranze che resistano, ma dall’altra sono molto più cocciuti.
Parsley ha diciotto anni, ha un fisico abbastanza robusto e una marea di capelli biondi che gli incorniciano il viso.
Se si impegnasse durante questi tre giorni di addestramento, sono sicura che qualche sponsor potrebbe anche prenderlo in considerazione.
Anche Laurel non ha un cattivo fisico, non è denutrita e nonostante il suo viso non sia esattamente armonioso, i suoi occhi potrebbero catturare parecchio l’attenzione. Uno è di un bel blu vivace, mentre l’altro è quasi verde, con striature dorate.
Peccato che anche lei sia testarda come un mulo.
Hanno provato ad estorcere informazioni da Haymitch, ma lui non ha voluto parlare con loro e quando finalmente si è deciso, sono stati loro a rifiutare il suo aiuto.
Ho provato a fargli cambiare idea, ma mi hanno mandata al diavolo… vorrei che capissero che sto solo cercando di aiutare.
Quando il ragazzo vede Orion, storce il naso e ci intima di uscire.
« Caro, lui è Orion, il tuo nuovo stilista » gli dico cordialmente, poggiando una mano sulla spalla dell’uomo al mio fianco. « Perché voi due e Portia non parlate un po’? »
È palese che vorrebbe fare tutt’altro, ma annuisce comunque, permettendo ai due stilisti di restare.
Quando torno al tavolo, Haymitch mi sta aspettando con uno sguardo strano negli occhi.
« Che c’è? » gli chiedo, un po’ preoccupata.
Lui sgrana gli occhi, come se il problema fosse la cosa più ovvia del mondo. « Ha la coda ».
Sospiro, cercando di nascondere il fatto che trovo il suo interesse alquanto divertente. « Lo so ».
« Devo tirarla » dice, con un tono di voce talmente serio da lasciarmi interdetta per un attimo.
« No. Non devi » è categorico, la sola idea mi fa rabbrividire.
« La coda, dolcezza » adesso mi sta guardando con due occhi enormi e le labbra tirate, sembra sul punto di voler sfondare la porta di Parsley solo per poter provare a staccare la coda a quel pover’uomo.
« Lo so, Haymitch, » il mio tono di voce è quasi disperato, ho paura che finirà male « l’ho vista. Non devi tirarla ».
« Come fa a sedersi? »
« Lui- » mi fermo, riflettendoci su un attimo. La posizione della coda era piuttosto bassa, molto naturale, devo dire, ma alquanto scomoda, se ci penso. « Non… ne ho idea. Come- come può sedersi?! » mi ritrovo a chiedermi anche io ad alta voce, voltandomi a guardare la porta della camera da letto.
« Ti va di scoprirlo? Ti prego… » Haymitch che mi supplica. Questa è nuova. Deve volerlo sapere veramente tanto…
Dopo un attimo di riflessione, combatto contro un sorriso che vuole per forza spuntare sulle mie labbra, quindi le serro per bene e annuisco appena. « Okay, » dico, puntandogli subito dopo un dito contro il naso « ma non tirargliela ».

Più tardi, quella stessa notte, sento bussare alla mia porta.
Mi tiro su dalle coperte, ancora intorpidita dal sonno e a tentoni accendo la luce.
Una lampadina irradia una luce giallastra che a malapena illumina il mio lato del letto.
Piano piano l’intensità cresce, e mi stropiccio gli occhi per cercare di svegliarmi del tutto.
Non so chi sia, ma senza nemmeno dare l’okay, la porta si apre.
Ovviamente è Haymitch, però non entra; resta sulla soglia, con la spalla poggiata allo stipite.
È decisamente ubriaco, mi guarda per qualche momento senza dire una parola, alla fine china un po’ la testa, quasi mortificato e blatera: « Gli ho tirato la coda ».
Mi lascio cadere di nuovo contro il materasso e prendo a fissare il soffitto. Non è possibile. Che cosa c’è che non va in lui?
Perché se dico una cosa fa esattamente l’opposto? Eppure mi era sembrato abbastanza chiaro il mio messaggio.
Dopo aver soddisfatto la sua curiosità – alla fine ho notato che non ha proprio nessun problema a sedersi, basta che sposti la coda di lato – credevo che la storia sarebbe finita lì.
Mi sono anche sentita una stupida per non averci pensato prima, era ovvio che la coda non sarebbe stata d’impiccio. « Se ne è andato? » al momento è veramente l’unica cosa che mi interessa.
« No » biascica, facendo un passo dentro la stanza, ma non si regge in piedi e torna ad appoggiarsi alla porta.
Bene, almeno non abbiamo perso lo stilista. « Farà un reclamo contro di te? »
« No » ripete lui, e sono costretta a sollevarmi di nuovo, poggiandomi ai gomiti, per poterlo guardare in faccia.
Ma sta capendo quello che gli chiedo? « Come? »
« Ho detto no » la sua voce è terribilmente instabile, faccio quasi fatica a capirlo. Si regge a stento in piedi, ma sembra sapere quello che dice. « Credo di piacergli ».
Faccio fatica a trattenere un sorriso, scuotendo appena la testa. « Sei fortunato ad essere attraente ».
Visto che la situazione è sotto controllo, posso tornare a dormire.
« Ah sì? » non so per quale ragione, ma Haymitch suona molto meno ubriaco di prima. Serro gli occhi, inspirando lentamente e rendendomi conto del guaio che ho combinato.
Non me la lascerà mai passare liscia. « Buonanotte, Haymitch » lo liquido, e lui esce dalla mia stanza chiudendosi la porta alle spalle, ridacchiando sotto i baffi.

Nonostante l’impegno di Portia e Orion, le interviste sono state un vero disastro.
Laurel e Parsley non fanno assolutamente nulla per piacere alla gente, non rispondono alle domande, sono evasivi… e nella posizione in cui sono non possono assolutamente permetterselo.
Hanno ricevuto voti mediocri durante la prova individuale, avevano bisogno delle interviste per guadagnare sponsor, e invece hanno perso anche questa occasione.
Haymitch se ne va prima che Parsley possa tornare, e io li riaccompagno al nostro piano, senza dire nulla.
Non posso credere che proprio quando abbiamo un minimo di speranza, sono loro stessi a tirarsi la zappa sui piedi.
Vado a dormire con la consapevolezza che domani i ragazzi non avranno alcuna possibilità di vincere, e la notte non riesco quasi a chiudere occhio.
La mattina intercetto Portia, sta per raggiungere Laurel.
« Mi dispiace » mi dice, avvicinandosi per un veloce abbraccio. « Non potevamo fare di più. Adesso sta a loro ».
Sono queste parole a perseguitarmi per il resto della mattinata, mentre finisco di sistemare tutte le cose in vista dell’inizio del programma.
È vero, adesso sta a loro. Ed è questo il problema…
Lo schermo è già acceso e sta dando i riepiloghi delle interviste.
Hanno già trasmetto quelle dei tributi dal Distretto 1 al Distretto 6, adesso Caesar sta parlando con la ragazza del Distretto 7, una quindicenne gracilina che dice di voler vincere per poter tornare a casa, dove l’aspetta suo padre e suo fratello minore.
Caesar le fa i suoi migliori auguri, e le interviste vanno avanti.
Haymitch mi raggiunge proprio mentre Laurel scende dal palco e il suo posto viene preso da Parsley.
Quando l’intervistatore gli fa i complimenti per il completo che sta indossando, il ragazzo si stringe nelle spalle noncurante. « Sì, beh peggio della roba che ci hanno fatto mettere alla parata non potevano fare ».
Un lamento gutturale esce dalle labbra di Haymitch, mentre è costretto a rivedere quei momenti.
Finalmente le repliche finiscono, e cominciano le solite riprese dell’arena che si alternano ai primi piani di tutti i tributi.
Non è nulla di speciale: una macchia di terra piena di cespugli e massi che spuntano dal terreno, creando montagnole sparse un po’ a caso. 
Ma poi le immagini cambiano ed ecco che diventa interessante,
 perché c’è una grossa parete rocciosa, apparentemente impossibile da scalare, che divide la zona della Cornucopia, accerchiandola.
Oltre quella parete chiaramente artificiale, c’è un bosco un po’ spoglio attraversato da un piccolo fiumiciattolo.
È l’unica fonte d’acqua e arrivarci sarà difficile, perché all’interno la parete rocciosa è piena di grotte senza uscita.
C’è un solo modo per arrivare dall’altra parte, ed è scalare la parete – o essere talmente tanto fortunati da trovare un’altra via attraverso le grotte.
I sessanta secondi scadono, e i tributi decidono rapidamente cosa fare.
Alcuni si allontanano correndo, cercando di scappare ai Favoriti, che assalgono la Cornucopia, altri invece decidono di tentare l’impossibile e sfidano la sorte, gettandosi a capofitto nel bagno di sangue. Laurel e Parsley sono fra questi.
Accanto a me, Haymitch s’irrigidisce, prima di lanciare la prima cosa a portata di mano – la sua bottiglia – contro il muro.
Va in mille pezzi e una grossa chiazza di liquore sporca la parete, riempiendo la stanza di un odore forte e pungente.
Si alza in piedi, portandosi le mani ai lati della testa, per cercare di calmarsi, ma serve a ben poco. « Gli avevo detto di allontanarsi » praticamente urla, non tanto a me, quando probabilmente a se stesso.
Non voglio vederli cadere per colpa della loro cocciutaggine; spengo la televisione. In sette anni è la prima volta che succede, e Haymitch se ne accorge.
Si volta verso di me, fissandomi con incredulità.
« Hai ragione » gli dico, ma lui sembra ancora confuso. « Non è colpa tua, non questa volta ».
Probabilmente non sarebbero sopravvissuti comunque, probabilmente non sarebbero durati fino a domani. Ma non posso saperlo, avevano l’occasione di fare di meglio e hanno deciso di morire.
Non mi risponde, ma prende una nuova bottiglia e torna a sedere.
È strano stare qui, seduti come al solito, ma con la televisione spenta.
Haymitch apre la bottiglia con i denti, beve un lungo sorso e poi un’altra cosa mai successa prima accade, un po’ esitante allunga il braccio verso di me, offrendomi da bere.
Ovviamente dovrei rifiutare, ma ci sono un sacco di cose che non avrei dovuto fare e che invece ho fatto, quindi accetto l’offerta e porto la bottiglia alle labbra.
Se mia madre mi potesse vedere in questo momento, penso mi diserederebbe.
Qualunque cosa sia, è molto più forte di ogni liquore che io abbia mai assaggiato durante la mia permanenza qui.
Faccio fatica a buttarlo giù e mentre mi scende lungo la gola, brucia al punto tale da farmi lacrimare gli occhi.
Haymitch mi guarda con fare divertito, non gli darò la soddisfazione di tossire o sputare.
Gli riconsegno la bottiglia, poggiandomi le dita sulle labbra, cercando di respirare attraverso le narici.
È passata quasi un’ora da quando i giochi hanno avuto inizio, e solo adesso ci decidiamo a riaccendere la televisione.
In sovraimpressione ci sono i volti dei tributi che sono caduti durante il bagno di sangue, e senza sorpresa, riconosco i volti di Laurel e Parsley. Altri due nomi da aggiungere alla lista, con la consapevolezza di non essere del tutto colpevoli quest’anno.

A due giorni di distanza, mi ritrovo sullo stesso divano, è sera tardi e sono appena tornata da un incontro con le accompagnatrici dei Distretti 1, 2 e 11.
Prendo giusto il momento in cui il tributo femmina del Distretto 1 sta prendendo ad accettate la schiena del quindicenne del Distretto 8 – e già ho voglia di spegnere di nuovo tutto e di andarmene a letto.
Haymitch ha preso l’abitudine di passarmi la bottiglia quando condividiamo il divano. In genere reggo abbastanza bene l’alcool, ma questo liquore è troppo forte anche per me, e credo si diverta a vedermi soffrire, mentre cerco di non sentirmi male.
È una sfida, ormai, e prima o poi ci farò l’abitudine.
Ingoio un lungo sorso di liquore, e questa volta la mia gola già intorpidita non sente quasi niente.
Haymitch dovrebbe essere orgoglioso di me, e invece si riprende la bottiglia con un movimento brusco. « Non scolartela tutta, Principessa. Non voglio tenerti la parrucca mentre vomiti » dice, ma io scuoto la testa, facendo roteare pericolosamente la stanza attorno a me.
« Io non vomito » detesto farlo. Mia madre mi costringeva quando mi portava alle feste da piccola, io non riuscivo a non sporcarmi e lei poi se la prendeva con me, da quel momento non l’ho mai sopportato. Appena sono diventata abbastanza grande per poter andare in bagno da sola, ho smesso.
Non ribatte e torniamo a guardare lo schermo di fronte a noi.
Quasi metà dei tributi sono già morti.
Le rocce presenti nell’arena sono piene di serpenti velenosi e pochi sono riusciti ad arrivare all’unica fonte di acqua, impazzendo per la sete.
I Favoriti stanno usando le risorse della Cornucopia per scalare la montagna. C’era un kit per arrampicarsi e lo utilizzano a turno.
Per un nodo fatto male, la ragazza del Distretto 4 è precipitata da un’altezza di quasi trenta metri. In genere non ci si aspetta un brutto nodo da qualcuno di questo Distretto, ma lei non si era resa conto che il tributo del Distretto 1 glielo aveva manomesso…
« Quest’anno il Distretto 4 non ha avuto molta fortuna » commenta aspramente Haymitch, passandomi per l’ennesima volta quel veleno.
Dovrei seriamente smetterla, ma c’è una forza estranea a me che mi impedisce di rifiutare.
« Dopo la fortuna dell’anno scorso, credo sia giusto così » ribatto, poggiando la testa allo schienale del divano e chiudendo gli occhi.
Diventerò come lui… che immagine oscena.
« Forse se tuo padre aprisse il portafoglio, potrebbe anche cambiare la situazione » allora anche a lui è arrivata la notizia dell’anno scorso. Beh, era difficile che non lo facesse.
Però è chiaro che non sappia proprio tutto… « Mio padre non c’è più » dico semplicemente, riprendendomi la bottiglia, per attaccarmici un secondo dopo. Haymitch non dice nulla, nemmeno quando reprimo a stento un brutto singhiozzo. Ha uno sguardo strano. « È morto » gli spiego e stavolta lui fa roteare gli occhi. Forse aveva capito
« Quando? » mi chiede, strappandomi la bottiglia dalle mani, anche se non avevo ancora finito.
« Sei mesi fa » dico, allungandomi su di lui per riaverla, ma Haymitch solleva il braccio, impedendomi di raggiungerla.
« Come? » il suo tono di voce non mi piace, ma sono troppo occupata a tentare di riprendere possesso del liquore per poterglielo dire.
Finalmente mi lascia vincere e bevo un altro sorso, prima che lui mi fermi di nuovo. « Ha avuto qualcosa al cuore, improvvisamente. Posso riavere la bottiglia? Per piacere? »
Lui la svuota con un sorso, ma prima che io possa lamentarmi mi afferra per i fianchi, spingendomi via da lui e costringendomi a stare seduta sul divano, prima di alzarsi per andarne a prendere un’altra.
« Io sto bene, comunque. E mia madre ha cominciato a sostituirlo come sponsor… ma non credo le piaccia » ammetto, sistemandomi meglio, mentre lui torna a sedere e allunga il braccio verso di me, ma poi ci ripensa e riprende a bere e io mi ritrovo a bocca asciutta, non si fa così!
La testa mi gira di nuovo, sono costretta a poggiarla contro la sua spalla, per evitare di vedere la stanza roteare.
« I miei sono morti da anni, non puoi stare bene dopo sei mesi ».
Non mi va di parlare di mio padre, quindi mi sforzo di tornare dritta e gli soffio di nuovo la bottiglia, prendendo due lunghi sorsi. « Sto benissimo! » dico, prima di venir interrotta nuovamente dal singhiozzo.
« Lo vedo… » mi costringe ad appoggiarmi sul divano, forse ha paura che possa sentirmi male su di lui. Per quanto mi faccia schifo, se lo meriterebbe… ancora non mi ha chiesto scusa per quella volta che mi ha vomitato addosso.
Le sue parole poi mi tornano in mente, non aveva mai nominato la sua famiglia prima d’ora.
« I tuoi? » chiedo, un po’ ingenuamente. Me ne rendo conto, ma l’alcol che ho in corpo non mette freni alla mia lingua. « L’incidente ».
Un brutto incidente in auto rimasto nella storia, fu sulle copertine di tutti i giornali per settimane.
« Già… » la sua conferma ci mette un po’ ad arrivare. Forse non avrei dovuto dire nulla.
La città era devastata, erano tutti in pena per lui, me compresa. Ricordo di aver seguito la vicenda piuttosto da vicino, credo anche di avergli spedito qualche lettera. Non ricordo molto bene… da adolescente avevo una brutta cotta, per fortuna sono cresciuta.
E quando cresci ed entri a far parte di questo mondo, poi, si imparano tantissime cose. « Non sono una stupida ».
Ancora una volta, non sono io a parlare, ma l’alcol. Combatto contro la voglia irrefrenabile di ridere, e non ci riesco molto bene.
Ma Haymitch mi ha sentita comunque e mi guarda incuriosito, senza avere il coraggio di chiedere.
« Non sono una stupida » ripeto, senza nessun motivo in particolare. « E non pensare nemmeno- nemmeno per un secondo, per un secondo- che io lo sia ».
« Hai bevuto troppo » decide all’improvviso, e la bottiglia sparisce come per magia.
Vorrei poterla cercare, ma il suono di un cannone mi fa trasalire.
Per un attimo non capisco nemmeno cosa sia successo, poi mi ricordo dove sono e i miei occhi si spostano verso la televisione, solo per vedere un grosso varano geneticamente modificato azzannare al collo una ragazza, ci metto qualche momento a capire di chi si tratti ma riconosco la ragazza del Distretto 7, quella che voleva tornare a casa dal padre e dal fratello. 
Immagino che tutti abbiano qualcuno a casa che li aspetti.
Sbatto ripetutamente le palpebre, per cercare di non addormentarmi, ma la vista si sdoppia.
Forse dovrei andare a dormire…
Ma non posso proprio, improvvisamente mi ricordo che devo farmi vedere al piano di sotto.
Immagino che debba riprendere i contatti con le mie amiche, prima che mi diano per dispersa.
Mi alzo e mi rendo conto che non riesco a reggermi in piedi.
Ho un capogiro, la stanza ruota attorno a me, e io mi ritrovo a barcollare in avanti.
Sarei finita a terra se Haymitch non mi avesse afferrata con una velocità inaspettata. Ha bevuto più di me, come fa ad essere ancora così sobrio?
Sarà l’abitudine… o forse il fatto che è il doppio di me.
« Dove stai andando? » mi chiede con fare divertito.
Cerco di liberarmi dalla sua presa, ma inciampo vergognosamente nei tacchi e sento un dolore pungente alla caviglia. Un lamento mi scappa dalle labbra, mentre sollevo il piede e gli do una pacca sul braccio, come per incolparlo. « Devo- » perché la mia voce è così buffa? « Devo incontrare Lamia di sotto. Devo dirle che la odio, che i suoi vestiti sono fuori moda e che si vede lontano un miglio che i suoi gioielli sono di bigiotteria ».
Haymitch mi fissa per un secondo, devo essere proprio esilarante secondo lui, perché le sue labbra si increspano in un sorriso. Istintivamente anche le mie si incurvano. 
« Lo sai, dovresti sorridere più spesso. Il broncio non ti si addice ».
Provo di nuovo ad allontanarmi, ma dopo l’ennesimo fallimento ci rinuncio e mi lascio andare contro di lui, che oltre ogni mia aspettativa, non mi lascia piombare a terra.
La mia parrucca verde prato s’inclina da un lato e con una sola mano tento di rimetterla a posto, ma non ci riesco, quindi la lascio stare.
« Non ti lascerò mai più toccare un bicchiere » si lamenta, mentre mi trascina in camera mia. « È solo alcol sprecato, non sei nemmeno in grado di reggere mezza bottiglia. Dovresti essere tu la mia babysitter, non il contrario » Vorrei fargli notare che credo di aver bevuto ben più di mezza bottiglia.
Non so come, ma sono stesa sul letto e faccio fatica a tenere gli occhi aperti.
Starò male domani mattina, ma me lo merito. « Finirò nei guai » la mia voce è strana, è divertente. Sono stata così poco professionale oggi. Non credo che qualcuno lo verrà mai a sapere, comunque, o almeno lo spero.
Haymitch mi osserva, ma non deve aver capito quello che ho detto, perché mi chiede di ripetere.
« Ho detto che per colpa tua mi caccerò in un mare di guai… » ripeto, e lo sguardo nei suoi occhi non mi piace per niente, ma non mi dà il tempo di dire nulla, perché si alza – non mi ero nemmeno accorta che fosse seduto accanto a me – ed esce dalla mia camera da letto, tirandosi dietro la porta, che sbatte rumorosamente.
Non posso alzarmi per andare a vedere che cos’abbia.
Non mi sembra di aver detto chissà che cosa.
Non credo riuscirò mai più ad alzarmi.
Ha perfettamente ragione, però.
Io non berrò mai più nemmeno un goccio di alcol in compagnia di Haymitch Abernathy.

 
A/N: Salve!
Faccio una piccola premessa: sono le 2:30 di notte, io domani ho lezione e adesso farò una seconda rilettura veloce. Non dovrebbero esserci cose strane, ma questa nota finisce qui, perché altrimenti non mi sveglierò mai più! Voglio solo dirvi che Orion è diventato il mio nuovo amore. In una ricerca di nomi greci me ne sono innamorata. In teoria i due cani di Orione sono due enormi mastini, diciamo che qui... ho fatto una specie di riadattamento capitolino.
Lasciatemi i vostri pensieri, se vi va… questo capitolo è stato piuttosto intenso e insieme divertente e anche serio, verso la fine.
Effie non si ubriacherà mai più, lo promette! E comunque le lettere che ha scritto Haymitch sono state perse dal postino u.u XD
Alla prossima e grazie mille :)
 

x Lily

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Capitolo 8
*** 67th Hunger Games ***



A/N: questo capitolo all’interno presenta alcune parti riprese da una precedente one shot.
Alastor sta giocherellando con la cannuccia che galleggia nel suo drink, mentre fa finta di ascoltare il monologo di Venia riguardo i suoi nuovi tatuaggi.
Velvet sembra veramente interessata invece, e ogni tanto la interrompe per farle qualche domanda in più.
Ha già cambiato tinta alla pelle, e adesso è di un rosso opaco, l’ultima cosa che le serve sono dei tatuaggi verdi sul viso e sembrerà definitivamente un gigantesco pomodoro.
Non capisco come facciano certe persone a non accorgersi che il troppo stroppia.
« Effie, » interviene l’accompagnatore del Distretto 5, quando è evidente che non ne può più di sentir parlare di tatuaggi « ho incontrato il tuo fidanzato ieri sera, lasciami dire che sei una donna fortunata ».
Mh. Possiamo tornare ai tatuaggi di Venia?
« Lo so » gli sorrido, ma non aggiungo altro. Vorrei che la mia vita privata restasse tale, e conoscendo Alastor, se dicessi anche solo due parole, nel giro di un quarto d’ora l’intero Centro di Addestramento saprebbe tutto – con le sue aggiunte fantasiose. Per non dare a vedere che sono leggermente in imbarazzo, non distolgo gli occhi da lui, e con un sorriso mi concentro su altro, come il suo aspetto fisico, per distrarmi.
Al contrario di molti uomini che conosco, lui ha preferito lasciarsi inalterato.
È una qualità che apprezzo, sinceramente.
Adoro la moda e adoro indossare e vedere indossati vestiti eccentrici e coloratissimi, ma mi piace anche tornare a casa ed avere la possibilità di spogliarmi di tutto.
Vedere come cambia il mio viso quando lo trucco.
E nonostante i miei capelli siano la cosa più insulsa che possa esistere a questo mondo, non credo li tingerò mai, non potrei più provare ogni giorno un tipo di colore diverso, abbinandoli a quello che indosso.
A quanto pare, però, ora che Alastor ha cambiato con successo l’argomento della conversazione, i volti di tutti i presenti sono su di me e il mio metodo di distrazione non funziona poi tanto bene.
« Da quanto tempo state insieme? » mi chiede Venia, sollevando il bicchiere alle labbra.
Io la imito e sento il sapore dolce della fragola invadermi la bocca. « Poco più di due anni » rispondo dopo un piccolo sorso.
Velvet sembra molto sorpresa e mi poggia una mano sul braccio, con un largo sorriso sulle labbra. I denti incredibilmente bianchi spiccano sul rosso del viso. « Non pensavo da così tanto. E non avete pensato di sposarvi? »
Una risata spontanea mi sfugge dalle labbra e lei si siede composta. Scuoto la testa, bevendo un altro sorso e cercando di non ridere troppo. « No, no… è troppo presto ».
« Ma perché? » insiste Alastor, i suoi capelli neri scintillano sotto la luce a causa della brillantina.
A questo punto non posso tirarmi indietro, attirerei troppo l’attenzione; la loro curiosità crescerebbe e peggiorerei solo le cose. Mi tocca rispondere, tentando di rimanere vaga. « È troppo impegnato con il lavoro al momento per permettersi di pensare ad altro ».
« Di cosa si occupa? » chiede subito Venia.
« Sta cercando di separarsi da suo padre per aprire una sua casa di moda » questo ci tengo a precisarlo, perché è un progetto che ho preso molto a cuore e mi ritrovo a sorridere mentre ne parlo. « Se dovesse andare tutto come previsto, mi ha detto che potrei anche tornare a lavorare come indossatrice per lui ».
L’espressione di Velvet diventa confusa, mentre si porta il pugno sotto il mento, senza staccarmi gli occhi di dosso. « Alla tua età? » chiede, alla fine, e io mi irrigidisco sullo sgabello. « E su cosa sta lavorando? »
« Una linea di intimo » mi affretto a rispondere, con una certa risolutezza.
Da quando mia madre ha preso il posto di mio padre come sponsor, le cose fra me e Velvet sono leggermente cambiate.
Mia madre ha immediatamente firmato un contratto di sponsorizzazione con il Distretto 1, senza nemmeno volersi consultare prima con i mentori del Distretto 4 con i quali trattava mio padre.
Velvet, una volta ottenuto quello che voleva, non mi ha voltato le spalle ma ha decisamente cambiato atteggiamento.
Non mi piace per niente il modo in cui mi sta guardando adesso, quindi fingo di preoccuparmi improvvisamente, abbassando le spalle. « C’è una cosa che un po’ mi preoccupa, in effetti ».
Alastor mi poggia una mano sul braccio, per confortarmi. « Che cosa? »
Sollevo lo sguardo e faccio passare gli occhi su tutti e tre, prima di fermarli sull’accompagnatrice del Distretto 1. « Io e Lysander siamo felici, molto felici… la mia paura è che possa fare come quel tuo ex-fidanzato. Com’è che si chiamava? Maximilian? »
« Maximus » mi corregge subito lei, tirando le labbra nel più falso dei sorrisi. È sicuramente imbarazzata, ma se pensa che sia finita, si sbaglia.
« Non è che non mi fidi di Lysander, anzi. È solo che certe cose succedono proprio quando non te le aspetti » comincio, con una voce affranta e prendo un sorso dal mio drink, come per far vedere che ne abbia bisogno, quando in realtà devo solo guadagnare un secondo per coprire un sorriso che difficilmente riesco a nascondere. « Insomma, farsi trovare in una posizione tanto compromettente… mentre tu poi lavoravi così duramente qui per il programma! »
Venia e Alastor annuiscono seri, è l’accompagnatore a intervenire per primo. « Assolutamente, il tradimento è inconcepibile ».
La preparatrice, poi, guarda prima Velvet e poi me. « Immagino l’imbarazzo ».
Mi porto una mano al petto, scuotendo piano la testa. « Io personalmente non credo resisterei ad un’umiliazione tale » dico in tono grave, guardando con compassione l’accompagnatrice, che se potesse mi pianterebbe una forchetta negli occhi.
Finalmente la curiosità di Alastor prevale, e accavallando le gambe si volta del tutto verso Velvet. « Che ne è stato poi del tuo ex? »
L’accompagnatrice respira attraverso le narici, i suoi occhi sono ancora fissi su di me, ma poi si rivolge a lui, ignorandomi. « Non ne ho idea, non l’ho più visto ».
« Oh, ma io sì! » trillo contenta, felice di poter rendere pubblica quest’informazione.
Adesso Venia e Alastor pendono praticamente dalle mie labbra.
Alle mie spalle avverto un movimento e registro la presenza di Portia accanto a me, che pur essendosi avvicinata, non s’intromette nella conversazione.
« Io e Portia l’abbiamo visto qualche settimana fa, alla festa annuale prima dell’inizio degli Hunger Games » dico, e mi rivolgo direttamente alla mia amica, che però mi rifila uno sguardo un po’ confuso. « Ma sì! Maximus, l’ex-fidanzato di Velvet, quello che si è fatto trovare a letto con quella ragazzina… l’abbiamo visto di sfuggita, era con quell’attrice, come si chiamava? »
Portia sembra rifletterci per qualche momento, prima di ricordare e di battersi una mano contro la fronte. « Vera Ballyregan! »
« Vera Ballyregan » ripeto subito io, ottenendo immediatamente dei cenni di approvazione da parte degli altri.
« Effie, c’è bisogno di te di sopra… » Portia mi prende per un braccio, appena può e io sono costretta a salutare i miei colleghi, proprio adesso che cominciavo a divertirmi.
Venia fa per alzarsi, ma la stilista la ferma, dicendole che la sua presenza non è necessaria.
Appena siamo sole, in ascensore, mi rifila uno sguardo di rimprovero.
« Prima di pretendere che io me ne esca con un nome o una storia, dovresti chiedere. Così almeno possiamo essere sicure che le nostre versioni combacino ».
Io scuoto la testa, senza più dover trattenere un sorriso. « È l’improvvisazione che rende tutto più credibile ».

Non appena arriviamo al nostro piano, Portia mi spiega che Haymitch ha fatto a pugni con Chaff, per ragioni assolutamente sconosciute.
Ha un taglio sullo zigomo e il colletto della camicia strappato, ma oltre a questo non ha nulla che non vada.
È ubriaco e continua a dire che è stato l’amico a cominciare. Cerco di ignorarlo e di mandarlo a letto, ma non si sposta dal divano; comincia a blaterare. Dalle sue labbra escono solo insulti, rivolti a me, alla Capitale, al Presidente Snow.
Lascio che si sfoghi e non batto ciglio, qui non può sentirlo nessuno. Ho imparato a gestire i suoi attacchi di rabbia; dopo un po’ tace.
Mi avvicino di nuovo e cerco di aiutarlo a mettersi in piedi per andare a letto, ma scaccia via la mia mano in malo modo.
Nello stato in cui è non ho nessuna voglia di stargli seduta vicino, quindi lo lascio di nuovo in pace e me ne torno in camera, cominciando a struccarmi.
Dopo un attimo anche Portia mi raggiunge e ci sistemiamo sul mio letto per continuare a vedere i Giochi.
Sono cominciati da mezza giornata e la ragazza era riuscita a superare il bagno di sangue, ma è rimasta in vita solo poche ore.
Rocky aveva solo tredici anni, e non aveva alcuna speranza.
Daisy invece ne aveva diciassette, era anche riuscita a prendere uno zaino dalla Cornucopia, e se non fosse stato per l’incontro con il tributo maschio del Distretto 8, forse sarebbe ancora in gara. E dire che avevo anche convinto mia madre a sponsorizzare il Distretto anonimamente al posto di mio padre.
Ovviamente con la promessa di ridarle tutti i soldi spesi alla fine di quest’edizione del programma.
Adesso le immagini stanno riprendendo la Cornucopia dove si sono stabiliti i Favoriti.
È ancora imbrattata di sangue e si trova al centro di una splendida piazza. Scintilla sotto la luce del tramonto; l'arena è un paesino fantasma.
Decisamente particolare.
Appena l’ho vista, questa mattina, sapevo che ci sarebbero state delle sorprese.
Casette si susseguono l’una all’altra.
Sono tutte vuote, silenziose e tetre. Sono ottime per nascondersi, ma la mia esperienza da spettatrice mi ha detto da subito che nascondevano terribili trappole.
Avevo ragione, perché non appena il ragazzo del Distretto 8 ha messo piede all’interno di una delle casette, la porta si è sbarrata e la casa si è riempita di fumo.
Non tutte le case sono trappole mortali, la ragazza del Distretto 10, ignara della sorte del suo avversario, proprio adesso si addentra ad ispezionare una delle altre casette. Dopo essere entrata si chiude la porta alle spalle e apre lo zaino che è riuscita a conquistare.
Dentro non c’è molto. Carne essiccata e acqua. Trovare cibo sarà impossibile in un’arena come questa.
Quasi tutti stanno cercando riparo al chiuso.
Alcuni sono fortunati, altri meno. Nel giro di mezz’ora se ne vanno entrambi i tributi del 5 e la ragazza del 9. Rispettivamente: ratti carnivori, gas velenoso e uno scontro con il ragazzo dal Distretto 11.
Io e Portia ci scambiamo solo qualche battuta veloce, mentre l’inno di Panem invade la stanza e l’arena.
I volti dei tributi caduti si susseguono nel cielo e in sovraimpressione.
Appena cala la notte capisco il motivo per cui è possibile chiudere le porte e le finestre delle case: durante le ore notturne la temperatura scende vertiginosamente e le strade sono battute da enormi ibridi dalle sembianze di sciacalli affamati.
I Favoriti vengono attaccati.
Gli sciacalli sbranano entrambi i ragazzi del 2 e la ragazza del 4. Gli altri riescono a uccidere il branco e accendono un fuoco poco dopo per nutrirsi della loro carne.
« È la prima volta da quando ho cominciato a lavorare come accompagnatrice che il gruppo dei Favoriti non arriva intatto al secondo giorno » commento, un po’ assente, mentre osservo le immagini proiettate dalla televisione.
Portia, accanto a me, si stende sul materasso coprendosi il volto e inspirando lentamente. « Immagino che gli strateghi si siano stufati di proporre sempre la stessa cosa ».
Annuisco appena, senza distogliere lo sguardo e non sono sicura che la stilista possa vedermi. « Non piacerà al pubblico. Sanno che sarà uno di loro a vincere, ci si affezionano subito ».
La voce di Haymitch proviene da fuori la mia porta, sta urlando oscenità e io mi ritrovo a chiudere gli occhi, sperando che la smetta in fretta.
Non so per quale motivo, ma oggi è particolarmente su di giri. Forse è il litigio con Chaff, o forse quello che lo ha provocato… non posso saperlo, e dubito che lui me lo dirà.
Non appena lui la smette di sbattere pugni contro la mia porta, Portia decide che è il momento di ritirarsi, chiedendomi se voglio passare la notte nel suo appartamento, ma le rispondo che starò bene qui.
Da quando la mia amica mi lascia sola, a quando mi metto a letto per dormire, passa veramente poco.
Mi addormento, ma vengo svegliata da delle grida strazianti. Ci metto un attimo a capire che non vengono dalla televisione ancora accesa, ma dal salotto dell’attico.
Mi alzo e vado ad aprire la porta, Haymitch però non è in piedi, ma sul divano.
La luce è ancora accesa, così come la televisione.
Mi stringo nella vestaglia e lascio la mia stanza, un po’ incerta.
Non è la prima volta che lo sento urlare così durante la notte, ma in genere lui è chiuso nella sua stanza e io non posso intervenire in alcun modo per aiutarlo.
Ora che è a nemmeno un metro da me non posso ignorarlo.
Mi avvicino e provo a svegliarlo, ma non succede niente. Ci riprovo ancora, lo chiamo, gli scuoto la spalla più vigorosamente.
Finalmente i suoi occhi si aprono, ma sono diversi. In un lampo me lo ritrovo addosso, si è rivoltato dal divano e mi sta inchiodando a terra, sento qualcosa di freddo contro la gola e mi rendo conto di avere una lama puntata al collo.
I suoi occhi sono offuscati, non mi riconosce.
Sono paralizzata dalla paura.
Grido, cerco di togliermelo di dosso, ma lui è più grande di me, è molto più forte.
« H-Haymitch! » La mia vista comincia ad annerirsi perché la presa attorno al mio collo è strettissima. « Sono io… » Non ho più voce quasi, riesco a sentire i battiti del mio cuore che martellano contro la cassa toracica. « Ti prego, lasciami… »
Mille luci ballano dietro ai miei occhi, le orecchie fischiano e i miei polmoni chiedono disperatamente ossigeno. Vorrei potermi muovere, difendere, ma ho le braccia bloccate dal suo corpo.
Improvvisamente, così come aveva cominciato, finisce.
Haymitch mi lascia andare e la lama cade per terra con un tonfo sordo, in un attimo è in piedi, ma non abbastanza velocemente da non farmi notare il cambiamento nei suoi occhi.
Si ritira subito nella sua stanza.
Io sono ancora a terra, tossisco mentre faccio entrare più aria possibile nei miei polmoni e poggio la testa ai cuscini del divano, troppo pesante perché riesca a tenerla sollevata.
Non so quanto tempo io abbia passato in questa posizione, ma quando cerco di alzarmi mi accorgo che le mie mani e le mie gambe tremano.
Devo sedermi.
Passo tutta la notte sul divano, senza riuscire a muovermi o a fare altro che non sia guardare la televisione, ma non ricordo assolutamente nulla di quello che è successo nell’arena quando il sole comincia a filtrare attraverso le finestre.
Trovo il coraggio di alzarmi e mi ritiro di nuovo in camera mia.
Mi metto di fronte allo specchio e con orrore mi rendo conto di avere il collo pieno di lividi violacei.
Riesco addirittura a tracciare con la punta delle dita la sagoma delle mani di Haymitch e in un punto della gola – esattamente sopra la giugulare – c’è un piccolo graffio, un punto, ricoperto si sangue secco.
Senza che me ne accorgessi, ho cominciato a piangere, non riesco a controllare le lacrime che scorrono dai miei occhi mentre il respiro diventa incontrollato e finisco per poggiare la testa contro le braccia, semidistesa sulla mia toletta.
Come ho potuto lasciare che accadesse una cosa del genere? Sapevo perfettamente di non doverlo svegliare, eppure non sono riuscita a stare ferma.
Sono così incredibilmente stupida e ho rischiato molto.
Se Haymitch non si fosse fermato, non voglio nemmeno pensarci.
Non credo di essermi mai spaventata tanto in vita mia, e spero di non trovarmi mai più in una situazione simile.
Ora che chiudo gli occhi rivedo il viso di Haymitch: primitivo, rabbioso e con uno sguardo carico di un odio profondo e viscerale, interamente rivolto verso di me e fa male.
Fa incredibilmente male.

Qualcuno bussa incessantemente alla porta della mia camera da letto. La maniglia si gira e la porta si muove, ma non si apre.
Non mi ero resa conto di averla chiusa a chiave.
« Effie? » è Portia, ma io sono ancora seduta di fronte al mio specchio. Ho smesso di piangere, ma non mi sento affatto meglio. « Effie, per favore apri… Haymitch mi ha detto cosa è successo ».
Con fatica, mi costringo ad alzarmi e vado ad aprire la porta, assicurandomi che la vestaglia sia ben chiusa e non lasci intravedere i lividi e il graffio.
Portia entra nella stanza e subito mi chiede di voler vedere il mio collo.
Senza poterle dire di no, lascio che esamini la situazione e senza dire una parola sparisce in bagno e torna con una cassetta del pronto soccorso.
Mi disinfetta il graffio, lo copre con un piccolo cerotto imbevuto in non so che cosa e passa una crema su tutti i lividi.
« Entro domani saranno spariti, non rimarrà nulla » mi abbraccia e io ricambio immediatamente.
« Non avrei dovuto svegliarlo » le dico, a bassa voce. « Non era in lui, non è stata colpa sua ».
Non so perché io le stia dicendo questo, ma so che è vero.
Quegli occhi, non erano di Haymitch. Erano occhi di un pazzo furioso, non li avevo mai visti così e mi hanno spaventata, ma non erano i suoi.
« Va tutto bene, tesoro. Non c’è bisogno di dirlo a me » sospira, lasciandomi andare e mi sorride benevola, io però non riesco a fare lo stesso.
« Perché te lo ha detto? » è l’unica cosa a cui riesco a pensare in questo momento, mi sembra strano che Haymitch le abbia riferito una cosa del genere… a meno che non ci sia qualcosa sotto.
Portia si alza e si passa una mano sulla testa, per sistemarsi meglio la parrucca.
Io sono ancora completamente struccata eppure dovrei essere di sotto.
« Quando sono arrivata mi hanno detto che questa mattina presto c’è stato un po’ di movimento ».
Automaticamente mi alzo in piedi anche io.
Non posso credere che si sia venuto a sapere così in fretta.
Sono rovinata… e Haymitch…
I miei occhi si riempiono di orrore quando penso a cosa potrebbero fargli.
Ha aggredito una capitolina, non voglio nemmeno pensare a quello che succederà adesso.
Mi manca il respiro, credo che potrei sentirmi male. Devo assolutamente fare qualcosa. « Dov’è adesso? » chiedo, e la mia voce trema terribilmente.
Portia si volta, colta di sorpresa dal mio tono di voce e i suoi occhi si allargano.
Mi porta le mani alle spalle e le stringe forte. « No, no… Effie non- » inspira lentamente e mi fa sedere, sono confusa. « No, perdonami. Non mi sono espressa bene ».
« Cosa? » la mia testa è pesante, sento l’adrenalina che comincia a lasciare le mie gambe e queste mi fanno quasi male.
Portia si siede composta, guardandomi in faccia e cercando di sembrare rassicurante. « Questa mattina ha fatto un’altra scenata di sotto. Ha cercato di lasciare il Centro di Addestramento e quando lo hanno fermato ha steso a pugni due Pacificatori prima che lo sedassero… sono andata a vedere come stava e quando gli ho detto che sarei andata a chiamarti mi ha dovuto raccontare quello che era successo… »
Le mie spalle si abbassano e tiro un sospiro di sollievo.
In altre circostanze sarei furiosa e anche umiliata per l’ennesima figuraccia fatta fare a me e al Distretto, ma viste le idee che mi ero fatta prima, questa è una bellissima notizia.
« Ti hanno detto quando lo lasceranno uscire? » c’è una zona del centro di Addestramento dove vengono presi in custodia gli elementi di disturbo durante i Giochi.
Haymitch – sempre in compagnia di Chaff – ci ha passato diverse notti prima che arrivassi io a tenerlo al guinzaglio.
Portia annuisce, ma il suo sguardo non mi piace per niente. « Vogliono tenerlo fino alla fine dei Giochi ».
Non posso permettere una cosa del genere. Mi sento responsabile, avrei dovuto sapere di non avvicinarmi.
Senza contare che farlo rimanere fino alla fine dei Giochi senza una goccia di alcol lo porterà alla pazzia, questa volta sul serio.
Portia mi trucca per coprire tutto e mi fa indossare un abito corto ma a collo alto, con un tessuto piuttosto spesso e ricoperto da piume colorate, per deviare ulteriormente l’attenzione.
Ora che maschera e armatura sono di nuovo al loro posto, mi sento molto più sicura di prima, quasi come se si fosse trattato solo di un brutto sogno.
Nonostante Portia non sia affatto sicura a lasciarmi andare in giro da sola, la rassicuro e mi preparo a fare una veloce telefonata a Nolan.
Nemmeno dieci minuti più tardi, sono al solito luogo di ritrovo e in lontananza riesco a vedere mio cognato. Non è da solo, è in compagnia di un altro stratega che conosco da un paio di anni: Plutarch Heavensbee.
Mio padre me lo ha presentato durante una delle feste, anche se credo di non averlo più visto dopo la sua morte.
Posso avvicinarmi senza problemi, al contrario di Nolan so che è una persona interessata solo allo spettacolo di qualità – che sia il Distretto 1 o il 12 a procurarglielo, poco gl’interessa. So anche che detesta la cattiva pubblicità, e Haymitch rinchiuso come un animale da qualche parte attirerebbe troppo l’attenzione.
Li raggiungo e saluto entrambi con un caloroso sorriso, mi rendo conto che è un po’ più difficile adesso, non posso muovere bene il collo e non vorrei che notassero qualcosa.
Non perdo tempo a spiegare a mio cognato il motivo per cui l’ho chiamato. « Ho bisogno che qualcuno di voi gentiluomini mi accompagni a far rilasciare il mio mentore… sareste così cortesi da concedermi un po’ del vostro tempo? » e mentre parlo il mio sorriso si allarga, mentre le mie mani non lasciano gli avambracci di entrambi.
Plutarch annuisce, rivolgendosi poi all’altro stratega. « Stavamo parlando proprio di questo a dire il vero » dice, sistemandosi il colletto della giacca.
La cosa mi prende alquanto di sorpresa, ma non lo lascio vedere.
« La zona di redenzione non è altro che una sala protetta da un campo di forza » mi spiega Nolan, con un mezzo sorriso tirato. È ovvio che preferirebbe tenerselo lontano dei piedi ancora un po’.
« Abernathy sta… dando sfogo ai suoi pensieri e la stanza non è insonorizzata, temo che non in molti stiano apprezzando » conclude Plutarch, facendomi ben intendere che se non me lo porto via in fretta finirà per essere arrestato sul serio, e portato in una vera prigione.
Annuisco, raddrizzando la schiena e voltando appena il busto verso la porta d’ingresso. « Non gli farò lasciare l’attico nemmeno per un momento. Vogliamo andare? »
Sia Plutarch che Nolan annuiscono, ma il primo fa cenno a mio cognato di non doversi scomodare e gli chiede di tornare pure a lavoro.
« Mi dispiace veramente moltissimo » mi scuso, mortificata, mentre Plutarch mi poggia una mano dietro la schiena, conducendomi fuori dalla folla di sponsor, mentori e accompagnatori. « Ieri sera mi sono addormentata e non ho sentito nulla. Di solito riesco a tenerlo sotto controllo ».

Due giorni passano senza che succeda nulla, nessun altro tributo ha perso la vita e Haymitch, dopo quarantotto ore di silenzio, mi si avvicina e si scusa senza guardarmi in faccia.
Ha cercato di evitarmi per tutto questo tempo, rimanendo chiuso nella sua stanza.
C’è da dire che non si è mai allontanato.
Chaff è venuto spesso, accompagnato occasionalmente da Seeder, Cecelia, Woof o Blight.
Ma dopo una battuta sugli arresti domiciliari e su come io sia una perfetta “cagna da guardia”, ho dovuto chiedere a tutti di andarsene prima che Haymitch potesse di nuovo azzuffarsi con l’amico.
« Non preoccuparti » gli dico sinceramente, ma lui non sembra per niente sollevato. « Avrei dovuto pensarci due volte prima di provare a svegliarti durante un incubo ».
A questo annuisce. « Non farlo mai più » sembra quasi una minaccia, ma la cosa mi fa sorridere. Lui non se ne accorge perché non riesce a guardarmi negli occhi. « Se proprio devi svegliarmi lanciami qualcosa, ma non toccarmi ».
« Va bene » non me lo faccio certo ripetere due volte. « Adesso però smettila con la faccia da cane bastonato, ti prego ».
Mi allontano per tornare a sedermi sul divano e batto un paio di volte il palmo sul cuscino accanto al mio, per farlo sedere.
Sembra rifletterci su per qualche momento, prima di raggiungermi.
Forse dovrei avercela con lui, dovrei essere arrabbiata, ma non ci riesco perché nell’uomo accanto a me non vedo più la persona che mi ha aggredita – e spero di non vederla mai più.
Mi si stringe il cuore a vederlo in questo stato, però. È chiaro che si sente incredibilmente mortificato; una volta che ci lasceremo andare questa situazione alle spalle, dubito che ne faremo mai più menzione.
Sinceramente voglio solo dimenticare del tutto e andare avanti. È già abbastanza difficile, non credo che potrei affrontare tutto questo da sola. Ho bisogno dell’aiuto di Haymitch, per quanto sia assurdo.
« Non dovresti denunciarmi? »
« Ti ho fatto rilasciare, perché dovrei denunciarti? Che amica sarei? »
Per cercare di provare il mio punto, mi avvicino a lui e lo prendo sottobraccio, poggiando la testa sulla sua spalla. Dopo un attimo di incertezza, sento i suoi muscoli rilassarsi. « Non siamo amici » dice, con convinzione. « Tu sei della Capitale » a quanto pare sembra una giustificazione più che adeguata.
Non ho intenzione di mettermi a litigare adesso, quindi incasso quella che secondo lui dovrebbe essere un’offesa, e sto zitta.
Dopo poco, però, si volta appena verso di me, per la prima volta dall’aggressione, e io sollevo la testa dalla spalla per poterlo guardare in faccia. « Ma non ti odio, non sempre ».
« Devo considerarlo un onore, vero? » lo prendo in giro, anche se lui fa roteare gli occhi infastidito.
« Non farmelo rimangiare, Trinket ».
Questo non fa altro che suscitare in me una risata genuina, mentre torno a poggiare la testa contro la sua spalla.
Per ora mi accontento di un’ammissione di non-odio permanente.

I giorni continuano a passare e dal momento che nemmeno il quarto giorno succede nulla di interessante, gli strateghi attivano delle trappole nascoste in alcune delle case.
La ragazza del Distretto 3 viene attaccata dai ratti carnivori, la mordono ripetutamente ma riesce a scappare e a rifugiarsi abilmente in un vicolo stretto e apparentemente innocuo.
Il ragazzo del Distretto 9, invece, non è stato così fortunato e quando sono arrivati i ratti, è stato divorato vivo.
Il gruppo dei Favoriti, accampatosi in una delle case attorno alla Cornucopia, si è ritrovato a dover fronteggiare un’invasione di formiche rosse.
Hanno riportato gravi ferite ma nessuno è stato ucciso, grazie al fuoco acceso dalla ragazza del Distretto 1, che ha allontanato gli insetti.
Il tributo del Distretto 11, poi, cercando di sfuggire ad uno sciacallo solitario, è finito su una mina nascosta, saltando in aria assieme all’animale.
Sono rimasti in sei nell’arena: tre Favoriti – entrambi dell
1 e il ragazzo del 4, la ragazza del 3, il ragazzo del 10 e la ragazza dell8.
Decido che è di nuovo il momento di abbandonare l’attico per raggiungere i miei colleghi al piano di sotto.
Lascio Haymitch con Chaff e appena le porte dell’ascensore si aprono, noto una certa agitazione.
Vengo subito affiancata da Velvet, che dopo la nostra chiacchierata durante la prima giornata di Giochi, sembra aver cominciato a nutrire verso di me una certa stima.
Ci sediamo tranquillamente ad uno dei divanetti più vicini ai grandi schermi e quando un senza-voce passa con dei bicchieri sul vassoio prendiamo da bere.
I miei lividi sono spariti del tutto e posso permettermi un abito piuttosto generoso in quanto a scollatura, cosa che fa attirare nel giro di breve tempo Bartholomeus e Solomon.
Gli inseparabili accompagnatori dei Distretti 4 e 9.
Cercano di intrattenere una conversazione più o meno decente, nonostante io non stia cercando di nascondere la mia poca voglia di essere in loro compagnia.
Fortunatamente c’è Velvet, che come al solito riesce a gestire egregiamente la situazione.
Immagino ci sia un motivo se lei riesce a mantenere il suo posto da accompagnatrice del Distretto 1 da più di dieci anni. « Sol, ti prego, devi dirmi dove hai trovato questa tinta per capelli perché è meravigliosa ».
Perdo qualche momento ad osservarli meglio.
Portano lo stesso taglio di capelli: lunghi boccoli che gli arrivano alle spalle.
Quelli di Bart sono acquamarina e quelli di Sol indaco.
Indossano perfino un completo con lo stesso taglio, due meravigliosi frac dai colori inversi, però.
Indaco per Bart e acquamarina per Sol.
Ho sentito Lamia dire che avevano entrambi una relazione con la stessa donna e avevano intenzione di prendere un appartamento in cui vivere tutti e tre insieme.
Sinceramente anche se così fosse, non vorrei proprio essere nei panni di quella poverina. Faccio fatica a sopportarne uno…
Dopo un po’ Sol dà una leggera gomitata al fianco di Bart e indica un punto indefinito alle nostre spalle.
Ovviamente io e Velvet ci voltiamo. All’inizio non noto nulla di insolito, poi mi accorgo che una piccola folla si è formata accanto al rinfresco.
Per un attimo temo possa essere un’altra rissa, ma poi mi rendo conto che non è di questo che si tratta.
Mentre uomini e donne si accalcano, ogni tanto qualcuno si sposta a sufficienza per farmi notare che ad essere al centro dell’attenzione è Finnick.
Dovrebbe essere tutto regolare, se non fosse che ci sono veramente troppe persone che si sono avvicinate.
I senza-voce fanno fatica a passare.
« Perdonatemi, vado a salvare il mio mentore dalla folla innamorata » ridacchia Bart, prima di allontanarsi, ovviamente seguito dal suo gemello acquisito.
Rimango un po’ da sola con Velvet, ma quando comincia a farsi tardi decido di tornare su per andare a dormire.
Haymitch non è sul divano, e Chaff è sparito.
Prima di farmi prendere dal panico vado a bussare alla sua porta e dopo qualche momento ricevo il permesso di entrare.
Faccio passare solo la testa, ignorando il disordine e il cattivo odore, per dirgli che volevo semplicemente controllare che stesse bene, prima di dargli la buonanotte.

Cala la notte del settimo giorno, i Favoriti sono radunati attorno ad un fuoco acceso all’interno del salotto vuoto del loro rifugio.
Progettano di andare a cacciare il resto degli altri appena sorgerà il sole.
Quando cominciano a battere le strade e ad ispezionare le case, però, devono fare i conti con le trappole…
Dopo essere sfuggiti per la seconda volta alle formiche rosse, vengono attaccati dai ratti. Il ragazzo dell'1 perde una mano, ma quando si ritrovano bloccati in una casa, con il gas velenoso che invade la stanza entrando dalle bocchette per l'aria, è l'unico in grado di salvarsi buttandosi dalla finestra.
Nonostante l’ossigeno entri attraverso la finestra rotta, la ragazza dell’1 e il ragazzo del 4 si stanno già contorcendo a terra. Il suono di due cannoni risuona in tutta l’arena.
I quattro partecipanti restanti superano l’ottava notte e all’alba del nono giorno è la voce di Claudius Templesmith a svegliarli.
Ci sarà un banchetto alla Cornucopia.
Si presentano tutti e quattro, il ragazzo dell’1 è gravemente ferito. La mano mozzata dai ratti si è infettata, i tagli procurati dai vetri infranti gli sfregiano il viso e nella caduta si è slogato una caviglia.
È il primo a prendere ciò che gli serve: medicine, cibo e acqua.
Si ritira nei vicoli e la ragazza del 3 si fa avanti, prende uno zaino ma il ragazzo del 10 la attacca. Lei non si è ancora del tutto ripresa dai morsi dei ratti, cade a terra ma con un calcio si libera del suo aggressore e scappa via a mani vuote.
La ragazza dell’8, approfittando della confusione e del fatto che il ragazzo del 10 sia ancora a terra, si lancia su uno degli zaini, ma lui è più veloce, la trascina a terra e la soffoca usando lo stesso zaino che la ragazza stringe fra le mani, spingendoglielo contro il viso come se fosse un cuscino.
A quel punto fa scorta di tutto ciò che gli serve e poi scappa via.
Ormai sono rimasti solo in tre, e i giorni continuano a passare sereni; se continuano così, gli strateghi dovranno intervenire nuovamente.
Un giorno mi sveglio incredibilmente tardi e senza la voglia di fare molto.
In genere a questo punto dei giochi è sempre così, e la stanchezza vince.
Passo ore sotto la doccia e mangio da sola in camera, ordinando più dolci di quanti avrei dovuto…
Presto poca attenzione alla televisione, ma quando la sera mi aggiungo ad Haymitch sul divano, scopro che non è successo assolutamente nulla.
È l’undicesimo giorno, la ragazza del 3 non mette nulla sotto i denti da due ed è ferita, mentre i suoi avversari hanno medicine, cibo e acqua. Non credo che arriverà alla sera…
Molti puntano sul ragazzo del Distretto 1, tanti altri su quello del 10. Pochissimi sulla ragazza.
Quando arriva Chaff, come al solito, io mi allontano e raggiungo di nuovo Velvet.
Adesso è comprensibilmente su di giri…
Mentre discuto con lei, vedo che la mentore del Distretto 3, si sta dando da fare.
Gira fra gruppi di persone mostrando qualcosa, sembra entusiasta… è un po’ strana, ma non è cattiva.
Forse pensa di poter aiutare la sua ragazza.
Quando si accorge che la sto guardando, si avvicina a noi e sento l’accompagnatrice del Distretto 1 irrigidirsi appena.
Wiress mi domanda qualcosa, all’inizio non afferro bene il significato delle sue parole, poi me le ripete e capisco che mi sta chiedendo se per caso ho visto in giro Indigo Cronin – uno degli sponsor che quest’anno si è dato più da fare.
Ci rifletto un attimo, e mi rendo conto che in effetti sì, l’ho visto non troppo tempo fa mentre chiacchierava con Gloss, accanto al bancone del bar.
Subito lei mi ringrazia e si affretta ad andarsene, mentre io torno a guardare la mia amica.
« Lasciala perdere » mi dice Velvet, prendendomi sottobraccio e accompagnandomi verso il rinfresco. « È completamente suonata. Sta cercando di procurare non so che fili per il suo tributo » ride, poi mi passa da bere. « Cibo, acqua, armi. Ecco cosa dovrebbe provare a comprare. Non fili… »
Io la guardo e annuisco assente, in verità sto pensando a come sarebbe diverso essere l’accompagnatrice di un altro distretto.
Uno qualsiasi che non sia il 12 – o l’11.
Con mentori che fanno il loro lavoro senza doverli pregare, nonostante le loro stranezze ed evidenti problemi di salute. Sarebbe tutto più facile e invece mi ostino a non fare domanda per un trasferimento.
Aspetto che siano loro a propormi una promozione, ma se continuo così finirò per restare al 12 per sempre…
E perché la prospettiva non mi sembra poi così tremenda come dovrebbe essere? Forse sento di non meritarmelo veramente… in fondo se non arriviamo mai lontani nei Giochi non è solo colpa di Haymitch.
Devo fare di più…
« Effie? Mi stai ascoltando? »
Annuisco portando il bicchiere alle labbra, e cerco di sorridere, concentrandomi su di lei.
« Stavo dicendo che Christal e Gloss sono appena riusciti a comprare un set di coltelli per il nostro tributo. Non mi sorprende che tutti puntino su di lui… la ragazza era forte ma scarseggiava in cervello. Lui… lui è già un vincitore ».

Meno di sei ore più tardi, mentre io sono di nuovo al mio piano, con il mio mentore e il corpo di Chaff praticamente privo di sensi seduto al tavolo, il suo vincitore salta in aria grazie alla bomba a mano della ragazza del distretto 3, Proxy – bomba creata dal nulla grazie a quello che è riuscita a trovare per strada e ai cavi che le sono arrivati poche ore prima, tramite un paracadute d’argento.
Sinceramente avrei voluto essere con Velvet solo per vedere la sua faccia.
Chaff borbotta qualcosa al suono del cannone e io mi volto a guardarlo, con fare disgustato.
« Haymitch, non può passare la notte qui » è fermo su quella sedia da ore, si è già sentito male due volte e vorrei evitare che finisca per vomitarmi di nuovo sul tappeto.
« Rilassati dolcezza » dice, gettando un’occhiata veloce all’amico mezzo morto – senza riuscire a trattenere un sorriso divertito. « Più tardi lo faccio portare sul suo piano ».
Sbuffo infastidita, la sua presenza mi mette a disagio – non posso togliermi le scarpe, o allentare un po’ la cintura del vestito, o anche solo rilassarmi un pochino sul divano… non finché c’è un estraneo nel mio appartamento. « Non capisco perché Hestia non venga a prenderselo ».
« Perché a lei non interessa » la risposta di Haymitch arriva talmente velocemente che quasi non la registro, me quando sto per rispondere, la voce di Claudius Templesmith cattura la mia attenzione.
Proxy è finalmente uscita dal suo vicolo, armata di bombe e coltelli rubati dal ragazzo del Distretto 1.
Posiziona le mine in punti strategici e poi corre a nascondersi, non appena il ragazzo del Distretto 10 si avvicina alla Cornucopia per sgraffignare del cibo, mette il piede su una di queste e salta in aria, chiudendo finalmente la sessantasettesima edizione degli Hunger Games.
Ho solo il tempo di chiudere gli occhi per un attimo e di tirare la testa all’indietro, prima che il suono dell’ultimo cannone faccia saltare Chaff dalla sedia, disorientato.
Si guarda intorno agitando il moncherino come se fosse un’arma e poi si piega in due, svuotando definitivamente il suo stomaco.
Accanto a me sento Haymitch cominciare una risata, ma il respiro gli si spezza in petto quando riceve una mia gomitata fra le costole.
« Ehi! » si lamenta, ma la mia occhiata lo zittisce.
Mi alzo, ignorando il mentore del Distretto 11 che per quanto mi riguarda potrebbe stramazzare al suolo in questo preciso istante.
Quasi mi dispiace che abbiano fatto pace, almeno prima potevo evitare di dover tornare in camera mia saltellando, per evitare le pozze di vomito.
Cerco di concentrarmi sul fatto che anche quest’anno sia finita, e che nel giro di pochi giorni tornerà tutto alla normalità.

 
A/N2: Ahm, ancora non ho corretto… ma questa prima stesura sono circa 6300 parole. Quindi io evito di dilungarmi in questa nota.
Dico solo che sono successe parecchie cose, spero di non aver messo troppa carne sul fuoco.
Fra Lysander all’inizio, l’aggressione, Plutarch, Wiress e via dicendo…
Non so quando aggiornerò Petrichor, se dopo questo capitolo o se scriverò prima i 68th Hunger Games. Vedrò cosa mi riuscirà più facile :)
Dico solo che durante i prossimi Giochi qualcos’altro di importante sta per succedere, che scatenerà una serie di cose.
Finnick c’entra qualcosa, ma non solo questo.
Grazie mille e alla prossima!
 

x Lily

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Capitolo 9
*** 68th Hunger Games ***



A/N: una piccola parte di questo capitolo è stato ripreso da una OS, ho cambiato parecchie cose, tra cui POV (era da quello di Haymitch) edizione e anche arena.
Plum, il tributo femmina che ho estratto quest’anno, è appena sopravvissuta alla sua prima notte nell’arena.
Ha trovato riparo su un albero e non è ancora scesa.
L’arena è nuovamente un paesaggio montano; i tributi sono stati lasciati sul fianco di una montagna ricoperta di neve. Alcuni hanno continuato a salire, altri sono scesi.
Il ragazzo di quattordici anni, Leo, non ha superato il bagno di sangue, ma Plum non ha nemmeno provato a sostenerlo.
Non appena il cannone ha segnato l’inizio dei Giochi, ha cominciato a correre nella direzione opposta alla Cornucopia più in fretta che poteva.
Dopo una brutta scivolata è rotolata sulla neve per diversi metri, ma non ha riportato grosse ferite, solo qualche livido.
Una volta ai piedi della montagna, la neve è molto più rada. L’arena continua ad estendersi per poco, sotto forma di un fittissimo bosco che ne delinea il confine.
Ha diciotto anni, è molto leggera e ha una discreta agilità. Riesce a passare da un albero all’altro senza dover scendere a terra, e questo la aiuterà moltissimo, sempre che riesca a trovare da mangiare e da bere.
Sia io che Haymitch siamo al rinfresco, lui ha cercato qualche sponsor che potesse provvedere almeno ad un po’ d’acqua, ma non ha avuto molta fortuna.
Ora l’ho perso di vista, ma non sono preoccupata.
Ho altro per la tesa: mia madre non risponde al telefono, le ho lasciato almeno dieci messaggi dove le chiedevo di richiamare, ma non lo ha ancora fatto.
Se Haymitch non dovesse trovare nessuno, lei sarà la mia unica speranza…
Finalmente lo trovo, è ad un tavolo con Chaff – ovviamente.
E io che credevo stesse sul serio cercando di fare qualcosa.
Mi avvicino per sedermi con loro, poggiando la mia colazione sul tavolo e passando lo sguardo da uno all’altro.
Sono entrambi un po’ alticci, ma ancora ben lontani dall’essere ubriachi.
« Chaff » lo saluto, prima di rivolgermi ad Haymitch. « Hai trovato qualcuno per la ragazza? »
Lui fa una smorfia che credo stia a significare no e continua a bere il suo caffè corretto.
Il mentore del Distretto 11 ha una pessima influenza su di lui. Haymitch è già sgarbato quando è da solo, ma in sua compagnia lo diventa ancora di più.
Chaff fa una mezza risata, dando ad Haymitch una gomitata sul braccio. « Andiamo Mitchy, la signora ti ha fatto una domanda ».
Ho sentito il mentore chiamare così Haymitch altre volte e so che detesta questo soprannome, lo vedo stringere la mascella con la coda dell’occhio.
« No » sillaba lui, rivolgendosi però all’amico. « Immagino che tu invece abbia trovato centinaia di sponsor disposti a pagare per i tuoi tributi » c’è una punta di acidità nel sarcasmo e lo sguardo di risposta di Chaff non mi piace affatto.
Si conoscono da diciotto anni ormai, Haymitch era un ragazzino quando Chaff lo ha preso sotto la sua ala protettrice, iniziandolo all’alcol. Immagino che dopo tutto questo tempo i litigi siano una cosa normale con cui hanno imparato a convivere.
« Veramente ho trovato qualcosa » ribatte tagliente il mentore dell’11 e l’espressione stupita sul volto di Haymitch mi fa quasi tenerezza.
Non mi stupisco più di tanto.
Quest’anno lui e Seeder hanno fra le mani una coppia di diciottenni, entrambi con parecchi muscoli e una buona resistenza fisica.
Invece di replicare, Haymitch infila la sua forchetta nella mia macedonia e infilza un paio di mirtilli, portandoseli poi in bocca.
Se il mio sguardo potesse uccidere, adesso lui sarebbe sicuramente morto.
« Che c’è? » mi chiede come se niente fosse, prendendo a distruggere un muffin con i denti della forchetta. « Tanto non li mangi comunque ».
Chaff gli rifila uno sguardo infastidito e io vorrei fargli un discorsetto sulle buone maniere e di come non sia affatto educato rubare il cibo dai piatti altrui, ma non ho il tempo di farlo, perché dalle nostre spalle arrivano dei gridolini eccitati.
Ormai riconosco i segnali, ma mi volto lo stesso per vedere uno stormo di sponsor saltellare attorno a Finnick, che ormai ha completamente perso l’aria da ragazzino.
Sorride a tutti, rispondendo alle mille domande che gli vengono poste.
Di solito i mentori dei Distretti Favoriti fanno i turni per venire qui ogni anno, ma Finnick non ne ha saltato nemmeno uno da quando è stato incoronato vincitore.
La Capitale lo ama, lo vuole. Non credo gli permetteranno mai di perdersi un’edizione del programma.
Gli sponsor fanno a gara anche solo per stringergli la mano.
E poi al suo fianco ecco che come sempre spunta Bart, che cerca di fargli spazio per farlo respirare, come se fosse una guardia del corpo.
Non credo che proteggerlo dagli ammiratori sia un compito che gli spetti, ma non posso esserne sicura, non ho mai avuto problemi del genere con Haymitch… semmai il contrario.
Mi ritrovo a sorridere divertita, mentre continuo a vedere Bart che si affatica a tenere a bada tutti e chiede un intervento d’emergenza da parte di Sol, il quale praticamente si precipita a sollevare una donna che si è messa a gattoni, per poter baciare le scarpe di Finnick.
« Anche tu hai perso la testa per Odair, bambolina? » la voce di Chaff mi riporta alla realtà e torno a voltarmi verso di loro, mentre il sorriso sparisce. « Perché quella faccia? Che c’è, non puoi permettertelo? »
Il mio cervello ci mette qualche secondo ad elaborare le sue insinuazioni, e quando lo fa rimango immobile a fissarlo.
Dal suo sguardo non sembra affatto che stia scherzando.
Per cercare una qualche sorta di conferma volto solo la testa verso Haymitch, è rimasto con il braccio sollevato a mezz’aria, gli occhi fissi sul suo amico e le labbra schiuse. Non so se per la sorpresa o il fatto che stesse per infilarsi in bocca una tartina ai funghi.
Torno a guardare Chaff, che adesso ha stampato sul viso un sorrisetto soddisfatto.
Vorrei potergli rispondere a tono, ma sono una signora e soprattutto sono in una stanza troppo affollata.
« Tu… » mi alzo, sistemandomi le balze del vestito, senza nemmeno guardarlo in faccia « mi disgusti » non ho assolutamente nient’altro da dirgli, quindi li lascio lì, ai loro affari.
Non perdo tempo a tornare al dodicesimo piano del Centro di Addestramento e mi ritrovo a ribollire di rabbia.
So perfettamente che dovrei lasciarmi scivolare addosso l’offesa, che Chaff è soltanto un mentore alcolizzato dal pessimo senso dell’umorismo… ma non ci riesco.
Haymitch avrebbe anche potuto dire qualcosa.
È il suo amico quello.
Cammino avanti e indietro lungo il salotto dell’appartamento stringendo i pugni e digrignando i denti.
Devo trovare un modo per scaricare questa tensione altrimenti potrei esplodere.
Non sopporto che mi si manchi di rispetto in questo modo. Insinuare una cosa del genere è inconcepibile.
Do veramente quest’impressione di me stessa?
Il suono delle porte dell’ascensore che si aprono mi distrae e mi volto velocemente, per fronteggiare Haymitch che entra in salotto.
Porto istintivamente le mani sui fianchi e stringo le labbra in un’espressione furibonda, mentre lui va verso il carretto dei liquori e si versa da bere.
« Hai intenzione di scusarti? » squittisco, senza fare nemmeno un passo.
Lui si volta appena, con un’espressione confusa. « Scusarmi? E perché? Io non ho detto proprio niente… » dice, mentre si avvicina.
« Dovresti scegliere meglio le tue amicizie » sbotto, in maniera veramente poco femminile, ma mi ricompongo immediatamente raddrizzando la schiena. « Se non sei qui per scusarti, allora perché? »
Lo vedo fare un profondo respiro e svuotare con un solo movimento il contenuto del bicchiere. « Quello che Chaff voleva dire era- »
« Oh so perfettamente che cosa voleva dire! » lo interrompo, senza controllare una risata amara.
Haymitch si ferma di nuovo, come ha fatto poco prima al tavolo con Chaff. « Che cosa sai? » ha un tono di voce quasi preoccupato.
Non posso credere che pensi sul serio che io sia così ingenua e sciocca.
« Haymitch, » rilasso le braccia contro i fianchi e mi guardo intorno, con sarcasmo « ti rendi conto di dove vivo? »
Non risponde, ma i suoi occhi grigi sono puntati nei miei.
« Lo hai detto tu, no? Sono della Capitale. Tu passi due settimane all’anno in questo appartamento ad ubriacarti e pensi di sapere meglio di me di come funzionano le cose qui? » il suo sguardo è troppo intenso, quindi mi volto di spalle, incrociando le braccia al petto.
Continua a starsene in silenzio, non so se sia un buon segno.
Abbasso il tono di voce e inspiro lentamente, cercando di fermare le mie mani che hanno preso a tremare leggermente. « Quattro anni fa siamo anche usciti sui giornali. L’ex-fidanzato dell’accompagnatrice del Distretto 1 si è fatto trovare a letto con Cashmere tre settimane dopo la sua vittoria. Conosco moltissime persone che lo fanno ».
Il suo silenzio mi irrita incredibilmente, mi volto di nuovo verso di lui ed è ancora più vicino. Non so che cosa gli stia passando per la testa, ma la sua espressione non mi piace per niente.
« E tu? » mi chiede con una certa sfacciataggine, ma nessun segno di divertimento sul volto. Avrei quasi preferito restasse zitto.
Se Chaff mi aveva offesa, adesso mi ritrovo a sentirmi ferita, ma non devo farlo vedere. Non devo. « No ».
« Non lo hai mai fatto o non ti sei mai fatta beccare? »
È troppo.
La mia mano vola contro la sua guancia e il suono dello schiaffo risuona in tutto il soggiorno.
Sento il palmo bruciare per colpa della sua barba ispida e Haymitch non batte ciglio. Si copre solo un momento il punto in cui l’ho colpito e un segno rosso comincia ad espandersi sulla sua pelle.
Uno dei miei anelli lo ha graffiato, ma non mi interessa.
Rimane immobile a fissarmi, attonito mentre io cerco di riprendere controllo del mio respiro.
« Se ci tieni così tanto a saperlo, » gli dico, senza allontanarmi e stringendo i denti « più volte mi hanno chiesto se volevo la compagnia di un vincitore. Ma al contrario di altri io ho ancora la mia dignità e non ho mai preso in considerazione l’idea di pagare per stare con qualcuno ».
Voglio solo uscire da questo appartamento, quindi gli passo oltre prima ancora che possa ribattere e mi avvio verso l’ascensore.
« Dove stai andando? » mi sento ringhiare dietro, ma non mi volto nemmeno.
« Non voglio vedere la tua faccia per il resto della giornata » pigio con rabbia il pulsante già acceso finché le porte non scorrono su loro stesse e mi permettono di entrare. « Ho bisogno di aria ».
« Non puoi andartene! »
Rido una risata tagliente. « Oh, tu non puoi andartene. Io se volessi potrei anche non rimettere piede in questo palazzo ».
Le porte si chiudono e finalmente posso tirare un sospiro di sollievo.
Forse mi sarei potuta risparmiare l’ultima battuta. So che se potesse, 
Haymitch se ne andrebbe immediatamente, subito dopo la morte del nostro ultimo tributo, e invece è costretto a restare fino alla fine dei Giochi, senza la possibilità di lasciare il Centro di Addestramento.
Raggiungo in fretta l’entrata e i Pacificatori si spostano per farmi passare, mentre mi allontano sul marciapiede, alla ricerca di un taxi.
Non me ne ero mai andata durante i Giochi, ma se fossi rimasta un momento di più penso che non sarei più stata responsabile delle mie azioni.
Ho solo bisogno di staccare la spina per qualche ora.
Sollevo lo sguardo sui grattacieli, dove enormi schermi sono stati posizionati, tutti ovviamente sintonizzati sugli Hunger Games.
Sarà difficile distrarsi…

« Tieni, ti aiuterà a farti rilassare » Lysander fa il giro del divano e mi porge una tazza fumante.
Con un sorriso lo ringrazio e lui prende posto su una poltrona accanto a me.
Sono arrivata nel suo appartamento venti minuti fa e non ho smesso un attimo di lamentarmi e di sfogarmi.
Quasi mi dispiace, ma avevo bisogno di parlare con qualcuno e non potevo chiamare Portia.
Lei mi avrebbe fatta ragionare, non ho bisogno di ragionare. Ho bisogno di qualcuno che mi dia ragione.
Porto la tazza alle labbra soffiando via il sapore, prima di bere un lungo sorso di tisana ai mirtilli.
Mirtilli.
Li detesto, mi danno la nausea. Cerco di buttare giù il più possibile, prima di poggiare la tazza sul tavolino di vetro che ci divide, costringendomi a non fare smorfie disgustate.
« Non mi sono mai sentita così mancata di rispetto » continuo, buttando un occhio alla televisione di tanto in tanto.
Plum se la sta cavando bene, ma comincia ad avere fame. Per la sete se la sta cavando mangiando neve… non so quanto possa farle bene, ma se la tiene in vita allora va bene così.
Le immagini cambiano sul tributo femmina del Distretto 2, ha appena ucciso entrambi i tributi del Distretto 5 con un pezzo appuntito di ghiaccio, e lei e il resto del gruppo dei Favoriti stanno progettando di scendere fino a valle per passare lì la notte.
Un brivido mi percorre la schiena.
Se Plum non si sposta ci saranno buone probabilità che verrà presa da loro. Non sono in molti ad essersi rifugiati nel bosco. Solo lei, il tributo maschio del Distretto 11 e entrambi del Distretto 9.
Non so come abbiano fatto a non incontrarsi ancora.
In un paio d’ore la mia parrucca finisce sul cuscino del divano, è troppo pesante per continuare a tenerla e non c’è motivo di farlo.
« Se sei così stanca del tuo lavoro perché non ti licenzi? » per Lysander è tutto così semplice; certo, sarebbe facile mollare e lavarsene le mani.
Scuoto la testa, inspirando piano e passandomi una mano fra i capelli, senza levare gli occhi dallo schermo. « Non è il lavoro il problema ».
« E allora fai un reclamo, o una domanda di trasferimento. Non devi per forza continuare a lavorare con il Distretto 12 se non vuoi. Ormai sono nove anni che ci perdi tempo dietro, non potrebbero rifiutarsi » mi scruta con uno sguardo intenerito e gli sorrido di rimando. So che vorrebbe aiutarmi, ma dubito riesca a capire.
« È una questione di principio » dico, sistemandomi meglio e togliendomi anche le scarpe per poter sollevare i piedi sul divano. « Non posso perdere la speranza. Ho promesso a mio padre che non lo avrei fatto… »
Lysander sospira, nascondendo un sorriso. Sa quanto sono testarda e sa anche che non riuscirà a farmi cambiare idea. Quindi tanto vale non provarci nemmeno.
Il resto della giornata passa tranquillamente, pranziamo insieme e io cerco di distrarmi il più possibile, tenendo sempre sotto controllo la situazione nell’arena.
Dalle labbra di Lysander esce un lamento quando inquadrano il tributo maschio del Distretto 6 che uccide a mani nude il ragazzo del Distretto 3, prima di azzannarlo ad un braccio.
Chiudo gli occhi e distolgo lo sguardo, cercando di pensare a qualcos’altro.
È il terzo tributo che uccide e poi divora – sono costretti a farlo allontanare con la forza per poter riprendere il cadavere del quindicenne.
« È disgustoso » commenta Lysander, voltando pagina ad una rivista di moda.
Io riapro gli occhi solo quando sento che la voce di Claudius commenta come le trappole dei tributi del 4 funzionino perfettamente nonostante si trovino sulla neve.
Annuisco alla sua affermazione e allungo il collo quando mi indica qualcosa sulla rivista.
È una giovane ragazza con un abito lungo fatto di piume coloratissime, è incantevole ma dubito che indosserei mai una cosa del genere.
Gli abiti lunghi non fanno per me, preferisco di gran lunga mettere in mostra le gambe.
Dopo un attimo, però, mi rendo conto che non sta indicando il vestito, ma i capelli della ragazza.
Sono di un rosso sangue molto intenso, raccolti in una lunghissima coda alta, con un’infinità di rose bianche infilate nell’acconciatura.
Sollevo lo sguardo dalla pagina al suo viso, con una domanda muta negli occhi.
« Questo colore ti starebbe divinamente » mi dice, allungando poi una mano per toccare una ciocca dei miei capelli.
La rigira fra le mani e la studia per un attimo, prima di lasciarla cadere di nuovo sulle mie spalle.
« Non ho molte parrucche rosse, in effetti » dico, prendendo la rivista dalle sue ginocchia e poggiandole sulle mie, cominciando a sfogliarla distrattamente.
« Non stavo parlando di parrucche, lo sai » il suo tono scherzoso nasconde il suo vero intento e mi volto verso di lui, facendo roteare gli occhi.
« Lo so, e tu sai perfettamente come la penso a riguardo » mi sporgo verso di lui per poggiargli un bacio sulle labbra, che è il mio modo carino per dire « caso chiuso ».
I miei capelli sono sempre stati il mio punto debole, anche se ormai è diventata una specie di prova che i miei partner devono superare.
Accetta i miei capelli e la prova è superata.
Lysander mi fa tenere la parrucca anche a letto, ma almeno non si lamenta se ogni tanto la tolgo durante la giornata.
Se fosse per mia madre potrei farmela cucire al cranio. Era l’unica cosa su cui lei e il mio ex si trovavano d’accordo.
Alla fine è stato anche il motivo per cui lui mi ha lasciata.
Che spreco di tempo ed energie.

Prima di cena me ne vado, perché voglio vedere come vanno le cose al Centro di Addestramento.
Rimango al rifresco, non ho ancora intenzione di rivedere Haymitch, sperando che lui sia ancora nell’appartamento.
Chaff sta chiacchierando allegramente con Blight e Mags.
Dopo qualche secondo mi rendo conto di starli fissando un po’ troppo intensamente e distolgo lo sguardo, concentrandomi su una fontana di cioccolato.
Se potessi vivrei di fragole ricoperte di cioccolata.
Mentre decido di prenderne una seconda porzione, però, mi passano di fianco Lamia e Antonia. Non faccio in tempo a ritirare la mano e a fare finta di starmi sistemando la parrucca che subito le sento ridacchiare e fare battute sui miei fianchi.
Niente bis di dessert, a quanto pare. Non qui almeno, ma questo significherebbe tornare di sopra…
Non sono sicura che una ciotola di dolce valga il dover rivedere Haymitch.
Mentre ci penso su, un vociare indistinto cattura la mia attenzione.
Sollevo lo sguardo su uno dei maxischermi per rendermi conto che il tributo del Distretto 6 ha ucciso anche la ragazza del Distretto 11 e adesso si prepara di nuovo per banchettare col suo cadavere.
Chino gli occhi sulla fontana di cioccolato e mi concentro per pensare ad altro.
Il vociare si affievolisce, le immagini cambiano e mi guardo intorno. Con lo sguardo cerco Phoebus, l’accompagnatore del 6 e invece trovo i suoi mentori.
È difficile non notarli.
Carter ha vinto il secondo anno che io ho fatto da accompagnatrice e adesso sta parlando sottovoce all’orecchio di Alyss, che invece ha vinto i suoi giochi più di trent’anni fa.
Lei tiene gli occhi fissi sul maxischermo, ma annuisce lentamente.
Non posso non indugiare con lo sguardo sulla lunga cicatrice che le sfregia il viso. Così come Chaff, anche lei ha deciso di non farsi sistemare chirurgicamente. Anche se mi hanno detto che la sua cicatrice risale a molto prima dei Giochi.
Con tutto il polverone che ha alzato il loro tributo, molti fra sponsor e accompagnatori si sono presi la briga di voler discutere con loro.
Prima che succeda altro, mi decido e vado verso l’ascensore con l’intenzione di tornare al dodicesimo piano.
Appena le porte si aprono, vedo Haymitch che attacca il telefono infastidito e un’orribile sensazione mi percorre come una scossa elettrica.
Ho un pessimo presentimento.
Si volta verso di me e mi osserva in silenzio, senza dire una parola torna al divano e io mi precipito al telefono. « Chi era? » gli chiedo, con un filo di paura nella voce.
Haymitch si volta confuso verso di me e si stringe nelle spalle. « Non ne ho idea. Qualcuno che aveva voglia di scherzare; cercavano una certa Euphemia, come se esistesse qualcuno con questo nome ».
Il sangue mi si ghiaccia e quasi non riesco a parlare. « E che cosa hai fatto? » è una domanda assolutamente inutile, dal momento che l’ho visto con i miei occhi.
« L’ho mandata al diavolo… »
Le mani mi coprono la bocca mentre cerco di non mettermi a piangere. Una giornata, una sola giornata e va tutto in fumo.
« Sei un incosciente! Uno sconsiderato, come- perché? Perché? » devo respirare. Devo riprendermi.
No, devo sistemare la situazione.
Riprendo in mano il telefono e prendo a comporre un numero.
Mi passo automaticamente una mano fra i capelli, con fare nervoso, e la parrucca s’inclina tutta di un lato ma non ci do alcuna importanza.
Finalmente dall’altro capo del telefono arriva la voce di mia madre.
« Mi dispiace infinitamente » non le do nemmeno il tempo di salutarmi, ma lei non sembra badarci.
« Ti rendi conto di con che razza di individui hai a che fare? » la sua voce è alterata, è offesa e non posso darle torto.
« Lo so. Mi dispiace, » le ripeto, senza guardare in faccia Haymitch « non accadrà mai più una cosa del genere, te lo prometto ».
« Scusarsi è inutile, non capisco come tu possa lavorare in queste condizioni ».
Annuisco anche se lei non può chiaramente vedermi e porto una mano alla bocca, mordendo la plastica delle unghie finte.
Quando me ne rendo conto allontano subito la mano. Era dall’adolescenza che non mangiavo le unghie… « Mi dispiace, madre » mi scuso per l’ennesima volta, con il tono di suppliche migliore che abbia mai usato. « Ti prego, devi capire che è solo uno zotico del Distretto 12. È ubriaco tutto il giorno e la maggior parte del tempo non sa nemmeno cosa sta facendo ».
Non dovrei parlare così di Haymitch di fronte a lui, ma devo recuperare al più presto il consenso di mia madre. Mi sento terribilmente in colpa, e mortificata sia verso di lei che verso di lui adesso.
Perfetto
« Dovresti lamentarti, fare qualcosa ».
« Lo so ».
« Non sono sicura che questo sia un posto adatto a te ».
« Lo so ».
Sento mia madre sospirare dall’altro capo del telefono. « E va bene… per questa volta lascerò correre. Ho ascoltato i tuoi messaggi e ho già inviato una piccola somma di denaro… ma conosci le regole, Euphemia ».
Annuisco di nuovo e di nuovo mi sento una stupida perché non può vedermi, ma il cuore riprende a battere ad un ritmo normale. « Grazie, madre ».
Appena la telefonata s’interrompe, vado immediatamente al carretto dei liquori e verso in un bicchiere del whiskey – il preferito di Haymitch.
Torno al divano e glielo porgo stando attenta a non versarlo, visto che è pieno fino all’orlo. « Non avrei voluto dire quelle cose su di te al telefono. Perdonami ».
Haymitch prende il bicchiere e ne butta giù metà con un sorso solo.
Credo che sia il suo modo per dirmi « non fa niente ».
Mi siedo accanto a lui e lo guardo con fare un po’ apprensivo.
Il suo viso sta bene ora, la barba è appena più lunga e non c’è traccia dello schiaffo – solo un piccolo segno rosso dove l’anello lo ha colpito.
Si alza solo quando il suo bicchiere è vuoto e va a prendersene dell’altro.
Recupera l’intera bottiglia e un altro bicchiere, che poi mi porge dopo averlo riempito.
Solo un sorso non mi farà male, non posso rifiutare.
Poggio le labbra al vetro e lascio che il liquido si versi sulla mia lingua.
Il bruciore è istantaneo e l’amaro del whiskey mi invade la bocca, infiammandomi la gola.
Lo detesto…
Le labbra mi si contorcono in un’espressione disgustata mentre lo lascio perdere sul tavolino e torno a sedermi composta.
« Quindi, » comincia lui, una volta che si è sistemato accanto a me « Euphemia? »
A quanto pare vuole lasciar perdere il discorso cominciato questa mattina.
Sicuramente è meglio così. « Era mia madre » rispondo, gravemente, prendendo a guardare la televisione.
« Sì, lo avevo capito. Non potevo averne idea. Le ho attaccato il telefono in faccia, tu ti sei scusata… non vedo dov’è il problema » Haymitch abbandona del tutto il bicchiere e beve un lungo sorso dalla bottiglia, socchiudendo appena gli occhi.
Mi ritrovo quasi come ipnotizzata a fissare il suo pomo d’Adamo che si alza e si abbassa mentre beve e mi chiedo come diavolo possa fare a bere quella roba come se fosse acqua.
Sento un formicolio caldo nello stomaco e distolgo lo sguardo, che l’alcol stia già facendo effetto?
« Il problema, Haymitch, » dico e  mi sforzo di tornare a guardarlo, lui sembra capire che è qualcosa di serio e cala la bottiglia « è che mia madre è una persona estremamente sensibile alle offese! »
Sbuffa infastidito e beve un altro sorso, io faccio roteare gli occhi.
« E chi credi che faccia donazioni al Distretto quando uno dei tributi sopravvive al bagno di sangue? »
Si ferma quasi soffocando e comincia a tossire.
Si pulisce la bocca con il dorso della mano e mi scruta attentamente, non capisco il motivo. « Tua madre sponsorizza il distretto? »
Annuisco, sistemandomi meglio a sedere e prendendo a guardarmi la punta dei piedi. « Prima lo faceva mio padre » dico, cominciando a contorcere le dita delle mani. « Poi, quando è venuto a mancare, sono riuscita a convincere mia madre a continuare a sponsorizzare il distretto; a patto che una volta finiti i Giochi io le ridia tutti i soldi che ha investito » non è legale, ma questo non c’è bisogno di specificarlo. « Ovviamente sempre che il Distretto 12 non sia il Distretto vincitore ».
Ma il Distretto 12 non è mai il Distretto vincitore.
Questo, però, me lo tengo per me.
« Non dona mai grosse quantità di denaro, anche perché altrimenti non riuscirei a ripagarla. Però in genere è sufficiente a comprare acqua o cibo… » spiego abbassando la voce. Mi crea disagio parlarne. « L’ho chiamata questa mattina ma era impegnata e le ho lasciato diversi messaggi. Poi dopo quello che è successo mi è passato di mente ».
Prendo coraggio e smetto di fissarmi le scarpe, ignorando il lieve calore che comincio a sentire di nuovo nello stomaco. Possibile che un sorso di liquore abbia un tale effetto? « Volevo chiederle dei soldi per comprare qualcosa da farle mangiare, ha già mandato la somma in via anonima ».
Haymitch respira lentamente attraverso le narici e stavolta continua a guardarmi mentre porta la bottiglia alle labbra per l’ennesima volta, nel suo sguardo c’è qualcosa di diverso. Sembra quasi in pena per me.
Vorrei poter bere anche io, ma l’ultima volta non è finita molto bene…
« Non ne vale la pena, Effie » mi dice con convinzione, distogliendo finalmente lo sguardo.
Realizzo solo adesso che è la prima volta in nove anni che mi chiama con il mio nome.
Non so per quale motivo ma la cosa mi demoralizza ancora di più.
Fa sembrare l’inutilità dei miei sforzi ancora più reale.
Non posso smettere di crederci, però, perché altrimenti quello che passo qui sarebbe sul serio solo tempo perso. « Invece sì, se aiuta i bambini » nella mia voce risuona la sua stessa convinzione.
« Sei cocciuta » ribatte immediatamente e la sua velocità mi porta un sorriso quasi orgoglioso sulle labbra. Ha ragione, lo sono e non ho intenzione di cambiare idea.
Prima o poi vinceremo e io non me ne andrò di qui finché non succederà.
Haymitch ha svuotato la bottiglia e si alza probabilmente per andare a prenderne un’altra, ma barcolla in avanti e ricade a peso morto sul divano.
Si passa una mano sul viso e scuote vigorosamente la testa, prima di ritentare.
Lo aiuto ad alzarsi, e lui si regge saldamente al mio braccio.
La presa è solida ma non è affatto dolorosa, non capisco come ne sia capace.
Pensa di potersi reggere in piedi e comincia ad avviarsi verso le porte dell’ascensore. « Dove stai andando? Non puoi andare in giro in questo stato » gli faccio notare, ma lui solleva una mano per zittirmi e quella stessa mano la porta alla bocca dello stomaco.
Gli vado in contro per evitare che cada sul pavimento, ma lui mi afferra per le spalle e mi solleva da terra con una facilità disarmante.
Mi sposta, rimettendomi a terra, con la schiena contro la parete.
Ha un aspetto pessimo e barcolla di nuovo in avanti. Non riesce bene a reggersi in piedi e per restare in equilibrio poggia la sua fronte contro la mia.
Il mio stomaco si contorce disgustato quando il suo fiato che sa di liquore arriva al mio naso e gli occhi quasi lacrimano.
« Ti prego, non vomitarmi addosso… » lo supplico, con un filo di voce, mentre lui scuote appena la testa, con la fronte ancora contro la mia.
Mi sto tenendo lontana, spingendo le mie spalle contro la parete, ma non posso pretendere di attraversarla.
« Aspetta qui » dice, sollevando la testa ma continuando a tenersi aggrappato alle mie spalle. Non sono sicura che sia una buona idea. « Anche se non ne vale la pena, tua madre ha sganciato… vado a spedirle qualcosa da mettere sotto i denti ».
Un’altra zaffata del suo alito mi costringe a respirare con la bocca e dal momento che non riesco a continuare a guardarlo negli occhi, il mio sguardo scende fino a raggiungere le sue labbra.
Pessima mossa, perché adesso il mio stomaco si contorce per motivi ben diversi.
Devo seriamente stare lontana da quel liquore.
Ha un pessimo effetto su di me…
« Non riesci nemmeno a tenerti in piedi, aspetta fino a domani » gli dico, cercando di controllare il respiro e mi torno a guardarlo negli occhi.
Sono troppo vicini, troppo grigi.
Forse è meglio se provo a concentrarmi sul naso.
« Non arriverà a domani, dolcezza » dice e questo mi fa decisamente perdere interesse.
Chiudo gli occhi e mi costringo a voltare la testa di lato; Haymitch fortunatamente afferra il segnale e si allontana, infilandosi nell’ascensore.
Spero solo non si senta male prima di riuscire a trattare la consegna.

Poco più tardi sono sul divano, da sola, a guardare Plum che affonda i denti in una grossa pagnotta e la divora come se non avesse mai mangiato nulla di più buono.
Sulle labbra mi balla un sorriso e continuo a sfogliare distrattamente una rivista da parrucchieri.
Sto cominciando a credere che forse alla fine sono solo capelli…
Se Lysander ci tiene così tanto posso fare un tentativo, forse.
Penso alla parrucca che ora è poggiata con cura su una delle teste di ceramica in camera mia. Ho avuto il tempo di spogliarmi e farmi una doccia, ora che il cibo è stato consegnato non dovrebbe metterci così tanto.
Subito dopo che la mia mente ha formulato questo pensiero, le porte dell’ascensore si aprono e io sollevo lo sguardo su Haymitch che rientra.
Il passo non è molto sicuro, e si ferma un attimo per essere sicuro di essere al piano giusto.
« Bel lavoro » gli dico, dandogli conferma di dove si trova.
Lui solleva il braccio con il pollice alzato e poi si lascia cadere sul divano, facendomi quasi saltare sul cuscino.
« Hai vomitato su qualcuno mentre tornavi? » la mia domanda non richiede certo una risposta, ma lui si mette a sedere meglio, con fatica.
« Non ne sono sicuro » sollevo un sopracciglio, spostando solo gli occhi su di lui e Haymitch si indica la testa. « Forse era una pianta, o una con un cappello… non lo so ».
Una mezza risata mi sfugge dalle labbra, ma muore quando lui allunga una mano per toccarmi i capelli. Senza rendermene conto sto trattenendo il respiro. « Che stai facendo? » gli chiedo, con un tono pacato.
« Mi piacciono » è decisamente ubriaco. « Non pensavo fossi rossa sotto le parrucche ».
Rabbrividisco inorridita e gli faccio allontanare la mano. « Primo, hai già visto i miei capelli e secondo, non sono rossi. Sono biondo fragola ».
La risata che ne segue mi mette a disagio. « Non esiste un colore del genere. Te lo sei inventata… »
« Assolutamente no! » non posso credere di star veramente discutendo su quest’argomento.
C’è un attimo di silenzio in cui lui continua a fissarmi e il suo sguardo si fa di nuovo troppo pesante. Non capisco che cosa ci sia di così strano questa sera, ma non riesco a darmi un contegno.
Non posso essere veramente attratta dal mentore alcolizzato del Distretto 12. Deve avermi messo qualcosa nel liquore che mi ha passato prima.
« Non sembri della Capitale, sembri addirittura umana così ».
Addirittura umana.
« Haymitch, i capitolini sono esseri umani, sai? » riesce a farmi cambiare idea così velocemente che ho quasi le vertigini.
Quando mi fa il verso capisco che non c’è possibilità di comunicare, è ubriaco perso; quindi lo lascio stare e mi alzo per andare a dormire.
Non cambierà mai.
Vado a letto, ma non dormo.
Continuo a guardare la televisione senza che il sonno riesca a farmi chiudere occhio.
Sono troppo agitata per come stanno andando le cose.
I Favoriti hanno cambiato la loro tattica e adesso stanno battendo le strade del bosco, nonostante sia notte fonda.
Hanno già ucciso parte dei tributi, ma Plum ha continuato a nascondersi sugli alberi, in silenzio.
Quando si sono allontanati è scesa e ha finalmente deciso di cominciare a scalare la montagna.
Fa talmente freddo che la sua pelle è diventata blu.
Io sono sotto le coperte a bere tè caldo e a mangiare fragole ricoperte di cioccolata
Mi si chiude lo stomaco e non riesco a mandare giù nemmeno un altro boccone.
Col fiato sospeso seguo i suoi movimenti quando la telecamera la inquadra; non sono in molti ad essere attivi in questo momento.
La maggior parte di loro ha trovato un riparo e sta cercando di dormire, sperando probabilmente di non morire assiderato o sbranato da qualche ibrido pronto ad attaccare.
Spero con tutto il cuore che riesca a passare questa notte, ma comincio a credere che Haymitch abbia ragione, quando vedo che si sta avvicinando a Titus, il tributo del Distretto 6.
Sta dormendo ora, ma temo possa svegliarsi da un momento all’altro.
Plum è ancora abbastanza lontana, però un rumore improvviso fa sobbalzare lei e me, contemporaneamente.
Le immagini cambiano e adesso riprendono una valanga che scende veloce lungo il fianco della montagna, travolgendo chiunque trovi sul suo percorso.
La ragazza non può ancora capire di cosa si tratti, ma io so già che lei è in traiettoria e anche se sapesse che cosa si sta avvicinando, non riuscirebbe comunque ad allontanarsi abbastanza velocemente.
Quando arriva, la valanga travolge lei, Titus, e altri tre tributi che si erano rifugiati nelle vicinanze.
Cinque cannoni sparano uno dopo l’altro.
Levo l’audio alla televisione e resto in attesa; il mio cuore cerca di tornare ad un ritmo regolare e l’unico suono che riesco a sentire è quello del mio respiro.
Sto aspettando, non ci vorrà molto per capire se Haymitch è ancora sveglio o ha già perso i sensi.
Chiudo gli occhi dopo un’altra manciata di secondi e poggio la schiena al cuscino. Evidentemente già dorme.
Poi il suono di decine di bottiglie infrante passa sotto la porta e i miei occhi si aprono lentamente.
Striscio fuori dalle coperte, avvolgendomi la vestaglia al corpo e fermandola in vita con un nodo.
Infilo un paio di pantofole per evitare che le schegge di vetro mi s’infilino nei piedi ed esco dalla mia stanza, fermandomi appena prima di entrare in salotto.
Haymitch è in piedi, accanto al vassoio dei liquori ormai rovesciato per terra.
L’odore di alcol è insopportabile, ma lui non sembra nemmeno accorgersene.
Passa lo sguardo su di me, partendo dalle caviglie fino a fermarsi sui miei occhi e le sue labbra si tirano in un sorriso amaro e triste. « Te lo avevo detto… »
Chino la testa, sospirando.
Quando finirà?
Non può andare avanti così per sempre, no?
Poi mi ricordo che il Distretto 12 non ha un nuovo vincitore da diciotto anni e mi dico che forse , potrebbe andare avanti così per sempre…
Perché ci tengo tanto a questo lavoro? Non si tratta del Distretto a cui sono stata assegnata, solo uno su ventiquattro vince e anche con una promozione, non cambierebbe nulla.
Non ho una risposta alla mia domanda, ma so che non voglio andarmene. Voglio vedere uno dei miei tributi tornare a casa. Almeno uno…
E forse non è vero, forse se cambiassi non sarebbe la stessa cosa.
Forse continuerei a sperare in una vittoria del Distretto 12.
Così almeno per una volta Haymitch potrebbe passare una notte tranquilla.
« Andiamo a dormire » gli dico, allungando una mano verso di lui.
Non sembra completamente ubriaco. Si regge in piedi sicuramente meglio di prima, ma prende comunque la mia mano e si fa guidare fino alla sua stanza.
Quando provo ad andarmene, dopo averlo messo a letto, mi afferra un polso e mi costringe a sedermi accanto a lui.
Non ha la voce per chiedermi di restare, ma io non ho voglia di dormire da sola questa notte. Mi stendo sopra le coperte, dandogli la schiena.
La stanza puzza come una distilleria, ma di certo il salotto ora non ha un odore migliore e credo che avendo lasciato la porta della mia camera aperta, presto l’olezzo s’infiltrerà ovunque e l’intero appartamento dovrà essere pulito da cima a fondo.
Chiudo gli occhi sperando di addormentarmi in fretta, dopo un po’ comunque mi ci abituo e non ci faccio quasi più caso, comincio a registrare quest’odore pungente di liquore come qualcosa di familiare e finisco per associarlo ad Haymitch e non mi dà più fastidio.

 
A/N2: Io volevo farlo breve ahahahahahahahah.
No sul serio… non mi prendo più in giro da sola. È venuto più lungo del precedente…

Sono quasi le cinque del mattino. Io non sto bene.
L'ha chiamata per la prima volta Effie *-----*
Se ve lo state chiedendo, biondo fragola è più o meno così :3
Effie Trinket comunque ci tiene a farvi sapere che:
I’m not a redhead, I’m a strawberry blondie. Do your reserch.
#parte la sigla di Sherlock#
Dopo questo sclero momentaneo… niente. Allora, Chaff all’inizio è un bastardissimo! E lo schiaffo Haymitch se l’è tirato proprio dalle mani!
Lysander non è cattivo. Lo disegnano così. No, seriamente. È una brava persona. Una brava persona capitolina e Effie ci tiene a lui. Però ormai è palesemente cotta di Abernathy u.u
E poi Haymitch sa dei mirtilli e gli piacciono i suoi capelli e invece Lysander non sa niente e gne gne gne. 
Mi serve aiuto. Salvatemi.
La scena di loro due vicino l’ascensore mi è piaciuta da scrivere *-* ero lì a dire: ora li faccio baciare *-* … ma poi mi sono ricordata di sapere perfettamente quando si baciano per la prima volta e no, non è quando pensate voi u.u
Da oggi in poi alcol = Haymitch = buono … anche no, tornerà a detestare la puzza… ma un po’ di meno.
Ci tengo a dire una cosa! Il personaggio di Alyss (la mentore del D6) è la protagonista di una stupendissima long in corso di un’amica, vi lascio >> qui << il link al suo primo capitolo.
A prestissimo! Il prossimo capitolo avrà altre crisi esistenziali di Effie, e Portia comincerà ad infilarci pure lei il naso… nel mio headcanon Cinna e Portia sono gli Hayffie shipper #3.
Solo perché la #2 sono io e la #1 è Elizabeth Bansk XD
 

x Lily

 

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Capitolo 10
*** 69th Hunger Games ***



A/N: Metto le mani avanti dicendo che ieri pomeriggio ho detto alla mia ragazza, tutta contenta: “evviva, questa volta mi sa che ce la faccio a contenermi nelle 4000 parole!” e sono finita a scriverne PIU’ DI 7000 ~ 7436 per la precisione.
Una martellata sulle gengive per me a correggerle, ma finché voi siete contenti, io sono contenta.
Perché voi siete contenti, vero? Perché se io mi fondo il cervello e poi voi pensate che scrivo troppo, allora ditemelo che mi do sul serio una regolata!
Ma passiamo oltre e veniamo al capitolo!!!

Il telefono continua a squillare ininterrottamente da dieci minuti e Haymitch sta cominciando a spazientirsi. « Hai intenzione di rispondere? »
Io scuoto la testa, mentre alzo il volume della televisione tentando di ignorare il trillo incessante.
Haymitch si alza e va al telefono, afferrandolo e sradicandolo dalla parete.
Tutto tace per qualche momento, io non reagisco in alcun modo, anzi, mi sento sollevata. « Grazie » gli dico, poi gli faccio cenno di raggiungermi sul divano. « Vieni, il riepilogo delle interviste è quasi finito ».
Sembra quasi che voglia restare lì impalato, poi decide di tornare a sedersi accanto a me. « Vuoi dirmi che sta succedendo? »
Da quando è così curioso? Scuoto di nuovo la testa, senza voltarmi. « Nulla che ti riguardi ».
È sufficiente per non fargli fare altre domande e posso concentrarmi sulla televisione.
Sunny è già sul palco, sorridente e timida, avvolta in un meraviglioso abito celeste come i suoi occhi.
« Allora, come pensi di cavartela nell’arena? » le sta chiedendo Caesar, con un tono dolce, quasi paterno.
Ho estratto un’altra tredicenne quest’anno.
« Posso nascondermi » risponde lei, tenendo sempre il sorriso sulle labbra e rivolgendosi al pubblico, come le ho detto di fare questa mattina. « E so riconoscere molte piante velenose, perché mio padre vende erbe al mercato e mi ha insegnato a distinguerle ».
Ora che sono sull’argomento famiglia, ci restano ancora un po’, finché i suoi minuti scadono e Caesar la saluta prendendole le mani e soffiandoci sopra un bacio.
Le immagini cambiano subito sul ragazzo quindicenne che prende posto accanto all’intervistatore. « Dustin, » comincia lui con un tono un po’ più serio « che cosa hai da dirmi? Anche tu hai qualcuno che ti aspetta a braccia aperte a casa? »
Lui però scuote la testa e sento Haymitch agitarsi nervosamente accanto a me. Gli poggio una mano sul braccio in segno di conforto e lui non la scaccia via. « Eravamo solo io e mio padre » racconta gravemente, guardando dritto nelle telecamere. Sul suo viso non c’è nemmeno l’ombra di un sorriso. I lineamenti sono duri, tirati in un’espressione serissima. Gli occhi grigi sono emozionati. « All’inizio di quest’anno la miniera di carbone dove lavorava è esplosa e non è riuscito a salvarsi ».
Ci sono una serie di « oh! » da parte del pubblico. Bene, se conquista i cuori di qualche capitolino e sopravvive al bagno di sangue, c’è qualche possibilità che Haymitch riuscirà a trovargli degli sponsor.
« Beh, allora devi tornare a casa per poterti creare una famiglia tutta tua! » lo incita Caesar, stringendogli una spalla.
Finiti anche i suoi minuti, l’intervistatore gli fa i suoi migliori auguri, e lo schermo diventa nero.
Tutti e ventiquattro i tributi sono sulle loro piattaforme, si guardano intorno studiando l’ambiente circostante, mentre parte il conto alla rovescia.
Mi sistemo meglio sul divano, respirando lentamente e allungandomi a prendere il caffè che avevo lasciato sul tavolino poco prima.
Le immagini dell’arena sono spettacolari. È un deserto immenso, dune e sabbia si estendono per un raggio di diversi chilometri.
Trovare acqua sarà impossibile.
Un bel cambiamento rispetto alla montagna dello scorso anno.
Mancano trenta secondi e le immagini cambiano di nuovo, inquadrando delle sabbie mobili.
La Cornucopia brilla sotto un sole rovente, proiettando riflessi dorati sui volti dei tributi, costretti così a doversi parere gli occhi utilizzando le mani.
Sono da poco passate le dieci del mattino, ma i corpi dei ragazzi non sembrano creare ombre, come se il sole fosse posizionato a mezzogiorno.
Forse è un sole artificiale, forse non farà mai notte.
Potrebbero anche impazzire… ricordo che successe un anno, quando io ero ancora piccola.
A soli tre secondi dall’inizio dei Giochi, un’esplosione improvvisa mi fa saltare sul posto e rovesciare l’intero contenuto della tazza sui pantaloni di Haymitch.
Lui si ritrae, trattenendo il respiro. « Merda! » esclama rabbioso, non so se per la sorpresa dell’esplosione o per il mio caffè bollente.
Mortificata, mi affretto subito a cercare di tamponare il danno strappando un paio di fogli da una rivista. « Mi dispiace, non volevo… » la mia testa continua a voltarsi verso la televisione, cercando di capire che cosa sia successo e sento le mani di Haymitch afferrarmi i polsi.
« Fermati, » dice, mentre sono ancora nel pallone, sibilando fra i denti « fermati, non fa niente! » ripete e io torno a guardarlo, confusa.
I miei occhi cadono sul disastro che ho combinato. Il mio caffè non è solo sui suoi pantaloni, ma anche sul divano e sul tappeto.
« Ma che è successo? » la mia voce è flebile, mentre il bagno di sangue ormai è cominciato.
I commentatori non sono molto meno confusi di me. Mancava talmente poco che non hanno dovuto fare nulla.
« Qualcuno sarà caduto dalla pedana » Haymitch prende dalle mie mani le pagine di giornale e continua il lavoro che mi ha fatto interrompere; quando si rende conto che non può fare molto, si alza e va a prendere uno strofinaccio.
Mentre è via noto uno dei Favoriti litigare furiosamente con Dustin per il possesso di un grosso zaino.
Le telecamere inquadrano altri tributi e io non riesco a seguirli, ma quando Haymitch torna, penso di vedere con la coda dell’occhio il suo cadavere per terra.
Sono talmente scioccata dalla velocità degli eventi che ho anche dimenticato di non assistere al bagno di sangue.
Abbasso lo sguardo per terra e mi rendo conto che la mia tazza è rovesciata sul tappeto. Mi chino a prenderla e la poggio accuratamente sul tavolo, anche se adesso c’è poco da essere ordinati.
È un macello…
Dobbiamo aspettare la fine del bagno di sangue e il riepilogo dei commentatori per capire bene la dinamica dei fatti.
A quanto pare il tributo femmina del Distretto 5 si era portata dietro un portafortuna che le è caduto per sbaglio, innescando il meccanismo della mina.
È saltata in aria ricoprendo di resti alcuni dei tributi accanto a lei e lasciandoli sotto shock.
Fra questi c’era anche Sunny, che è scoppiata a piangere, ma non l’ho vista per via dell’incidente con il caffè.
Altre immagini mi informano che la ragazza del Distretto 1 l’ha uccisa poco dopo, piantandole un coltello nella schiena.
Almeno è stato veloce…
« Beh, » commenta Claudius entusiasta « non si può dire che quest’edizione non sia iniziata col botto! »
Dopo la battuta Haymitch si alza, e va a spegnere.
Immagino che non cambierà molto se anche io riprenderò a seguire fra qualche ora.
Senza preavviso, le porte dell’ascensore si aprono e Portia entra con il cellulare premuto all’orecchio.
Mi avvista e mi fa cenno di avvicinarmi, poi lo scosta e si concentra su Haymitch – squadrandolo da capo a piedi. « Che ti è successo? » gli chiede, con fare divertito.
Lui mi indica sgraziatamente. « Chiedilo alla tua amica ».
« Mi sono spaventata per colpa dell’esplosione e gli ho rovesciato addosso il caffè caldo per sbaglio » le spiego velocemente, quando le sue sopracciglia si alzano in un’espressione curiosa.
« Caldo? Per te quello è caldo? Prova con ustionante! » alza la voce, ma la risata di Portia lo costringe a voltarsi verso di lei trafiggendola con uno sguardo cagnesco.
La stilista si avvicina e lo prende sottobraccio. « Vieni, ti aiuto a cambiarti » dice, poi si volta verso di me e mi lancia il telefono – che prendo al volo, fortunatamente – e mi fa cenno di rispondere. « Per te » e con questo sparisce nella stanza di Haymitch.
Mentre porto l’apparecchio all’orecchio non posso fare a meno di pensare che Haymitch è tranquillamente in grado di vestirsi da solo… la maggior parte delle volte.
« Effie… » la voce di Lysander mi saluta, è un po’ indispettito e io sbuffo, alzandomi dal divano. « Che è successo? »
« Niente, un piccolo incidente col caffè » non faccio nulla per sembrare gentile.
Abbiamo litigato ieri sera, dopo le interviste, e non ho più risposto alle sue telefonate. Non credevo che sarebbe arrivato a chiamare Portia…
« Perché non possiamo parlare da persone serie? » mi chiede con esasperazione.
Porto una mano sul fianco e dalle labbra mi esce una risatina tagliente. « Perché non abbiamo nulla di cui discutere! » gli rispondo. « Tu vuoi che ti dia ragione e non succederà. Mettitelo in testa e andiamo avanti… »
« Non- » comincia, ma evidentemente sa di essere nel torto e non riesce a trovare le parole per continuare « non ti ho chiesto di licenziarti subito, ma almeno di prendere in considerazione l’idea. Avresti un lavoro più che rispettabile con me ».
Queste sue parole mi fanno veramente ribollire il sangue. « Quest’anno abbiamo solo avuto sfortuna! »
« L’anno scorso era colpa dell’arena, quest’anno della sfortuna, quello prima ancora dei tributi… Effie, ti prego. Non continuare a metterti in ridicolo! »
« Sto lavorando Lysander, non puoi chiamarmi per questi motivi, ci sentiamo più tardi » provo a chiudere la telefonata, ma la sua voce arriva prima che io possa interromperla.
« Lavorando? Effie, i tuoi tributi sono appena morti dopo cinque minuti che erano entrati nell’arena » sta alzando la voce e la cosa m’innervosisce al punto tale da farmi portare una mano a coprirmi il viso. « Non capisco perché diavolo tu ci tenga così tanto! »
« Perché- » comincio, praticamente strillando e appena me ne rendo conto lancio un’occhiata furtiva alla porta dove poco fa sono spariti Haymitch e Portia; abbasso subito la voce, parlando a denti stretti. « Perché amo il mio lavoro! » e gli attacco il telefono in faccia.
Quasi immediatamente dopo, Portia ed Haymitch tornano in salotto; lei mi guarda indicando il telefono che ho ancora stretto in mano. « Hai finito? » mi chiede e io annuisco, riconsegnandoglielo.
« Va bene, io scendo dagli altri. Voi venite con me? » ci chiede e in tutta onestà io non ho ancora nessuna voglia di unirmi agli accompagnatori e agli sponsor – e sicuramente nemmeno Haymitch, ma Portia insiste e praticamente ci costringe ad entrare in ascensore con lei.
« Almeno spero di non incontrare Lamia » è un pensiero rivolto a me stessa che esprimo ad alta voce, ma Portia scuote la testa con un mezzo sorriso.
« Tranquilla, eravamo di sotto e lo spavento per l’esplosione l’ha fatta strozzare con qualcosa che stava mangiando » la notizia non dovrebbe rendermi così contenta, ma non posso fare a meno di sentirmi un po’ realizzata. « Credo sia in infermeria » conclude Portia, proprio prima che le porte si aprano.

A questo punto dei Giochi, tutti coloro che sono rimasti con almeno un tributo vivo, sono in fermento per riuscire a trovare loro uno sponsor disposto a sostenerli.
Enobaria e Alana sono nel bel mezzo di una conversazione con uno degli sponsor più in vista quest’anno. Non vedo Finnick o nessun rappresentante del Distretto 4 nelle vicinanze, però.
Esattamente come avevo previsto, il problema principale di tutti è trovare dell’acqua.
Per i Distretti 1, 2 e 4 non c’è alcun problema – alla Cornucopia per il momento hanno tutto quello di cui c’è bisogno.
Hanno fatto scorte e si stanno incamminando verso l’interno dell’arena, armati fino ai denti e carichi di zaini.
Molti tributi sono morti durante il bagno di sangue, più della metà, in parte anche per lo shock iniziale dovuto all’esplosione, molti si sono fatti cogliere di sorpresa.
Portia ci manda a sedere ad un divanetto vuoto e poi sparisce, tornando poco dopo con un vassoio che poggia al centro del tavolino posizionato davanti a noi.
Prende posto accanto a me, allungandosi per poggiarci le tazze.
Un nuovo caffè nero bollente per me, e uno anche per Haymitch – che non perde tempo a correggere con una brodaglia che conserva nella sua preziosa fiaschetta.
« Sta attenta con quello » mi canzona Haymitch, mentre porto la tazza alle labbra e mi costringe a roteare gli occhi, perché non posso rispondere in nessun altro modo.
Dopo un piccolo sorso, rimetto la tazza dov’era e gli rifilo un’occhiataccia, sotto lo sguardo divertito della stilista. « Ti ho già detto che mi dispiace ».
« Sì? Beh peccato che io abbia perso completamente la sensibilità nelle gambe. Potresti infilzarmi una forchetta nella coscia e non la sentirei » brontola, e subito Portia si allunga per afferrare una forchetta d’argento, facendola roteare fra indice e medio. « Vuoi provare? » chiede, con un sorrisetto.
Haymitch però non ci trova nulla di divertente e agguanta la forchetta in movimento, rimettendola dov’era.
La stilista comincia a ridere, ma si ferma quando i suoi occhi si poggiano su qualcuno nella folla. Si scusa brevemente e si alza, raggiungendo quello che riconosco come Leonida, uno dei due stilisti del Distretto 4.
Distolgo lo sguardo quando i due intraprendono una conversazione e torno a concentrarmi sul mio caffè.
Poco dopo mi rendo conto che lo sguardo di Haymitch è fisso in un punto. All’inizio credo che stia guardando i maxischermi, ma poi noto che è alle due persone sotto i maxischermi che sta prestando attenzione.
Finalmente vedo Molly, la vincitrice dell’edizione precedente a quella di Haymitch, che quest’anno ha accompagnato Finnick. Del ragazzo non c’è ancora traccia, ma lei sta scherzando e ridendo con due sponsor che conosco bene di fama.
« Non riuscirà a chiudere un contratto con nessuno dei due » dico a bassa voce e gli occhi di Haymitch sono subito su di me, con una punta di curiosità che brilla nel grigio.
« E posso sapere come fai ad esserne tanto sicura? » mi chiede, portandosi il caffè corretto alle labbra.
Io mi stringo nelle spalle, imitando il suo movimento e distogliendo lo sguardo dalla mentore e i due sponsor. « Perché Zeno Roxen, quello con il completo rosa, un anno fa ha firmato segretamente un contratto triennale con il Distretto 2 e l’altro, Magnus Elestren, ha un debole per i tributi più giovani, meglio se fra i tredici e i quindici anni… ed entrambi i tributi del 4 quest’anno ne hanno diciassette ».
Haymitch resta in silenzio per qualche secondo, tenendo d’occhio il terzetto parecchio distante da noi. « Forse con una promozione saresti più utile » dice, e io scuoto appena la testa.
« Non ti libererai di me » gli stringo appena un braccio con la mano che non regge la tazza, accompagnando il gesto con un mezzo sorriso. « E poi sono sicura che un giorno le mie conoscenze ci saranno utili ».
Non mi risponde, ma ormai sono abituata a questo suo modo di fare e non ci faccio nemmeno più caso quando si tratta di queste cose.
Portia ci sta impiegando più di quanto mi aspettassi a congedarsi, comincio a chiedermi di che cosa si tratti, quando con la coda dell’occhio trovo finalmente Finnick. Mi sembrava strano che ancora non ci fosse.
Ancora più strano, però, è il fatto che sia in compagnia di Chaff e sembra che i due si stiano divertendo molto.
La presenza del mentore del Distretto 11 funziona perfettamente come repellente e per la prima volta in anni non vedo uno stormo di capitolini innamorati al seguito di Finnick.
Un po’ di riposo per Bart, a quanto pare. Spero solo che il ragazzo non si lasci influenzare troppo da Chaff, altrimenti si ritroverà per le mani qualcosa di molto peggio di Haymitch.
Anche lui sta osservando la strana coppia e mi trovo costretta a fargli una domanda che mi ronza in testa da troppo tempo, ormai. « Haymitch, » comincio e lui sposta gli occhi su di  me « posso chiederti se c’è una ragione valida per cui Chaff mi odia così tanto? »
La domanda sembra coglierlo del tutto impreparato e spero solo non provi ad uscirsene con la scusa che non mi odia affatto, perché sappiamo perfettamente entrambi che non attaccherebbe.
« Il fatto che io sia una capitolina non vale come scusa » aggiungo, quando capisco che sta per giocarsi quella carta.
Ci riflette, passando furtivamente lo sguardo da lui a Finnick a me. « Dice che sei insopportabile » ammette alla fine, decidendo di evitare altre coperture. Ma non ha finito… « detesta la tua voce, ti trova prepotente e incredibilmente stupida ».
Annuisco, prendendo coscienza di queste affermazioni, senza sentirmi veramente colpita o offesa.
Quando finisce, faccio fatica a nascondere un sorriso divertito e la cosa sembra stupire abbastanza Haymitch. « Quindi, » concludo per lui, sistemandomi a sedere « è solamente geloso ».
Dalle labbra di Haymitch scappa una mezza risata. « Geloso? E di cosa? »
Faccio spallucce, portando gli occhi sul soffitto. « Del fatto che io gli abbia rubato il suo migliore amico ».
« Non siamo amici » continua a ripeterlo, ma non ci crede nemmeno lui.
« Allora non obietti sul fatto che io ti abbia rubato a Chaff? » dal soffitto i miei occhi scendono su di lui e dal suo sguardo mi accorgo che per questa volta ho vinto io.
Portia torna in questo preciso momento, riprendendo posto accanto a me e studiandoci con attenzione. « Mi sono persa qualcosa? » chiede, ma nessuno dei due risponde.
Haymitch è ancora psicologicamente sconfitto e io mi godo ancora un po’ la mia vittoria.

I giorni passano lentamente, quest’edizione alla fine non sta avendo molto successo come aveva fatto sperare dall’inizio.
Un’arena desertica può essere un elemento pericoloso e scocciante.
Il sole non rimane perennemente nel cielo, ma tramonta e la temperatura di notte cala vertiginosamente.
Dopo appena una settimana, i partecipanti sono ridotti a quattro. Il tributo maschio del Distretto 10, quello femmina del 2 ed entrambi dell’1.
La maggior parte degli altri è morta per cause naturali, la disidratazione ha ucciso più di cinque tributi negli ultimi tre giorni.
La vastità dell’arena non ha permesso molti incontri, nonostante i posti dove potersi nascondere sono veramente pochi.
Non durano nemmeno altri due giorni, e all’alba del nono giorno contro le aspettative generali, Falco, il ragazzo diciassettenne del Distretto 10, riesce ad uccidere l’ultima concorrente rimasta in vita, il tributo del Distretto 1, vincendo così la sessantanovesima edizione – dopo che la ragazza del 2 e quello dell’1 si erano uccisi a vicenda, in seguito alla rottura dell’alleanza.
Dal momento che è ancora mattina presto, Haymitch non potrà lasciare la Capitale fino a domani.
Stasera si terrà come al solito la cerimonia per la chiusura dei Giochi, e i nostri due stilisti si sono messi d’accordo per una loro sfida personale.
Dal momento che si stavano annoiando a morte, hanno deciso di usarci come cavie – per la grandissima gioia di Haymitch – e hanno voluto preparare in questi giorni i nostri abiti.
Per movimentare le cose, Portia ha dovuto lavorare per Haymitch e Orion per me. Sono alquanto preoccupata per il risultato finale, non sono sicura che lui conosca bene i miei gusti, ma dovrò aspettare questo pomeriggio per vedere come andrà.
Quando arriva il momento, penso che onestamente non mi aspettavo un pezzo del genere, ma a quattro ore dall’inizio della festa, Orion si presenta con un abito meraviglioso: un abito lungo senza spalline, con un corsetto rosso fuoco ricoperto di minuscole e morbidissime piume, che continuano allungandosi in altre piume più grosse e più voluminose, formando una gonna che mi arriva a mezza coscia sul davanti e dietro continua fino ai piedi.
Mentre lui cerca di farmici entrare – io e i corsetti abbiamo sempre avuto qualche divergenza – Tobias e Daphne si occupano del trucco e delle mani.
Hanno deciso anche loro che devono usarmi come cavia, evidentemente.
Orion mi passa un paio di scarpe con quindici centimetri di tacco e Daphne mi infila una parrucca color crema, troppo lunga, quindi comincia ad intrecciare i capelli e poi fa un complicato chignon sulla nuca, spostato verso sinistra. Fissa l’acconciatura con un fiore rosso dello stesso colore del vestito e poi si spostano tutti e tre davanti a me per ammirare il loro lavoro al completo.
« Meravigliosa! » commenta Tobias.
« Splendida! » gli fa subito eco Daphne.
Orion rimane in silenzio, pensieroso. Si porta una mano sotto il mento mentre i suoi occhi non si staccano dal mio corpo nemmeno per un istante.
Alla fine solleva un dito, va alla mia toletta, apre un cassetto ed estrae un paio di forbicine.
Torna da me e prende a tagliare qualche millimetro dalle piume che passano da piccola a media lunghezza sul punto vita.
Si allontana di nuovo, scansiona ancora il tutto con occhio estremamente critico, e alla fine annuisce soddisfatto. « Divina ».
Con tutti questi complimenti la mia autostima già alta fa decisamente un salto in avanti.
Do le spalle al trio per potermi osservare bene allo specchio. Hanno fatto un lavoro eccellente, amo alla follia questo abito. Trovo che il rosso sia il colore che vesto meglio, questa tonalità in particolare.
Bussano alla porta e mi volto di nuovo, mentre Orion dà il permesso di entrare. « Avanti, è pronta » annuncia, prima di farsi da parte.
Portia entra nella stanza e sta per dire qualcosa, ma si ferma sulla soglia a fissarmi. Il suo sguardo poi si sposta immediatamente sullo stilista e assottiglia gli occhi fino a farli diventare una stretta fessura. « Ti odio » dice, ma poi gli sorride e si avvicina a me per ammirare meglio questo capolavoro.
« Sei stata tu a volere uno stilista migliore, no? » la prendo in giro ma lei fa finta di non ascoltarmi.
« Dall’anno prossimo si cambia » fa a gran voce, portando una mano sul mio fianco per sentire le piume. Ricoprono un tessuto talmente sottile che mi fa il solletico.
« Che vuoi dire? » le chiedo, un po’ confusa e lei di tutta risposta indica Orion con un cenno di capo.
« Orion e io abbiamo deciso che questa era una sorta di prova… » si volta verso di lui, che annuisce appena. « Non so tu, ma io mi diverto molto di più a disegnare abiti maschili ».
Andandosi a sedere sul letto, lo stilista dà la sua conferma. « Mi occuperò io delle ragazze e Portia si dedicherà ai ragazzi ».
Daphne e Tobias sembrano piuttosto preoccupati, è lei la prima ad esprimere il suo parere. « Ma noi? Come ci divideremo? »
Portia le passa le braccia al collo in un abbraccio amichevole. « Non ti abbandono, tranquilla. Non penso sarà un problema scambiare il team, sempre che a voi stia bene passare ai ragazzi ».
Tobias le fa cenno di non preoccuparsi. « Immagino dovremo avvisare anche Carius ma sono sicuro che sarà d’accordo ».
« Allora è deciso » gli sorrido, avranno un anno per abituarsi al cambiamento, non sarà poi così traumatico.
Daphne sembra piuttosto contenta. « Venia e Nova saranno felicissime di potersi finalmente dedicare a qualche volto femminile – non sono poi tanto sicura di Felix… »
« Felix non sarà un problema, l’anno prossimo non avrebbe comunque continuato a lavorare qui » le faccio sapere e lei sembra cadere dalle nuvole. Credevo si parlassero di più fra loro…
« Sai chi lo sostituirà? » chiede, ma io scuoto la testa, non posso sapere sempre tutto.
« Non me lo hanno ancora fatto sapere, ma immagino si metteranno prima in contatto con Orion » la mia risposta sembra calmarla, almeno per il momento, quindi controlliamo velocemente l’ora e poi ci incamminiamo verso l’ascensore.
Prima di scendere, Portia ci informa che deve dare i tocchi finali al completo di Haymitch e poi ci raggiungerà.
Provo un po’ di pena per lui, so perfettamente che quando Portia si mette in testa qualcosa può essere alquanto insistente. Spero solo non lo abbia infastidito troppo, altrimenti rischio di dover badare a lui tutta la sera…

Più di un quarto d’ora più tardi, io e Orion siamo fermi al bancone del bar.
Molti si sono fermati per fare i complimenti sia a me che a lui e sono veramente tentata di chiedergli di diventare il mio stilista personale, ma dubito che lui lo farebbe gratis come Portia…
Perfino Lamia è qui accanto a noi ora – completamente ripresa dal suo incidente ad inizio edizione. Sta chiedendo ad Orion che genere di materiali ha usato e sembra molto interessata a farsene fare uno simile. Devo ricordarmi di fare quattro chiacchiere con lo stilista più tardi, perché l’ultima persona al mondo che vorrei veder indossare un vestito simile a questo è l’accompagnatrice del Distretto 7.
Lei continua a parlare, ma ad un certo punto Orion la zittisce con garbo e indica con un vago cenno di capo qualcosa alle mie spalle.
Quasi non riesco a credere ai miei occhi. Portia e Haymitch sono finalmente arrivati e se non lo conoscessi così bene non lo riconoscerei.
Quella donna deve avergli promesso qualcosa dal valore inestimabile, perché non c’è ragione al mondo che può aver spinto Haymitch ad indossare un frac grigio metallizzato.
« Ma guarda, » commenta Lamia con il suo solito tono squillante « non credevo che quell’individuo potesse anche solo vagamente avere un aspetto umano ».
Un’affermazione del genere fatta da lei è rara; rivolta ad Haymitch, poi, impensabile…
Orion solleva il suo bicchiere, attirando l’attenzione di Portia, che – prendendo sottobraccio Haymitch – comincia ad avvicinarsi. « Devo ammettere che anche lei ha fatto un lavoro eccellente. Avremmo dovuto scambiarci i ruoli dall’inizio ».
Sto per dirgli che anche prima le loro opere erano meravigliose, ma mi fermo quando la mia attenzione viene deviata.
C’è qualcosa che non riesco ancora ad individuare nell’immagine di Haymitch, qualcosa che non sono sicura mi dia fastidio o meno.
Poi ci faccio caso: i pantaloni e la giacca del frac sono argentati, la camicia che indossa sotto è blu notte ma su quel colore scuro spicca di sicuro la cravatta scarlatta che Portia gli ha annodato al collo.
« Orion? » mi volto verso lo stilista, fingendo una certa indifferenza. « Fra tutte le tonalità di rosso tu e Portia avete utilizzato la stessa, che coincidenza! »
Lo stilista scuote la testa, mettendo giù il bicchiere. « Oh, non è una coincidenza » dice, e prendo a guardarlo con decisamente meno indifferenza e più curiosità. Voglio aspettare prima di alterarmi. « Portia mi ha espressamente chiesto di utilizzare piume di questo colore, avrei optato per qualcosa di un pochino più sul sangue, ma lei ti conosce da una vita e mi ha assicurato che così avresti reso molto meglio ».
Lamia batte insieme le mani e mi sorride calorosamente. Fa decisamente paura. « E ha perfettamente ragione, cara » due complimenti nel giro di mezz’ora da parte di questa donna sono sintomo di qualcosa di molto grande.
Se riesco a superare la serata senza che la mia vita sociale vada all’aria, forse potrei anche considerarmi salva e finalmente fuori dalla fossa di serpenti.
Le sorrido di rimando, mentre veniamo raggiunti.
Dopo un giro di saluti e complimenti più o meno reciproci – leggo il desiderio di morte negli occhi del mentore – il mio sguardo cade su un altro dettaglio.
Automaticamente la mia mano destra sale alla parrucca e le punte delle dita tracciano il bordo del mio fermaglio, sfiorandone appena i petali.
Il fiore all’occhiello di Haymitch è un identico garofano rosso.
« Portia, ti dispiace accompagnarmi un attimo in bagno? » trillo all’improvviso, scusandomi brevemente con i presenti e trascinando via la mia migliore amica, anche se dubito che continuerà ad avere diritto a questo titolo ancora a lungo.
Appena lasciamo il salone, e percorriamo parte del largo corridoio che porta agli ascensori, mi fermo e lei fa lo stesso.
« Posso sapere che cosa stai facendo? » le chiedo, senza particolare enfasi nella voce. Non voglio che sappia quanto da vicino mi tocchi questa faccenda.
Portia sembra genuinamente disorientata dalla mia domanda, nei suoi occhi scuri vedo una reale confusione e per un momento mi domando se in realtà non sia solo un grande malinteso. « Che sto facendo? » ripete lei, incrementando i miei dubbi.
Devo stare attenta a come rispondere, quindi indico con un rapido gesto del braccio il mio vestito e poi incrocio le braccia al petto, mostrandomi un po’ infastidita. « Questo. Il vestito, i fiori… io ed Haymitch con i vestiti coordinati ».
« Oh, quello » la stilista mi porta una mano sul braccio, stringendo amichevolmente la presa. Si lascia andare ad una risatina divertita e io non capisco che cosa ci sia in tutto questo di divertente. « Te l’ho detto, io e Orion volevamo provare a scambiarci i ruoli e ho voluto fare qualcosa di coordinato… tutto qua ».
In effetti la spiegazione non è del tutto malvagia, avrebbe anche il suo senso se ci penso bene.
Ho fatto male ad impuntarmi così… quindi mi scuso per averla presa così male e le faccio anche io i complimenti, perché è riuscita laddove nessun altro stilista era riuscito.
Non credo che Haymitch sappia che da questo momento in poi Portia non lo lascerà più andare in giro per il Centro di Addestramento senza qualcosa di elegante addosso.
Decidiamo di tornare subito dagli altri, e noto che Lamia non è più con loro.
Il suo posto è stato preso da Blight, e adesso i due mentori sembrano star conversando pacificamente con lo stilista.
Il mentore del distretto 7, comunque saluta tutti non appena noi due ci avviciniamo e riserva a me e a Portia un sorriso di cortesia. Lei, invece, dice di dover discutere di alcune cose con Orion, e si avviano insieme al rinfresco.
Sono piuttosto contenta di poter avere cinque minuti da sola con Haymitch, perché c’è una cosa che muoio dalla voglia di sapere.
« Come ha fatto a convincerti? » gli chiedo, senza nessun tentativo di nascondere la mia curiosità.
Haymitch si stringe nelle spalle con noncuranza, portandosi alle labbra un bicchiere ricolmo di un liquido azzurrognolo. « Me lo ha chiesto gentilmente, dolcezza » sorride sarcastico e già mi pento di averglielo chiesto. Io gli chiedo gentilmente di fare un mucchio di cose e lui si fa passare tutto da un orecchio all’altro. « E poi da domani sono libero, ho pensato di essere gentile anche io » il suo tono di voce dice tutt’altro e ho paura che possa nascondere qualcosa, ma nonostante io riesca a capire piuttosto in fretta le persone, con Haymitch non ci sono quasi mai riuscita…

La serata prosegue liscia come l’olio. Devo ammettere che nonostante quest’edizione del programma non sia stata particolarmente emozionante o impegnativa, una serata di svago come questa serviva ugualmente.
Ho accumulato diversa tensione durante questi giorni, come al solito, per motivi sia lavorativi che personali, e adesso mi ritrovo per la prima volta a rilassarmi sul serio.
Questo almeno finché Portia non propone a me e ad Haymitch di ballare; all’inizio credevo stesse scherzando, ma quando mi rendo conto che fa sul serio, allora comincio a credere che sia veramente impazzita.
Che cosa le salta in mente?
Sono sicura che Haymitch le riderà in faccia, ma lei gli sorride sorniona e si porta il bicchiere alle labbra, incitandolo con una pacca sulla spalla. La cosa peggiore è che Haymitch, dopo aver scambiato uno sguardo piuttosto sofferente con la stilista, sembra quasi costretto a dover accettare.
Adesso sono sicura: questi due stanno complottando qualcosa contro di me.
Se pensano che sarà così facile, però, si sbagliano.
Sorprendo entrambi con una risata un po’ forzata, forse troppo amara, e faccio passare lo sguardo da uno all’altra. « Come se lui sapesse ballare ».
Sappiamo tutti e tre che se c’è una cosa che Haymitch ama fare è provare che io mi sbagli; vedo una scintilla nei suoi occhi grigi e il suo solito sorriso gli balla sulla labbra. Forse ho sbagliato mossa… lo vedo troppo sicuro di sé. « Vuoi scommettere, Principessa? »
Di solito non accetto scommesse, soprattutto quando mi pare evidente quale sarà l’esito finale, ma prima avevo deciso di giocare e di assecondare questo loro strano accordo, quindi stringo le labbra – fingendomi indecisa – e poi piego leggermente la testa di lato. « Con quali termini? » meglio non rischiare troppo, dal momento che so già di perdere in partenza…
Haymitch, però, mi conosce abbastanza bene, e mette giù il bicchiere senza distogliere lo sguardo dai miei occhi. « Carte coperte, dolcezza. Chi vince deciderà come dovrà pagare l’altro ».
Perfetto, ora sono veramente nei guai.
Potrei rifiutare, ma che figura ci farei? Non me la lascerebbe mai passare liscia.
O potrei accettare e finire quasi sicuramente – no, sicuramente – al dover fare qualcosa di deleterio per la mia immagine.
Non mi ero resa conto della lunga pausa che si era venuta a creare mentre pensavo, finché Portia non tossicchia. « Prego, fate come se non ci fossi. Io vi lascio alla vostra tensione… mentre decidete, se avete bisogno di una spinta, io sono al rinfresco; non abbiate paura di fare un fischio ».
Il tempo di voltarmi a guardarla e lei si sta già allontanando con una camminata sicura e soddisfatta.
Tanto vale tornare al mio dilemma.
Alla fine la curiosità di sapere che cosa sta succedendo veramente batte tutto il resto, e finisco per accettare.
Mi faccio seguire verso un lato dell’ampio salone, dove un’orchestra formata da pochi strumenti sta suonando ininterrottamente da ore.
Molte altre coppie ci fanno compagnia, mentre Haymitch mi prende una mano e la solleva, poggiando l’altra sul mio fianco.
Il tessuto sottile mi fa avvertire immediatamente il calore che irradia dalla sua pelle, facendomi pentire di aver acconsentito a questa farsa.
Vorrei poter dire che il fastidioso nodo allo stomaco sia dovuto semplicemente alla paura di sapere che cosa mi aspetta di qui a poco, ma non sono sicura che sarei totalmente onesta con me stessa, se lo facessi.
Non dovrei essere così nervosa…
C’è da dire che sto facendo un ottimo lavoro a non mostrarlo, di questo ne sono assolutamente certa.
Non saprò controllare le mie emozioni, ma a nasconderle ci riesco perfettamente. Ho anni di esperienza alle spalle.
Come mi aspettavo, Haymitch non è male – mi chiedo se Portia abbia addirittura avuto il tempo di dargli qualche lezione, ma lo trovo assurdo. Non capisco che cosa voglia ottenere.
Sotto le dita della mano che poggia sulla spalla di Haymitch, sento il tessuto della sua giacca muoversi appena.
Sono piccole maglie simili a scaglie e da vicino mi rendo conto che il colore non è esattamente quello che sembrava.
La stoffa è quasi iridescente, sotto queste luci brilla di un color argento ma basta spostarci di qualche passo ed ecco che tornano ad essere grigio metallizzato, e ogni tanto riflettono anche un po’ il blu scuro della camicia che porta sotto.
L’effetto finale, oltre ad essere incredibilmente elegante, è anche piuttosto ipnotizzante.
« Dimmi la verità, » interrompo il silenzio, facendo incontrare i nostri occhi e stando attenta a non lasciar trasparire nulla « Portia ti sta minacciando in qualche modo? »
Non ho bevuto nulla di alcolico stasera, quindi non posso dare la colpa all’alcol per il battito cardiaco accelerato.
Ho ovviamente perso, possiamo anche finirla qui. È meglio che mi allontani, ma non posso certo farlo senza una buona ragione. Dovrò aspettare che finiscano le ultime note della canzone.
« Più o meno… » la risposta di Haymitch arriva in ritardo, ma non spiega un granché.
« Chi ti ha insegnato a ballare? » gli chiedo, perché voglio vedere se riesce ad inventarsi una scusa credibile o se finalmente ammetterà qualcosa.
Con naturalezza mi tiene solo per una mano, facendomi fare un giro su me stessa – praticamente un ulteriore schiaffo morale – e poi torna a poggiare la mano al suo posto, sul mio fianco. « Ogni tanto quella prima di te mi obbligava, alla fine ho imparato per essere sicuro di saperle calpestare i piedi quando volevo ».
Per la prima volta durante questa serata, non sono sicura sia una bugia, e la cosa mi fa sorridere. « Hai intenzione di calpestare anche i miei di piedi? »
Haymitch fa cenno di no con la testa e lo sguardo nei suoi occhi vibra; un brivido mi percorre la schiena. « E perdermi l’occasione di farti fare quello che voglio? Nemmeno per sogno, dolcezza ».
Come posso provare sentimenti così contrastanti verso di lui?
Un minuto lo detesto con ogni fibra del mio corpo, e quello dopo…
Forse sono pazza. Non c’è altra spiegazione, devo essere fuori di testa.
« Goditi questo momento Haymitch, perché un’occasione simile non ti ricapiterà mai nella vita » la mia intenzione è quella di far suonare la frase come una minaccia, ma fallisco perché verso la fine avverto la sua mano lasciare il mio fianco per scendere quasi impercettibilmente – ma senza alcun ritegno – e mi sono ritrovata a inspirare aspramente, reprimendo un altro brivido.
È stato solo un attimo, ma se n’è reso conto comunque e non fa nulla per nascondere il suo sorriso soddisfatto.
Recupero immediatamente la mia compostezza, mimando il suo stesso sorriso. « E ti avviso che se la tua mano dovesse scendere anche solo di un altro centimetro, tu e Chaff vi ritroverete con qualcos’altro in comune oltre ai problemi di alcolismo ».
Le mie parole suscitano in lui una risata spontanea; è strano vederlo così a suo agio per una volta, se succedesse più spesso potrei farci l’abitudine.
Mentre ci spostiamo, con la coda dell’occhio noto un movimento che cattura la mia attenzione.
Portia non è più al rinfresco, ma è tornata al bar e adesso è seduta su uno sgabello a gambe accavallate.
Sta tamburellando incessantemente con le dita sul bancone, guardando direttamente verso di noi.
Ad un occhio estraneo potrebbe sembrare una cosa del tutto naturale, ma noi due sappiamo che è un segnale… non uno di quelli positivi.
Sono costretta a separarmi da Haymitch, trovandomi a sentire quasi la mancanza della sua vicinanza. Quasi. « Devo andare, scusami ».
« Non sparire, devi ancora ammettere di aver perso la scommessa » la sua insistenza è quasi infantile. Ma annuisco, perché ho dato la mia parola.
Quando raggiunto la stilista, lei mi indica con un rapido cenno di capo le porte del salone, scendendo dallo sgabello e avviandosi assieme a me. « Mi ha appena chiamata Lysander, è nell’atrio. Ho pensato che non saresti stata troppo contenta di farti trovare fra le braccia di qualcun altro » il suo tono è piuttosto serio e la cosa m’infastidisce.
« Non lo avrei fatto se non fosse stato per te » di questo ne sono convinta, ma lei invece di contraddirmi annuisce. Non la capisco certe volte.
Attraversiamo la sala, ormai la festa è quasi finita e non è più tanto affollata.
Percorriamo insieme il corridoio fino ad arrivare all’ampio atrio del Centro di Addestramento e individuo immediatamente Lysander.
Lui ci viene incontro, restando incantato ad ammirare il mio vestito. « Sei stupenda » mi saluta e io chino la testa in segno di ringraziamento, poi lui si rivolge a Portia. « È opera tua? »
La stilista mi porta una mano dietro la schiena e arruffa un po’ le piume. « Vorrei poter dire di sì » ammette, andando poi a salutare Lysander con un breve abbraccio.
Non è venuto da solo: nella mano destra regge un grosso mazzo di rose arancioni e celesti.
« Sono venuto per scusarmi » dice, porgendomi i fiori. « Lo avrei fatto prima, ma non volevo disturbarti mentre lavoravi » non c’è ironia nelle sue parole, quindi accetto i fiori e le sue scuse.
Una parte dello stress che avevo accumulato si scioglie. Finalmente forse ha capito che questo lavoro è una parte importante della mia vita.
Possono esserci mille indossatrici che lavoreranno per lui, ma ci sono solo dodici accompagnatrici e solo una per ogni distretto.
Qui sono unica, non insostituibile, certo – ma unica.
« Non posso restare » sembra veramente dispiaciuto all’idea, ma tecnicamente il mio servizio finirà domani mattina, appena tutti i mentori lasceranno la Capitale. Non essendo uno sponsor e non lavorando per il programma, non ha il permesso di trattenersi a lungo.
Abbraccia di nuovo Portia, poi lo saluto con un bacio e la promessa che passeremo la giornata di domani insieme.
Quando siamo di nuovo sole a camminare lungo il corridoio, Portia tira un sospiro di sollievo un po’ forzato. « Tutto bene quel che finisce bene, no? » mi dice, prendendomi i fiori dalle mani. « Vado a portarteli di sopra, tu torna in salone » ha un po’ troppa fretta per i miei gusti.
« Che c’è? » le chiedo con fare sospetto, mentre ci fermiamo di fronte all’ascensore.
Portia fa l’indifferente, annusando le rose e sistemandole un pochino subito dopo. « Nulla » risponde, ovviamente non me la racconta giusta. « Devi pagare la tua scommessa, no? Non voglio rubarti tempo prezioso » mi sorride facendo l’occhiolino e poi mi incita a lasciarla lì, per tornare da tutti gli altri.
Ormai sono nelle sue mani, ma da domani si cambia musica.
Ad aspettarmi al bancone del bar a braccia aperte – metaforicamente parlando – c’è Haymitch, che segue i miei movimenti mentre mi avvicino e già ho paura di chiedergli che cosa vuole da me.
La risposta è semplice: pretende che io chieda anche a Chaff un ballo.
Il mio no è categorico. Non farò mai una cosa del genere.
« Non puoi tirarti indietro, dolcezza » vorrei potergli schiaffeggiare via quel sorrisetto dalle labbra. « Forza, andiamo. Ti accompagno ».
Mi prende sottobraccio e mi trascina attraverso la stanza nonostante io stia cercando di puntare i piedi per terra. « No! » gli afferro una mano e cerco di condurlo da un’altra parte, ma mi riacciuffa per un polso e riprende a tirarmi. « Non lo farò. Non se ne parla! »
« Una scommessa è una scommessa, hai perso e devi pagare… » con uno strattone molto poco elegante mi porta davanti a lui e tenendomi per le spalle continua a spingermi, finché non siamo in piedi di fronte al mentore del Distretto 11.
Haymitch lo saluta e lui solleva lo sguardo, è visibilmente ubriaco – solo ora mi rendo conto che Haymitch invece mi è parso piuttosto sobrio per tutta la serata, nonostante abbia sicuramente bevuto qualche drink.
Non fa domande, ma il suo sguardo è piuttosto eloquente.
Haymitch porta una mano dietro la mia schiena e mi dà una piccola spinta. « Trinket deve chiederti una cosa ».
Voltando appena la testa gli rifilo un’occhiata letale, ma così facendo faccio solo allargare ulteriormente il suo sorriso.
Lo odio con tutta me stessa.
E odio anche Chaff, ma sapevo a cosa andavo incontro quando ho accettato di stare al gioco. Sospiro, sconfitta e porto gli occhi al cielo. « Chaff, nel caso tu fossi ancora in grado di reggerti in piedi senza sentirti male, ti andrebbe – per qualche ragione sconosciuta – di ballare con me? »
Devo ammettere che lo sguardo disorientato del mentore è impagabile. Per una manciata di secondi non fa altro che passare lo sguardo da me ad Haymitch, prima di scoppiare in una risata fragorosa. « Hai battuto la testa, bambolina? Assolutamente no! »
Immensamente sollevata, do le spalle a Chaff per voltarmi verso Haymitch. Guardandolo in faccia, allargo le braccia con i palmi delle mani rivolti verso l’alto e fingo di essere dispiaciuta, senza provare a sembrare convincente. « Mi dispiace, non posso costringerlo ».
Faccio per allontanarmi, ma Haymitch mi afferra per un polso. « No- ehi! Abbiamo scommesso, non puoi non farlo ».
Torno a guardarlo, e vedo una via d’uscita – noto anche immediatamente il cambiamento nei suoi occhi. Sa che non succederà mai e ha sprecato un’occasione d’oro.
Gli sorrido e gli poggio una mano sulla spalla, battendo qualche colpetto affettuoso. « Mi hai detto di chiedere a Chaff di ballare. L’ho fatto, ha detto di no… fine della storia ».
Haymitch vorrebbe replicare, ma per la seconda volta in meno di dieci giorni, l’ho raggirato. Sono piuttosto fiera di me stessa… ho imparato a gestirlo alla perfezione.
Con la mascella tirata, lui continua a fissarmi con uno sguardo sorpreso e allo stesso tempo quasi di sfida. Cercherà di farmela pagare…
« Te l’ha fatta, Abernathy » sento la voce di Chaff provenire dalle mie spalle e con la coda dell’occhio lo vedo mentre si accascia di nuovo sul divanetto. Solleva il suo bicchiere stracolmo fino all’orlo, in una specie di brindisi. « Sei più furba di quanto pensassi, Trinket. Te lo devo » dice, con approvazione, prima di bere in un solo sorso l’intero contenuto del bicchiere.
Quest’anno non abbiamo vinto gli Hunger Games, ma personalmente posso dire di aver vinto su molti altri fronti.

 
A/N2: Salve! Se siete arrivati a leggere questa nota, allora complimenti a voi. Non avete vinto nulla, ma meritate un posto speciale nel mio cuore per aver finito questo capitolo lungo in maniera oscena.~
Quindi… la solita vecchia scusa del caffè versato e di lei che tampona, eh? *sgomita e ammicca* ma quanto potevo essere più cliché? Vaaabbè.
Fa strano pensare che adesso Prim e Katniss sono già vive e loro padre è appena morto ._.
Se vi interessa sapere com’è fatto il vestito di Effie – e vi interessa!, qui c’è una foto. :3 {UPDATE è un mio fotomontaggio, un po' schifino ma meglio di prima!}
Continua la saga dell’ “umano per chi?” – Lamia è uno zuccherino! XD XD
Verso più o meno metà capitolo potete notare come l’esemplare di Effie sul quale si svolgono le mie ricerche da quasi un anno, ha un perfetto momento alla Katniss. Aka ho capito tutto – ma in verità non ha capito proprio un cazzo. :D
E per scoprire di cosa si tratta, mi sa che dovrete aspettare un po’, perché Portia sa mantenere un segreto… ;)
Lysander non sta molto simpatico alla stilista, come avrete capito. XD
Effie però in compenso ha fatto passi da gigante u.u e il rapporto con Chaff sta cambiando. Non diventeranno mai amici, ma devono condividere lo stesso uomo, quindi piano piano impareranno a sopportarsi a vicenda. :3
Non sarà l’ultima volta che Effie batte in astuzia Haymitch, se qualcuno ha letto qualche mia altra storia forse potrebbe capire di cosa sto parlando u.u
– il velatissimo toccami ancora il culo e ti taglio una mano è la mia parte preferita, onestamente –
Vi saluto, e i prossimi giochi sono quelli di Annie *^* anche se non so se aggiornerò prima Petrichor o questa, vedrò.
A presto :3
 

x Lily
 

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Capitolo 11
*** 70th Hunger Games ***



A/N: Le ultime righe sono prese da una precedente OS.


L’orologio a cucù sulla parete sta battendo le tre del pomeriggio.
Fra due ore esatte dovrò essere sul taxi diretto alla stazione, perché alle sei partirà il treno che mi porterà al Distretto 12, come ogni anno, per la mietitura.
Io e Lysander abbiamo appena finito di pranzare; solitamente non vedo nessuno poco prima della partenza, perché ho bisogno di prepararmi al lungo viaggio, ma lui ha insistito moltissimo, quindi non ho potuto rifiutare.
Sono arrivata nel suo appartamento e ho trovato una tavola imbandita, ha fatto arrivare tutti i miei piatti preferiti.
Decisamente una piacevole sorpresa.
Dovrei andarmene, adesso, perché devo passare a casa per prendere le valigie con tutto l’occorrente che mi servirà nei prossimi due giorni…
Ho preparato tutto ieri sera, ho preso tre parrucche – una per la mietitura, una per l’arrivo a Capitol City e una di riserva, perché con Haymitch non si sa mai.
Lo stesso vale per i vestiti e le scarpe, due d’obbligo e uno per essere sicura contro ogni imprevisto.
Ho messo da parte i cosmetici?
Credo di dover chiamare Orion per sapere come sta andando al Centro Immagine. È arrivato il nuovo preparatore ma non l’ho ancora incontrato. Non ricordo nemmeno il nome, non ho prestato attenzione quando lo stilista me lo ha comunicato.
È la prima volta che lui e Portia si scambiano i ruoli e sono un po’ nervosi entrambi.
Anche se non potranno cominciare a lavorare a nulla finché non incontreranno i tributi, il che mi riporta a pensare di dovermi dare una mossa, se non voglio fare tardi.
Appoggio appena il tovagliolo agli angoli della bocca e mi alzo lentamente. « Devo andare, ti chiamo quando arrivo ».
Lysander si alza assieme a me. « Aspetta, rimani un attimo qui » dice, e si allontana lasciandomi da sola.
Non torno a sedermi, ma ne approfitto per andare a prendere la mia borsa da una poltrona e comincio a riapplicare il rossetto turchese, abbinato alla parrucca.
Riflesso nello specchietto lo vedo che rientra in stanza e si avvicina alla finestra.
È una giornata veramente splendida; il sole filtra attraverso le tende chiare e illumina tutta la sala da pranzo.
Per l’occasione si è vestito di bianco, sa quanto mi piace con quel completo.
Continua a guardarmi, mentre io finisco di sistemarmi, prendendomela comoda. Immagino abbia un altro regalo per me, ultimamente non fa altro che ricoprirmi di gioielli e fiori.
La cosa non mi dispiace affatto…
Tira fuori un orologio da taschino, legato al primo bottone della sua camicia con un’elegante catenina d’oro bianco e controlla l’ora. Forse posso anche smetterla di farlo attendere.
Rimetto via tutto, recupero gli orecchini e mi volto verso di lui sorridendo divertita e soddisfatta.
« Devo chiederti una cosa » dice, mentre io cerco di infilare uno dei due pendenti senza farlo incastrare nella parrucca.
Gli faccio cenno di continuare, passando all’altro.
« A dire il vero volevo farlo fra un paio di settimane, dopo gli Hunger Games, ma non posso più aspettare » sembra piuttosto agitato e la cosa mi confonde alquanto, oltre a trasmettermi in parte il suo nervosismo.
Poi succede l’ultima cosa che potevo aspettarmi.
Lysander s’inginocchia di fronte a me sorridendomi e dalla tasca dei pantaloni tira fuori un piccolo cofanetto nero, rivelando subito dopo il magnifico anello che contiene.
Oh no.
« Sono mesi che penso ad un discorso e ultimamente non sono nemmeno riuscito a dormire la notte ».
Non è possibile. No. È uno scherzo.
Ti prego, fa che sia uno scherzo.
Ma non scherza affatto, e mi rendo conto di quello che sta veramente succedendo solo quando prende la mia mano e avvicina all’anulare quell’anello.
Mi ritiro come se avessi ricevuto la scossa, guardandolo con gli occhi sbarrati. « Non puoi- non… perché? »
« Come? » c’è spavento nella sua voce e io mi sento un verme.
Non posso fargli questo, non voglio che soffra ma non posso sposarlo. Non avevamo mai parlato di matrimonio, non puoi fare una proposta del genere ad una donna senza aver mai neanche vagamente trattato l’argomento, tastato le acque… gli avrei subito fatto capire che non era affatto mia intenzione sposarmi.
« Perché? » ripeto e lui non si è ancora alzato in piedi. Tiene l’anello in mano e io mi allontano facendo un altro passo indietro. « Insomma credevo che stessimo bene così, no? »
Il mio stomaco brucia di vergogna e sensi di colpa, vorrei piangere ma mi trattengo.
« Tu- » balbetta, è evidente che non si aspettava una reazione del genere da parte mia. « Sì, sì stavamo bene, è per questo che- » non sa cosa dire.
« Ti prego, alzati » non ce la faccio più a vederlo in ginocchio. Lui finalmente si rimette in piedi ma continua a tenere lo sguardo puntato su di me.
Mi sento nuda, nonostante abbia su di me la mia maschera.
Leggo risentimento e delusione nei suoi occhi, gli devo almeno una motivazione. « Io non ho mai pensato a sposarmi… » cosa assolutamente falsa, ho pensato mille volte a come sarebbe stato il mio matrimonio, Dio,  io e Portia abbiamo anche il vestito pronto… solo, non ho mai pensato a sposarmi con lui.
« Non dobbiamo sposarci ora » Lysander tenta un sorriso, facendo un passo verso di me ma io ne faccio un altro indietro. « Potremmo farlo fra uno, due, tre anni… non abbiamo nessuna fretta. Se il matrimonio ti spaventa, possiamo aspettare ».
Perché rendi le cose così difficili?
« No… » sospiro, chinando la testa e coprendomi il viso con le mani. Stanno tremando, come faccio a reggere una situazione del genere?
Penso a tutti gli anni in cui ho riso e scherzato per la morte di bambini di cui mi ero occupata fino a poche ore prima e sposto le mani dal viso.
« Stiamo bene insieme, sul serio. Ma non voglio passare il resto della mia vita con te » una frase del genere non dovrebbe essere detta con il sorriso sulle labbra, nonostante si tratti di un sorriso compassionevole.
L’espressione sul viso di Lysander cambia. I suoi tratti s’induriscono e la mascella si tira. Mi dà le spalle, infilandosi di nuovo l’anello nel suo cofanetto e poi lo lancia con rabbia contro una parete.
Il suo gesto improvviso mi fa sobbalzare e improvvisamente sono spaventata, ma si sente preso in giro ed è comprensibile.
Non farebbe mai nulla di avventato, o sì?
« E hai aspettato cinque anni per dirmelo? » la voce è bassa, minacciosa. Penso seriamente di dovermene andare, in fretta.
« Te l’ho detto » rispondo con una sicurezza che in realtà non ho affatto, « ci tengo molto a te ma non avevo mai nemmeno preso in considerazione l’idea di sposarti. Sapevo che un giorno avrei dovuto dirtelo ma finché continuavo a stare bene non ne vedevo il motivo » la mia spiegazione non sembra soddisfarlo, ma io non ho più altro da dire.
Lui resta in silenzio a guardarmi, fermo sul posto.
« Devo andare » mi congedo senza un saluto, senza nemmeno chiedergli scusa. Non posso rischiare che fraintenda le mie intenzioni.
Lascio il suo appartamento più in fretta che posso, sperando di non aver lasciato nulla indietro.


La mietitura più veloce della storia, ecco cos’è stata. Ho infilato il braccio fino al gomito nella boccia, finché le mie dita non hanno toccato il fondo di vetro e ho preso il primo bigliettino a tiro, sia per le ragazze che per i ragazzi.
Non vedevo l’ora di tornare sul treno per stare in pace…
Lysander si è sempre lamentato che lo trascuravo durante gli Hunger Games, che non pensavo abbastanza a lui. Bene, adesso non faccio che quello.
Ho chiesto a Portia se avevo fatto male a rifiutare e mi ha risposto che è stata la cosa più sensata che io abbia fatto da quando mi conosce.
Lysander non le era mai piaciuto molto, ma a Portia non sono mai piaciuti gli uomini con cui sono uscita.
Fra tutti Lysander è quello che è sicuramente durato di più.
Probabilmente mia madre si aspettava che lo sposassi. Probabilmente tutti si aspettavano che io lo sposassi…
Appena mi rendo conto di star mordicchiando la plastica delle unghie finte, allontano la mano dal viso e appoggio i palmi sulle ginocchia.
Stiamo riguardando i riepiloghi delle altre mietiture ma non sto prestando attenzione…
Comunque il raccolto di quest’anno non è nulla di speciale.
Finalmente mi vedo, stretta in un tailleur viola, che chiamo i nomi dei tributi e mi faccio indietro.
Sono felice di notare come il mio sorriso è impeccabile e il mio tono di voce allegro e pimpante come al solito.
Nessuno potrebbe dire che ho passato quasi un’intera giornata a versare lacrime nervose.
Finiti i riepiloghi, mi rivolgo ai ragazzi con fare gentile. « Perché non andate a letto? Domani sarà una giornata molto impegnativa ».
Basil, il ragazzo, mi trafigge con uno sguardo di sfida. « Tanto saremo tutti e due morti entro la fine della settimana ».
Sono perfettamente abituata a questo genere di atteggiamento, in genere tutti i tributi dai quindici ai diciotto anni si comportano in questo modo, con poche eccezioni. « Beh, se sarai così pessimista durante la permanenza al Centro di Addestramento non vedo quante possibilità potrai avere » mi rivolgo anche alla ragazza, e poi sorrido ad entrambi. « Ma se vi impegnerete e vi preparerete, sono sicura che avrete ottime chances » la voce sale, su quell’ “ottime” – come a sottolinearne il significato.
« Ah sì? » il tono di Dawn arriva meno aggressivo rispetto a quello di Basil, ma più sarcastico. « E chi dovrebbe prepararci? Lui? »
I miei occhi si spostano automaticamente su Haymitch – mezzo svenuto al lato opposto del divano. Si accorge a malapena che i ragazzi stanno parlando di lui e solleva di risposta il braccio, confuso, lasciandolo poi ricadere a peso morto accanto al corpo.
« Andate a letto… » ripeto, stanca e senza traccia di allegria nella voce. I due devono avvertire il cambiamento di atmosfera e si alzano senza ulteriori proteste.
Sarà meglio che vada anche io a letto.
Haymitch sul treno per Capitol City è quasi sempre intrattabile, quindi lo lascio stare e mi dirigo verso il mio scompartimento.
Passando per il corridoio incrocio un senza-voce e lo fermo, dandogli indicazioni precise per assicurarmi che Haymitch sarà scortato nella sua stanza il prima possibile. Non voglio che metta a soqquadro l’intero vagone come è successo qualche anno fa.
Nemmeno oggi riesco a dormire, sono troppo nervosa, troppo agitata.
Mi sento in colpa, forse dovrei chiamarlo e chiedergli scusa. Forse sono sul serio solo spaventata… o forse è solo paura di restare da sola.
E se non trovassi mai nessuno con cui voler passare il resto della vita?
Se fossi io ad essere troppo esigente?
Potrei accontentarmi di Lysander?
Ci tenevo sul serio a lui.
Non credo mi rivorrebbe dopo la mia risposta…
Quando è ora di andare a fare colazione, ci metto più del solito a prepararmi.
Devo coprire bene le scure occhiaie viola che circondano i miei occhi.
Per deviare l’attenzione applico un paio di ciglia finte talmente vistose da non poter notare nient’altro e data la loro pesantezza, sembrerà che le mie palpebre siano più pesanti del solito per questo motivo e non per la mancanza di sonno.
Infilo in bocca un paio di pillole colorate e le butto giù con un po’ d’acqua.
Appena posso mi attacco ad una tazza con doppia dose di caffè nero e nel giro di venti minuti mi sento carica di energie come se avessi dormito dodici ore di fila.
Sia Dawn che Basil non fanno nulla per collaborare. Fra loro parlano e confabulano.
Senza volerlo colgo stralci di conversazioni e vengo a sapere che si conoscono da prima della mietitura.
La ragazza sì è impuntata e pretende (giustamente) che Haymitch dia loro qualche consiglio, ma lui non si è ancora ripreso dalla sbronza di ieri sera e la ignora.
Quando si alza per allontanarsi, Dawn gli va dietro continuando ad insistere. Haymitch si ferma e si volta, inchiodandola al muro con il braccio messo di traverso e premuto contro la sua gola.
Non faccio in tempo ad andare a chiamare aiuto che l’ha già lasciata andare, e si sta avviando verso il suo scompartimento.
Mi avvicino alla ragazza per assicurarmi che stia bene, è un po’ sconvolta e impaurita, ma oltre all’aspetto emotivo non ha subito danni.
« Basil, per piacere, versale un bicchiere d’acqua » dico rivolta al ragazzo, tentando di mantenere il controllo. Poi mi alzo e marcio in direzione della stanza di Haymitch.
Senza bussare tento di aprire la porta, ma la trovo chiusa.
In genere non la chiude mai, ma adesso sa che entrerei e gli farei una paternale, quindi cerca di tenermi lontana.
Busso più volte, ma l’unica cosa che ottengo sono un insulto e un invito ad andare al diavolo.
Non so cosa gli sia preso, ma non ho assolutamente intenzione di avere a che fare con lui quest’anno se vuole continuare su questa strada.
Ho già i miei problemi senza dover badare anche lui e alle sue crisi.


Arrivati al Centro Immagine finalmente faccio la conoscenza di Flavius, un ragazzo giovane che però sembra assolutamente intenzionato a fare del suo meglio.
« Lei è Dawn » dico sorridente rivolta a Venia, spingendo appena la ragazza verso la preparatrice. « Mi raccomando, fatela splendere per Orion ».
Dallo sguardo della ragazza mi sembra di capire che non è molto entusiasta di rimanere da sola con loro. I suoi occhi passano dai tatuaggi sul viso di Venia, ai denti di Nova e si fermano sulle labbra color prugna di Flavius.
Venia le mette le mani sulle spalle e la osserva con occhio critico. « Sono sicura che diventerà bellissima, dopo che avremo finito con lei ».
Flavius subito annuisce, e i riccioli di un arancione intenso ballano attorno al suo viso. « Non riuscirai nemmeno a riconoscerla ».
E dal momento che Nova deve mettere bocca su tutto, si fa avanti con un largo sorriso sulle labbra – ancora più scintillante da quando si è fatta impiantare dei minuscoli diamanti sui denti. « Sta tranquilla Effie, è in ottime mani! »
Basil è già con i suoi preparatori e per lui ci vorrà molto meno, quindi vado ad assicurarmi che Portia sia pronta a riceverlo.
La trovo intenta a rifinire a mano alcuni dettagli sul tessuto del vestito per la sfilata.
Non alza nemmeno lo sguardo su di me quando entro nella stanza, è troppo concentrata.
Le sue mani salgono e scendono dalla stoffa, mentre un ago fissa saldamente alcune pietruzze cave.
« Che te ne pare? » mi chiede, alla fine. Si alza e porta con sé il quadrato di tela.
È scura, apparentemente molto semplice, ma poi accende una luce e le minuscole pietruzze nere simili a carbone mando deboli riflessi gialli e rossi. « Semplice ma d’effetto » commento e Portia mi sorride; evidentemente era quello il suo obiettivo.
« Sotto i riflettori dovrebbero brillare un po’ di più » dice, poi riprende ad aggiungere pietre nei punti in cui sembrano mancare.
Potrà cominciare il vero lavoro solo dopo che avrà incontrato Basil, per ora deve limitarsi a sistemare il materiale col quale dovrà preparare l’abito.
Sta lavorando seduta ad una grossa scrivania piena di carte, forbici, perline di ogni colore e tutti i suoi attrezzi del mestiere.
Dietro di lei c’è un divanetto davanti al quale è stato sistemato un tavolino basso e ancora più dietro, una grossa finestra con le tende tirate.
Mi avvicino ad un’altra parete, alla quale è poggiata una macchinetta automatizzata per le bevande.
Prendo un altro caffè, perché sento che l’effetto di quello che ho preso a colazione sta cominciando a svanire.
« Come va? » chiede Portia con fare apprensivo mentre io prendo posto sul divano.
Ho bisogno di pensarci prima di rispondere, non so nemmeno io bene come mi sento. « Il caffè e le pillole energizzanti mi fanno sentire magnificamente ».
La stilista non sembra molto contenta di questa mia risposta, così lascia perdere il suo lavoro e fa girare la sedia verso di me, in modo tale da potermi guardare in faccia. « Hai dormito un po’ stanotte? »
Scuoto la testa portando il bicchiere alle labbra e bevendo un lungo sorso di caffè caldo. La temperatura è perfetta e il sapore è amaro al punto giusto.
« Se andrai avanti così fino alla fine dei Giochi finirai per sentirti male » dice in tono grave. « Almeno hai mangiato qualcosa? »
Faccio di nuovo cenno di no con la testa, nascondendo ancora di più il naso nel caffè.
Non ho avuto la forza di toccare cibo dopo quello che è successo. « Da quanto non mangi? »
Poggio la tazza sul tavolo e faccio roteare gli occhi un po’ seccata. E da quando è compito suo controllare se mangio o no?
« Da quando ho lasciato la Capitale, ma sono stata talmente nervosa tutto il tempo che il mio stomaco si è completamente chiuso » provo a giustificarmi.
Portia si alza e mi raggiunge, cominciando a guardare sul menù, borbottando mentre scorre la lista di pietanze. « Non posso credere che tu sia andata avanti solo a caffè per due giorni, se svieni al Centro di Addestramento non credo che qualcuno sarà lì a raccoglierti ».
Con qualcuno è ovvio che intende Haymitch, nonostante io sia sempre lì a cercare di farlo rialzare ogni volta che perde i sensi sul pavimento, stordito dall’alcol. « Caffè e pillole energizzanti » ci tengo a precisare, ma lo sguardo di Portia non cambia. « E ho preso anche qualche integratore ieri sera, prima di andare a letto ».
Portia mi conosce fin troppo bene, quindi per farmi aprire lo stomaco ordina due tazze fumanti della migliore cioccolata calda, fragole, una ciotola di mele caramellate tagliate in pezzi, diversi tipi di budini, una crema al cioccolato e due scodelle piene di mousse
 una al cioccolato e l’altra al caramello e miele.
Per quanto adori i cibi salati, non posso proprio resistere ai dolci.
« Tu hai già fatto colazione… » le faccio notare, mentre infila in bocca un pezzo di mela caramellata.
Prima di rispondermi, mi costringe a prendere una fragola che non perdo tempo ad immergere nella crema al cioccolato. « Sono una stilista, non una modella » dice, e fa subito il bis.
Quando metà del cibo è sparito dal tavolino, io mi sento decisamente meglio e Portia si appoggia con la schiena al divano, guardandomi di sottecchi.
« Che c’è? » le chiedo curiosa, pulendomi i lati della bocca con un tovagliolo.
Portia solleva gli occhi al soffitto e inspira rumorosamente. « Perché gli hai detto di no? »
Credevo che volessimo evitare l’argomento…
« Te l’ho già detto » cerco di sbrigarmela, ma lei non se la beve.
« No, tu mi hai detto che lui ti ha fatto la proposta e tu l’hai rifiutata » specifica, con un sorrisetto sulle labbra e il suo solito tono un po’ allusivo.
Se devo parlarne con qualcuno, quel qualcuno è sicuramente lei. « Non lo so… » comincio, chinando gli occhi e sentendomi improvvisamente molto nervosa.
« Non c’è nulla di male se non eri innamorata di lui, sai? » dalla sua voce capisco che non mi sta giudicando, ma il problema è che non so nemmeno io se lo amavo o meno.
« Stavo veramente bene con lui. Insomma, era perfetto » dico, sollevando lo sguardo con un’espressione affranta. « Lui mi amava, mi riempiva di regali ed era intelligente, elegante, romantico… »
« Ma? » è ovvio che ci sia un ma, altrimenti non avrei detto di no…
« Ma non mi faceva provare nulla di speciale » Portia annuisce, sembra capire sul serio. « Insomma, in cinque anni che stavamo insieme non mi ha fatto provare le farfalle nello stomaco nemmeno una volta! » ammetto, chinando le spalle decisamente imbarazzata.
Avrei dovuto separarmi prima da lui? Mi ero abituata alla sua compagnia, alla sua presenza e non mi dispiaceva, ma forse Portia ha ragione… forse semplicemente non lo amavo.
« Non puoi passare il resto della tua vita con qualcuno che non ti faccia venire voglia di saltargli addosso appena si avvicina » la stilista si stringe nelle spalle, ridendo poi alla mia espressione contrariata.
« Portia! » mia madre mi ha insegnato che quello che succede in camera da letto, resta in camera da letto e fra le persone che la occupavano. Una signora può vantarsi delle sue conquiste, a patto che non entri nei particolari e lasci un’ombra di curiosità  in chi ascolta che non deve essere appagata.
Portia non è dello stesso parere.
« Cosa? » fa con naturalezza, continuando a prendermi in giro. « È vero! » dice convinta, « E tu hai bisogno di un uomo che sappia accendere la passione, che ti faccia venire i brividi ogni volta che ti tocca, che ti faccia vedere i fuochi d’artificio! Non di uno che ti tiene la mano e ti tratta con i guanti… sei già abbastanza repressa di tuo! »
« Detto da una che non ha una relazione seria da dieci anni è veramente credibile » ribatto, stringendo le labbra e impettendomi. Non ho intenzione di farmi prendere in giro oltre.
Portia la prende a ridere, sollevando poi lo sguardo oltre le mie spalle.
Daphne, Carius e Tobias sono alla porta e sembrano molto eccitati.
« È pronto! » annuncia Carius, congiungendo le mani sotto il mento.
Portia si alza e io faccio lo stesso, mentre usciamo mi stringe amichevolmente un braccio, parlando sottovoce. « Adesso non ci pensare, abbiamo davanti due settimane d’inferno ».


Dalla sfilata, alle interviste, ai primi giorni di Giochi  il tempo vola.
In un battito di ciglia siamo tutti catapultati nel mondo frenetico che caratterizza da anni il programma.
L’unico a non cambiare il proprio ritmo di vita è Haymitch, che come al solito passa gran parte delle giornate sul divano del salotto o al bar di sotto, con Chaff e gli altri vincitori.
Sembra aver stretto amicizia con Finnick; trovo la cosa alquanto strana. Non mi aspettavo che un ragazzo come lui si potesse avvicinare a persone come Chaff, Haymitch o Blight.
I più giovani generalmente fanno gruppo con i coetanei, soprattutto se si tratta di ex-Favoriti.
Mi aspettavo che facesse amicizia subito con Gloss e Brutus, e invece – nonostante non sembri disprezzare la loro compagnia – me lo sono ritrovato nell’appartamento almeno un paio di volte dall’inizio del reality.
Evidentemente l’ho valutato male; strano, perché di solito le persone le capisco al volo.
C’è da dire che da quando fa gruppo con Haymitch e Chaff, lo stormo di capitolini al suo seguito si è notevolmente ridotto.
Preferiscono stare alla larga dagli altri due mentori, anche se questo significa non avere un momento con Finnick.
Quest’anno sembrava stesse per andare meglio, onestamente.
Sia Dawn che Basil stavano per sopravvivere al bagno di sangue, finché il tributo femmina del Distretto 1 non ha piantato un coltello nella schiena della mia ragazza.
Basil se l’è cavata all’interno dell’arena per un giorno e mezzo, prima di essere ucciso dai Favoriti.
Haymitch avrebbe potuto fare qualcosa, e invece non ha aperto bocca per loro.
Ancora una volta 
l’arena non è molto originale.
Un paesaggio montano, con diversi nascondigli abbastanza facili da mantenere segreti.
Un fiume la divide in due, ma è troppo scoperto e nessuno osa avvicinarcisi. Una diga lo separa da un laghetto pieno di pesci grazie al quale i Favoriti stanno banchettando ogni giorno.
Non sto uscendo molto dall’appartamento al dodicesimo piano, perché qualcuno fra i preparatori deve aver ascoltato una delle conversazioni private fra me e Portia e adesso tutte le accompagnatrici  e gli accompagnatori sanno che ho rifiutato la proposta di matrimonio di Lysander.
Ogni tanto, comunque, devo far vedere che ancora esisto e quindi sono costretta a dover raggiungere il grosso salone col rinfresco.
L’ascensore in discesa si ferma al quarto piano e ad aspettare pazientemente ci trovo Finnick, mi saluta con il suo solito sorriso ed entra aspettando che le porte si richiudano.
« Ho sentito quello che è successo a Mags » gli dico, mentre l’ascensore riprende a scendere. Haymitch mi ha detto che ha avuto un ictus qualche mese fa e che non si è ancora totalmente ripresa, alla sua età è anche normale. « Portale i miei più sinceri auguri appena la rivedrai ».
Per un attimo gli occhi di Finnick mi scrutano, come se stesse cercando di capire se sono seria o meno. È uno sguardo intenso e non sono sicura di sentirmi completamente a mio agio, soprattutto in uno spazio ristretto come questo. Evidentemente supero la prova, perché annuisce e quando le porte si riaprono mi dice che lo farà, augurandomi un buon proseguimento della serata con lo charme che lo ha sempre caratterizzato.
Usciti dall’ascensore percorriamo insieme il corridoio che porta al salone 
– senza parlare  poi, una volta dentro prendiamo strade separate.
Do una rapida occhiata in giro per rendermi conto di chi è presente.
La prima persona su cui si poggiano i miei occhi è Antonia, la migliore amica di Lamia, accompagnatrice del Distretto 3, che chiacchiera amabilmente con due uomini accanto al bancone del bar.
Ottimo, ora so dove non devo andare.
Rivolta con le spalle al bar, mi dirigo verso l’enorme rinfresco.
Un senza-voce mi si avvicina con un vassoio ricolmo di bicchieri e ne prendo uno contenente un liquido rosa pallido.
Provo a bere un piccolo sorso e mi rendo conto che è alcolico e al sapore di lampone.
È buono, quindi continuo a sorseggiare mentre continuo a scansionare la stanza attentamente.
Cecelia e Woof, i mentori del Distretto 8, sono seduti su un divanetto circolare in compagnia di Blight e Rowan, del 7.
Vorrei andare a salutare Cecelia per chiederle come stanno i suoi bambini e per farle gli auguri, visto che aspetta il terzo figlio, ma Rowan mi detesta e non ho voglia di mettermi a litigare adesso.
Solomon e Bartholomeus stanno discutendo chiassosamente con Constantine, quindi probabilmente Finnick è di nuovo con Chaff – visto che ho lasciato Haymitch a bere fino all’oblio sul divano dell’appartamento.
È pericoloso continuare a rimanere da sola. Rischio che qualcuno di indesiderato si avvicini per iniziare una conversazione, ma non trovo nessuno con cui abbia veramente voglia di parlare.
Ci sarebbe Ophelia, l’accompagnatrice del Distretto 10. È una delle poche con cui mi trovo bene ed è un peccato che abbia legato con lei solo dopo gli ultimi Giochi – ma al momento è in compagnia di Lamia, quindi è assolutamente inavvicinabile.
Poi finalmente vedo Flavius e Venia dall’altro lato della stanza, accanto ad un tavolo imbandito.
I preparatori in genere non rimangono così a lungo, ma è il primo anno di Flavius, quindi immagino che voglia restare a contatto con l’ambiente e Venia gli fa da cicerone.
Comincio a spostarmi cautamente, continuando a bere piccoli sorsi dal mio bicchiere finché non raggiungo i due che mi accolgono con sorrisi e baci sulle guance.
Leggo negli occhi di Flavius che vorrebbe chiedermi della mia vita privata, ma mentre mi avvicinavo ho chiaramente visto Venia dargli un colpetto sul braccio e sussurrargli qualcosa all’orecchio e sono praticamente certa che gli abbia vietato di fare qualsiasi riferimento all’accaduto.
Dopo qualche minuto di chiacchiere di poco conto, Venia solleva lo sguardo sul maxischermo, portandosi alle labbra il suo calice di champagne. « Quest’anno gli Hunger Games sono ancora più noiosi dell’anno scorso » commenta, coprendosi uno sbadiglio con il dorso della mano.
Flavius annuisce, con un’espressione disgustata. « Dovrebbero fare qualcosa, ieri sera mi sono addormentato davanti alla televisione! »
Non posso dargli torto, a parte un paio di scontri piuttosto violenti non è successo nulla e stiamo andando avanti così da quasi quattro giorni.
Le immagini ora stanno dando l’intero gruppo dei Favoriti che cerca di addentrarsi in una caverna per capire se possono passarci o meno la notte.
Dopo qualche momento Venia si raddrizza e Flavius la imita, stanno guardando qualcuno alle mie spalle. Ho il tempo solo di voltarmi e di mettere su il mio solito sorriso da lavoro, prima di stringere amichevolmente la mano dell’uomo che mi è di fronte.
« Venia, Flavius » dico, spostandomi di fianco per permettere ai due di essere presentati come si deve « lasciate che vi presenti Seneca Crane ».
Non ce n’è veramente bisogno, entrambi lo conoscono perfettamente, ma era chiaro che volessero essere introdotti.
Gli stringono la mano eccitati, riescono anche a scambiarsi qualche battuta, prima che lui chieda se possono lasciarci soli qualche momento.
Sarei dovuta restare di sopra, lo sapevo.
« Cosa ci fai qui? » chiedo senza troppi preamboli, cercando di non sembrare eccessivamente dura, appena i due preparatori si allontanano. Resta comunque uno Stratega e farei bene a rimanere in buoni rapporti con lui, data la mia posizione.
Seneca solleva il bicchiere alle labbra e io faccio lo stesso, poi si guarda intorno. « Vengo a controllare di persona quanto la gente stia apprezzando quest’edizione » risponde, e devo ammettere che come scusa potrebbe anche reggere, se non sapessi che è una bugia. « Ovviamente non molto » continua, con un’evidente delusione nella voce.
Non dico nulla, aspettando il vero motivo della sua presenza e quando vede che non ho molta voglia di parlare, infila una mano nella tasca interna del suo completo celeste
– in tinta con gli occhi – e tira fuori un piccolo pacchetto che mi porge.
« Cos’è? » lo prendo in mano e lo studio da vicino: è più piccolo del mio pugno, sembra una scatola avvolta in una carta dorata.
« Orecchini » risponde lui. « Uno solo a dire il vero, dimenticato fra i cuscini del divano ».
Sospiro, abbassando le braccia e distogliendo per un attimo lo sguardo.
Ne ho così tanti di orecchini, potevo comunque sopravvivere senza un paio.
« Come sta? » gli chiedo alla fine, sembra che questa conversazione debba andare avanti a domande e risposte.
Seneca tira le labbra in un’espressione incerta. Calcola bene le parole da usare, prima di rispondermi. Non è proprio un ottimo segno. « Si sta abituando all’idea che fra voi due sia finita
» riponde, « ma mio fratello ha la pelle dura » aggiunge subito dopo, con un sorriso amaro.
« Lo so » dico, annuendo appena e poi torno a guardare il pacchetto che mi ha appena consegnato. « Apprezzo il fatto che non sia venuto di persona, sarebbe stato inappropriato ».
« Detto fra noi, non penso che la sua assenza c’entri molto con il buon gusto. Non aveva molta voglia di rivederti… » nonostante desideri chinare la testa, resto con il mento ben alto e mi costringo a sorridere, come se avesse appena fatto una battuta divertente.
« Beh, ringrazialo da parte mia » dico, portandomi al suo fianco per cominciare ad allontanarmi. « Buon lavoro ».
Mi congedo rapidamente, impaziente di tornare al mio appartamento per potermi allontanare di nuovo da tutti.
Sento un vociare indistinto mentre torno agli ascensori e non capisco da dove provenga, ma è chiaro che qualcuno stia parlando di me.
Appena metto piede in salotto, noto Haymitch semidisteso sul divano. « Quanto sei ubriaco? » chiedo velocemente, andando verso la mia camera da letto per mettere via il pacchetto.
« Non abbastanza, dolcezza » mi sento rispondere.
Almeno qualcosa di positivo…
Chiudo la porta della stanza e mi spoglio, levo anche la parrucca e mi infilo una vestaglia. Il trucco lo lascio intatto e cambio le scarpe, sostituendo i tronchetti con il tacco a spillo con dei sandali decisamente più comodi.
Ne ho avuto abbastanza per oggi; quando torno in salotto mi lascio cadere a peso morto sul divano – senza molta grazia, ma c’è solo Haymitch e a lui sicuramente non interessa con quanta eleganza io mi sieda.
Avverto il suo sguardo su di me e dopo un po’ incomincio ad avere la pelle d’oca dietro la nuca. « Nessuno ti ha detto che fissare è da maleducati? » sbotto, senza osare ricambiare lo sguardo.
Haymitch avvicina la sua bottiglia sotto il mio naso e l’odore pungente di whiskey mi dà la nausea. « Vuoi un goccio? Sembri averne proprio bisogno… » mi prende in giro con una mezza risata e io lo ignoro, tirando le labbra fin quasi a farle sparire in una linea sottile.
Rimaniamo seduti vicini a guardare la televisione senza scambiarci nemmeno una parola per un’ora almeno, prima che la voce dei cronisti non catturano la nostra attenzione e i miei occhi si concentrano sullo schermo per cercare di capire che cosa stia succedendo.
La telecamera inquadra il gruppo dei Favoriti e secondo Claudius probabilmente stiamo per assistere a qualcosa di molto interessante.
I sei ragazzi sono in una grotta buia, ma grazie alla tecnologia di Capitol City, noi riusciamo a vedere tutto molto chiaramente.
Vengono attaccati da uno stormo di pipistrelli ibridi, grossi quanto piccoli cani.
Il ragazzo del Distretto 1 è stato assalito e ucciso per primo, adesso la ragazza del Distretto 2 sta cercando di allontanarli con il fuoco di un razzo, e sembra riuscirci, ma poi un pipistrello le azzanna il braccio e lei lascia cadere a terra la fonte di luce.
Un altro razzo viene immediatamente acceso dalla ragazza del Distretto 4, che riesce a scacciare con successo due pipistrelli che volevano attaccarla.
Il ragazzo del Distretto 2 comincia a far roteare una pesante spada quando anche la ragazza dell’1 viene prima morsa ripetutamente e alla fine uccisa.
Un altro cannone suona.
I quattro rimasti cominciano a correre verso l’uscita della caverna, ancora inseguiti dagli enormi pipistrelli.
Il razzo retto dalle mani della ragazza del Distretto 4 riesce ad allontanare qualche ibrido, ma non abbastanza.
A pochi metri dall’uscita, i pipistrelli si stringono di nuovo attorno al gruppo e il ragazzo del 2, nel tentativo di colpire uno degli animali, sferra male un fendente – tranciando di netto la testa al ragazzo del 4, che ruzzola via, immediatamente aggredita con voracità da una delle bestie mentre le altre si contendono il corpo.
Il grido di terrore della sua compagna di distretto è agghiacciante.
Al punto tale da farmi rintanare con la schiena contro il divano e sono costretta a voltare la testa contro la spalla di Haymitch per non sentirmi male.
Ormai è un’abitudine. Trovo sempre conforto in lui quando le immagini si fanno esageratamente cruente.
Improvvisamente con la coda dell’occhio vedo che la caverna si riempie di fumo. Alcuni dei pipistrelli si allontanano all’istante.
Ovvio, penso. Gli Strateghi non possono permettersi di non avere un corpo da riconsegnare alle famiglie.
Questo dà il tempo agli altri di riprendere la loro fuga. Purtroppo non tutti i pipistrelli sono stati storditi e l’attacco continua.
Anche quando escono all’esterno i ragazzi sono costretti a correre in direzioni diverse per non essere presi.
Le immagini seguono la ragazza del Distretto 4, che con il viso rigato dalle lacrime non si ferma nemmeno dopo una brutta caduta che le ha causato un
evidente lussazione alla spalla.
Quando sembra essere fuori pericolo, le telecamere si concentrano su altro ma io rimango ferma accanto ad Haymitch. Respiro piano, cercando di cancellare dalla mia mente l’immagine della testa del tributo del Distretto 4 che traccia un arco dal suo collo fino a terra.
Almeno adesso gli spettatori saranno contenti.
Istintivamente porto una mano alla gola e la stringo appena, come per assicurarmi che la testa sia al suo posto. Ho la nausea.
Haymitch mi passa un braccio attorno alla vita con un po’ di riluttanza e il mio corpo reagisce al contatto facendomi rabbrividire, il mio viso rimane fermo contro la sua spalla.
« L’offerta è ancora valida » dice gravemente, avvicinando la bottiglia alle mie mani.
Sto ancora cercando di riprendere a respirare regolarmente, facendo passare l
’ossigeno lentamente attraverso le narici, poi decido che ha ragione: ne ho bisogno. Accetto il liquore e prendo un piccolo sorso, storcendo il viso in un’espressione disgustata.
Non mi abituerò mai al sapore di questo veleno.


La decapitazione del tributo del Distretto 4 è stata la prima ed ultima cosa eccitante successa, e da cinque giorni a questa parte le cose sono tornate ad essere mortalmente noiose.
Tanto che gli Strateghi hanno pensato di movimentare un po’ le cose. Letteralmente.
Un tremendo terremoto ha fatto crollare parte dell’arena, causando un paio di frane che hanno ucciso alcuni tributi – ma il danno più grave causato dal terremoto è stato sicuramente la rottura della diga.
L’intera arena è stata completamente allagata.
Tutti i restanti tributi sono morti annegati, tranne uno.
La ragazza del Distretto 4 – Annie Cresta – che ovviamente, dopo essersi nasconda in preda a crisi di panico per cinque giorni, è riuscita a nuotare molto meglio rispetto a tutti gli altri.
L’hanno tirata via dall’acqua con un hovercraft mentre eravamo nel salone del Centro di Addestramento.
Ci metterà un po’ ad arrivare qui, comunque, quindi tutti ne approfittano per avvicinarsi a Finnick e Troy e porgere loro i loro complimenti.
I presenti si preparano a fare festa, ma Haymitch sembra avere altri piani: agguanta per una spalla Finnick e lui e Chaff lo trascinano al bancone del bar, gli fanno da scudo, nessuno più gli si avvicina.
Prima che possa farlo io, sento una mano avvolgersi attorno al mio polso e quando mi giro mi ritrovo Bart che mi guarda con fare stanco. « Per piacere, puoi controllare tu che nessuno faccia sciocchezze? Ho mille cose da fare prima di poter far presentare Annie ufficialmente ».
Credo che con sciocchezze intenda fare mosse troppo azzardate nei confronti di Finnick, quindi annuisco con un sorriso e mi avvicino ai mentori. Anche Troy si è aggiunto al gruppo e adesso stanno bevendo tutti insieme.
Con mio sommo piacere, noto che né lui né Finnick esagerano con il whiskey – avranno da fare anche loro appena la ragazza sarà riportata qui.
Quasi due ore dopo, le porte dell’ascensore dell’attico si aprono davanti a me e io cerco di avanzare, ma con Haymitch appoggiato ad una spalla è piuttosto difficile.
Un suo braccio mi cinge la vita mentre con l’altro si appoggia allo stipite della porta.
È ubriaco perso.
Un altro paio di braccia si aggiungono a sorreggere Haymitch, è Finnick, che mi aiuta a trascinarlo su uno dei divani e a lasciarlo lì.
Chaff sembra controllare la situazione dietro di noi, senza fare nulla per aiutare.
Mi allontano per un attimo, vado in bagno a recuperare un panno pulito, la cassetta del pronto soccorso e due bacinelle. Una vuota, per ogni evenienza e l’altra la riempio di acqua tiepida.
Quando torno da Haymitch, Chaff e Finnick, vedo che il ragazzo gli sta sbottonando i primi bottoni della camicia per permettergli di respirare meglio, ma Haymitch con un grugnito e uno schiaffo sulle mani, gliele allontana.
« Non fare il bambino » lo rimprovero, mettendo a terra quello che ho preso, per poi sedermi accanto a lui e finire il lavoro che Finnick aveva cominciato. « Finnick sta solo cercando di aiutare, dovresti ringraziarlo ».
Haymitch borbotta qualcosa, poi lascia cadere la testa all’indietro.
Senza aspettare oltre, comincio a tamponargli la fronte, nella speranza che non si senta male di qui a breve.
Noto un piccolo taglietto appena sotto l
’attaccatura dei capelli, immagino se lo sia fatto prima che riuscissimo a convincerlo a lasciare il bar; è inciampato in avanti, battendo la testa contro il bancone.
Prendo un po’ di disinfettante e gli pulisco il graffio, prima di passargli giusto un velo di crema, così che domani non ci sarà più nulla.
« Da quando sei diventata la sua infermiera, bambolina? » ignoro la battuta di Chaff – anche lui parecchio ubriaco – e riprendo a tamponargli fronte e collo con il panno bagnato.
Haymitch ogni tanto borbotta qualcosa, o cerca di fermarmi la mano, ma basta chiedergli di smettere e lui mi fa continuare.
Dopo un po
’ lascia cadere la sua testa contro la mia spalla e avverto gli sguardi di Chaff e Finnick trapassarmi.
Arrossisco appena sotto il pesante strato di fondotinta e sono costretta ad allontanarlo, ottenendo lamenti indistinti da parte del mentore.

Non riesco a vederlo in questo stato; non provo pena per lui, più compassione.
Per quanto lui lo neghi, siamo amici e la salute dei miei amici mi sta a cuore… finirà per farsi molto male un giorno e io non posso fare niente per impedirglielo.
È una testa talmente dura che ogni tanto vorrei solo prenderlo a schiaffi.
Se soltanto non bevesse così tanto, se soltanto ci provasse sul serio a fare il suo dovere, sono sicura che potrebbe fare un ottimo lavoro.
Sì è dimostrato più volte sveglio ed intelligente, non capisco per quale motivo si ostini a comportarsi in questo modo.
« Ci sembri abituata » concentrata com’ero su Haymitch, la voce di Finnick mi fa sobbalzare; è più vicina di quanto mi aspettassi, ma annuisco.
« Lo sono… » preferisco non aggiungere altro, una parola di troppo potrebbe mettermi nei guai.
Finnick è giovane, ha solo diciannove anni, non so ancora se posso fidarmi di lui o meno e quello che faccio per Haymitch va ben oltre il mio dovere da accompagnatrice. Lo faccio per amicizia, certo, ma questo non esclude il fatto che se si dovesse venire a sapere, le voci comincerebbero a correre e questo porterebbe una terribile pubblicità a me, al mio Distretto, al mio vincitore e ai miei futuri tributi.
Non posso permetterlo. Adesso meno che mai…
Sento che Chaff borbotta qualcosa che non capisco, ma vedo gli angoli della bocca del ragazzo incurvarsi in un sorriso allusivo.
Prima che io possa anche solo pensare a cosa dire, le porte dell’ascensore si aprono nuovamente e questa volta ad entrare è Portia. Si avvicina a noi ma non si siede; poggia semplicemente una mano sulla spalla di Finnick e gliela stringe appena. « È arrivata. Ho sentito che hanno dovuto sedarla, ma ho visto Troy ed era tranquillo, ti sta aspettando al quarto piano ».
Finnick annuisce ringraziandola, poi si congeda da noi dandoci la buonanotte.
I Giochi sono finiti da qualche ora e dopo solo cinque anni di attesa, il Distretto 4 ha una nuova vincitrice.
Anche Chaff decide che può andarsene, visto che Haymitch è “chiaramente in ottime mani”.
Ora che mi sono assicurata che lui sta bene, teoricamente potrei anche tornare di sotto, ma non ne vedo l’utilità. Sono stanca e non mi va di incontrare altre persone.
Per quest’anno è fatta, se ne riparlerà l’anno prossimo.


 


 

A/N2: Salve!
Avete detto che vi piacevano lunghe, no? Ecco altre 7000 parole, circa.
Vorrei parlare un momento della scena iniziale, della proposta di matrimonio.
Allora, inizialmente non doveva esistere – mi spiego, non si doveva vedere, doveva solo esserci stata ed Effie aveva rifiutato. Poi, però, ho pensato che è un momento troppo importante e quindi l’ho messa.
Ora, spero di aver veramente reso tutto quello che volevo rendere perché scriverla è stato veramente difficile.
Volevo far percepire la tranquillità iniziale di Effie, pensa a tutt’altro, non se la aspetta proprio… e poi l’incredulità, l’imbarazzo e la fretta con cui vuole solo andarsene.
Spero di esserci riuscita…
Comunque ci siamo levati Lysander dalle scatole. (Ve lo immaginavate come nella foto? Ho scelto Andy Garcia, niente di che insomma). XD
Ma vogliamo parlare anche della chiacchierata Sex & The City fra Portia ed Effie? E vogliamo anche parlare di come la mia capitolina parli di farfalle nello stomaco? Magari le stesse che per poco non ti facevano saltare addosso ad Haymitch quando lui ti ha messa con le spalle al muro? Eh? EH?
Scusate, momento fra me e la mia bambina… è scema. Ma la guarirò.
Quindi… Seneca è il fratello di Lysander. Ho chiesto in giro perché e
ro un po’ parecchio indecisa, ma siccome la maggior parte delle persone hanno detto che l’idea era carina (vi adoro con tutto il cuore grazie mille!) ho deciso di renderlo ufficiale. :)
Per il resto, questo capitolo è stato difficilissimo da scrivere. Tutta la parte con Annie, mamma mia…
Come ultima cosa, ho cambiato font (tranne che per le note) si nota? È brutto? È bello? Torno a quello solito?
A presto con Johanna, il secondo amore della mia vita!!! Effie vi sorprenderà ;)
 

x
Lily

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Capitolo 12
*** 71st Hunger Games ***



Portia sta sfogliando quel dannato numero di Capitol Couture nonostante sia uscito più di tre settimane fa; pensavo che si sarebbe annoiata dopo i primi tempi. Mi sbagliavo.
« Dovresti fare altri servizi in intimo » commenta. « A sentire Allie i pezzi stanno andando alla grande ».
Annuisco assente, guardandomi nervosamente in giro. « Potresti cortesemente mettere via la rivista? » chiedo, ma lei scuote la testa come se niente fosse. « Portia, prima che faccia il giro dell’intero Centro di Addestramento- »
« Tesoro, tutta Capitol City legge questo giornale – è un po’ tardi per fare la timida » sogghigna, ma sa perfettamente che non è dei capitolini che mi preoccupo. Quando non rispondo lei fa roteare gli occhi; sembra molto divertita, non la sopporto quando si comporta in questo modo. « I ragazzi non torneranno prima di cena » cerca di tranquillizzarmi, « e Haymitch sarà svenuto da qualche parte ».
Spero che abbia ragione, e che non stia creando troppi problemi a nessuno.
Sul treno e durante la sfilata con i carri non abbiamo fatto altro che litigare, anche davanti ai tributi.
Non è mai completamente sobrio. Gli anni precedenti, però, qualche volta ci si poteva parlare.
Quest’anno per non so quale motivo è stato su di giri tutto il tempo. La cosa che più mi preoccupa è che ogni volta che apriva bocca, dalle sue labbra uscivano insulti e minacce rivolte alla Capitale – e a me, quando cercavo di farlo ragionare per evitare problemi.
Posso solo sperare che sia in compagnia di Finnick e Chaff. Loro avranno il buon senso di tappargli la bocca… forse non Chaff, ma Finnick di sicuro.
La stilista finalmente si decide a chiudere il giornale e a metterlo da parte, in una borsa, ma non mi fido. « Posso averlo io, per piacere? » chiedo.
« Che cosa? » fa lei con innocenza.
« La rivista ».
« Che rivista? » come posso averla sopportata per quasi vent’anni?
Portia scoppia a ridere quando mi allungo sul tavolo per agguantarle la borsa.
« Come se non ne avessi altre copie » dice, e io la guardo incredula. Che se ne fa di più copie di un giornale che contiene le mie foto in biancheria intima?
Quasi come se mi potesse leggere nel pensiero, Portia tira le labbra in un mezzo sorriso, scostandosi una ciocca di capelli dal viso. « Non emozionarti troppo, me ne mandano a bizzeffe per il mio lavoro ».
Sì, forse ci sarei potuta arrivare da sola.
« E comunque ero seria prima, dovresti vendicarti più spesso in questo modo ».
« Vendicarmi? » chiedo, non so a cosa stia pensando, ma evidentemente si sbaglia.
« Vuoi farmi credere che non ha niente a che fare col fatto che tua sorella sia diventata la diretta concorrente del tuo ex? »
Non potrei mai essere così subdola, mi sorprendo che lei creda una cosa simile. « Assolutamente no ».
« Mh » non sembra convinta. « E nemmeno col fatto che lui adesso stia con l’accompagnatrice dell’8? »
Oh, per favore. « La rapidità con cui ha trovato un’altra non sono affari miei » dico. « Né tuoi! » aggiungo subito dopo, quando mi rifila uno sguardo compiaciuto.
Il nostro discorso viene interrotto dalle porte dell’ascensore che si aprono e da Haymitch che entra all’interno del salotto.
È meno ubriaco di quando l’ho visto l’ultima volta.
« Dove sei stato? » gli chiedo, perché vorrei sapere se dovrò fare le mie scuse a qualcuno, più tardi.
Haymitch trascina i piedi fino al divano, poi si lascia andare sui cuscini borbottando qualcosa su come io non lo lasci in pace nemmeno di prima mattina – nonostante siano le dieci passate – e di come potrebbe vivere meglio senza la mia orribile voce che gli trapana il cervello.
Non ho nessuna voglia di mettermi di nuovo a litigare, quindi lo ignoro e chiedo a Portia di accompagnarmi di sotto.
Ho bisogno di distrarmi un po’.
Vorrei poter dire di apprezzare la compagnia degli altri accompagnatori, ma la verità è che con la maggior parte di loro fingo di adorarli e quei pochi che veramente mi sono simpatici, adesso non sono presenti.
Io e Portia finiamo per restare da sole, fino ad ora di pranzo, per poi unirci agli altri al rinfresco.
È il primo giorno che passo qui, ma ho già incontrato la maggior parte degli accompagnatori alla festa annuale che precede il reality.
Nessuno ha molte novità da raccontarmi.
Ormai conosco tutti – sponsor, Strateghi, accompagnatori e stilisti. I preparatori resteranno qui fino al giorno delle interviste, poi saranno dimessi dal loro incarico.
Un gruppetto di persone accanto a me è particolarmente rumoroso; senza farmi notare allungo il collo in quella direzione per vedere di chi si tratta e mi si storce il naso quando poggio gli occhi su Elphaba, l’accompagnatrice del Distretto 8 – la nuova fiamma di Lysander – è abbastanza difficile non notarla, da quando si è tinta tutto il corpo di un verde smeraldo.
È in compagnia di Lamia e Antonia.
Quante possibilità ci sono che Lysander le abbia detto cose – vere o meno, non fa differenza – su di me e che lei ora le stia ripetendo alle sue nuove amiche?
Sto esagerando, non devo farla diventare un’ossessione.
Per una frazione di secondo lo sguardo di Antonia si sposta dalla collana di Lamia ai miei occhi e mi volto immediatamente, tornando a guardare Portia che sta portando alla bocca una tartina ricoperta di quello che penso sia salsa al salmone, come se niente fosse.

« Ho costruito qualche trappola, poi me ne sono andata » pezzetti masticati di asparagi finiscono sulla tovaglia bianca quando Violet parla senza smettere di mangiare.
Chino lo sguardo sul mio bicchiere, allungandomi per prenderlo e bere un sorso di vino. « Non è educato parlare con la bocca piena, cara » tento di sorriderle; le guance della ragazza si tingono di rosso e si scusa.
A sedici anni devono ancora imparare le regole del galateo a tavola. Possibile che al Distretto 12 nessuno badi a queste cose?
La mia testa si volta di scatto verso Haymitch – al mio fianco – quando dopo un singhiozzo si esibisce in un sonoro rutto.
Possibilissimo, penso, piantandogli la punta della scarpa nello stinco.
In risposta ricevo un’occhiataccia ma almeno ha la decenza di non aggiungere altro. Invece si volta verso Sage, che non ha ancora toccato cibo. Brutto segno. « E tu? » chiede, infilando in bocca un cucchiaio di zuppa ai peperoni. « Che cosa hai fatto per impressionare gli Strateghi? »
« Ho tirato un paio di coltelli » risponde, senza alzare nemmeno la testa.
Portia gli mette una mano sulla spalla e sorride. « Anche se non è andata bene non fa nulla » dice. Ha ragione, alla fine i voti che ricevono sono assolutamente inutili.
I voti mediocri e bassi non vengono mai presi inconsiderazione e non si vince solo ottenendo un punteggio alto.
Sage sembra leggermente rincuorato dopo aver ascoltato le parole di conforto della stilista e comincia a mangiare.
Ha ancora qualche pasto per poter mettere su un po’ di peso e non deve sprecarli.
Domani sera ci sono le interviste e tutti e due dovranno sembrare in ottima forma.
Lei viene da una famiglia piuttosto agiata; è magra ma non esageratamente. Da quando è qui la sua pelle ha assunto un colorito roseo e sano. Prima era un po’ pallida e con i capelli scuri che si ritrova rischiava di sembrare un fantasma, ma sono sicura che il team di preparatori saprà affrontare la sua situazione egregiamente.
Il vero problema è lui.
Ha quindici anni ma ne dimostra dieci.
È basso, tutto ossa… ha una zazzera di capelli biondo scuro praticamente indomabile.
In teoria avrebbe anche un bel paio di occhi grigi, ma con quel ciuffo sempre spettinato che gli cade sulla fronte sarà difficile vederli.
Spero che decideranno di accorciargli un po’ il taglio prima di farlo entrare nell’arena.
Finita la cena ci spostiamo in salotto, sul divano.
Orion ha portato di nuovo quelle sue due bestiacce, che adesso si stanno rincorrendo attorno al tavolino basso.
I ragazzi sembrano piuttosto divertiti dalla scena, quindi non dico nulla e li lascio fare. Le prossime ore saranno le peggiori, hanno bisogno di svagarsi un po’ come possono.
Sage in particolare sembra avere una passione per i cani e i due cagnetti si fanno coccolare volentieri, scodinzolando ininterrottamente.
Con il silenzio che cade quando comincia la trasmissione, anche gli animali si zittiscono.
La tensione è palpabile e l’attesa è un’agonia.
Detesto dover essere sempre l’ultima.
Il ragazzo del Distretto 1 riceve un nove, nessuno è veramente sorpreso.
Lo stupore, però, arriva subito dopo – il tributo femmina riceve un dodici. Erano almeno quattro anni che gli Strateghi non davano un dodici.
Velvet mi aveva accennato che Alana e Cashmere quest’anno erano particolarmente soddisfatte di uno dei due.
Entrambi i tributi del 2 ricevono un dieci e nemmeno qui ci stupiamo.
« Lui ha disarmato l’istruttore ieri » ci informa Violet, senza togliere gli occhi dallo schermo.
« A mani nude » aggiunge Sage, nemmeno lui distoglie lo sguardo.
I voti si abbassano con il Distretto 3 e si rialzano con il 4 – anche se il ragazzo riceve un otto, che per i Favoriti non è esattamente il massimo. I miei tributi non ci si sono mai nemmeno avvicinati…
A sorpresa il tributo femmina del 5 riceve un nove e quello maschio del 6 un otto.
Il ragazzo del 7 riceve un quattro e la ragazza due. Anche i Distretti 8 e 9 ricevono voti bassi. Medio-bassi i tributi del 10 e al Distretto 11 quest’anno è andata bene, perché il ragazzo riceve un sei, ma la ragazza un otto.
È il nostro turno e vedo che Sage e Violet sono molto nervosi.
Come al solito viene annunciato prima il voto dei tributi maschi.
Sei. Beh, è sicuramente molto meglio rispetto ad altri.
Sage riceve una serie di strette sul braccio e perfino Haymitch gli dà una pacca incoraggiante sulla schiena.
« Pensavo di aver fatto schifo » ammette, ma Haymitch si stringe nelle spalle.
« Probabilmente hanno apprezzato l’impegno » dice, e il ragazzo annuisce.
Ha preso in mano i coltelli, almeno ci ha provato. In genere si limitano a mostrare i nodi che hanno imparato nei giorni di addestramento.
Per commentare il punteggio ottenuto da Sage, per poco non ci perdiamo quello di Violet: un altro sei.
Sono voti assolutamente mediocri, ma qui sono un miracolo.
Non uno, ma ben due sei.
Appena la trasmissione finisce, mandiamo i ragazzi a letto per riposare.
Sono entrambi molto più rilassati rispetto a prima, di questo ne sono infinitamente felice.
Anche Orion e Portia si ritirano per finire di lavorare ai loro vestiti per domani, e come al solito sul divano rimaniamo solo io ed Haymitch.
Sono la prima ad alzarmi, dopo poco. Raggiungo il balcone e apro la porta, facendo entrare una brezza calda.
Non mi ero resa conto di quanto stesse influendo l’aria condizionata sulla temperatura.
È più piacevole stare fuori.
Il cielo di Capitol City è nero, ma la città brilla di miliardi di luci.
Le strade brulicano di persone e macchine. Da quest’altezza sembrano tutti formiche colorate.
I rumori arrivano distorti, attutiti – immagino sia colpa del campo di forza che circonda il Centro di Addestramento.
Non mi dispiace, anzi, lo adoro.
Mi sembra di essere in una di quelle sfere di vetro che mio padre mi regalava sempre quando ero bambina – quelle che devi capovolgere per far nevicare.
Non lo tengono attivato tutto il tempo, solo finché all’interno dell’edificio ci sono i tributi.
Riporto gli occhi sui grattacieli circostanti. Li ho sempre amati, così alti e lucenti.
Per quanto possa apprezzare gli stili architettonici presenti in alcuni dei Distretti, lo sfarzo e l’esagerazione dei palazzi della Capitale rimarranno nel mio cuore.
La porta del balcone si riapre alle mie spalle e Haymitch mi raggiunge.
« Non ci avrai veramente messo il pensiero, spero » quale altro modo migliore per cominciare una conversazione?
Sospiro, poggiando le mani alla ringhiera e sporgendomi appena. Ho circa una decina di centimetri di spazio prima di toccare il campo di forza. « Te l’ho detto mille volte: è anche per colpa del tuo pessimismo che non arriviamo mai da nessuna parte! »
Haymitch fa un passo avanti, con le mani nelle tasche dei pantaloni. I suoi occhi grigi sono ridotti ad una fessura mentre fa passare lo sguardo sulle strade che ho ammirato poco prima.
Lui le odia. Odia le luci, l’altezza, il rumore, le persone.
La sua voce mi riporta con i piedi per terra. « Hanno avuto un sei, non è nulla di eccezionale » dice, poi dà le spalle alla ringhiera e ci si appoggia voltando la testa verso di me. « Non basterà ».
In fondo al cuore lo so bene, ma avrei voluto prolungare la gioia del loro piccolo successo ancora per un po’.

La sera delle interviste finalmente è arrivata.
Questa mattina ho avuto diverse ore a disposizione con i ragazzi e li ho istruiti bene, dovrebbero sapere come comportarsi.
Nonostante il discorso di ieri sera, Haymitch ha voluto comunque passare qualche ora con i ragazzi – insieme – per farli arrivare nell’arena con qualche nozione in più rispetto a quelle apprese in questi giorni.
Portia e Orion hanno fatto come sempre un ottimo lavoro; le interviste vanno sempre meglio rispetto alle sfilate con i carri.
Il merito del risultato finale, ovviamente, va anche ai preparatori.
Hanno messo in risalto i lineamenti delicati di Violet e hanno tagliato i capelli a Sage, che adesso può sfoggiare il suo bellissimo sguardo.
Le interviste sono appena iniziate e sul palco assieme a Caesar (che quest’anno ha rilanciato i capelli acquamarina) c’è la ragazza del Distretto 1, Satine, che sta discutendo con il sorriso sulle labbra del suo dodici.
Ovviamente non può assolutamente rivelare ciò che è successo con gli Strateghi, ma può sicuramente vantarsi delle sue doti e abilità.
È incredibile – a vederla non sembra una spietata assassina.
È alta, con un fisico atletico e una cascata di capelli ramati che in questo momento sono sistemati in una complicatissima acconciatura.
Il suo vestito è meraviglioso, rosso e oro, con dei ricami stupendi – fa risaltare incredibilmente i suoi occhi azzurri.
Quando il suo turno finisce, il pubblico la acclama. Vorrebbe sapere di più di lei, ma Caesar la saluta calorosamente, chiamando sul palco il ragazzo.
Le interviste proseguono regolarmente; io ed Haymitch siamo dietro le quinte assieme agli altri mentori e accompagnatori, mentre gli stilisti siedono fra il pubblico assieme ai preparatori.
Dopo la prima metà di tributi, però, qualcosa cattura la mia attenzione: il tributo femmina del Distretto 7.
Nessuno presta particolare attenzione a lei, se non Caesar. Con un due come punteggio è normale che sia così. Eppure qualcosa in lei non mi permette da staccarle gli occhi di dosso.
È impaurita, trema appena e la voce non è molto stabile. L’intervistatore cerca di farla mettere a proprio agio e un po’ ci riesce.
Parlano della sua famiglia a casa e non appena sfiorano l’argomento, lei comincia a piangere. Non è un pianto disperato, sono lacrime silenziose, di rassegnazione. Le lacrime di chi sa che non tornerà più al suo Distretto d’origine. Le ho viste centinaia di volte versate dagli occhi dei miei tributi e per questo motivo posso dire che c’è qualcosa di strano nelle sue.
Mi guardo intorno con circospezione, per controllare se qualcun altro possa pensarla come me.
Gli accompagnatori la guardano con fare apprensivo, le lacrime li hanno fatti commuovere.
I mentori non prestano molta attenzione, alcuni hanno un’espressione indecifrabile.
Cerco con lo sguardo Lamia e i mentori del suo Distretto; lei guarda lo schermo con fare distaccato mentre Blight e Rowan stanno parlando fra loro. Sembra tutto regolare…
L’odore di whiskey e di dopobarba economico mi avvisano della presenza di Haymitch accanto a me e mi volto verso di lui, sporgendomi appena e parlando a bassa voce perché non voglio che nessuno ascolti. Lui è costretto a chinarsi in avanti per potermi sentire. « Credo che stia fingendo » dico, e Haymitch mi guarda come se fossi una povera pazza.
« Non essere paranoica » ribatte, allontanandosi subito dopo.
Paranoica… io non sono paranoica!
Appena l’intervista finisce, seguo i suoi movimenti con attenzione.
Non cambia nulla nel suo atteggiamento, arriva dietro le quinte e subito si avvicina ai suoi mentori mentre il suo compagno di distretto si prepara a salire sul palco.
Con la coda dell’occhio, però, vedo che c’è del movimento da qualche parte dietro di me.
Lascio perdere la ragazza del Distretto 7 e mi volto a guardare.
Alana ha afferrato il braccio della sua ragazza e l’ha trascinata a sé senza troppe cerimonie.
Le dice qualcosa all’orecchio e gli occhi di entrambe si spostano nella mia direzione. Per un istante penso stiano guardando me, poi mi rendo conto che è il gruppetto del 7 che stanno osservando.
L’ex-vincitrice lascia andare il braccio del suo tributo e la ragazza annuisce con convinzione, prima di allontanarsi di nuovo per raggiungere il resto del gruppo dei Favoriti.
Almeno adesso so di non essere l’unica a cui questa situazione non è del tutto chiara.

La speranza che quest’anno sarebbe potuta andare diversamente muore assieme ai miei tributi, durante le prime ore di Giochi.
Violet non è riuscita a superare il bagno di sangue; ha provato a scappare ma il terreno scivoloso e fangoso non le è stato d’aiuto ed è caduta dopo aver corso per trenta metri, ritrovandosi poi a dover affrontare la ragazza del Distretto 4.
Sage se l’è cavata meglio all’inizio. Ha avuto un po’ di fortuna quando durante la fuga per poco non veniva colpito da una freccia scoccata dal ragazzo del 2 – ma la ragazza del 9 è entrata in traiettoria ed è stata colpita lei, facilitando le cose al mio tributo.
La temperatura nell’arena non è altissima, ma l’umidità sembra insostenibile.
È un terreno paludoso; l’acqua stagnante è impossibile da bere ma le piogge molto frequenti sono un ottimo modo per dissetarsi.
Con gli scarponi immersi nell’acqua fino alle caviglie, Sage si era nascosto in una zona dove canne molto alte ricoprono un’area piuttosto estesa.
La nebbia fitta lo ha aiutato per diverse ore, ma ha dovuto fare i conti con una specie di alligatori geneticamente modificata. Più piccoli del normale, ma infinitamente più aggressivi. Non ha potuto fare nulla.
Adesso le telecamere stanno seguendo i movimenti dei due tributi del Distretto 11 che hanno stretto un’alleanza con i due del 7.
I miei occhi continuano a non perdere di vista la ragazza.
Durante il bagno di sangue lei e il suo compagno di distretto se la sono data a gambe velocemente. Lei per un pelo non è stata colpita da un coltello volante lanciato dalla ragazza dell’1, ma è scivolata con il viso nel fango un attimo prima che il colpo andasse a segno.
Una fortuna sfacciata secondo i commentatori. Io sono ancora indecisa.
Una volta che hanno messo una buona distanza fra loro e la Cornucopia, decidono di fermarsi sulle rive di un laghetto dall’acqua scura.
La ragazza del Distretto 11 è riuscita a recuperare uno zaino e adesso sta guardando in cosa consiste il suo bottino.
Non c’è molto a dire il vero: una borraccia vuota, degli occhiali per vedere nella nebbia, un paio di teli impermeabili e una corda robusta.
Le immagini cambiano e adesso lo schermo è riempito dal ragazzo del Distretto 8 – la sua compagna non ha superato il bagno di sangue, ma lui è stato più fortunato.
Fino ad ora almeno; sta pescando in uno specchio d’acqua quando riesce a prendere una piccola rana con una delle sue trappole.
Accendere un fuoco con un clima del genere è assolutamente fuori questione, quindi si limita ad ucciderla e poi ad addentarla. Purtroppo per lui, la rana appartiene ad una specie velenosa e lui finisce a contorcersi nel fango, in preda ad una crisi di convulsioni.
Il colorito della sua pelle diventa blu-violaceo e le telecamere restano su di lui finché – con la schiuma alla bocca e gli occhi roteati all’interno del cranio – il suo corpo non smette di tremare e il suono del cannone spaventa gli uccelli vicini, facendoli scappare via.
Dopo il bagno di sangue ho subito raggiunto i miei colleghi e sono stata seduta su questo divanetto per ore.
Ho visto passare diversi mentori che cercavano di accaparrarsi qualche sponsor, alcuni ne sono usciti vittoriosi – molti altri no.
Sto per andarmene quando qualcuno si siede accanto a me sospirando; è Velvet, che senza nemmeno rivolgermi la parola comincia ad incipriarsi naso e fronte. Appena è soddisfatta del risultato, mette via tutto e si volta verso di me con un sorriso un po’ stanco.
« Ho dormito pochissimo stanotte » dice, facendo fermare un senza-voce per poter prendere due bicchieri pieni di un liquido verde chiaro. Spero non sia menta, penso quando me ne passa uno.
Appoggio le labbra al bordo del bicchiere e lascio che il liquido le sfiori appena: mela. Con un po’ più di sicurezza, bevo un sorso del drink prima di poggiare il bicchiere sul tavolino già pieno di bicchieri e piatti vuoti.
« Come mai? » chiedo all’accompagnatrice fingendo preoccupazione e interesse.
Velvet si porta una mano alla testa e chiude gli occhi; sembra rifletterci a lungo prima di rispondermi. « Una gigantesca falena è entrata nella mia camera da letto e non sono riuscita a farla uscire. Ho addirittura dovuto chiamare Lana per cercare di fare qualcosa, ma nemmeno lei è stata in grado di ucciderla ».
Indossando l’espressione più dispiaciuta che mi riesce e le poggio una mano sul braccio. « Oh, ma è terribile! » dico, con un tono talmente convincente che per poco non ci credo anche io.
L’accompagnatrice annuisce gravemente, scuotendo poi la testa come se volesse dimenticare l’accaduto. « Per fortuna questa mattina ho lasciato che fossero i senza-voce ad occuparsene ».
Non ce le vedo Alana e Cashmere ad infilare una falena nella camera da letto della loro accompagnatrice, ma è sicuramente qualcosa che farebbero due adolescenti…
All’improvviso una mano si avvicina all’orecchio di Velvet facendo sussultare sia me che lei e contemporaneamente una voce emette un suono simile al ronzio di una mosca.
Forse mi sono sbagliata, mi ritrovo a pensare quando i miei occhi si sollevano sulle due mentori del Distretto 1.
Velvet si lascia scappare un urletto spaventato mentre Alana e Cashmere a stento trattengono una risata.
« Non è affatto divertente! » strilla Velvet a denti stretti e con una mano si tiene il petto, ma è chiaro che le due la pensano diversamente.
« Ci servi Lemaire » annuncia Alana, facendole un cenno rapido con la testa per farla alzare.
« Phox Duncain vuole parlarti prima di chiudere un contratto, quindi vedi di essere carina » aggiunge Cashmere, e subito Velvet annuisce.
Si scusa con me prima di allontanarsi assieme alle sue due mentori.
Phox Duncain è uno degli sponsor più corteggiati da qualche anno a questa parte. Non mi sorprende che il Distretto 1 stia cercando di conquistarlo.
Nemmeno tre ore più tardi, due paracaduti argentati volteggiano sulle teste dei Favoriti. Reggono una grossa cassa chiusa ermeticamente e quando la aprono i ragazzi all’interno ci trovano di tutto.
Da armi a scorte di cibo.
Il ragazzo del Distretto 1 s’impadronisce di un’ascia affilata mentre quello del Distretto 4 fa sua una spada dalla lama corta.
La ragazza dell’1 prende una faretra piena di frecce che aggiunge subito a quelle che già aveva e gli alti tributi si spartiscono equamente un set di coltelli scintillanti.
Poi passano subito a dividersi le borracce d’acqua e si mettono a mangiare con parsimonia il cibo appena ricevuto – spezzatini dall’aspetto delizioso con riso bianco e tutti i tipi di frutta secca.

« Che ci trovi di tanto interessante, dolcezza? » mi sento chiedere da Haymitch che è appena entrato in salotto.
Questa mattina mi sono svegliata più tardi del solito e non ho avuto il tempo di truccarmi. Per fortuna non devo fare nulla di particolare, potrò sicuramente truccarmi più avanti.
Il programma va avanti da poco più di una settimana e adesso le immagini sono di nuovo sull’alleanza 7-11.
Sono rimasti in tre dopo un attacco improvviso da parte di un serpente colorato e letale che ha morso la ragazza dell’11.
In questo momento il ragazzo del 7 sta parlando con la sua compagna di distretto – Johanna – e sta cercando di consolarla perché lei sente una terribile mancanza di casa.
« Ti dico che finge » rispondo alla domanda di Haymitch, mentre lui ingurgita una manciata di more e prende posto accanto a me.
« Sta piangendo » cerca di convincermi, ma io rimango della mia opinione. « Guarda quelle lacrime, non possono essere finte! »
« È molto brava » ammetto, ma quei lacrimoni sono veri quanto le mie unghie.
Non è con la fortuna che è riuscita a sopravvivere fino a questo momento, ne sono certa.
« Dalle retta » Portia esce dalla sua stanza con una tazza di caffè bollente fra le mani. Ha passato la notte qui perché ieri sera ha esagerato con i festeggiamenti e non me la sono sentita di rimandarla a casa da sola. « Se dice che sta recitando, allora sta recitando. Effie se ne intende » mi fa l’occhiolino e io le sorrido di rimando.
Quando la ragazza del Distretto 11 voleva addentrarsi nella stessa zona piena di alligatori dove è morto Sage, è stata lei a opporsi – affermando che era spaventata dalle canne alte.
Se non fosse stato per lei adesso sarebbero tutti morti e invece tre di loro ancora camminano.
Anche se avrebbe potuto semplicemente lasciarli andare da soli, decidendo di restare indietro e adesso avrebbe tre avversari in meno – invece non l’ha fatto.
Non riesco a capirla…
Adesso però ho questioni più importanti di cui occuparmi…
Mi volto verso l’uomo seduto accanto a me e arriccio il naso. « Haymitch, da quanto tempo non ti fai una doccia? »
« Non sono affari che ti riguardano » mi risponde e solleva le scarpe sul tavolino, mettendosi a guardare la televisione.
Se pensa di poterla passare liscia in questo modo si sbaglia di grosso. Mi alzo in piedi, portando le mani sui fianchi e rivolgendomi a lui con uno sguardo severo. « Sono assolutamente affari che mi riguardano se dobbiamo dividere la stessa aria ».
« Allora perché non te ne vai in camera tua? » ribatte con il suo solito tono irritante.
Ora è diventata una questione ufficiale.
Gli afferro un polso e comincio a tirare. « Forza, non ti permetto di continuare a tenere così poco alla tua igiene personale, non con me in giro! »
« Non mi permetti? » ride, rimanendo immobile.
È così pesante che non riesco nemmeno a farlo muovere di un millimetro. Continuo a tirare ma i miei piedi scivolano indietro, per via delle suole lisce delle mie scarpe. Mi ci vorrebbe un piede di porco per farlo spostare.
Haymitch continua a ridere di gusto, mentre io tento in tutti i modi di costringerlo ad alzarsi senza nessun risultato. « Smettila di ridere! » strillo e questo gli crea solo un’altra serie di risate.
« Dovresti vedere la tua faccia, Principessa » i muscoli del viso mi fanno male per quanto sono tirati, sarò sicuramente rossa come un pomodoro, ma non lascerò la presa adesso, riuscirò a farlo alzare in piedi.
« Portia, dammi una mano! » la supplico con affanno, ma quando sollevo lo sguardo sulla stilista la trovo seduta al tavolo, con le gambe accavallate, che ci osserva divertita – come se stesse assistendo ad uno spettacolino.
« Passo, ma voi andate avanti. Sicuramente siete più interessanti di quello che dà la televisione » commenta sogghignando, e porta la tazza alle labbra per bere un lungo sorso di caffè.
Haymitch approfitta della mia distrazione per darmi uno strattone, e uno dei suoi piedi si alza dal tavolino per colpirmi il lato del ginocchio – probabilmente con l’intento di farmi spostare o farmi mollare la presa.
Io però perdo l’equilibrio per colpa dei tacchi e rischio di fare un volto all’indietro, se non fosse per Haymitch che istintivamente mi agguanta il polso di una delle mani che fino a pochi istanti prima lo teneva e mi tira in avanti, col risultato di farmi inciampare e di ritrovarmi a cavalcioni di una delle sue gambe nel tentativo di rimanere in piedi, tentativo che fallisce clamorosamente e con un grido strozzato cado su di lui – perdendo anche una scarpa.
La mia testa si svuota di tutto.
Come cavolo ho fatto a ritrovarmi in una posizione simile?
A giudicare dall’espressione di Haymitch nemmeno lui ne ha la più pallida idea…
Ho commesso l’errore di sollevare la testa e adesso i nostri nasi sono a due centimetri di distanza.
Dovrei distogliere lo sguardo, ma una forza che non controllo mi impedisce di farlo mentre una vampata di calore m’incendia lo stomaco.
Devo fare qualcosa – devi spostarti subito, Effie.
Avverto il calore risalire fino al viso, e con il cuore che batte così forte temo che possa sentirlo anche lui contro il mio petto. So che senza un filo di trucco, noterà sicuramente il mio rossore.
Gli occhi mi cadono sulle sue labbra e senza volerlo mi ritrovo ad inumidire le mie con la lingua.
Mossa più sbagliata non poteva esserci, perché adesso sono i suoi di occhi a finire sulla mia bocca.
Non so quanto sia durato questo momento, ma faccio appena in tempo a registrare le mani di Haymitch stringersi attorno alla mia vita, che ribalta la situazione.
Per un attimo mi ritrovo con la schiena contro il divano, poi perdo di nuovo l’equilibrio mentre lui si alza e io sono per terra, a fissare il soffitto.
Che diavolo è successo?
Nella mia visuale entra la testa di Portia, che mi fissa con un sorriso che va da un orecchio all’altro. Non me lo farà mai dimenticare.
« Beh? » dice, poggiando gli avambracci sullo schienale del divano e sporgendosi in avanti per osservare meglio la mia figura ancora stesa supina sul pavimento. Non riesco a muovermi, ancora sotto shock. Sposto solo gli occhi sul suo viso, senza dire nulla. « Sei riuscita a farlo alzare, no? »
Un’altra vampata di calore risale fino alle orecchie stavolta e porto entrambe le mani a coprirmi il viso, senza riuscire a trattenere un lamento frustrato.
C’è un attimo di silenzio, poi sento di nuovo la voce di Portia. « Oh- non intendevo quello ma almeno adesso sappiamo che sei riuscita anche a fargli fare una doccia! » dice con entusiasmo e io posso solo separare appena le dita che mi coprono il viso, per osservarla attraverso gli spazi.
Vorrei strangolarla. Non mi darà pace…

Ignorare l’accaduto sarebbe un errore, lo so. È per questo che la prima volta che ho visto Haymitch dopo l’incidente mi sono scusata, parecchio mortificata e poi mi sono assicurata di tranquillizzarlo – una cosa del genere non si ripeterà mai più.
Spero solo che lui non la prenda come un invito a non lavarsi…
Portia dopo un po’ si è stancata di ridere alle mie spalle e ha cominciato a ridermi in faccia, spudoratamente.
Dovrà passarle prima o poi, credo.
La mia intuizione su Johanna Mason si è rivelata essere corretta la mattina del nono giorno nell’arena.
Della loro alleanza erano rimasti solo lei e il ragazzo del Distretto 11. Nel complesso erano ancora in sette. Loro due, tre favoriti: Satine – la ragazza del Distretto 1, il suo compagno di distretto e la ragazza del Distretto 4, il tributo femmina del 5 e quello maschio del 6.
Gli Strateghi hanno allagato parte dell’arena, costringendo i tributi a rifugiarsi tutti nella stessa zona.
Quando un grosso alligatore ha attaccato lei e il suo alleato, Johanna non ha esitato a spingere senza pietà il ragazzo nelle fauci della bestia, mettendosi a correre più veloce che poteva per evitare di essere inseguita.
Ora che sono rimasti in sei, si è messa sulle tracce dei due tributi del 5 e 6.
Trova prima la ragazza del 5 e fa finta di essere rincorsa da un grosso animale per far spaventare l’altra e poi pugnalarla alle spalle, quando lei comincia a mettere via velocemente le sue cose, intenzionata a scappare dalla potenziale minaccia.
Al suono del cannone, i Favoriti cominciano ad innervosirsi. Ormai sanno di essere solo in cinque.
Decidono di mettersi sulle tracce di Johanna, perché la credono una preda estremamente facile.
Nel frattempo lei ha messo alle strette il tributo del Distretto 6 e dopo averlo immobilizzato in una presa incredibilmente salda, gli taglia la gola con un pezzo di metallo che il ragazzo usava come arma.
Lo sguardo che ha negli occhi quando uccide è terribilmente inquietante.
Mi ha riportato alla mente quello di Enobaria, dopo che aveva affondato i denti nella gola della sua vittima.
I Favoriti non ci mettono molto a trovarla, è seduta contro una roccia che spunta dal terreno fangoso, sembra che si stia riposando.
Sono comunque tre contro una.
Un’inquadratura ravvicinata mette in primo piano la sua mano destra che regge il pezzo di metallo ancora insanguinato; stringe le dita attorno all’arma improvvisata, pronta ad usarla alla prima occasione.
Nei suoi occhi non c’è traccia dell’istinto omicida che ha dimostrato di avere poco fa e i Favoriti la guardano come se fosse un animale pronto per andare al macello.
Il ragazzo del Distretto 1 prende per una spalla Satine e le concede l’onore di andare per prima, ma lei si fa indietro con un sorriso e gli fa notare che ha finito le frecce.
Sono sicura che non è per questo che si sia rifiutata di attaccare la ragazza.
Un po’ infastidito, lui si avvicina a Johanna ignaro del pericolo che sta correndo e solleva la sua ascia pronto per farla cadere sulla sua testa.
Sembra quasi che lei stia aspettando solo quello, che la lama cali per far finire il suo calvario, poi, appena le braccia del ragazzo cominciano a scendere, Johanna si lascia scivolare contro la pietra e con una spinta gli passa fra le gambe.
Preso alla sprovvista, il ragazzo si volta ma è troppo lento e si ritrova schiacciato contro la roccia, con la propria ascia piantata nel petto.
Ricade all’indietro e lei non esita a ritirare l’arma dal cadavere mentre la ragazza del Distretto 4 si fa avanti per colpirla con una spada.
Satine sembra riprendersi dalla sua paralisi e invece di andare contro Johanna, dà una poderosa gomitata sul naso dell’ex-alleata.
Deve rompere qualcosa perché un copioso fiotto di sangue comincia a scorrere sul viso della ragazza. In un attimo Satine le ha strappato la spada dalle mani e l’ha infilzata nello stomaco.
La lascia cadere a terra e si volta lentamente verso la sua ultima avversaria.
Seguo la scena con ansia crescente. Non so veramente chi potrebbe averla vinta, credo che siano alla pari.
Quel due che Johanna ha ricevuto dagli Strateghi sarebbe tranquillamente potuto essere lo stesso dodici di Satine se non avesse intrapreso la strategia del sembrare una debole.
Entrambe sono stanche e affannate.
Johanna regge con due mani l’ascia insanguinata, le sue spalle si alzano e si abbassano ad un ritmo regolare mentre scruta la sua avversaria con uno sguardo assatanato.
Satine ha i capelli rossi raggrumati per via del sangue secco che li ricopre. Riesce a tenere la spada con una sola mano, perché l’altra è ferita – probabilmente lo scontro con la ragazza del 4 ha lasciato il segno.
Solleva entrambe le braccia, facendo scintillare la lama sotto il sole e invita l’altra ad attaccare.
Non vedo l’ora che tutto finisca, in un modo o in un altro.
Mi sento isolata, nonostante io non sia sola nella stanza. Portia, Orion e Haymitch sono sul divano con me – ma è come se fossi in un’altra dimensione. È sempre così quando mancano pochi minuti alla fine.
Johanna accetta l’invito e carica la sua avversaria tenendo bassa l’ascia.
Sferra un colpo potente che però viene parato con maestria. È incredibile come riesca a battersi con quell’arma come se fosse una spada – nonostante non sia affatto stata pensata per un uso simile.
Un fendente di Satine colpisce Johanna alla spalla, ma la ferita è superficiale perché la ragazza si è voltata in tempo.
Finisce comunque a terra, forse volontariamente, e ne approfitta per sferrare un colpo secco sul piede dell’altra.
Con un grido di dolore che squarcia lo schermo, Satine si piega in due – inginocchiandosi a terra.
Johanna si rialza in piedi e ne approfitta per far calare la sua ascia un’ultima volta, con un colpo netto sulla nuca della ragazza.
Le mie spalle si rilassano e mi lascio cadere all’indietro.
In salotto continua a non volare una mosca, mentre i commentatori del reality impazziscono.
« Avevi ragione » Haymitch rompe il silenzio, con un tono grave. « Sarà difficile da piegare ».
Il significato delle sue parole ci mette un po’ ad arrivare, ma per il momento non riesco a provare pena per quella ragazza.
Johanna Mason sarà uno di quei vincitori che non sopportano nemmeno la mia presenza nella loro stessa stanza – come Rowan, come Chaff, come Enobaria, come Brutus… ne sono certa.


A/N: Salve!
No, non ho decapitato Sansa Stark. È un’impressione…
Che poi mi piace pure a dire il vero. Lei e Arya, le uniche due Stark che mi piacciono…
Sono più per i leoncini, non odiatemi.
Se volete, ho scritto una brevissima OS (circa 1000 parole) su Lana, la mentore del Distretto 1. La adoro e ho voluto dedicarle un pochino di spazio. La potete trovare qui, è una mini-finestra sui 74th Hunger Games.
Comunque, allora ho mille dubbi su questo capitolo. La scena “hot” semi-comica fra Haymitch ed Effie (e Portia, oddio la amo) non potete capire che parto che sia stato. Io non le so scrivere ste scene… però ci ho provato, spero di non avervi fatto vomitare.
Ogni riferimento a Wicked è puramente casuale. *Comincia a cantare Defying Gravity*
Ci avviciniamo alla fine…
Ora, io mercoledì prossimo (18) parto e sto via fino a domenica, cercherò di aggiornare Petrichor  il prima possibile e non so se mentre sono via riuscirò a scrivere, comunque sulla mia pagina facebook cercherò di far sapere a che punto sono :)
Grazie a tutti per aver letto e fatemi sapere cosa ne pensate!

 

x Lily

 

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Capitolo 13
*** 72nd Hunger Games ***



A/N: State per leggere un capitolo particolare. L’ispirazione per quest’arena me l’ha data la persona più importante della mia vita (in teoria comincio anche a scriverlo a San Valentino ma dubito lo finirò in un giorno) e quindi volevo ringraziarla perché mi sono gasata tantissimo.
Update: spero che questo capitolo vi piacerà quanto a me è piaciuto scriverlo, ci ho messo un giorno e mezzo~
Una cosa importante: ci saranno dei numerini vicino ad alcuni nomi, in fondo al capitolo ci sono le varie spiegazioni, vi chiedo di leggerle alla fine e non mentre leggete il capitolo, ovviamente non siete obbligati. :3

Abbiamo un nuovo Capo degli Strateghi ed è Seneca Crane.
Il fratello dell’uomo che ho rifiutato, il fratello dell’uomo che mia sorella ha stracciato sul mercato.
Ho condiviso le mie paure con Portia prima di partire per la mietitura e le sue parole sono state inspiegabilmente sia confortanti che demotivanti.
« Non ci sarà alcun bisogno che gli Strateghi se la prendano con i nostri tributi, di che ti preoccupi? ».
Vorrei che avesse torto, ma anno dopo anno ho imparato che nonostante io ci metta impegno non arriviamo mai lontano nel reality – e forse mai lo faremo.
È un’estate più calda del solito al Distretto 12 e non vedo l’ora di rimettere piede sul treno.
Salgo sul palco con il solito sorriso da lavoro e un abito attillato; è di un tessuto estremamente leggero che mi dà l’impressione di avere indosso solo un velo di seta.
La parrucca è insopportabilmente calda – anche se ho i capelli raccolti, continua a pesarmi sulla testa e riesco a sentire le goccioline di sudore che mi si formano sulla fronte, sotto il sole bollente.
Alla fine della cerimonia, mentre i tributi salutano i loro cari, mi assicuro che Haymitch sia scortato al treno e ne approfitto per darmi una rinfrescata.
Un’ora più tardi sono in una macchina assieme ai due ragazzi.
Rook1, un diciassettenne dall’espressione dura, ben nutrito, alto e con le spalle larghe che torreggia su Lily2, una dodicenne mingherlina con una cascata di capelli corvini che le cadono lungo la schiena.
Lui potrebbe schiacciarla con una mano se volesse.
Il tempo di salire sul treno e lascio che vadano nelle loro stanze per riposarsi un po’ – li chiamerò io più tardi per la cena e per il riepilogo delle mietiture.
Finalmente l’aria condizionata mi dà un po’ di sollievo dopo una giornata così pesante.
Haymitch non si fa trovare, quindi immagino che sia in camera sua a godersi i liquori di Capitol City.
Come al solito cerco di lasciarlo in pace durante il tragitto verso la Capitale e me ne vado nel mio scompartimento a farmi una lunga doccia rigenerante.
L’inizio è la parte peggiore; dopo un anno passato a vivere la mia vita mi ritrovo di nuovo su questo treno, con altri due nomi da aggiungere alla lista e faccio del mio meglio per non affezionarmi a nessuno dei due.
Ma diventa sempre più complicato; soprattutto quando loro non fanno nulla per farmi distaccare.
L’aspetto duro di Rook nasconde un ragazzo d’oro che prende a cuore la ragazzina. Potrebbero essere fratello e sorella.
Lily passa quasi tutto il viaggio a piangere e i suoi occhi azzurri diventano gonfi e rossi per tutte le lacrime versate.
Durante la colazione, alle porte di Capitol City, chiede con voce sommessa: « Che cosa succederebbe se morissi prima di entrare nell’arena? »
L’idea è raccapricciante – senza contare che probabilmente io ed Haymitch verremmo arrestati, o peggio.
« Hai una sorella più grande? » le chiede il mentore con un tono serio.
La ragazzina annuisce, senza proferire parola.
« Allora farebbero una mietitura eccezionale, e nella bolla al posto dei nomi di tutte le ragazze ci sarebbero solo foglietti con il nome di tua sorella ».
Chino la testa sulla mia colazione, come se non avessi sentito quello che ha appena detto.
Non posso aver sentito.
Non è mai successo nulla del genere, non so come faccia Haymitch ad essere così sicuro di quello che dice – e non voglio saperlo.
Lily non ribatte e Haymitch torna a mangiare, ma l’atmosfera a tavola è cambiata irrimediabilmente.
Temo che dovrò tenerla sotto stretto controllo per evitare che faccia sciocchezze…
Il treno ha un piccolo ritardo, ma nulla di preoccupante.
Quando arriviamo al Centro Immagine devo consegnare in fretta i ragazzi ai loro preparatori e non ho il tempo di conoscere quello nuovo.
Tobias ha lasciato il gruppo e un nuovo ragazzo è arrivato.
Ho l’occasione di fare le presentazioni mentre Portia e Orion accompagnano i ragazzi ai carri.
Si chiama Perceus, ma preferisce farsi chiamare Percy, mi dice – togliendosi un enorme cappello dalla testa e facendo un mezzo inchino.
Si è occupato dei capelli di Rook e ha fatto un bel lavoro, la nuova acconciatura gli mette molto in risalto i lineamenti duri e lo fa sembrare pericoloso.
Lily ha la lunga chioma legata in una coda alta e strettissima, i capelli nerissimi luccicano sotto i riflettori, gli occhi brillano come diamanti. È meravigliosa.
Entrambi vestono di nero. Ancora una volta Rook torreggia al fianco della piccola Lily, sembra quasi che voglia proteggerla.
Purtroppo questo non basta per farli notare durante la sfilata, ma non demordo.
Hanno ancora tre giorni per dimostrare qualcosa agli Strateghi.

Solo poche ore mi sono sufficienti per capire che quest’anno non sarà come gli altri.
I ragazzi sono al loro primo giorno di addestramento e io sono appena stata  al piano di sotto per chiacchierare le mie amiche ed i miei amici, per cercare di capire un po’ la situazione generale.
Non sono gli altri tributi che mi preoccupano al momento, però.
Appena si aprono le porte dell’ascensore del dodicesimo piano sento delle voci provenire dal salotto.
Riconosco Haymitch e Chaff, le altre non sono chiare.
Detesto avere ospiti inattesi – avrei voluto rilassarmi un po’ e invece devo continuare a stare all’erta.
Sono in cinque ad essere seduti sul divano: Haymitch, Chaff, Finnick, Rowan e Johanna Mason.
Poche settimane dopo la sua vittoria, i giornali parlavano solo dell’incidente mortale che ha causato la morte della sua famiglia. Un incidente simile a quello che uccise i cari di Haymitch e sapevo che i due si sarebbero avvicinati per questo motivo.
Johanna non mi piace – e io non piaccio a lei dato lo sguardo che mi sta rifilando mentre attraverso il salotto.
Per educazione saluto tutti ma mi rinchiudo subito in camera mia. Con i due mentori del Distretto 7 nel mio appartamento non posso fare altro.
Temo che quest’anno sarò da sola. Spero solo che non continuerà ad essere così, non credo che lo sopporterei.
Il secondo giorno di addestramento non cambia assolutamente nulla.
Durante la colazione i ragazzi sono silenziosi, cerco di fare conversazione ma nessuno dei due sembra intenzionato a portarla avanti. Haymitch non si presenta nemmeno.
« Avete imparato qualcosa d’interessante? » chiedo in tono allegro versandomi del succo d’arancia.
Lily con un sorso svuota tutta la sua cioccolata calda e si pulisce la bocca con il dorso della mano.
Rook le rivolge un sorriso intenerito e le passa un tovagliolo, guardando poi nella mia direzione.
Le mie labbra si arricciano appena e abbasso la testa in segno di approvazione, prima di servirmi dell’altro pane imburrato.
Non ricevo risposta alla mia domanda, ma i due riprendono a mangiare tranquillamente, quindi non insisto.
Una volta entrati nell’arena le probabilità che uno dei due riesca a tornare a casa vivo sono pari a zero.
Forse Rook potrebbe rimanere vivo più a lungo, ma non voglio sperarci. È sempre più difficile quando entra in gioco la speranza, perché finisce sempre male.
Cerco di non pensare che questi due ragazzi così dolci e gentili saranno morti in meno di tre giorni.
Gli auguro con tutto il cuore che sia rapido.
Il pensiero mi chiude lo stomaco e mi limito solo a finire la mia tazza di caffè nero, prima di alzarmi e andare a sistemare alcune carte prima dell’inizio dei giochi.
Ieri sera mi sono addormentata senza finire e ho ancora un paio di cartelle da revisionare.
Appena Lily e Rook finiscono di fare colazione li accompagno all’ascensore e auguro ad entrambi di passare una buona giornata – raccomandandomi di apprendere più cose possibile e di non disdegnare gli stand dove insegnano a riconoscere piante, fiori e animali velenosi. In teoria sarebbe uno dei compiti di Haymitch fare questi discorsi ai ragazzi, ma visto che lui è ancora a dormire nella sua stanza, tocca a me prendere il suo posto. Ormai ci ho fatto l’abitudine.
A pranzo vengono a farmi compagnia Orion e Portia, ne approfittano per mostrarmi le bozze dei vestiti per le interviste che già stanno preparando.
Se, come al solito, durante la parata erano vestiti di nero, quando si siederanno di fianco a Caesar saranno entrambi in bianco.
Un completo gessato molto semplice ed elegante per Rook e un abitino a campana per Lily, al quale abbinerà una coroncina fatta dai fiori da cui prende il nome.
Nel pomeriggio scendiamo tutti al piano terra per raggiungere gli altri e comincio subito il mio giro fra gli accompagnatori per cercare di capire qual è la situazione.
Velvet sembra molto entusiasta dei sue due tributi – come al solito.
Quest’anno è toccato a Silver e Christal fare da mentori e secondo l’accompagnatrice il loro parere è che entrambi hanno ottime possibilità di vincere.
Potrebbe tranquillamente essere una tattica per intimidire quella di elogiare le caratteristiche dei propri tributi, ma di solito non è questa la strategia dell’1.
Non riesco a trovare Constantine, ma non ce n’è bisogno perché Velvet sembra conoscere gli altri quattro tributi Favoriti come se fossero suoi.
« Ho sentito che Finnick punta molto sulla ragazza » dice, con una punta di invidia nella voce. Cerca di nasconderla ma la sento comunque, mi appunto mentalmente di non dover perdere di vista il tributo femmina del 4.
Velvet continua. « Lyme invece ritiene che il ragazzo ha poco cervello ma una forza bruta ».
Sì, questo lo avevo capito anche io. Rook è rimasto impressionato durante il primo giorno di addestramento.
Dal momento che il mio ragazzo quest’anno spero possa comunque resistere un po’ più a lungo del solito, decido di fare un giro anche fra gli sponsor.
Li conosco più o meno tutti quelli abituali, e ne approfitto per conoscere i nuovi.
Cerco di mettere qualche parola buona per entrambi, elogiando la stazza di Rook e la dolcezza e graziosità di Lily.
Uno o due mi sembrano sinceramente interessati, se le cose dovessero andare bene mi ricorderò di fare i loro nomi ad Haymitch, così da non perdere tempo a cercare di convincere inutilmente chi non è propenso ad aiutarci.
Devo dire di essere parecchio soddisfatta di me stessa e vorrei poter condividere con lui questo mio piccolo successo.
Lo cerco con lo sguardo e lo trovo al bar – ovviamente – in compagnia di Chaff e Johanna Mason.
Immagino che Finnick stia facendo il suo solito tour degli sponsor per chiudere quanti più contratti possibile.
Mi avvicino tranquillamente, raddrizzando bene la schiena.
« Buonasera bambolina, » mi accoglie Chaff con fare sarcastico « oggi i miei occhi non erano ancora stati benedetti dalla tua vista » continua, sghignazzando.
Lo ignoro, così da non dargli nessuna soddisfazione e mi rivolgo direttamente ad Haymitch. « Sei abbastanza sobrio da concedermi due minuti in privato? » è una cosa abbastanza rara che qualcuno voglia sponsorizzarci, ancora di più quando i Giochi non sono ancora cominciati e non vorrei che si sapesse troppo.
Chaff, non contento del fatto che io non gli abbia rivolto nemmeno un’occhiataccia al suo primo commento, insiste. « Solo due minuti? Mi deludi Mitchy ».
La mascella di Haymitch si serra e Johanna mi fulmina con uno sguardo carico di odio.
Giudicata da una diciottenne… ho il doppio dei suoi anni.
Resto indifferente, come se Chaff non esistesse nemmeno. Il suo cervello funziona in maniera così semplice, se lo ignoro sicuramente si annoierà – non ho intenzione di dare spettacolo davanti a tutti.
Anche Haymitch sembra dello stesso parere; butta giù l’intero contenuto del suo bicchiere in un colpo solo e poi fa per seguirmi, ma l’intervento di Johanna lo blocca e d’istinto anche io mi volto verso di lei.
« Dio, la tua voce così irritante » dice, poggiando un gomito al bancone e rivolgendomi un’occhiata disgustata. « Nemmeno un minuto e ho già il mal di testa ».
M’impettisco, respirando piano attraverso le narici. È solo una ragazzina, non posso perdere le staffe.
Le rivolgo un sorriso garbato, cercando di comportarmi nel modo più naturale possibile. « Sai, non è educato rivolgersi così ad un’altra persona ».
Johanna non cambia atteggiamento, anzi, mi squadra da capo a piedi con uno sguardo di sfida. « E sei sempre così stronza? »
Cerco di rimanere impassibile, però qualche nervo cede, facendomi incrinare il sorriso. « Soprattutto con qualcuno che conosci appena » mi ricompongo velocemente, sistemandomi i capelli con una mano guantata. « Un po’ di buone maniere non guasterebbero, data la tua posizione » aggiungo, con una certa superiorità nel tono di voce.
Le sento borbottare oscenità ma prima che possa reagire lei solleva il braccio e mi getta in faccia il contenuto del suo bicchiere.
Non capisco subito che cosa sia successo, ma dalle labbra mi sfugge un grido acuto e orripilato che scatena ilarità generale nei mentori vicini.
Istintivamente faccio un passo avanti, ma la mia strada viene bloccata da Haymitch che mi fa da scudo con il suo corpo e tiene lontana Johanna con un braccio.
« Ma- ma come osi? » con il viso grondante di non so che diavoleria, cerco di spostare Haymitch che rimane impassibile.
Lui volta solo la testa verso di me e i suoi occhi lampeggiano preoccupati. « Sta un po’ zitta e vattene, non dovresti andare a cambiarti? » ringhia e reprimo a stento l’istinto di prenderlo a schiaffi.
Con le mani che non mi ero resa conto di tenere premute contro la sua schiena, do un ultimo spintone che lo smuove appena e marcio dritta verso l’ascensore senza guardarmi indietro.
Non mi ero mai vergognata tanto.
Mi prenderanno tutti in giro.
La mia reputazione è rovinata.
Tremo di rabbia durante tutto il tragitto verso il dodicesimo piano e non oso guardarmi allo specchio.
Mi chiudo in camera mia e finalmente do un’occhiata allo stato in cui è ridotto il mio viso. Il trucco ha retto quasi perfettamente ma ho del mascara che mi cola lungo le guance per colpa del drink mischiato alle mie lacrime nervose.
Il vestito è rovinato…
Mi spoglio e levo la parrucca – anche quella rovinata.
Nemmeno Haymitch nei suoi giorni peggiori emana un tale tanfo di alcol.
Lascio tutto quello che indossavo sul pavimento e prendo a struccarmi, per poi lavarmi accuratamente il viso.
Sto per andare a farmi una doccia per eliminare la puzza quando qualcuno bussa alla mia porta.
Ero riuscita a calmarmi ma quando sento la voce di Haymitch provenire da fuori la mia stanza, tutta la collera torna a ribollirmi sotto la pelle.
Ho il sangue che arde nelle vene – non ho nessuna intenzione di parlare con lui.
« Dolcezza, apri la porta » parla come se non fosse successo niente.
Come se non mi avessero appena mancato terribilmente di rispetto.
Non muovo nemmeno un muscolo, non sarà così facile.

« Andiamo, apri… Effie? » 
Chiamarmi per nome non funzionerà.

« Johanna è giovane, non è colpa sua ».
No. Questo non lo accetto.
Non può darle ragione.
Mi alzo, afferrando la prima cosa che mi capita sotto tiro: un vaso di fiori.
Apro la porta e me lo ritrovo di fronte, ma dopo avergli lanciato contro tutta l’acqua che il vaso conteneva – così può vedere da solo quant’è divertente – gli tiro contro il vaso stesso, mancandolo di un soffio.
Va a schiantarsi sul pavimento andando in mille pezzi, ma ormai non me ne importa più niente.
« VA AL DIAVOLO! » gli grido in faccia
 e al diavolo anche le buone maniere – con nuove lacrime che si formano ai lati degli occhi e sto attenta a non versare.
Riesco a leggere l’incredulità nel suo sguardo. Non si aspettava una reazione del genere da parte mia, è evidente. Ma non gli do il tempo di reagire. Gli sbatto la porta in faccia e chiudo a chiave la serratura.
Rimango ferma, affannata per via dell’adrenalina che continua a pomparmi nelle vene.
Il cuore nel petto batte all’impazzata e vorrei prendere a pugni la porta, ma sto ferma.
Vorrei urlare, ma resto in silenzio.
Vorrei piangere, e lascio che le lacrime scorrano senza fare rumore.
Dall’altro lato della porta non arriva nulla.
Evidentemente non ci teneva poi così tanto.
Ben presto il mio respiro viene rotto da singhiozzi, ma non gli darò la soddisfazione di sapere che la sua nuova amichetta è riuscita a farmi piangere.
M’infilo sotto la doccia e faccio scorrere l’acqua; finalmente posso sfogarmi quanto voglio senza che nessuno mi senta.
Non ne posso più di questo lavoro.

Durante i giorni che seguono non degno Haymitch nemmeno di uno sguardo.
Mi dedico completamente ai miei due tributi, aiutandoli come posso e assicurandomi che arrivino preparati all’intervista che precederà la loro entrata nell’arena.
Portia mi aiuta; abbiamo parlato di quello che è successo solo una volta.
Tutti nel Centro di Addestramento mi hanno riso alle spalle…
Alcuni sono stati più gentili con me, a dire il vero.
Velvet non ha nominato l’incidente nemmeno una volta e Ophelia mi ha difesa contro le battutine di Antonia e Elphaba.
Una cosa che non mi aspettavo affatto sono state le scuse di Lamia. Sembrava sinceramente mortificata per il comportamento della sua mentore.
Per la prima volta ho provato veramente pena per lei.
Con Rowan e adesso Johanna, la poverina non deve avere per niente vita facile…
Mi ha confessato che stava pensando di andarsene. Se decidesse di farlo sul serio non le darei torto.
« Quella selvaggia non è contenta se ogni mattina non mi lancia addosso un po’ della sua colazione » ha continuato, e improvvisamente mi rendo conto che forse Haymitch non è poi tanto male. Almeno lui mi sostiene durante il programma.
Questo fino all’arrivo di Johanna nel gruppo – non so cosa succederà quando il reality comincerà quest’anno.
La sera delle interviste faccio le ultime raccomandazioni ai ragazzi e poi dal momento che Haymitch continua a stare dietro le quinte, io raggiungo Portia e Orion in platea.
Finalmente la trasmissione comincia e Caesar fa accomodare Diamond3, la ragazza del Distretto 1.
Lei ha ricevuto un undici durante la sessione privata e Ace4, il suo compagno di distretto, un nove.
Entrambi sono bellissimi. Le classiche bellezze da Distretto 1. Alti, biondi e con gli occhi verdi.
Ricordano molto Alana, Gloss e Cashmere.
A detta dei ragazzi, lei non ha fatto vedere nessuna abilità particolare. Vorrà dire che ci stupirà nell’arena. Di certo gli Strateghi non regalano gli undici solo per un bel sorriso.
Finito col Distretto 1, passiamo subito al 2 e Caesar è più che felice di accogliere prima Quinn5 e poi Jack6.
La ragazza non è affatto orgogliosa del suo otto, ma dice che è stata tutta questione di sfortuna.
Lily mi ha raccontato che in effetti lei era in grado di tirare piuttosto bene con l’arco mentre lui il secondo giorno di addestramento è riuscito a centrare un bersaglio lontano con una pesantissima lancia.
Immagino che sia questo che gli ha fatto guadagnare il suo dieci, ma non posso esserne certa.
Non presto attenzione ai tributi del Distretto 3, entrambi hanno ricevuto voti bassi, sono i Favoriti che sto studiando.
E così finalmente faccio la conoscenza dei due ragazzi di Finnick: Alice7 e Tim8.
Lei è una graziosa quindicenne con i capelli scuri e gli occhi verde mare, lui un diciottenne dalla chioma riccia e disordinata, con uno strano sguardo negli occhi. Ha l’aria di essere un po’ fuori di testa.
Hanno entrambi totalizzato un dieci durante la sessione individuale, sono molto curiosa di vedere come se la caveranno nell’arena.
Questo pomeriggio ho parlato con Seneca – è stato lui a volermi vedere, per chiedermi come stessi, dopo l’accaduto increscioso. È stato carino da parte sua.
Ne ha approfittato per dirmi con evidente eccitazione che non vedeva l’ora di rivelare l’arena.
Sinceramente sono sempre più curiosa…
Quando è il turno dei miei tributi, sono un po’ nervosa.
Tocca prima a Lily, che brilla nel suo abitino bianco sotto i riflettori.
Si siede sulla poltrona accanto a Caesar e lui la tratta con i guanti.
La fa sorridere, le chiede come pensa di fare nell’arena e lei risponde che cercherà di essere veloce.
Ha ricevuto un quattro durante la sessione individuale, ma non ne parlano nemmeno.
Con Rook invece non stenta ad elogiare il suo sette.
Il voto più alto ricevuto da un tributo del Distretto 12 negli ultimi quattordici anni.
Quando ho visto quel numero apparire sullo schermo stentavo a crederci.
Appena le interviste finiscono, torniamo al nostro appartamento e mando a dormire i ragazzi, prima di ritirarmi nella mia stanza senza dare nemmeno la buonanotte ad Haymitch.
L’indomani mi alzo prima del solito per poter andare a salutare i ragazzi prima che lascino il Centro d’Addestramento.
Li abbraccio entrambi a turno e gli auguro buona fortuna.
Provo a controllare le mie emozioni mentre stringo la figura fragile di Lily che mi allaccia le braccia al collo. Faccio finta di ignorare il fatto che stia tremando come una foglia.
Rook è stoico, il suo sguardo è duro e il suo abbraccio è saldo. « Cercherò di darle una mano » mi sussurra all’orecchio, prima che io possa allontanarmi.
Annuisco piano quando ci separiamo, senza mai far crollare la maschera di felicità che devo portare.
Li lascio andare, sperando non sia l’ultima volta che rivedo uno dei due…

Non c’è nessuno con me a riguardare i riepiloghi delle interviste.
Portia e Orion sono con i ragazzi, Haymitch è da qualche parte fuori. Probabilmente con i suoi amici.
Per la prima volta dopo anni non avrò nessuno al mio fianco durante i primi momenti dei Giochi – non che in questo momento la compagnia di Haymitch sarebbe gradita.
Meno lo vedo e meglio è… non l’ho ancora perdonato.
Finalmente lo schermo si annera per qualche secondo e poi comincia a riprendere il volto dei tributi.
I miei occhi rimangono sbarrati quando osservo tutto ciò che li circonda.
Seneca aveva ragione ad essere emozionato.
Per il momento stanno inquadrando solo l’area attorno alla cornucopia ed è un meraviglioso giardino.
I ventiquattro tributi sono in piedi sulle loro pedane, ad una distanza considerevole l’una dall’altra e a dividere le postazioni ci sono cespugli di rose bianche – le preferite del Presidente Snow.
Le riprese si alternano. Primi piani dei tributi si dissolvono in inquadrature dall’alto dell’arena e io non posso che rimanere a bocca aperta.
Il giardino ricopre solo una piccola parte di terreno.
Si susseguono molti tipi di aree, tutte diverse fra loro.
C’è un bosco fittissimo, abitato da creature spaventose; c’è una radura spoglia, un terreno piuttosto roccioso pieno di grotte, e ci sono diversi laghetti e fiumiciattoli.
Fiori coloratissimi abbelliscono la radura e funghi dalle dimensioni strane crescono sotto gli alberi del bosco.
Dei conigli bianchi abitano nelle grotte – li ho già visti e mi si accappona la pelle. Tutti i tributi sono troppo giovani per ricordarseli… Haymitch deve conoscerli bene.
I sessanta secondi scadono e ritorno alla realtà, dimenticando per un attimo la bellezza dell’arena.
Sono riuscita a distogliere lo sguardo da quasi tutti i bagni di sangue a cui avrei dovuto assistere, ma questa volta non posso.
Devo vedere che cosa succede, perché non ho nessuno che può farlo al posto mio.
Subito i Favoriti si lanciano sulla Cornucopia scintillante, agguantando le armi che più gli piacciono.
Altri tributi tentano di fare lo stesso – alcuni perché pensano sul serio di potercela fare e altri perché sanno che questo è il modo più facile per farla finita in fretta.
Cerco disperatamente Lily e Rook con lo sguardo e ogni tanto li vedo, ripresi dalle telecamere.
Penso che Rook potrebbe essere in grado di sostenere uno scontro per tentare di recuperare almeno uno zaino, ma non ci prova nemmeno.
Invece di correre dritto verso la Cornucopia, si mette a correre alla sua destra – mi ci vuole un attimo per capire che sta correndo verso Lily.
La ragazzina è rimasta immobile, paralizzata dalla paura. È una preda fin troppo facile per i Favoriti.
Ad un occhio estraneo potrebbe addirittura sembrare che Rook stia cercando di raggiungerla per ucciderla, ma io so che vuole solo mantenere la promessa che mi ha fatto prima di lasciare quest’edificio.
Le afferra il polso cercando di darle una scossa, ma lei scuote la testa e non vuole ascoltarlo.
Le telecamere sono puntate su di loro perché una scena così è insolita durante il bagno di sangue.
Smetto di respirare senza nemmeno accorgermene, vorrei vomitare.
Rook prova a trascinarla via, ma ormai hanno attirato su di loro l’attenzione degli altri tributi.
Diamond – la ragazza del Distretto 1, quella che ha ricevuto un 11 senza sembrare troppo dotata – comincia a correre verso di loro, con una serie shuriken fra le dita delle mani.
Ne lancia uno che colpisce una spalla di Rook e lui stringe i denti, continuando a provare a convincere Lily. Se non se ne vanno subito finiranno per essere ammazzati entrambi.
Non fa niente, penso. Non fa niente, lasciala lì. Non vuole sopravvivere… tu puoi farlo, ti prego, lasciala lì.
Una lancia trafigge Lily in pieno stomaco, facendole sputare sangue sul petto di Rook, che indietreggia orripilato e la lascia andare.
Ho il tempo di portarmi una mano all’addome e di reprimere un lamento prima che il ragazzo si volti nella direzione da cui proveniva l’arma.
Un’altra lancia è pronta per volare dritta nel cuore del mio tributo ma lui comincia a correre e non per allontanarsi – carica come un toro Jack, il tributo del Distretto 2.
Una testata del mio ragazzo gli spezza il respiro – e forse qualche costola.
È evidente che il Favorito non si aspettasse una simile reazione da un tributo del Distretto 12 e questo gioca a favore di Rook. Gli strappa con una forza inaudita la lancia dalle mani e con una rabbia omicida negli occhi lo impala conficcandogli la punta fra collo e spalla.
Ritira l’arma subito dopo e senza battere ciglio comincia a correre come un disperato nella direzione opposta per scappare dal bagno di sangue.
L’ultimo tributo del Distretto 12 ad aver ucciso un Favorito è stato Haymitch, ventidue anni fa.
L’addome mi fa male, devo riprendere a respirare piano.
Rook per ora è salvo.
Il bagno di sangue finisce e le telecamere inquadrano i cadaveri.
Lily è caduta su un cespuglio di rose bianche e il suo sangue le sta tingendo di rosso.

Dopo un’ora dall’inizio del reality, l’ascensore del dodicesimo piano si apre ed Haymitch finalmente torna.
I miei occhi si poggiano su di lui solo per qualche istante – per controllare in che stato sia.
Non mi sembra eccessivamente ubriaco.
« Ho chiuso un contratto per una borraccia d’acqua, ma gli servono delle medicine » dice in tono piatto, prendendo posto accanto a me. Più distante di quanto farebbe di solito.
Annuisco lentamente, continuando a seguire il programma.
Dopo essermi tolta le scarpe ho portato le ginocchia al petto e ci ho poggiato sopra il mento.
Ero sola fino a pochi momenti fa e la presenza di Haymitch non cambia poi molto le cose.
L’acqua dei ruscelli che scorrono nell’arena è talmente limpida e pulita che sembra dire « bevimi » ma Rook è stato abbastanza intelligente da notare che nessuno degli animaletti che la popolano si abbevera in quei corsi d’acqua.
Non è potabile, anzi, è velenosa e la ragazza del Distretto 9 lo ha scoperto a sue spese.
Il paracadute argentato arriva fra le mani di Rook e lui ringrazia guardando in alto.
Ha ancora con sé la sua lancia insanguinata, gli potrà essere molto utile in futuro, sia per cacciare che per difendersi.
Mentre le immagini staccano sul gruppo dei cinque Favoriti, io mi volto verso Haymitch.
Il nostro accordo prevede che durante i Giochi la nostra ascia di guerra sia sotterrata.
Il fatto che sia stata proprio Johanna Mason a causare il nostro litigio mi fa quasi sorridere.
Devo essere io a fare il primo passo, quindi sollevo la testa dalle mie ginocchia e la poggio contro lo schienale del divano. « Che cosa volevi dirmi l’altro giorno? » chiedo.
Haymitch mi guarda con fare incerto.
« Non ti tirerò un altro vaso di fiori, promesso » gli sorrido, ma lui non ricambia.
Forse non vuole affrontare l’argomento, pensava che fosse acqua passata. Io però voglio sapere.
« Lo sai » mi dice, ma la mia espressione confusa deve confermargli il contrario. « La tua gente ha ucciso la sua famiglia » spiega con voce inespressiva.
La mia gente. Non distolgo lo sguardo, né faccio finta di sembrare sorpresa o indignata. È la prima volta che parla così apertamente di queste cose. Se fossimo in qualsiasi altro luogo sarei anche spaventata, ma di sicuro nessuno si preoccupa di mettere cimici all’interno dell’appartamento del Distretto 12. Sarebbe uno spreco di tempo e soldi…
« Anche la tua, » ribatto tranquilla « eppure tu non mi tratti così ».
Queste parole portano un sorriso divertito e un po’ ambiguo sulle labbra di Haymitch. « Primo – la prima volta che ci siamo incontrati ti ho vomitato sulle scarpe. E secondo – tu non c’eri durante il mio primo anno da mentore » il suo tono di voce cambia, s’incupisce. « Fidati: Johanna l’ha presa bene ».
Inspiro lentamente, distogliendo lo sguardo e portandolo al soffitto bianco.
Sono stanca e non mi va di continuare ad ignorarlo. In un’altra occasione avrei tenuto duro ma sono piuttosto egoista e avrò bisogno di lui durante i prossimi giorni. Ho bisogno di lui adesso. « Immagino che non riceverò delle scuse ufficiali » piego la testa di lato, nella sua direzione. La mia è chiaramente ironia.
« Non penso proprio » conferma, con un mezzo sorriso.
Nelle ore successive rimaniamo in silenzio, gli parlo solamente degli sponsor che ho incontrato prima dell’inizio dei Giochi e lui mi dice che a dargli i soldi per l’acqua è stato proprio uno di questi.
Alla fine ce l’ha fatta anche senza che io dicessi nulla… forse non sono così indispensabile come credo.
L’arena si rivela essere meravigliosa e al tempo stesso letale – ricorda molto quella della seconda Edizione della Memoria.
Il ragazzo del Distretto 10 e la ragazza del Distretto 3 finiscono per rimanere uccisi quando il sole è quasi tramontato.
Lui ha mangiato un fungo velenoso che lo ha fatto gonfiare al punto tale di essere irriconoscibile e lei è morta dopo aver annusato un fiore incredibilmente bello e colorato – al minimo contatto la pianta ha spruzzato negli occhi della ragazza qualche tossina letale che l’ha portata prima alla follia, facendole avere potenti e terribili allucinazioni, e in seguito alla morte.
Così si è conclusa la prima giornata di Giochi e per la prima volta io mi faccio prendere dalla speranza che finalmente qualcosa potrà cambiare.

Il secondo giorno di Giochi non succede nulla di speciale, a parte la morte del tributo maschio del Distretto 7.
Sì era rifugiato nella fitta boscaglia ed è stato attaccato alle prime luci dell’alba da un animale simile a un gatto, della grandezza più o meno di una tigre.
Era riuscito a sfuggire al primo attacco riportando gravi ferite ma la bestia lo ha inseguito come se fosse la sua ombra e alla fine è riuscita ad ucciderlo – gli Strateghi sono dovuti intervenire per impedire alla belva di rovinare troppo il corpo del ragazzo.
Durante il terzo giorno non succede nulla, ma la ferita al braccio di Rook s’infetta e gli sale una gran febbre.
Haymitch è rimasto quasi sobrio e riesce a fargli arrivare una medicina che lo rimette in sesto. Nessuno aveva resistito così tanto, sapevo di poter contare su di lui.
La mia felicità, purtroppo, dura poco.
Il quarto giorno di Giochi, Rook decide di scalare la montagna rocciosa che delimita parte dell’arena.
Pensa che in questo modo si separerà dai Favoriti e potrà cacciare in santa pace.
Ha già raggiunto un’altezza considerevole quando mette il piede in fallo e ruzzola giù, ferendosi gravemente ma non in maniera mortale.
Sento Haymitch imprecare accanto a me e non capisco subito il motivo, ma poi lo vedo: un enorme uccello che plana dritto verso Rook.
Il ragazzo ruzzolando sul fianco della montagna è finito dritto nel suo nido, e il rapace non sembra affatto contento di questo.
Non riconosco che animale sia. Ha un’apertura alare di circa due metri, il becco ricurvo e un piumaggio incredibilmente colorato che va dal verde smeraldo all’azzurro.
Atterra a pochi passi dal ragazzo e con una lunga lingua biforcuta saggia l’aria. Ha gli occhi di un serpente e le piume della coda sono lunghe e rosse, così come lo sono quelle attorno al collo.
I commentatori lo chiamano Jabberwocky9.
C’è un momento di stallo in cui Rook non fa altro che fissare l’uccello con la lancia impugnata nella mano, pronto a difendersi se necessario.
Poi l’animale attacca e fa un profondo graffio nella spalla del ragazzo usando i terribili artigli che si ritrova.
Lo costringe ad indietreggiare fino al bordo della striscia di roccia su cui è caduto e mi ritrovo a pensare che se non sarà quella bestia ad ucciderlo, la caduta lo farà sicuramente.
Il Jabberwocky torna all’attacco e spalanca le ali mentre si fionda su Rook, ormai prossimo alla morte.
Porto entrambe le mani a coprirmi il viso ma non posso non guardare attraverso gli spazi fra le dita.
Rook ha la prontezza di infilzare con la sua lancia l’uccello in pieno petto e l’animale emette un grido straziante – però è troppo tardi, ormai il ragazzo è troppo in bilico e perde l’equilibrio tenendosi stretta la sua arma e cade all’indietro, portandosi dietro anche il cadavere della sua ultima vittima.
Mi rifugio nella spalla di Haymitch perché non voglio vedere la sua caduta.
Serro gli occhi più forte che posso ed è il suono di un cannone ad avvisarmi che anche per quest’anno abbiamo fallito.
Le lacrime non tardano ad arrivare e bagnano la maglietta di Haymitch, che non si lamenta.
Non mi muovo per non so quanto tempo, ma non mi interessa. Il suo abbraccio mi dà conforto, mi aiuta a sopportare il dolore, la delusione e soprattutto il senso di colpa.
Non lo ammetterà, ma sono convinta che anche per lui sia lo stesso. 
Potrà ubriacarsi fino a stare male più tardi, potrà gridare oscenità contro la Capitale o chi vorrà per sfogarsi, ma nulla può essere paragonato al contatto umano quando si cerca un conforto.
Durante la stessa giornata a morire è anche il tributo femmina del Distretto 4, Alice.
I Favoriti si erano avvicinati alla montagna e avevano visto un coniglio bianco solitario aggirarsi nei pressi di una grotta, pensando di poterlo cacciare, lei si era fatta avanti.
La creaturina tanto bella da vedere si è rivelata essere altrettanto letale e con i suoi denti affilatissimi, il coniglio bianco ha staccato a morsi il collo di Alice, portandola ad una morte atroce.
Non riesco a riprendermi facilmente dalla perdita dei miei tributi e finisco per uscire poco dall’appartamento quest’anno.
Haymitch mi tiene compagnia ogni tanto, più spesso passa le giornate all’undicesimo o al settimo piano, dove si riunisce con Chaff, Johanna e Finnick.
A sopravvivere quest’anno è il tributo maschio del Distretto 1 – Ace Carroll10 – dopo l’umiliazione dello scorso anno, finalmente Velvet potrà dire di avere un nuovo vincitore.
Alla fine dei Giochi, Lamia mi prende in disparte, confermandomi che l’anno prossimo non ci sarà.
Dice che non vale la pena fare questo lavoro, che nonostante abbia vinto l’anno scorso non le hanno comunque dato una promozione e che non può sopportare di continuare ad accompagnare il Distretto 7 se mentori come Johanna e Rowan le rendono la vita impossibile – anche solo per due settimane l’anno.
Le dico che la capisco, la capisco fin troppo bene.
Me lo tengo per me, ma penso – anzi, sono sicura – che se non fosse per Haymitch io avrei mollato anni fa.
Così, quando mi informa che molto probabilmente Elphaba prenderà il suo posto, mi  dice anche che se volessi potrei fare direttamente richiesta per il Distretto 8, che non potrebbero rifiutarsi – io le rispondo che ci penserò sicuramente su, che non vedo l’ora di andarmene dal Distretto 12, ma in verità non farò proprio niente.
È qui che voglio restare, è questo il mio posto.

1Rook: torre (pezzo degli scacchi), 2Lily: il nome della figlia del Re e della Regina Bianca – fiore: giglio, 3Diamond: quadri (seme di carte), 4Ace: asso (carta da gioco), 5Quinn: pronuncia di queen: regina (carta da gioco e pezzo degli scacchi), 6Jack: fante (carta da gioco), 7Alice Liddell: protagonista di Alice in Wonderland e Alice Through the Looking Glass, 8Tim Burton: regista di una delle versioni di Alice in Wonderland, 9Jabberwocky: Ciciarampa (creatura protagonista di una filastrocca di Lewis Carroll), 10Carroll: cognome dello scrittore di Alice in Wonderland e Alice Through the Looking Glass.
 

A/N2: Salve!
Wow. Ok è pieno di quotes e le amo tutte dalla prima all’ultima.
Come potete notare dal mio nome utente, io amo alla follia il mondo di Alice.
Libri, film, cartoni animati – tutto, veramente tutto.

Chi becca tutte le citazioni vince gloria eterna!
(E ho mischiato il Bianconiglio e un pochino anche Tim da Monty Python).
Lo avevo detto all’inizio che questo sarebbe stato un capitolo un po’ diverso, spero non vi sia dispiaciuto.
Ormai siamo vicinissimi alla fine e Lamia non è più dei nostri. Conoscerete la nuova accompagnatrice che ci seguirà in Rain nel prossimo capitolo. Ho voluto umanizzare un pochino anche l'insopportabile accompagnatrice del Distretto 7 prima di farla fuori (e questa volta nel senso meno nocivo del termine).
Non aggiornerò Ozone per qualche giorno, e quando lo farò, pubblicherò il nuovo capitolo assieme al primo di Rain così da potervi dare anche il link di collegamento.
Detto questo, fatemi sapere cosa ve n’è parso perché io l’ho amato tantissimo. Sia dal punto di vista di evoluzione del rapporto Hayffie, che ovviamente per l’arena, che per i piccoli tributi.
 
Ps_ mi ha fatto strano mettere un personaggio che porta il mio nome, sì, però era perfetta per il Distretto 12. Ha il nome di un fiore ed è (come c’è scritto nelle notine su) il nome della figlia del Re e della Regina Bianca. Nel libro Lily è un pedone sulla scacchiera, ma siccome è un bebè Alice prende il suo posto.
 
A presto e grazie a tutti sia a chi legge e non si fa sentire che a tutti quelli che invece recensiscono, che ormai li considero degli amici XD
 

x Lily

 

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Capitolo 14
*** 73rd Hunger Games ***



A/N: Una parte relativamente piccola di questo capitolo è presente in una vecchia one shot di cui vi darò il link alla fine. Il POV in cui è scritta è quello di Haymitch, quindi ovviamente qui in questo capitolo leggerete la versione di Effie.
Non hanno nemmeno avuto il coraggio di venirmelo a dire in faccia.
Mi hanno mandato una lettera, e non una lettera personalizzata. Le parole scritte su questo pezzo di carta potrebbero essere state indirizzate a chiunque se non ci fosse il mio nome chiaro e tondo, scritto nero su bianco.
I miei occhi sono incollati sulla firma del Presidente Snow, alla fine del foglio, in bella grafia. L’unico indizio che forse questa lettera è stata anche solo avvicinata ad un essere umano.
Potrebbe tranquillamente essere un timbro, però.
Ho un anno, solo un anno per far cambiare le cose altrimenti verrò rimpiazzata.
Comincio ad essere vecchia per questo lavoro.
Questi saranno i miei quattordicesimi Hunger Games da accompagnatrice e non sono mai riuscita a combinare niente.
Persone come Velvet, Constantine, Bart – loro sono qui da molto prima di me ma non rischiano il posto.
Potranno continuare a fare il loro lavoro finché non si stancheranno di farlo. Loro rappresentano i Distretti Favoriti; la Capitale li conosce e li ama.
Ora che Lamia si è licenziata, Elphaba è passata dal Distretto 8 al Distretto 7.
Mi hanno offerto l’8 senza che io lo chiedessi e ho rifiutato…
Non sono sicura di aver fatto la scelta giusta. Insomma, perché l’accompagnatrice del Distretto 12 dovrebbe rifiutare una promozione?
Mi avranno preso per una pazza. Sicuramente Seneca non si aspettava un no come risposta.
L’ironia – due proposte dagli uomini Crane in tre anni, tutte e due rifiutate.
Il posto è stato offerto ad Ophelia che ovviamente ha colto la palla al balzo per passare ad un distretto migliore.
A quanto ho sentito Hestia ci è rimasta parecchio male per non essere stata presa in considerazione. Non vedeva l’ora di allontanarsi da Chaff.
Una nuova accompagnatrice è arrivata.
Ha esattamente la stessa età che avevo io quando ho cominciato. È bella, giovane e affascinante.
Devo giocare bene le mie carte, devo capire quante possibilità ho di prorogare ulteriormente il mio ultimatum.
Quali sono le chances che dopo tredici anni qualcosa cambi così per magia?
Ho bisogno che la buona sorte decida di ricordarsi che il Distretto 12 esiste.
Le cose devono cominciare a cambiare e questo significa che Haymitch dovrà necessariamente comportarsi come un vero mentore.
Ho dovuto richiedere un permesso ufficiale per recarmi al Distretto 12 in via eccezionale, solo per un brevissimo lasso di tempo.
Mi sono portata dietro i migliori liquori che sono riuscita a trovare e li ho praticamente usati come esca.
Non è stata una mossa molto leale da parte mia, ma con l’aiuto di un paio di senza-voce sono riuscita a far salire Haymitch sul treno.
Quest’anno parteciperà all’evento annuale che si celebra più o meno sempre nella stessa data, prima dell’inizio dei Giochi.
È un modo per conoscere la gente che conta e per farsi notare dalle persone giuste.
Haymitch in un modo o in un altro è quasi sempre riuscito ad evitare di venire – a nessuno importava se il mentore alcolizzato del Distretto 12 ci fosse o meno – ma se voglio far vedere che ci sto almeno provando, non posso farlo da sola.
Haymitch rimane incosciente per tutta la durata del viaggio, al punto tale da farmi quasi preoccupare.
Quando si sveglia manca poco meno di un’ora prima di arrivare a Capitol City.
« Che ci faccio qui? » biascica, in evidente stato confusionale. « È già iniziata una nuova edizione? »
Come può ridursi in questo stato? Sono seriamente preoccupata per lui, finirà con l’ammazzarsi.
« No » rispondo pazientemente. « Sei qui per accompagnarmi all’evento annuale che precede i Giochi ».
La sua espressione è impagabile. Potrebbe essere paragonata a quella di un bambino che è stato trascinato con l’inganno a farsi una visita dal medico.
« Prima che tu possa dire altro, » conoscendolo potrebbe cominciare a darmi contro senza finirla più e non ho voglia di iniziare a litigare prima del tempo quest’anno « ti ho preso due casse del tuo liquore preferito, ma le potrai avere solo quando saremo arrivati e dopo che ti sarai fatto vedere alla festa ».
« Stai mentendo » non ridergli in faccia è difficile, ma mi contengo.
È davvero così diffidente? « Non potrei mai essere così subdola » lo prendo in giro usando un tono serio. « Scherzare su qualcosa d’importanza vitale come il whiskey. Che razza di persona spregevole sarei? »
Mi scruta assottigliando gli occhi, senza dire nulla – consapevole del fatto che la mia è palesemente una farsa.
« Voglio vedere » oh santo cielo, non può comportarsi come una persona adulta?
Faccio roteare gli occhi, ma lo accompagno al mio scompartimento, dove ci sono effettivamente le sue preziosissime casse di liquore. « Contento? »
Lui non ribatte, ma annuisce. Prova ad allungare una mano verso il suo bottino, ma gliela schiaffeggio via.
Haymitch borbotta dei lamenti e poi decide che è il momento di tornarsene in camera sua.
Mi dà le spalle senza degnarmi di uno sguardo, ma ho imparato a leggere il suo linguaggio del corpo e so di averlo seriamente convinto; sono assolutamente soddisfatta… beh, quasi. « E fatti una doccia! » aggiungo alzando la voce per essere sicura che mi senta mentre si allontana.
Ne segue una sua risata divertita. « Sono solo due casse, Principessa. Non l’intero negozio ».
Avrei dovuto aspettarmi una risposta del genere…
Senza scompormi troppo, torno anche io alla mia carrozza e mi assicuro che sia tutto in ordine prima di arrivare.
Il treno si ferma in stazione nel primo pomeriggio e ad aspettarci c’è un’auto che ci porta direttamente al Centro di Addestramento.
Appena arriviamo al dodicesimo piano Haymitch cerca di chiudersi in camera ma se pensa di poter stare qui tutta la sera allora non ha capito proprio nulla.
Lo lascio in pace a patto che si farà trovare pulito e vestito in tempo per la festa – altrimenti può scordarsi le casse di liquore da riportare al suo distretto.
Mi ritiro nella mia stanza e vado a farmi una lunga doccia per riprendermi dal viaggio.
Ho ancora diverse ore prima di dover scendere per incontrare gli altri invitati, posso rilassarmi un po’ e prendere il tempo che mi serve per scegliere la giusta combinazione di fragranze fra i vari saponi.
Quando esco dal bagno ad aspettarmi in camera c’è Portia – già pronta – con il mio vestito.
L’osservo a lungo, ammirandolo e poi scambiando uno sguardo con la stilista. « È splendido, ma non è un po’ troppo corto? »
Lei scuote la testa, facendomi cenno di avvicinarmi in modo da potermi aiutare ad infilarlo. « Non ci sono ragazzini in giro, e devi attirare l’attenzione per non farti cacciare. Rosso e corto sono la scelta giusta » dice in tono talmente pratico che la frase sembra quasi perdere la sua spudoratezza.
Indossato l’effetto è magnifico – Portia si è superata.
La scollatura è profonda e le spalline sono sottili. Il corpetto è semirigido e si adatta al mio corpo come una seconda pelle.
Tutta la schiena è coperta ma il tessuto è in pizzo ricamato, semitrasparente – il resto del vestito invece è di un materiale che non riconosco. Sembra stoffa ricoperta di paillettes, ma non mi sembra ci siano cuciture e al tatto somiglia vagamente al velluto, ma non è altrettanto morbido.
Il bordo del vestito arriva appena sopra metà coscia; anche sui fianchi è aderente e sembra quasi di non averlo addosso.
Nonostante sia così attillato, queste – le chiamerei bollicine ma è evidente che non sono nulla del genere – fanno acquistare all’abito un aspetto quasi spumoso.
« È un nuovo tipo di tessuto » mi spiega mentre mi sistema la stoffa sui fianchi, quasi come se mi stesse leggendo nel pensiero. « Con ogni movimento riflette tonalità diverse di rosso ».
Passo una mano sull’addome e sotto i polpastrelli sento come minuscole scagliette che si arruffano.
Mi incanto a passare e ripassare in senso diverso le dita e a roteare il busto lentamente, notando tutte le sfumature che cambiano sotto la luce del lampadario. « È incredibile » commento con un filo di voce, mentre Portia prende una spazzola e comincia a pettinarmi i capelli.
Decido di indossare una parrucca arancione che insieme sistemiamo per l’occasione; Portia fa un elaborato fiocco sulla testa e fissa tutto con miliardi di forcine e lacca.
Quando ha finito ammira il suo lavoro compiaciuta, prima di avvicinarsi alla toletta per sistemarsi il trucco. « Farò tornare di moda il rossetto nero » dice fra sé e sé, passandosi un pennellino dalla punta piatta e sottile sulle labbra.
Sorrido al suo commento e la ringrazio prima che lasci la stanza così che io possa truccarmi senza distrazioni.
Una volta finito, completo il tutto bagnandomi i polsi, il collo e dietro le orecchie con qualche goccia del mio solito profumo. Voglio aggiungere anche qualche accessorio prima di andare. Ho ancora un po’ di tempo.
Abbino dei tacchi alti al vestito e indosso un paio di guanti corti, scegliendo in fretta qualche anello da mettere.
Spero che Haymitch si sia cambiato e che non sia rimasto con quello con cui è partito, visto che indossa gli stessi abiti da due giorni – se non di più.
Vado in salotto ma di lui non c’è ancora traccia. Non vorrei che abbia avuto la brillante idea di scendere senza aspettarmi…
Dopo qualche minuto sento dei passi e mi volto un po’ preoccupata, temendo quello che potrei ritrovarmi di fronte.
Fortunatamente ha avuto la decenza di indossare un abito più o meno adatto all’occasione.
È un completo grigio scuro, dovrebbe essere indossato di giorno visto il taglio ma non importa, è sicuramente meglio di prima.
Mi avvicino per assicurarmi che abbia abbottonato bene tutti i bottoni della camicia e che il colletto sia sistemato come si deve, per evitare figuracce.
Non mi sembra che abbia sbagliato qualcosa questa volta.
Il suo sguardo è un po’ troppo in basso e intenso – però non mi dispiace, se il vestito funziona su di lui che non ha il minimo senso di bellezza, sicuramente farà effetto alle persone giuste.
Mi schiarisco la gola e lui solleva gli occhi come se nulla fosse.
Comincia ad essere un po’ tardi, quindi gli faccio semplicemente cenno di porgermi il braccio e lui non fa obiezioni.
Una volta arrivati al salone mi assicuro che qualcuno ci veda prima di lasciarlo libero di andare dove vuole, sperando che non si ubriachi troppo, e mi metto a cercare sponsor e Strateghi.
Accanto al rinfresco i miei occhi si fermano su Amanita – la nuova accompagnatrice. Sta parlando con Finnick e lui mi sembra decisamente annoiato.
Poco a poco la folla attorno al ragazzo cresce, finché mi è praticamente impossibile vederlo.
Cerco di non pensarci e vado a salutare un gruppo di sponsor che non mi sembra di conoscere – conquistare i nuovi arrivati è sempre più facile.
Passo ore a sorridere al punto tale da avere i muscoli del viso doloranti e ho riso talmente tanto a battute incredibilmente idiote da farmi quasi pena.
Mi sono ritrovata costretta a flirtare con uomini e donne cercando di ignorare le loro mani lunghe, quando avrei voluto infilzargliele con delle forchette. L’unica cosa che ho ottenuto facendomi palpare è la notizia che quest’anno l’arena sarà un ammasso di rovine. Informazione veramente utilissima…
E adesso sto facendo gli occhi dolci a tre Strateghi che nemmeno ascoltano quello che dico perché sono troppo impegnati a sbavare.
Dopo poco Seneca e Plutarch si aggiungono alla conversazione salutando i loro colleghi.
« Ti trovo in splendida forma » mi sorride il primo, come se non mi avesse visto meno di un mese fa per offrirmi la promozione che ho rifiutato.
Plutarch si fa avanti per salutarmi con due baci sulle guance, senza che i nostri volti si tocchino. « È sempre un piacere » dice in tono cordiale e mi ritrovo ad incurvare le labbra con naturalezza.
Sono i primi due che si sono avvicinati senza secondi fini, anche dopo 
solo un saluto me ne rendo conto.
Un senza-voce porta da bere a tutti noi, mentre la conversazione finalmente si sposta su questioni di lavoro e mi convinco quasi di essere riuscita almeno in parte ad aver ottenuto risultati positivi da questa serata.
« Mi sorprende che tu sia riuscita a convincere Abernathy a venire, devo ammetterlo » dice Seneca sorpreso.
Non è difficile rivolgergli un sorriso vittorioso. « Oh, è stato veramente semplice ».
Ho solo dovuto fare un viaggio di quasi un giorno per il Distretto 12, comprare due casse di costosissimo whiskey, aspettare che fosse privo di conoscenza e farlo caricare su un treno senza che lui se ne accorgesse.
« Sa essere molto collaborativo quando vuole » aggiungo, portando il bicchiere alle labbra.
Seneca prova ad aggiungere qualcosa ma un rumore e delle grida lo distraggono, costringendolo a voltarsi.
Tutti noi ci voltiamo verso la fonte del rumore, che non è troppo distante da dove ci troviamo.
Mi si ghiaccia il sangue e sento le labbra schiudersi per l’orrore quando vedo Brutus caricare Haymitch – che regge il collo di una bottiglia rotta. Dal nulla Gloss gli spunta alle spalle e con una violenza inaudita lo colpisce in testa con un’altra bottiglia.
Non sono in grado di muovermi, ma la voce di Plutarch – fin troppo divertita – mi riscuote. « Dicevi? »
Se quella bottiglia non l’ha ammazzato adesso lo faccio io.
« Scusatemi » sorrido tirando le labbra più che posso e alzando la voce di almeno un’ottava. Piazzo il bicchiere che ho in mano in quella di uno degli Strateghi che ho di fronte e marcio velocemente contro la folla agitata.
Mi faccio largo come posso finché non raggiungo l’occhio del ciclone. Quattro Pacificatori stanno già portando via Brutus e Gloss e altri due si stanno avvicinando ad Haymitch.
« Ci penso io » li caccio via, scambiando poi uno sguardo fin troppo eloquente con Chaff.
Lui non batte ciglio, fa cenno con la mano buona a qualcuno di farsi avanti e poi prende posto dietro il corpo privo di sensi di Haymitch. « Prendigli l’altro braccio » dice e mi rendo conto che era con Johanna che parlava.
La ragazza lo afferra per una spalla con una forza inaspettata mentre Finnick mi chiede gentilmente di spostarmi per potergli sollevare i piedi.
Mi faccio da parte ma li seguo all’ascensore mentre lo trascinano via. Sto cercando di far rimanere il mio viso una maschera inespressiva.
Come ho fatto a pensare anche solo per un momento che portarlo qui sarebbe stata una buona idea?
« Mettetelo sul divano » sospiro, appena le porte dell’ascensore si aprono.
Johanna mi lancia un’occhiataccia – è evidente che non le va a genio che io le dica che cosa fare, ma almeno adesso non ribatte, e fa come le è stato chiesto. « Grazie » aggiungo, prima di andare in bagno per vedere di recuperare il kit di pronto soccorso.
Non riesco a trovarlo da nessuna parte, quindi vado a vedere se lo hanno spostato.
Lo trovo in cucina e lo poggio sul tavolo.
Ho bisogno di un attimo per riprendermi.
Non posso credere che sia riuscito a rovinare tutto in pochi minuti. Dopo tutto quello che ho fatto…
Mi viene quasi voglia di piangere.
Non voglio andarmene, ma lui rende le cose tremendamente più difficili.
Quando torno in salotto Finnick e Johanna se ne sono andati e Chaff sta facendo la guardia al suo amico. Avrebbe potuto farlo prima che Haymitch scatenasse una rissa – sempre che non sia stato lui ad istigarlo.
« Posso sapere perché Haymitch e Brutus stavano per ammazzarsi? » chiedo, portando le braccia sui fianchi e aspettando spazientita la mia risposta.
Farà bene ad essere una motivazione più che buona, penso.
Chaff guarda Haymitch con fare quasi deluso, prima di rivolgersi a me senza quel suo solito fare irritante. « Brutus gli ha chiesto quanto volevi per farti scopare e quest’idiota non se l’è tenuta » dice, dopo averci pensato a lungo.
Data la portata della risposta non credo stia mentendo, ma non so come ribattere – quindi non dico nulla. Resto in silenzio, a fissare il mentore del Distretto 11 senza sapere che cosa fare.
Chaff si alza senza aggiungere altro e cammina dritto verso l’ascensore. Per abitudine l’accompagno, senza nemmeno pensarci.
« Non avvicinarti troppo mentre è svenuto, potrebbe finire male » mi avvisa, mentre si aprono le porte.
Chino la testa e annuisco appena. « Lo so » dico piano; l’ultima cosa che voglio è ritrovarmi ad essere aggredita da lui perché l’ho svegliato durante un incubo. Sarebbe proprio il modo migliore per concludere la serata.
Prima che le porte si chiudano, Chaff ha il tempo di darmi un ultimo consiglio: « Sta attenta, bambolina » il tono serio con cui pronuncia quelle tre parole mi fa accapponare la pelle. Che Haymitch gli abbia raccontato quello che è successo? Possibile…
È solo quando le porte si chiudono e io torno in salotto che mi rendo conto del fatto che forse Chaff non si stesse affatto riferendo all’incidente con quell’ultima frase.
Vado a versarmi un calice di champagne e mi siedo accanto a lui – ad una debita distanza – aspettando che riprenda i sensi.
È stato peggio, non sarà una botta in testa a farmi preoccupare.
Se poi mi accorgerò che c’è bisogno di un medico, non esiterò a portarlo in infermeria.
Ci vogliono meno di dieci minuti prima che i suoi lineamenti da rilassati comincino a contrarsi nervosamente.
Temo possa avere un incubo, invece poco dopo i suoi occhi si aprono lentamente. È visibilmente confuso, ma non c’è aggressività nei suoi movimenti.
Aspetto comunque che sia completamente sveglio prima di fare qualsiasi cosa, per stare più sicura.
Porto il mio calice di champagne alle labbra e bevo un lungo sorso tentando di nascondere un sorriso.
Non riesco a credere che si sia preso una bottiglia in testa solo per difendere il mio onore; non posso restare arrabbiata con lui con questi presupposti… è insopportabile.
« Che cosa c’è di tanto divertente? » non riesce nemmeno a rimettersi dritto, deve aver ricevuto una brutta botta.
« Mi hai difesa… » poggio il bicchiere e mi sporgo in avanti per prendergli una mano in segno di gratitudine. « Grazie ».
Haymitch si tira indietro ma il mio sorriso non scompare. « Ero solo ubriaco e quel bastardo era venuto a cercare guai ».
Non sia mai che Haymitch Abernathy faccia qualcosa di carino per me senza una valida ragione alle spalle, naturalmente.
Subito dopo mi chiede che cosa è successo e io gli faccio un breve resoconto mentre ci alziamo per andare in cucina.
Sembra riuscire a reggersi in piedi nonostante qualche difficoltà iniziale.
« Bell’affare avere Chaff che mi guarda le spalle » il suo commento mi fa storcere le labbra in un’espressione carica di disapprovazione. Anche se avesse avuto qualcun altro a “guardargli le spalle” non avrebbe dovuto comunque agire in una maniera così avventata…
Decido di tenermi tutto questo per me, perché immagino che per questa sera ne abbia avuto già abbastanza.
Lo faccio sedere e comincio ad esaminargli la ferita sulla mano. Il taglio è superficiale, mi basta disinfettarlo e fasciarlo. Starà bene in un giorno o due.
Mi porto davanti a lui e gli chiedo di guardare in basso, poi comincio a disinfettargli tutti i tagli che ha in testa, controllando che non ci sia ancora del vetro.
Haymitch si lamenta per via del disinfettante. La prossima volta impara ad azzuffarsi… « Non è niente di grave, non c’è vetro. Solo piccoli tagli, poteva andarti molto peggio ».
Continuo a parlare per distrarlo, visto che il processo sembra dargli parecchi fastidio.
Gli chiedo scusa per non averlo fatto prima, ma gli spiego che non ho voluto svegliarlo per evitare incidenti. Non specifico di che tipo, ma non ce n’è bisogno – lui lo sa perfettamente.
Non dice nulla, il che mi fa pensare che forse si sente ancora in colpa.
« Dovrebbe essere a posto, alza un po’ la testa. Voglio controllare che non ci siano altri tagli » gli porto una mano sotto il mento e glielo sollevo, con questa marea di capelli non riesco a vedere proprio un bel nulla!
Gli passo leggermente una mano sulla cute, cercando di non fargli male; avrebbe anche bisogno di una doccia visto che fra quello che ha bevuto e quello che gli hanno rotto in testa puzza come una distilleria. « Dovresti tagliarli. Non riesco a vedere niente » mi lamento, alzandomi un po’ sulle punte e cercando di vedere se dietro ho disinfettato tutto.
Non credo di aver dimenticato nulla…
Da sotto arriva una mezza risata. « Fai con comodo, dolcezza. A me non dispiace affatto quello che vedo… sono lentiggini quelle? »
Le sue parole mi colpiscono come una doccia di acqua gelata.
Un lamento acuto mi sfugge dalle labbra mentre mi ritiro immediatamente indietro e riesco a sentire le guance che si tingono di rosso per la vergogna.
« Haymitch Abernathy! Io cerco di darti una mano e tu mi ringrazi così? » non posso crederci, è veramente un uomo impossibile.
Di risposta lui quasi mi ride in faccia. « Era un complimento, di che ti lamenti? »
Non so che razza di complimenti fanno al Distretto 12, ma questo per me non lo è affatto.
Istintivamente porto entrambe le mani sui fianchi e lo fulmino con lo sguardo, assottigliando le labbra fin quasi a farle diventare una linea dritta.
Nessuno riesce a farmi infuriare come lui, è un’abilità innata.
Haymitch non dice nulla per qualche istante, ma sento il suo sguardo di nuovo su di me – per un attimo la mia sicurezza svanisce e mi sento quasi vulnerabile, nuda.
Si alza in piedi prendendo il bicchiere che io avevo abbandonato – e che non mi ero nemmeno resa conto di essermi portata dietro.
In un’altra occasione mi lamenterei, ma preferisco restare zitta. Non sono sicura di essere completamente padrona della mia voce e non voglio che lo sappia.
« È un peccato che lo spettacolo sia già finito, Principessa. Stava cominciando a piacermi sul serio ».
E a questo come diavolo dovrei rispondere?
Con un solo sorso svuota il mio bicchiere, tanto ormai è diventato il suo.
« Dovresti vestirti di rosso più spesso » dice, prima di voltare l’angolo e sparire nel corridoio – probabilmente diretto in camera sua.
Ecco, vorrei dirgli ma la voce non esce. Questo era un complimento…
Non mi rilasso finché non sento la porta che si chiude; mi prendo ancora qualche secondo di tempo prima di lasciare che le braccia mi ricadano lungo i fianchi e che la mia espressione torni normale.
Riprendo a respirare lentamente, continuando a guardare nella direzione in cui Haymitch è appena sparito.
Torno in salotto e mi lascio andare sul divano, massaggiandomi le tempie per qualche momento, cercando di riprendere il controllo di me stessa.
Quando mi sento abbastanza sicura chino lo sguardo sulla mia scollatura e tento di sollevare un po’ il bordo del vestito – così la prossima volta imparo a dimenticare di passare il fondotinta anche sul decolté e a non coprire queste maledette lentiggini.

Hazel e West sono i nomi dei tributi che ho estratto quest’anno.
Appena li ho visti ho capito che non c’erano speranze.
Sono due tredicenni denutriti, magri come scheletri e privi di ogni talento – o buone maniere, visto che stanno mangiando come dei piccoli selvaggi, tenendo le bocche aperte e trangugiando tutto infilando le pietanze in bocca con le mani.
Non riesco a portare alle labbra nemmeno un altro boccone senza rischiare di sentirmi male.
Appena arriviamo alla Capitale li consegno subito nelle mani dei rispettivi team di preparatori, pregando che almeno loro riescano a fare qualcosa.
Entrambi hanno dei bellissimi occhi grigi e la pelle olivastra – se riuscissero a mettere in evidenza i tratti positivi, magari la gente non si accorgerà che gli si vedono praticamente le ossa.
« Riuscivo a contargli le costole » commenta Portia dopo la sfilata.
Li hanno dovuti coprire dalla testa ai piedi ma durante le interviste non lo potranno fare…
« I vestiti che portava erano più pesanti di lei! » Orion sembra essere veramente esausto. E quello che dice dopo non fa che confermare questo mio pensiero. « Non ce la faccio a continuare. L’ho già detto a Portia, ma questo è il mio ultimo anno negli Hunger Games ».
Sinceramente lo capisco, sembra felice di andarsene e anche io lo sarei se non avessi un motivo per restare.
« Mi dispiace solo di perdere un grande stilista » le mie parole lo fanno sorridere e si avvicina per stringermi in un veloce abbraccio.
Tento sempre a dimenticare quanto sia gigantesco. Con tutti i tacchi la mia testa non arriva nemmeno a sfiorargli la spalla e le sue braccia sembrano tronchi.
Non riesco a capacitarmi di come delle mani così grandi riescano a fare lavori talmente precisi e fini – il suo è veramente un dono.
Con Orion perdiamo un grande aiuto, riesco a leggere il dispiacere anche negli occhi della sua partner.
Possiamo solo sperare in un degno successore.
Appena i ragazzi tornano di sopra li mandiamo a letto e saluto i due stilisti. Nei prossimi giorni spariranno per completare i lavori per le interviste, quindi li vedrò poco.
Ci ho pensato molto nelle ultime settimane e mi sono decisa a parlare con Haymitch.
Devo dirgli quello che mi è stato detto, altrimenti temo che lui non farà nulla per cambiare la situazione.
Aspetto che si faccia vivo in salotto – per prendere da bere e mi faccio coraggio.
« Haymitch dovrei parlarti di una cosa » comincio con un po’ di incertezza. Non so bene come introdurre l’argomento.
Lui a stento mi dà retta, è di spalle a versarsi un bicchiere del suo liquore.
« Circa un mese fa sono stata… minacciata ».
Capisco che ho usato la parola più inadatta quando Haymitch quasi si strozza con il whiskey, versando per terra metà del contenuto del bicchiere.
« No, no. Non in quel senso… perdonami » mi scuso mortificata.
L’occhiata omicida che ne segue me la merito tutta. « Dannazione Trinket! Mi vuoi morto? » tossisce, cercando di cacciare l’alcol dai polmoni.
« Io non- » mi fermo, trattenendo a stento un sorriso compiaciuto e gli occhi di Haymitch lampeggiano, intuendo di aver commesso un grande errore. « Morto? Non pensavo ci tenessi tanto a me… »
Torna a darmi le spalle, ma ormai non può rimangiarsi quello che ha detto e sa che non gli darò pace almeno per un po’. « Dimmi che volevi » sbotta bruscamente, versandosi nuovamente il liquore nel bicchiere.
Inspiro profondamente e decido di tornare sui miei passi. Ci saranno altri momenti in cui potrò torturarlo un po’. Almeno spero… dato come stanno le cose non ne sono poi così sicura.
« Ho ricevuto una lettera firmata dal Presidente Snow in cui mi diceva che questo sarebbe stato il mio ultimo anno di servizio » dico tornando seria e andando a prendere posto sul divano.
Haymitch non reagisce in alcun modo, rimane fermo a fissare il liquido ambrato nel bicchiere e a farlo vorticare su se stesso. « E perché? » chiede infine, senza particolare enfasi nella voce.
« Perché non sono più giovane come un tempo e in tredici anni non sono riuscita a combinare nulla. Se anche quest’anno non cambierà qualcosa dovrò lasciare il posto a qualcun altro » gli spiego con tranquillità, come se la cosa non fosse poi un così grande problema per me.
In verità quasi non ci dormo la notte. Mi rifiuto di pensare di aver buttato quasi quattordici anni della mia vita… non posso andarmene così, non adesso.
« No » Haymitch finalmente si volta verso di me e la sua espressione dura non mi piace per niente. « Perché lo stai dicendo a me? »
Forse ho detto qualcosa di sbagliato… seguo i suoi movimenti mentre si allontana dal carretto dei liquori.
Per un attimo penso che stia per raggiungere il divano ma mi oltrepassa senza degnarmi nemmeno di uno sguardo e si ferma prima di imboccare il corridoio.
« Perché se tu provassi almeno un po’ a fare la differenza – non dico a vincere, ma a far arrivare almeno uno dei nostri tributi fra i primi – io potrei mantenere il mio posto di lavoro » cerco terribilmente di non suonare come la disperata che in realtà sono, ma temo che la mia voce mi abbia tradita.
Sulle labbra di Haymitch si forma un sorriso amaro. « Ci tieni veramente tanto a mandare a morire due ragazzini all’anno, vero dolcezza? »
Allora non vuole proprio capire. Eppure pensavo che per vincere gli Hunger Games bisognasse avere anche un po’ di cervello. Evidentemente tutto l’alcol che beve deve averglielo completamente bruciato.
Improvvisamente sento risalire in me una certa rabbia. « Potrei facilmente trovare un nuovo lavoro » gli rispondo duramente e lui stringe appena le labbra come se volesse trattenere un insulto. « Tu piuttosto, ti farebbe piacere avere qualcun altro fra i piedi al posto mio? Perché volente o nolente, se non farai nulla per cambiare le cose è quello che succederà l’anno prossimo! » la mia voce si alza mentre parlo e sono costretta a contenermi perché non voglio svegliare i tributi.
Haymitch non mi risponde ma solleva i suoi occhi sui miei e l’intensità del suo sguardo è quasi insostenibile. So che se chino il mio lui si riterrà vincitore di questo round quindi mi costringo a tenere la testa alta finché lui non svuota il suo bicchiere e mi dà di nuovo le spalle, allontanandosi definitivamente per chiudersi in camera.

Il primo giorno di addestramento risulta essere un completo disastro.
La forma fisica dei ragazzi gli impedisce di fare qualsiasi cosa che non sia stare in piedi e provare ad apprendere qualche regola base di sopravvivenza.
Riescono a malapena a trattenere quello che mangiano e spesso e volentieri si sentono male.
Haymitch ha comunque tentato di istruirli al meglio. « Nel caso in cui dovessero sopravvivere al bagno di sangue » si è giustificato quando Portia ha cominciato a fare domande.
Le ho dovuto spiegare come stava la situazione.
Non avevo intenzione di raccontare nulla a nessuno, ma a questo punto sono stata costretta.
Portia inizialmente non ha preso bene la notizia, è rimasta delusa dal mio silenzio ma quando le ho chiarito come stavano le cose mi è parso che avesse veramente capito.
Ha proposto di andare a parlare con qualcuna delle sue conoscenze ma le ho chiesto di non fare nulla. Non voglio che si metta in una posizione scomoda per causa mia o che si indebiti con qualcuno.
Comincio a credere che non ci sia veramente nulla da fare. Sperare in un miracolo è completamente inutile, ne sono consapevole.
Anche durante la cena del secondo giorno di allenamento, i due tributi non hanno nulla di positivo da dire.
Continuano a mangiare tutto con le mani, nonostante io gli abbia ripetutamente chiesto di usare le posate ma non ne sembrano affatto capaci.
Non ho idea di che cosa combineranno durante le interviste con Caesar.
Sto provando ad insegnargli qualcosa – come rispondere a delle possibili domande che l’intervistatore gli farà, come stare seduti composti, come tentare di sorridere sempre anche quando non se ne ha nessuna voglia.
Non ho ancora avuto molto tempo da passare con loro, solo la colazione e la cena – avrò almeno un’intera mattinata appena avranno dato la sessione individuale con gli Strateghi, ma mancano ancora due giorni.
Al mio ennesimo: « Avete qualcosa che volete condividere? » a cena, per qualche secondo smettono di ingozzarsi.
West rimane con una coscia di tacchino a mezz’aria – le dita tinte di salsa gocciolano sulla tovaglia e riesco a vedere ogni singola macchia di unto espandersi inevitabilmente.
« Il ragazzo dell’1 ha quasi staccato una mano ad un assistente con una spada. Atala si è infuriata » dice, affondando i denti nella carne morbida e strappandola con voracità. « Ma non l’ha fatto di proposito » aggiunge, senza smettere di masticare.
Non era esattamente quello che intendevo, ma almeno parlano e non stanno zitti. Fare conversazione sarà essenziale quando si tratterà di dover parlare di fronte a tutta la Nazione.
Rivolgo il mio sguardo ad Hazel. La ragazza ha ascoltato le parole di West ma non ha commentato. Sta immergendo una costoletta di maiale nella ciotola di purea di piselli e patate, usa il pezzo di carne come se fosse un cucchiaio e poi stacca un grosso boccone facendo finire purea ovunque – sul suo viso, sui suoi capelli, sui suoi vestiti e sulla tovaglia.
Mi si chiude completamente lo stomaco e chino lo sguardo concentrandomi sul mio piatto. Faccio un respiro profondo e bevo un lungo sorso di vino, magari così riesco ad ignorare il modo ignobile che hanno di mangiare.
« E tu? » chiedo allegramente alla ragazzina, sollevando nuovamente lo sguardo e rivolgendole un sorriso. « Che corsi hai seguito oggi? »
Hazel mette giù la costoletta e una ad una si lecca tutte le dita, prima di pulirsele sulla camicetta di raso che sta indossando.
Uno spasmo involontario fa contrarre i muscoli nel mio viso. Rabbrividisco inorridita, non si può trattare un capo del genere in questo modo.
Haymitch e Portia sembrano trovare la mia reazione molto divertente, invece noto con sollievo che il volto di Orion rispecchia esattamente quello che sto provando anch’io.
« Ho imparato ad accendere un fuoco » dice, prendendo a bere da un grosso bicchiere ricolmo di succo d’arancia. « Sia con le pietre che con i legnetti » aggiunge, leccandosi le labbra.
« Beh, è un’ottima cosa! » esclamo contenta, concentrandomi di nuovo sul vino e distogliendo lo sguardo dai due tributi.
« Un’ottima cosa per farsi ammazzare » il commento di Haymitch spiazza un po’ tutti – ma lui non sembra nemmeno notarlo. Continua a mangiare come se nulla fosse, poi fa una pausa per puntare un dito contro Hazel. « Niente fuochi nell’arena ».

Il terzo pomeriggio siamo tutti sempre più stressati. Portia e Orion sono spariti per completare i vestiti che dovranno essere pronti per domani sera.
Le sessioni private sono appena cominciate e ci vorrà ancora parecchio tempo prima che tocchi ai nostri ragazzi, ma devono comunque restare assieme a tutti gli altri.
Appena metto piede nel salone vengo accolta da un brusio frenetico ed eccitato – tutti non vedono l’ora di sapere i voti che riceveranno i tributi.
Non è difficile individuare Haymitch. È al bar con Chaff e Finnick, stanno bevendo tranquillamente mentre chiacchierano fra loro.
Mi avvicino senza pensarci due volte, ma appena lo faccio smettono di parlare e la cosa è decisamente sospetta.
« Di cosa stavate parlando? » cinguetto facendo l’indifferente e ordinando da bere.
Chaff porta il bicchiere alle labbra e ridacchia indicando qualcosa – o qualcuno – non troppo distante da noi.

Il mio sguardo si poggia direttamente su Amanita. Sta ammaliando gli stessi sponsor che l’anno scorso erano miei.
Indossa un pomposo abito bianco puntellato di rosso, i capelli lisci e corvini sono tempestati da una cascata di diamanti che brillano incredibilmente sotto le luci dei lampadari. È sicuramente una parrucca, e non è nemmeno di buona qualità. Non mi stupirei se fosse di capelli sintetici.
« Ci chiedevamo quanto resisterà la nuova Effie prima di darsela a gambe » risponde Chaff.
Finnick gli dà una gomitata e nemmeno Haymitch sembra molto felice.

« Nuova- ? » mi fermo, non riesco nemmeno a ripetere le sue parole. Pensano davvero che io possa essere rimpiazzata da una come lei? « Il suo nome è Amanita » dico in tono freddo.
Vorrei proprio sapere a chi è venuto in mente di darle questo soprannome, poi i miei occhi s’incontrano per un istante con quelli di Haymitch – non ci leggo nulla a dire il vero, ma tutt’un tratto preferirei non sapere.
« Devi ammettere che è identica a te, quando sei arrivata » commenta lui, con un sorriso sghembo sulle labbra.
Oh, sì. È veramente molto divertente… « Sono tutte uguali all’inizio » ribatto secca, facendo ben intendere che non voglio continuare a parlare di quest’argomento.
Evidentemente Chaff non è abbastanza acuto da capirlo. « Non essere gelosa, bambolina » dice prendendomi in giro.
Gelosa? Io non sono gelosa. Soprattutto di una donna come lei. Ma loro che ne possono capire? Sono uomini, vedono solamente carne più fresca.
« Lasciali perdere Effie » almeno Finnick si rivela essere superiore come al solito. Mi rivolge uno dei suoi sorrisi ammalianti che viene subito ricambiato.
Continuo a chiedermi come mai abbia fatto amicizia con – questi due.
Il mentore del Distretto 11 allunga la mano buona verso il mio polso e lo stringe appena. Sono tentata di tirarlo via, ma non sembra essere un gesto malizioso, è quasi come una stretta amichevole. « Non preoccuparti, » dice ridacchiando « rimarrai tu la nostra Trinket, l’originale è sempre meglio ».
Adesso non capisco se mi sta prendendo in giro o se sta seriamente cercando di rivolgermi qualche parola di simpatia.
Si riprende la mano e tamburella sul bancone per farsi portare di nuovo da bere, poi tira su col naso e si guarda intorno come a cercare qualcuno.
« E poi » dice, abbassando la voce « se proprio ci tieni possiamo sempre chiedere a Johanna di inaugurare il suo arrivo con un brindisi ».
Tutti e tre i mentori scoppiano a ridere e devo mordermi l’interno delle labbra per non sorridere. Per quanto l’idea sia allettante, non è veramente una cosa carina da fare.
« Ti ringrazio » dico, quando tornano in silenzio. « Ma credo che non sarà necessario ».
Riporto lo sguardo verso di lei e mi rendo conto che adesso sta ridendo e scherzando con Ophelia e Velvet.
Prima gli sponsor, ora le amiche. Comincio veramente a non sopportarla.
« Lo sta facendo di proposito » dice Finnick.
Mi volto verso di lui talmente velocemente che qualcosa nel mio collo scatta. « Te lo ha detto lei? »
Il ragazzo scuote la testa lentamente, distogliendo lo sguardo dall’accompagnatrice per non dare troppo nell’occhio. « No, ma è troppo palese » si rivolge ad Haymitch. « Prima si è avvicinata a te, no? Che voleva? »
La notizia mi giunge nuova e non mi piace per niente. Aspetto pazientemente la sua risposta.
Haymitch non sembra particolarmente colpito, si stringe nelle spalle con indifferenza. « Niente, mi ha solo chiesto come stava andando la festa ».
Istintivamente i miei occhi tornano su di lei.
« È ovvio » commenta Chaff. Inspiro lentamente, rimettendomi composta e cercando di non guardarla più. « Tu stai per andartene, no? »
Vorrei rispondere, ma non so cosa dire. Non dovrebbe sapere una cosa del genere, non ero preparata ad una conversazione simile.
Rimango immobile, con il viso rivolto al mentore del Distretto 11, ma il mio sguardo si sposta su Haymitch.
La sua espressione non è cambiata, scuote impercettibilmente la testa facendo cenno di no.
Se non è stato lui allora-
« Non parlano d’altro » il tono di voce di Finnick cambia, non è più allegro come al solito. « Non so da dove sia partita la voce, ma questa mattina Bart ne stava parlando con Sol e Alastor… allora è vero? ».
Quest’informazioni dovevano essere private. Dovevano restare fra me e Seneca, gli unici a saperlo erano Haymitch e Portia e se Haymitch dice di non averne fatto parola con Chaff allora gli credo – ma sono altrettanto sicura che Portia abbia tenuto la bocca chiusa.
Qualcuno deve aver origliato una conversazione… non c’è altra spiegazione.
Il risultato non cambia comunque, poco importa chi o come.
Sollevo il mento e distolgo lo sguardo, portandolo in un punto indefinito della stanza. « Non vado da nessuna parte » dico, anche se nella mia voce manca la convinzione che vorrei ci fosse.
« Il Distretto 10 per anzianità non toccherebbe a quella lì » Chaff continua a parlare come se niente fosse, forse è meglio così. « Se il posto al 12 si libera è quasi certo che ci farebbero finire lei, a meno che non combini qualcosa di straordinario quest’anno, ma dubito ».
Quindi è questo quello che sta facendo? Si spiana la strada con i miei sponsor, le mie amiche e il mio mentore?
Allora non ha capito proprio niente, perché non ho intenzione di farmi da parte. Il posto del 12 non si libererà affatto, è mio e me lo tengo – adesso non ho dubbi. Dovrò inventarmi qualcosa e dovrò farlo anche in fretta.
« Sicuramente c’è qualcosa che non avrà » Finnick mette da parte il tono serio per tornare al suo solito modo di fare.
Io, Chaff ed Haymitch lo guardiamo con la stessa aria confusa dipinta sul viso.
Finnick posa sul bancone del bar il suo drink appena toccato e si alza in piedi, lisciandosi la giacca del completo.
Fa un passo avanti verso di me, porgendomi la mano con il palmo rivolto verso l’alto.
Scuoto la testa divertita, ma lui insiste. « Ti sto chiedendo di ballare, non è carino rifiutare » le parole escono con il sorriso sulle labbra, poi continua con fare sarcastico, ma senza perdere il suo spirito. « Per gli amici è gratis ».
È la prima volta che si rivolge a me definendomi sua amica; anche se quello che la frase implica non è felice, e il suo tono di voce è tutt’altro che serio, non credo si stia prendendo gioco di me.
Quindi accetto la sua mano – evitando palesemente di incrociare lo sguardo con gli altri due mentori – e lascio che mi conduca in mezzo alla piccola folla di coppie che ondeggiano a ritmo di musica.
« Ha tentato di farsi invitare a ballare per ore » Finnick sorride accompagnando i miei movimenti fino a farmi ritrovare di fronte a lui e mi solleva una mano all’altezza del suo viso, mentre porta l’altra sul mio fianco.
Non ribatto, ma non provo nemmeno a nascondere il sorriso soddisfatto che mi balla sulle labbra mentre porto la mia mano sinistra sulla spalla del ragazzo.
Cominciamo a ballare e devo ammettere che è un ottimo ballerino.
Nel giro di poco tempo sento che gli occhi di metà sala sono su di noi – come potrebbe essere il contrario, in effetti?
Conosco gente che potendo si venderebbe l’anima pur di trovarsi al mio posto.
A questo punto non mi interessa nemmeno di assicurarmi che Amanita stia guardando o meno, mi sto divertendo e lei sicuramente lo verrà a sapere.
La canzone sta per giungere al termine e mentre suonano le sue ultime note, Finnick con un movimento fluido mi fa girare su me stessa prima di far esibire entrambi in un inaspettato – ma devo dire perfettamente riuscito – casqué.
Non riesco a trattenere una risatina mentre mi fa tornare lentamente dritta e mette entrambe le mani sui miei fianchi. Si sporge in avanti per poggiarmi un leggerissimo bacio sulla guancia e ne approfitta per sussurrare al mio orecchio: « Forse ora farei meglio ad allontanarmi se non voglio ricevere anche io una bottiglia in testa ».
Finnick si scosta e ammicca con fare allusivo, io chino lo sguardo – evitando di commentare le sue parole.

Quando torniamo di sopra per aspettare i ragazzi e sapere come sono andate le sessioni individuali, Haymitch non mi rivolge la parola ma ogni tanto mi lancia qualche occhiatina traversa.
« Non sai quanto avrei voluto vedervi » Portia è verde d’invidia – non perché io abbia ballato con Finnick, ma perché non ha potuto imprimere nella sua mente le reazioni sui volti dei presenti.
Questo mi fa guadagnare un’altra occhiata da Haymitch e devo ammettere che la cosa mi diverte parecchio, però, appena l’ascensore si apre e West entra in salotto, la mia espressione torna professionale.
« Come è andata? » cinguetto, alzandomi in piedi e facendogli cenno di raggiungerci.
Portia batte due colpetti con la mano sul cuscino del divano per indicargli di sedersi accanto a lei e lui obbedisce con un sorriso debole.
« Non lo so » dice stancamente mentre si siede e lascia cadere la testa contro lo schienale.
Se fosse andata bene certo non si comporterebbe in questo modo, ma è inutile insistere.
Aspettiamo che anche Hazel torni e nemmeno lei sembra molto entusiasta.
I ragazzi lasciano il salotto per tornare nelle loro stanze e anche i due stilisti tornano a lavorare.
Io ne approfitto per sistemare tutte le mie cartelline da lavoro e inaspettatamente Haymitch dice di dover uscire per andare a parlare con qualcuno.
Spero sia riuscito a trovare qualche sponsor anche se con i tributi che ci sono capitati quest’anno non lo pensavo possibile. Forse mi sbagliavo…
Torna per cena e appena finiamo di mangiare, tutti insieme ci sediamo sul divano per poter ascoltare i risultati delle sessioni individuali.
I voti sono catastrofici.
West riceve un tre e Hazel un quattro – cerchiamo di non buttarli troppo giù e li lasciamo andare a letto; domani sarà l’ultimo giorno che passeranno qui e avranno l’ultima occasione di farsi notare prima di entrare nell’arena.
Purtroppo, anche se Caesar si impegna per farli mettere a loro agio e a parlare di qualcosa di interessante, i due ragazzi non riescono a gestire bene l’ansia da palcoscenico e finiscono quasi per fare scena muta – diventando completamente invisibili al pubblico di Capitol City.
Prima di lasciare lo studio Haymitch mi prende in disparte, trascinandomi per un polso in un corridoio poco affollato. « Ho parlato con Seneca » dice, senza girare troppo attorno all’argomento.
Sono stupita, ma non lo do a vedere. « E? » chiedo impazientemente, guardandomi attorno con circospezione.
Non vorrei che qualcuno origliasse anche altre mie conversazioni private.
« E ha detto che cercherà di rivalutare la tua situazione al più presto » siamo in piedi uno vicino all’altra, lo spazio non è molto largo eppure non sento traccia di odore di alcol nell’aria. Credo sia completamente sobrio.
Chino il capo e per un attimo osservo intensamente la punta delle mie scarpe. Non volevo essere aiutata, non in questo modo. Speravo che ce la saremmo potuta cavare da soli, ma a questo punto mi conviene accettare tutto l’aiuto possibile.
« Come hai fatto a convincerlo? » chiedo con incertezza. Ho paura che abbia fatto qualcosa di stupido.
Haymitch scuote la testa; il suo sguardo è duro. « Non l’ho convinto » risponde. « Non a farti restare almeno. Però non sono un idiota, dolcezza » su questo avrei i miei dubbi, ma me lo tengo per me e lo lascio parlare. Sono abbastanza sicura che non si metterebbe veramente nei guai per aiutarmi. « Immagino che sarà lui a cercarti ».
Provo a farlo parlare, a dirmi che cosa ha raccontato al Capo Stratega, ma Haymitch rimane una tomba.
Alla fine rinuncio e raggiungiamo gli altri al dodicesimo piano, dove West e Hazel si sono già liberati dagli abiti che avevano indossato per le interviste.
Per coprirli e non far vedere le ossa Portia e Orion hanno dovuto vestirli con abiti grandi e stravaganti e i due ragazzi avevano un’aria così strana da sembrare degli alieni.
Sono stanca e la discussione con Haymitch mi ha fatta agitare ulteriormente, quindi decido di andare immediatamente a letto e dal momento che sono sicura di non riuscire ad addormentarmi, prendo un paio di sonniferi prima di infilarmi sotto le coperte.

I ragazzi non hanno superato il bagno di sangue. Sapevo che sarebbe successo, ma ci avevo sperato comunque. Forse è meglio così.
L’appartamento al dodicesimo piano del Centro di Addestramento è silenzioso.
Non so dove siano gli stilisti e Haymitch è ancora seduto sul divano – beve lentamente, gettando sporadicamente un occhio alla televisione.
Io sono seduta al tavolo del salotto, i gomiti poggiati sul vetro spesso e con le mani mi reggo la testa, respirando piano.
Aspettavo una chiamata di Seneca ma non credevo che sarebbe arrivata quasi subito dopo il bagno di sangue.
Raggiungo immediatamente la stanza degli Strateghi ma lui mi guida in una saletta isolata – credo sia il suo ufficio personale.
Non ci sono finestre essendo sottoterra, e devo ammettere che la cosa mi crea un certo fastidio.
Due pareti sono occupate da vecchi archivi, le altre due sono vuote.
L’ufficio è incredibilmente piccolo e spoglio, con un’unica scrivania piena di fascicoli e un monitor.
Seneca la aggira e si siede tranquillamente, facendomi cenno di fare lo stesso.
Prendo posto di fronte a lui e rimango in silenzio, aspettando che sia il Capo Stratega a cominciare una conversazione.
« Posso offrirti qualcosa da bere? » chiede in tono cordiale.
Io scuoto la testa, agitandomi nervosamente sulla sedia. « Possiamo andare dritti al punto, se non ti dispiace? » non vorrei sembrare scortese, ma mi sembra di star solo perdendo tempo.
Sono qui per una ragione e lo sappiamo entrambi, vorrei fare in fretta e farla finita.
Seneca annuisce e prende a sistemare delle carte di fronte a lui. Apre uno dei tanti fascicoli e comincia a sfogliare velocemente le carte, tirando poi fuori una serie di documenti.
« So che sei un’ottima lavoratrice e che ami il tuo lavoro, quindi ho voluto valutare la… chiamiamola così – proposta – di Abernathy » dice, in evidente difficoltà.
Vorrei veramente sapere che cosa diavolo è venuto a raccontare Haymitch, ma annuisco come se sapessi esattamente quello di cui sta parlando.
Seneca fa scorrere verso di me due documenti poggiando una penna nel mezzo. « Ho due alternative, Effie » non so perché, ma non mi piace il tono con cui mi sta parlando.
Faccio finta di niente, sorridendo al Capo Stratega. « Quali sarebbero? »
Lui tamburella con indice e medio sui fogli alla mia destra e inclina la testa di lato. « Puoi restare al 12 ancora un anno, ma nel caso in cui non doveste avere fortuna sarai sollevata da tutti i tuoi incarichi » questo lo sapevo già, ma nei suoi occhi leggo che c’è dell’altro. « E- beh non credo che riusciresti a trovare facilmente un altro posto di lavoro in seguito ».
Ora posso tornare al dodicesimo piano e dire ad Haymitch di essere stata minacciata sul serio, immagino. Il mio sorriso regge il colpo senza scalfirsi nemmeno. « Non è una cosa estremamente gentile da augurare ad un’amica ».
« Non sono io a dettare le regole » Seneca è serio, io non gli do la soddisfazione di far calare la mia maschera.
« E allora chi? » chiedo in tono leggero.
« Non chiedere » ribatte immediatamente, secco e categorico.
Inspiro lentamente riempiendo i polmoni d’aria e gonfiando così il petto. « L’altra alternativa, invece? »
Sinceramente sono preoccupata anche solo di sentirla, ma ormai sono seduta qui, tanto vale chiedere.
Gli occhi di Seneca cadono sugli altri documenti. « Puoi avere il Distretto 4 a tempo indeterminato ».
« Io- » mi fermo, non credo di aver capito bene « cosa? »
Lui annuisce serio, spingendo verso di me i fogli. « So che non sei tu il problema ».
Potrò non essere io il problema, ma di sicuro ne abbiamo uno. « Bartholomeus? »
« Non ti riguarda » risponde.
Mi riguarda eccome, in verità. Sorrido di nuovo, chinando gli occhi e studiando da vicino i due fascicoli.
Per un po’ resto in silenzio e leggo qualche parola da entrambi.
Lascio che passi qualche momento, poi sollevo la testa, rivolgendomi a Seneca con un tono cordiale. « Ti ringrazio molto per il tuo tempo ma la mia decisione non cambia: rimango al 12 ».
La mia risposta non sembra piacergli affatto. Nel suo sguardo però non c’è rabbia e non lo trovo nemmeno minaccioso, piuttosto è preoccupato. « Effie, ti prego – è una follia » dice, quasi ridendo. Se non lo pensava prima, ora crederà sicuramente che io sia una pazza
 e forse non avrebbe tutti i torti.
« Sono sicura di poter fare meglio » non riesco a non perdere un po’ quel tono finto usato fino ad ora e Seneca se ne accorge. « Siamo solo in due a lavorare per il 12, non puoi pretendere che- »
« Io non pretendo nulla » è stanco, si massaggia il ponte del naso con pollice ed indice della mano destra. « Ascoltami, te l’ho detto: lo so che non sei tu il problema. Tu fai il tuo lavoro con serietà e se soltanto firmassi questi documenti, potresti avere il Distretto che ti meriti ».
« Ma io… » comincio per poi fermarmi immediatamente, stavo quasi per dire che io voglio il 12, ma penso che questo ormai sia abbastanza chiaro. Faccio una pausa, ricomponendomi. « Non è colpa sua » dico invece, abbassando la voce.
Seneca sospira, alzandosi in piedi e infilando le mani nelle tasche dei pantaloni. « È di questo che si tratta? » comincia a camminare a grandi passi lungo la piccola stanza.
Rimango in silenzio un secondo di troppo e lui torna a guardarmi, i suoi occhi sono allarmati.
« Perché ti ostini così tanto a restare? » apro la bocca per ribattere ma non riesco a pensare a nemmeno una singola risposta intelligente da dare. Seneca si copre il viso con le mani, strofinandoselo con frustrazione. Fa una pausa prima di scoprirsi il volto e nella sua voce sento quasi disperazione, è evidente che sperava che la situazione non richiedesse di toccare questo argomento. « Effie, ti prego dimmi che non è così » mi supplica. « Dimmi che non sei tanto stupida da- » non riesce nemmeno a concludere quello che stava dicendo.
Sento di doverlo interrompere prima che dica qualcosa che non potrò negare. « No » lo rassicuro e i muscoli nel suo viso si rilassano. « Non essere ridicolo ».
Ho bisogno di qualche momento per mettere insieme i pensieri e per cercare di controllare il respiro e il battito cardiaco.
È più facile recitare quando non sono così sotto pressione. « Io ed Haymitch siamo amici » gli spiego con calma. La sua espressione non è delle migliori, ma almeno adesso la sua testa ha smesso di fumare. « E lui è l’unico mentore che ha il Distretto 12. Tutti gli altri hanno almeno un compagno che li aiuta ogni anno a lavorare, ad affrontare lo stress… » senza contare il fatto che vivere da solo in un intero villaggio fantasma, ed essere un alcolizzato cronico non migliora la sua salute mentale.
« Questo non c’entra con la tua permanenza » mi fa notare, ma si sbaglia di grosso.
« Al contrario » sorrido di nuovo, riacquistando la mia sicurezza. Mi raddrizzo sulla sedia e accavallo le gambe, poggiando i palmi delle mani sulle ginocchia. « Sono l’unica qui in grado di tenerlo sotto controllo, l’unica a cui si degna di dare retta quando è ubriaco e vaga per i corridoi dei piani condivisi e soprattutto 
» non so bene come metterla, ma con un tono decisamente pungente continuo, sapendo che non potrà contraddirmi, « sono l’unica che lui non farà scappare a gambe levate ».
Seneca abbassa lo sguardo e annuisce lentamente. Torna a sedersi senza guardarmi. « Lo so » dice. « Abernathy è stato piuttosto chiaro a riguardo ».
Avrei dovuto immaginare una cosa simile, sul serio – non so cos’altro avrebbe potuto dire per cercare di convincerli a farmi restare.
« Mi conosci Seneca » comincio ad essere stanca anche io. « Non cambierò idea. Fammi firmare, così potrò andarmene. Immagino tu abbia ancora molto lavoro da fare, i Giochi sono appena iniziati ».
Forse ce l’ho fatta. Se così non fosse, non saprei più cosa inventarmi.
Il Capo Stratega chiude gli occhi esausto e sospira sconfitto; fa un rapido cenno di consenso, io non me lo faccio ripetere due volte.
Prendo in mano la penna e firmo il mio nuovo contratto.
« È solo per un anno » mi ricorda, ma ovviamente non c’è bisogno di farmelo notare.
« Non se attireremo l’attenzione su di noi » ci tengo a precisare.

Non pensavo di aver accumulato tanta tensione, onestamente.
Appena metto piede nell’ascensore sento quasi le gambe non reggermi più e sono costretta ad appoggiare la schiena contro una delle pareti.
Respiro piano e lentamente, tenendo gli occhi chiusi.
Non ero convinta di riuscire a mantenere il mio posto di lavoro e anche se si tratta solo di un altro anno non mi interessa, non ora.
Cerco di non pensare a quello che è appena successo. Rimuginare sarebbe del tutto inutile.
Affronterò le conseguenze della mia decisione l’anno prossimo. Se le cose dovessero andare male, come probabilmente accadrà, tenterò di supplicare mia madre perché mi prenda a lavorare con lei.
Le porte si riaprono e io mi rimetto dritta in piedi, marciando lungo il corridoio e poi in salotto.
Haymitch sembra quasi starmi aspettando in piedi, accanto al divano – dà le spalle alla finestra mentre fuori il cielo si annuvola. « Allora? » chiede con una certa fretta nella voce.
Lo raggiungo e nonostante non fosse la mia intenzione iniziale, non riesco a trattenermi e gli allaccio le braccia al collo, stringendolo in un abbraccio che mi aiuta in parte a liberarmi dalla tensione.
Lui non ricambia, ma non mi aspettavo che lo facesse. « Mi hanno dato un altro anno » annuncio mentre lo lascio andare. « Se non combineremo di nuovo nulla allora sarò licenziata » decido di tralasciare le minacce, non credo di dovermi preoccupare.
« È stato così semplice convincerli? » sono stata via per un po’, penso sarebbe inutile mentire.
Scuoto la testa, poggiandomi con un fianco al retro del divano. « Seneca Crane voleva convincermi a prendere il Distretto 4, ma sono riuscita a dissuaderlo ».
Haymitch sembra perplesso. « Hai rifiutato una promozione? »
« Ho rifiutato diverse promozioni » preciso, senza particolare enfasi. Pensavo lo sapesse…
« Perché? » mi chiede, genuinamente curioso.
Evidentemente sono così brava come attrice che sono riuscita a convincere anche lui. Forse dovrei prenderlo come un dato positivo.
Non nascondo un sorriso e chino appena la testa, ma prima di rispondere una cosa cattura la mia attenzione: ha una sola scarpa – slacciata tra l’altro.
Mi prendo un attimo per studiare la sua figura per intero.
Oltre a non indossare la scarpa sinistra, le tasche dei pantaloni sono tutte e due fuori. La camicia è abbottonata male, il panciotto ha un’orribile macchia di non so che cosa e il colletto è tutto rovinato. Ha sicuramente dormito con questi vestiti e non mi sorprenderei se la scarpa mancante fosse stata inghiottita dalle coperte.
Ha i capelli troppo lunghi e arruffati perché si ostina a non pettinarsi e la barba incolta – va bene, quella non mi dispiace. Non finché rimane di una lunghezza decente, almeno.
Sono stata in silenzio a fissarlo per troppo tempo, quindi allungo una mano verso il colletto della sua camicia e cerco di sistemarlo invano. « Mi piace il panorama » gli rispondo alla fine, guardandolo negli occhi con un sorriso inequivocabile sulle labbra – continuando a giocherellare con la stoffa fra le dita.
E mentre l’imbecille per cui sto rischiando reputazione e carriera si volta a guardare la finestra confuso, io mi ritrovo a sollevare gli occhi al soffitto e decido che è il momento di andare a finire di sistemare tutte le scartoffie lasciate in sospeso.
Spero con tutto il cuore che la buona sorte decida di giocare in nostro favore l
’anno prossimo.
 


A/N2: Salve!
Prima di tutto qui trovare il link alla one shot con il POV di Haymitch.

Poi, allora. Sono felicissima di aver concluso questa storia! Nei prossimi giorni comincerò a lavorare su Rain, dove tratterò gli avvenimenti di Hunger Games. Prima volevo pubblicare tutto insieme, ma non ce la faccio perché mi serve un pochino più di tempo, scusate.
Questo capitolo è lunghissimo, lo so, sono quasi 10.000 parole ma ho voluto chiudere in bellezza.
Alcuni momenti di questo capitolo erano piuttosto strong, come il colloquio finale con Seneca. Personalmente ho amato tutta la scena con Finnick che la fa ballare e anche tutta la prima parte con Haymitch ed Effie alla festa prima dei Giochi con la chiacchierata fra Chaff ed Effie; mi sono divertita a scriverla secondo il POV di Effie! :3
E la fine, ma vabé. Ho tentato di riprendere l'atmosfera di "I like you better sober" di Mockingjay XD

Addio Orion, è stato un piacere lavorare con te. Cinna, ti stavo aspettando. *_* E sì l'ho salvato. In Mockingjay uccidono tutti i team di preparatori e stilisti, per questo l'ho fatto uscire dai Giochi invece che dargli un altro Distretto. Mi ero affezionata e visto che potevo l'ho risparmiato... 
Spero vi siano piaciute tutte le scene che ho inserito anche se sono parecchie. Come immagine capitolo invece della solita foto ho preferito mettere i volti e i nomi di tutti i tributi. Ci ho messo parecchio a trovare abbastanza ragazzini e lo so che ho svaligiato il cast di Game of Thrones, ma sono difficili da trovare, credetemi... XD XD
A presto con nuove storie! Fatemi sapere cosa ne pensate! :)
 

x Lily

 

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